Archivio per Obama

Made in Italy

Posted in Kulturkampf, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , on 2 aprile 2009 by Sendivogius

 

JOKER D’ESPORTAZIONE

 

alla-destra-della-regina3 In attesa del faraonico vertice della Maddalena, la partecipazione di Silvio Berlusconi al summit dei G-20 a Londra ha suscitato grande attenzione da parte della stampa britannica che, riconoscendo la statura politica e la caratura internazionale del nostro ineguagliabile “ducetto”, ha deciso di tributargli i doverosi elogi. Sembra che Re Silvio non abbia molto gradito l’omaggio dei perfidi albionici e si sia per questo lamentato col padrone di casa, Gordon Brown, il quale ha dovuto spiegare all’esterrefatto piduista che in Britannia la stampa è libera e che, in genere, in democrazia si usa così.

 

Why does he have to be such an idiot?

Abituati ai panegirici in lode all’imperatore, Liberthalia vi offre due brevi letture alternative. E noterete come fuori dagli inviolabili confini patri non abbiano problemi di demonizzazione.

La prima traduzione è rimessa alle mie modeste conoscenze delle lingua inglese; la seconda è presa in prestito da anonimo-italiano.webboys.org. In entrambe i casi, se non vi fidate, potete collegarvi agli editoriali originali.

Per noi sudditi dell’Unto gli articoli in questione non contengono niente di nuovo. Si sa, gli italiani sono gente di mondo: sorridono, fanno spallucce, e persistono perché si credono insuperabilmente furbi e perché così vanno le cose. Per questo all’estero ci hanno sempre tollerato, considerandoci delle macchiette, tutto sommato, innocue. Ora facciamo ribrezzo e nel resto d’Europa cominciano a guardarci con preoccupazione…

 

daily-telegraph 

02 Aprile 2009 – The Daily Telegragh

G-20: le battutacce sessiste, i doppi sensi, e le biricchinate da scolaretto di Silvio Berlusconi

 

Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano, si vanta per la sua abilità di sintonizzarsi con la gente comune, ma si è costruito una reputazione per la sua serie di gaffes sul palcoscenico internazionale

 

  di  Nick Squires  

 

silvioberlusconi-g20 La scelta dei più memorabili strafalcioni verbali di Berlusconi è un’impresa difficile, dal momento che ce ne sono in abbondanza.

I suoi tre mandati come primo ministro sono stati caratterizzati da battutacce sessiste, doppi sensi e scherzi da scolaretto, che uno si potrebbe aspettare dall’animatore su una nave da crociera, come Berlusconi è stato, ma non da un leader nazionale.

La sua propensione allo scherzo e al riempirsi la bocca di scemenze potrebbe finire col metterlo nuovamente nei guai al summit del G 20.

Soltanto una settimana fa, il 72enne milionario venuto dal nulla ha suscitato costernazione per aver fatto nuove osservazioni sul colore della pelle del presidente Barack Obama.

Dopo aver già elogiato l’abbronzatura di Obama lo scorso anno, ha detto che la sua risposta alla crisi economica mondiale è stata diversa rispetto a quella del presidente americano e che lui “è impallidito”.

A Febbraio, da quel che si dice, è stato colto in fallo mentre scherzava col presidente francese Nicolas Sarkozy, dicendo che Lui gli “aveva dato” la sua moglie italiana, Carla Bruni.

A Gennaio, Berlusconi ha suscitato sdegno quando affermò che, sebbene abbia preso in considerazione l’impiego di 30.000 militari nelle città italiane, non ci sarebbero stati abbastanza soldati per proteggere ogni “bella ragazza” italiana dallo stupro.

Le donne erano già state offese nei mesi precedenti durante la campagna elettorale dello scorso anno, quando Berlusconi rispose ad una giovane elettrice che faceva domande sul programma economico, che la cosa migliore da fare per uscire dalla povertà era sposare un milionario, “come suo figlio”

Confermando i cliché sugli italiani, il politicamente scorretto di Berlusconi si concentra su donne e sesso.

Una volta si è vantato di aver usato tutto il suo “fascino da playboy” per persuadere il primo ministro finlandese, una donna, durante una serie di contrattazioni.

E si è raccomandato con gli investitori newyorkesi di trasferirsi in Italia perché le segretarie sono più belle rispetto alla loro controparte americana.

Ora che si prepara al viaggio a Londra per il summit del G 20, Berlusconi rimane, nel senso letterario del termine, il joker nel mazzo.

 the-guardian-newspaper 

30 Marzo 2009 – The Guardian

ITALIA: L’Ombra del Fascismo

berlusconi140 L’obbiettivo centrale di Silvio Berlusconi come Primo Ministro Italiano è a lungo apparso smaccatamente e vergognosamente ovvio. Fin dal momento in cui si è fatto strada nel vuoto politico creato nel 1993 dallo scandalo della corruzione politica a destra e dal simultaneo collasso dei comunisti Italiani a sinistra, Berlusconi ha usato la sua posizione politica e il suo potere per proteggere dalla legge sé stesso e il suo impero mediatico. Durante il più lungo dei suoi mandati come Presidente del Consiglio, Berlusconi non solo ha consolidato il suo già forte controllo nell’industria mediatica Italiana ne possiede circa la metà – ma ha anche approvato leggi che gli garantiscono immunità dall’azione legale. Poi, quando quella legge venne giudicata incostituzionale, Berlusconi, nuovamente eletto, la ripropose l’anno scorso sotto altra forma e riuscì a farla promulgare come legge.

Il successo di Berlusconi deve qualcosa alla sua personale audacia e molto alla sempre più intensa debolezza dei suoi avversari. La sinistra Italiana, in particolare, non è riuscita a costruire un’opposizione efficace. Tuttavia l’ultima iniziativa di Berlusconi – la fusione nel suo nuovo movimento, Il Popolo della Libertà, formalizzata ieri, del suo partito, Forza Italia, con Alleanza Nazionale, che deriva direttamente dalla tradizione fascista di Benito Mussolini potrebbe lasciare un segno nella vita pubblica Italiana più duraturo di ogni altra cosa fatta dal magnate populista.

A differenza della Germania postbellica, l’Italia postbellica non si è mai propriamente confrontata con il suo retaggio fascista. Il risultato è che, mentre il neofascismo non è mai seriamente riaffiorato in Germania, in Italia ci sono state importanti continuità tra le quali le leggi ereditate dell’era mussoliniana e la rinascita postbellica del partito Fascista, sotto nuovo nome – nonostante la formale pubblica cultura antifascista Italiana. Queste continuità sono ora diventate più forti. E’ un giorno di vergogna per l’Italia.

Tuttavia AN ha intrapreso importanti cambiamenti in 60 anni. Il suo leader, Gianfranco Fini, ha dismesso la vecchia veste politica e ha condotto il partito verso il centro. Ha lavorato per 15 anni come alleato di Berlusconi.Parla della necessità di dialogo con l’Islam, denuncia l’antisemitismo e sostiene la causa di un’Italia multietnica – posizioni che Berlusconi fa fatica a conciliare con le sue campagne populistiche contro zingari e immigrati e con la sua predilezione al razzismo morbido.

Nonostante le sue distanti origini liberali, l’Italia moderna è un paese di destra.Tuttavia è un pensiero scioccante che ci sarà un capo di governo tra i 20 leader mondiali al summit economico di Londra di questa settimana che ha ricostruito la sua base elettorale sulle fondamenta poste dai fascisti e che sostiene che, come risultato, la destra sarà probabilmente al potere per generazioni.

[N.B. la traduzione dell’articolo originale, pubblicato su The Guardian, è di anonimo-italiano.webboys.org]

 

Il Moschettiere del Re

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 9 novembre 2008 by Sendivogius

 

moschettiereLA NERA CICALA

 

A Roma in queste ore campeggiano manifesti firmati dal Pd con la mia foto e su scritto ‘vergogna’. E’ uno stile più da Brigate Rosse che da partito democratico. Indicare un obiettivo con una foto in un momento in cui nelle piazze ci sono tensioni è irresponsabile. Sono più stupito che preoccupato da questi allievi di Goebbels e Stalin

(Maurizio Gasparri, Capogruppo PdL al Senato)

 

Infatti l’indignato Gasparri si attiene ai rigori della tradizione: lui è fedele solo alla memoria del Duce quale modello d’ispirazione, giacché “Il fascismo non è la parentesi oscura della storia” (2002).

Tra i nostalgici del glabro Mascellone, l’incontenibile Gasparri è solito distinguersi per i suoi preziosi contributi alla dialettica democratica e per l’attenta sensibilità che da sempre tempera la sua infiammante verbosità. Moralizzatore tra i moralizzatori, è finalmente pronto a colmare un antico trittico mussoliniano, rimasto troppo a lungo incompiuto, tra le sbiadite figure di Achille Starace “il cretino obbediente” e Giovanni Giuriati “l’austero fesso”. Purtroppo, Maurizio Gasparri non è austeroobbediente e, come tutti i dipendenti troppo zelanti, tende a strafare. Avvezzo alla mannaia più che al fioretto, la sua spada è la lingua che proprio non riesce a tener ferma. Instancabile imperversa con la persistenza molesta di uno sciame di zanzare. Esteta dell’invettiva, il Gasparri-pensiero travolge ogni ramo dello scibile come un torrente in piena, scorrendo in libertà con un profluvio di parole che sembra non conoscere limiti né pudori. Pronto ad esplodere fragoroso con la grazia di un peto ad un pranzo di gala, è l’ossesso indefesso dell’oltranzismo presenzialista. Nell’esercito dei portavoce a stipendio, è il mazziere che guida la fanfara dei cicisbei all’unto Cavalier serventi, insieme all’immarcescibile Fabrizio Cicchitto suo alter ego alla Camera. flicfloc-gasparricicchitto

Indimenticato Sottosegretario agli Interni nel 1994, Gasparri dà il meglio di sé nel 2004 quando, in qualità di Ministro delle Comunicazioni, regala a padron Silvio (ed al Paese tutto) la sua omonima legge. Vagliata con procedura di infrazione alle regole comunitarie, la Legge Gasparri è stata bocciata dalla bolscevica Unione Europea (alla quale l’Italia ancora aderisce), per l’occupazione abusiva delle frequenze di Stato da parte di Rete 4. La stessa UE, a luglio 2007 dà 2 mesi di tempo all’Italia per correggere le presunte storture della legge Gasparri sulla parte relativa al digitale terrestre. La richiesta di proroga del governo italiano è stata respinta, ciò vuol dire che con le regole in vigore lo Stato Italiano (e cioè noi tutti) dovrà pagare, a partire da gennaio 2009 e con effetto retroattivo al 2006, una multa di 300-400 mila euro al giorno. La stima iniziale di questa sanzione è tra 328,5 e 438 milioni di Euro. Non che la cosa abbia suscitato grandi preoccupazioni nel successivo governo Prodi o nella sua scalcinata maggioranza. E meno che mai nel Democratic Party de’ Noantri.

Coerentemente, declassato a capogrullo al Senato, Maurizio Gasparri invita a non pagare il canone RAI “che impedisce la libertà e la democrazia”. Uomo del fare, promette l’avvio di “una campagna contro la Rai delle guardie rosse che ha avuto un comportamente inaccettabile e che dovrà essere immediatamente stroncata dai vertici dell’azienda(24 Ottobre 2008 – Agi).

Oggetto dell’indignazione del Gasparri furioso è lo “stalinista” Santoro, reo di aver impedito il solito comizietto dell’ennesimo replicante del verbo berlusconiano, il solo realmente consentito (oltre, naturalmente, ai dispacci dei questurini: la voce della libertà).

La stessa sobrietà e ossequioso rispetto democratico si può naturalmente ravvisare nei confronti di tutti quei facinorosi irriducibili che si ostinano a manifestare contro l’intoccabile Decreto Gelmini: Quanto sta accadendo a Roma e in tante altre città d’Italia è vergognoso”, precisando che “non si è mai vista contestazione più ridicola, più bugiarda, e più manovrata dai partiti”. Altro? Sì certo! Si tratta di provocatori “istigati dai mestatori del Partito Democratico” e con coraggio denuncia i “vergognosi episodi di intolleranza”. Ovviamente Gasparri non si riferisce ai bastonatori fascisti di Piazza Navona, ma a “questa sinistra delle menzogne e della violenza fisica e verbale” che si augura sia definitivamente smascherata”. Presupponiamo che stia parlando della “natura criminogena della sinistra” (Ansa – 18 Ottobre 2008). Soprattutto non poteva mancare l’immancabile definizione di “coglioni” rivolta ai giovani contestatori, in omaggio allo stile aulico e raffinato del Cavaliere Nero di Arcore.

Del resto, Gasparri ha una predilezione particolare per il mondo accademico, il libero pensiero, ed il diritto di critica: “Dopo lo sconcio della Sapienza di Roma ci attendiamo che vengano assunte iniziative per allontanare dall’ateneo i professori ancora in servizio che hanno firmato quel vergognoso manifesto. Questa dimostrazione di intolleranza non può restare priva di conseguenze” (16/01/08 – in occasione dell’opposizione universitaria al monologo papale per l’inaugurazione dell’anno accademico). Uomo d’ordine, il democraticissimo Gasparri consiglia sempre la stessa ricetta: “Epurare”; “Reprimere”; “Rimuovere”; “Punire”.

Ma Gasparri è altresì padre responsabile e genitore amorevole, perciò è molto comprensivo nei confronti dei ragazzi di sinistra, vittime innocenti di “genitori sconsiderati”. Si tratta dei “figli intossicati da cattivi genitori dal cervello bruciato dalla droga e dalle bugie” (18 Ottobre ’08 – Ansa).

Uomo delle Istituzioni, è anche un attento cerimoniere di corte: “Il CSM è una cloaca!” (18 Luglio 2008 – Intervistato su Radio Radicale).

Perciò proprio non si capisce la barbarie leninista con cui è stato attaccato il raffinato Maurizio Gasparri. che in fondo aveva semplicemente alluso ad una presunta collusione del nuovo presidente USA (l’è un negher!) con i terroristi di Al Qaeda. Su tutte, riportiamo la solidarietà del compagno Cicchitto:

Un manifesto incredibile con tanto di fotografia per indicare un bersaglio da colpire. Un manifesto di autentica barbarie che può provocare pericolosissime conseguenze. Il Pd deve solo vergognarsi e dovrebbe chiedere scusa”.

gasparri-on-liberthalia Nel 1296 Edoardo I Plantageneto, re d’Inghilterra, a chi gli faceva notare i rischi connessi con una guerra contro gli scozzesi, rispose: bon besoigne fait qy de merde se delivrer.  

Non prendiamocela perciò col suscettibile Gasparri, La quantità delle sue dichiarazioni è inversamente proporzionale alla qualità dei contenuti, dove le idee (poche e confuse) si perdono in un chiasmo crescente, crepitando nel calderone ribollente dell’iperbole linguistica e della provocazione semantica in una cacofonia inesauribile di castronerie, rumorose esternazioni e imbarazzanti puntualizzazioni. Un trionfo futurista.

Perciò sarà il caso di salutare virilmente lo scoppiettante Maurizio Gasparri con un futuristico vaffanculo.