Archivio per Omosessualità
In Nome del Papa Re
Posted in Kulturkampf with tags Chiesa, Clericalismo, DDL Zan, Froci, Italia, Liberthalia, Omosessualità, Papa Bergoglio, Reazione, Vaticano on 23 giugno 2021 by SendivogiusPoi, nel frattempo, oltre al (pre)giudizio, è arrivato pure l’anatema, con tanto di interdizione pontificia, contro una legge che vorrebbe porre un limite al pestaggio dei froci come sport nazionale.
Ci si meraviglia pure se da 2000 anni la Chiesa ce l’ha ossessivamente coi froci… ma anche coi miscredenti… con gli atei… gli eretici… gli apostati… L’elenco completo lo trovate QUI, si chiama “Sillabo” e non risulta sia stato mai abolito.
L’ORRENDO PECCATO
Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags Antisemitismo, Carlo Di Pietro, CEI, Chiesa, Cristianesimo, Ebrei, Elisa Claps, Fondamentalismo, Francesco Bruno, Froci, Giacomo Babini, Integralismo cattolico, Liberthalia, Omofobia, Omosessualità, Pedofila, Persecuzioni, pontifex.roma.it, Preti pedofili, Vaticano on 12 aprile 2010 by Sendivogius
Esistono aberrazioni sulle quali non si deve più tacere. Ci sono situazioni di intollerabile abominio, che richiedono una condanna assoluta e l’immediato intervento delle autorità giudiziarie, senza remora alcuna, per porre fine all’immonda pratica con punizioni esemplari. Non si può restare indifferenti, in un colpevole silenzio, mentre simili mostri (fuori dal consesso umano e divino) continuano ad insidiare i nostri figli, a corrompere l’innocenza dell’infanzia, a circuire la meglio gioventù, nella sicurezza della totale impunità!
È ora di dire BASTA ad un simile scempio!!! È una vergogna abnorme, troppo spesso sottaciuta grazie ad inconfessabili complicità.
Troppo a lungo la Chiesa ha persistito in un indulgente torpore, sottacendo la gravità dei fatti…
Dinanzi al fenomeno, tanto perverso quanto diffuso, anche all’interno della cattolicità si è levata alfine una voce forte e implacabile, per spezzare questa indolente coltre di omertà senza falsi pudori. Si tratta della coraggiosa denuncia lanciata dalla pia redazione di pontifex.roma.it, “il blog di apologetica e news cattoliche”: irrinunciabile punto d’incontro virtuale per il vero cristiano militante.
«Cari lettori ed amici, come possiamo non imputare questo abominio al demonio?
(…) È inutile nascondersi dietro un finto buonismo ed una apparente tolleranza cristiana, questa perversa pratica è voluta dal Maligno, allontana l’umanità dalla verità e genera perversione e disgusto. Ostentare, peraltro, delle posizioni moralmente e sessualmente errate, induce il popolo mentalmente debole e, in special modo i giovanissimi, a cadere in forti errori…
Questo è sbagliato, moralmente scorretto e l’Ordine dei Medici, degli Psichiatri, la CEI, la Congregazione per la Dottrina della Fede, il telefono Azzurro e tutti gli organi preposti alla tutela dei minori, dovrebbero denunciare quotidianamente queste posizioni.
E’ moralmente ingiusto e scorretto indurre i giovanissimi al peccato e promuovere nelle loro menti una finta idea di normalità, è forviante, deviante, anti cristiano ed è reato.!!!!»
(Pontifex.roma; 12/04/2010)
Sono queste le infuocate parole di Carlo Di Pietro, illuminato editorialista della rivista on line, che al colmo di una ingiusta indignazione non riesce a trattenere oltre il suo sdegno, ribadendo l’invocazione ad un’appropriata azione repressiva: “è un grave reato! Intervenga la magistratura.”
Nel suo lungo editoriale, il redattore ci tiene a sottolineare (a scanso di equivoci maliziosi) come le somme gerarchie ecclesiastiche non abbiano mai sottovalutato il problema, in un profluvio di citazioni canoniche, tra le quali si distingue quella del massimo pontefice:
«Ritengo, pertanto, inutile e diplomatico parlare di questo argomento in modo pacato e cercarne delle inesistenti, quanto diaboliche, giustificazioni; mi limiterò a riportare i moniti di Dio, giunti a noi mediante la Sacra Scrittura, le denunce fatte dai Padri della Santa Romana Chiesa e le considerazioni pastorali del nostro saggio e santo Papa.
1° ottobre 1986 Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, approvò la seguente lettera: “Il problema (…) è divenuto, sempre più, oggetto di pubblico dibattito, anche in ambienti cattolici. In questa discussione vengono spesso proposte argomentazioni ed espresse posizioni non conformi con l’insegnamento della Chiesa Cattolica, destando una giusta preoccupazione in tutti coloro che sono impegnati nel ministero pastorale. Di conseguenza questa Congregazione ha ritenuto il problema così grave e diffuso da giustificare la presente Lettera, indirizzata a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica (…) Tale pratica sta minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato. La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo e pertanto mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento.”»
Naturalmente, il “problema” a cui ci si riferisce con tanta veemenza, e che desta così grandi preoccupazioni, non è certo il chiacchiericcio legato allo ‘scandalo’ PEDOFILIA. Gli strali dei crucesignati del nuovo millennio non sono mica per gli abusi e le violenze sessuali su bambini, perpetrati da religiosi all’interno di scuole cattoliche e strutture ecclesiastiche; né riguardano i sistematici insabbiamenti del reato. Né la reiterazione del medesimo o la gravità dell’atto. Né la sistematica sottrazione del colpevole alla giustizia civile. Meno che mai si accenna allo sforzo profuso dai collegi pontifici nel coprire piuttosto che denunciare, limitandosi a spostare altrove il pedofilo di turno. O tutt’al più promuoverlo vescovo.
No, l’urlo di dolore della Chiesa che soffre si leva in ben altra direzione, tramite i meccanismi della proiezione assolutoria, propri della dissociazione mentale e tanto cari a certa psicologia clinica…
L’aberrazione criminale contro la quale si invoca la pubblica repressione è la piaga sociale dell’omosessualità: sono le orde di froci, sfuggiti alle salutari tenaglie arroventate del carnefice ed ai roghi dell’Inquisizione, che “attentano al genere umano e mirano all’estinzione della razza umana” (!!!)
È questo un reato ignobile, che grida vendetta al cospetto di Dio:
“Adesso basta: gli omosessuali devono smetterla di discriminare gli eterosessuali. Diffondo idee sbagliate ed inducono i giovani all’errore. Parla la Dottrina, la Medicina e la Cronaca. Vanno denunciati!”
(L’articolo completo lo trovate QUI.Se aprite il link, mi raccomando, attivate l’audio!)
A dire il vero, la “Cronaca” parla di ben altro… La “Dottrina” non ha evidenza empirica; è mera speculazione teologica, che dovrebbe essere priva di effetti vincolanti per i non osservanti. In quanto alla “Medicina”, per gli invasati di pontifex sono sufficienti le dichiarazioni del prof. Francesco Bruno: il criminologo da salotto, ospite fisso nel ‘Porta a Porta’ di Bruno Vespa, e non vendibile separatamente dal modellino della villetta di Cogne.
Sembra che per l’intera redazione del giornaletto on line (assai vicino alla Curia vaticana) il tema dell’omosessualità, più che una costante, costituisca una vera ossessione… Ci sono ‘frocetti’ non dichiarati, che vivono con terrore la loro omosessualità latente e cercano di rassicurare le proprie incertezze di genere, ostentando un’omofobia estrema. È certo il caso dell’articolista Carlo Di Pietro che, giustamente allontanato dai circoli gay ai quali in segreto anela, scaglia tutto il suo livore contro la discriminazione della quale sarebbe vittima. In buona compagnia, bisognerebbe aggiungere, almeno a leggere il tenore dei commenti lasciati dai suoi più affezionati lettori:
Giusto! Siamo discriminatissi mi, ma nessuno se ne accorge! Guardate cosa hanno fatto al povero berlusconni per un veniale peccato che è stato con una donna… Non approviamo certo, anzi, il sesso è da bandire ma piuttosto che andare con degli uomi! meglio la eterosensualità! anche se con pacatezza e sentendo chiaro che lo si fa solo per procreare… Non riconosco il sesso! ppensiamo invece a santa maria goretti!
Da notare la levatura culturale (e la sanità mentale) del commentatore, che disquisisce di “eterosensualità”..! Questo è di sicuro un approccio sano e psicologicamente normale.
Chi scrive ha sempre guardato al mondo omosessuale con una distaccata indifferenza (de gustibus…) interessandosi a ben altro. L’unico disgusto è per le crociate e gli anatemi talebani di una Chiesa, che sembra ridurre le sue pastorali ad una sorta di ginecologia dello spirito: un neo-paganesimo temporale, il quale ha da tempo sostituito la Trinità col trinomio sesso-soldi-potere.
I PERFIDI GIUDEI
Purtroppo, tra le famose cronache che pontifex.roma finge di ignorare, c’è pur sempre il problemino dei preti pedofili. Ma anche su questo argomento i Defensores verae Fidei hanno le idee chiarissime… Ce lo spiega (sempre sulle pagine di ‘Pontifex’) Monsignor Giacomo Babini, Vescovo Emerito di Grosseto, in una intervista del 09/04/2010, spiegando quali sono i veri mali da combattere:
«La Chiesa deve chiedere perdono? E per cosa?!?
Penso che sia ora di dire basta. Di perdono ne abbiamo chiesti troppi e lo facciamo anche alla messa tutti i santi giorni. Pensino a farlo gli anglicani, tanto che molti di loro hanno deciso di passare al cattolicesimo, ora mi auguro che non ci imbarchiamo una bella dose di gay.
(…) Questa è una manovra orchestrata dai nemici di sempre dei cattolicesmo, ovvero massoni ed ebrei e l’intreccio tra di loro a volte é poco facile da capire. Ritengo che sia maggiormente un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza, loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi. Ci sta poco da saltare! Le Scritture lo dicono bello chiaro. Magari lo erano in modo inconsapevole; hanno goduto della ignavia di Pilato, certo: ma deicidi sono, il crucifige lo hanno detto loro e non altri! La loro colpa fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli.»
Monsignor Giacomo Babini, eminente esperto di storia, ci regala quindi una di quelle perle revisioniste, che credevamo relegate nelle più infime cloache della storia, sepolta sotto strati di letame. A tal proposito, ci sarebbe da chiedere quanto le convinzioni di questo Babini siano isolate e circoscritte, tra le molte eminenze che si agitano all’interno del Vaticano:
«L’olocausto fu una vergogna per la intera umanità, ma ad esso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo. La verità é che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono la economia tedesca. Una tanto veemente reazione si deve anche a questo, la Germania era stanca delle angherie di chi praticava tassi di interesse da usura»
Questo principe della Chiesa è un vescovo tosto, uno di quegli inquisitori che nel XVI secolo avreste probabilmente trovato a frugare tra le cosce di qualche giovane strega sotto arresto, nella ricerca del fantomatico “marchio del Diavolo”.
Soprattutto è uno che parla chiaro:
«Compito dei vescovi é parlare chiaro, sì sì, no, no. Furono deicidi e questo non lo dice Babini, lo dice il Vangelo, volete rinnegarlo o cambiarlo? Certo, per buonismo si arriva anche a questo!»
Poi, non resiste e la lingua torna a battere dove il dente duole: i gay.
Tra questi arcigni ometti vestiti con la gonna che vivono tra soli uomini, disquisendo del sesso altrui, l’omosessualità deve essere proprio una fissazione perversa:
«A loro dico che persino gli animali rispettano l’ordine della natura e loro no, da questo punto di vista meglio la regolarità degli animali (…) si tratta di un vizio osceno, una cosa che denota mancanza di equilibrio e violazione della natura»
Chiede l’intervistatore: “Darebbe i sacramenti ad un gay conclamato?”
«La comunione certo no. Per il funerale se dovessimo applicare il diritto canonico direi di no, ma alcune volte i parenti ti chiedono l’impossibile e pretendono una chiesa che lavora a gettone»
Insomma, basta che paghi… Un’indulgenza prezzolata non si nega a nessuno… come ai vecchi tempi!
L’ultima chicca il vescovo emerito di Grosseto ce la regala sull’omicidio di Elisa Claps, la ragazza di 16 anni assassinata e nascosta in una chiesa a Potenza.
«Certo, vi é stato un clima omertoso. Non penso che il vecchio parroco abbia ucciso la ragazza, probabilmente ha cercato di limitare lo scandalo tacendo, ma nessuno potrà mai provarlo»
Infatti basta tacere e negare anche l’evidenza; infine, far sparire i colpevoli.
Tutte specialità della casa.
All’Eccellenza (de ‘sto cazzo) facciamo notare che quello che lui chiama “scandalo” è in realtà un omicidio con occultamento di cadavere in concorso con ignoti!
Anche in questo caso, non mancano i commenti degli estimatori:
Non possiamo certo discutere con degli deicidi, i quali si permettono di criticarci… Certo Hitler ne ha fatte di cotte e di crude, ma questo non può servire come alibi per nascondere il loro peccato… hanno ucciso DIO! ricordiamocelo sempre! sempre! SOno loro che devono chiedere perdono! i “perfidi ebrei”! Qui non si può cedere nemmeno un centimetro, o saremo corrotti anche noi! Teniamo almeno noi, che siamo i veri protettori si Santa Chiesa dagli attacchi sionisti, massoni e omosessuali che arrivano ad ogni ora! Resistere in Cristo! Altrimenti ci aspetta il fuoco eterno!
Non crediamo sia necessario aggiungere altro.
RADICI (II)
Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags "Uomini che odiano le donne", Alberto Magno, Ambrogio, Anti-femminismo religioso, Apologetica cristiana, Aristotele, Bocca d'Oro, Clemente Alessandrino, Condizione della donna, Condizione femminile, Cristianesimo delle origini, Cultura, De Virginibus Velandis, Dio, discriminazione di genere, Donna, Dottori della Chiesa, Eracle, Etica mediterranea, Europa, Eva, Giacomo Biffi, Giovanni Crisostomo, Hecyra, Humanitas, Ileana Chirassi, Integralismo cattolico, Liberthalia, Mondo Antico, Morale religiosa, Oddone di Cluny, Omosessualità, Ortodossia canonica, Padri della Chiesa, Pederastia, Publio Terenzio Afro, questione del velo, Radici giudaico-cristiane, Religione, San Gerolamo, Teologia, Tertulliano, Tommaso d'Aquino on 24 agosto 2009 by Sendivogius
[Lo spirito vitale di una civiltà, come un albero, per prosperare ha bisogno del nutrimento di un solido impianto, immerso nelle profondità della Storia.
Se i suoi rami avvizziscono, nuovi innesti renderanno la pianta più forte e rigogliosa. Se le radici sono robuste, l’albero tiene. Ma se il terreno dal quale trae la linfa è sterile, l’intero organismo morirà. Tuttavia, a preoccupare gli auto-convocati tutori morali dell’Europa non più fortezza è soprattutto il patrocinio religioso delle sue “radici”, alle quali si vorrebbe porre un certificato d’esclusiva, delineando gli spazi di un giardino ben circoscritto dall’etica “giudaico-cristiana”. Invece non ci si accorge che ogni ‘Cultura’, prima di potersi definire tale, nasce da parti multipli: ha una madre volubile, molti padri, e seme incerto.]
Ogni pianta ha i suoi parassiti che intaccano il tronco e insidiano le radici. E se resta ambigua la definizione identitaria di tali “radici”, chiarissima appare la causa di ogni malanno…
Per secoli, il Male si è incarnato nella donna, trovando un formidabile alleato nelle sue presunte debolezze.
Il rapporto maschile-femminile, fortemente sbilanciato a favore del primo, è una prerogativa piuttosto comune alle antiche civiltà mediterranee del Vicino Oriente. La concezione della donna si stratifica a strumento transitorio nelle disponibilità patrimoniali della famiglia patriarcale. La rigida subordinazione all’uomo viene poi caricata di valenze religiose, codificate in canoni di purificazione e contaminazione, insite nel monoteismo esclusivista dell’ebraismo. Da ultimo, filtra nel mondo greco-romano (soprattutto greco) al quale, inevitabilmente, guardano e attingono i primi convertiti cristiani.
I Padri della Chiesa sono stati uomini di cultura prodigiosa, ma non immuni dai pregiudizi dell’epoca. In buona parte, provenivano dalla parte orientale dell’Impero, romano di nome ma greco di fatto, imbevuto com’era di ellenismo. In tale contesto, la retorica anti-femminista particolarmente radicata nelle elite aristocratiche ed intellettuali (alle quali molti degli apologeti cristiani appartenevano a pieno titolo) veniva esibita a titolo di merito, quasi fosse il tratto distintivo di una classe sociale. Ai pregiudizi dell’Oriente, i primi dottori della Chiesa aggiunsero i propri, incistandoli su uno schema dottrinario mutuato dalle tradizioni ebraiche e contaminato da istanze encratite di derivazione gnostica.
“UN SUBDOLO MALANNO”
Nella società ellenica, la donna ha una sua utilità d’uso (continuare la stirpe), ma è priva di una vera soggettività. È oggetto proprietario concesso in beneficio matrimoniale, nonché sacrificale (Esione; Andromeda; Ifigenia) anche se poi l’immolazione non si compie. La sua reclusione nel gineceo domestico è necessaria, onde assicurarsi una discendenza legittima, e richiede un costante controllo: quando ragiona in proprio, prendendo decisioni in autonomia, produce soltanto danni.
La donna è portatrice di sciagure e causa della rovina degli uomini: per troppa curiosità (Pandora); per ingenuità (Deianira); per vanità (Niobe); per selvaggia passionalità (Medea).
La natura femminile, quando non perniciosa, è irrilevante. Al massimo, può accendere il capriccio erotico di un momento; diventare la parentesi effimera tra gli amori pederasti che caratterizzano l’affettività (e la sessualità) del maschio nella Grecia classica.
Seguendo un archetipo diffuso in ambito mitologico, i rapporti di genere si possono ridurre ad una semplicistica linearità: Seduzione-Rapimento-Abbandono/Morte.
Ed era tra quanto di meglio la donna ellenica potesse aspirare.
In alternativa, il cliché letterario si diversifica leggermente nella variante: Ratto-Stupro-Abbandono.
Pausania, a proposito delle figlie di re Tespio, ci racconta che Eracle deflorò cinquanta vergini in una sola notte. Ma alla fine il campione condivide il tempo migliore con i propri eromenoi (Iolao; Ila; Abdero). Ciò che i poeti esaltano non è certo la ‘capacità seduttiva ed amatoria’ (praticamente inesistente nell’immaginario greco) bensì la potenza sessuale, soprattutto generativa, che rende l’eroe simile agli dei (Giove; Apollo; Priapo).
Zeus, il padre degli dei olimpici, è il vero antenato del moderno ‘stupratore seriale’. Esperto in stalking e circonvenzione di minorenni, è un erotomane instancabile. Alla fanciulla, vittima delle sue attenzioni, spetta l’onere di subire con passiva accondiscendenza, consolandosi di fare da incubatrice alla futura prole semi-divina. Soltanto ad Era è concesso punire l’adulterio del marito (e infatti è essa stessa una dea), anche se la sua vendetta viene esercitata sistematicamente non contro il divino consorte infedele, ma sulla sventurata di turno.
Molto uncorrectly, si potrebbe dire che gli eroi greci, dopo aver adempiuto ai doveri coniugali, si assicuravano un erede (maschio), insieme a nuovi guerrieri per la patria, per tornare quanto prima dal loro amichetto di battaglie e di letto, in conformità con la psicotica ‘Frocitudine dell’Antico’:
“O Zeus perché hai fatto venire alla luce del sole le donne, questo subdolo malanno per gli uomini?
Se volevi propagare il genere umano, il mezzo non doveva mai essere la donna: molto meglio era deporre nei tuoi templi oro o ferro o un certo peso di bronzo e comprarsi in cambio un certo seme di figliolanza, adeguato al valore, e viver tranquilli senza femmine.
(…) Andate alla malora! Io non sarò sazio mai di detestare le donne, anche se gli altri mi diranno che mi ripeto sempre.”
(Euripide. Ippolito – trad. F.M.Pontani)
“LA PORTA DELL’INFERNO”
L’insofferenza del mondo greco, che guarda alla donna con ostentato fastidio, è però niente rispetto al furore verbale dei primi apologeti, talmente esasperato da trasudare un odio insano dai contorni patologici. Confermati tutti gli stereotipi di genere, la donna in quanto discendente di Eva è altresì colei che col suo atto di disubbidienza e di stupida curiosità ha dannato l’umanità, determinando il sempreverde “peccato originale”.
Eva, la prima donna, è infatti colei che con le sue lusinghe ha condotto Adamo, e gli uomini, alla perdita dello stato di grazia originario.
La donna, erede diretta di Eva, continua ad irretire l’uomo con i suoi inganni, diffondendo la corruzione nel mondo attraverso la seduzione e le sue profferte sessuali.
Lo spiega Tertulliano nel suo latino ostico, dalla prosa spigolosa e rigonfia di allusioni bibliche che molto toglie al piacere della traduzione:
“tu sei la porta del diavolo, tu sei la profanatrice dell’albero della vita, tu sei stata la prima a violare la legge divina, tu sei colei che persuase Adamo, colui che il diavolo invece non riuscì a tentare. Tu che hai infranto l’immagine di Dio, l’uomo, con tanta facilità. Per causa tua esiste la morte, anche il Figlio di Dio ha dovuto morire. E tu hai in mente di adornarti con altro che non siano le tuniche che coprono la tua pelle?”
(Tertulliano, De Cultu Foeminarum. Liber I; Cap. 1)
La stessa tesi viene ripresa pure da S.Gerolamo, altro enfant terrible dal carattere impossibile:
“La conversazione dei chierici con le donne non sia permessa sotto nessun pretesto. Perché la donna è la porta per il diavolo, il cammino d’iniquità, la punta dello scorpione, genere pernicioso”
(Adversus Jovinianum)
In virtù di ciò, deduciamo che “ogni donna dovrebbe essere oppressa dalla vergogna al solo pensiero di essere donna”, come insegnava il brillante Clemente Alessandrino, maestro di Origene (v. post precedente).
Tertulliano è un pagano convertito e, nello zelo intransigente che caratterizza i neofiti di ogni religione, si farà interprete di un rigorismo estremo che lo porterà a bazzicare gli ambienti eretici dei montanisti e degli encratiti.
“Tertulliano non manca di richiamare le sue consorelle all’obbligo di riflettere sul loro statuto antropologico, di considerare la loro genealogia. Come figlie di Eva dovrebbero sempre essere piangenti ricordando la prima peccatrice. Inoltre come donne dovrebbero tener sempre presente il disastro provocato proprio dal loro apparire e dalla loro bellezza ricordando quell’episodio della caduta degli angeli raccontato nel testo pseudoepigrafo ebraico detto il Libro di Enoch. La bellezza delle figlie degli uomini ha sedotto gli angeli che sono scesi in terra per generare con loro la stirpe maligna dei Giganti e diffondere la conoscenza delle arti, delle tecniche che alterano l’ordine della creazione.”
Ileana Chirassi. “Etica Mediterranea”
Dispense Specialistiche ’08;
Università di Trieste
Perciò una donna rispettabile dovrebbe essere abbigliata come per le esequie funebri (quasi ad pompam funeris constituta).
Di conseguenza, Tertulliano dispensa una serie di preziosi consigli che vanno dalla verginità, all’illibatezza nel matrimonio (De Exhortatione Castitatis; De Pudicitia).
A questi si aggiungono la riprovazione per la vedova che contrae seconde nozze, le quali non avrebbero altro motivo se non il piacere dei sensi (De Monogamia; Ad uxorem).
Ma le opere che noi preferiamo sono sicuramente quelle che esortano le ragazze affinché indossino il velo, nascondendo la vista del proprio viso e dei propri capelli (De Virginibus Velandis):
“La donna è pericolosa a causa della sua bellezza: trovi rimedio nel velo” giacché “ammirare o voler essere ammirate è peccato”
Ma guarda che novità!
Oltretutto, colei alla quale piace essere guardata “aspira allo stupro” (stupri passio).
Perciò ragazza “vela il tuo capo, rivesti l’armatura del pudore, innalza un muro sul tuo sesso, non lasciar trapelare su di te sguardi (…) Il velo deve cominciare dove finisce la veste; è il giogo che serra le donne”.
Alla bisogna, si possono prendere lezioni dalle donne d’Arabia, “solite coprirsi non solo il capo, ma pure il volto intero”.
La fissazione di Tertulliano per il burqa cristiano è presente anche nel già citato “De Cultu Foeminarum”:
“Invano vi affaticate di mostrarvi adorne, invano mettete in opera tanti industriosi parrucchieri: Dio prescrive che voi siate velate, perchè vuole, io credo, che la testa di alcune di voi non sia veduta da nessuno.”
(De Cultu Foeminarum. VII; trad. Moricca)
A scanso di equivoci, Tertulliano non è l’ultimo matto in circolazione. È lui l’apologeta che nel III° sec. d.C. sviluppa ed illustra il “dogma della Trinità”.
Noi blasfemi saremmo tentati di dire che ‘inventa’…
Dell’intemperante avvocato di Cartagine (era nato lì) parla anche papa Benedetto XVI nella sua udienza del 30/05/2007:
“Tertulliano compie un passo enorme nello sviluppo del dogma trinitario; ci ha dato in latino il linguaggio adeguato per esprimere questo grande mistero, introducendo i termini «una sostanza» e «tre Persone». In modo simile, ha sviluppato molto anche il corretto linguaggio per esprimere il mistero di Cristo Figlio di Dio e vero Uomo”
Inoltre, lo stesso Mons. BIFFI, cardinale di Bologna, soltanto qualche anno fa, apostrofava le donne come “squallida Eva moderna”.
Comunque la questione del velo, che tanto indigna gli odierni devoti alle “radici giudaico-cristiane” minacciate dall’invasione islamica, è una fissazione ricorrente tra i teologi dell’ortodossia cattolici. Infatti ne parlano anche i “Santi”:
«La donna avvolga il capo per assicurare in pubblico la sua onestà e il suo pudore: il suo volto non si deve offrire facilmente agli occhi dei giovani»
Ambrogio di Tagaste (S.Ambrogio, patrono di Milano)
«Non solo in tempo di preghiera, ma sempre la donna deve essere velata»
Giovanni Crisostomo, detto il “Bocca d’oro”
Un soprannome sicuramente azzeccato per le illuminate omelie che Giovanni Crisostomo ci ha lasciato su donne ed ebrei (Adversus Judeos), conformemente allo spirito evangelico della carità cristiana:
“Dio odia i Giudei e sempre li odierà”
“L’ebreo è un essere satanico ed è dover di tutti i cristiani odiare gli ebrei”
Il meglio di sé però Bocca d’oro lo dà quando parla del genere femminile, ormai in tutto e per tutto equiparato ad una seducente genia di natura demoniaca:
“Che altro è una donna se non un nemico dell’amicizia, una punizione inevitabile, un male necessario, una tentazione naturale, una calamità desiderabile, un pericolo domestico, un danno dilettevole, un malanno di natura dipinto di buoni colori?”
Questo perché “tra tutte le bestie la donna è la peggiore” e serve soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini, inducendoli nell’immancabile ‘peccato carnale’.

Infatti, la lascivia costituisce il tratto distintivo dell’identità femminile, che fa della donna la peccatrice per eccellenza. Come ama circostanziare uno altro eccelso santo della Chiesa, Agostino di Ippona, “in una situazione priva di peccato la stessa donna sarebbe non necessaria, neppure come aiutante per l’uomo, che in questo caso sarebbe meglio rappresentato da un altro uomo”.
Ad ogni modo, visto che del “matrimonio” (nonostante tutto) non si può fare a meno, causa estinzione della specie, sarà bene definire i ruoli di coppia:
“uno schiavo non ha mai molto padroni, ma ne ha uno solo; invece un padrone ha molte schiave”
(Sermones)
La schiava alla quale si allude è naturalmente la donna in funzione di moglie. È strano come questo incredibile mostro di lussuria si debba accontentare di un solo “padrone”, mentre l’uomo casto, puro e timorato di Dio, ricerchi invece la compagnia di più “schiave”.
Mistero della Fede.
“FOEMINA EST MAS OCCASIONATUS”
Il pensiero greco ha una responsabilità importantissima nel connotare in senso antifemminista il cristianesimo delle origini. Assodata l’intrinseca inferiorità dell’elemento femminile, il grande filosofo Aristotele si preoccuperà di circostanziarne le cause, fornendo una spiegazione scientifica alla quale il pensiero cattolico si conformerà in blocco.
Il principio generativo risiede nell’uomo. La donna ci mette la “materia”, ma la “sostanza” viva è tutta maschile. Infatti, secondo Aristotele, nel processo riproduttivo le femmine sono totalmente sterili. Accolgono il seme maschile ma non partecipano alla fecondazione.
“Le donne emettono seme ma questo non è adatto a generare perché acquoso e debole. Solamente il seme maschile crea, cioè dà la forma, mentre il seme femminile è ciò che viene plasmato. Secondo un’opinione che risale anche al medico Galeno il seme maschile tende ad una forma perfetta e realizza quindi nella riproduzione il maschile quando è al massimo del rendimento. In caso di debolezza realizza una riproduzione femminile.”
(L. Brandl, Die Sexualethik des Albertus Magnus. 1954)
Questa immane stronzata viene fedelmente ripresa e fatta propria da Alberto Magno, santo e maestro di santi. Se per Aristotele la donna è un “uomo mutilato”, per Alberto di “un maschio occasionale” (mas occasionatus) e cioè “un maschio che è incappato in qualche cosa di non intenzionale, in uno sbaglio della natura” (tratto da “Etica Mediterranea” di Ileana Chirassi).
Questo permette all’insigne teologo di sostenere che la donna NON è stata creata ad “immagine di Dio” come invece viene sostenuto nella Genesi, giacché il riferimento riguarderebbe unicamente l’uomo. In fin dei conti la differenza tra uomo e donne è tutta una questione di liquidi; contrapposizione tra materia inerte (“umida”) femminile e soffio caldo (“secco”) maschile:
“la donna è meno consona alla moralità dell’uomo perché ha in sé più liquidità dell’uomo. Caratteristica del liquido è di ricevere facilmente e di trattenere male. Il liquido è un elemento facilmente mutevole, perciò le donne sono volubili e curiose. Quando una donna ha un rapporto con un uomo è molto probabile che desideri stare allo stesso tempo anche con un altro. La donna non è affatto fedele. Se tu le dai fiducia ne sarai deluso. Credi a un maestro esperto. Per questo gli uomini avveduti rendono partecipi il meno possibile le loro mogli dei loro progetti e delle loro azioni. La donna è un uomo mal riuscito e rispetto all’uomo ha una natura difettosa e imperfetta, perciò è insicura. Quello che non riesce ad ottenere da sola cerca di raggiungerlo con gli inganni demoniaci. Perciò, per farla breve, l’uomo si deve guardare da ogni donna come da un serpente velenoso o da un diavolo cornuto. Se io dovessi dire tutto ciò che so sulle donne tutti si stupirebbero. La donna per essere precisi non è più intelligente dell’uomo ma più furba. L’intelligenza tende al bene e la furbizia al male. Pertanto nei comportamenti cattivi è più intelligente la donna perché è più furba dell’uomo. La sua sensibilità spinge la donna verso ogni male mentre la ragione spinge l’uomo verso ogni bene.”
(Quaestiones super de animalibus. XV, 11)
Le donne sono entità demoniache, simili al succubus, che attraverso il sesso divorano gli uomini per consunzione. A sostegno di una simile ipotesi, Alberto Magno cita l’esempio di un “monaco brizzolato” che aveva trascorso una notte di focosa passione con una bella donna.
Il religioso, un vero pornomane, un assatanato da guinness dei primati, aveva penetrato ininterrottamente la povera signora per ben 66 volte! Tanto da rimanerci secco. Naturalmente, la libidinosa insaziabile era la donna, mica il monaco!
È evidente che le tesi propugnate da Alberto Magno trovano immediati estimatori. Tommaso d’Aquino impara la lectio magistralis e ripete come un pappagallo ammaestrato: “la donna è un errore della natura, una sorta di maschio malriuscito e deforme… qualcosa che non è previsto, ma deriva da difetto” (Summa Theologiae, Pars I, Quaest. XCII, Art. I).
«Il seme maschile fa nascere forme perfette, ossia maschili, ma se per qualche avversità esso si guasta, allora fa nascere femmine (…) imbevute d’acqua più dei maschi, sono più sensibili al piacere sessuale; e poiché la natura, tendendo alla perfezione, riprodurrebbe solo maschi, la donna è il prodotto di un tentativo fallito, simile a putrefazione, infermità, debolezza senile»
Per questo motivo, la donna è affetta da un “innato difetto di ragione che la equipara ai bambini e ai dementi” e pertanto dovrebbero essere interdette da ogni funzione pubblica con valenza giuridica (cosa che neanche la più retriva delle civiltà aveva mai osato proporre prima). L’Aquinate però non è per niente originale, infatti ruba la battuta da una commedia di Terenzio Afro (Hecyra. III,1). La cosa preoccupante è che Tommaso riveste di valenza teologica con verità di fede (e lo stesso faranno gli inquisitori del Malleus Maleficarum) la frase estrapolata da un testo teatrale scritto per far ridere il pubblico.
Perché Publio Terenzio è in realtà un commediografo latino, famoso per l’humanitas delle sue commedie: introspezione psicologica, comprensione empatica, sensibilità, assoluta assenza di pregiudizi e censure morali. L’Hecyra (La Suocera) tra l’altro è incentrata sulla storia di uno stupro e sugli equivoci che si creano, attorno alla maternità indesiderata della ragazza violentata.
Cosa c’entri la citazione di Terenzio con i deliri del “santo”, lo sa solo la mente disturbata di Tommaso che, con poco, dimostra di non capire un beato cazzo di quanto va leggiucchiando di nascosto nella biblioteca del monastero!
“SACCHI DI LETAME”
“Se gli uomini vedessero quel che è sotto la pelle, così come si dice che possa vedere la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla vista delle donne. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ci ripugna di toccare il muco o lo sterco colla punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco?”
(Cit. in J. Huizinga, “L’autunno del Medioevo”. Firenze 1961)