Archivio per Napoli

SUPERCOP

Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , on 30 giugno 2011 by Sendivogius

È fresca di giornata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Vittorio Pisani, capo della squadra mobile di Napoli, con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di sospetti camorristi e del clan dei fratelli Lo Russo, nell’ambito di una inchiesta per usura e riciclaggio di capitali illeciti (col coinvolgimento di dozzine di banche compiacenti), in una più vasta operazione di evasione fiscale, secondo le indagini condotte dai magistrati della Procura partenopea e per la quale risulta indagato anche il calciatore Fabio Cannavaro. E’ infatti il “calcio” un altro bel mondo che negli ultimi anni ci ha regalato grandi soddisfazioni fuori dagli stadi.  Sul merito, questo scrive il procuratore di Napoli, che pure indaga sugli scandali della P4:

«Il dottor Vittorio Pisani, legato con solidi e comprovati rapporti di amicizia con Marco Iorio ed in rapporti con Salvatore Lo Russo, suo confidente, non ha esitato a rivelare a Iorio l’avvio dell’indagine da parte di questo ufficio, informandolo al contempo del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso ufficio. Ciò inevitabilmente ha arrecato un serio pregiudizio alle indagini, specialmente sotto il profilo della compiuta individuazione ed acquisizione dei beni da sequestrare, essendosi sia Marco Iorio che Bruno Potenza, a sua volta informato da Iorio, immediatamente attivati per occultare i capitali, parte dei quali effettivamente già trasferiti all’estero, programmando in queste ultime settimane addirittura la vendita a prestanome delle stesse attività di ristorazione. Ma si è anche accertato che il dottor Vittorio Pisani era da anni a conoscenza del reimpiego dei capitali illeciti da parte di Marco Iorio e non solo non ha mai effettuato alcuna indagine, nè redatto alcuna comunicazione di notizie di reato, ma ha intrattenuto quotidiani rapporti amicali con questo ultimo

A suo tempo, del dott. Pisani avevamo già parlato [QUI]; il superpoliziotto è infatti famoso per l’insofferenza verso l’autodidatta Roberto Saviano, nei confronti del quale non ha mai nascosto la propria stizza, rimarcando con orgoglio virile il fatto che Lui, il superpoliziotto anticamorra, con i boss non ha mai avuto problemi:

«Io faccio anticamorra dal 1991. Ho arrestato centinaia di delinquenti. Ho scritto, testimoniato… Beh, giro per la città con mia moglie e con i miei figli, senza scorta. Resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni. Non ho mai chiesto una scorta. Anche perché non sono mai stato minacciato. Anzi, quando vado a testimoniare gli imputati mi salutano dalle celle».

Vittorio Pisani
Intervista rilasciata a Napoli on line
(14/10/2009)

Non si può dire che non sia un uomo schietto. Alla luce delle imputazioni (se confermate), tanta esibita sicurezza assume una colorazione diversa. E quantomeno ambigua…

Si dice che le “istituzioni” siano lo specchio del Paese che rappresentano. Solamente nell’ultimo anno, abbiamo avuto Carabinieri coinvolti in ricatti ed estorsioni (Caso Marrazzo a Roma);
omicidio ed usura (Camaiore); depistaggio e occultamento di cadavere (Arce); la Polizia penitenziaria che secca i fermati prima del processo; i massimi vertici della Guardia di Finanza invischiati in una colossale rete affaristico-spionistica, come non si vedeva dai tempi del SIFAR del generale De Lorenzo (o della P2 di Licio Gelli)… E chi più ne ha ne metta!

Adesso si capiscono tante altre cose…

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Il Ritorno del ‘Monnezza’

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , on 23 ottobre 2010 by Sendivogius

Se la “munnizza” pare destinata a diventare una componente ordinaria del paesaggio partenopeo, ci sono rifiuti altamente tossici dal difficile smaltimento, destinati a ritornare sempre a galla in tutta la loro ingombrante presenza che non conosce imbarazzo di sorta.
Tra le scorie più perniciose, particolarmente coriaceo sembra essere l’incontenibile Guido Bertolaso: proconsole generale alle emergenze nazionali e prefetto del pretorio dell’Impero berlusconiano. Parliamo di un raro condensato di presunzione e ottusità, che deambula da un’emergenza all’altra coi poteri straordinari di un generalissimo sudamericano. Corazzato nella sua boriosa spocchia da hidalgo e rassicurato dalla semplificazione militaresca dei problemi, trasuda arroganza da tutti i pori.
Dispensa consigli all’ONU sulla gestione della crisi haitiana, bacchetta gli statunitensi, e si auto-propone come coordinatore generale; batte cassa presso la UE ma insulta i commissari europei che hanno osato criticare il suo ineccepibile piano-rifiuti. Si tratta dello stesso “piano” dai mefitici effluvi, i cui effetti si possono apprezzare a Terzigno e dintorni, con grande entusiasmo popolare, mentre la spazzatura trabocca dalle discariche abusive, regolarizzate per decreto da Guido l’Infallibile, spandendo miasmi e veleni per le campagne vesuviane.

Invischiato in affari (e sollazzi) con la famigerata cricca degli Anemone e soci, inquilino privilegiato nelle case di Propaganda Fide, previo finanziamento pubblico dell’ente immobiliare vaticano, Bertolaso è quanto di meglio (o di peggio) il governo ha da offrire per la risoluzione dei problemi che, con prepotenza, riemergono dai palinsesti narcotizzati della TV felicemente imbavagliata nella propria compiacenza censoria.
Dismessa la tutina della Protezione civile (avrà finalmente fatto il bucato?) eccolo ripresentarsi sul luogo del delitto, vestito a festa, con l’incredibile faccia da tolla che contraddistingue il recidivo incallito.
Un posto in discarica non dovrebbe negarglielo nessuno…
Altri hanno già confezionato per lui la cornice ideale:

 L’IMPUNITO OMEOPATICO
 di Francesco Merlo 
 La Repubblica
 (23/10/2010)

«Anziché una squadra di incorruttibili, armati di codice e protetti da una intelligenza anche militare, Silvio Berlusconi ha mandato a Napoli Guido Bertolaso, l’impunito.
Propone, dunque, un trattamento omeopatico: cura la malattia con la malattia stessa. L’emergenza spazzatura  –  è la sola certezza che tutti, a sinistra come a destra, ormai abbiamo  –  nasce infatti da una grande corruzione, non solo economica e morale, ma anche politica e intellettuale. È insomma uno scandalo nazionale, una malattia della democrazia italiana, che ha coinvolto anche il centrosinistra, ed è giusto ricordare che fummo noi a chiedere, per primi e con forza, le dimissioni dell’allora governatore della Campania, Antonio Bassolino. Ma solo Berlusconi poteva arrivare alla sfrontatezza di contrastare la corruzione con un presunto corrotto. Tanto più che Bertolaso è indagato per la più odiosa delle corruzioni: la sciacallaggine che specula sulla sofferenza e sulle disgrazie, trasforma i disastri in affari, ingrassa nella monnezza.
Ma fosse pure innocente, come noi ancora ci auguriamo, questo sottosegretario, che agli italiani aveva promesso di dimettersi entro l’anno, non ha più nessuna credibilità. La sua immagine è irrimediabilmente sporcata, anche fisicamente. E in lui c’è pure qualcosa di comico, di quella comicità grottesca che a volte accompagna le cose terribili. Una volta quando lo vedevano con quei suoi giubbottini, con gli scarponcini, i pulloverini, i cappellini da baseball, i caschetti di plastica dura, gli italiani pensavano agli abiti da lavoro, alla muta dell’operaio di Jünger, alla divisa del milite della fatica. Ma, dopo che lo hanno scoperto al centro di una cricca di arrembanti, vedono nei suoi abiti la tenuta da fuga, l’abbigliamento pratico di chi è pronto a scappare non perché inseguito dalla lava, da una frana o dagli energumeni della spazzatura, ma dalla finanza e dai carabinieri.
Come si vede, anche nelle situazioni da pianto si può trovare qualcosa da ridere. Non si è mai visto infatti in nessun paese del mondo un ministro della Sanità che va in giro con il camice bianco e i sabot, o della Funzione Pubblica in mezze maniche ed elastico al braccio, o della Pubblica Istruzione vestito da studente. Solo il ministro della Difesa La Russa, imitando Bertolaso, è arrivato a indossare la tuta mimetica e l’elmetto da carrista per farsi ammirare nella sua Paternò.
E anche quel corpo magro e scattante di Bertolaso non fa più pensare alla ginnastica da lavoro, ma alle massaggiatrici del Salaria Sport Village e agli ozi della casa a sbafo di via Giulia. Cosa penseranno vedendolo arrivare a Napoli, non solo le persone per bene che, con ragione, protestano, ma i plebei rivoltosi che bruciano la spazzatura e ora si armano pure di molotov? Probabilmente cercheranno i suoi cari attorno a lui, la sua famiglia allargata, il cognato, la moglie, i parenti che ha favorito e gli imprenditori della cricca pronti a sguazzare nella sofferenza. Insomma Bertolaso a Napoli è una provocazione, anche perché questi sono i luoghi del mondo dove si cerca sempre, e si trova anche quando non c’è, il rapporto stretto tra i profeti apocalittici e l’apocalisse, tra gli annunciatori della disgrazia e la disgrazia, tra gli imprenditori della monnezza e la monnezza. Ma ci spingiamo ancora più in là: a Napoli sono sempre speculari gli affaristi della disgrazia e gli energumeni della disgrazia.
Solo in tempi meno drammatici la capitale della cultura apotropaica avrebbe reagito all’arrivo di Bertolaso con lo sberleffo e con lo scongiuro, rumoreggiando e toccandosi. Ma qui c’è la prima prova generale di una orribile sommossa plebea. E si sa che, vili e ottusi, gli ossessi e gli invasati mai attaccano la miseria dentro la quale sono finiti, ma sempre colpiscono le persone migliori, scelgono gli obiettivi più innocenti e indifesi e, come insegna la storia partenopea, trovano sempre una Eleonora Pimentel Fonseca con cui prendersela. Mai contro quelli che, dall’altra parte, hanno affinità con loro, la stessa affinità che avevano i monatti con la peste.
Dunque Berlusconi ha mandato a Napoli il presunto capo dei monatti. Ha negato l’emergenza per la quale il Capo dello Stato prova invece “pena e allarme”, ha promesso di spazzare la Campania “in dieci giorni”, e “non è eversione”, e  “i disordini sono solo un fenomeno locale”. Forse perché la sola emergenza nazionale che conosce e combatte con tutte le sue forze si chiama Santoro, Berlusconi non ha ascoltato neppure Umberto Bossi che, sia pure senza alcuna grazia e parlando con lo stomaco, ha avvertito la gravità del pericolo e l’irresponsabilità del governo: “Bisogna intervenire, non possiamo aspettare che ci scappi il morto”.
Ovviamente neppure Bossi capisce che, anche senza morto, in una delle nostre più grandi regioni e in una delle più belle città del mondo la spazzatura sta seppellendo la democrazia. E che non si può parlare di lotta alla camorra, di rinascita, di sogno meridionale e di impegno contro la criminalità organizzata mandando a Napoli lo sfacciato Bertolaso.
Mai come nella conferenza stampa di ieri si era vista così forte e chiara la somiglianza tra Berlusconi e Bertolaso. Abbiamo assistito ad un tristissimo siparietto nel quale trionfava non solo l’impunità ma anche la “combriccolaggine”, l’appartenenza alla stessa antropologia. È infatti Berlusconi che in Italia ha buttato il Codice nella spazzatura e ora dalla spazzatura riemerge Bertolaso che della spazzatura è il codice.»

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Cronache Marziane

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 18 giugno 2010 by Sendivogius

Adesso pare che il problema ce l’abbia anche Palermo, mentre il sempre sorridente sindaco Diego Cammarata, insieme al suo vice Francesco Scoma, si gode i mondiali sudafricani (QUI).
Che si profili l’ipotesi di un traffico internazionale di rifiuti?
Non ci meraviglierebbe che i costi dell’esotica vacanza anticipata siano alla fine accollati alle esangui casse comunali, come “spese di rappresentanza”, in conformità con la tipica tradizione dei satrapi sicani.
E dopo un anno, da sotto il tappeto confezionato per il salottino di Porta a Porta, rispuntano fuori pure i rifiuti napoletani. Caldi-caldi per l’estate e (se possibile) ben lontani dalle telecamere dell’EIAR, finalmente restituita alle sue nobili origini di regime. Sembra infatti che la “monnezza” siciliana non puzzi come quella campana, giacché le famigerate ‘emergenze’ funzionano a flusso alternato a seconda di chi governa, con equilibrio e imparzialità: calamità a sinistra; soluzioni a destra, con gli obbiettivi che virano dalle sinistre cataste di spazzatura, verso gli “uomini del fare” della Provvidenza berlusconiana, con l’arrivo dell’Imperatore e la sua corte, dell’Uomo con la tuta, tra folle plaudenti in estasi per il miracolo promesso…
«Se divento premier sarò a lavorare finchè la città non risolve problema rifiuti… Riuniremo il primo consiglio dei ministri a Napoli…» Poi, confezionato lo spottone per fini elettorali a reti unificate, l’intero governo si è liquefatto come il sangue di S.Gennaro: niente più gite in pullman per i ministri in trasferta; Super-Bertolaso che si eclissa insieme ai fondi per la ricostruzione aquilana; Noemi Letizia che si trasferisce a Milano; Re Silvio che smette di scendere fino a Casoria… Ma l’immondizia rimane.
Mission Accomplished! L’importante è dirlo. A confezionare la notizia ci pensano gli specialisti della casa, perché inventare il vero è meglio, molto meglio

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