Archivio per Poesia

TEMPO PREZIOSO

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , on 14 aprile 2021 by Sendivogius

«Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo da vivere da qui in avanti di quanto non ne abbia già vissuto.
Mi sento come quel bambino che ha vinto una confezione di caramelle e le prime le ha mangiate velocemente, ma quando si è accorto che ne rimanevano poche ha iniziato ad assaporarle con calma.
Ormai non ho tempo per riunioni interminabili, dove si discute di statuti, norme, procedure e regole interne, sapendo che non si combinerà niente…
Ormai non ho tempo per sopportare persone assurde che nonostante la loro età anagrafica, non sono cresciute.
Ormai non ho tempo per trattare con la mediocrità.
Amo l’essenziale perché ora la mia anima ha fretta…
Senza troppe caramelle nella confezione…
Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane.
Persone che sappiano sorridere dei propri errori, che non si gonfino di vittorie.
Che non si considerino elette, prima ancora di esserlo.
Che non sfuggano alle proprie responsabilità.
Che difendano la dignità umana.
E che desiderino soltanto essere dalla parte della verità e l’onestà.
L’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena di essere vissuta.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle persone…
Gente alla quale i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con sottili tocchi nell’anima.
Sì… ho fretta…
di vivere con l’intensità che solo la maturità mi può dare.
Pretendo non sprecare nemmeno una caramella di quelle che mi rimangono…
Sono sicuro che saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza

Mário Raul de Morais Andrade

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Não Estou Pensando em Nada

Posted in Kulturkampf with tags , , , , on 14 agosto 2015 by Sendivogius

Refreshing by Alexiuss

«Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…»

PESSOAFernando Pessoa
“Poesias de Álvaro de Campos”
(06/07/1935)

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UOMINI VUOTI

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , on 14 luglio 2013 by Sendivogius

Governo Letta

Stavolta, per la serie delle letture domenicali, vogliamo dedicare una delle più celebri poesie di Thomas Stearns Eliot alla metapsichica esistenza delle larve ectoplasmatiche, evocate attorno al migliore dei governi possibili. Ovvero, l’esecutivo di galleggiamento più che mai evanescente nella metafisica panglossiana, che alterna l’eterno rinvio al ritorno del sempre uguale. E, nell’attesa, si tiene in forma tramite i consueti esercizi dello scarica-barile; nell’inamovibilità di chi, ovviamente “per senso di responsabilità” (da scaricare contro terzi in caso di guai), ha smarrito non solo la faccia ma la decenza nel vacuo agitarsi di esistenze vuote. Tra gli effluvi di morte, si consuma la farsa di maschere votate all’eternità sul volgere del crepuscolo, in una terra sempre più desolata che risponde al nome di Italia.

The Hollow Men by Sparkleworks

I.
Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l’un l’altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell’erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina
Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;
Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all’altro regno della morte
Ci ricordano – se pure lo fanno – non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti
Gli uomini impagliati.

II.
Occhi che in sogno non oso incontrare
Nel regno di sogno della morte
Questi occhi non appaiono:
Laggiù gli occhi sono
Luce di sole su una colonna infranta
Laggiù un albero ondeggia
E voci vi sono
Nel cantare del vento
Più distanti e più solenni
Di una stella che si spegne.
Non lasciate che sia più vicino
Nel regno di sogno della morte
Lasciate anche che porti
Travestimenti così deliberati
Pelliccia di topo, pelliccia di cornacchia, doghe incrociate
In un campo
Comportandomi come si comporta il vento
Non più vicino –
Non quel finale incontro
Nel regno del crepuscolo

III.
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
E’ proprio così
Nell’altro regno della morte
Svegliandoci soli
Nell’ora in cui tremiamo
Di tenerezza
Le labbra che vorrebbero baciare
Innalzano preghiere a quella pietra infranta.

IV.
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti
In quest’ultimo dei luoghi d’incontro
Noi brancoliamo insieme
Evitiamo di parlare
Ammassati su questa riva del tumido fiume
Privati della vista, a meno che
Gli occhi non ricompaiano
Come la stella perpetua
Rosa di molte foglie
Del regno di tramonto della morte
La speranza soltanto
Degli uomini vuoti.

V.
Qui noi giriamo attorno al fico d’India
Fico d’India fico d’India
Qui noi giriamo attorno al fico d’India
Alle cinque del mattino.
Fra l’idea
E la realtà
Fra il movimento
E l’atto
Cade l’Ombra
Perché Tuo è il Regno
Fra la concezione
E la creazione
Fra l’emozione
E la responsione Cade l’Ombra
La vita è molto lunga
Fra il desiderio
E lo spasmo
Fra la potenza
E l’esistenza
Fra l’essenza
E la discendenza
Cade l’Ombra
Perché Tuo è il Regno
Perché Tuo è
La vita è
Perché Tuo è il
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
E’ questo il modo in cui finisce il mondo
Non già con uno schianto ma con un lamento.

  T.S. Eliot (1925)

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CASI UMANI

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , on 26 novembre 2010 by Sendivogius


Nero sublime
Lento abbandono
Violento rosso
Fugace ironia
Bianco madreperla
Intrepido mistero

(Sandro Bondi. Poesie)

Eppur tuttavia, il mistero più intrepido è come questo lontano emulo dello Zio Fester sia riuscito a diventare ministro dei ‘Beni Culturali’. Speriamo non per le sue doti artistiche..!
Nell’esegesi della poetica bondiana la dimensione curiale dirada nell’insondabile dei desideri repressi e di amori soffusi, consumati nella voluttuosità dell’attesa:

Ignara bellezza
Rubata sensualità
Fiore reclinato
Peccato d’amore

Muto segreto
inconfessata attesa
desiderata armonia
inavvertita fortezza
sospirata carezza d’amore

Misteriosa bellezza
Celeste carezza
Colpevole dolore
Vita dell’amore

Ebbrezza della vita
Deposito di sapienza
Imberbe condottiero
Delirio d’amore

Insomma, le sue composizioni liriche sembrano seguire uno schema consolidato, suddiviso in tappe precise: arrapamento, fantasticherie erotiche, amplesso e rimorso. In  pratica,  è  il tipico onanista penitente, oppresso da una vita sessuale scadente.
Fortunatamente, dopo un matrimonio infelice, negli ultimi tempi il tenero Bondi sembra aver appagato il suo “desiderio d’amore” insieme alla comprensiva Manuela Repetti con la quale condivide affetti, militanza politica… e famiglia (di Lei).
Dopo la nomina di Mario Resca per le attività culturali [QUI], di Riccardo Micciché alla direzione restauri degli Uffizi [QUI] e di Nicola Mercurio nello staff commissariale di Pompei [QUI], l’Alfiere della rivoluzione meritocratica al MIUR, il Castigatore dei finanziamenti parassitari del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), ci ha regalato un’altro gustoso saggio sulla eccellenza al merito, con la valorizzazione delle competenze, ai tempi di Re Silvio.
Infatti, come pegno d’amore, il ministro Bondi si è subito adoperato per trovare una pronta sistemazione alla famiglia della sua neo-fidanzata.
25.000 euro all’anno (a partire dal 2009) per il sig. Roberto Indaco, ex marito della Repetti, come consulente del FUS per una non meglio precisata competenza specifica in “Arte e moda”.
Ma il ministro si schernisce:

“Non ho violato nessuna legge. Sono solo intervenuto per risolvere due casi umani. È la tragedia di un uomo che era disoccupato e senza lavoro.”

Che cuore d’oro! Nell’Italia della piena occupazione, che non conosce crisi né licenziamenti, come negare un simile interessamento con pronta sistemazione?!?
L’altro “caso umano” è Fabrizio Indaco, il figlio della Repetti, che ha ottenuto un contratto al Centro sperimentale di Cinematografia, per conto del Ministero dei Beni Culturali. Il figliol prodigo, con diploma, si occupa dei servizi della direzione generale per la realizzazione della piattaforma on line e per la presentazione delle domande di finanziamento al FUS.
Nicola Borrelli, responsabile ministeriale per la “sezione cinema”, spiega che l’impiego di Indaco (a chiamata diretta) è giustificata dalla straordinaria mole di lavoro.
Evidentemente si tratta di uno di quei lavori che gli italiani, giovani e laureati e disoccupati, non vogliono più fare.
In omaggio al Vate di Fivizzano  e dei suoi straordinari successi ministeriali, volgiamo una lirica devota sulla falsariga della composizioni di un simile bardo incompreso:

Minchione irredento
Ruina cadente
Visione assente
Terreo fragore
Candor dolente
Atroce ironia
Bolso demente
Cultura morente

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