Archivio per Plebe
La Ricreazione
Posted in Muro del Pianto with tags Carnevale, Costume, Covid-19, Europei di Calcio, Folla, Idioti, Italia, Liberthalia, Plebe, Società, Squallore on 14 luglio 2021 by SendivogiusSorvoliamo sui rituali pecorecci da zobia grassa per scimmie ubriache, con tanto di carro da parata per la sfilata di carnevale ed altre pagliacciate di dubbio gusto.
Bagno di Sangue
Posted in A volte ritornano, Kulturkampf, Stupor Mundi with tags Adolf Hitler, Adriano Celentano, Beppe Grillo, Cambiamento, Camillo Berneri, Carta d'intenti, Casta, Centro, Cialtroni, Comunicazione, Democrazia, Elezioni, Elezioni 2013, IMU, Italia, Linguaggio, M5S, Mein Kampf, MoVimento 5 stelle, Nanni Moretti, Palombella rossa, Parlamento, Parole, Partiti, Partito Democratico, PD, Plebe, Politica, Populismo, Protesta, Sinistra, Sistema, Società, Sondaggi, Sussidio di cittadinanza on 20 febbraio 2013 by SendivogiusIn uno dei suoi film più significativi, Nanni Moretti, esasperato dalla terrificante sequenza di idiomatismi della sua intervistatrice, la congeda a schiaffoni (“ma come parla?!?”). Perché le parole sono importanti.
“Chi parla male, pensa male e vive male.
Bisogna trovare le parole giuste:
le parole sono importanti!”
Palombella rossa (1989)
Oggi, dinanzi alla crisi neo-weimariana di partiti con scarso o nessun appeal, ci ritroviamo nuovamente a discettare sulla discesa in campo dell’ennesimo miliardario, che arringa le folle con invettive da bar sport e metafore bellicose dalle gocciolature grandguignolesche.
Per gli strani ricorsi della storia, inconsapevoli se ci tocchi di vivere in sorte la farsa o la tragedia, a segnare lo zeitgeist di un tempo imperfetto è la staffetta tra il monarca che si fece buffone ed il giullare che volle farsi re, a ruoli interscambiabili, nell’imprescindibilità del cialtrone come figura immanente della politica italiana e per il sollazzo della plebe plaudente.
Dopo lunghi anni trascorsi a bandire ed esorcizzare ogni forma di dissenso organizzato, dopo la remissione sociale di una generazione dimenticata prima ancora che “perduta” (difficile smarrire qualcosa che non si è mai cercato), di rancore da parte di chi ansioso più che altro di omologarsi al “sistema” se ne è sentito respinto, di rabbia sopita e sempre inespressa, gli italiani hanno finalmente riscoperto il gusto per la “protesta”, che nella Penisola ha sempre assunto di preferenza le forme delle recriminazione, erroneamente scambiata per ‘rivoluzione’…
In un’altra crisi altrettanto devastante (quella del 1929), Camillo Berneri, che evidentemente conosceva bene la malapianta del populismo, ebbe a dire con la lucidità che ne contraddistingueva le analisi:
“La rivolta non sarà morale. Sarà lo scoppio di un generale malcontento egoistico, di una esasperazione di ventri vuoti.”
Attualmente, in Italia il meglio che la protesta ha saputo produrre è Beppe Grillo e la sua alba dorata a cinque stelle: specchio di una nazione, in grado di dirla lunga sul livello di maturità democratica e coscienza civile di un popolo che, con ogni evidenza, non riesce proprio ad affrancarsi dal mito del demiurgo risolutore e dalle pagliacciate ad effetto nella fiera dell’arcitaliano.
E per fortuna che al fianco del profeta ha preso posizione anche Adriano Celentano! Adesso sì che siamo davvero in una botte di ferro (proprio come quella di Attilio Regolo).
Capita così che un’ordinaria campagna elettorale (la più scialba e vuota che si sia mai vista!) diventi un “bagno di sangue”, ignorando evidentemente il significato del termine, con parlamenti da bombardare e rastrellamenti da fare, per galvanizzare le scalcinate sturmtruppen alla “terza guerra mondiale”.
Mai come oggi è stato facile inveire contro i partiti. Oggettivamente sono indifendibili. Di questi si può ormai dire di tutto e di peggio. Ma una protesta è destinata ad essere senza futuro, se è priva di idee concrete. E non è che il Paese si può fermare, fintanto che gli ensiferi se ne facciano venire qualcuna su suggerimento del misterioso “Staff” ed elaborazione della Casaleggio Associati.
Se è semplicissimo criticare e denigrare i programmi dei partiti in lizza, si dimentica però che ciò è possibile per il semplice motivo che le proposte e l’offerta elettorale è arcinota e dunque confutabile.
Per questo possiamo rigettare le ricette monetariste di un Monti, arenato nell’indecenza della sua arroganza accademica.
Rifiutare l’inconsistenza dell’elusivo partitone bersaniano che nella sua “Carta di intenti” riesce a non pronunciare quasi mai la parola ‘sinistra’, ma ha la disarmante onestà intellettuale di vendere anima e culo “per un accordo di legislatura con le forze del centro moderato” (pag.8), con esplicita ammissione, a prescindere da qualunque sia il risultato elettorale:
«I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni.»
(pag.14)
Del M5S invece si ignora tutto, dal programma reale agli obiettivi, dai
candidati alle proposte. Non male per chi a parole predica la massima trasparenza. Ammantato dall’alone catartico del “Nuovo” (la formula di successo che in Italia ci ha regalato prima il fascismo, poi il leghismo ed il berlusconismo) è un pacchetto a scatola chiusa, che si accetta per mistero
della fede, impermeabile com’è ad ogni verifica sul concreto. A meno che non si intendano davvero come proposte alternative e anti-sistema i frizzi, i lazzi, e le scemenze di un saltimbanco che strepita e gigioneggia, sproloquiando su di un palco.
Del fenomeno Grillo non ci dilungheremo oltre, avendone già parlato in abbondanza (per esempio QUI, ma anche QUI e QUI).
Si possono (e si devono) disprezzare le televendite elettorali del Pornonano, finte come i suoi capelli; schifarne le promesse, false come il fondotinta che ne colora il volto cadaverico.
Ma la strombazzata restituzione dell’IMU, con tanto di lettera patacca, in perfetto stile Cetto La Qualunque, non è molto diversa da quella del Grullo a cinque stelle, che fanfaroneggia di “sussidio di cittadinanza” promettendo a tutti gli italiani 1.000 euro al mese. A occhio, è una cifra ricompresa tra i 35 ed i 40 miliardi di euro all’anno. Al confronto, pare un’inezia quanto incassato in un anno di IMU, peraltro da cancellare senza spiegare come compensare. E sempre ammesso che i beneficiari del sussidio siano ‘solo’ tre milioni di persone. E di fanfaluca in fanfaluca assicura che reperirà un simile importo dai rimborsi elettorali.
Certo. E Cicciolina è vergine!
In fondo, l’obiettivo del guru ligure e dei suoi adepti in estasi è semplice: prendere il controllo della nave e buttare a mare tutti coloro che attualmente ed in passato sono stati sulla plancia di comando. Senza distinzioni. Non importa l’ordine e grado, le responsabilità e le mansioni.
Dal comandante all’ultimo degli ufficiali, dal cartografo al radiotelefonista, vanno tutti scagliati fuoribordo, per il semplice fatto di essere stati lì nella sala di regia. Per Grillo e la sua folla osannante sono tutti Schettino, nessuno escluso. E poco importa se i mozzi ora al comando nulla sanno di navigazione e strumentazione di bordo, mentre il vascello se ne va allegramente alla deriva, senza che alcuno si preoccupi di stabilire una rotta né scegliere una destinazione, perché prima o poi da qualche parte arriverà.
Grillo riempie la piazza e tanto basta. Fa tendenza. E la “protesta” è liquida nella finzione scenica di chi scambia la coreografia per mobilitazione, nella rassicurante anomia collettiva. Due battute, applausi, e tutti a casa, contenti di cotanto impegno per il “cambiamento”.
Se le piazze fossero l’esclusivo metro di misura della democrazia, e fosse sufficiente riempirle per amministrare al meglio un Paese, allora tanto valeva tenerci gli inventori delle “adunate oceaniche”…
Se i sondaggi fossero una scienza esatta (e non lo sono), sarebbe facile tracciare una mappa dei flussi di consenso al bacino potenzialmente eterogeneo dei “cinque stelle”, mentre tutti piazzano la propria bandierina nella grande enclave degli ‘indecisi’… Nonostante tutto, il PD non flette, mentre il SEL di Vendola perde consensi a favore della lista di Ingroia. Quindi, se la matematica non è (ancora) un’opinione, il sedicente M5S attinge il grosso dei suoi consensi tra l’ex elettorato dipietrista. E soprattutto da quello leghista e burlusconiano (già democristiano e fascista), oggi certamente molto indignato contro quel ‘sistema’ e quella ‘politica’ che, causa crisi economica, ha smesso di elargire prebende dispensando assunzioni e favori. Nella flagranza dei loro piccoli egoismi provinciali, rivogliono indietro i “soldi”, che non sono sottratti in senso lato alla comunità tutta ma a se stessi. Per questo amano tanto fare i conti in tasca alla “casta”, che ebbra di ricchezze sembra essersi dimenticata di loro.
A buon ragione, si obietterà su come il M5S prenda voti anche a sinistra… Ovviamente. Ogni parrocchia ha i suoi preti spretati.
Sembra che al dotto Gianroberto Casaleggio piacciano i francesismi dei monarchi inglesi, in omaggio alla tradizione degli ordini cavallereschi (honni soit qui mal y pense). Ebbene, gliene regaliamo uno…
In merito a certe perdite, nel 1296, un vecchio re, Edoardo I Plantageneto, informato della defezione degli scozzesi che giammai avrebbero voluto sottostare ai voleri della Corona inglese, preferendo la frusta dei rozzi lords di puro sangue highlander, senza preoccuparsene troppo chiosò sprezzante: “Bon bisoigne fait que de merde se delivre.”
È superfluo ricordare come William Wallace che aveva guidato la defezione, di lì a pochi anni finirà squartato vivo sul patibolo a Londra, tra gli sghignazzi divertiti della più infima plebaglia.
Né destra né sinistra, il Grillismo è una religione e come tale richiede verità di fede. Il bisogno di un “nemico”, la denuncia di complotti inesistenti, il vittimismo da finte persecuzioni… tutto fa brodo nella costruzione mitopoietica di una proiezione tutta personale. La “casta”, i “partiti”, le “larve della politica”, il “parlamento”, sono un obiettivo perfetto da dare in pasto alle masse che chiedono idee semplici e bersagli facili. Pronte a bersi ogni panzana, anche la più assurda purché ben confezionata e, soprattutto, urlata.
Peccato che nel momento in cui si varca la fatidica soglia di Montecitorio, le distinzioni si elidano fino a scomparire ed il predatore si trasformi in preda per gli appetiti convulsi della folla aizzata a comando, ai cui occhi sono “tutti uguali” a prescindere. Ma, almeno per ora, il nemico è chiaro…
«Si pensi di quali pietosi elementi siano composti, in generale, i cosiddetti “programmi di partito”, e come di tempo in tempo vengano spolverati e rimessi alla moda! E’ necessario porre sotto la lente d’ingrandimento i motivi essenziali delle “commissioni per il programma” dei partiti, per bene intendere il valore di questi aborti programmatici. Una sola preoccupazione spinge a costruire programmi nuovi o a modificare quelli che già esistono: la preoccupazione dell’esito delle prossime elezioni. Non appena nella testa di questi giullari del parlamentarismo balena il sospetto che l’amato popolo voglia ribellarsi e sgusciare dalle stanghe del vecchio carro del partito, essi danno una mano di vernice al timone. Allora vengono gli astronomi e gli astrologhi del partito, i cosiddetti “esperti” e “competenti”, per lo più vecchi parlamentari che, ricchi di esperienze politiche, rammentano casi analoghi in cui la massa finì col perdere la pazienza, e che sentono avvicinarsi di nuovo una minaccia dello stesso genere. E costoro ricorrono alle vecchie ricette, formano una “commissione”, spiegano gli umori del buon popolo, scrutano gli articoli dei giornali e fiutano gli umori delle masse per conoscere che cosa queste vogliano e sperino, e di che cosa abbiano orrore. Ogni gruppo professionale, e perfino ogni ceto d’impiegati viene esattamente studiato, e ne sono indagati i più segreti desideri. Di regola, in questi casi diventano maturi per l’indagine anche “i soliti paroloni” della pericolosa opposizione e non di rado, con grande meraviglia di coloro che per primi li inventarono e li diffusero, quei paroloni entrano a far parte del tesoro scientifico dei vecchi partiti, come se ciò fosse la cosa più naturale del mondo.
(…) Ogni mattina, il signor rappresentante del popolo si reca alla sede del Parlamento; se non vi entra, almeno si porta fino all’anticamera dove è esposto l’elenco dei presenti. Ivi, pieno di zelo per il servizio della nazione, iscrive il suo nome e, per questi continui debilitanti sforzi, riceve in compenso un ben guadagnato indennizzo. Dopo quattro anni, o nelle settimane critiche in cui si fa sempre più vicino lo scioglimento della Camera, una spinta irresistibile invade questi signori. Come la larva non può far altro che trasformarsi in maggiolino, così questi bruchi parlamentari lasciano la grande serra comune ed, alati, svolazzano fuori, verso il caro popolo. Di nuovo parlano agli elettori, raccontano dell’enorme lavoro compiuto e della perfida ostinazione del altri; ma la massa ignorante, talvolta invece di applaudire li copre di parole grossolane, getta loro in faccia grida di odio. Se l’ingratitudine del popolo raggiunge un certo grado, c’è un solo rimedio: bisogna rimettere a nuovo lo splendore del partito, migliorare il programma; la commissione, rinnovata, ritorna in vita e l’imbroglio ricomincia.
(…) Quindi, se oggi al nostro movimento viene fatto, da parte soprattutto dei cosiddetti ministri nazionali borghesi, ed anche del centro cattolico lo spiritoso rimprovero di tendere ad una “rivoluzione”, a questo politicantismo da burla si può dare una sola risposta: “Si, noi cerchiamo di ricuperare ciò che voi, nella vostra criminale stoltezza, avete perduto”.»
Non è Beppe Grillo che sbraita in uno dei suoi comizi, ma Adolf Hitler nel primo capitolo del “Mein Kampf”.
E del resto, nei modi e nei toni, con l’isterico caporale di Braunau l’arruffapopolo ligure sembra condividere parecchio…
Se le parole sono importanti, non meno lo è la gestualità e l’uso del linguaggio.
Flussi e Riflussi
Posted in A volte ritornano with tags Anomia, Beppe Grillo, Corruzione, Folla, Gad Lerner, Gustave Le Bon, Italia, Liberthalia, Massa, Plebe, Popolo, Rabbia rassegnata, Seconda Repubblica, Silvio Berlusconi, Società on 15 febbraio 2013 by SendivogiusItalia 1993-2013. La sedicente ‘Seconda Repubblica’ si conclude così com’era cominciata: travolta dagli scandali e dalla corruzione, sulla scia di una nuova crisi economica. Tangenti SAIPEM e Finmeccanica; saccheggio indiscriminato dell’erario pubblico, con la devastazione del Sanità pubblica; i casi abnormi con le malversazioni in Lombardia e Lazio e Sicilia, in una sequela potenzialmente infinita…
La presunta ‘Terza Repubblica’ non sembra promettere auspici migliori.
La raffica di scandali bancari dallo IOR ad MPS, passando per la Banca Popolare di Milano, ricordano per molti aspetti il caso della “Banca Romana” (e siamo nel 1893!), con il crollo di un’intera classe politica e l’instaurazione di una serie di governi autoritari che condussero il Paese in disastrose avventure coloniali ed alla macelleria della Prima Guerra Mondiale, seminando i germi per l’ascesa del fascismo.
In tempi attuali, la fine del Ventennio berlusconiano si trascina agonizzante nel peggiore dei modi, senza risparmiarci l’imbarazzo degli ultimi sussulti prima della dipartita, col suo principale protagonista ridotto a mascherone funebre di se stesso. Non poteva mancare certo il testamento politico di questo gangster recidivo, che si reinventò “statista” e si impose come un vecchio sudicione. A imperitura memoria del suo operato, ci lascia un surreale elogio della corruzione, con istigazione a delinquere.
Nata sulla scia di “Tangentopoli”, la seconda Repubblica non ha debellato la corruzione, esplosa piuttosto a livelli mai visti. A cambiare è stata la percezione della medesima, nel frattempo diventata sfrontata nella certezza dell’impunità e nell’esibizione sguaiata del bottino, da parte di una oligarchia di parvenu al potere, senza altro titolo di merito se non l’arroganza e l’accumulazione compulsiva della “robba”.
A saltare sono stati i freni inibitori, gli anticorpi sociali, di un Paese invecchiato e immiserito moralmente da una mutazione antropologica regressiva. In questo, se l’Italia sembra imprigionata senza soluzione di continuità, in una sorta di loop temporale dall’eterno ritorno al sempre uguale, ad essere cambiati sembrano essere invece gli italiani (e non in meglio): incattiviti e soprattutto incarogniti; essendo passati troppi in fretta dallo sghignazzo al pianto, ma sempre inclini alla lagna.
Capita così di assistere al passaggio di consegne da un venditore di sogni ad un mercante di incubi, che lucra sulle ansie e le paure di un popolo allo sbando, blaterando di guerre mondiali e complotti.
Adesso, in merito alla situazione generale, si fa un gran parlare di “miscela esplosiva”, di “polveriera sociale”, e di altre pirotecniche metafore per descrivere una condizione ed una serie di sentimenti diffusi ma inespressi.
Con grande lucidità, Gad Lerner (29/01/13) ha parlato in proposito di “rabbia rassegnata”, come fenomeno introspettivo di vuoto permanente, nell’incapacità di uno sbocco propositivo e compartecipato:
«Nessuna pulsione rivoluzionaria. Manca fra noi l’orizzonte del rovesciamento delle gerarchie, dei dogmi classisti e tanto meno dei rapporti di produzione. La furia si ripiega su se stessa, fino a bruciare l’anima in cui s’è accesa.»
Ed è una “furia” senza sbocchi apparenti, circoscritta com’è ad una mera sommatoria di recriminazioni individuali e frustrazioni egoistiche di piccoli borghesi insoddisfatti e ancor più terrorizzati di retrocedere nella graduatoria sociale: il metro privilegiato con cui sembrano misurare le proprie azioni.
Tali sentimenti “delineano una rabbia debole che sembra ovattata. Rabbia di lamento e di protesta; rabbia gracile…. Un malessere sordo, difficilmente esprimibile in senso di comunità”.
Più modestamente, a noi sembra un rimestaggio di vecchi umori e pulsioni irrazionali, tipico di ogni momento di crisi in tempi di transizione. Non c’è niente di nuovo in una plebe, che sembra incapace di elevare lo sguardo al di sopra del proprio ombelico. Non v’è alcunché di ‘rivoluzionario’ in una “massa” che, lungi dall’essere critica, è più che altro sovrapposizione caotica di rancori, espressi nell’anonimato collettivo, e che per farsi coraggio diventa “folla” indistinta (la famosa gggente che non ce la fa più). Da sedurre e manipolare. La procedura, a livello psicologico, era già nota a personaggi del calibro di Gustave Le Bon (ne avevamo parlato QUI). Da allora non molto è cambiato.
In definitiva, il prodotto pare costante nel tempo, riproponendosi immutato con gli stessi meccanismi a cadenza ciclica, secondo schemi collaudati dalla consuetudine e da elementi peculiari che sembrano resistere intatti.
In una prospettiva diametralmente opposta, per fare un esempio, ci hanno ironizzato sopra con sarcasmo polemisti della caratura di un Curzio Malaparte [QUI] o Antonio Gramsci [QUI], abituati a confrontarsi con le piccole meschinità di un popolino più avvezzo alle piazze che alla coscienza di sé, alle rappresentazioni teatrali da avanspettacolo [QUI] piuttosto che alla drammaturgia corale.
Oggi la non-mobilitazione può contare sull’illusione di farsi coscienza e “partecipazione” nell’anomia diffusa di rassicuranti limbi virtuali, tanto accattivanti quanto fittizi, che pongono seri limiti ed un monito a chi cerca di convogliarne le potenzialità verso una prospettiva più ampia di coinvolgimento…
«Sul web ciascuno può scrivere la sua invettiva e provare la falsa ebbrezza di far parte di una collettività, riunita da migliaia di ‘mi piace’ o anche solo dalla cancellazione del nemico. Galvanizzata dalla capacità di leader virtuali che sublimano in decibel privi di sonoro il disagio, la protesta, la denuncia. Ma vuoi mettere la soddisfazione di avergliele cantate – col nickname che preserva il tuo anonimato – al bersaglio del momento? Fin troppo ovvio è riconoscere in Beppe Grillo il re di queste innocue maledizioni, portavoce di una rabbia tradotta in grossolani calembour o sotto forma di invettiva scurrile. Capita a tutti noi di provare ammirazione per la creatività in rete, senza accorgerci di come essa ci imprigioni in una solitudine, per l’appunto, rabbiosa.
(…) Recitare l’indignazione è l’ultima specialità di troppi conduttori televisivi benestanti, ma è anche il nuovo business dei falsi portavoce del popolo. Basti pensare a Beppe Grillo (…) Lui è il capoccia degli arrabbiati. Non esprime l’ira di Dio né una aspirazione di giustizia sociale, ma solo la miseria di un cattivo sentimento deprivato della speranza.»
Amore a 5 Stelle
Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags Agenzia delle Entrate, Beppe Grillo, Cialtroni, Demagogia, Democrazia, Equitalia, Fascismo, Feccia, Grillismo, Italia, Josefa Idem, Liberthalia, M5S, Marianna Madia, Movimento, Odio, Plebe, Populismo, Sigmund Freud, Società on 3 settembre 2012 by Sendivogius
Con la consueta modestia confacente al personaggio, Beppe Grillo rilegge “1984” di Orwell, in una parodia narcisista dove i contenuti sono riadattati a propria immagine e somiglianza, come si conviene a chi è convinto di trovarsi al centro dell’universo, iscritto in un macrocosmo dove tutto ruota attorno al proprio Ego, nello splendido isolamento del suo autismo autoreferenziale, con la personalissima interpretazione dei “due minuti d’odio”.
Chi volesse può trovare il testo originale, e senza manipolazioni, QUI.
Ma attingiamo direttamente dalla parabola del Profeta:
«Il rito quotidiano dell’Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al MoVimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente. Lo scopo è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo. Non discutono mai nel merito (ad esempio del Programma del M5S), insultano, fomentano con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere. E dopo? Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.»
“I due minuti d’odio“ (02/09/2012)
Così parlò il Messia dei Carruggi.
Qui entriamo direttamente nella sfera delle psicopatologie, trovandoci dinanzi a quello che assomiglia ad un transfert negativo.
Grillo ha fatto dell’insulto reiterato nella coprolalia compulsiva l’estetica del proprio movimento, che non conosce altra rivoluzione lessicale oltre al “vaffanculo”, tramite lo sdoganamento di ogni possibile volgarità. In proposito, il suo blog è lo sfogatoio rancoroso delle frustrazioni di una plebe rabbiosa e fomentata ad arte, millantando processi ‘popolari’, epurazioni, punizioni esemplari…
Alimenta una cappa plumbea da resa dei conti, di scontro finale da armageddon politica tra “noi e loro”. Delinea i contorni apocalittici di un mondo oscuro dove non esistono avversari, ma “nemici” privi di ogni valore e finanche fuori dalla razza umana. Non per niente, la metafora più usata, ed abusata, per indicare ogni possibile avversario (disumanizzato) è lo zombie: creatura immonda che può essere fermata solo con una fucilata alla testa. Per l’appunto, “un mostro da abbattere”.
Provate a sostituire la parola “casta”, alla quale viene addebitata in un tutto indistinto e confuso ogni sorta di nefandezza possibile, con il termine “ebrei” e cercate le analogie storiche..!
Si avverte nelle parole del Grillo Furioso quasi un’ansia da attentato, nell’inconfessabile pulsione dell’opportunismo referenziale… Emblematica è stata l’interpretazione della bomba esplosa davanti la scuola di Brindisi, subito additata come un tentativo per fermare il “cambiamento” di cui il M5S sarebbe il portatore (insano).
Confonde le critiche e le domande, alle quali Grillo si sottrae con sequele di insulti a spruzzo continuo, come una “istigazione a delinquere”…
Maliziosamente, si potrebbe ricordare come Grillo abbia fomentato per mesi la protesta anti-tributi contro “Equitalia”, incanalando poi le contestazioni opportunamente alimentate contro l’Agenzia delle Entrate, per intercettare il voto leghista in libera uscita. I toni fuori dalle righe si sono concretizzati in atti violenti direttamente contro i dipendenti delle agenzie medesime, fatti oggetto di pacchi bomba, invio di buste contenenti escrementi, minacce e atti intimidatori. L’apice è stato (per ora) raggiunto dall’immancabile psicopatico armato fino ai denti, che si è presentato alla sede di Bergamo prendendo in ostaggio gli impiegati. Non risulta che alcuno abbia mai chiamato in causa Beppe Grillo per “istigazione a delinquere”, attribuendogli una qualche responsabilità morale:
«Continuano gli attentati contro gli uffici di Equitalia, nelle ultime ore sono avvenuti aFoggia e Modena. Si può dire tranquillamente che stiano per sostituire i tradizionali botti di San Silvestro con la differenza però che durano tutto l’anno. Se Equitalia è diventata un bersaglio bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violenze.»
“I botti di fine anno di Equitalia”
(01/01/2012)
Come i bambini capricciosi in cerca di attenzioni, urla e lancia il sasso tanto per vedere l’effetto che fa. Se rimproverato, mette il muso atteggiandosi a vittima. É il piccolo incompreso della provocazione politica. Appartiene a quella tipologia di narcisi che, dopo il primo controllo della prostata, si mettono a parlare di “complotti”…
“C’è una campagna di odio contro di me…
Quando prendi di mira una persona, come fanno con me, e dici che è peggio di Nerone, Hitler e Saddam, che pensa solo ai suoi interessi, non meravigliarti se qualche mente fragile pensa che se la elimina fa il bene del Paese.”Silvio Berlusconi
(24/06/2009)
Oramai sono sovrapponibili come due fogli di carta velina. E non si riesce più a distinguere quale sia la copia e quale invece l’originale, tante sono le somiglianze che accomunano i due malinconici istrioni, prossimi al tramonto senile.
Se continua di questo passo, tempo qualche mese, si farà tirare addosso statuette del duomo di Milano o inscenerà finti attentati sull’androne di casa, scimmiottando un Belpietro.
Vedrete che non appena si sgonfierà la bolla mediatica pompata da giornali e tv, senza i quali il fenomeno Grillo NON esisterebbe, se le prossime elezioni inchioderanno (come probabile) il M5S ad un 7-8% dei voti reali, il tribuno ligure inizierà a sproloquiare di brogli contro di lui.
In quanto al sedicente “Programma del M5S”, discutere del merito quanto prima, se i Lettori avranno la pazienza di seguirci, sarà un piacere.
Ma ora sarà il caso di lasciare la parola ai diversamente fascisti a 5 stelle, che vivacizzano le pagine del Profeta, per avere un saggio della loro concezione dell’amore universale, contrapposto a coloro che “insultano, fomentano con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere” attraverso il “fragoroso, insopportabile, indecente” Rito quotidiano dell’Odio…
Il 28/08/2012 l’ingenua Marianna Madia, evanescente deputata PD, ha la sventurata idea di dichiarare, durante un’intervista per conto di una nota trasmissione radiofonica:
“I grillini hanno dei metodi antidemocratici, sono violenti. Piuttosto che votare Grillo, voterei PdL. La violenza non è solo quella fisica. Non direi fascisti, ma hanno un modo violento di fare politica e la violenza può anche essere verbale.”
Il giorno dopo, sulle pagine del blog del Guru, con apposito post dedicato (La certezza di Madia) si scatena il linciaggio in effigie, a dimostrazione di quanto la critica della Madia sia fondata e di quale sia la concezione, nonché il livello di dialettica democratica, prossimo più alle latrine che ai “fascisti”.
Gli epiteti più gettonati sono le definizioni di genere, con particolare attenzione alle prestazioni sessuali predilette dai commentatori, che sanno entrare nel merito delle questioni con raffinato acume intellettuale. Ve ne offriamo una interessante selezione:
“se la trompa il figlio del rincoglionito del quirinale……una meretrice politica istituzionale. forse sceglie il nano di arcore perche’ come tutti i nani ha un membro enorme , con o senza pompetta, con senza viagra, ……siamo alla indecenza. si definiscono del pd ma sono solo degli avventuriei politci, senza cultura democratica e senza orizzonte, intenti solo a salvare il loro fondoschiena…….e poi lo offrono al nano per farselo rompere.”
ANDREA FORGIONE64, AVELLINO – 30.08.12 16:46
Questa cloaca vivente, non sapremmo definirlo diversamente, discetta di “cultura democratica” e di “indecenza” mentre elecubra di copule anali con nani superdotati.
Ma l’equazione Donna = Puttana = Stupro punitivo è il tema dominante delle pacate riflessioni a 5 stelle, argomentate da una componente predominante di maschi impotenti…
Hanno riaperto i bordelli per caso?
Alessio B. – 30.08.12 09:29|Ansiosa di participare a qualche bel festino??? 🙂
Boris Crippa, Desio (MB) – 30.08.12 09:08|Questa donna, viste le condizioni pietose in cui versa il PD e sentito che il vecchio pedofilo ha intenzione di ricandidarsi, evidentemente aspira ad ottenere un posto nel suo harem…
Massimo Minimo – 30.08.12 09:06|Io questa lurida troia non la scoperei nemmeno con l’uccello di un altro. Vergognati puttana.
Mauro Agnoli, Castel San Giovanni (PC) – 30.08.12 07:52|
Eppoi, immancabile, come si conviene ai replicanti della setta che parlano come il loro guru virtuale:
questa è una bambina…
una bambina zombie.
JimmyJoeJimBob ±∑ – 29.08.12 18:35|
Abbiamo altresì gli esperti di fisiognomica, quelli che con una sola occhiata capiscono tutto di te… che pesterebbero una donna a sangue ma mica sono violenti, per carità!
Dalla faccia si vede che è la tipica italiota figlia di papà, viziata e raccomandata che nella vita non ha fatto mai nulla. Diviene incredibilmente stupida quando dice che voterebbe PDL piuttosto che il M5S. Un’affermazione assolutamente assurda detta da una rappresentante del PD e che fa capire in modo ufficiale che ormai PD e PDL sono la stessa cosa. Non sono assolutamente un violento e rispetto le donne ma se avessi tra le mani una cosi’ squallida, senza dignita’ e senza vergogna, la prenderei a cazzotti in faccia e a ginocchiate nelle gengive.
Marc Pioli, Bologna – 29.08.12 15:46|
Infine c’è la nutrita casistica di voyuer e guardoni virtuali della masturbazione compulsiva che si eccitano sulle hot-line, fantasticando su gangbang e stupri di gruppo:
Madia una che dice che piuttosto che il Movimento voterebbe il partito del nano puttaniere la dice lunga su quello che rappresenta.
Il silvio le sue zoccole le ha gia’ devi metterti in coda e poi fare uno provino.
Sei brava a fare i soffoconi????
Tommaso De Palma – 29.08.12 15:43|Una visita medica?
Una visita delicata?
Appena esci da Montecitorio una visita “delicata” te’ la facciamo noi.
Sabrino Di Renzo, Gradara – 29.08.12 13:55|Ma chi è questa ? la pompinara di turno del pd ? perchè adesso bersani è incazzato e non gli tira più rompi i coglioni ai Grillini ? mavaffanculo
Silvestro C. – 29.08.12 13:28
07/08/2012. A corto di argomenti, Beppe Grillo non sa come attirare l’attenzione su di sé. Quindi non trova niente di meglio che sparare una delle sue inutili bordate (“lo spread olimpico”) contro le olimpiadi londinesi.
Josefa Idem, campionessa mondiale di origine tedesca ma naturalizzata italiana, osa pronunciare l’indicibile: “Grillo è una patacca”. E cade nel consueto trappolone organizzato ad uso dei veri ‘Due Minuti d’Odio’ targati 5 stelle.
Il 10 agosto si scatena il fuoco di sbarramento dei pasdaran della riVoluzione, già mobilitati in massa per la Strafexpedition, con uno sgangherato post intitolato “Josefa, targata pdmenoelle”, a firma di Giovanni Favia: il replicante che si agita a vuoto nel consiglio regionale emiliano…
Il trend dominante è ‘l’Italiano nella sua Nazione’:
Ma quanti cazzo sono gli atleti stranieri nazionalizzati italiani per poter accedere ai super premi e alle agevolazioni dati in Italia?
pensavo si chiamasse Idem per un errore all’anagrafe, quando registrarono prima il suo gemello e poi lei, e quando le hanno chiesto il cognome il padre ha detto “Idem”
e invece risulta che è tedesca!!
viva l’Italia!
Ashoka il Grande, Mexico – 11.08.12 00:50|In sintesi,i nostri ragazzi devono abbandonare il proprio paese,la famiglia,per cercare opportunità che il proprio paese destìna a stranieri come Josefa…le nostre istituzioni politico/sportive accolgono,non chi necessita veramente di nuove opportunita di vita,perchè dovuto scappare da paesi devastati da guerre,malattie,povertà,ma bensì una tedesca,regalandole un favoloso stipendio come politico…eppure nessuno l ha votata!Evviva l italia dei furbi e degli stranieri furbi!!!
Massimiliano F., Cervignano del Friuli – 11.08.12 19:03|
Naturalmente, non poteva mancare il solito, squallido, conto delle spesa, di gentucola troppo abituata a fare i conti nelle tasche altrui e la cui disamina sociale non va mai oltre la ragioneria contabile di bassa lega. Ce ne fosse uno che si sia mai posto domande sui redditi milionari del Profeta che negli ultimi anni, da quando gioca al castigatore, ha visto schizzare i suoi introiti sopra i quattro milioni di euro, grazie ai gonzi che gli reggono il moccolo.
Non bastava mantenere a vita i nostri(si fa per dire nostri,miei no)politici,ora oltre a cicciolina,anche una tedesca di nome josefa idem dobbiamo mantenere…insomma è proprio vero che per certi gli stranieri furbi,l italia è l america!!!! P.S. Ultime notizie dicono che la JOSEFA avrebbe tanto piacere a poter lavorare per la rai,per poter raccontare le storie degli atleti che non vincono…non vorremo mica negargli questo desiderio all atleta tedesca?!
Massimiliano F., Cervignano del Friuli – 11.08.12 18:52|
C’è l’immancabile parola d’ordine; ovvero, quanto di più sofisticato il MoVimento abbia mai prodotto:
ma quindi anche questa (che di italiano non ha nemmeno il nome) si becca la pensione da 40 mila euro al mese a spese mie?
jos:VAFFANCULO!
Mimmo G., Cardito (NA) – 10.08.12 21:20|si lei parla e in tanto a noi le olimpiadi ci costa una finanziaria di euro, per dare premi hai buffoni dei atleti. come i stra pagati calciatori.
Roberto S – 10.08.12 20:00|
E l’irrinunciabile allusione sessuale:
e fra poco scopriamo anche che si fa sbattere da berlusconi espetta e vedi
Antonello Sepe, Monte San Biagio (LT) – 10.08.12 19:07|
Il must dominante di questi squadristi da tastiera è sempre il solito: “è una vecchia”…
Ha più rughe lei di una tartaruga
George R., Roma – 10.08.12 14:27|hai capito la 48 enne che basta vederla in faccia per capire che ha preso ormoni da 20 anni … esponente del pd e che attacca il nazionalismo di grillo… ma pensa
Alessandro Bardi – 10.08.12 14:01|anche i controlli antidoping alle olimpiadi sembrano una patacca, a meno che non vogliamo credere che si può arrivare quinti a 50’anni…
Gianni Frascogna – 10.08.12 10:10|
L’irrinunciabile sigillo di garanzia 5 stelle:
Un’altra zombie della partitocrazia di cui non c ne può fregare un cazzo !!!!
Gennaro Giugliano, Napoli – 10.08.12 11:45|
..Ed il solito meritocratico da bar sport:
josefa è ipocrita, perchè non dice come stanno le cose invece di pensare alla politica. C’erano brave atlete giovani che avrebbero meritato più di lei il posto per le olimpiadi, ma si sà che bisogna farsi belli sennò il contratto con la kinder viene scisso!
Giovanni Pispisa – 10.08.12 10:16|
Fortuna che tutti i commenti presenti nel blog di Beppe Grillo sono filtrati e opportunamente moderati dallo staff della Casaleggio Associati..!
È difficile trovare uno strato così infame di umanità. Per trovare una roba tanto indecente, bisogna scorrere i commenti dei lettori di “Libero” e “Il Giornale” ai tempi d’oro del berlusconismo dominante. Nemmeno la nazi-community di Stormfront, che qualcuno ha definito “il più grande portale d’odio presente in rete”, riesce a raggiungere neanche lontanamente simili livelli. Persino quel santuario dell’amore sanfedista conosciuto come Pontifex, con le sue truppe di fanatici analfabeti crucesignati, fatica ad arrivare a tanto.
Quando si ha a che fare con le performance di Beppe Grillo e dei suoi adepti invasati, invece delle 5 Stelle, sembra di avere a che fare con una parodia delle “5 fasi dello sviluppo psicosessuale”, elaborate da Sigmund Freud…
C’è la “fase orale”, rapportata all’età adulta:
«Da un punto di vista comportamentale, l’individuo potrebbe manifestare un’inclinazione al vittimismo, regredire verso uno stato di dipendenza e/o sviluppare pratiche oralmente dipendenti (tabagismo,alcolismo, logorrea o manifestando una forte dipendenza dal cibo) costituendosi una personalità sarcastica o pungente (caratteristiche queste indicate come qualità sadico-orali).»
Alla quale segue sempre una “fase anale”:
«Durante questo periodo, gli interessi del bambino si spostano dalla zona orale a quella anale, in concomitanza con l’acquisizione del controllo delle funzioni sfinteriche. Il bambino trae appagamento dal controllo autonomo degli sfinteri; Il controllo e l’espulsione dei prodotti del proprio corpo costituiranno, oltre che una forma di gratificazione, uno strumento di regolazione delle relazioni con l’ambiente circostante. Il bambino nutre interesse verso i propri escrementi; spesso l’espulsione è accompagnata dalla paura di una perdita e da un senso di incompletezza.»
E proprio i prodotti fecali sembrano essere la materia che il bambino Grillo manipola meglio.
Ad ogni modo, noi siamo estremamente riconoscenti nei confronti di Beppe Grillo, perché col suo comportamento ci ha insegnato il senso del limite; ci fa apprezzare le buone maniere e ci ricorda quanto le parole siano importanti e con esse l’uso del linguaggio. Ci rammenta, se ancora ce ne fosse bisogno, come la democrazia vada difesa ogni giorno da cialtroni e demagoghi senza scupoli. E quanto l’ignoranza possa essere pericolosa.
Anatomia 5 Stelle
Posted in Muro del Pianto with tags Beppe Grillo, Casaleggio Associati, Casta, Democrazia, Enrico Sassoon, Fascismo, Folla, George Orwell, Gian Roberto Casaleggio, Giorgio Napolitano, Libertà, Liberthalia, M5S, MoVimento 5 stelle, Partecipazione, Partiti, Plebe, Popolo, Presidente della Repubblica, Setta on 17 agosto 2012 by SendivogiusParlare del M5S è inutile. Innanzitutto, perché il MoVimento non esiste; in quanto si tratta di un marchio ad uso esclusivo e protetto dal diritto di copyright,
“abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo,
unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”
Non è un’associazione, non ha una sede definita, non ha un vero statuto fondativo, non ha una reale base di valori condivisi, non ha un coordinamento policentrico, non prevede organi di rappresentanza condivisi, né reali assemblee di partecipazione democratica e consigli di autogestione orizzontale.
«Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog http://www.beppegrillo.it.
La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web http://www.beppegrillo.it.
I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it.»
Dunque, il M5S è una proprietà ed in quanto tale appartiene a Beppe Grillo.
Essendo una entità di natura privatistica a carattere individuale, non prevede regolamenti certi né norme predefinite sulle modalità di adesione. Strutturata come un social network, risponde più che altro a policy di ammissione piuttosto vaghe. E soprattutto non deve rendere conto delle espulsioni, concepite come un annullamento dell’account di registrazione.
“La partecipazione al MoVimento è individuale e personale e dura fino alla cancellazione dell’utente che potrà intervenire per volontà dello stesso o per mancanza o perdita dei requisiti di ammissione.”
Ora, questo non sarebbe certo un problema se il M5S, nell’ambito del blog del suo patrono e padrone (e dunque Grillo), non pretendesse di essere:
“lo strumento di consultazione per l’individuazione, selezione e scelta di quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise nell’ambito del blog http://www.beppegrillo.it, in occasione delle elezioni per la Camera dei Deputati, per il Senato della Repubblica o per i Consigli Regionali e Comunali.”
Nella fattispecie, questa idea di democrazia lineare, a partecipazione diretta su piattaforma virtuale, si traduce, forse per i limiti intrinseci al narcisismo del personaggio, in una vetrina autoreferenziale (effetto quasi inevitabile per un blog) per le frustrazioni ossessive ed i fermenti populistici del (presunto) Autore, nella formula prevalente del monologo proteso in assolo.
Più che “un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico”, esiste una sola Opinione: quella di Beppe, insindacabile e imprescindibile; l’unica che conti veramente.
Speculare alla psicologia, ed al livello culturale, del vecchio guitto genovese, nel suo insieme il blog risulta essere un imbarazzante accozzaglia di incongruenze e luoghi comuni, oramai strutturate in un’incredibile fucina di castronerie a getto continuo, dove alla coerenza narrativa si predilige il turpiloquio reiterato in un martellante livore “anti-casta”, in cui ogni cosa viene semplificata.. sminuzzata.. e ridotta in una poltiglia qualunquista. Il tutto speculare ad una formazione scolastica di base, dove il titolo di studio prevalente è il diploma di perito tecnico. Il ché non vuol essere certo un insulto, ma un modo per sottolineare come l’assenza di un approccio umanistico ai problemi, analizzati nella loro complessità sociale, sia una carenza evidente aggravata da una notevole insipienza culturale.
La rete è piena di esempi simili… Non ci spenderemmo sopra nemmeno due righe, se questo non fosse il ‘meglio’ che in Italia la società (in)civile sia riuscita a produrre, in risposta al berlusconismo ed alla crisi dei partiti, nel meteorismo congenito di ventri troppo gonfi e teste irrimediabilmente vuote. Il sonno della ragione genera mostri, ma l’ignoranza è la loro levatrice.
Una Non-Democrazia
Lungi dall’essere uno strumento aperto di democrazia partecipata, la struttura assomiglia a quella di una setta: c’è un guru (Beppe Grillo); un mentore spirituale (GianRoberto Casaleggio); una folla anonima ed entusiasta di adepti fanatizzati dal verbo del profeta.
Va da sé che l’unico canale d’informazione consentito è il blog medesimo ed i link eventualmente consigliati dallo stesso. Ogni altra eterodossia non è ammessa, né ai grillini interessa più di tanto.
A cadenze regolari, la diarchia celeste Grillo-Casaleggio sceglie il target del giorno, meglio se si tratta di qualcuno con rilevanza pubblica, che ha osato criticare il MoVimento o pronunciare il nome di Grillo invano. Additato il bersaglio alla furia popolare, i neofiti della setta si scagliano nel linciaggio virtuale dell’eretico, in un crescendo di insulti e grevità oscene ai limiti della paranoia, in una sorta di catarsi collettiva.
C’è qualcosa di orwelliano in un simile meccanismo, che a tratti ricorda il “Programma dei Due Minuti d’Odio”:
«La cosa orribile dei Due Minuti d’Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un’estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccare facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone lì raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un’emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all’altro come una fiamma ossidrica. Così, un istante dopo, l’odio di Winston non era più rivolto contro Goldstein, ma contro il Grande Fratello, il Partito e la Psicopolizia. In momenti simili il suo affetto andava a quel solitario e deriso eretico sullo schermo, difensore unico della verità e della sanità mentale in un mondo di menzogne. Passava un altro istante, e Winston si ritrovava in perfetta sintonia con quelli intorno a lui e tutto ciò che si diceva di Goldstein gli sembrava vero. Allora l’intimo disgusto che avvertiva nei confronti del Grande Fratello si mutava in adorazione e il Grande Fratello pareva sollevarsi ad altezze vertiginose, protettore invincibile e impavido, immoto come una roccia davanti alle orde dell’Asia, e Goldstein, a dispetto del suo isolamento, della sua impotenza e dei dubbi che avvolgevano la sua stessa esistenza, appariva come un sinistro incantatore, capace di abbattere l’edificio della civiltà con la sola forza della sua voce. In qualche momento era perfino possibile dirigere il proprio odio da una parte all’altra, assecondando un atto libero della volontà.»
George Orwell, “1984”
Mondadori; 2002
Di tanto in tanto, il post del giorno viene arricchito con annunci del tipo:
“Tizio non ha mai fatto parte del M5S”;
“Si diffida Sempronio dall’usare il contrassegno”;
“Da oggi Caio è fuori dal MoVimento”.
Senza che mai venga fornito uno straccio di motivazione all’espulsione, un cenno su chi siano e cosa mai abbiano fatto di così grave Tizio e Caio e Sempronio.
Beppe Grillo lancia l’anatema; gli adepti provvedono ad eseguire la fatwa, apponendo la lettera scarlatta sul petto del proscritto.
Non è prevista alcuna difesa, né possibilità di appello, tanto meno una qualche forma di consultazione collettiva: congressi, assemblee, collegi, sono roba vecchia da partiti, rigurgiti di “casta”. Il MoVimento ne è immune: uno vale uno e Beppe decide per tutti.
Nel corso della Storia, persino gli autocrati peggiori si sono sentiti in dovere di fornire una giustificazione (seppur falsa) alle loro sentenze di epurazione. Grillo invece no, non corre di questi problemi. È la nuova democrazia 2.0.
Ho visto la luce!
Nel mondo semplice ed elementare dei grillini, la risoluzione dei problemi è rimessa alle aspettative messianiche del MoVimento, che come tutte le sette promette la salvezza eterna ai suoi adepti: affidatevi a noi, dateci la maggioranza, e tutti i problemi svaniranno per divina intercessione. Non chiedeteci come, perché gli altri sono peggio. Se non ci votate allora meritate ogni male e i malanni che si abbatteranno sull’Italia saranno la giusta punizione per voi miscredenti.
E in una sorta di presunzione auto-assolutoria ci si illude possa esistere una cesura morale tra elettori ed eletti, nella distinzione tutta fittizia tra “popolo” e “casta” come se in una democrazia elettorale le due categorie non fossero strettamente interconnesse e speculari l’una con l’altra. Secondo un vecchio aforisma, il 30% dei parlamentari sono peggiori dei loro elettori, un altro 10% è migliore, il 60% è perfettamente uguale a chi li elegge. Il flusso delle percentuali può cambiare, ma la sostanza rimane immutata.
La visione politica del M5S invece è totalmente manichea, in una separazione netta tra buoni e cattivi, salvati e dannati, contrapposti nella logica del “chi non è con me è contro di me”.
Da questo punto di vista, Grillo ha una visione totalitaria della società: se non piace a Lui, se non rende conto al MoVimento (cioè a Lui medesimo), è indissolubilmente un Nemico. Nell’antitesi non sono previste eccezioni.
In un’orgia compiaciuta, avendo ben poco da proporre, è contro tutti e tutto: i ‘Politici’, i ‘Partiti’, i ‘Sindacati’, ‘l’Agenzia delle Entrate’ e le ‘tasse’, i ‘Giornalisti’ e i ‘Media’ (e persino le Olimpiadi), il ‘Presidente della Repubblica’…
A quest’ultimo proposito, la virulenta campagna imbastita contro Giorgio Napolitano dal duetto al ribasso di Beppe Grillo e Antonio Di Pietro (il quale evidentemente ignora che non c’è posto per due prime donne sullo stesso palco) è semplicemente VOMITEVOLE, per modalità, allusioni, e contenuti.
Su queste pagine non sono mancate critiche al presidente Napolitano, ma mai ci si era compiaciuti nelle forme che rasentano il villipendio.
Una delle vette più alte viene raggiunta da Grillo il 09/08/2012, in occasione del sondaggio sul “peggior Presidente della Repubblica”. La maggior parte dei votanti non va più indietro della presidenza Ciampi, fino a toccare percentuali irrisorie nel caso delle tre ‘presidenze moderate’: Gronchi. Segni, e Saragat. Evidentemente, i citrulli analfabeti raggrumati attorno al tribuno ligure non hanno la più pallida idea su chi siano.
“Per diventare presidente della Repubblica è necessario disporre di alcuni requisiti: avere una certa età, meglio se alle soglie della senescenza, essere di sesso maschile, disporre di una laurea (obbligatorio!), aver fatto militanza politica in un partito e aver vissuto di stipendi pubblici per quasi tutta la vita”
Per scadere sullo stesso piano, si potrebbe obiettare a Grillo quando mai lui abbia lavorato in tutta la sua vita…
Ma qui emerge un altro elemento speculare del M5S: il totale disprezzo per chiunque lavori nella Pubblica Amministrazione, negando ogni dignità professionale alla categoria. Secondo molti adepti del MoVimento, la soluzione consiste nel tagliare e chiudere più enti e strutture pubbliche possibili, licenziare tutti i dipendenti. Pensano che senza fondi, senza strutture e senza personale, il servizio funzioni da sé, per divina provvidenza e risparmio assicurato.
Naturalmente, il lavoro superfluo, inutile, parassitario, è sempre quello degli altri… I nostri eroi stellati rispondono invece a rigorosi principi meritocratici, che li autorizzano a stilare pagelline di valutazione su chiunque altro.
“La laurea in giurisprudenza è la più ricorrente, gli ultimi cinque presidenti si sono laureati in questa disciplina. Ingegneri, fisici, matematici e, in genere chiunque abbia conseguito un titolo scientifico, sono esclusi dalla competizione presidenziale.”
Fino a prova contraria, il Presidente della Repubblica è il garante della Costituzione, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, firma le leggi e vaglia l’attività normativa della Camera…
È OVVIO che debba essere laureato, possibilmente (se non obbligatoriamente) in Giurisprudenza. Qualcuno farebbe mai costruire ponti ad un avvocato? Affiderebbe ad un giurisperito la realizzazione di un reattore nucleare?!?
Epperò, come prossimo presidente, facciamo in modo che venga eletto un ragioniere. Meglio se di Genova…!
Evidentemente, in un delirio di onnipotenza, Grillo crede che il mondo giri attorno a lui.
Altrimenti, impiegherebbe le pagine del suo blog per avanzare proposte e soprattutto per illustrare le attività, le iniziative, e gli eccezionali risultati dei sindaci e dei rappresentanti 5 stelle là dove sono stati eletti. Invece, a corto di risultati da esibire, preferisce scatenare roboanti offensive alla ricerca di sempre nuovi nemici, in un emblematico vuoto programmatico e di riscontri.
In fondo, e lo scrive anche l’amico Casaleggio, “Siamo in guerra”. In altri tempi, qualcuno formulò un approccio simile alla politica e lo chiamò “Mein Kampf”.
Il Mondo di Domani
Sostanzialmente, l’impianto in apparenza liquido di un presunto esperimento di democrazia lineare (in realtà non è l’uno né l’altro) è opera della sapiente organizzazione dei Casaleggio: il lato oscuro della forza di Beppe Grillo.
È difficile prendere sul serio i proclami del Grillo; non si capisce mai bene se sia davvero farina del suo sacco o frutto della regia della Casaleggio Associati….
Su Gianroberto Casaleggio gira in rete un incredibile bolo di panzane cospirazioniste, che non è nemmeno il caso di riportare tanto sono idiote… Grande scalpore ha suscitato nel sottobosco complottista il fatto che uno dei principali soci di Casaleggio, il manager Enrico Sassoon, guidi la Camera di Commercio USA (noto covo di rettiliani in missione segreta), ovvero l’equivalente della nostra Confcommercio.
Si tratta di una cosa davvero inaudita per un professionista esperto in studi economici, che lavora in un’azienda con importanti partecipazioni nel mercato statunitense.
Invece, a Gianroberto Casaleggio si rimprovera sostanzialmente di essere un uomo di cultura, di leggere Chrétien de Troyes, con una predilezione per i romanzi del Ciclo Bretone. I soliti idioti hanno speculato su chissà quale legame occulto con questo o quel movimento esoterico…
In realtà, Casaleggio è un creativo. E, come tutti i grandi innovatori, è soprattutto un visionario. Il problema consiste nel fatto che tende un tantino ad esagerare, travestito da tecno-santone. Pensoso scrittore sui destini del web, nel tempo libero Casaleggio si atteggia a veggente, realizzando filmini indimenticabili:
La versione originale la trovate QUI.
Le teorie del buon GianRoberto sembrano un incrocio fantasy tra le opere di Aldous Huxley ed “I Cieli di Escaflowne”, per un ombroso bambinone mai cresciuto abbastanza.
Tra le tante invenzioni dell’intraprendente Casaleggio Associati, c’è pure la famosa “Mappa del Potere”:
Lo scoppiettante GianRoberto, oramai sempre più impegnato a costruire la propria “leggenda nera” in chiave mitopoietica, gioca coi paradossi, fornendo ai complottisti le prove farlocche per le loro farneticazioni cospirazioniste. E ne alimenta ad arte le ossessioni di un millenarismo apocalittico. Sono cortine fumogene di un caos apparente di cui GianRoberto è convinto di avere le chiavi ed il controllo, mentre dispone le sue pedine su di una scacchiera virtuale atteggiandosi a demiurgo del nuovo Ordine. Immaginiamo che si diverta un mondo…
A volte si ha la sensazione che si tratti di un enorme scherzo e che il gioco finirà, quando verrà a noia del geniale GianRoberto conquistato ad altri passatempi.
Diversamente fascista
Poi, è chiaro, ognuno deve gestire la materia prima che si ritrova tra le mani…
I cosiddetti “portavoce” di un movimento completamente privo di coordinamento, con cellule scalcinate alla ventura dell’improvvisizione, sono solo una proiezione olografica del Grillo-pensiero: fanno quasi tenerezza nelle loro continue profferte di fedeltà al Capo, coi loro incerti passetti eterodiretti dai consulting della Casaleggio. A vederli schierati in campagna elettorale, sorridenti e imbambolati, sopra il palco e alle spalle del Profeta invasato, sembrava di assistere ad una rassegna di marionette nel teatro dei pupi, in attesa che il Mangiafuoco ligure ravvivasse le sue creature tirandone i fili.
Quando agiscono motu proprio, la confusione regna sovrana…
Nel gran calderone del M5S, si ritrova un po’ di tutto: radicali in libera uscita, leghisti in fuga, orfanelli berlusconiani e dipietristi delusi, ex piddini in crisi di rigetto e sinistrati variamente assortiti. È collettore di frustrazioni prima ancora che di idee.
Tutti si riempiono la bocca con la parola “popolo”, surrogato in una massa informe di umori condivisi, ma il substrato prevalente è di tipo fascistoide.
«Il fascismo è una mentalità speciale di inquietudini, di insofferenze, di audacie, di misoneismi, anche avventurosi, che guarda poco al passato e si serve del presente come di una pedana di slancio verso l’avvenire. I melanconici, i maniaci, i bigotti di tutte le chiese, i mistici arrabbiati degli ideali, i politicanti astuti, gli apostoli che fanno i dispensieri della felicità umana, tutti costoro non possono comprendere quel rifugio di tutti gli eretici, quella chiesa di tutte le eresie che è il fascismo. È naturale, quindi, che al fascismo convergano i giovani che non hanno ancora un’esperienza politica e i vecchi che ne hanno troppa e sentono il bisogno di rituffarsi in un’atmosfera di freschezza e di disinteresse.»
(“Verso l’azione” in Il Popolo d’Italia – 13/10/1919)
Si ravvisa nella maggior parte dei commenti presenti sul blog la stessa insofferenza viscerale contro la Cultura e il disprezzo profondo che ogni fascista verace ha per l’intellettuale.
C’è la stessa carica anti-sistema, rigettato nella sua totalità, e semplificato nella crociata radicale contro la “casta” che, all’atto pratico, si traduce in un mero riepilogo contabile dei costi, contro i quali si concentrano le invettive che non vanno oltre l’offesa personale, gli isterismi condivisi tramite un esasperato squadrismo verbale, e nulla più.
Una componente tipicamente fascista risiede nella retorica giovanilistica, che nel caso del grillismo si alimenta con una esasperata contrapposizione tra ‘giovani’ e ‘vecchi’; l’insistenza con cui si ricorre alle metafore necrofile: gli zombie, la putrefazione, la decomposizione… ad evocazione di un marciume orrido e contaminante in cui nulla può salvarsi.
C’è poi il ricorso estenuante alla definizione di un Nemico da combattere ad oltranza… È ricorrente la sindrome del complotto… i richiami ad un vittimismo esasperato…
«Da mesi, con un ritmo sfiancante, i quotidiani, e le testate on line che vivono di notizie “copia e incolla” e rimbalzano le falsità, insultano, diffamano, spargono menzogne, inventano fatti, creano dissidi inesistenti, diffondono odio su di me e sul MoVimento 5 Stelle.»
(15/08/2012)
Sembra di leggere uno dei soliti deliri persecutori, coi quali il Papi della Patria ci tediato in quasi venti anni di potere incontrastato. Invece l’autore del piagnisteo è Beppe Grillo, in un processo di identificazione oramai irreversibile col suo omologo ceronato.
In passato, analizzando i meccanismi del consenso attraverso la lettura della “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon [QUI], ne avevamo fatto (sbagliando) quasi una prerogativa contemporanea del berlusconismo. L’analisi è perfettamente sovrapponibile al fenomeno Grillo, a dimostrazione che i populismi in fin dei conti rispondono tutti alle stesse dinamiche. E d’altronde non mancano i richiami allo pseudo-buonsenso familista da provincialismo strapaesano: il Papi si consultava con le zie suore; Antonio Di Pietro chiede sempre consiglio alla sorella Concetta; Beppe Grillo si fa spiegare la politica estera dal suocero, un ex militare del regime degli Scià di Persia.
In quanto agli insulti, Grillo deve essere convinto si tratti di una prerogativa che spetta a lui solo e, come nei suoi monologhi, non prevede diritto di replica…
Anno 1998. Con la presunzione tipica degli ignoranti, Grillo straparla di temi sui quali non sa nulla. Dopo aver sponsorizzato la cura dei fratelli Di Bella per il cancro, il guru genovese scopre il problema dell’AIDS: «Veltroni va là e scopre i malati di AIDS. Arriva qui e ci ha la soluzione: dice cazzo, l’Aids, bisogna mettere a tutti il preservativo! E lo dice uno che è dieci anni che il preservativo ce l’ha sulla testa e non se ne accorge. Allora, lui non dice che sull’Aids ci sono dei seri sospetti che sia una bufala»
Anno 2001. Riferendosi al premio Nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini, la omaggia con un: “Vecchia puttana”
In tempi recenti (anno 2012), c’è stato il neo-sindaco di Milano ribatezzato “Pisapippa”. Non mancano le offese alla solita Rosi Bindi, con pesanti allusioni al suo aspetto fisico ed alla sua vita sentimentale, proprio come un Berlusconi qualunque… E, prima di convertirsi ai diritti di gay ed ergersi a protettore delle coppie di fatto, Grillo aveva già avuto modo di esprimere la sua sensibilità sull’argomento: “Vendola è un buco senza ciambella” (02/03/2011).
Del resto, l’attenzione del MoVimento ai temi civili resta proverbiale:
31/03/2011. Bolzano, Claudio Vedovelli, consigliere 5 stelle, abbandona l’aula consiliare in segno di protesta, insieme ai rappresentanti delle destre, in seguito al rifiuto di iscrivere Casa Pound nell’albo delle ‘associazioni culturali’: «escludere un gruppo di ragazzi che non solo hanno le carte in regola ma anche , fino ad ora, organizzato serate su temi diversi e interessanti, senza segni di apologia, solo perché si ritiene siano in contatto con gruppi neo o nuovi fascisti, ci pare sbagliato oltreché rischioso.»
Naturalmente, la scelta è stata fatta nella consapevolezza del “pericolo che ogni forma di fascismo (anche quello contro l’ambiente) può rappresentare”.
Fascismo contro l’ambiente?!? Grillo ma dove cazzo li vai a trovare tipi così?!?
29/04/2012. Arese (MI), Laura Antimiani, candidata 5 stelle al Comune, reputa “discriminante” l’introduzione di un registro delle coppie di fatto.
06/02/2012. Legnano (MI), Daniele Berti, candidato 5 stelle al Comune, trova che la mancata integrazione dei rom sia essenzialmente un problema genetico insito nel loro DNA.
06/02/2012. Rimini, i rappresentanti del M5S in Consiglio comunale si astengono insieme ai repubblichini del PDL, contro la mozione che nega la concessione della piazza ai fascisti di Forza Nuova. Straordinaria la motivazione: “Probabilmente dovrebbero essere dichiarati illegali, ma non spettano alla politica le forzature”. Nella manifestazione è previsto il pubblico rogo del libro “Piccolo Uovo”, opera di Francesca Pardi, illustrata da Altan, dove si osa parlare di coppie gay.
Antologia a 5 Stelle
Ma questi sono argomenti capziosi; il MoVimento infatti non si perde in chiacchiere, composto com’è di gente del fare. Si occupa di tutto e decide in fretta…
Modi e tempi di svolgimento dell’assemblea dei Meet-up del M5S:
5 minuti per i relatori dei tavoli. Al massimo un minuto ciascuno per domande, contributi e suggerimenti dei partecipanti sugli interventi dei relatori appena ascoltati. Ci si prenota, presso i coordinatori dell’assemblea, entro la fine degli interventi dei relatori, indicando il tavolo di lavoro rispetto al quale si pone l’intervento.
5 minuti ciascuno di replica generale per i relatori dei tavoli. Un quarto d’ora per la relazione finale (si fredda la cena!).
«Il Fascismo è anti-accademico. Non è politicante. Non ha statuti, né regolamenti. Ha adottato una tessera per la necessità del riconoscimento personale, ma potendo ne avrebbe volentieri fatto a meno. Non è un vivaio per le ambizioni elettorali. Non ammette e non tollera i lunghi discorsi. Va al concreto delle questioni.»
(“Il fascismo” in Il Popolo d’Italia – 03/07/1919)
Il MoVimento 5 stelle non è di destra né di sinistra… non ha statuti e soprattutto non è un partito…
«È un po’ difficile definire i fascisti. Essi non sono repubblicani, socialisti, democratici, conservatori, nazionalisti. Essi rappresentano una sintesi di tutte le negazioni e di tutte le affermazioni. Nei fasci si danno convegno spontaneamente tutti coloro che soffrono il disagio delle vecchie categorie, delle vecchie mentalità. Il fascismo mentre rinnega tutti i partiti, li completa. Nel fascismo che non ha statuti, che non ha programmi trascendenti, c’è quel di più di libertà e di autonomia che manca nelle organizzazioni rigidamente inquadrate e tesserate.»
(“La prima adunata fascista” in Il Popolo d’Italia – 06/10/1919)
Epperò non chiamateli ‘fascisti’. Perennemente inkazzati, incapaci di una visione d’insieme, si concentrano sui problemi concreti, parcellizzati in camere stagne, e non ne risolvono nessuno.
Al massimo, sono diversamente fascisti.
Nano da legare
Posted in Muro del Pianto, Risiko! with tags Bombe intelligenti, Cassazione, Democrazia, Diritti, Elezioni, Fabio Mini, Guerra, Italia, Liberthalia, Libia, Nucleare, Plebe, Popolo sovrano, Porcate, Referendum, Relazioni Internazionali, Silvio Berlusconi, Sondaggi on 27 aprile 2011 by Sendivogius«L’accadimento giapponese, a seguito anche dei sondaggi che noi abitualmente facciamo sull’opinione pubblica, ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per evitare il nucleare, per far sì che si chiarisca la soluzione giapponese, e per far sì che magari dopo un anno o dopo due anni si possa ritornare ad avere una opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all’energia nucleare.»
S.Berlusconi(26/04/2011)
Nel 25esimo anniversario della catastrofe nucleare di Chernobyl, uno spennellato Pornonano ci offre uno straordinario saggio sulla democrazia applicata ai tempi di Cesare, sottolineando involontariamente la differenza che separa il “popolo” (plebe) dai “cittadini”…
L’uomo del popolo sovrano ci conferma che la “volontà popolare” funziona a corrente alternata, secondo convenienza personale: come un interruttore, si accende e si spegne a comando; libera di applaudire ma non di decidere. Come i plebisciti, le elezioni sono una pura formalità (pilotata) per confermare situazioni di fatto, funzionali alla legittimazione fittizia di un potere già costituito.
Se i despoti dell’antichità affidavano le loro decisioni al vaglio di astrologi e aruspici, il Pornocrate rimette tutto alle alchimie dei sondaggi d’opinione, elevati a scienza esatta e di governo. Siccome sui risultati referendari l’oracolo dei sondaggi non gli è favorevole, reputa bene di bloccare le consultazioni per decreto (emesso da Lui), rimandare le votazioni sine die (uno o due anni), e tornare alle urne solo quando i pronostici gli saranno favorevoli.
Un’ipotesi molto interessante, che potrebbe porre le basi di un utile precedente:
Siccome i sondaggi mi dicono che alle votazioni amministrative potrei perdere, sospendo le elezioni e le rimando almeno di un paio di anni, in attesa di convincere gli elettori a votare il mio candidato.
Siccome i sondaggi dicono che perderò le elezioni politiche, blocco le consultazioni fintanto che non sarò sicuro di essere rieletto. O eventualmente cambio la legge elettorale, con voto di fiducia, ad un mese delle elezioni. E infatti..!
Con strabiliante candore il Reuccio ci informa che, in Italia, per indire una libera consultazione su temi fondamentali, come il libero accesso all’acqua potabile e la costruzione di centrali atomiche, non basta raccogliere un milione e mezzo di firme, passare il vaglio di costituzionalità, aspettare il nullaosta della Corte di Cassazione, superare il quorum del 50,1% per rendere valida la votazione…
Questo perché se le tematiche della consultazione non piacciono al Sovrano, allora si prova a cancellarle con decreto governativo, scavalcando l’intero iter costituzionale e arrogandosi poteri che in realtà non ha. E infatti il Pornocrate già parla come se il referendum del 12 e 13 Giugno 2011 fosse stato eliminato, a suo insindacabile giudizio, e non fosse invece tuttora VALIDO.
Dinanzi ad una simile violazione della sovranità popolare, per definire un abuso senza precedenti, l’aggettivo più usato dalla stampa liberale (Corriere della Sera) è: “singolare”.
Capisci bene che con simili ‘gendarmi del potere’ hai la strada spianata per ogni porcata passata, presente e futura…
«Bisogna anche dire con chiarezza che non si tratta di bombardamenti. Dalla stampa di stamattina sembra che noi ci apprestiamo così come i nostri alleati a fare bombardamenti: quelli famosi con le bombe a grappolo. Non si tratta assolutamente di questo. Si tratta di interventi con dei razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari… Niente a che vedere con interventi su centri civili o là dove ci possono essere delle vittime civili.»
S.Berlusconi (26/04/2011)
Giornata particolarmente ispirata questo 26 Aprile, Anno XVII dell’era berlusconiana…
Più inceronato del solito, questo barile di fard, merda e viagra, non contento di svendere a tranci pezzi di sovranità nazionale, dopo aver smarrito ogni dignità, gira per le cancellerie mondiali a braghe calate, elemosinando un posto a tavola come cameriere.
Cede a Sarkò le Napoleòn su tutta la linea, in cambio dell’appoggio della candidatura di Mario Draghi alla BCE, in modo da poter affidare il posto di governatore della Banca d’Italia ad un uomo di fede tremontiana. Alla conferenza stampa dell’imbalsamato Pornonano sembrava di assistere al teatrino delle marionette con il braccio di un invisibile ventriloquo, infilato su per il.. perineo, a muovere il giullare travestito da statista.
Emarginato a livello internazionale come un paria politicamente impresentabile, Silvione lo Sporcaccione è pronto a prostituirsi a Francia e Britannia, perché la scampi. E ci porta in guerra, unilateralmente, con l’avvallo presidenziale del Bell’Addormentato sul Colle, senza nemmeno prendersi il disturbo di interpellare quel parlamento che tanto si vorrebbe ‘centrale’.
Siccome O’Banana sta terminando le “bombe intelligenti” ed il Tesoro statunitense è a rischio default, il Pornonano ha deciso bene di correre in aiuto svuotando gli arsenali della Difesa italiana, senza alcuna contropartita, ma non prima di aver accusato gli alleati di bombardamenti indiscriminati e uso criminale delle cluster bombs.
Tanto per dire, gli AIM-2000, i missili a guida laser in dotazione ai caccia bombardieri Tornado, hanno un costo approssimativo di 400.000 euro a pezzo. Una bazzecola rispetto ai 192 missili da crociera Tomahawk, lanciati dalla Marina USA al modico prezzo di un milione e mezzo di dollari cadauno! Ai quali si aggiungono quasi 500 ordigni a sistema integrato SALH.
Così il Porcellone di guerra, per potersi esibire in qualche altra foto ricordo, si accinge a bombardare l’amico Gheddafi, col quale l’Italia sarebbe ancora legata da un Tratto bilaterale di amicizia e di alleanza militare, attualmente “sospeso” ma ancora valido. Da applicare, come la legge, a targhe alterne a seconda delle circostanze in base alle convenienze del momento.
«Ci sono situazioni in cui la miglior forma di comunicazione è tacere. La guerra è una di queste. Non è soltanto un fatto di sicurezza militare o di opportunità politica: in guerra ci sono cose pleonastiche, che se vogliono essere spiegate invece di chiarire confondono le idee e inducono a reazioni molto pericolose, per la pelle dei combattenti e molto imbarazzanti per la politica.
Siamo entrati in guerra contro la Libia trascinati dall’imbarazzo di stare dalla parte sbagliata, ma abbiamo spiegato che non era una guerra. Abbiamo sostenuto Gheddafi mentre allestivamo la flotta per colpirlo, abbiamo stretto patti inapplicabili e poi li abbiamo violati spiegando che erano “sospesi”. Abbiamo cercato di scardinare la coalizione franco-britannica che sosteneva i ribelli, dicendo che era colonialista, e poi ci siamo schierati dalla sua parte. Abbiamo invocato l’intervento della Nato e ne abbiamo frenato l’azione. A chi deve imparare a combattere, abbiamo promesso istruttori “pacifici” e aiuti umanitari. Abbiamo escluso l’intervento militare europeo ed abbiamo chiesto che l’Europa ci aiutasse nell’emergenza profughi. Abbiamo messo a disposizione basi e bombardieri, dicendo che avremmo vinto una guerra terrestre dall’aria. Abbiamo detto che i nostri velivoli non avrebbero sparato un colpo, ben sapendo che avremmo indebolito l’alleanza e favorito Gheddafi. Oggi spieghiamo che gli attacchi sono una necessità e saranno “mirati” solo su obiettivi militari: una ulteriore promessa destinata a non essere mantenuta, visto che la guerra di Libia è combattuta da milizie irregolari e civili armati. La tragica routine della guerra, a forza di spiegazioni e giustificazioni surreali, è diventata una farsa. Che non fa ridere.»Gen. Fabio Mini
(27/04/2011)