Archivio per Persecuzioni

BOOTS ON THE GROUND

Posted in Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 dicembre 2015 by Sendivogius

Estate 2014 (Iraq). Ricordate la spietata pulizia etnica contro i cristiani di wpid-nunMosul?!? La distruzione delle ultime comunità nestoriane ed assiro-caldee, marchiate, depredate di ogni loro avere, scacciate via dalle loro case, costrette ad un esodo di massa nelle terre di nessuno e lì abbandonate ad una scomparsa silenziosa da consumarsi in lenta agonia?
marchioRammentate il massacro indiscriminato degli Yazidi (il primo vero etnocidio del XXI° secolo)?!? La caccia selvaggia agli ultimi sopravvissuti, perseguitati, inseguiti e braccati fin sulla cima delle montagne come bestiame da macellare; la riduzione in schiavitù delle donne e delle bambine, incatenate e rinchiuse nei bordelli del sedicente “Stato Islamico” per appagare le fregole sessuali dei boia del califfo, prima di finire interrate nelle fosse comuni?
daesh-girls-slaves-isisEppoi il genocidio culturale, la cancellazione sistematica, maniacale, ossessiva, di ogni vestigia o reperto archeologico su cui mettano le zampe; la Isl'Amici a Berlinodistruzione compiaciuta delle opere d’arte; il saccheggio delle biblioteche, con le pile di libri dati alle fiamme… perché non in linea coi furori iconoclasti dell’infervorata orda di capre mannare?
Distruzione dei cimiteriAll’epoca le cancellerie occidentali non mossero un dito, troppo impegnate come erano nel golpe greco e nel pretendere lo scalpo del refrattario Varoufakis. Le frontiere rimasero ermeticamente chiuse; a partire da quelle turche, così porose quando si tratta invece di lasciar filtrare armi e mujahidin per l’ISIS. E altrettanto chiuse rimasero quelle tedesche. Se ne deve dedurre che la carenza di copertura mediatica dei profughi di Mosul evidentemente contribuì allora al mancato scioglimento dei cuoricini teutonici.
Cristiani iracheniCon quell’impeto di orgoglio che sempre nei momenti più drammatici contraddistingue quel mercato degli affari globali che chiamano ‘Occidente’, tutti si affrettarono a dichiarare che MAI avrebbero inviato le proprie truppe Missione compiuta!nel ginepraio siro-iracheno (che Mosul valeva il requiem ma non la messa). E che le rogne seminate dalla Famiglia Bush se le grattassero via i Curdi arrangiandosi in proprio. L’Italia se la cavò, con ampio ritardo, rispolverando e quindi spedendo col contagocce dei vecchi residuati bellici della guerra in Jugoslavia, da tempo dimenticati nei suoi depositi militari e chissà se ancora funzionanti.
bootsongroundGli unici a mobilitare qualche elicottero per caricare sparuti gruppi di fuggiaschi (e strombazzare l’effimera “missione di salvataggio”) fu la tergiversante Amministrazione Obama, assai più interessata a sostenere i nazisti dell’Ucraina in funzione anti-russa e rifornire i tagliagole diversamente moderati del fronte anti-Assad in Siria, ma al contempo indecisi se bombardare o meno l’esercito regolare del governo legittimo, vista l’impresentabilità dell’alternativa al momento disponibile…

 Grigliata moderata - Ribelle arrostisce la testa di un elicotterista abbattuto a Maraat NoomanBarbecue tra amici a Maraat Nooman
“Ribelli moderati” del Free Syrian Army grigliano la testa di un elicotterista abbattuto

A pensar molto male, viene da sospettare che il cannibalismo tra i “ribelli moderati” del FSA (Free Syrian Army) sia più di un’illazione…

ALERT

Khalid al-Hamad, alias Abu Sakkar e meglio conosciuto come Abu The Cannibal, comandante delle Brigate Farouk, considerate “moderatamente islamiste” e responsabili dell’espulsione della popolazione cristiana di Homs. A seguire, altri schifosi a cui piace giocare con le frattaglie umane.

Con la frittata ormai fatta e più che imputridita, dopo le prime decapitazioni in mondovisione di ostaggi statunitensi, gli USA si sono decisi a condurre una campagna di attacchi mirati, rigorosamente dall’alto, contro obiettivi riconducibili al famigerato Califfato; peraltro con risultati assai contenuti nell’evidente difficoltà di distinguere il bersaglio giusto, visto il continuo cambio di casacche e l’ottima scelta degli “alleati” da finanziare…
radical_and_moderate_syrian_rePer dire, in poche settimane è riuscita ad ottenere più risultati la Russia di syria-rebelsPutin, calata in guerra con la mano pesante, piuttosto che il Pentagono dopo un anno trascorso grosso modo a sparacchiare contro le dune di sabbia, in un costosissimo tiro a segno, giusto per sollevare un po’ di polvere. Soprattutto, i (veri) raid russi sembrerebbero aver scoperchiato i fragili altarini, mostrando con evidenza chi finanzia lo Stato del Califfo e quali sono i suoi “misteriosi” protettori.
l'amico turcoE tutti giù a negare l’impegno diretto con l’invio di forze di terra contro l’orda nera. Che gli scarponi sul terreno ce li mettesse qualcun altro. Almeno fino a qualche giorno fa…
INSERT COINPer esempio, si distingue il formidabile contributo del governo italiano presieduto dall’ineffabile Matteo Renzi; quello che, non avendone alcuna, andava blaterando fino a qualche settimana fa come servisse “una strategia ed un approccio complessivo” contro l’ISIS, perché certe cose non si improvvisano in giorni ma si pianificano in mesi. Salvo cambiare repentinamente idea dalla sera alla mattina. Fu così che il Presidente del Consiglio per caso decise di mandare nella provincia di Mosul un primo contingente di 450 soldati (a cui se ne aggiungeranno altri 750!) in una delle Renzi e Vespazone più calde del conflitto. L’annuncio è stato fatto in diretta al “Porta a Porta” di Bruno Vespa, considerata da molti la “terza camera” del parlamento. Pertanto, non si è ritenuto necessario coinvolgere ed informare della decisione quello vero (e non sia mai!), mettendo piuttosto deputati e cittadini a fatto compiuto. Cosa ha convinto l’Esecutivo di Laide Intese a così impegnativa decisione nello scoccare dell’ora fatale, a diciotto mesi di nuundistanza dai fatti menzionati? Ovviamente non l’emergenza umanitaria (seee vabbé!).. non la pulizia etnica a spazzolata già bella che fatta.. meno che mai la tutela di patrimoni universali già polverizzati (che la “cultura” non si mangia; al massimo la si compra con 500 euro)…

distruzione epigrafe

La chiamata alle armi è arrivata direttamente da Mr O’Banana, che ha fatto contattare il grasso porcello di Rignano per interposta persona, comunicandogli telefonicamente (traduttore permettendo) la “call of duty”. Tanto è bastato a farlo scattare sugli attenti, uso a obbedir tacendo (è stato messo lì per questo) dopo la conferma della permanenza del contingente italiano in Afghanistan, senza che nemmeno ci fosse bisogno di agitare il ‘bastone’.
Sbrodolino e O'BananaCosa è cambiato a Mosul rispetto all’Agosto del 2014, quando ben più impellente sarebbe stato un qualche intervento per contenere la catastrofe? Be’ innanzitutto c’è la ‘carota’… Una ghiottissima commessa per la manutenzione e messa in sicurezza della diga di Mosul, che potrebbe portare tra i 250 milioni ed il mezzo miliardo di dollari nelle casse del Gruppo Trevi di Cesena, che s’è “aggiudicato” l’appalto, parrebbe, con l’intermediazione più che interessata del Dipartimento di Stato a stelle e strisce. Alla lieta novella, la TreviFin (la società finanziaria del gruppo) s’è vista sospendere le azioni in borsa per eccesso di rialzo.
Ne consegue che l’Italia sarà in pratica il primo paese occidentale ad inviare in via ufficiale i suoi soldati, boots on the ground, nel nuovo conflitto iracheno con un contingente di tutto rispetto, per una missione confezionata su misura, da inquadrarsi nell’ambito della già avviata e ben poco conosciuta operazione di contrasto pomposamente chiamata Prima Parthica.
logo_ktccAlla Difesa leggono i classici. E qualcuno deve aver scoperto Dione Cassio; o più probabilmente Edward Luttwak. Ogni riferimento alla Legio I Parthica dell’imperatore Settimio Severo è assolutamente voluto.
roman power emblemsSorvoliamo (per ora) sul fatto di mettere a disposizione un’intera brigata dell’esercito italiano e anche più, per tutelare gli interessi commerciali di Boba Fett.jpguna compagnia privata, alla stregua di mercenari non in affitto bensì in conto pubblico. L’Italia non è nuova a questo tipo di iniziative con soldati professionisti delle Forze Armate, utilizzati alla stregua di contractors per la tutela di gruppi privati. E la vicenda, tutt’altro che risolta, dei due fucilieri di Marina accusati di omicidio in India sta lì a dimostrare quanto ibride siano certe avventure e ambigue le regole di ingaggio.
Enrica LexieNaturalmente, l’iniziativa del premier in mimetica (armiamoci e partite) Capitan Pirlanon ha suscitato particolari clamori, subito liquidata dalla maggior parte degli italiani come l’ennesima fanfaronata di un pagliaccio in sovresposizione mediatica. Né si sono date troppa pena di approfondire la questione le opposizioni parlamentari, col dramma che Mario Michele Giarrussoin tal caso bisognerebbe poi relazionarsi con ben altri idioti a tutto tondo e pure dall’aspetto sudicioso, ma certificati col bollino, per meglio dare la misura di un’imbecillità persistente. E meno che mai hanno pensato di farlo gli onorevoli deputati, nonostante siano stati così clamorosamente scavalcati e messi a fatto compiuto. Intendiamoci bene: l’ISIS è quanto di più si avvicina all’essenza del male incarnato sulla terra; la negazione estrema di tutto ciò che dona bellezza alla vita e la rende degna di essere vissuta. Spazzarlo via con ogni mezzo possibile non è un’opzione; è un dovere morale. Tuttavia, se l’Italia proprio deve entrare in guerra (o meglio: fornire vigilantes per aziende in zona di guerra), che almeno non avvenga ad insaputa degli italiani.

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PROFONDO ROSSO

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 aprile 2015 by Sendivogius

Saluti da CostantinopoliAd un secolo di distanza, parlare della grande mattanza degli Armeni non si può e non si deve, a meno che non si voglia urtare la suscettibilità della Turchia… Basti pensare alla reazione spropositata del governo di Ankara, ogni qualvolta viene evocata la parola proibita: “genocidio”.
In alternativa, si può incorrere nel rischio concreto di venire oscurati da qualche solerte hacker, in vena di vendicare l’onore nazionale così ferito nella sua identità villipesa.
esibizione delle teste Che lo si voglia chiamare genocidio oppure no, lo sradicamento e la distruzione delle comunità armene dell’Anatolia non fu un fatto sporadico e nemmeno isolato, giacché l’opera di annientamento interessò quasi tutte le minoranze non musulmane (percepite come una minaccia alla stabilità) presenti all’interno dei territori imperiali… Un trattamento non dissimile fu riservato infatti alle popolazioni assiro-caldee, distribuite tra gli altipiani del Taurus Orientale fino alle province di Diyarbakir e Hakkari (regione curda attualmente incastonata al confine tra Iraq e Iran). E di grazia esteso anche agli sventurati Yazidi del Sinjar, tanto per non farsi mancare proprio nulla al ricco carniere delle repressioni.
Eastern_provinces_Ottoman-Empire-Western ArmeniaSoprattutto, le persecuzioni degli Assiro-Caldei (cristiani nestoriani), degli Armeni (monofisisti), dei Greci del Ponto (ortodossi), che si intensificano in epoca moderna dopo secoli di relativa convivenza, segnano un torbido spartiacque nel difficile periodo di transizione dall’Impero alla Repubblica General Mustafa Kemal Ataturknazionale, sull’onda lunga della prima guerra mondiale e dei suoi stravolgimenti geo-politici, con la creazione dell’attuale Stato turco, se non etnicamente omogeneo (cosa peraltro impossibile), sicuramente omologato in un’unica matrice etnico-culturale. La predominanza dell’elemento nazionalista, il primato del potere militare sulla vita pubblica e politica, l’asfissiante censura e la repressione poliziesca di uno stato dai forti richiami autoritari, sono gli elementi che (in negativo) condizionano la moderna Turchia e ne contraddistinguono le prese di posizione ogni volta che, nolente, è costretta a fare i conti con le ombre del proprio passato.
19 - Fanteria Grande Guerra (2)C’è pure da dire che agli albori del XX secolo il fragile Impero Ottomano non era politicamente attrezzato per fronteggiare le spinte verso il cambiamento e le rivendicazioni dei movimenti Sultano Abdul Hamid IIindipendentisti, né il Sultano della Sublime Porta sembrava più davvero in grado di disinnescare con efficacia la minaccia delle forze centrifughe che rischiavano di sbriciolare il suo impero, sotto i colpi e la pressione sempre costante dell’Impero russo ai suoi confini, con lo zar che amava atteggiarsi a gran protettore dei cristiani ortodossi.
1877 - Conquista della piazzaforte di PlevenDopo la Guerra turco-russa (1877-1878), l’Impero Ottomano deve rinunciare alla quasi totalità dei suoi territori europei e negli anni successivi (1881-1882) perde anche gran parte delle suoi possedimenti mediterranei (Tunisia ed Egitto); costretto ad arretrare ovunque, ripiega in una crisi profonda.
Abdul Hamid II Dinanzi all’insorgenza dei nazionalismi ottocenteschi ed agli irredentismi dei millet (le comunità etnico-religiose in seno all’impero), spesso e volentieri fomentati dalle potenze coloniali europee tutt’altro che disinteressate, il sultano Abdul Hamid II reagisce come può, ricorrendo a ciò che gli riesce meglio: una repressione brutale e spietata, ovunque si accendano focolai di rivolta. Perché gli autocrati quando fondano la loro autorità su un potere incerto non sono mai magnanimi.
Caricatura sultanoIn questo contesto già ampiamente compromesso, a farne le spese furono soprattutto gli Armeni che, a torto o a ragione, vennero identificati come una sorta di “quinta colonna” ostile, che operava nelle retrovie d’intesa con il nemico straniero, agendo dall’interno dei territori imperiali.
The Six armenian Vilayets in Ottoman AnatoliaCon una considerevole presenza nelle grandi città di Smirne e Costantinopoli, dove si concentrano gli elementi più dinamici e più istruiti della borghesia armena, il grosso della comunità è distribuita in Cilicia (Piccola Armenia), vanta un insediamento importante a Trebisonda sul Mar Nero, e soprattutto si concentra nelle regioni interne dell’Anatolia sud-orientale. Le province (vilayet) col maggior numero di Armeni sono sei: Bitlis, Erzerum, Van, Diyarbakir (Diabekir), Sivas, e Karput.

Donne armene«Gli Armeni rappresentano la più grande tra le varie minoranze non-turche presenti nella regione anatolica (greci, circassi, curdi, ebrei). Sono circa due milioni su una popolazione di oltre 15 milioni, ma la percentuale cresce nei vilayet della Grande Armenia pur senza raggiungere la maggioranza in alcun luogo. Come composizione sociale, gli Armeni sono per l’80% contadini poveri cui si aggiunge una modesta, piccola borghesia provinciale urbana, composta da artigiani e negozianti. La classe dirigente si concentra nella capitale e nelle città più importanti, e comprende una ricca oligarchia bancaria e mercantile, e una vivace elite intellettuale

Sergio De Santis
“Gli Armeni” (1996)

Ben più precaria è la condizione di chi vive nelle regioni interne dell’Anatolia, lungo il massiccio del Tauro, dove gli Armeni, che sono in massima parte contadini sedentari e chiusi in comunità Donna armenarigidamente endogamiche come sovente avviene per le minoranze emarginate, devono affrontare una difficile convivenza con le tribù di pastori seminomadi che vivono sull’altipiano e coi quali si contendono lo sfruttamento delle terre e dei corsi d’acqua. Soprattutto, devono subire la piaga endemica del banditismo curdo, con le sue bande di predoni che taglieggiano le popolazioni stanziali delle pianure, ai quali si aggiunge la rapacità dei funzionari ottomani e dei governatori provinciali (vali).
16 - Irregolari curdiIn quanto “infedeli”, gli Armeni, insieme a tutte le altre comunità non musulmane, sono tenuti al pagamento di una sovrattassa per la ‘protezione’, come prevede la legge islamica, e tenuti in una pesante condizione di inferiorità giuridica che ne pregiudica i diritti e le tutele, né li salvaguardia dagli abusi e dalle violenze.
turkish rebelsLe prime tensioni erano già esplose in tutta la loro terribile violenza tribale già nella metà del XIX secolo, quando le comunità armene ed assiro-caldee della provincia di Diyarbakir, pessimamente consigliate dai loro intriganti patriarchi ecclesiastici, s’erano lasciati coinvolgere nelle beghe di potere dei sangiaccati autonomi dei signorotti curdi in lotta tra loro per la secessione dall’Impero ottomano, col risultato di trovarsi esposti alle rappresaglie degli uni e successivamente a quelle delle truppe ottomane inviate nella regione per reprimere la rivolta, che senza troppe distinzioni si scatenarono soprattutto contro le popolazioni cristiane (le più ‘ricche’ da depredare), in un primo devastante assaggio (stimato in 50.000 morti) delle mattanze che sarebbero avvenute in seguito.
CircassiAd esasperare ulteriormente i rapporti, contribuisce inoltre l’arrivo dei profughi balcanici e soprattutto dal Caucaso, i circassi (ceceni), che il governo ottomano reinsedia in massa nelle regioni armene a scopo di contenimento. E che in concreto porta ad un intensificarsi delle scorrerie a danno degli Armeni e dei cristiano-caldei.

Basibozuk-1877-78

È la prima concreta risposta che il sultano Abdul Hamid fornisce alle ingiunzioni delle potenze occidentali e dell’Impero russo che gli intimano di “realizzare senza alcun ritardo i miglioramenti e le riforme rese necessarie dalle esigenze locali nelle province abitate dagli armeni”, come prevede l’Art.61 del Trattato di Berlino (1878) e che il sultano interpreta come un’offesa personale ed un’indebita ingerenza al suo potere assoluto.
circassi (ceceni)Per rintuzzare la minaccia russa ai confini orientali del suo impero e tenere sotto controllo gli Armeni, nel 1891 il sultano Abdul Hamid istituisce dei nuovi reggimenti di cavalleria 1890 Ottoman Hamidiye Corpleggera ad imitazione di quelli dei cosacchi e che vengono chiamati in suo onore “Hamidiye”. Già che c’è, pensa pure a risolvere in un sol colpo anche il problema del banditismo, reclutando i nuovi cavalleggeri tra le bande di predoni curdi, circassi e turcomanni, ai quali pone a capo un ufficiale turco. Per il mantenimento degli squadroni irregolari di “Hamidiye” viene istituzionalizzata una doppia tassazione ovviamente a carico di Armeni e Assiri, in aggiunta alle grassazioni già abbondantemente praticate. Tutte le unità vengono formalmente poste sotto il comando di Zekki pascià, maresciallo generale dell’impero, vengono rifornite dall’esercito regolare unicamente di munizioni e fucili a ripetizione, con la fornitura occasionale di tuniche grigie come uniforme. Per il resto, ogni squadrone di cavalleria si auto-finanzia con i frutti dei saccheggi e delle requisizioni arbitrarie, godendo di una libertà d’azione quasi illimitata.
Capi tribali curdi degli HamidiyeNel frattempo anche gli Armeni, animati da un nuovo ceto intellettuale che spesso si è formato all’estero nelle università europee, iniziano ad organizzarsi spingendo per un nuovo corso politico.
Fedayees armeni 1890-1896Nel 1887 un gruppo di studenti in esilio fondano a Ginevra una organizzazione politica, l’Hunchakian (la “Campana”), o Hintchak; di orientamento marxista, è vicino alla socialdemocrazia russa da cui sostanzialmente riprende l’impronta socialrivoluzionaria e lo spirito anti-zarista. Pochi anni dopo, nel 1890, viene costituito in Georgia la Federazione Rivoluzionaria Armena: il Dashnaktsutiun (Dashnak). È un partito di ispirazione socialista, ma dai riferimenti ideologici più bakuniani (anarchismo) che marxisti. Nati per chiedere il ripristino della Costituzione del 1876, promulgata e subito abrogata dal sultano Abdul Hamid, entrambi i partiti condividono molti elementi in comune col populismo russo della Narodnaja volja ed avranno un ruolo di primo piano, nell’organizzare la resistenza armata contro lo sterminio degli Armeni.

Garegin Nzhdeh - Armenian freedom fighter during his voluntary service in the Bulgarian army«Sulla carta i due partiti puntano soprattutto al “Tanzimat” (cioè alle riforme) e si propongono come obiettivo più la liberazione di un popolo che di un territorio: in realtà entrambi sognano di ripetere l’esperienza bulgara, vale a dire l’inizio di una guerriglia capace di provocare prima un’insurrezione popolare, poi un intervento straniero, e infine l’indipendenza nazionale su pressione internazionale.
La prima rivolta dei guerriglieri della Federazione (i cosiddetti “fedais”) avviene a Sassun. La repressione lascia sul terreno 8.000 morti ed è così selvaggia da provocare una commissione d’inchiesta internazionale.
Hintchak - gruppo di ArdzivI fedais si illudono di aver messo in movimento il meccanismo della liberazione nazionale, senza rendersi conto che la loro posizione è estremamente debole. Il popolo armeno infatti non dispone di un solo “focolare” ben definito, ma si trova sparpagliato in tutta l’Anatolia e mescolato ad altre etnie; manca di un appoggio internazionale “forte” (salvo quello sello zar, che però a molti non fa meno paura del sultano), e non dispone neanche di collegamenti organici coi i grandi centri della cristianità, dato il carattere scismatico del Patriarcato apostolico armeno.
Inoltre (e non è cosa da poco), sia l’Hintchak sia il Daschnak destano sospetti per il loro orientamento rivoluzionario, non solo presso la Russia ma anche presso le grandi potenze liberali dell’Occidente

Sergio De Santis
(1996)

L’eccidio di Sassun in Cilicia (agosto/settembre 1894) è solo il preludio di una più vasta azione di repressione, che viene messa in atto dall’esercito turco con l’apporto determinante degli irregolari curdi arruolati negli Hamidiye e che sono comunemente ricordati come “massacri hamidiani”.
card-illustrating-hamidian-massacres-of-armenians-18891Il 30/09/1895 i movimenti armeni indicono una manifestazione pacifica a Costantinopoli, in duemila si riuniscono per presentare una petizione e chiedere il ripristino delle garanzie A Turkish army Bashi-Bazouk c-1880costituzionali del 1876. La risposta del sultano non si fa attendere… dopo aver disperso i manifestanti, una folla aizzata dalla gendarmeria si scatena contro i quartieri armeni della capitale che vengono messi a sacco. Rapidamente, la repressione si estende in tutti e sei i vilayet popolati da Armeni, dalla Cilicia ai distretti nord-occidentali dell’Anatolia, con una simultaneità che lascia supporre l’esistenza di un piano ben preordinato, tramite una serie di violenze ininterrotte che si estendono indiscriminatamente contro tutte le popolazioni cristiane e si susseguono per quattro mesi, fino al gennaio del 1896. Le stragi di massa dei cristiani sollevano lo sdegno delle abdul hamidcancellerie europee. Ma oramai il sultano ottomano ha mangiato la foglia e non se ne prende troppa pena. I fatti gli danno ragione… Mentre il Regno d’Italia mantiene una posizione più defilata, la Gran Bretagna, la Francia, gli USA, e perfino il piccolo Belgio minacciano di intervenire militarmente se non cesseranno, ma alla fine non andranno oltre una mera condanna formale e la compilazione di libri colorati (bianco..blu..azzurro..giallo) dove vengono riepilogate le consuete gallerie degli orrori: dagli scuoiamenti di Ezrerum ai 3.000 cristiani rinchiusi e bruciati vivi nella cattedrale di Urfa…
1895 - Massacro di ErzurumAttilio Monaco, console italiano nella città di Erzerum, ebbe Attilio Monacomodo di apprendere delle modalità di sterminio, parlando direttamente con i soldati turchi implicati negli eccidi, attraverso la testimonianza di tal Mustafà Ali-Oglù, ed inviare regolari rapporti all’Ambasciata d’Italia a Costantinopoli:

Hamidye di Hussein pascià«I Curdi erano quasi tutti armati d’eccellenti fucili e ricevevano le munizioni dalle truppe. Di queste il comando effettivo l’aveva Tewfik bey, e Ismail bey era rappresentante del “muscir”: fu Ismail che lesse alle truppe il firmano imperiale, che ordinava la distruzione dei villaggi ribelli. Egli [Ali-Oglù] ha raccontato il modo come i villaggi armeni furono attaccati e distrutti, ripetendo i particolari dati dagli altri due soldati: erano i curdi che mettevano fuoco alle case e che s’occupavano specialmente del saccheggio, portando via le donne giovani, mentre i soldati, benché qualche volta prendevano anche loro, s’occupavano più specialmente di dar la caccia agli abitanti, uccidendo quanti incontravano, uomini o donne, vecchi o bambini. Egli vide in Ghelié-Guzan un soldato uccidere barbaramente un bambino e alcuni altri che sventrarono una donna incinta e le estrassero il feto… Nelle uccisioni, e soprattutto nella caccia che si dava alla gente pei monti e nelle boscaglie, non era risparmiato nessuno e solo le donne giovani erano portate via

Attilio Monaco
(16 Maggio 1895)

Spesso e volentieri, sono i mullah delle moschee ad infervorare la folla coi loro sermoni infiammati e scatenarli nei linciaggi, che si traducono in veri e propri pogrom col supporto dell’esercito che interviene unicamente per reprimere le sacche di resistenza armene.
Ibrahim pasciàSe il sultano ha interesse a presentare i massacri come una reazione spontanea ed incontrollata di folle inferocite, al di fuori di ogni coordinamento militare o indirizzo ideologico, tuttavia, in qualità di testimone oculare, il 30/10/1895 il console Monaco comunica all’Ambasciata:

Sheikh Said of Piran«Senza alcuna provocazione da parte degli Armeni, il massacro è cominciato in tutta la città alla stessa ora, come a un segnale convenuto, quando i musulmani uscivano dalla preghiera di mezzodì. Quello che la plebaglia turca ha commesso è affatto secondario, giacché tutto, uccisioni, saccheggio, devastazioni, incendi, è stato perpetrato dai soldati, in potere dei quali la città è letteralmente rimasta. Coi miei propri occhi sono stato spettatore di tutto ciò, e la stessa sera e il giorno seguente quando ho potuto percorrere i mercati non ho incontrato che soldati, che nelle case e nelle botteghe devastate dai loro compagni cercavano il resto»

A proposito della “questione armena”, il diplomatico riportava nelle sue osservazioni che:

images «È soprattutto in questi ultimi dieci anni che questa quistione armena è entrata nello stato acuto con una serie continuata di oppressioni, che, deve credersi, abbia fatto sperare al governo turco, che il modo migliore di risolvere il problema era quello molto semplice di sopprimere gli Armeni o con l’esilio, o con la prigionia o con lo sterminio. A parte questa triste politica, da diciassette anni che è stato firmato il trattato di Berlino nessuna pratica e seria iniziativa è stata presa da parte del governo, come aveva promesso, per salvaguardare la sicurezza degli Armeni contro le ruberie dei Curdi e le persecuzioni degli impiegati turchi

Come una sorta di contagio diffuso ad arte, i massacri si propagano progressivamente per tutta l’Anatolia, a Bitlis, Kharput, Diyarbekir, Van…
card-illustrating-hamidian-massacres-of-armenians-1889Il 01 Novembre del 1895 le violenze investono il centro di Diyarbekir, quando una folla di invasati si riversa fuori dalla moschea principale della città per assaltare le abitazioni dei cristiani, che organizzatisi per tempo trincerano l’ingresso delle abitazioni e costruiscono barricate nelle strade d’accesso dei loro quartieri, respingendo gli assalitori a fucilate e combattimenti all’arma bianca. I meno fortunati vengono trucidati sul posto. I massacri, i rapimenti di donne, e le conversioni forzate si estendono ben presto nei villaggi distribuiti nei dintorni del capoluogo dell’omonima provincia, dove si abbatte la furia degli irregolari curdi a cavallo, e investe le comunità assire di Sa’diye, Silvan, Farkin, Qarabash… che vengono quasi interamente annientate.
Massacre of Armenians by Ottoman Turks under Abdul Hamid, 1895-1896. Armenian inhabitants of Akhisar, having their throats cut. Religious Conflict Turkey Trade Card French Chromolithograph'Il 09 Novembre è la volta del distretto di Mardin, dove il numero dei cristiani è preponderante. Si tratta di uno dei pochissimi casi, dove musulmani e cristiani, coordinati dal governatore che distribuisce armi ad entrambi, si uniscono per respingere le bande di predoni. Se la città resiste all’attacco e respinge i saccheggiatori, non sfuggono al saccheggio i villaggi dei dintorni, che in buona parte vengono rasi al suolo, innescando la diaspora degli Assiro-Caldei verso Mosul ed il nord dell’Iraq. Dato gli sviluppi odierni: dalla padella alla brace
assyrns7Il 03 Giugno 1896 è la volta di Van, dove l’azione congiunta degli irregolari curdi e dell’esercito turco, è volta distruggere la resistenza delle costituite squadra di auto-difesa armena. Bilancio dell’operazione: 20.000 morti.
Unità di auto-difesa armene all'assesio di VanNel loro complesso le cifre dei cosiddetti “massacri hamidiani” sono quanto di più impreciso possibile, in relazione agli approssimativi censimenti demografici dell’epoca e dalla totale assenza di una contabilità certa, insieme all’ovvio interesse delle autorità ottomane a minimizzare l’entità delle stragi. Quindi il balletto delle cifre schizza da un minimo di 80.000 morti ad un massimo di 300.000 (un numero sicuramente gonfiato).
Johannes Lepsius Il missionario tedesco Johannes Lepsius, che spese gran parte della sua vita nel documentare e denunciare lo sterminio degli Armeni, nella sua “Relazione sulla situazione del popolo armeno in Turchia” circostanziò così l’entità degli eccidi: 88.243 armeni assassinati nei linciaggi e la 4Christian headsdistruzione di 2.493 villaggi; la profanazione di 649 edifici religiosi, tra monasteri e chiese, delle quali 328 sono state trasformate in moschee. A questo si aggiunge un numero imprecisato di cristiani deceduti per le malattie, le ferite riportate, di fame o di freddo, che Lepsius non quantifica stimandolo però di molto superiore ai 100.000 morti.
Nel tentativo di attirare l’attenzione internazionale sulla causa armena, il 26 agosto del 1896 un gruppo di militanti della “Federazione rivoluzionaria armena” (Dashnaktsutiun) irrompe nella Banca Centrale di Costantinopoli, nell’illusione di spingere Gran Bretagna e Francia ad un intervento diretto per porre fine alle persecuzioni. Il risultato concreto sono altri Bashi-Bazouks (Turkish infrantrymen), Bayazid district, Istambul, 18886.000 morti falcidiati in un altro gigantesco pogrom, che investe i quartieri armeni della capitale e le province d’origine dei sequestratori che vengono sottoposte a “punizione collettiva attraverso l’omicidio di massa”. A guidare le rappresaglie ci sono le famigerate milizie degli irregolari balcanici, dal nome quanto mai evocativo “bashi-buzuk” (teste matte), rinfoltiti da chierici delle scuole islamiche.
basibozukPer definire l’abnormità dei cosiddetti massacri hamidiani, perpetrati con rara ferocia omicida contro le comunità cristiane dell’Impero ottomano, per la prima volta sulla stampa occidentale fanno la loro comparsa dei termini completamente nuovi… Si parla di “olocausto” e di “democidio”… Sarà proprio un armeno sopravvissuto agli eccidi a coniare nel 1943 il termine che oggi tutti conosciamo: “genocidio”.
Ma la vera tempesta che avrebbe spazzato via per sempre intere comunità, sarebbe arrivata soltanto un ventennio più tardi, a sancire il passaggio dalla barbarie ottomana all’epoca moderna…

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Gli Adoratori del Diavolo

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 10 agosto 2014 by Sendivogius

Melek Ta'us - Peacock AngelAmmantati dal mito e dal fascino esotico di una delle culture meno conosciute e forse più interessanti del pianeta, gli Yazidi si affacciano alla conoscenza del grande pubblico italiano attraverso le strisce magiche e Corto Maltesebellissime di Hugo Pratt in una delle sue opere più famose e intense, “La casa dorata di Samarcanda”, nella metà degli anni ’70, in cui il grande Autore romagnolo rivisita un’antica leggenda di George Gurdieff, sedicente mago e iniziato, secondo il quale per imprigionare uno yazida è sufficiente tracciargli un cerchio attorno, dal quale gli sarà impossibile uscire, costringendolo a volteggiare su se stesso fino allo spasimo.
Corto Maltese (1)Per sfuggire alle persecuzioni islamiche, nel corso dei secoli gli Yazidi si sono concentrati, insieme ad altre minoranze confessionali, principalmente nelle zone Yazidamontuose, dall’Anatolia ai monti del Caucaso, e soprattutto nel Kurdistan iracheno tra Mosul e Sinjar. Gli Yazidi sono infatti un popolo di etnia curda, unici nel loro genere, per la complessa teologia che racchiude in un sincretismo straordinario elementi attinti dalle più diverse tradizioni religiose: culti pre-islamici di origine siriaco mesopotamica ed iranica; zoroastrismo; misticismo sufi e componenti paleocristiane riconducibili allo gnosticismo manicheo… Ma non mancano aspetti legati all’Islam sciita (soprattutto l’eresia ismailita) ed al mazdeismo.
Corto Maltese (2)Dal mitridaismo hanno ripreso la preghiera rivolta verso il sole ed il sacrificio di un toro per le cerimonie più solenni; dal cristianesimo nestoriano il rito del battesimo e la celebrazione del natale di Issah (Gesù); dall’ebraismo la pratica della circoncisione (peraltro facoltativa), lo studio dei numeri magici, e parte del loro stesso alfabeto; dalle confraternite sufi, il culto dei santi devoti, la danza mistica dei dervisci, e le pratiche di iniziazione; dallo gnosticismo ellenico, la venerazione per il Demiurgo e per gli arcangeli della creazione; dagli antichi culti orfici, la simbologia del serpente inteso come metafora di rigenerazione.
Alfabita ezdiyaSpregiativamente chiamati “adoratori del diavolo” dai loro nemici, gli Yazidi Kurdistan - ragazza yazida(ma anche Ezidi) sono in realtà il “popolo degli angeli” (dal termine yazd, che in lingua pharsi significa appunto “angelo” ovvero “essere divino”), ma esplicitamente il loro nome si richiama a Yazīd ibn Mu‛āwiyah (fratello del primo califfo ommayade), oggetto di una particolare devozione presso i loro insediamenti.
Yezidi Man Popolo di pastori semi-nomadi e di piccoli agricoltori, gli Yazidi sono una comunità endogamica, organizzata in confraternite chiuse, gerarchicamente regolate e suddivise in “iniziati” ed “aspiranti”, sotto la guida di uno Sheikh e di vari Agha tribali. Un tempo temibili guerrieri di montagna, decimati dalle feroci persecuzioni delle quali sono state vittime, sono un popolo sostanzialmente pacifico e ritirato.
Yezidi WomanLa complessa teogonia yezida si compone di sette arcangeli creatori (demiurghi) e delle loro successive emanazioni, che si manifestano in cicli di reincarnazioni (metempsicosi greca) tra gli uomini comuni, che diventano a loro volta mistici e capi religiosi della comunità. Al vertice della gerarchia celeste vi è Melek Ta’us: l’angelo creatore dalla natura tripartita, rappresentato in forma di pavone, che con le sue lacrime avrebbe estinto le fiamme dell’inferno.
Secondo una forzatura semantica, lo stesso nome di Melek Ta’us, variamente associato all’angelo caduto (e pentito), Lucifero (in qualità di portatore di luce), Iblis o Shaitan (il Satana della tradizione islamica), viene ritenuta una traslitterazione di Moloch, antica divinità siriaco-fenicia, e Teus/Zeus (dio), ma anche “Malik” (Re).
lalish - kevnarVa da sé che nell’ambito dell’islam sunnita gli Yazidi costituiscono gli eretici per eccellenza, associati ai pagani e dunque odiatissimi, tanto da scampare alla bellezza di 72 tentativi di sterminio nel corso degli ultimi 1.500 anni.
Mazarê Meheme Rashan li BashikêCi vanno assai vicino i mongoli di Hulagu Khan al principio del XIII° secolo, anche se il rischio di estinzione totale si palesa per gli Yazidi in tempi ben Yezidi_Manpiù moderni ad opera dell’Impero Ottomano. A partire dal 1802 i Turchi organizzano infatti una serie di campagne di guerra violentissime contro gli Yazidi, che peraltro si rifiutano di prestare servizio militare, ai quali sostanzialmente offrono due possibilità: conversione o morte. Il tentativo di annientamento: deportazioni e conversioni forzate, rapimento delle donne, eccidi di massa, cancellazione di interi villaggi, distruzione dei mausolei e dei luoghi di culto… si protrarrà per oltre un secolo, tanto che lo sterminio degli Armeni durante la prima guerra prosegue di pari passo con quelle degli Yazidi e della comunità greca di Smirne.
Donna yazidaOggi l’etnocidio della popolazione yazida, insieme alla cancellazione delle ultime comunità cristiane sopravvissute in Mesopotamia, assiro-caldei e nestoriani, viene portato avanti con bestiale determinazione dalle orde nere dei nuovi mongoli dell’ISIS: le bande di massacratori salafiti del sedicente Stato islamico dell’Iraq e del Levante. E questi sì, sono davvero quanto di più demoniaco si sia mai incarnato sulla faccia della terra in rappresentazione del Male, tanto da rappresentare con il loro truce fondamentalismo sanguinario i veri “adoratori del diavolo”. Ammesso si possa conferire una personificazione concreta alla malvagità ed ai suoi adepti.
Yezidi GenocideAbbondantemente foraggiate dai capitali sauditi in funzione anti-sciita, i miliziani dell’Isis sono il giocattolo impazzito, sfuggito al controllo delle monarchie teocratiche del Golfo, e costituiscono l’ultimo frutto avvelenato dell’allucinante parabola irachena, alla quale ora (suo malgrado) la titubante Amministrazione Obama è chiamata a porre un qualche rimedio prima che sia davvero troppo tardi.
Bandiera degli YazidiLa storia, come la strada dell’inferno, è lastricata di buoni propositi, ottime intenzioni, e clamorosi insuccessi. Se gli errori non mancano mai, raramente si è assistito a fallimento più grande dell’Iraq, che per gli entusiasti “esportatori di democrazia” avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello di un ricostituito giardino dell’Eden, a consolidamento di un nuovo secolo americano. Almeno secondo le fantasie visionarie della destra neo-con cresciuta attorno a quel cenacolo straussiano, che ha condotto gli Stati Uniti in una delle sue più catastrofiche avventure dalla fine della guerra della Vietnam.
IRAQ-SYRIA-UNRESTDieci anni di occupazione militare, miliardi di dollari spesi per una ‘ricostruzione’ mai davvero avvenuta, una classe politica tra le peggiori del pianeta, un paese dilaniato dalle faide tribali e la guerra civile, vicino alla catastrofe umanitaria, e quanto mai prossimo a sprofondare nell’abisso del più cupo totalitarismo salafita ispirato all’islamismo wahabita.
Members of the Islam State of Iraq and Shaam (Isis) with senior commander Abu WaheebDinanzi alle orde fondamentaliste dell’ISIS, l’indecente esercito iracheno si è sciolto come neve al sole al primo colpo di cannone. Tanto che l’orda salafita ha potuto occupare agevolmente e quasi indisturbata le grandi aree petrolifere dei distretti centrali e della provincia di Mosul, tagliando il paese a metà, mentre l’imbelle governo del settario Al-Maliki rimane trincerato nelle ridotte tribali del Sud, insieme alle sue milizie sciite male armate e ancor peggio addestrate, frettolosamente reclutate in sostituzione dell’inaffidabile esercito nazionale.
A tutt’oggi l’Iraq liberato, e che di fatto non esiste più, coi suoi strascichi velenosi, costituisce l’eredità infetta delle fallimentari politiche messe in atto dagli apprendisti stregoni alla destra di George W. Bush, che per la bisogna si erano affidati ciecamente ad un bugiardo matricolato ed un ladro come Ahmed Chalabi (su cui incredibilmente si continua ancora a puntare!), dopo aver scoperchiato il vaso di Pandora che non avrebbe mai dovuto essere aperto, e finendo con lo scatenare i peggiori djinni del deserto e che ora è quanto mai difficile ricacciare dentro.

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L’ORRENDO PECCATO

Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 aprile 2010 by Sendivogius

Esistono aberrazioni sulle quali non si deve più tacere. Ci sono situazioni di intollerabile abominio, che richiedono una condanna assoluta e l’immediato intervento delle autorità giudiziarie, senza remora alcuna, per porre fine all’immonda pratica con punizioni esemplari. Non si può restare indifferenti, in un colpevole silenzio, mentre simili mostri (fuori dal consesso umano e divino) continuano ad insidiare i nostri figli, a corrompere l’innocenza dell’infanzia, a circuire la meglio gioventù, nella sicurezza della totale impunità!
È ora di dire BASTA ad un simile scempio!!! È una vergogna abnorme, troppo spesso sottaciuta grazie ad inconfessabili complicità.
Troppo a lungo la Chiesa ha persistito in un indulgente torpore, sottacendo la gravità dei fatti…
Dinanzi al fenomeno, tanto perverso quanto diffuso, anche all’interno della cattolicità si è levata alfine una voce forte e implacabile, per spezzare questa indolente coltre di omertà senza falsi pudori. Si tratta della coraggiosa denuncia lanciata dalla pia redazione di
pontifex.roma.it, “il blog di apologetica e news cattoliche”: irrinunciabile punto d’incontro virtuale per il vero cristiano militante.

«Cari lettori ed amici, come possiamo non imputare questo abominio al demonio?
(…) È inutile nascondersi dietro un finto buonismo ed una apparente tolleranza cristiana, questa perversa pratica è voluta dal Maligno, allontana l’umanità dalla verità e genera perversione e disgusto. Ostentare, peraltro, delle posizioni moralmente e sessualmente errate, induce il popolo mentalmente debole e, in special modo i giovanissimi, a cadere in forti errori…
Questo è sbagliato, moralmente scorretto e l’Ordine dei Medici, degli Psichiatri, la CEI, la Congregazione per la Dottrina della Fede, il telefono Azzurro e tutti gli organi preposti alla tutela dei minori, dovrebbero denunciare quotidianamente queste posizioni.
E’ moralmente ingiusto e scorretto indurre i giovanissimi al peccato e promuovere nelle loro menti una finta idea di normalità, è forviante, deviante, anti cristiano ed è reato.!!!!»
(Pontifex.roma; 12/04/2010)

Sono queste le infuocate parole di Carlo Di Pietro, illuminato editorialista della rivista on line, che al colmo di una ingiusta indignazione non riesce a trattenere oltre il suo sdegno, ribadendo l’invocazione ad un’appropriata azione repressiva:è un grave reato! Intervenga la magistratura.
Nel suo lungo editoriale, il redattore ci tiene a sottolineare (a scanso di equivoci maliziosi) come le somme gerarchie ecclesiastiche non abbiano mai sottovalutato il problema, in un profluvio di citazioni canoniche, tra le quali si distingue quella del massimo pontefice:

«Ritengo, pertanto, inutile e diplomatico parlare di questo argomento in modo pacato e cercarne delle inesistenti, quanto diaboliche, giustificazioni; mi limiterò a riportare i moniti di Dio, giunti a noi mediante la Sacra Scrittura, le denunce fatte dai Padri della Santa Romana Chiesa e le considerazioni pastorali del nostro saggio e santo Papa.
1° ottobre 1986 Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, approvò la seguente lettera: “Il problema (…) è divenuto, sempre più, oggetto di pubblico dibattito, anche in ambienti cattolici. In questa discussione vengono spesso proposte argomentazioni ed espresse posizioni non conformi con l’insegnamento della Chiesa Cattolica, destando una giusta preoccupazione in tutti coloro che sono impegnati nel ministero pastorale. Di conseguenza questa Congregazione ha ritenuto il problema così grave e diffuso da giustificare la presente Lettera, indirizzata a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica (…) Tale pratica sta minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato. La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo e pertanto mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento.”»

Naturalmente, il problema a cui ci si riferisce con tanta veemenza, e che desta così grandi preoccupazioni, non è certo il chiacchiericcio legato allo ‘scandalo’ PEDOFILIA. Gli strali dei crucesignati del nuovo millennio non sono mica per gli abusi e le violenze sessuali su bambini, perpetrati da religiosi all’interno di scuole cattoliche e strutture ecclesiastiche; né riguardano i sistematici insabbiamenti del reato. Né la reiterazione del medesimo o la gravità dell’atto. Né la sistematica sottrazione del colpevole alla giustizia civile. Meno che mai si accenna allo sforzo profuso dai collegi pontifici nel coprire piuttosto che denunciare, limitandosi a spostare altrove il pedofilo di turno. O tutt’al più promuoverlo vescovo.
No, l’urlo di dolore della Chiesa che soffre si leva in ben altra direzione, tramite i meccanismi della proiezione assolutoria, propri della dissociazione mentale e tanto cari a certa psicologia clinica…

L’aberrazione criminale contro la quale si invoca la pubblica repressione è la piaga sociale dell’omosessualità: sono le orde di froci, sfuggiti alle salutari tenaglie arroventate del carnefice ed ai roghi dell’Inquisizione, cheattentano al genere umano e mirano all’estinzione della razza umana(!!!)


È questo un reato ignobile, che grida vendetta al cospetto di Dio:

“Adesso basta: gli omosessuali devono smetterla di discriminare gli eterosessuali. Diffondo idee sbagliate ed inducono i giovani all’errore. Parla la Dottrina, la Medicina e la Cronaca. Vanno denunciati!”

(L’articolo completo lo trovate QUI.Se aprite il link, mi raccomando, attivate l’audio!)

A dire il vero, la “Cronaca” parla di ben altro… La “Dottrina” non ha evidenza empirica; è mera speculazione teologica, che dovrebbe essere priva di effetti vincolanti per i non osservanti. In quanto alla “Medicina”, per gli invasati di pontifex sono sufficienti le dichiarazioni del prof. Francesco Bruno: il criminologo da salotto, ospite fisso nel ‘Porta a Porta’ di Bruno Vespa, e non vendibile separatamente dal modellino della villetta di Cogne.
 Sembra che per l’intera redazione del giornaletto on line (assai vicino alla Curia vaticana) il tema dell’omosessualità, più che una costante, costituisca una vera ossessione… Ci sono ‘frocetti’ non dichiarati, che vivono con terrore la loro omosessualità latente e cercano di rassicurare le proprie incertezze di genere, ostentando un’omofobia estrema. È certo il caso dell’articolista Carlo Di Pietro che, giustamente allontanato dai circoli gay ai quali in segreto anela, scaglia tutto il suo livore contro la discriminazione della quale sarebbe vittima. In buona compagnia, bisognerebbe aggiungere, almeno a leggere il tenore dei commenti lasciati dai suoi più affezionati lettori:

Giusto! Siamo discriminatissi mi, ma nessuno se ne accorge! Guardate cosa hanno fatto al povero berlusconni per un veniale peccato che è stato con una donna… Non approviamo certo, anzi, il sesso è da bandire ma piuttosto che andare con degli uomi! meglio la eterosensualità! anche se con pacatezza e sentendo chiaro che lo si fa solo per procreare… Non riconosco il sesso! ppensiamo invece a santa maria goretti!

Da notare la levatura culturale (e la sanità mentale) del commentatore, che disquisisce di “eterosensualità”..! Questo è di sicuro un approccio sano e psicologicamente normale.
Chi scrive ha sempre guardato al mondo omosessuale con una distaccata indifferenza (de gustibus…) interessandosi a ben altro. L’unico disgusto è per le crociate e gli anatemi talebani di una Chiesa, che sembra ridurre le sue pastorali ad una sorta di ginecologia dello spirito: un neo-paganesimo temporale, il quale ha da tempo sostituito la Trinità col trinomio sesso-soldi-potere.

I PERFIDI GIUDEI
 Purtroppo, tra le famose cronache che pontifex.roma finge di ignorare, c’è pur sempre il problemino dei preti pedofili. Ma anche su questo argomento i Defensores verae Fidei hanno le idee chiarissime… Ce lo spiega (sempre sulle pagine di ‘Pontifex’) Monsignor Giacomo Babini, Vescovo Emerito di Grosseto, in una intervista del 09/04/2010, spiegando quali sono i veri mali da combattere:

«La Chiesa deve chiedere perdono? E per cosa?!?
Penso che sia ora di dire basta. Di perdono ne abbiamo chiesti troppi e lo facciamo anche alla messa tutti i santi giorni. Pensino a farlo gli anglicani, tanto che molti di loro hanno deciso di passare al cattolicesimo, ora mi auguro che non ci imbarchiamo una bella dose di gay.
(…) Questa è una manovra orchestrata dai nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l’intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire. Ritengo che sia maggiormente un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza, loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi. Ci sta poco da saltare! Le Scritture lo dicono bello chiaro. Magari lo erano in modo inconsapevole; hanno  goduto della ignavia di Pilato, certo: ma deicidi sono, il crucifige lo hanno detto loro e non altri! La loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli.»

  Monsignor Giacomo Babini, eminente esperto di storia, ci regala quindi una di quelle  perle revisioniste, che credevamo relegate nelle più infime cloache della storia, sepolta  sotto strati di letame. A tal proposito, ci sarebbe  da chiedere quanto le convinzioni di questo Babini siano isolate e circoscritte, tra le molte eminenze che si agitano  all’interno del Vaticano:

«L’olocausto fu una vergogna per la intera umanità, ma ad esso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità é che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono la economia tedesca. Una tanto veemente reazione si deve anche a questo, la Germania era stanca delle angherie di chi praticava tassi di interesse da usura»

Questo principe della Chiesa è un vescovo tosto, uno di quegli inquisitori che nel XVI secolo avreste probabilmente trovato a frugare tra le cosce di qualche giovane strega sotto arresto, nella ricerca del fantomatico “marchio del Diavolo”.
Soprattutto è uno che parla chiaro:

«Compito dei vescovi é parlare chiaro, sì sì, no, no. Furono deicidi e questo non lo dice Babini, lo dice il Vangelo, volete rinnegarlo o cambiarlo? Certo, per buonismo si arriva anche a questo!»

Poi, non resiste e la lingua torna a battere dove il dente duole: i gay.
Tra questi arcigni ometti vestiti con la gonna che vivono tra soli uomini, disquisendo del sesso altrui, l’omosessualità deve essere proprio una fissazione perversa:

«A loro dico che persino gli animali rispettano l’ordine della natura e loro no, da questo punto di vista meglio la regolarità degli animali (…) si tratta di un vizio osceno, una cosa che denota mancanza di equilibrio e violazione della natura»

Chiede l’intervistatore: Darebbe i sacramenti ad un gay conclamato?

«La comunione certo no. Per il funerale se dovessimo applicare il diritto canonico direi di no, ma alcune volte i parenti ti chiedono l’impossibile e pretendono una chiesa che lavora a gettone»

Insomma, basta che paghi… Un’indulgenza prezzolata non si nega a nessuno… come ai vecchi tempi!

L’ultima chicca il vescovo emerito di Grosseto ce la regala sull’omicidio di Elisa Claps, la ragazza di 16 anni assassinata e nascosta in una chiesa a Potenza.

«Certo, vi é stato un clima omertoso. Non penso che il vecchio parroco abbia ucciso la ragazza, probabilmente ha cercato di limitare lo scandalo tacendo, ma nessuno potrà mai provarlo»

Infatti basta tacere e negare anche l’evidenza; infine, far sparire i colpevoli.
Tutte specialità della casa.
All’Eccellenza (de ‘sto cazzo) facciamo notare che quello che lui chiama “scandalo” è in realtà un omicidio con occultamento di cadavere in concorso con ignoti!

Anche in questo caso, non mancano i commenti degli estimatori:

Non possiamo certo discutere con degli deicidi, i quali si permettono di criticarci… Certo Hitler ne ha fatte di cotte e di crude, ma questo non può servire come alibi per nascondere il loro peccato… hanno ucciso DIO! ricordiamocelo sempre! sempre! SOno loro che devono chiedere perdono! i “perfidi ebrei”! Qui non si può cedere nemmeno un centimetro, o saremo corrotti anche noi! Teniamo  almeno noi, che siamo i veri protettori si Santa Chiesa dagli attacchi sionisti, massoni e omosessuali che arrivano ad ogni ora! Resistere in Cristo! Altrimenti ci aspetta il fuoco eterno!

Non crediamo sia necessario aggiungere altro.

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