Archivio per Padroni
(165) Cazzata o Stronzata?
Posted in Zì Baldone with tags Degrado, Destra, Governo Meloni, Italia, Liberthalia, Padroni, Politica, Schifo on 27 novembre 2022 by Sendivogius[19 Nov.] «Italian leaders used to meet with Soros.
[22 Nov.] «No a nozze gay. Già la Bibbia diceva che l’omosessualità è un abominio!»
[01 Nov.] «Io oggi pomeriggio potevo essere altrove, ma ero al ministero, è mio dovere! Potrei guardarmi un po’ di Champions alla televisione e invece faccio la diretta TikTok con voi.»
[05 Nov.] «Riuscirò a riformare il codice penale firmato da Mussolini in senso liberale con la pena proporzionata al crimine secondo la Costituzione: lo giuro sulla testa dei miei gatti Rufus e Romeo.»
[02 Nov.] «Abbiamo rimesso la città sui binari giusti.»
[08 Nov.] «La crisi globale dei combustibili fossili deve essere un punto di svolta: non prendiamo l’autostrada per l’inferno ma guadagniamo il biglietto pulito per il paradiso.»
[10 Nov.] «Ci sarà una triplice epidemia, un ‘trio infernale’: influenza, covid e virus respiratorio sinciziale.»
[07 Nov.] «Sono stato indicato dal mio partito come rappresentante nel Copasir. Non esiste posto più adatto per chi come me fa politica con l’unico scopo di difendere il proprio Paese. Ci dedicherò il consueto impegno, non comprabile e senza nessun timore reverenziale per nessuno.»
[14 Nov.] «Per larga parte della pandemia l’Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità, quindi questi grandi risultati non li vedo raggiunti. Senza vaccini sarebbe andata peggio? Non abbiamo l’onere della prova inversa. Ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini.»
[15 Nov.] «Attacco contro Paese Nato Polonia con vittime conferma che deriva terrorista russa non ha guida ma segue hubrys Putin fino a rischiare la guerra mondiale. Pensare di fermare il dittatore con la resa lo scatena. Serve batterlo e isolare la sua Quinta Colonna in Italia e UE»
Mediamente Progressista
Posted in Kulturkampf with tags Cinema, Costume, Cultura, Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam, Italia, Liberthalia, Medio progressista, megadirettore galattico, Padroni, Potere, Società, Ugo Fantozzi on 13 gennaio 2018 by SendivogiusRitratto impietoso del travet nell’Italietta borghese ed impiegatizia degli Anni del Riflusso, mai avremmo immaginato di dover ritrovare nelle disavventure del ragionier Ugo Fantozzi, la rappresentazione più evocativa (e profetica) di una razza padrona che si sente investita di una missione universale ed ama esibire velleità progressiste, nell’ipocrisia che ne soffonde la volontà di dominio, staordinariamente incarnata dall’inquietante Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam: il “megadirettore galattico” che vive isolato nell’essenza immanente di un vuoto asettico nel nulla siderale del suo 28^ piano, lontano e irraggiungibile dai comuni mortali, tra le acquiescenze di un cetomediume declinante.
A voler essere perfidi, coi suoi modi curiali e paternalistici, il Megadirettore assomiglia ad una specie di papa Bergoglio magro, nell’ostensione di un pauperismo francescano di facciata, dietro al quale si nasconde la propensione gesuitica per il culto del potere per il potere.
Balabam: “Prego, si accomodi. Si sieda…”
Fantozzi: “Qui?! Al suo posto?
Balabam: “Ma certo… Un sorso d’acqua? Un tozzo di pane?”
Fantozzi: Ma… scusi Conte, io mangiare con Lei?!?
Balabam: “Ma certo. Che differenza c’è tra me e lei?”
Fantozzi: Ma abbia pazienza! Ma come che differenza c’è!? Non mi vorrà mica dire, Sig. Duca, che siamo uguali io e Lei? Voi siete i padroni… gli sfruttatori! Noi invece siamo gli schiavi, i morti di fame..!”
Balabam: “Ohh ma caro Fantozzi è solo questione di intendersi… Eh di terminologie: lei dice ‘padroni’ ed io ‘datori di lavoro’; lei dice ‘sfruttatori’ ed io dico ‘benestanti’; lei dice ‘morti di fame’ e io ‘classe meno abbiente’. Ma per il resto la penso esattamente come lei.
Io come lei sono un uomo illuminato e sono convinto che a questo mondo ci sono molte ingiustizie da sanare. La penso esattamente come lei….”
Fantozzi: “Ma… mi scusi… sire, ma non mi vorrà dire che Lei è, scusi il termine, comunista?!?
Balabam: “Be’ proprio comunista… no. Vede, io sono un medio progressista.”
Fantozzi: “Ahhh! Ma in merito a tutte queste rivendicazioni e a tutte le ingiustizie che ci sono, Lei che cosa consiglierebbe di fare, Maestà?”
Balabam: “Ecco, bisognerebbe che per ogni problema nuovo tutti gli uomini di buona volontà, come me… e come lei, caro Fantozzi… cominciassero ad incontrarsi senza violenze in una serie di civili e democratiche riunioni, fino a che non saremo tutti d’accordo…”
Fantozzi: “Ma, mi scusi santità! Ma in questo modo ci vorranno almeno mille anni!
Balabam: “Posso aspettare… IO.”
Il renzismo declinante è solo uno dei suoi ultimi stadi di incubazione, ma i prodromi di questa involuzione permanente c’erano già tutti…
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(93) Cazzata o Stronzata?
Posted in Zì Baldone with tags Cialtroni, Italia, Liberthalia, Matteo Renzi, Padroni, PD, Potere, Referendum costituzionale on 2 dicembre 2016 by Sendivogius“Classifica NOVEMBRE 2016″
Ah no, scusate! Abbiamo sbagliato la locandina. Si trattava dell’altro referendum: quando la nostra Costituzione era ancora la più bella del mondo, la Carta incarnava i valori della Resistenza, e bisognava difendere il Paese dalla deriva autoritaria. Soprattutto, all’epoca il PD era all’opposizione, secondo i pronostici elettorali ci sarebbe rimasto ancora parecchio, e dunque la governabilità era l’ultimo dei suoi problemi. Ma adesso che il ‘Partito’ è saldamente inchiodato al governo, a seguito di una specie di golpe bianco, la vecchia riforma berlusconiana di ispirazione piduista che avrebbe stravolto l’assetto delle istituzioni democratiche va benissimo. Torna utile, così come gli idioti che non mancano mai. La parabola è compiuta. E così si attribuiscono poteri semi-dittatoriali ad un premier mai eletto, perché si teme che in caso contrario gli elettori possano eleggere un “Trump italiano”, che in caso di vittoria del Sì al plebiscito di domenica si ritroverebbe per l’appunto a disporre proprio di quei poteri dittatoriali, che l’attuale Costituzione per ora gli nega. Bella coerenza! Una logica ineccepibile, che poi è il mantra dominante tra gli intellettuali organici, che votano sì ma con riserva, insieme a tutto il cucuzzaro trasversale dei pennivendoli a libro paga. Gli stessi che gridavano alla “emergenza democratica”, per ogni gemito o colpetto di tosse del Papi, ma che ora trovano irrinunciabile buttare nel cesso quella stessa Costituzione, a difesa della quale tanto starnazzavano. Ovviamente a targhe alterne. Perché ce lo chiede il mercato. E sia mai che si dica NO! a quegli stessi (ex) “speculatori senza volto” che siedono all’ombra dei pupazzi abusivi messi al governo, per meglio tutelare i propri privilegi, affidando la propaganda ad un piazzista consumato:
Volete voi un aumento di 85 euro, da cumulare alla precedente mancia di 80 euro, a prescindere dal reddito?!?
#basta-un-sì
Volete voi un aumento del PIL del 380 per cento?!?
#basta-un-sì
Volete voi un miliardo di nuovi posti di lavoro?!?
#basta-un-sì
Volete voi l’abolizione delle tasse?!?
#basta-un-sì
Volete un appuntamento con Scarlett Johansson (e peccato se poi vi tocca un Roberto Benigni)?!?
#basta-un-sì
Volete la ricrescita dei capelli?!?
#basta-un-sì
Volete la seconda, la terza e pure la quarta casa?!?
#basta-un-sì
Volete un marito perfetto?!?
#basta-un-sì
Volete una pornostar come moglie?!?
#basta-un-sì
Volete mandare affanculo una volta per tutte il ducetto di Rignano e la sua banda di spurghi democristiani, salvando la Democrazia così come l’avete conosciuta e la Costituzione?!?
#basta-un-NO
Hit parade del mese:
01. MAGNA PURE TRANQUILLO!
[14 Nov.] «Se votate No state difendendo la Casta: contenti voi contenti tutti. Non venite a cercarmi poi eh?!?»
(Matteo Renzi, l’Indispensabile)
02. PRODOTTO SCADUTO
[13 Nov.] «Toccherà a noi proporre al Paese un’offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile. Solo noi possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra»
(Silvio Berlusconi, l’Alternativo)
03. INTERPRETAZIONI
[11 Nov.] «La firma falsa non è una firma falsa: è una firma copiata»
(Beppe Grillo, il Prestigiatore)
04. L’IMBECILLITÀ AL POTERE
[14 Nov.] «Facciamoci un selfie: chiediamoci, cos’è l’Italia oggi? Dove eravamo e dove siamo?»
(Matteo Renzi, Selfieman)
05. MOLESTIE ELETTORALI
[22 Nov.] «Oramai mancano pochi giorni e ci sono ancora tante persone indecise: dobbiamo provare a convincerle, anche quelle che non conosciamo. Io dico sempre: dobbiamo essere educatamente molesti»
(Maria Elena Boschi, Lady Etruria)
06. TRUMP FOR PRESIDENT!
[08 Nov.] «Gli Stati Uniti hanno scelto di cambiare. #bastaunSì per cambiare l’Italia. In meglio»
(Bruno Astorre, un altro coglione)
07. METAFORE
[09 Nov.] «Il voto americano parla anche di noi. La mucca nel corridoio sta bussando alla porta»
(Pierluigi Bersani, l’Ermetico)
08. VOTA ANTONIO! VOTA ANTONIO! VOTA ANTONIO!
[18 Nov.] «Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi fondamentali. In questo momento abbiamo un’interlocuzione privilegiata con il governo. Poi vi piace Renzi e non vi piace Renzi a me non me ne fotte un cazzo. Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano, Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi….. Che dobbiamo chiedere di più? Dobbiamo mobilitarci, andare tutti porta a porta, per venti giorni non dovete pensare ad altro e contrastare tutti gli argomenti del No, queste puttanate che dicono sul Senato. Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso.»
(Vincenzo De Luca, il Boss)
09. DEMENZE
[03 Nov.] «Ho studiato da grafologo dilettante quale sono la scrittura di Matteo Renzi: nella sua, leggo segni dell’intelligenza superiore»
(Gabriele Albertini, il Grafologo)
10. HAI ROTTO ER CAZZO PURE TE!
[11 Nov.] «Molte #donne inviate da tv italiane a elezioni #Usa. Ma perché nei sottopancia abbiamo letto ‘dal nostro corrispondente’, ‘dal nostro inviato’?»
(Laura Boldrini, Transgender)
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Rondeau Vénitienne
Posted in Masters of Universe with tags Bifolchi, Bigotti, Confindustria, Costume, Elton John, Fascisti, Gender, Giorgio Orsoni, Italia, Liberthalia, Luigi Brugnaro, Omofobia, Padroni, Padroni di merda, Politica, Sanfedismo, Società, Venezia on 19 agosto 2015 by SendivogiusImmaginare un’intera amministrazione comunale che passa a setaccio i libricini per l’infanzia, sezionando ogni singola riga, pagina per pagina, alla capillare ricerca di eventuali tracce di “apologia gender” per una ancor più demenziale riedizione dell’Index Librorum Prohibitorum, rende bene l’idea, con tutto il suo sconcertante squallore, della crisi irreversibile in cui sta sprofondando la meravigliosa Venezia, patrimonio dell’umanità, ridotta a disneyland per croceristi da diporto e alfine espugnata da quei rozzi villici del contado dai quali s’era sempre orgogliosamente distinta nel corso della sua gloriosa storia millenaria.
Fu così che l’aristocratica Signora, l’orgogliosa Regina del Mediterraneo, si risvegliò nei panni cenciosi di una raggrinzita baldracca di palude per marchette oscurantiste da versare al soglio clericale.
È il destino senile di una metropoli cosmopolita e culturale, ripiegata a borghetto di provincia e ridotta a scegliere tra
margherite sfogliate col gusto per la mazzetta e padroncini arricchiti dell’entroterra con vocazione alla reazione, da eleggersi a sindaco per una città che meriterebbe assai di meglio. E dopo l’ennesimo rigurgito democristiano, deglutito nella cloaca accogliente del partito bestemmia e scaracchiato sulla poltrona di ‘primo cittadino’, prima di farsi arrestare con le zampette incastrate negli ingranaggi oliati del MOSE, adesso è il turno dell’ennesimo arnese confindustriale assemblato in politica:
quel Brugnaro da Mirano passato dalla fornitura a tempo di manodopera in “somministrazione” (per dosi interinali), tramite quei centri di caporalato legalizzato che chiamano “agenzie di lavoro”, fino ai raffinati stucchi di Ca’ Farsetti.
Che brutta fine ha fatto Venezia: un tempo Serenissima ed oggi oscurissima; degradata com’è a propaggine periferica della Vandea veneta, col suo podestà “bigotto e bifolco” caracollato sull’onda lunga del sanfedismo di ritorno nella splendida città lagunare, convertita nel parco giochi privilegiato delle sue crociate personali per questa parodia carnevalesca di inquisitore medioevale.
Fa male al cuore vedere la perla dell’Adriatico trasformata nel teatrino politico di un moderno “negriero” che ha fatto i soldi vendendo il lavoro altrui; che si compra intere isole della Laguna per trasformarle in resort esclusivi da riservare a milionari di lusso, dietro lauto compenso, e poi parla di “arroganza dei ricchi”, mentre setaccia biblioteche in cerca di libri da bruciare, allergico alla cultura come tutti gli ominidi del fare (i cazzi propri). Stizzito, se la prende con un Elton John che l’ha riconosciuto per ciò che è: un bifolco ottuso e bigotto. Chiede i soldi per salvare Venezia, Lui l’impresario miliardario del lavoro somministrato in affitto. E lo fa con tutta l’arroganza del vecchio campiere giunto a pretendere il pagamento della quota che ritiene dovuta dai suoi schiavi moderni: “Fora i schei!”.
E in tal modo segna la fondamentale differenza che intercorre tra un ricco signore ed un miserabile riccastro affamato di quattrini (ovviamente altrui).
Oramai siamo alle intimidazioni del balordo da strada che taglieggia i passanti per una dose da spendere in voti.
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La bona sòla
Posted in Kulturkampf with tags Costituzione, Cultura, David Cameron, Democrazia, Europa, Governo Renzi, Impresa, Insegnamento, Istruzione, Italia, Libertà, Liberthalia, Matteo Renzi, Neo-liberismo, Padroni, PD, Preside allenatore, Riforma della scuola, Scuola, Società, Studenti on 6 Maggio 2015 by SendivogiusEra il 01/04/15, quando il piccolo principe di Rignano in gita a Londra, durante uno dei suoi soliti tour promozionali, incontrò il suo omologo britannico: quel David Cameron con cui condivide ciccia e fuffa, a dimostrazione di quanto determinati didimi vadano sempre a coppia. Come un Pesce d’Aprile andato a male, il lezzo dell’abboccamento ha avuto un ritorno lungo a tanfo crescente…
Sostanzialmente, il bulletto rignanese, tra una fanfaronata e l’altra, aveva bisogno di rimpinguare la cartelletta di governo
con qualche altra “riforma epocale” per gonfiare, con abbondanza di ovatta nei pantaloni, il pacco delle “misure impressionanti” da esibire al cospetto dei suoi tutori brussellesi, nelle consuete ispezioni ginecologiche per conto Ué.
In assenza di idee proprie, il bimbetto pesca prodotti preconfezionati altrove e ovunque gli sia possibile, da ripassare poi in salsa italica. Perché uno vale l’altro; l’importante è riempire la ciotola da dare in pasto ai salivanti corifei di regime. Al massimo, il ducetto fiorentino ci mette sopra il faccione e tutta la propria arroganza, con la stronzaggine intrinseca di un Masterchef alle prese con le sue cucine da incubo. Pertanto, a condimento del pastone indigesto, che costituisce il piatto forte dell’annuncite di governo, non poteva certo mancare l’imprescindibile “riforma dell’istruzione”: quella #buona-scuola, che altro non è se non una sbavata scopiazzatura in peggio del sistema scolastico anglosassone, rivisto in senso iper-classista e condensato in un accentramento autoritario di tutti i poteri decisionali, come impone la variante nazionale della “meritocrazia” declinata in tempi di post-democrazia.
Alla scuola come impresa, amministrata da un preside manager, abbiamo dunque la figura del “preside allenatore” che decide l’indirizzo didattico, seleziona professori e personale scolastico (i bidelli), vagliando curricula e decidendo le assunzioni. Ne decide altresì gli eventuali premi e le promozioni ad personam (o meglio, ad clientes), ovviando così al mancato rinnovo contrattuale. Ma il preside, convertito in amministratore delegato, agisce con soldi pubblici ed a suo insindacabile giudizio, in quello che in determinate realtà locali rischia di diventare il più grande sistema clientelare su base familistica che mai si sia visto prima a memoria di Istruzione.
Soprattutto, si svuotano di competenze i Provveditorati, che diverrebbero così “enti inutili” da tagliare in ossequio alle alchimie contabili della spending review (un altro scalpo da agitare in Europa), e si grava il “dirigente scolastico” (che
spesso ‘presiede’ cinque e più istituti, senza avere il dono dell’ubiquità) di un numero abnorme di funzioni, col rischio concreto di mandare l’allenatore nel pallone, il quale si ritroverebbe a rispondere direttamente al ministero, ovvero al Governo che avrebbe il controllo diretto della scelta formativa, con l’istituzione di veri e propri ghetti per gli insegnanti (ed i presidi) indesiderati.
Si tagliano i fondi alla scuola pubblica, ma si stornano contributi statali per milioni di euro a quella privata, che per non incorrere in spiacevoli vizi di costituzionalità (tipo l’Art.33 e l’Art.34), viene denominata “paritaria”. In compenso, si apre il finanziamento (lo school bonus) ai soggetti privati, che per il ‘disturbo’ verranno ampiamente risarciti con sgravi fiscali del 65% sul credito d’imposta. I “privati” finanzieranno i laboratori scolastici, l’acquisto di forniture didattiche, e presumibilmente la manutenzione degli immobili. Ed è fin troppo facile immaginare come tali “erogazioni liberali” saranno vincolate da impliciti condizionamenti, onde ottenere il finanziamento influenzando la conduzione scolastica. Così come già si può intuire come le contribuzioni saranno assolutamente selettive, a discapito degli
istituti scolastici più periferici, quelli meno ‘blasonati’; oppure inseriti all’interno di difficili realtà locali, che diverranno poco appetibili per il “mercato” e quindi trasformati in discariche sociali per studenti ‘difficili’ o famiglie disagiate, con redditi insufficienti per integrare l’iscrizione obbligatoria con un proprio “contributo volontario”, in aggiunta alla tassa di iscrizione che ogni istituto già applica a propria discrezione.
Ovviamente, al contrario del modello inglese, tutto il materiale concernente l’attività didattica, dai libri, ai quaderni, ai tablet (il cui acquisto è imposto a molti studenti dalla ‘direzione’, per sembrare più “moderni”), resterà a totale carico delle famiglie degli studenti.
Per rendere più digeribile l’immondo pastone, in puro stile democristiano, è prevista un’infornata di massa (sbandierata più a parole che nei fatti) di nuovi assunti, meglio se in concomitanza elettorale (ci sono le elezioni regionali e molti docenti precari sono campani), senza tenere in alcun conto graduatorie di anzianità, corsi di specializzazioni (le SSIS), e abilitati per concorso… sempre per quella storia della “meritocrazia”. Dopo il bastone, c’è sempre la carota
caramellata, che fa della compravendita dei diritti un surrogato clientelare del consenso, nell’infame convinzione padronale che tutti abbiano un prezzo e che anche la dignità sia in vendita,
speculando sul bisogno sospeso delle persone e sulla loro disperazione. In compenso, si garantisce un posto fisso alla sora Agnese.
La scuola come impresa (in feroce concorrenza tra istituti), il preside come manager, la famiglia come cliente, e lo studente come lavoratore, giacché per gli utenti finali sono previsti “tirocini formativi” con un’impressionante monte ore lavorativo, da spendere (rigorosamente a gratis) nelle aziende (da cui dipenderanno i finanziamenti privati) ed in catena di montaggio. Con la scusa dell’avviamento al lavoro in età scolare, si reintroduce (obbligatoriamente) il lavoro minorile su un modello di sfruttamento paraservile che si pensava finalmente debellato.
Perché la nuova scuola, più pessima che buona, si configura in realtà come un perverso esperimento di darwinismo sociale, volto alla formazione degli schiavi di domani, docilmente addestrati alla sottomissione (ed alla produzione industriale), dove la formazione culturale e l’educazione ad una cittadinanza piena e consapevole vengono considerati “anacronistici”, inutili, e soprattutto non complementari al “lavoro” (che per giunta non c’è). Non male per un paese che vanta impressionanti tassi di analfabetismo di ritorno. I genitori licenziati ed i figli in fabbrica.
Ovviamente il progetto passerà, meglio se con voto di fiducia, e nonostante la solita pantomima delle 50 sfumature di sì diluite nel grigiore inconcludente della minoranza piddì. “Perché ce lo chiede l’Europa” (sic naturaliter) e perché così vuole la deriva autoritaria di matrice neo-mercantilista, secondo l’irresistibile volontà dei suoi esecutori: i volenterosi carnefici del credo liberista.
Un cittadino che pensa è un cittadino che reagisce. Soprattutto, un cittadino consapevole, in possesso di tutti gli strumenti cognitivi per formarsi una libera opinione, è una minaccia costante al nuovo ordine che avanza. Per questo sono previste contromisure come la #buonascuola da condensare in un tweet.
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A tavola non si invecchia
Posted in Masters of Universe with tags Cene elettorali, Cesare Borgia, Cibo, Costume, Crowdfunding, Cultura, Finanziamento ai partiti, Italia, Liberthalia, Matteo Renzi, Padroni, PD, Politica, Potere, Rimborsi, Silvio Berlusconi, Società, Storia, Tavola on 14 novembre 2014 by SendivogiusLa correlazione tra cibo e potere ha sempre costituito un connubio ideale nell’ambito dei rapporti politici. A tavola, si stringono alleanze, si intrecciano relazioni, si consumano atroci vendette e sordidi inganni, costituendo lo scenario ideale per congiure e tradimenti. Si potrebbe quasi dire che una buona cena, se ben organizzata, è a suo modo una rappresentazione del Potere, che nelle sue perversioni più estreme consuma se stesso in orge cannibaliche. Dai re mitologici come Tantalo e Licaone che pensavano di ingannare le divinità servendo loro carni umane, quando dei e mortali ancora banchettavano insieme, passando per la faida familiare di Atreo e Tieste, nella mitologia greca i banchetti conviviali nascondono spesso il pretesto per pratiche innominabili.
Oppure costituiscono occasioni ideali per eliminare i propri nemici, con esiti non sempre fortunati… Tanto per ricordare, per i funzionari romani, specialmente nel periodo tardo-imperiale, un invito a cena era il miglior modo per sbarazzarsi fisicamente di un
problema. Cesare Borgia era solito assassinare i suoi nemici al termine dei pasti: in questo, la Congiura del Magione resta il suo ‘capolavoro’ politico. Rasputin viene preso a pistolettate dai suoi anfitrioni, mentre si ingozza di dolcetti avvelenati senza risentire dello speciale condimento…
Nei casi meno drammatici, il rapporto compulsivo con il cibo costituisce una metafora della Società: meglio se corrotta, avida e insaziabile come il suo appetito… Dai ventri sformati di Falstaff e Pantagruel, fino alle antiche commedie latine, non manca mai la descrizione di fanfaroni vanagloriosi (Miles Gloriosus) e scrocconi senza vergogna (Curculio), che fanno dell’abbuffata a sbafo una ragione di vita. E il genere letterario raggiunge il suo apogeo satirico, con la mitica Cena di Trimalcione: monumento vivente alla cafoneria esibita degli arricchiti di fresco.
Se il cibo è vita, c’è chi vive per mangiare.
Oggi lo scrocco permanente supera la ragione di necessità. È bulimia senza fame. E vive di “rimborsi” su conto terzi, con risvolti comici dagli effetti boccacceschi.
Quando la Politica cessa di essere passione ideale, per farsi piccina e trasformarsi in rappresentanza scenica, di solito il potere trascende nella farsa e l’abbuffata diventa il suo metro di misura, per programmi a misura di menù. Diviene cena di rappresentanza, tra filetti di manzo e mousse ai tre cioccolati, al catering delle clientele elettorali e delle promesse a portar via.
Ottobre 2012. La Roma-bene alla “Festa della Merda” in Casa Pazzaglia.
Nella Neolingua del ritornante “partito della nazione”, la grottesca sfilata a pagamento delle truppe cammellate di una classe ‘imprenditoriale’ tra le più retrive e grette d’Europa viene definita “una scommessa per finanziare in modo diverso la politica“.
Gli anglosassoni, che possono vantare la paternità dell’invenzione, la chiamano “crowdfunding”: una pratica talmente moderna da risalire alla metà del XVIII° secolo.
Sotto elezioni, sono unanimemente conosciute come “cene elettorali”, con la differenza che da noi era il candidato ad offrire un banchetto in onore dei suoi potenziali elettori e non viceversa.
In tempi moderni, circa un ventennio fa, il “crowdfunding” è stato rinverdito con successo dai grandi leaders della sinistra (?) “moderna e riformista”, da Gerhard Schröder a Tony Blair, che dopo aver smantellato scientificamente la scala dei diritti sociali e trasformato il “thatcherismo” in un dogma universale, spalancando le porte al darwinismo di marchio neo-liberista, hanno concluso in bellezza la loro carriera politica riciclandosi come “consulenti” a peso d’oro, per gli autocrati di qualche despotato asiatico, o per le più spregiudicate holding dell’Investment Banking.
Ridiscendendo alle nostre latitudini, meglio non indagare il nesso di causalità che lega la dirigenza di un gruppo politico, ai boiardi delle commesse parastatali ed ai predatori della finanza over the counter, alle sciure impellicciate della ricca borghesia milanese ed ai bottegari arricchiti dell’abominevole generone romano (esemplari in foto), ai palazzinari in cerca di appalti ed ai banchieri a caccia di capitali, che sgomitano per entrare nell’orchestrina del one-man-show che balla in solitaria sulla plancia del Titanic. E nell’attesa staccano assegni (deducibili come spese di rappresentanza), e sottoscrivono ‘opzioni’ sulle azioni future di governo, per ottenere la protezione del bullo fiorentino e della sua baby-gang di chierichetti allo spariglio.
Vuoi mettere la twittante modernità del nuovo che avanza, in confronto all’atmosfera d’antan e un po’ paesana da cooperativa bocciofila delle vecchie Feste dell’Unità, coi suoi battaglioni volontari di friggitori di salsicce!?! O la truppa degli instancabili donnoni boteriani in forza alle cucine, intenta a scodellare con furore stakanovista tonnellate di tagliatelle in piatti di plastica a prezzi modici, per lunghe ed animate tavolate allestite alla buona tra bancarelle di libri usati in assenza di lettori?!? Interi week-end immolati al finanziamento autarchico di un partito, che un tempo si definiva “di sinistra” e che oggi assomiglia piuttosto all’afterschool di Confindustria e negrieri associati.
È la stessa razza predona, prima ancora che ‘padrona’, che considera un “costo insostenibile” retribuire (quando va bene) i propri dipendenti con meno di 900 euro mensili, dopo averne pagati mille per una singola cena con risottino. Che lamenta l’assenza di competitività ed il calo di produttività, ma non investe un centesimo in innovazione. Di tanto in tanto, leva dolenti cahiers di circostanza sulla “fuga dei cervelli”, ma reputa assolutamente normale che un ricercatore universitario venga pagato 600 euro al mese, salvo farsi meraviglia quando questi decidono di trasferirsi ovunque, dal Canada all’Australia, pur di non rimanere in una Italia dal lavoro somministrato, esternalizzato, atipizzato.. che pensa di attirare “capitali esteri” ed investitori stranieri, offrendo loro condizioni da terzo mondo: sfruttamento indiscriminato di una manodopera senza diritti e disarticolata nella propria capacità contrattuale, sullo sfondo disastrato di un Paese socialmente scollato che frana (letteralmente!) da tutte le parti.
Per ritornare ad un universo sociale estinto per assenza di rappresentanza, ai tempi del suo massimo turgore, il vecchio Silvione, dall’alto della sua statura da statista, liquidò l’insieme dell’elettorato ascrivibile a sinistra, come “coglioni”. Ovviamente, gli italiani optarono in massa per il peso massimo in questione, che in quanto a minchioneria continua ad essere un fenomeno fuori ogni scala di misurazione, coi brillanti risultati che tutti noi possiamo oggi apprezzare dopo un ventennio quasi ininterrotto di abusi ad personam e tutti rigorosamente pro domo sua.
Tuttavia, il papi della patria, prima di scoprirsi più renziano di Renzi, e venire prontamente riciclato dallo stesso come pappone costituente dopo l’interdizione dai pubblici uffici, con ogni evidenza ignorava quanto l’apporto testicolare alla masturbazione politica si componga sempre di due elementi fondamentali, riuniti assieme in un’unica sacca, come recita la formula canonica di rito: habet duos et bene pendentes!
A loro modo, sono il contorno ideale di ben altre pene, con protrusione prolungata al “centro”, ma ad inclinazione variabile secondo l’orientamento di pendenza originario. Dopo tanto penare, tra protesi, innesti, e sperimentazioni, siamo infine giunti alla monorchidia applicata alla Politica.
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Adeste Fideles
Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags Brescia, Confindustria, Governo, Lavori, Leopolda, Liberthalia, Marta precaria incinta, Matteo Renzi, Padroni, PD, Politica, Potere, Silvio Berlisconi, Società on 4 novembre 2014 by Sendivogius“Farò dimagrire i politici”
(Matteo Renzi)
E se lo dice uno che vive di “politica” da quando aveva 15 anni (all’epoca il suo mito rivoluzionario era Benigno Zaccagnini, ex segretario DC!) e che certamente magro non è, ci si può fidare!
Abituati come eravamo agli show del “Presidente Operaio”, paragonato al puffo incipriato con elmetto calcato sulla pelata incatramata, quello che raccontava barzellette zozze alla folla ridente
e trotterellava a inaugurare new towns in cartapesta, già pronte a crollare dopo il primo inverno, questa attuale replica digitalizzata di Fanfani riscaldato in brodo doroteo assomiglia più che altro ad una spalla comica, subentrata per passaggio di consegne e di ruoli al Grande Mattatore, dopo il ritiro di quest’ultimo dalle scene.
Agenda politica, frequentazioni, elettorato di riferimento, ‘cultura’ (nel senso di nessuna), faciloneria fanfarona unita al livello di minchioneria applicato… sono praticamente gli stessi, rigenerati per processo di partenogenesi. Tuttavia, rispetto all’Ulisse di Arcore, il Telemaco dai molti padri può contare su una fetta consistente degli attartufati elettori del partito bestemmia, finalmente conquistati dalle lucine pirotecniche del decisionismo di ducetti da operetta; o mestamente rassegnati per il bene della “Ditta”, nonostante questa sia prossima alla demolizione previo riciclaggio rottami.
E se il papi della patria amava intrattenere gli operai dei cantieri con raffinati apologhi sulle grazie di una Rosy Bindi, il figlioccio adottivo i lavoratori non li incontra proprio, tanto sono alieni alla sua narrazione futurista ed intrisa di retorica giovanilistica fine a se stessa. Nessun altro valore aggiunto se non l’età. Le battutacce sulla Bindi sono invece una costante che accomuna papi e figlio, giusto per non distinguersi dal modello originale.
Operai, disoccupati, atipici, cassaintegrati, parasubordinati… rimangono rigorosamente circoscritti sullo sfondo. Non sono fotogenici. Hanno un valore d’uso limitato. E soprattutto non staccano assegni a cinque zeri, per finanziare l’adorazione pubblica del Bambino Matteo.
D’altronde, è un fatto che l’intraprendente Principino, tra una convention ed una kermesse, non trovi mai il tempo di incontrare i lavoratori delle realtà in crisi. Di certo non si è visto alle acciaierie di Terni; meno che mai all’Ilva di Taranto; alla Luxottica; alla Alcoa; alla Omsa di Faenza…
Perché se il cuore del premier “è con loro”, l’anima, la faccia e il culo (non di rado indistinguibili), e le tasche, stanno sempre schierate da una parte sola: finanza, grandi gruppi di interesse, confindustria, e ovunque batta il cuore pulsante del potere in ogni sua forma. Più ci si ritrova destra e meglio è.
Pertanto, vanno tenuti separati a distanza di sicurezza dalla platea del Capo, in regime di profilassi, e controllati a vista da reparti della polizia in tenuta anti-sommossa. All’occorrenza vanno razzolati, con moderazione, giacché un manganello sa essere molto più convincente della fuffa di governo e ben più tangibile di 80 euro ascritti su una busta paga che non c’è più. Sottratti provvisoriamente dal recinto in cui sono confinati, al massimo possono essere selezionati come esemplari da esposizione, per l’albo delle figurine della Leopolda come nel caso di “Marta, 28 anni, precaria e incinta”.
Invenzione di marketing politico che a suo modo costituisce il tipico esempio di sfruttamento commerciale del corpo e del ruolo delle donne, su cui il piccolo principe fiorentino è maestro indiscusso, nella manipolazione strumentale di una condizione diffusa tramite l’invenzione di un ologramma pubblicitario: la fantomatica Marta.
Non serve l’approccio diretto al problema dei senza lavoro e dei senza diritti, basta la sua rappresentazione virtuale, attraverso l’utilizzo di archetipi narrativi a valenza simbolico. È un trucco vecchio quanto le tecniche di comunicazione: come sa bene anche l’ultimo dei ‘creativi’, un prodotto si vende meglio, se pubblicizzato da famiglie fintissime che però sembrano vere.
Di pacco, paccotto e contropacco, succede così che il segretario, e padroncino, di un partito che (bontà sua!) si definisce di “centrosinistra”, nella prassi, si incontri unicamente con gli “imprenditori” e le loro rappresentanze di categoria, in fabbriche e aziende preventivamente svuotate da coloro che ci lavorano. Sono abboccamenti privati, roba loro, col premier mai eletto chiuso in splendido isolamento con la razza padrona, che finanzia le sorti e l’ascesa del miglior utile idiota, attualmente disponibile sulla piazza della rottamazione ad oltranza dei diritti, e giunto a prendere ordini direttamente dai suoi sponsor di governo.
Certo non saranno i professionisti della tartina, ma si trattano comunque benissimo né si fanno mancare alcunché.
In una situazione surreale, lo stesso padronato confindustriale che vorrebbe cancellare le feste laiche della Repubblica, eliminare i minuti della pausa di lavoro, e vietare i bisogni fisiologici, per incrementare la “produttività”, arriva a chiudere gli impianti mettendo tutti i dipendenti in ferie forzate, per accogliere al meglio il proprio figliol prodigo. Per il premier che vuole aprire le fabbriche contro chi minaccia di occuparle, una riunione privata tra amici: i Padroni dentro, la Polizia intorno, e chi lavora fuori dai cancelli.
La chiamano “modernità”..!
Hic sunt leopoldi
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Umberto Eco
“Costruire il nemico”
(15/05/2008)