Puntuale come la morte, dopo il consueto sermone di Santa Commissione, segue consueta rettoscopia a cura dei volenterosi carnefici della UE, per sondare la disponibilità di Lavoratori e cittadinanza (passiva) a più incisive asportazioni di diritti e tutele sociali. Trattasi sempre di interventi dolorosi (e tagli necessari) da effettuarsi doverosamente senza anestesia, in autodafé collettivo, giacché non ci si può certo sottrarre ai penitenziali atti di contrizione, in ossequio ai sacerdoti di stretta osservanza neo-liberista, consacrati al dogma unico del dio Mercato, fedeli ai fondamenti del sacro verbo Monetarista e devoti alla santissima trinità del capitale finanziario: Austerità, Rigore, Pareggio di bilancio.
In questo, le estrose Mary Poppins del “riformismo” a-sociale sono insuperabili. Al contrario dell’accigliosa governante tedesca, come una premurosa Mamma Goebbels, sono bravissime ad indorare la pillola (al cianuro) a quei bambini, che non hanno ben svolto i compiti a casa e recitato a dovere le preghierine (funebri) dell’eterno riposo. Per i più riottosi, c’è sempre in agguato lo spauracchio della Troika vampirica, che si nasconde negli angoli bui delle loro camerette in un tunnel senza uscita.
È una malattia pandemica che non conosce altra cura all’infuori del salasso, reiterato fino alla morte del paziente per consunzione. Ne esistono tipologie
diverse a seconda dei ceppi virali all’origine dell’infezione, ma le modalità di decubito e decesso sono sempre le stesse. Esattamente come il trattamento prescritto, ogni volta fallimentare eppure sempre ripetuto, invariato nella forma e nella sostanza, mentre si alternano i dottori al capezzale del moribondo.
In Italia, il veleno eutanasico scambiato per farmaco si chiama “riformite”. A somministrarlo, dopo la parentesi di ferali beccamorti bocconiani, c’è un nuovo patch-clown che per essere più credibile ci mette la faccia..!
E allora via di corsa, tra inaugurazioni e gelatini, ad annunciare una riforma al mese, d’intesa col Pornonano ai servizi sociali:
«Entro febbraio riforma elettorale, del Senato, e del Titolo V della Costituzione.
Entro marzo riforma del mercato del lavoro, e sblocco totale del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Entro aprile riforma della burocrazia, più un miliardo e mezzo di finanziamenti per la tutela dell’ambiente, e tre miliardi e mezzo per la messa in sicurezza delle scuole pubbliche.
Entro maggio energia meno cara per le aziende.
Entro giugno riforma della Giustizia, con specifica accelerazione dei tempi della Giustizia civile.
Entro luglio era prevista l’attivazione dello stargate di Cuneo per Atlantide, che però è slittata a causa del semestre europeo, per il quale Renzi ha promesso di contestare i vincoli di bilancio “che ci chiede l’Europa”.
E poi di rispettare i vincoli di bilancio, “ma non perché ce lo chiede l’Europa”.
Perché “ce lo chiedono i nostri figli”.
Come ci chiedono riforme strutturali, da fare entro i primi cento giorni.
Anzi, i primi mille.»Alessandra Daniele
“Le favole del Fantaboschi”
(27/07/2014)
E’ lo stesso fanfarone contagiato da “annuncite” che ogni volta, prima di partire a prendere ordini nei farseschi vertici brussellesi, carica le sue rodomontate come un pupazzo a molla in training autogeno, mentre cinguetta tutto impettito: spezzeremo le reni alla Merkel! Basta col rigore! Ci faremo rispettare! E lo fa in una crepitante raffica di tweet, innocui come una salva di mortaretti al passaggio del santo patrone in processione tra i fedeli.
Poi, alla prova dei fatti, come tutti i cazzari, prima si piega e poi si spezza, lasciando ad intendere che un galletto per quanto esuberante non è un aquila. Giusto il tempo di tornare in Italia, a mani vuote e qualcos’altro di rotto… salvo ritrovare nuovamente il coraggio una volta a casa. E allora il bullo, ben lontano dal ring, si esibisce in duelli a distanza con gli stessi tecnoburocrati che a Bruxelles aveva ossequiato.
Sono le stesse intrinseche nullità scelte per l’assoluta irrilevanza dei paesi di provenienza (Lussemburgo, Finlandia, Estonia..), ma allineati a Berlino nel nome del “Rigore” (degli altri) che poi è recessione permanente e deflazione nella stagnazione. Lo chiamano euro-monetarismo: variante continentale del thatcherismo, applicato al vecchio ordoliberismo che poi consiste nel fare i compiti a casa imposti da qualche siderale elite tecnocratica immune ad ogni controllo costituzionale. E soltanto dopo distribuire qualche caramella nel piatto vuoto dei più “meritevoli” (che tutti gli altri possono anche crepare), al posto delle vecchie lenticchie ormai stantie o dei tortellini bolognesi in salsa ‘socialdemocratica’.
“La Commissione Juncker rompe il Patto del Tortellino”
«La commissione Juncker sembra in effetti studiata apposta per umiliare i socialisti e far loro ingoiare il maggior numero di rospi possibili, con alcune punte di autentico sadismo che portano secondo molti le impronte digitali di Angela Merkel. A cominciare da alcune nomine controverse, per usare un eufemismo. Quella più indigesta a Sanchez riguarda l’Energia e l’Ambiente, affidati al
conservatore spagnolo Miguel Arias Cañete, il quale a varie macchie – dal conclamato sessismo all’amore sviscerato per il cemento testimoniato durante i tre anni da ministro dell’ecologia nel governo Rajoy – aggiunge un clamoroso conflitto d’interessi, essendo robusto azionista di società petrolifere. “E´come mettere una volpe a guardia di un pollaio”, ha commentato Pedro Sanchez.
Ma nel bouquet di nuovi commissari non mancano altre scelte che denotano un certo macabro senso dell’umorismo. L’uomo che dovrà
occuparsi di cultura e informazione, l’ungherese Tibor Navracsics è attuale ministro del governo ultra nazionalista di Orban, messo sotto accusa delle stesse istituzioni europee per aver approvato leggi liberticide della libertà di stampa. I laburisti inglesi si sono chiesti se “si tratta di uno scherzo o di una provocazione” la scelta ai Servizi Finanziari del britannico Johnathan Hill, detto il barone della City, celebre lobbista delle banche d’affari che dovrebbe in teoria occuparsi di rendere più trasparente la finanza continentale.
Quanto al commissario per l’Immigrazione, una novità voluta proprio dai progressisti dopo le tragedie nel Mediterraneo, la poltrona è grottescamente toccata al conservatore greco Dimitris Avramopoulos, del quale circolano su Internet fotografie mentre, in tuta mimetica e con un fucile in spalla, pattuglia la frontiera greca contro il pericolo di “un’invasione islamica”.
La piccola galleria degli orrori va poi inserita in un quadro generale dove i socialisti (191 deputati) ottengono soltanto 8 commissioni, contro le 13 e presidenza dei popolari (220 deputati) e le 6 dei liberali, fedeli alleati della Merkel, che hanno però soltanto 68 eletti a Strasburgo. Senza contare il bassissimo peso politico della squadra socialista al servizio di Juncker, almeno dopo che il commissario all’economia, il francese Moscovici, è stato a sua volta commissariato e sottoposto ai veti del falco rigorista finclandese Katainen, nominato vice di Juncker con ampie deleghe.
Se l’obiettivo dell’operazione Juncker, tele comandata da Berlino, era quello di spaccare il fronte progressista, come molti degli stessi socialisti ormai pensano, Angela Merkel vi è già riuscita. Sulla porta della nuova commissione è intimato ai socialisti, soprattutto del Sud Europa, di perdere ogni speranza di cambiare il verso alle politiche di austerità. Possono chinarsi per entrare oppure stare fuori a testa alta, come gli spagnoli. Tertium non datur.»Curzio Maltese
(17/09/2014)