Archivio per Protezione Civile

ROMAGEDDON (IV) – Li mejo fichi der bigonzo

Posted in Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , on 19 aprile 2016 by Sendivogius

fichi_settembrini

Come sia venuto in mente al papi della patria di tirar fuori dal suo cilindro sfondato un Guido Bertolaso da riciclare ad aspirante sindaco di Roma, è l’ultimo mistero buffo della campagna elettorale più scialba ed incolore che mai si sia vista nella storia della Capitale, dove tutti i candidati mirano pervicacemente a perdere, tanto improbo è l’incarico.
Guido Bertolaso Del Guido nazionale, meglio conosciuto come l’uomo con la tuta per la varietà del suo guardaroba e soprattutto per la funesta esperienza alla Protezione Civile, trasformata in un protettorato politico per la distribuzione appalti nell’organizzazione dei “Grandi Eventi” a coreografia del ventennio berlusconiano, avevamo già parlato diffusamente in passato…

1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA
3) COMPAGNI DI MERENDE
4) GLI AMICI DEGLI AMICI

Erano i tempi andati del Silvio Re, quando Bertolaso, gaffeur di proporzioni titaniche e dalla presunzione sconfinata, sembrava proiettato nell’empireo degli onnipotenti per grazia ricevuta, diventando il più fedele interprete delle manie di grandezza del Megaloman brianzolo. Perché ogni “grande evento” (gare ciclistiche, regate, mondiali di nuoto, beatificazioni, visite pastorali, convegni eucaristici, vertici politici e militari, pellegrinaggi), richiede “Grandi Opere”: dal G.8 della Maddalena (poi spostato a Pratica di Mare, ma profumatamente pagato) alle visite pastorali del papa (800 mila euro stanziati nel 2008 per gli spostamenti di Benedetto XVI, ogni volta che il pontefice supera le sponde del Tevere il governo concede la dichiarazione di “grande evento”), senza per questo dimenticare i congressi eucaristici del 2005 a Bari (3 milioni) e ad Ancona nel 2011 (200 mila euro); dai campionati di ciclismo a Varese (71 milioni) ai mondiali di nuoto a Roma (60 milioni). E giù via sperperando fino alla grottesca manna del terremoto de L’Aquila: 1 miliardo e mezzo di euro, per una ricostruzione mai avviata ed opere pagate il triplo del prezzo reale, culminate nello sradicamento di intere comunità disperse nell’anomia spersonalizzante delle New Town.
New townA tal punto che gli sprechi dell’Era Bertolaso sono diventati mitologici, tanto superano qualunque precedente nella moltiplicazione dei costi e delle spese a trionfo dell’effimero, in regime di emergenza permanente…
SprechiSotto la conduzione di Bertolaso (il sockpuppet nelle mani di Berlusconi e Letta senior), il dipartimento della Protezione Civile è stato convertito in un immenso giocattolone in comodato d’uso a quell’altro “governo del fare”, che ne ha fatto una propria macchina spremi-soldi per la creazione di consenso e sistemazione clientele. Quindi investita di poteri straordinari a colpi di decreti-legge usati per scardinare le normative vigenti, fino a diventare un immenso collettore d’appalti da distribuire a propria completa discrezione ed in deroga a tutte le regole, per la gioia dei vari “soggetti attuatori” di natura privatistica riuniti all’incredibile greppia di governo.

Il boss e la matricolaIl boss e la matricola

All’epoca si parlò di “sistema gelatinoso” tanto la pratica era diffusa e soprattutto pervasiva, in un’orgia di corruzione ramificata a tutti i livelli possibili.

«L’era Bertolaso inizia il 7 settembre 2001. Quel giorno il secondo governo Berlusconi, in carica da pochi mesi, trasforma la Protezione Civile in un dipartimento della Presidenza del Consiglio, e ne nomina l’attuale dirigente, Guido Bertolaso.
Quella che fino ad allora era stata un’agenzia indipendente, che comprendeva i Vigili del fuoco e il Servizio sismico nazionale e si era occupata di emergenze territoriali, come terremoti e inondazioni, diventa -per effetto del decreto legge numero 343 del 2001- un organo il cui potere di ordinanza si estende anche ai cosiddetti “grandi eventi”.
Tradotto, questo vuol dire che la Protezione Civile da quel giorno si occupa anche di vertici internazionali, raduni religiosi e gare sportive, come il G8 2009 in Italia o i Mondiali di nuoto di Roma. E se aumenta il numero degli eventi di cui occuparsi, si moltiplicano le emissioni di denaro pubblico a favore della Protezione Civile e le gare d’appalto indette dalla stessa.
A far sì che poi tutto funzioni subito e al meglio c’è lui, Guido Bertolaso, il factotum di palazzo Chigi. Quando si presenta un’“emergenza” o un “grande evento” (come l’esposizione delle spoglie di S.Giuseppe da Copertino, noto santo pugliese), interviene il commissario delegato Guido Bertolaso: con una firma affida poteri straordinari al sindaco, che ha carta bianca e decide cosa e come fare.
A Varese, per esempio, in occasione di un altro “grande evento”, i Mondiali di ciclismo 2008, è bastata l’ordinanza n. 3565, varata dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 febbraio 2007, per stanziare sette milioni di euro per la nuova tangenziale fra la Ss 342 “Briantea” e la Ss 233 “Varesina”, con interconnessione alla Ss 344 di “Porto Ceresio”. Scavalcati sindaci ed enti locali. In una parola, i processi democratici.
[…] La soluzione, veloce quanto antidemocratica, risiederebbe nelle mani di Bertolaso: il commissario straordinario sarebbe in grado di rendere tutto “più facile”, bypassando con una firma consigli comunali e comitati di cittadini. Infatti il decreto legge “anticrisi”, varato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno 2009, aggiunge ai compiti della Protezione Civile anche “la gestione di interventi sulla trasmissione e distribuzione dell’energia”: è sufficiente la nomina di un “commissario delegato” per poter utilizzare “mezzi e poteri straordinari in deroga alle competenze delle altre amministrazioni locali”.
La Protezione Civile, quindi, non è solo un organo di prevenzione, ma uno strumento nelle mani dell’esecutivo. Uno strumento libero da qualsiasi controllo. Soprattutto finanziario. Non solo la Corte Costituzionale non può intervenire sulle ordinanze emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la Corte dei Conti non può monitorare l’ammontare e l’utilizzo degli stanziamenti che ne conseguono.
Le cifre che sfuggono al controllo non sono irrilevanti. Tra il 3 dicembre del 2001 e il 30 gennaio del 2006 sono state emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri 330 ordinanze: esaminando un campione di 75 di queste, sappiamo che hanno richiesto l’utilizzo di 1.486.675.921,73 euro. In base a questo dato statistico è possibile stimare che in otto anni e mezzo, dal 2001 al 2009, le 537 ordinanze emesse abbiano richiesto ben 10.6 miliardi di euro: una cifra esorbitante, su cui la Corte dei Conti non ha alcun controllo

La Protezione Civile di Guido Bertolaso
di Laura Bellucci, Ilenia Cerri, Federica Florio
(17/07/2009)

A Roma, la Protezione Civile del Guido nazionale è rimasta famosa per i catastrofici mondiali di nuoto del 2009 organizzati insieme a quell’altro flagello che è stata la giunta Alemanno; nonché per gli intrallazzi della Cricca della Ferratella: quelli che ridevano la notte del terromoto a L’Aquila, pensando alla cuccagna della mai ultimata ricostruzione. Soprattutto, Bertolaso è noto per i massaggi galeotti (variante delle “cene eleganti”) al centro abusivo dell’amico Anemone; oltre che alle sue vicende di senzatetto alla ricerca di casa in centro storico, nell’ambito di un più articolato giro di favori e marchette tra i soliti noti.
Guido cerca casa - Berolaso ed il cardinale SepeDefinito nel periodo di massimo fulgore come il Batman arrogante e litigioso dei cataclismi (Massimo Falcioni), attualmente si è ridotto a fare il Robin di un acciaccato cavaliere oscuro oramai avviato all’inesorabile tramonto, diventando di fatto la spalla comica del berlusconismo al tracollo finale. Da cavallo perdente qual’è, verrà cavalcato dal vecchio padrone fintanto non verrà scartato sull’onda corta dei sondaggi.
Bertolaso e BerlusconiTuttavia, non è il caso di lasciarsi ingannare dalle apparenze…
Il sistema (“gelatinoso” o meno che fosse) inaugurato a suo tempo da Bertolaso & Co. per decretazione d’urgenza, regnando felicemente il papi Silvio, è diventata la prassi prevalente del nuovo esecutivo Renzi ai tempi della “rottamazione”, con galantuomini come Verdini e Formigoni elevati a garanti delle magnifiche sorti del nuovo “governo del fare”. Lo scardinamento delle regole, l’aggiramento sistematico dei controlli, l’esautorazione degli organi rappresentativi regolarmente eletti (non è certo il caso del nostro Piccolo Principe), l’abuso ricorrente nell’accentramento esclusivo dei poteri, è diventata la prassi ordinaria di un Governo che ha fatto del ricorso ai commissari straordinari un proprio tratto distintivo, nel solco della continuità ideale.
Silvio BerlusconiPer quanto possa sembrare paradossale, il vecchio Silvione Renzipersegue pervicacemente la sconfitta nell’apologesi del suo trionfo postumo, per una concezione del potere e delle “istituzioni” che ha fatto scuola tra allievi (solo per alcuni) ‘insospettabili’.

Alfio Marchini Fuori tempo massimo, nel piacionismo trasversale del populismo-soft, abbiamo invece Alfio Marchini: il bello ai tempi dell’anti-politica pop. Marchini è l’aitante (e non ultimo) rampollo di una nota casata di costruttori romani ‘de sinistra’; nonno Alfio da cui ha ripreso il nome e pochissimo altro (a parte l’eredità) è stato partigiano dei GAP romani e vicinissimo al PCI nel tempo che fu (per il quale costruì la storica sede di Botteghe Oscure, prima che il PD se magnasse pure quella), tanto da guadagnarsi il soprannome di Calce e Martello.
Come Alfio junior dalla Resistenza e la militanza comunista sia passato prima all’Opus Dei e poi direttamente a Comunione e Lottizzazione si spiega facilmente: basta seguire il solco degli affari col cuore che batte là dove pulsa il denaro. In questo Marchini è assolutamente trasversale e può passare con imperturbabile tranquillità dal finanziamento del settimanale ciellino “Il Sabato” a “L’Unità” (molto più a destra dello scomparso periodico del conservatorismo cattolico).
Francesco Gaetano Caltagirone Se volete conoscere il programma politico di Alfio Marchini, cercate alla voce “Caltagirone”. Per chi non è addentro alle faccende romane, non parliamo della siciliana “rocca dei vasi” (dall’arabo Kalat al Giarun), bensì di Francesco Gaetano Caltagirone: l’ottavo re di Roma e imperatore indiscusso dei palazzinari che dominano la città da sempre, con partecipazioni azionarie in ACEA (il vero gioiello delle aziende comunali); proprietario del principale quotidiano romano (Il Messaggero) insieme ad una pletora di giornaletti a diffusione capillare; socio d’affari nella holding finanziaria che in un sistema di scatole cinesi collega strettamente Alfio Marchini alla “finanza bianca” (passando da Cesare Geronzi a Giovanni Bazoli). Soprattutto, Caltagirone è il suocero (nonché generoso finanziatore) di Pier Ferdinando Casini che è anche il principale sponsor politico del Marchini-Sindaco, quanto mai interessato a rivedere il piano regolatore della città con la definizione delle nuove aree edificabili.
marchini-sindacoA ben vederlo, l’ex compagno Alfio sembra uscito da una puntata di “Beautiful”, col suo stile fermo agli Anni’ 80 come un Ken attempato in cerca della sua Barbie.

Giorgia Meloni A proposito di Barbie, con le sue gigantografie ritoccate in photoshop ed abbellite del 600%, ad ogni incrocio stradale troneggia sorridente e rassicurante Giorgia Meloni, l’ex pupilla di Gianfranco Fini Gianfranco Fini(rinnegato e sepolto vivo) che è riuscita nel miracolo di resuscitare un partito di nostalgici, ricostituito in fretta con gli scarti missini della defunta AN e Gianni Alemanno col quale ora finge di non avere niente da spartire.
Giorgia_MeloniParlare del programma (il grande assente di queste elezioni) è operazione assolutamente superfluo, visto che si tratta del solito ressemblement degli eterni cavalli di battaglia della “destra popolare” (gli zingari.. il degrado.. gli immigrati..), che a vari gradi di intensità pervade tutto il cucuzzaro fascista variamente disperso in candidature senza storia. E per questo Giorgetta ha ottime chance di arrivare al ballottaggio; rispetto ai suoi truci camerati ha almeno il dono dell’ironia e tanto basta a renderla simpatica, tracimando oltre le tradizionali cloache della fascisteria romana.

Fascisti in Campidoglio

Su tutto il resto non c’è storia: folklore elettorale per colorare la scheda nei rituali dell’urna, nell’anonimato generalizzato di candidati che non ‘bucano’ e si alternano tra grandi profusioni di “romanità” più o meno acquisita, a dimostrazione del provincialismo in cui sembra sprofondata la metropoli tra le più grandi e cosmopolite d’Italia, Comunque vada, sarà un disastro. Perché l’importante è partecipare. Dicono.

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Il Sindaco nella neve

Posted in Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 5 febbraio 2012 by Sendivogius

La politica italiana ridonda di boriosi cazzoni, la cui perniciosa incompetenza è pari soltanto alla svergognata protervia con la quale imperversano a reti unificate, in un’orgia presenzialista da dichiarazioni compulsive e nell’assoluta miseria di soluzioni amministrative.
 Esempio limite nella pur numerosa collezione è sicuramente Gianni Alemanno: l’imbarazzante sindachetto barese prestato alla Capitale.
Nella fattispecie concreta, questo rigurgito del post-fascismo di ritorno, sputato direttamente sul più alto scranno del Campidoglio, sembra costituire, con le sue clamorose inefficienze, la controprova vivente a dimostrazione scientifica della cosiddetta ‘Legge di Godin’:

La generalizzazione dell’incompetenza è direttamente proporzionale all’altezza nella gerarchia

Assioma che a sua volta si può applicare al noto ‘Principio di Peter’ ed ai suoi corollari:

In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello d’incompetenza.
 1) Col tempo, ogni posizione tende ad essere occupata da un membro che è incompetente a svolgere quel lavoro.
  2) Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello d’incompetenza.

Minchiomanno li trascende tutti, raggiungendo vette inarrivabili per una nuova classificazione della categoria.
Il risultato è una città che sembra abbandonata a se stessa, dove ognuno si arrangia come può; la risoluzione dei problemi è rimessa alla buona iniziativa dei singoli e ad una generale improvvisazione.
Diventato sindaco, sfruttando cinicamente a proprio vantaggio elettorale alcuni fattacci di cronaca nera e alimentando apposta lo spettro della paura, Alemanno perde presto il controllo dell’interruttore e vede esplodere sotto la sua amministrazione un’ondata di criminalità predatoria come a Roma non si vedeva dai tempi della Banda della Magliana, salvo negare il problema ed imputare la colpa alla serie televisiva “Romanzo criminale”. Per una strana alchimia del caso, Roma che era considerata una delle più sicure metropoli al mondo si è trasformata in una città con record nazionale di crimini violenti: 5 omicidi nel solo mese di Gennaio 2012 e ben quattro rapine a mano armata soltanto nella giornata del 1° Febbraio.
Dell’amministrazione Alemanno si ricordano soprattutto le iniziative strampalate degli esordi [QUI]; la ragnatela di interessi clientelari [QUI]; gli scandali, che sembrano eruttare a ciclo continuo dagli sventurati banchi di una giunta impegnata unicamente a soddisfare gli appetiti insaziabili di vecchi camerati, insieme ad una pletora smisurata di clientes e famigli, provenienti dai feudi elettorali della provincia e premiati con un’infornata di massa nelle aziende municipalizzate del Comune. Per una panoramica approfondita, potere cliccare a vostro consumo e disgusto QUI e ancora QUI.
Si ricordano inoltre i personaggi improponibili che fanno parte del più stretto entourage del Sindaco, tutti ricompensati con incarichi di rilievo nell’ambito dell’amministrazione capitolina.
Tra i troppi precedenti, sarà il caso di ricordare:
 Giorgio MAGLIOCCA, giovane avvocato casertano e sindaco di Pignataro Maggiore (CE), al contempo super-dirigente del Comune di Roma da 87 mila euro all’anno, col record assoluto di assenze. In virtù del suo indefesso spirito di servizio, nel Dicembre del 2010 il 37enne Magliocca viene promosso dal sindaco Alemanno che lo chiama a far parte della sua segreteria politica, al fianco di Antonio Lucarelli che è vicinissimo agli ambienti di “Forza Nuova”, del resto in buona compagnia con Stefano Andrini ed il raccomandatissimo Mario Andrea Vattani.
A Giorgio Magliocca viene affidata la gestione patrimoniale dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali e mafiose che operano nella Capitale. Peccato che una manciata di mesi dopo il promettente amministratore venga arrestato per concorso esterno in associazione camorrista, in quanto referente della famiglia Ligato-Lubrano, prossima al Clan dei Casalesi.
 Franco MORELLI, consigliere regionale calabrese e amico fraterno di Alemanno, che lo premia con un posto da dirigente all’ACEA (la S.p.A. che controlla le forniture di acqua e luce della Capitale) e un ulteriore incarico come membro nel CdA del nuovo polo tecnologico. Già dirigente dell’UNIRE (l’Ente ippico portato al fallimento) ai bei tempi di Franco Panzironi, nel Novembre 2011 il miracolato Morelli viene arrestato nell’ambito di una vasta operazione contro le ‘ndrine del reggino.
Ma c’è anche il caso di don Ruggero CONTI, il prete pedofilo di Selva Candida, fortissimamente voluto da Alemanno a “garante per la famiglia” e recentemente condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata contro minori ed induzione alla prostituzione minorile.
Incurante del ridicolo, ancor prima che della decenza, Gianni Alemanno ignora la propensione della gente comune a dimenticare in fretta, nonostante l’apoteosi di minchiate da guinness che il sindachetto va collezionando senza tregua. E dunque cerca di rinvedirne costantemente il ricordo con una serie ininterrotta di dichiarazioni e note stampa, facendo capolino ovunque col suo profilo da civetta allucinata in ogni TG disponibile, sempre pronto a ricordare al mondo quant’è coglione.
In concorrenza con l’instancabile Gabriele Paolini, sembra alla perenne ricerca di un Paolo Frajese che lo prenda finalmente a calci nel culo, per la liberatoria soddisfazione di noi tutti.

 

Fresca di giornata, è l’ultima polemica inaugurata dall’ineffabile sindachetto col prefetto Gabrielli, responsabile per la Protezione Civile, giacché il solito Gianni dinanzi all’abnormità dei danni che va combinando con la sua spaventosa inadeguatezza è sempre alla ricerca di qualcuno cui scaricare le proprie responsabilità.
Bastano infatti pochi centimetri di neve per far piombare la metropoli nel caos più totale. Del resto era già successo con le piogge in autunno, che avevano trasformato le consolari della città in canali veneziani, giacché il sindachetto in questi anni non si è mai preoccupato della manutenzione ordinaria dei tombini e canali di scolo.
Colta completamente alla sprovvista nonostante la nevicata fosse stata preannunciata con ampio anticipo, a Roma mancava tutto. Tra le iniziative di Alemanno, spicca la circolare con cui si ordinava la sospensione delle lezioni, ma non la chiusura delle scuole: gli istituti rimangono aperti, ma voi potete rimanere a casa se volete. Per il resto, null’altro è stato fatto. Come sindaco, Alemanno è anche “commissario straordinario per l’emergenza traffico”. È per questo che il traffico della Capitale è impazzito, dal momento che non è stato predisposto uno straccio di informazione per gli automobilisti rimasti bloccati per dieci ore su tangenziali e circonvallazioni, mentre le sparute pattuglie di vigili urbani spediti alla sbaraglio slittavano con le auto sul ghiaccio e ripulivano le strade, usando come improvvisate ramazze i rami caduti dagli alberi. Gli autobus rimanevano bloccati nei depositi, perché nessuno aveva pensato di munirsi in precedenza di mezzi spargi-sale, o dotare le vetture pubbliche di pneumatici adatti.
Il sindachetto se la prende comoda e saltella da una telecamera all’altra, esibendosi per quei filmini Luce che tanto devono piacergli e con i quali viene atrocemente sbeffeggiato…

 

Salvo poi svegliarsi a frittata ormai fatta e reclamare interventi straordinari, fossero anche i marines! Polemizza con Gabrielli, convinto che la miglior difesa sia l’attacco. E perde l’ennesima occasione per tacere.
Non contento, evoca come esempio di efficienza il fantasma di Guido Bertolaso alla Protezione Civile: altro bel tomo specializzato in esibizionismo catodico e per l’eccezionale probità nella gestione degli appalti gestiti in combutta con la cricca Anemone-Balducci & Co. e la grande cuccagna dei mondiali di nuoto.
Se volete, potere ripassare le loro imprese nei links riportati:

  1) Gli Schifosi
  2) L’Uomo con la tuta
  3) Compagni di merende.

Evidentemente, una cazzata al giorno non basta a togliere l’Alemanno di torno!

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Beni Culturali S.p.A.

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 novembre 2010 by Sendivogius


Alla fine ci sono riusciti! Dopo due anni di purghe tremontiane, protettorati proconsolari di Bertolaso, e pasticcini alla Bondi, cominciano a vedersi i primi effetti concreti sul nostro patrimonio artistico. E così, dopo i crolli della Domus Aurea a Roma, dopo la morte de L’Aquila, trasformata in sfondo coreografico per ‘new towns’ elettorali della propaganda di regime, è ora il turno di Pompei (una volta) gioiello inestimabile della cultura mondiale.
La disintegrazione dell’antica schola armaturarum juventutis pompeiani, impropriamente chiamata “Casa dei Gladiatori”, rappresenta l’annichilente metafora di un Paese in dissolvimento.
 In merito alla vergognosa polverizzazione del complesso archeologico, il ministro-fantasma alla Cultura, il poetico Sandro Bondi, ha piagnucolato qualcosa sulla “necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria, che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo”

MERCANTI D’ARTE
 Da quando Bondi scalda la poltrona al ministero, il suo governo ha già tagliato nel solo comparto culturale la bellezza di un miliardo e 200 milioni spalmati in tre anni, col solito decreto-legge di turno in un parlamento oramai ridotto al silenzio. Per l’esattezza, si tratta del DL 112/08 di cui avevamo già accennato in passato [QUI].
In compenso, in ossequio al nuovo corso mercantilista, l’ex manager McDonald’s Italia, attualmente pure  nel CdA della Mondadori,  Mario Resca [QUI] viene nominato “Direttore Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale”. Con esperienze pregresse nell’industria zuccheriera e nella gestione dei casinò, Resca non ha mai messo piede in un museo prima. In soldoni, la sua ricetta consiste nel rilancio delle attività di marketing e di merchandising, con campagne pubblicitarie e, soprattutto, la concessione in appalto dei servizi di accoglienza ai privati con l’affidamento separato dei servizi aggiuntivi a società di gestione.
In pratica, i comparti più redditizi vengono presi in concessione dal privato, mentre i settori in perdita vengono accollati al pubblico.
Tuttavia, l’aspetto più interessante dell’intero piano di rilancio, elaborato da Resca e dal ministero, consiste nell’affidare la conduzione dei nuovi poli museali a “commissari, che consentano di accorpare in un’unica figura competenze diverse, e le fondazioni, in grado di coinvolgere privati ed enti locali, responsabilizzandoli nei confronti delle realtà del loro territorio” (27/11/09).
Infatti, proprio nel caso degli scavi pompeiani, con una serie di ordinanze della Protezione Civile di Bertolaso (a partire dalla n.3692 dell’11/07/2008) viene disposto il Commissariamento dell’area archeologica di Pompei, con la nomina del prefetto in pensione Renato Profili, quale primo Commissario straordinario. Con una nuova Ordinanza (la n.3742), il 18/02/09 all’ex prefetto subentra il dott. Marcello Fiori del quale avevamo già parlato QUI
 Fiori (dirigente in aspettativa all’ACEA di Roma) è un sottoprodotto rutelliano, però in pianta stabile nella rete di Gianni Letta e tra i favoriti di Guido Bertolaso alla “sua” Protezione civile.
In dettaglio, il budget stanziato per la gestione commissariale ammonta a 79 milioni di euro.
 Al prefetto Profili vengono affidati 40 milioni di euro: il 90% viene speso per restauri e messa in sicurezza del complesso monumentale con progetti redatti dalla Soprintendenza archeologica di Pompei, guidata dal prof. Guzzo.
 Al commissario Fiori vengono assegnati gli altri 39 milioni. In realtà, il commissario dispone ‘soltanto’ di 21 milioni di euro perché i 18 milioni a carico della Regione Campania, di fatto, non sono mai stati erogati. Dell’intera cifra, solo il 25% vengono spesi in restauri, mentre il grosso rientra nelle spese di gestione e nelle “iniziative mediatiche” di valorizzazione manageriale.
La gestione dei fondi, sotto la delega commissariale di Marcello Fiori, è diventata oggetto di un esposto alla Procura di Napoli (20/07/2010), da parte del sindacalista Gianfranco Cerasoli, segretario generale della UIL per i Beni e le Attività culturali:

«Per quanto riguarda le attività poste in essere dal Commissario delegato Marcello Fiori la scrivente organizzazione sindacale a più riprese ha richiesto informazioni in merito all’elenco dei lavori, forniture e servizi affidati con i relativi sistemi e procedure di assegnazione nonché di conoscere il numero e l’elenco dei nominativi dello staff, le specifiche competenze possedute da ciascuno ed i compensi percepiti. A tali richieste non abbiamo mai ricevuto risposte.»

 Soprattutto, l’esposto sindacale si sofferma sui discutibili lavori di restauro e di sistemazione inerente l’anfiteatro di Pompei, affidata alla CACCAVO S.r.l, società di costruzioni di Pontecagnano, per un importo di quasi 6 milioni di euro….
Sulla vicenda, il Corriere della Sera pubblica un articolo (il 25/05/10) destinato a fare scandalo, tanto da diventare oggetto di interrogazione parlamentare al ministro Bondi.

Come e gestiti da chi, questi cantieri, non è dato saperlo. Perlomeno ci hanno provato a chiederlo i dirigenti sindacali, senza successo. Gianfranco Cerasoli della Uil ha inutilmente inviato lettere e lettere al commissario Fiori per avere lumi sull’elenco dei lavori, delle forniture, delle consulenze, dei servizi, contestando i ribassi delle gare per l’aggiudicamento dei lavori che per le rovine di Pompei sono arrivati anche al 40%. «Non spetta a Cerasoli farmi queste domande», ha così risposto ieri il commissario Fiori, seccato. E altrettanto seccata è stata la risposta di Cerasoli: «Fiori è semplicemente obbligato contrattualmente a dare le risposte nella logica della trasparenza». Fiori si è dichiarato «comunque disponibile a far vedere quello che serve, l’elenco di tutti i lavori e di tutte le procedure adottate». E sarebbe interessante vederle le procedure.
Soprattutto capire quali sono stati i criteri adottati nel ripristino dei disastrati scavi di Pompei, visto che alla fine di febbraio è stato lo stesso direttore degli scavi di Pompei, Antonio Varone, a scrivere un’accorata lettera al commissario Fiori. Segnalava Varone a Fiori «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versano in condizioni di degrado statico», ma anche pregandolo «per l’incolumità del pubblico di provvedere alle identificazioni di murature ed immediato pericolo di dissesto statico». Quei problemi statici sono ancora lì. In compenso ora le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe pullulano di allegri cartelli colorati «Friendly Pompei», c’è scritto a segnalare un percorso di visita agli scavi realizzato con colate di cemento lungo la strada archeologica: adesso non si vedono più le lastre antiche. Ma si vedono i grandi cartelloni che segnalano la possibilità di visitare i meravigliosi cantieri della Casa dei Casti Amanti, sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della promessa di fare soltanto scavi a mano. Comunque sarebbe stato bello fare una visita in questi cantieri tanto celebrati. Ieri, chissà perché, erano assolutamente inaccessibili. Chiusi al pubblico.

 Alessandra Arachi
 Corriere della Sera 25/05/10
 [articolo integrale: QUI]

La difesa dell’ex commissario Marcello Fiori, supportato dal ministro Bondi, assume contorni surreali…

«Il progetto di Restauro del Teatro è stato elaborato e approvato dall’ex Soprintendente di Napoli e Pompei,  Pietro Giovanni Guzzo, e dal Consiglio d’Amministrazione in data 21/10/2003 con delibera n.1226»

E quindi si lascia supporre che l’intera responsabilità dei lavori sarebbe a carico della Soprintendenza, salvo poi specificare:

«Venne disposta, d’intesa con la soprintendenza [che però può solo protocollare gli atti commissariali senza metterli in discussione n.d.r], la redazione di un progetto di opere complementari, riguardanti prevalentemente gli allestimenti scenici e di servizio, atte a conferire al teatro Grande un’effettiva funzionalità per manifestazioni artistiche.
L’integrazione del progetto, unitamente all’accordo con la fondazione teatro di San Carlo di Napoli [teatro che però è sotto commissariamento pure lui n.d.r.] e altre istituzioni locali campane per l’organizzazione di manifestazioni permanenti di altissimo livello culturale ed artistico da tenersi presso il teatro Grande di Pompei, a partire dalla stagione estiva 2010, venne inserita nel piano degli interventi presentato dal commissario delegato ed approvato dalla commissione generale di indirizzo e coordinamento [cioé nella “struttura di missione” a nomina dipartimentale n.d.r]»

Da notare che tra le eccelse personalità, altamente competenti, della cosiddetta “commissione generale di indirizzo” fanno parte: il ragionier Giovanni Mirra, un funzionario del consorzio di gestione e manutenzione degli impianti di depurazione dei liquami; il vice-comandante della Polizia Municipale del Comune di Pompei; nonché il geometra Nicola Mercurio, sul quale torneremo fra breve….

EVENTI SPECIALI
 Tra i vari beneficiati della gestione Fiori c’è anche la “Comunicare organizzando” di Alessandro Nicosia, inserita stabilmente nel circuito delle commesse della Protezione civile, e che per la realizzazione della mostra Pompei e il Vesuvio – Scienza, conoscenza ed esperienza, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e col Dipartimento della Protezione Civile, ha percepito un finanziamento di 394.100 euro.
La Srl che da tempo gestisce (bene) gli spazi espositivi del complesso del Vittoriano a Roma, è attiva altresì nell’ambito delle pubblicazioni specialistiche, nell’organizzazione di mostre ed “eventi speciali”. Nella sua mission si può leggere:

Il patrimonio artistico e storico del nostro paese rappresenta un insieme di testimonianze irripetibili e di beni inestimabili di cui tutti devono usufruire.
Questa dimensione di fruizione collettiva è senz’altro un dato straordinario.
Il privato può supportare il pubblico non solo con interventi tecnici e strumentali, ma favorendo la fruizione di massa del bene culturale, nella ricerca quindi di una sua dimensione collettiva. Le finalità del rapporto pubblico-privato sono quindi assai ampie, e, in parte, ancora da esplorare, abbandonando logiche di tipo protezionistico, superando rapporti di tipo dialettico, e promuovendo utili sinergie fra le istituzioni, il mercato e le aziende.
L’interesse principale del Paese, infatti, non è solo quello di proteggere e salvaguardare al meglio il proprio patrimonio artistico e storico ma di attirare risorse umane e finanziarie per la valorizzazione di una creatività e di una immagine globale.
In questa filosofia si rispecchia l’attività di Comunicare Organizzando.
In ogni suo intervento, nella creazione e/o nella realizzazione di grandi mostre, conventions, iniziative di comunicazione integrata così come negli eventi di mediazione o di promozione di nuovi rapporti tra pubblico e privato.
È questa la ricchezza di competenze che Comunicare Organizzando può offrire oggi alla luce della sua lunga esperienza nel settore.

Senza nulla eccepire sulla serietà professionale della società, in questa sinergia ideale tra pubblico e privato, con un fatturato superiore ai cinque milioni di euro annui, la “Comunicare organizzando” dal Pubblico attinge copiosamente, avendo ricevuto tra il 2004 ed il 2008 circa 5,3 milioni di euro (1.950.000 euro solo nel 2006) dalla ARCUS.
La ARCUS è quello straordinario carrozzone politico, invischiato nei finanziamenti occulti a Propaganda Fide e nello scandalo-case che ha coinvolto pure il solito Bertolaso. Della ARCUS e delle vicende ad essa correlate ci siamo occupati in dettaglio QUI e vi consigliamo vivamente la lettura. A suo tempo, la ARCUS è stata oggetto di una focosa interpellanza parlamentare del leghista Massimo Garavaglia (07/06/07), ma poi la maggioranza è cambiata e allora il problema non si è più posto.

I BONDI BOYS
Come si è visto, nonostante le ristrettezze economiche, a volerli cercare i soldi si trovano… Il problema è come vengono spesi!
Secondo la lungimirante visione culturale del pacioso Bondi, “solo professionisti con capacità manageriali possono gestire a dovere, soprattutto negli appalti”.
Se l’inquietante ministro fosse meno occupato a riverire il proprio sire, forse ricorderebbe che:

«La gestione del nostro patrimonio culturale, con buona probabilità il più ricco del mondo, è stata affidata dal Governo Berlusconi ad un manager bocconiano collezionista di poltrone ed incarichi: Mario Resca.
Mario Resca prima di diventare il supermanager dei Beni Culturali era presidente e amministratore delegato di McDonald’s Italia. La sua nomina fu contestata da un raffinato storico e critico d’arte, Salvatore Settis, preside della Normale di Pisa, che si dimise al grido “una cosa sono i panini, un’altra la cultura”, mentre il consiglio superiore che presiedeva si autosospese. Ma tutto ciò non smosse il prode Sandro Bondi tanto che lui, che si professa uomo di cultura, tra la ragion di Stato e la Cultura, scelse la linea Berlusconi.
 Mario Resca ha chiesto sinora numerose consulenze. A beneficiarne sono state le solite società, non più di una decina che forniscono, a cifre astronomiche, la loro partnership e i loro consigli. I Beni Culturali si sono rivolti sinora principalmente a Roland Berger, Price Waterhouse Coopers e Boston Consulting Group.
Mario Resca ha ingaggiato anche altri tre nuovi consulenti, da aggiungere ai tanti già in organico: Claudio Strinati, Paolo Peluffo e Giuliano Urbani.
Claudio Strinati è stato soprintendente al Polo Museale romano; Giuliano Urbani è stato ministro dei Beni Culturali nel precedente governo Berlusconi; Paolo Peluffo è stato il responsabile stampa al Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi Presidente e consigliere della Corte dei Conti.
Questa attenzione alla Corte dei Conti, che ha il compito di vigilare l’amministrazione del denaro dei contribuenti, sembra essere una vera vocazione; in organico al ministero c’è infatti anche, con uno stipendio da circa 140mila euro, Marina Giuseppone, figlia di un altro magistrato della Corte dei Conti. Ma non finisce qui.
Il Capo di Gabinetto del ministero, Salvatore Nastasi, è anche lui figlio di un giudice della magistratura contabile, Enrica Laterza. E via via una pletora di altri consiglieri, consulenti ed esperti tra i quali si possono scorgere Angelo Lorenzo Crespi e Raffaele Iannuzzi, pupilli rispettivamente di Marcello Dell’Utri e Gianni Baget Bozzo [defunto n.d.r], per arrivare all’archeologa Elena Francesca Ghedini, sorella di Nicolò Ghedini.
Ma non c’è solo la destra. La nuova holding creatasi dalla fusione tra Cinecittà e Istituto Luce è terra di conquista del centrosinistra. Il fratello di Piero Marrazzo ha avuto una consulenza per esempio, e la nuova holding è gestita da Alessandro Nicosia, amico di Rutelli e marito della cugina di Bettini [Maria Cristina Bettini n.d.r]: omone ombra di Veltroni e uomo che conta nel Pd. Consulenze su consulenze, società che “figliano” altre società per controllare questa mostra, quell’evento, quel sito archeologico e così via.
Dimenticavo la longa manus del ‘cardinale’ Gianni Letta.
Salvo Nastasi non è solo figlio di un giudice, è anche fidanzato con la figlia di Gianni Minoli, ex direttore Rai. La fidanzata è anche nipote del potente Ettore Bernabei.
Salvo Nastasi fu lanciato da Gianni Letta. Dopo ciò che è venuto fuori intorno alla Protezione Civile la prossima linea degli sprechi scandalosi potrebbe riguardare l’amministrazione e la gestione del nostro bellissimo patrimonio culturale.»

 Massimo Bencivenga  
 [fonte originale: QUI]

In questo groviglio di parentele e ginepraio di familismi allargati, l’elemento più evidente è la sfacciata predominanza di un nepotismo bipartisan e di nomine clientelari, che molto devono avere a che fare con la millantata meritocrazia berlusconiana…
I risultati di questa lungimirante visione imprenditoriale, che mercifica il nostro patrimonio artistico alla stregua di un qualsiasi prodotto capitalizzabile e di largo consumo, sono evidenti:

Se avessi la certezza di avere responsabilità in quanto accaduto mi dimetterei. Ma rivendico invece il grande lavoro fatto

 Sandro Bondi
 (07/11/2010)

In virtù di un così straordinario contributo, il ministro Bondi si è quindi augurato che una simile vicenda “non alimenti polemiche sterili e strumentali” (!!).
Di sterile c’è soltanto l’inutilità di un cortigiano in tutta la sua evidente perniciosità strumentale!

In merito agli interventi realizzati dalla gestione commissariale, il 25/02/2010 Antonio Varrone, Direttore degli scavi di Pompei, lamenta sconsolato:

“…come un notevole numero degli edifici di Pompei antica versino in condizioni di degrado statico dovuto alle malte stanche che li cementano e alle intemperie che ne sfaldano ancora di più la coesione, come frequenti rilevazioni hanno potuto appurare.
Si ravvisa la necessità di provvedere, a breve, per l’incolumità del pubblico e per la salvaguardia stessa del bene archeologico, all’identificazione di murature ad immediato pericolo di dissesto statico, onde procedere all’eliminazione dei pericoli richiamati, anche in relazione alla criticità della stagione”.

 (25/02/2010)

Occhio alle date!
Nel Maggio 2010 una nuova denuncia; Antonio Irlando, per conto dell’Osservatorio Patrimonio culturale, scrive al ministro Bondi, sempre a proposito dei lavori di restauro all’interno degli scavi di Pompei:

 Egregio Signor Ministro,
Proviamo grande difficoltà e profonda amarezza nel denunziarle quanto incredibilmente abbiamo verificato e documentato negli scavi di Pompei durante una visita seguita a diverse segnalazioni pervenute all’Osservatorio Patrimonio Culturale.
Sono in corso nell’area archeologica lavori definiti nella tabella di cantiere, “Restauro e sistemazione per spettacoli del complesso dei teatri in Pompei scavi”, che hanno sin qui comportato evidenti stravolgimenti dello stato originario dei monumenti e dei luoghi archeologici, con gravi danni al loro stato di conservazione.
L’evidenza della gravità degli interventi è facilmente e banalmente dimostrabile attraverso una rapida ricognizione dell’attuale consistenza del teatro, in particolare della cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura.
L’intervento sul teatro è un vero e proprio inconcepibile scempio compiuto all’interno del monumento archeologico tra i più significativi al mondo.
Quanto maldestramente compiuto non può definirsi restauro (come indicato nella descrizione dei lavori) e nemmeno ricostruzione, a voler essere generosi verso le esigenze della fruizione, ma costruzione ex novo dell’intera gradinata, di cui è stata sempre ed unicamente documentata la sola presenza, ancora visibile in loco, di un tratto in pietra di colore chiaro che gli ottimi archeologi della Soprintendenza di Napoli e Pompei, ben conoscono.
Gli interventi compiuti sono in evidente contrasto con i principi internazionali sulla conservazione del patrimonio storico artistico e con le norme che regolano e tutelano il patrimonio archeologico italiano.
Altri interventi sul teatro e sull’area della “Caserma dei Gladiatori” hanno riguardato opere murarie particolarmente invasive, non classificabili tra le categorie del restauro conservativo. Sono evidenti, portandosi semplicemente nelle aree limitrofe al cantiere, alcuni spregiudicati interventi che sinteticamente descriviamo:
a) realizzazione di forature di muri per l’attraversamento di larghi tubi porta cavi;
b) scavi di trincee, ampie e profonde, a ridosso di murature strutturali e all’interno di ambienti del teatro romano, per la posa di svariati e particolarmente lunghi tubi e di numerosi ed ampi pozzetti di transito, il tutto ancorato, in area archeologica, con gettate di cemento necessarie  per infrastrutturare il teatro antico come se fosse un teatro costruito ex novo;
c) realizzazione di un palco invadente e sovradimensionato rispetto allo spazio antico esistente, che travalica e sovrasta l’antica scena, occupandone prepotentemente anche l’emiciclo anteriore, rendendo impossibile la fruizione del teatro antico da parte delle migliaia di visitatori che quotidianamente visitano Pompei;
d) posa in opera di ampi ed invasivi tralicci tecnici;
e) Realizzazione di ampie e spesse platee di cemento, armate con reti metalliche elettrosaldate, tipiche di interventi di edilizia civile, lungo i lati del portico perimetrale, al di sotto delle quali sono stati posati numerosi cavidotti, affioranti a distanze prestabilite, dove , al momento del sopralluogo a distanza, erano in corso perforazioni del massetto cementizio con l’ausilio di martelli pneumatici, proprio a ridosso delle fragili murature antiche;
f) Realizzazione di numerosi locali prefabbricati, ancorati a basi di cemento,  collocati nel perimetro degli antichi locali che si aprivano lungo il quadriportico, compromettendone la fruizione diurna del pubblico;
g) Realizzazione di moderni locali bagno, ricavati dalla trasformazione di ambienti archeologici. Gli scarichi dei nuovi bagni sono recapitati in un’area retrostante, interessata dalla presenza di ambienti archeologici, dove sono stati eseguiti due profondi scavi con l’ausilio di una pala meccanica, dove si ritiene che verranno allocati pozzi neri, di cui sono visibili su un lato del cantiere grandi anelli cementizi.
Ala luce di quanto segnalato Le chiediamo un immediato intervento per scongiurare ulteriori devastazioni e accertare le eventuali responsabilità dei danni causati al patrimonio culturale della Nazione. Si chiede altresì il ripristino dello stato originario dei luoghi e il conseguente restauro conservativo, necessario perché le esigenze legittime della valorizzazione degli scavi non prevarichino i fondamentali interventi di tutela e conservazione degli scavi di Pompei.

L’entità dello scempio è tale da lasciare esterrefatti. La qualità degli interventi indirizzati unicamente alle prospettive di cassa e di utilizzo potenziale nella più gretta ottica di mercificazione:

Ci si comporta, in quella zona, come si farebbe in qualunque area di ristrutturazione. Insomma, in quel luogo si lavora, si ristruttura e si agisce con l’unico obiettivo di trasformare velocemente gli scavi in un business. Non siamo contrari al fatto di rilanciare l’area archeologica, anche in termini turistici e commerciali, ma ciò non può essere fatto a scapito della tutela di quei beni.
(…) Da quando gli scavi di Pompei sono stati commissariati, sembrano saltati tutti i meccanismi di normale procedimento: non si capisce bene chi ha il diritto di entrare e di uscire dagli scavi e chi deve dare conto di che cosa.”

(Giugno 2010)
Luisa Bossa (PD)
Ex sindaco di Ercolano

Alle preoccupate rimostranze, che gli ultimi crolli dimostrano quanto siano giustificate, l’imperturbabile ministro Bondi rassicura:

«Credo necessario, inoltre, sottolineare che il responsabile unico del procedimento e il direttore dei lavori sono, rispettivamente, un archeologo e un tecnico della Soprintendenza, a loro volta affiancati da un direttore operativo e da un ispettore di cantiere, anch’essi interni all’amministrazione dei beni culturali.»

Nella fattispecie, è lecito temere che il buon Bondi stia alludendo al geometra Nicola Mercurio.
Mercurio fa parte di quelle straordinarie professionalità che affiancano il commissario Fiori nella struttura emergenziale di intervento. Nato il 12 dicembre 1973 a Sant’Antonio Abate, dove è capogruppo consiliare del locale PdL, nonché “imprenditore nel settore del commercio”… più prosaicamente, è titolare della cartolibreria del paese… è un galoppino politico che si arrabatta come meglio può.
 Secondo l’agiografia ufficiale, “coerente con le sue idee di cattolico liberal-democratico, è politicamente un self-made man”; all’atto pratico sembra abbia lavorato come collaboratore e (secondo i più malevoli) come autista di Nicola Cosentino. Soprattutto, è coniugato con Filomena Mercuzio, accomandataria per la campagna elettorale alle regionali di Luciana Scalzi, caposegreteria di Denis Verdini.
A chi gli chiede di cosa si occupi esattamente all’interno dello staff commissariale risponde:

«Diciamo che seguo i lavori sui cantieri, mi occupo di rapporti con i sindacati, insomma tutto quello che il dottor Fiori mi chiede di fare, io faccio»

Tuttavia per le consulenze tecniche, circa gli interventi di restauro, Marcello Fiori ha potuto consultarsi anche con un’altro enfant prodige. Parliamo del dott. Salvatore Nastasi (classe 1973), barese trapiantato a Roma, funzionario amministrativo e capogabinetto del ministro Bondi. In qualità di responsabile della direzione generale per la gestione spettacoli, è specializzato nella conduzione commissariale degli enti teatrali. Già subcommissario di Angelo Balducci per la ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari

“Egli stesso è stato commissario al Maggio Fiorentino e al teatro San Carlo di Napoli, dove ai lavori di restauro ha partecipato Pierfrancesco Gagliardi, quello che sghignazzava con suo cognato Francesco Piscicelli la notte del terremoto all`Aquila. Dipendente del ministero al settimo livello, questo Nastasi stava per diventare direttore generale senza concorso, per decreto, con un emendamento ad personam del senatore Antonio D’Alì.”

 Alberto Statera
 La Repubblica
 (27/02/2010) 

Salvo Nastasi è però anche commissario straordinario del Teatro S.Carlo di Napoli e dunque gestisce gli interventi strutturali sul restauro del teatro romano di Pompei, in rappresentanza della Fondazione S.Carlo.

E qualcuno ancora si meraviglia…

* * * * * * * * *

§ Articoli collegati:

Gli Schifosi
(sulla banda Balducci-Anemone)

L’Uomo con la tuta
(Bertolaso e la Protezione civile)

 Gli Amici degli Amici
(ARCUS ed i finanziamenti impropri di Propaganda Fide)

 La tela del ragno
(la ragnatela sotterranea di affari e clientele di Gianni Letta)

La Cura
(La cultura a destra)

Decreti e Grimori
(Accenni sul DL 112)

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Il Ritorno del ‘Monnezza’

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , on 23 ottobre 2010 by Sendivogius

Se la “munnizza” pare destinata a diventare una componente ordinaria del paesaggio partenopeo, ci sono rifiuti altamente tossici dal difficile smaltimento, destinati a ritornare sempre a galla in tutta la loro ingombrante presenza che non conosce imbarazzo di sorta.
Tra le scorie più perniciose, particolarmente coriaceo sembra essere l’incontenibile Guido Bertolaso: proconsole generale alle emergenze nazionali e prefetto del pretorio dell’Impero berlusconiano. Parliamo di un raro condensato di presunzione e ottusità, che deambula da un’emergenza all’altra coi poteri straordinari di un generalissimo sudamericano. Corazzato nella sua boriosa spocchia da hidalgo e rassicurato dalla semplificazione militaresca dei problemi, trasuda arroganza da tutti i pori.
Dispensa consigli all’ONU sulla gestione della crisi haitiana, bacchetta gli statunitensi, e si auto-propone come coordinatore generale; batte cassa presso la UE ma insulta i commissari europei che hanno osato criticare il suo ineccepibile piano-rifiuti. Si tratta dello stesso “piano” dai mefitici effluvi, i cui effetti si possono apprezzare a Terzigno e dintorni, con grande entusiasmo popolare, mentre la spazzatura trabocca dalle discariche abusive, regolarizzate per decreto da Guido l’Infallibile, spandendo miasmi e veleni per le campagne vesuviane.

Invischiato in affari (e sollazzi) con la famigerata cricca degli Anemone e soci, inquilino privilegiato nelle case di Propaganda Fide, previo finanziamento pubblico dell’ente immobiliare vaticano, Bertolaso è quanto di meglio (o di peggio) il governo ha da offrire per la risoluzione dei problemi che, con prepotenza, riemergono dai palinsesti narcotizzati della TV felicemente imbavagliata nella propria compiacenza censoria.
Dismessa la tutina della Protezione civile (avrà finalmente fatto il bucato?) eccolo ripresentarsi sul luogo del delitto, vestito a festa, con l’incredibile faccia da tolla che contraddistingue il recidivo incallito.
Un posto in discarica non dovrebbe negarglielo nessuno…
Altri hanno già confezionato per lui la cornice ideale:

 L’IMPUNITO OMEOPATICO
 di Francesco Merlo 
 La Repubblica
 (23/10/2010)

«Anziché una squadra di incorruttibili, armati di codice e protetti da una intelligenza anche militare, Silvio Berlusconi ha mandato a Napoli Guido Bertolaso, l’impunito.
Propone, dunque, un trattamento omeopatico: cura la malattia con la malattia stessa. L’emergenza spazzatura  –  è la sola certezza che tutti, a sinistra come a destra, ormai abbiamo  –  nasce infatti da una grande corruzione, non solo economica e morale, ma anche politica e intellettuale. È insomma uno scandalo nazionale, una malattia della democrazia italiana, che ha coinvolto anche il centrosinistra, ed è giusto ricordare che fummo noi a chiedere, per primi e con forza, le dimissioni dell’allora governatore della Campania, Antonio Bassolino. Ma solo Berlusconi poteva arrivare alla sfrontatezza di contrastare la corruzione con un presunto corrotto. Tanto più che Bertolaso è indagato per la più odiosa delle corruzioni: la sciacallaggine che specula sulla sofferenza e sulle disgrazie, trasforma i disastri in affari, ingrassa nella monnezza.
Ma fosse pure innocente, come noi ancora ci auguriamo, questo sottosegretario, che agli italiani aveva promesso di dimettersi entro l’anno, non ha più nessuna credibilità. La sua immagine è irrimediabilmente sporcata, anche fisicamente. E in lui c’è pure qualcosa di comico, di quella comicità grottesca che a volte accompagna le cose terribili. Una volta quando lo vedevano con quei suoi giubbottini, con gli scarponcini, i pulloverini, i cappellini da baseball, i caschetti di plastica dura, gli italiani pensavano agli abiti da lavoro, alla muta dell’operaio di Jünger, alla divisa del milite della fatica. Ma, dopo che lo hanno scoperto al centro di una cricca di arrembanti, vedono nei suoi abiti la tenuta da fuga, l’abbigliamento pratico di chi è pronto a scappare non perché inseguito dalla lava, da una frana o dagli energumeni della spazzatura, ma dalla finanza e dai carabinieri.
Come si vede, anche nelle situazioni da pianto si può trovare qualcosa da ridere. Non si è mai visto infatti in nessun paese del mondo un ministro della Sanità che va in giro con il camice bianco e i sabot, o della Funzione Pubblica in mezze maniche ed elastico al braccio, o della Pubblica Istruzione vestito da studente. Solo il ministro della Difesa La Russa, imitando Bertolaso, è arrivato a indossare la tuta mimetica e l’elmetto da carrista per farsi ammirare nella sua Paternò.
E anche quel corpo magro e scattante di Bertolaso non fa più pensare alla ginnastica da lavoro, ma alle massaggiatrici del Salaria Sport Village e agli ozi della casa a sbafo di via Giulia. Cosa penseranno vedendolo arrivare a Napoli, non solo le persone per bene che, con ragione, protestano, ma i plebei rivoltosi che bruciano la spazzatura e ora si armano pure di molotov? Probabilmente cercheranno i suoi cari attorno a lui, la sua famiglia allargata, il cognato, la moglie, i parenti che ha favorito e gli imprenditori della cricca pronti a sguazzare nella sofferenza. Insomma Bertolaso a Napoli è una provocazione, anche perché questi sono i luoghi del mondo dove si cerca sempre, e si trova anche quando non c’è, il rapporto stretto tra i profeti apocalittici e l’apocalisse, tra gli annunciatori della disgrazia e la disgrazia, tra gli imprenditori della monnezza e la monnezza. Ma ci spingiamo ancora più in là: a Napoli sono sempre speculari gli affaristi della disgrazia e gli energumeni della disgrazia.
Solo in tempi meno drammatici la capitale della cultura apotropaica avrebbe reagito all’arrivo di Bertolaso con lo sberleffo e con lo scongiuro, rumoreggiando e toccandosi. Ma qui c’è la prima prova generale di una orribile sommossa plebea. E si sa che, vili e ottusi, gli ossessi e gli invasati mai attaccano la miseria dentro la quale sono finiti, ma sempre colpiscono le persone migliori, scelgono gli obiettivi più innocenti e indifesi e, come insegna la storia partenopea, trovano sempre una Eleonora Pimentel Fonseca con cui prendersela. Mai contro quelli che, dall’altra parte, hanno affinità con loro, la stessa affinità che avevano i monatti con la peste.
Dunque Berlusconi ha mandato a Napoli il presunto capo dei monatti. Ha negato l’emergenza per la quale il Capo dello Stato prova invece “pena e allarme”, ha promesso di spazzare la Campania “in dieci giorni”, e “non è eversione”, e  “i disordini sono solo un fenomeno locale”. Forse perché la sola emergenza nazionale che conosce e combatte con tutte le sue forze si chiama Santoro, Berlusconi non ha ascoltato neppure Umberto Bossi che, sia pure senza alcuna grazia e parlando con lo stomaco, ha avvertito la gravità del pericolo e l’irresponsabilità del governo: “Bisogna intervenire, non possiamo aspettare che ci scappi il morto”.
Ovviamente neppure Bossi capisce che, anche senza morto, in una delle nostre più grandi regioni e in una delle più belle città del mondo la spazzatura sta seppellendo la democrazia. E che non si può parlare di lotta alla camorra, di rinascita, di sogno meridionale e di impegno contro la criminalità organizzata mandando a Napoli lo sfacciato Bertolaso.
Mai come nella conferenza stampa di ieri si era vista così forte e chiara la somiglianza tra Berlusconi e Bertolaso. Abbiamo assistito ad un tristissimo siparietto nel quale trionfava non solo l’impunità ma anche la “combriccolaggine”, l’appartenenza alla stessa antropologia. È infatti Berlusconi che in Italia ha buttato il Codice nella spazzatura e ora dalla spazzatura riemerge Bertolaso che della spazzatura è il codice.»

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TRUFFE DI STATO

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , on 25 luglio 2010 by Sendivogius

Ogni grande civiltà del passato ha impresso il suo passaggio nella Storia, lasciando le vestigia di un’antichità gloriosa tramite la realizzazione di opere maestose, destinate a stupire i contemporanei ed impressionare i posteri.
Oggi, l’ignaro visitatore che si trovasse ad attraversare le contrade di quella che un tempo veniva chiamata Campania felix, per l’amenità dei luoghi e la prosperità delle sue terre, scoprirà suo malgrado come le piramidi non siano una prerogativa esclusiva dell’Egitto.
Questi strani manufatti che si ergono al centro del Nulla, presidiati a vista con presidi armati, sono il miglior monumento al tempo presente nell’Italietta militarizzata delle eterne emergenze. Soprattutto, costituiscono il simbolo più eloquente e rappresentativo dell’Imperium berlusconiano e dei suoi proconsoli, nell’era di Re Silvio IV l’Intoccabile.
E proprio le moderne “ecoballe” (un nome evocativo..) racchiudono in sé la stessa consistenza di un potere logoro ma coriaceo nella sua nefasta pervasività; ne portano l’odore e con il loro olezzo ne preannunciano la presenza, tra i liquami tossici di commistioni inconfessabili che sfuggono ad ogni possibilità di bonifica.
Perché se è vero che il denaro è “lo sterco del Diavolo” è dalla monnezza che i nuovi khan nella cleptocrazia delle libertà traggono le loro origini e nell’occultamento della medesima le loro fortune…
In una delle sue molte opere, Amedeo Benedetti (concittadino di Bondi e Verdini) spiega come l’inganno o la mistificazione consistano nella deformazione a proprio vantaggio della realtà altrui.
Un interessante esempio pratico lo si può leggere nell’analisi che l’economista ed ecologista Guido Viale fa dell’accoppiata Berlusconi-Bertolaso nella gestione delle emergenza rifiuti in Campania:

IL GRANDE BLUFF DEL TENDEM B&B
di Guido Viale

 «Occupandosi dei rifiuti in Campania, Bertolaso ha messo a punto gli ingredienti della successiva gestione delle emergenze da parte della Protezione civile: sequestro della popolazione “assistita”, militarizzazione del territorio, concentrazione di fondi e potere in una struttura che non risponde a nessuno, deroga alle leggi vigenti e, soprattutto, spettacolarizzazione di risultati tanto strabilianti quanto fittizi. Bertolaso era già stato commissario ai rifiuti campani nel 2006, ma se l’era squagliata dimettendosi; inseguito però da un’indagine giudiziaria che nel 2008, alla sua ricomparsa come Sottosegretario di Stato all’emergenza rifiuti lo stava portando diritto in galera. Come successe alla  sua collaboratrice Marta Di Gennaro, arrestata insieme a una dozzina di altri responsabili del disastro campano. Da diverse intercettazioni emergeva che i vertici della Protezione civile erano consapevoli di violare la legge e di non fare quello che sbandieravano… La Di Gennaro chiamava ‘merdaccia’ i rifiuti che in pubblico spacciava come “organico stabilizzato” per sistemarlo in discariche che non potevano accoglierlo. E cercava di far rimuovere un carabiniere onesto che si adoperava per documentare lo scempio. Un decreto ad personam con cui Berlusconi lo sottraeva al giudice naturale, aveva evitato a Bertolaso l’arresto, deviando poi il procedimento nel “porto delle nebbie” della Procura romana. Dal carcere, Marta Di Gennaro protestava: “Quello che ho fatto io lo ha fatto anche lui; e io l’ho fatto per lui. Perché allora io sono dentro e lui è fuori?”
Già, perché? Avrebbero potuto fermarlo in tempo.
Prima del ritorno di Bertolaso, comunque, il grosso del “lavoro sporco” era stato già fatto dal commissario nominato da Prodi: Gianni De Gennaro, che i galloni se li era conquistati al G8 di Genova. In mancanza di altre idee infatti si pensava che per gestire i rifiuti campani bisognasse “menare le mani”. De Gennaro non lo aveva fatto; aveva aperto due discariche illegali (Santarcangelo e Savignano) e, utilizzando l’esercito, aveva riempito di rifiuti mai più rimossi decine di impianti e di edifici dismessi. Quasi 300.000 tonnellate di rifiuti erano ormai state spostate dalle strade; ne restavano meno di 15.000. Bertolaso e Berlusconi se ne sarebbero attribuiti il merito, cominciando poi a riempire le discariche, belle e pronte, di De Gennaro. Poi, oltre a salvare Bertolaso, Berlusconi aveva disposto l’apertura di 11 nuove discariche, di 3 nuovi inceneritori (poi diventati 4, oltre a quello, mai finito, di Acerra), lo smantellamento di 7 impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti (un gioiello tecnologico, se mai qualcuno avesse voluto farli funzionare, in grado da soli di trasformare in materiali recuperabili tutti i rifiuti urbani prodotti in Campania) e il 50% di raccolta differenziata. Tutto entro il 2010! Troppa grazia. Sono misure tra loro incompatibili: o si brucia tutto (e anche per questo 5 inceneritori sono troppi), o si fa una buona raccolta differenziata (e allora da bruciare non resta quasi niente). O si butta tutto in discarica; magari in aree protette. O si trattano i rifiuti per ricavarne materiali riutilizzabili (e per questo i 7 impianti campani bastavano e avanzavano). Ma tutte insieme queste cose non si possono fare. E infatti non si è fatto niente.
Dei 5 inceneritori promessi ce n’è uno solo, che c’era già, e che funziona poco e male (le sue emissioni sono un “Segreto di Stato”). Delle 11 discariche ne è stata aperta una sola (Chiaiano) a ridosso di un ospedale, dell’abitato e di stupendi frutteti. È quasi piena.
La seconda di quelle previste, nel Parco del Vesuvio, è stata bloccata. Quelle di De Gennaro, ormai quasi piene, stanno franando. Delle altre non si parla neanche più. La raccolta differenziata si fa bene solo dove i Comuni l’hanno sottratta alle strutture commissariali. Altrove, come a Napoli, si sta tornando addirittura indietro. Gli impianti di trattamento meccanico biologico sono stati trasformati in frullini per tritare i rifiuti da inviare ad Acerra, o da trasformare in ecoballe. Le piramidi di rifiuti che costellano la regione sono ancora lì. Sversamenti e incendi di rifiuti tossici (il problema maggiore) continuano persino accanto agli impianti (siti strategici di interesse nazionale) presidiati dall’esercito; che non difende il territorio dalla camorra, ma Bertolaso dall’ira della popolazione, dalle indagini giudiziarie, dall’informazione.

Per due anni i media hanno dato credito al “miracolo campano” di Berlusconi. Ora, in attesa che i rifiuti tornino ad ammorbare le strade di Napoli, quel miracolo si è trasferito a Palermo.»

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LA TELA DEL RAGNO

Posted in Business is Business with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 marzo 2010 by Sendivogius

Ci sono autori che, confinati tra i polverosi scaffali delle biblioteche accademiche, andrebbero invece riscoperti e divulgati con pubbliche letture. Profetici quanto e più di Nostradamus, senza doversi inventare astruse quartine, sono sicuramente meno ermetici nelle loro previsioni e, soprattutto, ci azzeccano!
 È il caso di
Charles Wright Mills, un prof. texano (1916-1962) che indirizzò i suoi studi sui meccanismi che determinano la stratificazione sociale, soffermandosi in particolare sulle trasformazioni della struttura di classe, a superamento della vecchia concezione marxista.
L’opera di Mills è interessante per diversi motivi…
In primo luogo perché focalizza l’attenzione sull’emergente classe media di lavoratori dipendenti dei quali studia la psicologia sociale ed i valori di riferimento, sottolineandone l’individualismo conformista e l’intrinseca incapacità di porre azioni politiche organizzate.
In secondo luogo perché analizza la concentrazione elitaria del potere su base gerarchica, in riferimento agli intrecci economici e politici delle società capitalistiche. E facendo il verso ai teorici dell’oligarchia (Michels, con gli italiani Mosca e Pareto) arriva alla conclusione che “l’appartenenza al vertice del potere deriva da posizioni istituzionali che vengono occupate, con una continua osmosi fra gerarchie, da un gruppo ristretto per il quale esse diventano una sorta di bene ereditario”.

I gruppi di potere così strutturati si suddividono per sfere di interessi il controllo dell’apparato statale; di quello militare, che si regge sulle commesse pubbliche; e delle società da capitale, sempre più avviate a ritagliarsi un ruolo autonomo e correlato come potere a sé stante.
Requisiti fondamentali per la tenuta del gruppo (o delle ‘cricche’) sono una forte coesione interna, meglio se spalmata su base familiare, dettata dalla comune estrazione sociale e da un sistema di idee condivise.
Le elite, per loro stessa natura, tendono a riprodursi, attraverso una rete di relazioni personali, volte alla conservazione del potere acquisito, sulle basi privilegiate proprie del sistema oligarchico. Godono delle rendite di posizione, ma di proprio rischiano pochissimo. Inutile dire che l’oligarchia sta alla democrazia, come la merda sta alla cioccolata.

L’Italia è tutta un club. Un immenso Rotary. Il vero potere è nella corporazione. Nella rete. Per avere successo, o semplicemente garantirti un futuro certo, devi iscriverti.
(…) L’immobilismo è la chiave che permette alle lobby di beneficiare in eterno delle loro prerogative indiscusse. Così l’imperativo diventa: non cambiare, ancorarsi al passato e trasmetterlo alle nuove generazioni di eletti.
(…) La mediocrità si organizza in reti per due ragioni essenziali. In primo luogo da solo nessuno è mediocre: la mediocrità emerge se è possibile un confronto e se c’è competizione. Almeno in potenza. In secondo luogo le reti rafforzano e si nutrono della mediocrità rendendola ‘absoluta’, sciolta da tutto quello che non rientra nel suo mondo di riferimento, avulsa da chi non ne condivide le regole.
(…) Quando le reti lavorano per modificare la società, lo fanno soprattutto per adattarla alle proprie esigenze.

 Antonello Caporale
Mediocri
BCD – Milano 2008

In un paese curtense come l’Italia, consacrato all’immobilismo sociale ed al perseguimento del proprio particulare, l’origine primigenia del “potere” risiede in un semplice, ma fondamentale, principio di casualità: nascere nella famiglia ‘giusta’. Ogni sforzo futuro sarà la preservazione parassitaria di quanto ereditato per diritto di casta e la sua trasmissione ereditaria. A ciò si aggiunge un’oculata politica di alleanze, e la creazione di una rete interattiva di protezioni, coltivando le amicizie utili nel gruppo dei pari. Per questo esistono i Circoli privati e Club esclusivi (la massoneria è solo una loro proiezione esotica), i Cenacoli editoriali, e soprattutto la Curia pontificia. La captatio benevolentiae di qualche monsignore, ben inserito all’interno delle gerarchie vaticane, è fondamentale in una società clientelare che, dietro i paraventi della devozione religiosa, ammassa i denari sottratti a Cesare. Con i crediti giusti, pochi uomini di talento che rispondano ai requisiti della “Triple C” e che sappiano muovere con perizia i singoli pezzi possono gestire a piacimento il gioco.

IL CARDINAL VICARIO
 Colui che ha fatto della compenetrazione oligarchica un’arte, curando l’interazione armonica dei singoli segmenti, è sicuramente Gianni Letta: il raffinato maestro del cerimoniale di corte, il gran ciambellano degli occulti concistori tra politica e affari, il furbo cultore delle relazioni informali.
Perfetto erede del potere democristiano di fede dorotea, Letta è il Magister Officiorum dell’imperium berlusconiano. All’ombra dell’Imperatore, ha saputo costruirsi la sua personale rete di potere parallelo, che gestisce tramite i canali vischiosi della diplomazia sotterranea. In questo, Gianni Letta assomiglia molto a quegli spregiudicati cardinali dall’intelligenza sulfurea, che gestivano il regno per conto del Re Sole nella Francia dell’ancien regime. Del periodo l’affettato sottosegretario abruzzese (è nato ad Avezzano nel 1935) sembra conservare il gusto per le ciprie e le acconciature scolpite, che conferiscono al personaggio quell’aspetto plastificato da museo delle cere. Dunque falso.
Ma l’intrigante Visir del Sultano è anche l’architetto dell’eccezione permanente, strutturata nel ricorso esasperato alle “ordinanze” immediatamente esecutive e sottratte ad ogni vaglio preventivo di costituzionalità. Prodotto naturale di questi moderni decretalia regi  sono  i commissari straordinari: i nuovi Federali nel regime delle emergenze che, con un accorpamento di poteri senza eguali, esautorano gli equilibri del controllo democratico, in nome dell’urgenza per decreto. Fedele sacerdote della teologia del ‘fare’, Letta ha consolidato la sua influenza tramite un sistema capillare di proconsolati: collettori di affari e centraline di collegamento che trasformano le istituzioni in protettorati personali.

IL PRANZO È SERVITO
 Anfitrione d’eccezione, Gianni Letta ha reso la buona tavola molto più di un momento conviviale… Il luogo ideale dove il ragno tesse i fili impercettibili della sua tela… Come negli antichi banchetti, l’aristocratico sottosegretario ha trasformato la mensa domestica in naturale prosecuzione della politica e occasione per accordi trasversali. Famose sono le cene romane di casa Letta. Famosissima la cena del giugno 1997 che imbrigliò nel cosiddetto “patto della crostataMassimo D’Alema: lo stratega fallito delle guerre perdute.
Ma il culto per i piaceri della cucina è anche, e soprattutto, una lucrosa tradizione di famiglia…
Condurre un’impresa commerciale non è mai cosa facile. Certo, se puoi contare su appalti blindati e canali privilegiati, il lavoro sarà molto più semplice… Di sicuro, ne sanno qualcosa alla Relais le Jardin: il giardino nel cuore del ragno, per vecchie abitudini che non cambiano.
Relais le Jardin, azienda specializzata nel catering di lusso, è la fortunata creatura della famiglia Ottaviani. Esponenti del generone romano, già proprietari dell’hotel Byron al quartiere Parioli, gli Ottaviani hanno consolidato parte delle loro fortune nel mercato della ristorazione. A dirigere l’attività della Relais sono i rampolli del casato, Stefano e Roberto, ma ai fondamentali rapporti istituzionali provvede la consorte di Stefano Ottaviani, ovverosia Marina Letta e quindi, per interposta persona, l’onnipotente papà Gianni. Non è un caso che il catering di famiglia si sia aggiudicato le più ricche commesse pubbliche degli ultimi 10 anni, dai vertici internazionali ai ‘Grandi Eventi’ confezionati su misura per le necessità della ditta.
Alla Relais è stata affidata la cura delle mense, per rifocillare gli augusti convenuti agli inconcludenti (ma costosissimi) summit diplomatici, che riempiono l’album fotografico del Sultano.
Nell’ordine:
Il sanguinoso G-8 di Genova  (2001).
Il pacchianissimo vertice NATO a Pratica di Mare (2002), dove Re Silvio illustrava agli ospiti le gesta di Romolo e Remolo. Per l’occasione, la Relais incassò 414.000 euro.
La Conferenza intergovernativa di Roma (2003), per la firma dei Trattati europei.
I vari congressi tenuti durante il semestre di presidenza italiana della UE.
Il G-8 2009 nella caserma di Coppito (AQ), il più costoso ed inutile della storia, per il quale la Relais le jardin ha intascato dalla Protezione Civile di Bertolaso, la modica cifra di un milione e 65 mila euro.
Ad ogni buon conto, gli affari sono strettamente legati alle entrature del premuroso papà Gianni, tanto da poter dire che dove c’è Letta c’è Relais le jardin.
Promotore delle Olimpiadi a Roma per il 2016 (un’altra ghiotta cuccagna per speculatori e palazzinari di ogni risma), reggente per il consiglio d’amministazione dei Mondiali di nuoto di Roma 2009 durante i quali molto si è data da fare la cricca Anemone-Balducci (15 impianti privati su 17 sotto sequestro per abusi), Gianni Letta è l’uomo dei grandi Circoli sportivi della Capitale: vere confraternite per la cogestione sotterranea del potere.

GOLDEN CLUB
 Tra le sue molte iscrizioni, Letta è socio del Circolo Canottieri Aniene. Si direbbe in ottima compagnia, visto che tra gli illustri tesserati ci sono: Vittorio Silvestri, revisore alla Corte dei Conti; Gianni Petrucci, eterno presidente del CONI; i costruttori della famiglia Toti e soprattutto Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Casini ed editore de Il Messaggero. Caltagirone, con partecipazioni azionarie all’ACEA (sarà lui a beneficiare della privatizzazione dell’acqua a Roma), dopo aver scaricato l’accoppiata Veltroni-Bettini che pure l’avevano ingrassato fin quasi a scoppiare, è diventato il grande sponsor del sindaco Alemanno. Ma nel circolo si possono incontrare anche Giulio Andreotti; Cesare Romiti e Luca Cordero di Montezemolo; Angelo Rizzoli e Carlo Toto; Gianni Alemanno e Andrea Ronchi. E fino a poco tempo fa, pure Marrazzo.
Presidente del Circolo Aniene è Giovanni Malagò, altro grande esponente del potere trasversale, al quale il buon Gianni è legato da antica amicizia.
Ebbene, per conto del CONI, la Relais gestisce il Bar del Tennis al Foro Italico.
Per conto della FNI (Federazione Italiana Nuoto) si è aggiudicata l’appalto per le forniture ai Mondiali di nuoto (Giugno 2009).
Per il Comune di Roma sotto la podestà di Alemanno, la Relais provvede ai pasti in Campidoglio e organizza i servizi del cerimoniale del Comune. Fornisce i servizi di catering e caffetteria ai Musei Capitolini (canone annuo: 80.000 euro). Rifornisce la Fiera di Roma, le Scuderie del Quirinale. È presente nei servizi all’Ippodromo delle Capannelle, e non manca nella ristorazione della tribuna d’onore dello stadio Olimpico. Ma provvede a gestire anche i 6 bar dell’Auditorium di Roma nel cui CdA, guarda caso, siede Gianni Letta.

I ricavi della società gestita dal genero di Letta in pochi anni hanno superato i 20 milioni di euro l’anno. Tutti sanno che i proprietari sono gli Ottaviani, ma le quote societarie oggi sono in mano alla Immobiliare Villa Miani 90, dal nome del palazzo di via Trionfale che ospita congressi dei politici di ogni schieramento. Impossibile sapere di chi è la società: si finisce in un dedalo di sigle anonime del Lussemburgo e di altri paradisi fiscali come Tortola e le Bahamas.”

 ‘No Letta No Party’
di Emiliano Fittipaldo
 L’Espresso – 26 febbraio 2010

Ispiratore e promotore delle ordinanze che trasformano la Protezione civile in un network di commissari proconsolari alle sue dirette dipendenze, Gianni Letta ha costruito attraverso la formula dei “Grandi Eventi” una ragnatela dalle mille opportunità. Testa di cuoio di questo progressivo scardinamento democratico, è il suo plenipotenziario alla Protezione Civile: Guido Bertolaso, “il Batman arrogante e litigioso dei cataclismi” (Massimo Falcioni), avviato verso l’empireo degli onnipotenti.

CHERCEZ LA FEMME
 La pioggia di miliardi che si è riversata nelle casse della nuova Protezione civile, sciolta da ogni controllo preventivo e con totale libertà di spesa, è una greppia troppo ghiotta, per starci lontano. Tuttavia, ci sono persone con le quali il felpato Letta evita accuratamente ogni contrasto, perseguendo le rodate vie della cooptazione condivisa, in vista dei comuni interessi. È il caso di Umberto Vattani, l’inamovibile presidente dell’ICE.
[Di Vattani & Family abbiamo già parlato QUI.]
Le fortune della Relais le jardin sono infatti strettamente correlate con la Triumph di Maria Criscuolo, general contractor negli eventi organizzati dalla Protezione civile. Insieme, le due aziende hanno creato il consorzio NEXXI e monopolizzano la quasi totalità dei servizi catering, legati ai meeting di Stato.
La Criscuolo, 48 anni, ex interprete dell’ambasciatore USA in Vaticano, insieme a Vattani ha gestito l’accoglienza al G-8 di Genova. Un’esperienza imprenditoriale che per l’intraprendente ambasciatore col pallino per gli affari si risolse in un crack colossale. Sulle gesta di Vattani potete leggere QUI e anche se purtroppo l’articolo originale non è più disponibile, qualcosa si può comunque recuperare…

«Le toghe rosse sono sempre in agguato. E, visto che Silvio Berlusconi è un osso duro, se la prendono con un pover’uomo come l’Ambasciatore Umberto Vattani che, dopo una carriera brillante e prestigiosa all’ombra di consolati e ambasciate, è ora alla guida dell’ICE, l’ente che sviluppa e promuove i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero e l’Italia nel mondo. Vattani è un italiano vero: generoso, elegante, simpatico. Un infaticabile servitore dello Stato. Ai tempi del governo di centrosinistra, contribuì con grande fatica ad evitare che l’Italia avesse la grave seccatura di divenire membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E durante il governo Berlusconi si prodigò in ogni modo per non informare l’allora ministro Frattini dell’uccisione di Quattrocchi in Iraq, mandandolo in diretta allo sbaraglio a “Porta a Porta” a negare il fatto mentre le agenzie di stampa avevano già battuta la notizia. Insomma, un uomo senza pari, anche se con molti dispari. Forse è per l’invidia degli uomini cattivi di cui è pieno il mondo che su quest’uomo tutto di un pezzo ogni tanto sono piovute accuse tanto ingiuste quanto infamanti. Una volta un tale insinuò in Parlamento che all’epoca del G8 di Genova, Vattani, gestore dell’evento, affidò ad un semisconosciuto armatore greco-genovese, Georges Poulides, l’appalto per le navi che ospitarono 7 degli 8 grandi della terra, per un costo per lo stato di 6 miliardi e mezzo di vecchie lire, e casualmente subito dopo fondò assieme a lui una Fondazione (la “Fondazione festival”) per l’organizzazione di eventi mondani e di crociere di lusso. Purtroppo l’iniziativa naufragò miseramente con un crack da 800 milioni di euro, 300 lavoratori licenziati, 260 imprese non pagate per le forniture, una ventina di banche con crediti non saldati, migliaia di turisti che ancora chiedono (sfrontati!) il rimborso degli anticipi versati. Tutte calunnie, naturalmente. Ma le calunnie sono come le ciliegie: una tira l’altra. E così, ecco il nostro povero ambasciatore coinvolto in un’inchiesta della procura di Potenza su una cordata di imprenditori associati nell’iniziativa E-noi, con la quale si voleva commercializzare il gas tunisino in Italia. Nel corso delle indagini, violando la sacrosanta privacy di tanti onesti cittadini, furono disposte numerose intercettazioni che nominavano Umberto Vattani, allora segretario generale della Farnesina, riguardo presunti favori e relativi compensi. Umberto Vattani naturalmente non conosceva nessuno di questi signori, anche se li incontrò – ovviamente per puro caso – il 20 febbraio 2003 all’Harry’s Bar di Via Veneto. Dando credito a queste calunnie infamanti quel pazzo comunista del Pm Woodcock aveva chiesto addirittura l’arresto del povero ambasciatore-martire. Per fortuna, il giudice per le indagini preliminari respinse la richiesta di arresto e passò tutto l’incartamento nelle nebbie della procura di Roma. Fu proprio durante l’indagine sul gas tunisino che i finanzieri del Gico ebbero l’autorizzazione di intercettare le conversazioni telefoniche del nostro povero ambasciatore. Una indegna intrusione nella privacy di quest’uomo retto e tutto di un pezzo. Questi ficcanaso registrarono qualche piccola, breve e insignificante telefonatina. Precisamente 264 telefonate per una durata complessiva di 52 ore e 26 minuti, con un costo di circa 25 mila euro, fatte da Umberto Vattani, sempre come Segretario generale del Ministero degli Esteri verso gli uffici di Bruxelles. Il nostro ambasciatore aveva lavorato in quegli uffici, e ne serbava un ricordo meraviglioso. Per questo telefonava “a spese dello Stato più volte e a qualunque ora, anche di sera tardi e nei giorni festivi” ad una gentile signora che lavorava in quell’ufficio: per ricordare con lei i bei tempi andati. Purtroppo le donne italiane sono belle, ben odoranti e benvestite, ma non sempre gradiscono le offerte dei cavalieri. La signora non cedeva, e Vattani continuava a telefonare. E quegli insensibili dei sostituti procuratori Angelo Antonio Racanelli e Giuseppe De Falco ne chiesero il rinvio a giudizio: perché “l’alto funzionario della Farnesina avrebbe abusato della relazione d’ufficio per compiere le telefonate per motivi libidinosi e quindi biasimevoli“. La signora, sentita dai magistrati in istruttoria, si rivelò effettivamente un po’ infastidita dalla continue chiamate dell’ambasciatore. Ma si sa come siamo noi italiani: l’uomo è cacciatore e ha il diritto di chiedere. Quindi, il GUP decise di archiviare l’accusa per molestie. Che per discolparsi disse “da una semplice lettura delle conversazioni risulta la mancanza di qualsiasi costrizione e il tono assolutamente scherzoso delle telefonate stesse”. Le telefonate c’erano, ma erano un innocente scherzetto. E poi, come dice un vecchio detto, Ambasciator non porta pene! Il GUP però non archiviò le accuse per peculato e rinviò a giudizio il povero Vattani: perché le sue telefonatine l’Ambasciatore avrebbe almeno dovuto farle a sue spese. La storia non finì qui. Gianfranco Fini, allora ministro degli esteri, saputo del coinvolgimento dell’alto funzionario in questa vicenda, e anche se era sicuro della buona fede di Vattani, decise a malincuore di prendere i “provvedimenti del caso“. Impietosito dal fatto che si trattava pur sempre di un bravo ed onesto padre di famiglia (i bravi italiani tengono sempre famiglia), e soprattutto pensando che dalle escort all’export la differenza non è poi molta, il “provvedimento del caso” fu la decisione di nominare l’ambasciatore rinviato a giudizio per peculato alla presidenza dell’Istituto per il Commercio Estero. Il nostro povero ambasciatore come tutti gli innocenti, in questi anni ha cercato di difendersi dalle false accuse costruite ad arte contro di lui dalle toghe rosse. Ha dimostrato, ad esempio, che è normale che i diplomatici all’estero facciano un po’ di confusione con l’imputazione delle spese, e che comunque lui, con grande rettitudine, le aveva rimborsate. Solo che – forse per la troppa ansia di dimostrare la sua innocenza – portò in procura la documentazione dell’avvenuto pagamento di 11.650 euro per telefonate che nulla centravano con il caso in questione. Mettendo nei guai anche un altro povero innocente, il capo contabile della sede diplomatica di Bruxelles, Bernardo Salaparuta, incriminato a sua volta per falso e favoreggiamento nei confronti di Vattani perché secondo la procura “i tempi dei pagamenti non corrispondevano, erano stati fatti quando già le indagini erano partite”. Una coincidenza, naturalmente, ma i magistrati comunisti non ci hanno voluto credere. Vattani comunque, incurante del processo e con la coscienza limpida di chi nulla deve temere, ha continuato a portare l’immagine dell’Italia nel mondo: un plurindagato, in attesa di giudizio, guascone e cacciatore di belle donne. Insomma, un perfetto italiano degli anni 2000. Nel frattempo ha lavorato alacremente sulla vicenda dell’Expo 2015 e, da bravo italiano che si rispetti, ha avuto l’immensa soddisfazione dell’importante incarico assegnato ad un ragazzo di nome Mario Andrea Vattani, uno che chiama l’ambasciatore Umberto Papy, e che Gianni Alemanno ha nominato, per la modica cifra di 488 mila euro annui, Consigliere Diplomatico per le relazioni internazionali del Sindaco di Roma


La TRIUMPH è una srl che organizza eventi a livello internazionale ed è attiva sul mercato dal 1986, quando la società si occupava della ristorazione nei convegni di medicina per poi specializzarsi in comunicazione promozionale e grandi eventi. Ciò vuol dire che la Criscuolo, che si definisce “imprenditore di prima generazione”, ha avviato la sua attività poco più che ventenne. Lei stessa la racconta così:

Ho iniziato 21 anni fa nel mondo dell’organizzazione degli eventi e della comunicazione, oggi presiedo un gruppo che è presente in Italia, in Belgio e in Cina, che si occupa di comunicazione intesa come comunicazione integrata, nel senso che all’interno del gruppo ci sono una serie di realtà aziendali che vanno dal mondo dell’organizzazione congressuale, al mondo della comunicazione intesa come comunicazione di prodotto, a tutta quanta l’organizzazione di eventi istituzionali, quelli che magari si vedono in televisione, quali il G8, il vertice della NATO, il semestre di presidenza. Fino ad una compagnia di viaggi che fa prevalentemente incentivazione, dunque nella realtà è una incentive house per aziende e a un quarto settore, assolutamente importante, che oggi è anche molto di moda, che è quello della promozione integrata tra la promozione di prodotto e la produzione territoriale, quello che noi diciamo oggi ‘promuovere il made in Italy’, che sarebbero più realtà insieme.”

  (23 agosto 2007)

E che è prerogativa di Umberto Vattani (aggiungiamo noi). Con un centinaio di dipendenti la società fattura circa 28 milioni di euro all’anno. Una parte davvero cospicua dei guadagni arriva però con le commesse della Protezione civile, tant’è che al famoso vertice a Pratica di Mare (27/05/2002), la Triumph si porta a casa la bellezza di 7 milioni 45 mila euro soltanto per le attività connesse all’organizzazione, gli allestimenti, la ristorazione, le fotocopiatrici, gli interpreti. E ne rigira 414.000 alla RLJ degli Ottaviani. Nel recente G-8 de L’Aquila, pare che le due società si siano ritagliate un milione a testa. Naturalmente, tutti gli appalti avvengono per assegnazione diretta e senza gara.
Soprattutto, il Gruppo Triumph naviga nell’orbita della Compagnia delle Opere, braccio economico di Comunione e Liberazione. E proprio i favori a CL sono costati a Letta, nel novembre 2008, una denuncia per turbativa d’asta e truffa aggravata, in merito alla fornitura di pasti ai centri di prima accoglienza per gli immigrati richiedenti asilo.

Il Caso FIORI
 Tra i protege di Letta e Bertolaso c’è sicuramente Marcello Fiori, 50 anni, attualmente dirigente presso la Presidenza del Consiglio. Le fortune di Fiori conoscono una svolta per grazia ricevuta, in concomitanza col Giubileo del 2000. Successivamente, approda nei munifici uffici della Protezione a guida Bertolaso, fino a diventare responsabile dell’Ufficio Emergenze.
Nel febbraio 2009 (ordinanza n. 3742) Bertolaso lo fa nominare “Commissario delegato per la realizzazione di interventi urgenti e necessari per il superamento di grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei”. La carica prevede deroghe amplissime al codice degli appalti e dei regolamenti urbanistici, con un portafoglio già stanziato di 40 milioni di euro. Sono tutti soldi sottratti al ministero dei Beni Culturali ed alle Sovrintendenze archeologiche. Ma gli obiettivi sono fumosi e privi di indirizzo, a parte caldeggiare l’ingresso dei privati nella gestione del patrimonio culturale nazionale. E in tale prospettiva, l’iniziativa può essere riconducibile ad un più ampio programma di privatizzazione, che non riconosce ai beni artistici nessun valore se non quello d’uso.
Il 30/07/09 i poteri del Proconsole vengono ulteriormente ampliati con l’ordinanza 3795 che esautora di ogni funzione le Sovrintendenze di Pompei e di Napoli, “per il superamento della situazione di emergenza” che (opportunamente) continua a restare indefinita. Per questo, dopo più di un anno e svariati milioni già spesi, viene istituita una ‘Commissione d’indirizzo’ dalla quale vengono escluse le sovrintendenze!
È una sorta di esperimento in progressione, che continua tutt’ora: militarizzazione del territorio, discontinuità democratica, prosciugamento delle prerogative degli enti territoriali, eccezione normativa.
Marcello Fiori è il tipico esponente di quella rete trasversale, che troppo spesso incrocia il cammino del Cicoria e degli ex Margheriti

Fiori ha una laurea in lettere e nessuna esperienza con alluvioni e terremoti. Un passato di portavoce dell’Acea, l’Azienda elettrica di Roma, nel 2007 è segretario generale del ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni.
Il suo nome appare il 22 marzo 1999 in una lettera di raccomandazione firmata da Francesco Rutelli, di cui allora è vice capo di gabinetto. Il sindaco-commissario per il Giubileo chiede al segretario generale della presidenza del Consiglio, Paolo De Ioanna, di affidare a Fiori l’incarico «di coordinare le attività nell’azione di lotta al degrado ambientale, ai fini della salvaguardia del decoro nella città di Roma». Sospinto da Rutelli e Bertolaso, farà strada. Fino ai rifiuti di Napoli. Prima però Fiori diventa responsabile dell’ufficio emergenze della Protezione civile. La notte del 26 dicembre 2004 la sala operativa di via Vitorchiano lo sveglia per avvertirlo del fortissimo terremoto registrato dai sismografi di tutto il mondo e del successivo maremoto. Dove? In Indonesia, rispondono dalla sala operativa. Va bene, buona notte.
Qualche ora dopo Gianni Letta, chiamato dal ministero degli Esteri, butta giù dal letto Bertolaso che ancora non sa nulla. La regola prevede che sia il capodipartimento ad informare il governo. Questa volta succede il contrario. Ci sono migliaia di turisti italiani ed europei di cui non si hanno più notizie. Bertolaso vuole fare tutto da solo. Gestisce i soccorsi e i 16 milioni e 156 mila euro raccolti dagli italiani con l’idea degli sms. Snobba perfino il ministro degli Esteri. Il capo della Protezione civile fa decollare due Canadair del servizio antincendio, Can 23 e Can 24. Sono aerei inadatti alle operazioni di lungo raggio. Non superano i 365 chilometri orari di velocità e le 6 ore di autonomia. Quanto tempo impiegano per arrivare in Sri Lanka lo racconta una scheda sul sito della presidenza del Consiglio: «Partiti dall’Italia il 31 dicembre e arrivati a destinazione dopo quattro giorni di volo». L’aereo è progettato per scaricare acqua. Non ha spazio per trasportare materiali. Così a ogni missione vengono recapitate soltanto 6 tende. Alla fine i piloti accumulano 452 ore di volo di cui 59 ore per distribuire soltanto 250 tende. Al costo di esercizio di un Canadair: 14 mila euro l’ora. Guido Bertolaso non parla mai più del dovuto. Quando davanti al consiglio comunale della Maddalena un rappresentante del Pdl critica i metodi di affidamento degli appalti, lui lo interrompe: «Lei è pregato di misurare le parole… Io posso anche fare direttamente degli esposti alle autorità competenti, per le affermazioni ingiuriose nei confronti di un rappresentante del governo. Sia ben chiaro»

 Protezione Civile Super S.p.A.
 Fabrizio Gatti
 L’Espresso, n. 52 del 29 dicembre 2009

Il demenziale utilizzo dei Canadair in trasvolata continentale, non è una boutade legata alla tragicità comica del caso, perché l’impiego dei CL-145 costituisce un aspetto importante nel business dei protetti di Letta e un capitolo di spesa fondamentale nei bilanci della Protezione Civile, ridotta a braccio armato di questo  nuovo potere oligarchico.
È un argomento del quale torneremo ad  occuparci  quanto prima…

 Continua.

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«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»

 Procura di Firenze
 Ordinanza di Custodia cautelare
 Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010

In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…

LA CRICCA DELLA FERRATELLA
 Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
 Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
 G-8 La Maddalena 2009;
 Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:

DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO:  Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]

In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:

Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?

Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col
CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.

L’OMBRA DELLA CAMORRA
 A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:

Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).

Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.

Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.

“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
 Intercettazione del 22/03/08

L’ALLEGRO CONSORZIO
 Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A(BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.

  Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:

«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano

A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al
“Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
 messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
 messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
 restauro della Caserma Pasquali
 realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).

♥  I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:

Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.

Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.

E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, Paese del Sole Immobiliare, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.

E alla fine arriva Giampi…
 Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…

«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»

 “I COMPARI E LA TRIARCHIA”
 Giuseppe D’Avanzo
 La Repubblica – 19/02/2010

Intanto L’Aquila marcisce…

Indice delle puntate precedenti:
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA

 E continua…

 homepage

L’UOMO CON LA TUTA

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Forse ho avuto troppa fiducia nei confronti di certe persone e qualche cosa può essere sfuggita…
E’ chiaro che abbiamo dovuto correre e quindi non sono forse stato in grado di controllare puntualmente, giorno per giorno, tutte quelle che erano le attività che dovevano essere portate avanti…
In questo contesto qualcosa può anche essere stata fatta male
…”
  Guido Bertolaso (12/02/2010)

Ciò accade perché il dott. Bertolaso, nel duplice ruolo di capo-dipartimento della Protezione Civile e sottosegretario di Governo, è stato sovraccaricato da una serie infinta di mansioni talmente vaste che, per essere espletate tutte, richiederebbero come minimo un esercito di cloni, o un Eracle redivivo ed un aedo per declamare in versi cotali gesta.
Si tratta di un’investitura totale, su tutti i fronti dell’emergenza (vera o presunta tale) dilatata a prassi organica di governo e di intervento, senza limiti di spesa né di azione: “dalle leggi sulla trasparenza, sui requisiti dei contratti, sulla concorrenza, sugli appalti, sulla pubblicazione dei bandi, sugli avvisi, sugli inviti, sulle verifiche archeologiche, sulle varianti, sui termini, sulla selezione delle offerte, sull’adeguamento prezzi, sulla progettazione”.
Si parte dalle calamità naturali (terremoti, frane, alluvioni) per arrivare alla mondanità dei “Grandi Eventi”, attraverso l’uso e l’abuso del carattere d’urgenza: dagli eventi sportivi alle celebrazioni religiose, fino ai viaggi del papa; dalla viabilità stradale ai trasporti… Sono ‘eventi’ ampiamente previsti che poco o nulla c’entrano con la gestione dell’emergenza, ma che molto hanno a che fare con i cordoni della borsa, con l’immancabile corollario di piccole e grandi opere da realizzare.
Dalla  nomina di Bertolaso a capo della Protezione Civile, fino al gennaio del 2010, la presidenza del Consiglio ha emesso 620 “ordinanze emergenziali”, di cui solo una parte riferita a calamità naturali, con una spesa complessiva intorno ai 10 miliardi di euro.
Nel solo 2009, le opere d’emergenza sono state 78.
Non male per un Paese in recessione, che lascia milioni di disoccupati senza nessuna copertura economica, che distrugge la scuola pubblica e privatizza anche l’acqua pur di fare cassa!
Facciamo alcuni esempi…

Cerimonie religiose:
 19 Aprile 2002. Canonizzazione di Padre Pio
 24 Luglio 2002. Canonizzazione di José Maria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei
 1 Ottobre 2003. Beatificazione di Teresa di Calcutta
 22 Aprile 2008. Anno giubilare Paolino
A questi si aggiungono l’incontro nazionale dell’Azione cattolica a Loreto con il papa (2004), i funerali del papa nel 2005 e l’incontro a Loreto (nel 2007) col nuovo papa Benedetto XVI. le celebrazioni per il 400° anniversario della nascita di San Giuseppe da Copertino, in provincia di Lecce, avvenute recentemente. La relativa copertura finanziaria per i capitoli di spesa è stata affidata alla Protezione Civile, con un apposita ordinanza “emergenziale” (la n.3356) data l’eccezionalità dell’evento. E sempre alla Protezione Civile verranno affidati i fondi per il Congresso Eucaristico nazionale, previsto ad Osimo (Ancona) dal 4 all’11 settembre 2011, che costerà al pubblico erario l’esborso di qualche altro centinaio di milione di euro, tramite i soliti appalti riservati e senza gara, come sempre a cura della Protezione Civile.
Per la serie “libera Chiesa in libero Stato”..!

Competizioni sportive:
Torino, 19 Giugno 2005. Giochi Olimpici invernali.
Roma, 14 Ottobre 2005. Campionati di nuoto.
Inoltre ci sono stati i mondiali di ciclismo (Varese 2008), i “Giochi del Mediterraneo” a Pescara (2009), i mondiali di nuoto per “Roma 2009”, le regate della “Vuitton Cup” in Sardegna (2009-2010) ed a Trapani (2007).
Sono previsti interventi futuri nel caso delle eventuali Olimpiadi a Roma e  per  quella grande pagliacciata della F.1 nel neo-circuito dell’EUR.

Viabilità ordinaria:
 Cantieristica per l’ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-ReggioCalabria
 Asfaltatura delle strade e costruzione delle rotonde a Varese e dintorni per i mondiali di ciclismo nel 2008
 Regolazione del traffico a Napoli e, dulcis in fundo, del transito di gondole e vaporetti a Venezia

Il dipartimento della Protezione civile è impegnato anche nella gestione degli appalti per l’Expo di Milano nel 2015 e competente per il cosiddetto “Piano carceri” con la realizzazione di nuovi edifici di edilizia carceraria, senza dimenticare le costruzioni per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011).

Questo avviene perché le prerogative della Protezione Civile sono state estese a tal punto da diventare onnicomprensive, con l’accorpamento delle competenze e l’abuso delle deleghe straordinarie, nella figura unica del capo-dipartimento. A quest’ultimo sono stati attribuiti enormi poteri decisionali, rimessi a criteri discrezionali svincolati da ogni controllo, secondo il principio di necessità regolato in esclusiva dall’emergenza del momento cogente.
E in nome dell’eccezione permanente ci si immunizza dalla legge… Si firmano ordinanze, si fanno scelte inderogabili, si impongono direttive in deroga alla normativa vigente nell’eccezionalità della regola.

«Oltre alle frane, agli incendi, ai terremoti e alla “monnezza” napoletana, furono emergenziali nei mesi scorsi i lavori per oltre 300 milioni affidati in molti casi a imprese «amiche» per il G8 della Maddalena, alfine trasferito a L’Aquila. E lo furono anche i mondiali di nuoto, insieme alle gare calcistiche, ai party di Stato, ai viaggi del Papa, alle regate veliche, al traffico di gondole in laguna, agli alberghi di lusso, agli scenari di cartapesta, come quello che approntò personalmente il premier con reminiscenze dell’antica Roma e che a Pratica di Mare lasciò interdetta l’intera diplomazia internazionale convenuta al vertice Nato-Russia.
Nel paese di B&B, la perfetta coppia Berlusconi & Bertolaso benedetta da Gianni Letta, tutto è ormai emergenza…
(…) Negli anni del berlusconismo, dalla cultura dell’emergenza è scaturita una sorta di scienza del potere incontrollato in deroga a tutte le norme di legge, un blocco di potere indistruttibile, segreto, libero da regole, che in meno di un decennio ha speso come ha voluto qualcosa come 10 miliardi di euro e che si appresta a spenderne molti altri per la “Louis Vuitton World Cup”, prevista la prossima primavera alla Maddalena per tentare di giustificare i 327 milioni già bruciati, per il piano straordinario delle nuove carceri lanciato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, per gli ospedali calabresi e chissà per quale altra opera emergenziale che si aggiungerà alle 78 deliberate per decreto nel corso del 2009.»

  Il Grande Regno dell’Emergenza
  Alberto Statera
  La Repubblica (11-02-2010)

Il commissario straordinario dell’eterna emergenza è sempre lui, Guido Bertolaso.
Super-Guido vanta una parentela importante col cardinale Camillo Ruini, che lo introduce nel sottobosco del potere democristiano… dal divo Giulio, fino a mettersi sotto la cappella protettiva di Gianni Letta: gentiluomo di Sua Santità e ombra intrigante del Cavaliere. Sacro e Profano.

«Fu Giulio Andreotti a mettere gli occhi su di lui. Mentre l’Unicef gli proponeva di ritornare in Somalia, il ministro degli Esteri gli offrì di entrare nel settore della cooperazione come capo dell’assistenza sanitaria dei Paesi in via di sviluppo. Bertolaso restò alla Farnesina finché vi rimase il divo Giulio (‘un maestro’). Un passaggio agli Affari sociali come capo di gabinetto. Poi lo chiamò la giunta di Roma guidata da Francesco Rutelli: doveva far girare la macchina dell’ospedale Spallanzani. Tempo un anno e il sindaco Rutelli gli mise in mano l’organizzazione del Giubileo del 2000.
(…) Fu la sua grande vetrina. Gianni Letta lo prese sotto la sua ala. E nonostante avesse collaborato alla campagna elettorale di Rutelli, nel 2001 Silvio Berlusconi lo piazzò a capo del Dipartimento della protezione civile. Dal Divo al Piacione al Cavaliere: un tragitto pieno di svolte a “U” destinato a proseguire, perché Bertolaso continuò a indossare la tuta con gli stemmi tricolori anche sotto Romano Prodi. E il regista delle emergenze diventa un personaggio popolare.
(…) Le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, l’esercito di volontari gli obbediscono compatti. Un uomo-ovunque, un giocatore a tutto campo»

  Stefano Filippi – 8 aprile 2009

Medico specializzato in malattie tropicali, il dott. Bertolaso sembrava avviato ad una brillante carriera tra la Farnesina e l’Unicef. Infatti, le sorti progressive e magnifiche di Guido alla Protezione civile cominciano tardi, nel 2001, ad eccezione di una breve parentesi sotto il governo Prodi (1996-1997). La sua grande occasione arriva con l’indulgenza plenaria dell’anno 2000, quando viene nominato vice Commissario vicario per il Grande Giubileo. In tale circostanza, il super-Guido si conquista l’appoggio interessato dell’allora sindaco di Roma: Francesco Rutelli, l’ex tutto all’epoca conosciuto come “Er Piacione” prima che in seguito ad una dieta radicale venisse ribattezzato “er Cicoria”.
Sempre durante il Giubileo del 2000, Bertolaso conoscerà un altro compagno di viaggio che lo affiancherà a lungo negli anni felici alla Protezione civile; si tratta di Angelo Balducci, anche lui Gentiluomo di Sua Santità, nelle grazie del cardinale Crescenzio Sepe.

URBI ET ORBI
  Chiamato a fronteggiare le più svariate calamità per conto della Protezione Civile, tanto per non restare indietro, il supercommissario Bertolaso monitorizza pure l’attività lavica dei vulcani delle Eolie e controlla le aeree marittime di Lampedusa, fino ai rischi connessi all’inquinamento bio-nucleare. A tempo perso, dovrebbe occuparsi altresì di archeologia e patrimonio culturale…
Su proposta dell’evanescente ministro-poeta Sandro Bondi, nel 2008 super-Guido viene nominato commissario straordinario per l’area archeologica di Pompei e, già che c’era, pure per quella romana: dagli scavi di Ostia antica al complesso dei Fori, contro l’opinione delle soprintendenze di competenza, del Consiglio superiore dei beni culturali, e di quattromila fra professori universitari e studiosi italiani e stranieri. Lo zio Fester-Bondi capisce di arte come un criceto di elettrotecnica… e questa non è una colpa. Il dramma è quando i lacché di Palazzo diventano ministri per i servigi prestati nel boudoir di corte.
A dire il vero, al mitico Guido è stata delegata anche la messa in sicurezza degli edifici scolastici, specialmente dopo il crollo della scuola di Moncalieri. Ma poi i fondi stanziati pare abbiano prese altre direzioni… Evidentemente la vita degli studenti non è una priorità.

PROTEZIONE CIVILE S.p.A.
  La vastità degli incarichi conferiti a Bertolaso deve esser sembrato ancora troppo poco perché insieme a Gianni Letta, gran ciambellano di corte e suo principale protettore politico, si fa promotore (per interposta persona) dell’ennesimo decreto-legge (DL 195 del 30/12/09) di marca governativa, che estende a dismisura i poteri già ampiamente concessi al capo della Protezione Civile.
Salvo le annunciate modifiche, l’Art.16 prevede la costituzione di una super-struttura alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi), che in sacra trimurti col suo Segretario generale (Gianni Letta) e col Capo Dipartimento (Guido Bertolaso), nomina il consiglio di amministrazione della nuova S.p.A e decide insindacabilmente sulle politiche di indirizzo e sugli interventi strategici, come se la Protezione Civile fosse una sua personale creatura aziendale.

 Art. 16,1:  Al fine di garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del medesimo Dipartimento è costituita una società per azioni d’interesse nazionale denominata: «Protezione Civile servizi S.p.A.», con sede in Roma.

 Art. 16,2:  Il capitale sociale iniziale della Società è stabilito in un milione di euro ed i successivi eventuali aumenti del capitale sono determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Le azioni della Società sono interamente sottoscritte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che esercita i diritti dell’azionista e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi. 

 Art. 16,3:  La Società, che e’ posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile ed opera secondo gli indirizzi strategici ed i programmi stabiliti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento nazionale della protezione civile, ha ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per il medesimo Dipartimento, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, e ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la progettazione, la scelta del contraente, la direzione lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonche’ l’acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale

È un fiume inesauribile di denaro pubblico in libero deflusso. In nome della tempestività di intervento e sblocco dei cantieri, si svuotano progressivamente le funzioni dei Comuni e degli Enti locali. Si depotenziano gli organismi di vigilanza e si allentano i controlli. Si umiliano le Sovrintendenze archeologiche. Ci si sovrappone alle strutture di competenza già esistenti: ANAS; Capitanerie di Porto; Croce Rossa; Vigili del Fuoco; Esercito e forze di Polizia…
Tutto il possibile nelle mani di uno solo che dovrebbe valutare, decidere, assegnare, controllare e pagare… È Guido Bertolaso, il commissario straordinario pluridelegato che ogni cosa gestisce.
La Protezione Civile tramutata in protettorato personale del Presidente del Consiglio, sotto il proconsolato di Bertolaso, emanazione e braccio operativo dell’Imperatore.

“Bertolaso ha trasformato la Protezione civile in una macchina per creare consenso. Anche tra gli imprenditori. Basta leggere i bilanci della società privata che dal 2001 in poi ha vinto tutti i principali appalti per l’organizzazione finale dei grandi eventi. È una srl con appena 35 mila euro di capitale. Si chiama Gruppo Triumph e ha sede a Monte Mario a Roma.
A capo del gruppo c’è una ex interprete dell’ambasciatore Usa in Vaticano, Maria Criscuolo, 47 anni, ben addentro al potere. Dal centrodestra al centrosinistra. Da Gianni Letta a Walter Veltroni. E anche nella Santa Sede. Maria Criscuolo guadagnava bene già nel 1994, con un fatturato in lire equivalente a 632 mila euro. Spiccioli rispetto a quanto fattura ora: 28 milioni 32 mila 705 euro, secondo i bilanci 2008 delle sue società a responsabilità limitata. Guido Bertolaso non bada a spese quando c’è da fare bella figura. Per il vertice Nato-Russia del 27 maggio 2002 a Pratica di Mare, alle porte di Roma, la Triumph di Maria Criscuolo incassa dalla Protezione civile 7 milioni 45 mila euro soltanto per le attività connesse all’organizzazione, gli allestimenti, la ristorazione, le fotocopiatrici, gli interpreti. Per preparare i due giorni di incontri, a cui partecipano Vladimir Putin e George Bush, il dipartimento di Bertolaso firma contratti per 36 milioni 284 mila euro. E nel resoconto non mancano cifre curiose. Come i 74 mila euro per il «facchinaggio da Pratica a Castelnuovo e trasporto statue»: 69 chilometri al costo di 1.072 euro a chilometro. Oppure il milione di euro per il taglio di prato e siepi, i 662 mila per la «riqualificazione del circolo ufficiali», i 21 mila per la «pedana per giornalisti», i 457 mila per la «consultazione dei notiziari di agenzia», i 42 mila per gli «annunci viabilità», i 17 mila per la stampa di menù e inviti.”

Protezione civile Super SpA
Fabrizio Gatti
L’Espresso, n. 52 del 29 dicembre 2009

E mentre migliaia di volontari si spaccano la schiena su e giù per l’Italia, consumando le proprie ferie al servizio del prossimo, ai vertici del Dipartimento si lavora per trasformare la struttura in un bulldozer del consenso organizzato e della clientela strutturale, a servizio permanente dei ras della politica.
Le anomalie nella gestione del Dipartimento ed il relativo abuso delle ordinanze sono talmente abnormi da suscitare critiche spietate, persino dove meno te le aspetti…

«C’è una vera e propria dittatura in atto. Una dittatura senza un dittatore in carne e ossa, certo. Ma comunque pericolosa, invasiva, ossessiva, opprimente e asfissiante come tutte le vere dittature. È la dittatura dell’emergenza. Un potere totale che, come previsto da George Orwell, conquista le coscienze, ruba le speranze, annulla il futuro e incatena a un infinito presente senza storia, senza passato e senza prospettive. È una dittatura psicologica, tutta culturale, che prende il via dalle cronache quotidiane dei giornali e, soprattutto, dei telegiornali: emergenza caldo, emergenza freddo, emergenza umidità, acqua alta, siccità, emergenza stupri, emergenza scippi, criminalità, immigrazione, emergenza traffico, emergenza buche, influenza, inquinamento e così via.
Una dittatura che, come in uno stato totalitario, uniforma tutto a se stesso e fa diventare tutto emergenza, anche ciò che emergenza non è: anche se sono problemi atavici (c’è chi parla di emergenza mafia!) o al contrario, se sono piccoli preoccupazioni di tutti i giorni. Lo sanno bene gli uffici comunali che sono invasi dai fax della protezione civile: ogni giorno ha la sua emergenza, fosse anche quella della pioggia, o della nebbia…E le leggi si fanno solo in nome dell’emergenza.
(…) Non c’è dittatura che si rispetti senza l’esaltazione della DECISIONE. E non può esserci decisione senza EMERGENZA. Tutto si tiene, in un sistema di pensiero che annulla l’argomentazione, i dubbi, le proposte. In un sistema assolutista che con l’illusione della sicurezza fa sentire, in realtà, tutti più insicuri. Perché, sempre, in emergenza.
E allora corri… Scappi da un’emergenza che non ricordi più quale sia. Che non ricordi più se esista veramente. Corri dietro a un flauto maligno e magico che ti farà cadere dentro il burrone di una vita appaltata a un potere che non conosci, anche se vive dentro di te. A un potere che trasforma la vita in problema, il problema in paura, la paura in terrore. È un potere che, grazie al terrore, incatena gli individui senza che se ne rendano conto. Senza che nessuno possa più ribellarsi.»

 Contro la dittatura dell’eterna emergenza
  di Filippo Rossi
  FareFuturo Webmagazine – 16/02/2010

È un immenso carniere, consacrato ai riti dell’abbondanza, prodigo di opportunità e appalti, per i quali la cassa dei finanziamenti è sempre piena.
Però, a caricare troppo la griglia, la carne cuoce male ed alla lunga puzza.
Poiché Guido Bertolaso non ha il dono dell’ubiquità per affrontare la pletora di responsabilità direttive accumulate ad libitum, è normale che nelle maglie di un sistema dalla natura ‘gelatinosa’ si introducano predatori di tutte le taglie, attratti dall’abbondanza di cibo.
Tuttavia, il mitologico Guido, sovrastimando il suo ruolo, deve essere davvero convinto di appartenere agli X-Men o di avere almeno qualche superpotere. E credendosi Coriolano proietta sé stesso nel pantheon degli eroi incompresi…

Rendere lo Stato efficiente non è un’anomalia (…) Per questa ragione non avevo proprio nulla da comunicare al Presidente del Consiglio. Avrei dovuto chiedergli che mi concedesse di rinunciare alle uniche norme che consentono di operare con efficacia, come ho dimostrato in questi anni. Per quale ragione? Per restare fermo a tempo indeterminato, in attesa che il Parlamento affrontasse il problema della capacità di decidere e fare delle Amministrazioni?
 Guido Bertolaso (15/02/2010)

In teoria, sarebbe la prassi prevista per la normale dialettica democratica, nell’equilibrio dei poteri istituzionali e nel rispetto delle regole… Ma tant’è!

Mi sono battuto sempre perché la competenza della Protezione Civile fosse propria del Presidente del Consiglio dei Ministri, risolvendo in questo modo il problema di evitare, nei tempi dell’emergenza, di affidarsi a forme di ‘coordinamento senza potere’ esercitate da un ministro pari grado di altri ministri.
Guido Bertolaso (15/02/2010)

Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Guido Bertolaso che lui NON è la Protezione Civile, ma solo un funzionario della medesima.
Forse i suoi intimi dovrebbero consigliargli un bravo specialista, che lo aiuti a contenere le ipertrofie del suo Ego incontentabile ai limiti della mitomania.
Forse bisognerebbe convincere l’onnipotente sottosegretario che l’universo ha da tempo trovato il suo centro e, incredibilmente, continua ad espandersi anche senza il fondamentale contributo di super-Guido: il messia delle sciagure seduto alla destra del papi.

UNA GRANDE FAMIGLIA
  È un vero peccato che il povero Guido Bertolaso sia sempre oberato di lavoro e investito da così tante responsabilità, da non curarne nessuna. Altrimenti avrebbe potuto notare l’intraprendenza nepotista dei suoi più stretti collaboratori, a partire proprio da quell’Angelo Balduccisoggetto attuatore”. E scoprire che da 8 anni a questa parte gli appalti più golosi vanno sempre nelle tasche dello stesso risicato grumo di aziende.
Se avesse avuto più tempo (e meno fregole), invece di andare a dispensare pagelle ad Haiti, il superman prestato alla Protezione si sarebbe potuto interrogare sull’entità dei costi, sulle fatture gonfiate, e sull’effettivo valore delle opere realizzate in Italia.
Per esempio, avrebbe potuto porsi qualche piccolo interrogativo sulla ANEMONE Costruzioni, che sembra correre indisturbata su una corsia preferenziale di favori e prebende senza eguali…

In seguito all’ordinanza attuativa n.3275 del governo Berlusconi in data 23/03/2003, Guido Bertolaso diventa commissario ‘straordinario’ (of course!) per l’emergenza SARS e la minaccia Antrace.
Per fronteggiare gli ipotetici rischi di contaminazione, viene deciso il rafforzamento delle strutture dell’Istituto di Ricerca e Cura malattie infettive dell’ospedale “Lazzaro Spallanzani” di Roma. Il super-commissario Bertolaso dispone la realizzazione di un laboratorio per la messa in quarantena e per l’isolamento patologie ad elevatissimo contagio e le insidie bioterroristiche. L’appalto di costruzione viene affidato, senza gara, ad una oscura impresa di Grottaferrata: la ANEMONE Srl. Costo dell’opera: 80 milioni di euro. A tutt’oggi l’edificio non è mai stato consegnato.

Dal 2004 al 2009, fino al tripudio affaristico del mancato G-8 sardo, parte degli appalti fiduciari della Protezione Civile sotto il comando di Bertolaso vengono sistematicamente affidati alla: COGECAL; Maddalena scarl; Arsenale scarl; Imatec scarl; Nuove Infrastrutture Srl; REDIM 2000 srl… Sono tutte società riconducibili al gruppo Anemone.
Se il buon Guido aveva bisogno di lumi riguardo al groviglio societario che si spartisce la torta dei finanziamenti, poteva chiedere lumi direttamente a suo cognato: l’ing. Francesco Piermarini, impegnato nei cantieri della Maddalena per conto della Anemone srl. La stessa società è a sua volta coinvolta anche nel lucroso affare delle piscine dei mondiali di nuoto, dove non mancano i contatti per sbloccare pratiche in difficoltà…

«Nella gelatina del Sistema galleggiano i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche l’avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una “pratica di interesse” e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l’ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise.
(…) È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso.»
  Carlo Bonini – 16/02/2010
  La Repubblica

Nel Dicembre 2008, Bertolaso viene chiamato per gestire l’ennesima emergenza mediatica: le piogge invernali hanno gonfiato il fiume Tevere, che rischia di esondare allagando la città di Roma. Naturalmente non succede nulla. Ma il supercommissario che anticipa e sventa catastrofi non si accorge che la principale area di sfogo del fiume, prevista dai piani di sicurezza, e che si trova a nord di Roma, è oggetto delle speculazioni edilizia dell’accoppiata Balducci-Anemone: Filippo & Diego. Sono gli enfantes prodige dell’ormai famoso Salaria Sport Village, dove Bertolaso ama fare le sue “ripassate”. Il riposo del guerriero.
Filippo Balducci, un apprendista che costa 5500 euro al mese, è (come abbiamo già detto nella puntata precedente) l’erede di Angelo Balducci, ex vice di Bertolaso nei piani di attuazione dei Lavori Pubblici in carico alla Protezione civile. E presso il munifico gruppo Anemone ha trovato lavoro anche Paolo Palombelli, il cognato di Francesco Rutelli.
La greppia è ricca e la fame è tanta…

 Continua.

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GLI SCHIFOSI

Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 febbraio 2010 by Sendivogius

Alla Ferratella occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno
 Pierfrancesco Gagliardi

Eh Certo! Io stamattina alle tre e mezzo ridevo dentro al letto
 Francesco Maria De Vito Piscicelli

Io pure
 Pierfrancesco Gagliardi
 

A volte il cinico squallore della realtà supera anche la più perversa delle fantasie…
Forse, neanche il più truce dei marxisti, in una parodia anticapitalista dei padroni, sarebbe riuscito ad evocare l’immagine di questi sciacalli del mattone che si fregano le zampe, pregustando l’affare, pronti a tuffarsi nella mangiatoia della ricostruzione aquilana.
E mentre ancora si estraggono i cadaveri dalle macerie, loro ridono.
Pur se detestiamo l’autocitazionismo, del terremoto abruzzese avevamo già parlato
QUI, ma mai avevamo pensato si potesse scendere a tanto!
I due squallidoni, che sghignazzano compiaciuti
(è il 6 Aprile 2009), sono Pierfrancesco Gagliardi, imprenditore campano del Consorzio Stabile Novus’, al telefono col cognato Francesco Maria De Vito Piscicelli (un cognome aristocratico dell’antica nobiltà partenopea), direttore tecnico della Opere pubbliche e Ambiente Spa’, altra impresa napoletana con ramificazioni nella Capitale e appalti in gestione per tutta Italia.
È un business proficuo che segue i canali privilegiati (e occulti) sotto l’ombra munifica del potente dipartimento della Protezione Civile a conduzione personale del sottosegretario governativo Guido Bertolaso.
Soprattutto, è un business ristretto, quasi a livello familiare, tramite un intreccio di poche aziende fiduciarie che si spartiscono, in regime di monopolio, le commesse più ghiotte nell’ambito degli interventi edilizi e dei lavori pubblici affidati alla Protezione Civile.
Si tratta di un sistema collaudato, che si affida ad una politica decisionista dell’emergenza permanente sancita per decreto. E, grazie alla compartecipazione interessata dei vertici di garanzia, può contare sull’attribuzione discrezionale degli incarichi e sulla gestione privatistica delle risorse (pubbliche):
 Assegnazione diretta degli appalti;
 Nessuna gara e, soprattutto, nessun controllo;
 Sospensione degli standard di sicurezza per i lavoratori;
 Lievitazione smisurata dei costi di realizzazione;
 Opere appaltate, pagate, e mai realizzate;
 Abuso ed uso improprio del ‘segreto di Stato’.
È l’Italietta privatizzata del ‘fare’ nell’Era Berlusconiana, diretta emanazione del ducismo craxista nel solco di tangentopoli.

QUIS CUSTODET CUSTODES?
 Il 10 Febbraio, gli uffici della Protezione Civile vengono sconquassati da una raffica di arresti che ne decapita il gotha dirigenziale, con l’arresto di tre alti funzionari e la messa sott’inchiesta del grande capo, per corruzione aggravata e continuata:
Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, nonché “soggetto attuatore” su indicazione della Protezione Civile (con una ordinanza del 2008), per i lavori del fallito G-8 a La Maddalena e per la sua variante aquilana.
Fabio De Santis (47 anni) provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come «soggetto attuatore» e Mauro Della Giovanpaola (44 anni).
Entrambi, tramite le “strutture di missione” hanno avuto incarichi di rilievo nella Protezione Civile. Per conto del Dipartimento per lo sviluppo e turismo, seguono inoltre la gestione dei cosiddetti “Grandi Eventi”, affidati alla supervisione ed alla autonomia gestionale della Protezione Civile di Bertolaso:
 Campionati del mondo di nuoto di Roma 2009
 G-8 La Maddalena 2009
 Celebrazioni 150° Anniversario Unità d’Italia.

L’inchiesta ha origine da una serie di intercettazioni attuate dai Carabinieri del ROS di Firenze, in riferimento alle indagini sull’urbanizzazione dell’area di Castello, di proprietà dell’imprenditore siciliano, e presidente onorario di Fondiaria SAI, Salvatore Ligresti molto attivo anche nei lavori della Expo milanese. Nel Novembre 2008, la procura fiorentina ha disposto il sequestro dell’area, per una serie di irregolarità sul cambio di destinazione d’uso, su aumenti delle cubature edilizie in deroga al piano regolatore e variazioni progettuali, insieme ad un presunto giro di tangenti, che travolsero gli assessori comunali del PD locale e fecero gridare alla ‘questione morale’.
Tra gli indagati per concorso in corruzione c’era anche l’architetto Marco Casamonti, titolare dello studio di progettazione ARCHEA che tra le varie commissioni si occupava anche dei lavori per il mancato G-8 sardo, per conto della Gia.Fi Costruzioni.
Alla Gia.Fi furono affidati i lavori di riconversione in hotel extralusso dell’ex ospedale militare della Maddalena…

«Sedicimila e 800 metri quadri trasformati in un hotel di lusso. Facciata bianca che corre lungo la strada, con il mare di fronte ma non accessibile perché nessuno ha pensato di fare un accesso all’acqua cristallina, una banchina, una spiaggia. Un’opera da 75 milioni, 101 camere costate ognuna 742 mila euro. Spettrale. Una scatola vuota, riscaldata tutto il giorno e illuminata di notte con livide luci violette che sbattono sulla facciata. Nessuno lo vuole l’hotel. Il bando di gara, il 23 settembre 2009, è andato deserto»

 Paolo Berizzi e Fabio Tonacci
 L’Espresso  (28 Gennaio 2010)

Tramite le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti scoprono che gli appalti non solo sono pilotati, ma pure che Angelo Balducci storna una parte consistente dei pagamenti e degli appalti, a favore di società che ricadono sotto il suo controllo indiretto.

“Ma sono dei veri banditi questi qui!”
“…è una task force unita e compatta… Sono dei bulldozer”
…e il vero regista è questo Balducci!”

IL SISTEMA ‘GELATINOSO’
 Leggiamo dall’Ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Firenze:

“Le indagini hanno permesso di accertare in modo chiaro ed inconfutabile il totale ed incondizionato asservimento della pubblica funzione loro demandata (alquanto delicata attesi gli enormi potere loro concessi e rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della società e dagli stessi gestiti) da parte dei pubblici ufficiali BALDUCCI Angelo (direttore del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, diretta emanazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con uffici a Roma in V. della Ferratella in Laterano n° 51), DE SANTIS Fabio (alto dirigente del medesimo dipartimento) e della GIOVAMPAOLA Mauro (funzionario della stessa struttura con il ruolo di responsabile di controllo sui cantieri relativi al vertice del G-8 sull’Isola della Maddalena e, per quanto emerso dalle conversazioni intercettate nel giugno 2009, a capo della Struttura di Missione istituita presso il Dip. di Via della Ferratella) agli interessi dell’imprenditore ANEMONE Diego, e non solo, al centro di una complessa galassia di società, ben articolata.
(…) I fatti emersi sono gravissimi proprio per la sistematicità delle condotte illeciti e dei rapporti illeciti e di cointeressenza tra indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai bilanci della Stato, rese possibili tra l’altro da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire ed applicare ancora più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà ed imparzialità ed efficienza imposte dalla legge e dalla Costituzione (art.97) ai pubblici ufficiali competenti.”

IL GRANDE REGISTA
  Angelo Balducci è un ingegnere pesarese di 61 anni, che ha costruito le sue fortune professionali nella Pubblica Amministrazione in quota democristiana. Con un curriculum di tutto rispetto, è ai Lavori Pubblici dal 1976. Nel corso degli anni è stato:
Commissario nelle zone terremotate in Friuli;
Ingegnere Capo per il programma di realizzazione delle Capitanerie di Porto;
Provveditore alle Opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d’Aosta, Lombardia, Sardegna, Lazio;
Distaccato al Ministero degli Esteri, si è occupato della manutenzione delle ambasciate e della realizzazione degli Istituti di Cultura all’estero;
Nel tempo, si lega politicamente a
Giovanni Prandini, un’altro decisionista prestato ai Lavori Pubblici che ha diretto in qualità di ministro (1992-1993). Durante il suo dicastero, Prandini piazza i propri uomini di fiducia (tra i quali Balducci) nei posti che contano, silurando i vecchi dirigenti tramite feroci avvicendamenti del personale. Soprattutto inaugura, in anticipo sui tempi, gli affidamenti a trattativa privata. L’intenzione del ministro è elimininare le incrostazioni. Infatti, nel giugno 2001, Prandini viene condannato a 6 anni e 4 mesi per corruzione aggravata, a proposito delle tangenti per gli appalti dell’ANAS (1986-1993). Tra i condannati c’è anche Lorenzo Cesa (3 anni e 3 mesi), che si fa beccare mentre intasca mazzette per conto del ministro. Attualmente, i due pregiudicati militano nello stesso partito: l’UDC.
L’ing. Balducci però passa indenne la buriana e continua la sua sfolgorante ascesa, a tal punto da essere considerato
«la massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato». Pertanto, colleziona incarichi prestigiosi e di responsabilità: dalla ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari, al terremoto in Umbria e nelle Marche.
Professionista fluido, entra nelle grazie di
Francesco Rutelli, ma si adatta rapidamente a tutti i governi, prescindendo dai colori, fino all’exploit berlusconiano quando ottiene in rapida successione la nomina a Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi per i Mondiali di nuoto “Roma 2009”, il coordinamento come “attuatore” per i lavori a La Maddalena, e un incarico per la realizzazione delle opere legate alle celebrazioni dell’Unità d’Italia nel 2011.
Soprattutto, Angelo Balducci è un’altro di quelli che tiene famiglia e si preoccupa di sistemare i figliuoli ormai cresciuti…

“Tra qualche giorno Filippo compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo!”

 Angelo Balducci  (11 Aprile 2009)

IL SISTEMA BALDUCCI
  Il metodo, svuotato dalla complessità trasversale delle scatole societarie, alla fine è semplice…
L’ing. Balducci, nell’ennesimo conflitto d’interessi che non scandalizza nessuno, è controllore e controllato. Sul tavolo dell’ingegnere passano tutte le opere architettoniche delegate alla Protezione Civile. In qualità di presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Balducci si occupa dell’allestimento progettuale dei cantieri e del conferimento degli appalti. Appalti che vengono attribuiti per assegnazione diretta, in virtù dei poteri eccezionali conferiti alla Protezione civile grazie alle “procedure d’urgenza”, mentre i criteri di scelta vengono coperti da… “segreto di Stato”! Un’altra grande stronzata made in Prodi e prontamente riconfermata da Re Silvio.
È da specificare che nell’Italia dell’emergenza permanente, vengono considerate “urgenze” a carico della Protezione Civile, pure la celebrazione delle feste patronali e le competizioni sportive! Di conseguenza, si sottrae la quasi totalità delle opere pubbliche agli organismi di controllo ed al rispetto delle procedure ordinarie di attribuzione.
Come “soggetto attuatore”, Angelo Balducci decide l’affidamento degli incarichi, provvede alla stipula dei contratti, controlla la direzione dei lavori e procede ai pagamenti.
Attraverso una cordata di imprese amiche, quote di partecipazione, fiduciarie e società intestate a figli e parenti, Balducci si auto-conferisce gli appalti, al prezzo più conveniente per il privato che non dovrà preoccuparsi né dei ritardi di consegna, né dei controlli, né dei mancati saldi di pagamento.

Tra i beneficiati del sistema c’è la ANEMONE Costruzioni Srl, società edile di Grottaferrata (RM) con all’attivo 26 dipendenti, che con il G-8 sull’Isola della Maddalena si è ciucciata da sola la bellezza di 117 milioni di euro sui 300 milioni inizialmente stanziati dal Governo:
58 milioni per la realizzazione del Centro Conferenze.
59 milioni per la costruzione del secondo albergo nella zona dell’Arsenale
, tramite una consociata della ANEMONE Srl. Si tratta della “Nuove Infrastrutture”, una srl di Fiano Romano.
Il controllo delle società del gruppo è ripartito tra i componenti della famiglia: i fratelli
 Luciano Anemone (classe 1954) e Dino Anemone (63 anni), insieme ad i figli di quest’ultimo (Diego e Daniele). E mentre al 35enne Daniele viene intestata buona parte delle aziende, è il fratello Diego Anemone (39 anni non ancora compiuti) a curare il grosso degli affari. 
Tra i “consulenti” della ANEMONE c’è naturalmente il giovane Filippo Balducci, che finalmente ha trovato lavoro presso i fortunati imprenditori della provincia romana.
Per dormire più tranquilli, ci si informa
(si “monitorizza”) anche sull’andamento di eventuali procedimenti giudiziari, chiedendo lumi al commercialista Camillo Toro, un altro figlio d’arte… il suo papà si chiama Achille ed è il procuratore aggiunto di Roma, nonché responsabile per le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione.

LO SCAMBIO DELLE MOGLI
Con una lunga serie di inchieste pubblicate dal settimanale L’Espresso, il giornalista Fabrizio Gatti ha portato alla luce il groviglio di interessi che, passando per gli appalti della Protezione Civile, lega le famiglie Anemone e Balducci…
Ai lavori in Sardegna partecipa pure la
ARSENALE Scarl. (costituita per l’occasione e riconducibile alla ANEMONE Srl) che si preoccupa di fornire le maestranze e che per il disturbo si cucca altri 300.000 euro dell’appalto originario. Tra i soci della ARSENALE Scarl. c’è Vanessa Pascucci (la moglie di Diego Anemone), amministratrice unica della REDIM 2000 di Grottaferrata (altra impresa edile legata agli Anemone), nonché socia alla pari della ERRETIFILM Srl, società di produzioni cinematografiche, insieme alla signora Rosanna Thau, coniugata con Angelo Balducci. E non è una omonimia.

UNA RIPASSATA IN PISCINA
Con la scusa dei mondiali di nuoto di “Roma 2009”. Il Gruppo Anemone & Friends si è aggiudicato anche una fetta degli appalti per la realizzazione dei nuovi poli notatori. Inutile dire che le piscine sono state consegnate in ritardo, o per niente, a mondiali finiti. Molte opere sono state giudicate non idonee ed alla fine gli atleti hanno gareggiato nelle strutture già preesistenti.
Il Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto è (manco a dirlo!) Angelo Balducci, fino alla sua rimozione nel Giugno 2008.
Anche in questa occasione, tutto si svolge in ‘famiglia’. L’iniziativa è affidata ai rampolli delle rispettive casate in affari…
Dal sodalizio Balducci-Anemone nasce il Salaria Sport Village, mega-centro sportivo a ridosso del fiume Tevere, lungo la Via Salaria nei pressi di Settebagni (estrema periferia di Roma nord-est), realizzato su una piana alluvionale destinata alle esondazioni del Tevere, in deroga a tutte le norme ambientali ed urbanistiche. È il complesso dove Guido Bertolaso non disdegna di trascorrere i suoi momenti di relax.
Sarà il caso anche per noi di fare una “ripassata”No, non è Francesca!

Per questo attingeremo parte delle informazioni riportate dal certosino lavoro di Enrico Pazzi, direttore di tramonline.org, e di Riccardo Corbucci, giornalista free lance e indipendente PD nel IV°Municipio di Roma.

«Il 19 maggio 2004 Filippo Balducci e Diego Anemone costituiscono la Società Sportiva Romana srl, con 50.000 euro di capitale sociale e rilevano l’ex centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni. Pochi mesi dopo l’acquisto del centro sportivo, i due si eclissano, cedendo le proprie quote a due fiduciarie, la Stube SpA e la Fidear srl. Queste ultime dopo aver acquistato la Società Sportiva di Roma (il 9 dicembre 2004), costituiscono contestualmente il Salaria Sport Village srl. Il 29 dicembre 2005 Silvio Berlusconi nomina il Commissario Straordinario per i Mondiali di Nuoto, nella figura di Angelo Balducci. A quest’ultimo, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3508 del 6 aprile 2006, viene data l’autorizzazione a intervenire “in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche e al vigente regolamento edilizio d’intesa con l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma su conforme parere della giunta comunale”. Angelo Baducci può quindi individuare, in accordo con l’Assessore all’urbanistica di Roma, aree sia pubbliche che private nelle quali realizzare nuove strutture sportive da utilizzare in previsione dei mondiali di nuoto. In seguito, il Salaria Sport Village fa recapitare la propria proposta progettuale, assunta dall’amministrazione con protocollo n. 469/RM09 del 22 febbraio 2007. Ben tre giorni dopo l’apertura della Conferenza di Servizi Istruttoria che deve discutere il progetto di ampliamento del centro sportivo di Settebagni. Il procedimento viene sospeso altre tre volte, tra richieste di rimodulazioni progettuali e la formalizzazione di pareri delle restanti amministrazioni interessate. Alla fine l’iter procedurale non si esaurisce completamente ed anzi vengono espressi due pareri non favorevoli al progetto. Il Comune di Roma con nota n. 1966 del 15 aprile 2007 esprime parere non favorevole, pur rimandando alle prerogative del Commissario Delegato. Mentre la Provincia di Roma, con nota del 31 marzo del 2008, rileva addirittura la non trasformabilità dell’area interessata dall’intervento, in quanto il progetto insiste su area “agro romano – aree agricole” e quindi non edificabile. Intanto il 13 giugno del 2008 Angelo Balducci viene rimosso sia dalla carica di Commissario delegato per il G8, sia da quella di Commissario Delegato ai Mondiali di nuoto Roma 2009. E il nuovo Commissario, l’ingegner Claudio Rinaldi, nonostante i pareri contrari del Comune di Roma e della Provincia, appena cinque giorni dopo la usa nomina, firma il 18 giugno del 2008 il protocollo d’intesa che sostituirebbe di fatto la consueta concessione edilizia. E’ così i lavori al Salaria Sport Village possono avere inizio nelle prime settimane di settembre 2008. Senza esporre alcun cartello sino all’inizio di ottobre. Lavori che per una reiterata coincidenza vengono attualmente eseguiti dalla ditta Redim 2002, società costruttrice di proprietà della moglie di Diego Anemone.»

  (Enrico Pazzi)

L’abuso è talmente sfacciato da rasentare l’assurdo.

“Un vero trasversale Balducci. Da Matteoli a Di Pietro vantando buone relazioni anche con Rutelli e il Vaticano. E con le mani in pasta ovunque: dal ponte sullo Stretto di Messina alla ricostruzione del Petruzzelli di Bari, per finire al programma dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si sospetta persino che la sua disatrosa ma affaristica gestione del G8 sia stata la vera causa dello spostamento del summit degli otto grandi a L’Aquila. Appalti milionari scanditi da ritardi enormi, lavoro nero e spese gonfiate. Non è tutto.
Dalla moglie al figlio. Dal G8 ai mondiali di nuoto di Roma del 2009, altro esempio catastrofico di opere appaltate ma non realizzate. L’ordinanza di rimozione firmata da Berlusconi riguardava infatti pure il ruolo di Balducci come «soggetto attuatore» dei lavori collegati alla kermesse sportiva. La catena Balducci-Anemone stavolta è nel segno di Filippo, rampollo di Angelo. Filippo Balducci e Diego Anemone nel 2004 comprano per un milione di euro il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni e danno vita al Salaria sport village tramite due fiduciarie cui hanno consegnato le loro quote. Piscina olimpionica, campi da tennis, centro estetico, un esclusivo bar e una discoteca dove sono stati visti anche Paolo Bonaiuti e Mariano Apicella, rispettivamente portavoce e menestrello del Cavaliere. Per triplicare le strutture, approfittando delle procedure d’urgenza previste dai mondiali di nuoto, Filippo non ha che da chiedere al papà. E così cinque giorni dopo la sua rimozione, il successore di Balducci, Claudio Rinaldi, firma l’autorizzazione ai lavori, scavalcando comune e provincia. La pratica finisce alla magistratura perché i lavori di ampliamento e potenziamento sono effettuati su terreni agricoli in una zona del Tevere a rischio esondazione.

Balducci “l’attuatore” trasversale
di Fabrizio d’Esposito
Il Riformista (11 febbraio 2010)

«Lo si è visto poche settimane fa, quando il Tevere si è mangiato un pezzo del campo di calcio del club e l’acqua di falda è risalita fino a far affondare il cantiere. Ma qui, a Settebagni, è regolare. Così ha deciso Claudio Rinaldi, mostrando i poteri di Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto. Alla carica di Commissario, Rinaldi viene nominato da Berlusconi il 13 giugno 2008, al posto di Angelo Balducci. E dopo appena cinque giorni firma il provvedimento di intesa, atto che sostituisce la concessione edilizia, per la società fondata da Filippo Balducci, il figlio di Angelo. Cinque giorni per chiudere un procedimento aperto da 16 mesi. Gli ambientalisti di Italia nostra stanno preparando gli esposti. Rinaldi è finito su YouTube con un filmato che lo prende in giro. Colonna sonora, un inno fascista: ‘Me ne frego’.»

 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

È interessante scoprire come chi si riempie ad ogni istante la bocca con “popolo sovrano” ritenga assolutamente normale attribuire poteri straordinari a commissari delegati, svincolati da ogni controllo pubblico e in grado di scalvalcare le decisioni prese dai rappresentanti di Comune e Provincia. Un tempo si chiamavano “Federali del Fascio”.

«Rinaldi sostiene che i poteri del Commissario scavalchino Comune e Provincia. E che valgano i pareri positivi raccolti: tra cui quello firmato il 31 marzo 2008 da Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di bacino del Tevere.
(…)Nel frattempo, dopo anni all’Autorità di bacino, il segretario che ha autorizzato l’ampliamento del Salaria sport village, ottiene due incarichi di prestigio. Grappelli è ora presidente della metropolitana di Roma. E collaudatore delle grandi opere per il G8 alla Maddalena.»

 
 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

To be continued…

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MAGNIFICAT

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 aprile 2009 by Sendivogius

 

berlusconi-pescaraCinegiornale Luce

 

 “Non voglio arrivare a dire di azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e certi protagonisti della stampa, però sono tentato…

 (S.Berlusconi, 04 Aprile ‘09)

 

Un buon cortigiano anticipa sempre i desideri del potente. Ne interpreta i voleri prima ancora che questi siano formulati con richieste esplicite. Annusa con fiuto infallibile l’aria che tira e subito si adegua alla direzione del vento, piegando le vele là dove la corrente è più forte. E l’Italia, dove i servi abbondano, vanta una secolare esperienza nell’antica arte di compiacere i propri padroni. 

Infatti la cosiddetta “Informazione”, specie se pubblica (cioè di partito), ha una funzione essenzialmente celebrativa, speculare al potere politico. Se ‘Servizio’ esiste, non può che essere esercitato alle dipendenze altrui, nel nome di un protettore a cui votarsi e di una corte alla quale legare le sorti della propria sopravvivenza. Pertanto bisogna saper valutare, puntando su un candidato vincente, possibilmente dalla fortuna duratura. In Italia non è una scelta difficile…

Bastonate con furore dal sedicente giornalismo ‘liberale’ quando sono al governo, cannoneggiate senza tregua quando sono all’opposizione, le friabili coalizioni di centrosinistra vengono e sopratutto se ne vanno con la velocità di una meteora. Berlusconi invece resta. Sempre.

Brevi parentesi nel (quasi) ventennale interregno del Cavaliere Nero, i governi di centrosinistra durano quel tanto che basta per essere accusati di ogni nefandezza… anche della crocifissione di Gesù Cristo, se necessario all’acquisizione di crediti. Stranamente, l’intransigente spirito dei nostrani liberali svapora in mute nuvole di consenso incondizionato, dinanzi all’enorme conflitto d’interessi e alle preoccupanti anomalie del bulimico monocrate di Arcore… Nulla deve turbare il naturale corso degli eventi: un lungo fiume tranquillo che scorre veloce, incanalato tra solidi argini e ali di folla festante al passaggio in barca di Silvio, l’azzurro timoniere. Per questo, gli avvenimenti vanno filtrati e depurati da ogni contenuto destabilizzante. La TV serve per illustrare le gesta agiografiche del sovrano, incensare le sue virtù, e rassicurare il popolo raccolto nell’adorazione di Silvio il Magnifico. È un aggiornamento dei vecchi cinegiornali Luce. Gli argomenti devono essere semplificati per essere consumati in fretta. I TG diventano i fast food della notizia precotta, immediatamente fruibile come prodotto di massa, per una società che viaggia veloce e nella quale non c’è spazio per le incrostazioni del dubbio. La complessità, la critica, gli approfondimenti… sono il fastidioso companatico di un panino già bello e confezionato, che non ammette variazioni nella sua rigida composizione.

Non si contesta tanto la sostanza, quanto il principio di esistenza di ogni possibile voce dissonante dal peana magnificante.

La trasmissione “Report” della bravissima Milena Gabanelli dedica una trasmissione alla social card ed alle politiche fiscali del ministro Tremonti l’Infallibile? Il programma viene deferito al ‘comitato etico di vigilanza’ della RAI.

“Annozero” dell’incontenibile Michele Santoro denuncia inefficienze nelle operazioni di soccorso e responsabilità nei disastri del terremoto in Abruzzo? Santoro è uno sciacallo politico! Non certo coloro che hanno trasformato la tragedia abruzzese nel palcoscenico ideale di un enorme spot elettorale, dove il cinico reality show governativo sul dramma degli sfollati si mescola con falsi sentimentalismi e leziosità da Mulino Bianco. Si unisce nel “tiro al Santoro” anche Bruno Vespa: il necrofilo della pedemontana. Il direttore Masi, indignato, sospende il vignettista Vauro, per offesa ai defunti…

vauro

In Abruzzo, oltre alla Casa dello Studente, sono crollate scuole ed edifici pubblici come la Prefettura (poteva essere una strage ancora peggiore). Ma per Silvio, spalleggiato dai suoi scatenati lacché, è da “sciacalli” indagare sulle società costruttrici e sulla qualità dei materiali utilizzati nelle costruzioni e sul rispetto delle norme di sicurezza. Bisogna provvedere alla ricostruzione… cioè distribuire soldi per appalti e clientele. Eventuali accertamenti sono il peggiore dei mali possibili, nonché una inutile perdita di tempo. Non parliamo poi degli errori di valutazione inerenti l’attività sismica in Abruzzo, con relativo ridimensionamento del rischio compiuto dalla Protezione Civile. L’argomento è tabù e Guido Bertolaso un monumento nazionale, con appoggi molto più solidi della basilica di Collemaggio. In quanto alle eventuali responsabilità, in quanto alla lettera (ignorata) che il sindaco de L’Aquila aveva inviato alla Protezione Civile: “le responsabilità di controllo sono della sinistra”. Amen! Discorso chiuso.

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Grande giubilo per l’incredibile somma di 5 milioni di euro offerti dalla Conferenza Episcopale italiana ai terremotati. Le centinaia di milioni di euro che invece pagheremo come pizzo alla Lega, per il mancato accorpamento delle elezioni di Giugno, sono irrilevanti. Tanto ci costa un Bossi al governo. Le spese del referendum? La colpa è dei promotori!

 

CANCELLATA LA NOTIZIA

ELIMINATO IL FATTO

berlusconi-funerali1Nel momento in cui i mezzi di informazione smettono di informare, evidentemente fanno qualcos’altro… PROPAGANDA. 

In alternativa, campano di “emergenze” (vere o costruite per la bisogna), che vengono pompate nel circuito mediatico a flusso alternato, perché anche le notizie hanno una loro data di scadenza. E soprattutto censurano le notizie ‘scomode’, insieme ai giornalisti sgraditi.

 Emergenza Criminalità e Rapine in villa. Tema dominante della campagna elettorale, è praticamente scomparso dai palinsesti televisivi. Ma le rapine continuano con incredibile ferocia, 3 solamente il 16 Aprile: A Vicenza; A Posillipo, dove l’ex “re del grano” Franco Ambrosio è stato ammazzato a bastonate insieme alla moglie; Nelle campagne torinesi dove gli aggrediti, una famiglia di tre persone, hanno dovuto fingersi morti per sottrarsi alla violenza bestiale dei loro aguzzini. Un normale fattarello di cronaca da dimenticare in fretta. Parola d’ordine: le città sono sicure. Ora.

 Crisi Alitalia. Altro tema dominante in tempo di elezioni: Azienda a rischio fallimento; perdite per milioni di euro su ogni giorno di ritardo nell’acquisizione CAI; il commissario Fantozzi minaccia di portare i libri contabili in tribunale… Che fine ha fatto l’Alitalia?!? E soprattutto è decollata la CAI di Colaninno e soci?

 Immigrazione clandestina e sbarchi in Sicilia. Dopo che i media avevano lanciato l’emergenza nazionale, scatenando una sindrome da invasione barbarica, le notizie in proposito vengono costantemente annacquate, stemperate, mitigate. Adesso al governo c’è super Silvio insieme ai castigamatti della LEGA! Infatti le espulsioni degli irregolari sono, di fatto, ferme. La Romania, grande accusata per la l’ondata di criminalità predatoria nelle nostre città, non solo rifiuta di riprendersi la propria feccia esportata in Italia e condannata in definitiva dai pur nostri lentissimi tribunali, secondo gli accordi bilaterali, ma fa pure l’offesa e passa al contrattacco, dopo l’enorme casino delle indagini per lo stupro al Parco della Caffarella di Roma. Di fatto non collabora minimamente, nonostante le sceneggiate del governo italiano. E che dire dell’accordo epocale stipulato con Gheddafi, per bloccare il flusso di migranti in partenza dalle coste libiche? Finora gli sbarchi continuano con una media di 200 arrivi al giorno. Non male come risultato per il cattivo Maroni, ministro che insieme ad altri si presta a ben altre rime…

 Smaltimento dei rifiuti campani. Emergenza conclusa. Il governo lo ha stabilito per decreto ed altro non è dato sapere.

 Crisi economica. A giudicare dal tenore delle dichiarazioni di Tremonti, lui la crisi l’aveva prevista con largo anticipo rispetto al resto del mondo. Infatti ha stilato una finanziaria triennale come se nulla fosse. La Crisi non esiste, il sistema bancario italiano è solidissimo, ed i disoccupati vadano a lavorare!

Lasciamo poi perdere il noiosissimo piano di riordino delle frequenze televisive. A gennaio dovrebbero essere scattate le sanzioni di mora da parte della UE per le inottemperanze dell’Italia. Ma non è concesso avere notizie più certe.

In questo, le ‘nuove’ nomine RAI sono davvero il male minore in un ‘eterno ritorno al sempre uguale’. A tal proposito, se volete, potete leggervi un articolo di Sebastiano Messina, datato 06/11/03. Noterete come tutto si ripete in uno strano ciclo perverso…

 

“La novità del berlusconismo è il telegiornale di Mimun e il giornale radio di Socillo.

TG e GR: la fabbrica delle notizie che non disturba mai il governo”

Cosa sta succedendo alla tv italiana? Ha ragione Francesco Rutelli, quando accusa il centro-destra di aver “messo sotto controllo politico l’informazione televisiva” e di star trasformando la democrazia italiana “in una oligarchia mediatica dominata dal monopolio berlusconiano”? Alla vigilia della delicatissima battaglia delle europee di primavera – e mentre il governo spinge verso il voto finale, con tutte le sue forze, la contestatissima legge Gasparri – la questione dell’equilibrio dell’informazione torna al centro dello scontro politico. Con una novità non di poco conto: per la prima volta nella sua storia, il principale telegiornale italiano – il Tg1 di Clemente Mimun? È contestato sia dalla maggioranza che dall’opposizione, bersagliato da attacchi convergenti, accusato dall’Udc di essere diventato “un monumento al servilismo” e dai Ds di praticare addirittura “un giornalismo marchettaro”. Mimun ha risposto con querele e richieste di danni. Ma ormai non si tratta più di casi isolati, di polemiche personali, di episodi sporadici. Più del fondamentalismo militante del Tg4, del cerchiobottismo apparente del Tg5, delle romantiche divagazioni del Tg2, del clima da riserva indiana del Tg3 e della furba latitanza del Tg di Italia Uno, la vera novità dell’anno terzo del berlusconismo è proprio la normalizzazione del Tg1. Una testata che non è mai stata antigovernativa, certo, ma che oggi è diventata il luogo dove la politica viene metodicamente sminuzzata, frullata e bollita per cucinare ogni giorno un minestrone dolciastro dall’effetto soporifero, un bollettino perennemente ottimista e fiducioso nelle magnifiche sorti, e progressive, del governo Berlusconi. Mettiamo, per esempio, che il governatore della Banca d’Italia accusi il governo di aver peggiorato i conti pubblici, di aver fatto salire il deficit statale, di non aver ridotto il debito. Come si fa a ignorare una così autorevole bacchettata? Nessun problema: basta trovarci il lato positivo. Il Tg1 di venerdì 31 ottobre presenta la vicenda con un titolo insapore: “A confronto sull’economia”. Poi, nel sommario, il conduttore spiega con voce profonda: “Fazio: risanamento e riforme perché l’Italia riparta”. Tutto qui? No. Almeno un accenno, ai conti pubblici, bisogna farlo. Così: “Sui conti pubblici, dice Tremonti, andiamo meglio di Francia e Germania”. Del gelo tra i due, della “fredda stretta di mano” su cui titola il Tg5, non c’è traccia nel sommario del Tg1. Insomma, l’allarme di Fazio diventa un incoraggiamento al governo e il ministro dell’Economia tira già le conclusioni: siamo tra i migliori d’Europa. Un piccolo capolavoro… Mettiamo che il centro-sinistra vinca le elezioni in Trentino Alto Adige. Come si fa a nascondere la notizia? Semplice: la si elimina dai titoli e dal sommario, riducendola a una notiziola. Mettiamo, infine, che la riforma dei tribunali minorili venga clamorosamente affondata in Parlamento. Come si fa, di fronte a una simile sconfitta, ad addolcirne l’impatto? Basta usare le parole giuste: e così, ieri sera, il Tg1 titolava: “Confronto nella Cdl”. Come se invece di un agguato dei franchi tiratori ci fosse stato un convegno di accademici. È un lavoro di forbici e colla, il cui esempio massimo rimangono l’aggiunta di un uditorio posticcio al discorso del presidente del Consiglio all’ONU? meritoriamente smascherato da “Striscia” – e il taglio al sonoro di Berlusconi che prometteva all’eurodeputato tedesco Schulz un posto di kapò in un film sui nazisti. Unico telegiornale europeo? Insieme a quello svedese, per essere precisi? a negare ai suoi ascoltatori l’audio di quella gaffe, il Tg1 ricevette allora gli ironici complimenti del Financial Times: “Il telegiornale sovietico di Breznev non avrebbe saputo fare di meglio”.

Tagliare e cucire, troncare e sopire. Non è solo Berlusconi, l’oggetto delle premurose attenzioni del Tg1. Quando Bossi straparla, per dire, si dà il minimo indispensabile, possibilmente la frase meno spinosa, quella più commestibile. Mercoledì 22 ottobre, il giorno in cui il ministro leghista definisce il mandato di cattura europeo “criminale”, frutto nientemeno che di una “follia nazista”, il Tg1 cancella queste parole dal suo servizio, e già che c’è anche la durissima risposta del segretario dell’Udc Marco Follini: “I ragionamenti, se vogliamo generosamente chiamarli così, dell’onorevole Bossi?”. La sera stessa, il partito degli ex DC? quelli che un tempo erano gli “editori di riferimento” del Tg1? Bolla il telegiornale di Mimun come “un monumento al servilismo”.

 Ma il vero segno della nuova stagione? più del brusco ridimensionamento dello spazio per l’opposizione – è nella mutazione genetica del giornalismo televisivo. Una volta i telegiornali intervistavano i politici: il giornalista faceva delle domande, e il ministro (o il segretario di partito) rispondeva. Oggi l’intervista è scomparsa dal Tg1: è un lusso concesso solo al direttore. Il contraddittorio è stato abolito. I cronisti sanno che non devono fare domande a nessuno. “Quando c’è da far parlare un politico, per esempio Schifani? racconta un cronista parlamentare – parte una sola persona: il telecineoperatore, l’uomo della telecamera. A fare la domanda ci pensa il suo addetto stampa, Edy Benedetti. E noi mandiamo in onda la risposta del capogruppo al suo portavoce”. Ai ministri sta bene così. Non a tutti, però. L’ultima volta che Gianni Alemanno ha visto arrivare il telecineoperatore ha chiesto: “E il giornalista, dov’è?”. “Ma lei sa già tutto, mi hanno detto?” ha risposto l’altro, imbarazzatissimo. “No, io non so niente. E non mi piace farmi le interviste da solo” è sbottato il ministro. Sono molti, i giornalisti del Tg1 ai quali non piace questa riedizione tardiva del collateralismo militante. Ma nulla possono, contro il metodo blindato del “panino”. Cos’è il “panino”? E’ il contrario del “bidone”, che era il sistema adottato dai telegiornali dell’Ulivo: ogni giorno un cronista seguiva il centro-sinistra e un altro si occupava del centro-destra, poi a fine giornata ciascuno dei due amalgamava le notizie sul suo schieramento (in un “bidone”, come fu subito soprannominato questo contenitore dalla forma elastica) e il Tg mandava in onda i due servizi affiancati. Con l’arrivo di Mimun l’era del “bidone” è finita. Il nuovo direttore ha voluto il “panino”, ovvero una specialissima nota politica nella quale il ruolo del pane e quello del companatico sono assegnati in partenza: la prima fetta di pane spetta al governo, in mezzo c’è la fettina di mortadella dell’opposizione (che in genere “protesta”, “attacca”, “contesta” o si produce in altre attività negative) e poi arriva, puntualmente, la seconda fetta di pane, quella della maggioranza. Se manca il governo, poco male: l’ultima parola deve toccare comunque al centro-destra, anzi a Forza Italia, ovvero a Schifani o a Bondi.

Certo, i giornalisti non sono obbligati a rispettare questa direttiva. Possono anche dare l’ultima parola a un esponente dell’opposizione. Però poi la pagano cara. Il cdr ricorda il caso di Andrea Montanari, che un giorno doveva montare una risposta del diessino Calvi all’avvocato Taormina. Lui seguì la logica, invece di accogliere il ripetuto invito a invertire l’ordine delle dichiarazioni. “Non posso dare prima la risposta e poi la domanda” spiegò, testardo. Risultato: il servizio venne sfilato dall’edizione delle 20 e mandato in onda solo a mezzanotte. Quanto a Montanari, quel servizio se lo ricorderà per un pezzo perché da allora non gliene hanno più affidato uno, neanche a Pasqua o a Ferragosto.

 Il dissenso nella maggioranza è sfumato e addolcito. Le proteste dell’opposizione sono diventate una sfoglia sottile nel panino quotidiano. C’era ancora uno spazio incontrollato, nel Tg1. Relegato dopo la mezzanotte, tra Vespa e Marzullo, ma c’era: la rassegna stampa. Alla fine del telegiornale, ogni sera un ospite diverso era invitato a commentare i giornali dell’indomani. Capitava che ai titoli dei quotidiani, qualche volta severi con Berlusconi, si aggiungesse anche l’opinione dell’ospite, incidentalmente non filogovernativo. Non poteva durare. All’inizio dell’anno la rassegna stampa è stata ribattezzata “Non solo Italia”, le prime pagine sono state ridotte a una sola (quella del giornale dell’ospite) e le domande rigorosamente limitate alle notizie dall’estero. Poi, a settembre, la rassegna è stata definitivamente abolita. Niente più giornali irriverenti, niente più ospiti impertinenti.

Per una singolarissima coincidenza, la stessa sorte nello stesso momento? È toccata alle interviste ai direttori dei giornali che erano diventare un appuntamento fisso del Gr3 delle 8,45. Ogni mattina, a turno, i giornalisti che guidano i sette maggiori quotidiani italiani venivano interpellati dal caporedattore centrale Licia Conte sulle notizie del giorno. Poi, un giorno, il nuovo direttore del Giornale Radio, Bruno Socillo, convoca la Conte. “Bisognerebbe allargare la rosa da sette a quattordici direttori”, dice. Lei esegue, però non basta. “Bisognerebbe registrarle prima, queste interviste, invece di mandarle in diretta”. I direttori si rifiutano. “Bisognerebbe delimitare il tema delle domande e delle risposte” insiste Socillo. Non funziona: evidentemente si parla ancora troppo di Berlusconi, in quelle telefonate alla radio. Insomma, da settembre i direttori dei giornali non vengono più chiamati dal Gr3. La rubrica è “sospesa”. Fino a nuovo ordine. È in questo campo da gioco desertificato, è con questa informazione militarizzata, che si combatteranno le prossime sfide tra la Casa delle Libertà e l’Ulivo. Non si sa come finirà: quello che è certo è che il suo derby decisivo, Berlusconi lo giocherà in casa.