Archivio per Mario Draghi

DEATH NOTE

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , on 27 settembre 2022 by Sendivogius

Regalate un’agenda a quest’uomo!

“Nessun passo indietro sull’agenda Monti.
[…] Il PD non farà nessun passo indietro rispetto alle riforme di Monti, perché sarebbe un errore drammatico
Faremo in modo che nella prossima legislatura ci sia una conferma rigorosa dell’agenda Monti […] Potremmo dire che tutto il PD è montiano.”
Enrico Letta
(03/09/2012)

E infatti s’è visto come è andata a finire…!

“C’è bisogno di forze politiche che accettino l’agenda Monti.
[…] Faremo i passi uno dopo l’altro, ma di fronte a una crisi così forte dobbiamo andare avanti con l’agendasì, avete indovinato!Monti.”
Enrico Letta
(07/09/2012)

“Ritengo che il prossimo governo dovrà per forza ripartire dall’Agenda Monti.”
Enrico Letta
(21/04/2013)

Poi è stata la volta dell’Agenda Cottarelli… quel Carlo Cottrarelli elevato ad “uno degli elementi di novità più interessanti della campagna elettorale” per le Politiche del 2022, la “Punta di diamante” che si è sbriciolata senza neanche essere stata sfiorata da una Santanché.

Infine, a coronamento dell’harakiri, c’è stata l’infatuazone tossica per la mitologica Agenda Draghi, che sull’immaginario degli elettori ha esercitato l’appeal di un’infezione di Ebola per via rettale! Più che altro, si è trattata di un’ossessione suicida contro la quale il tenero Enrico si è andato a sfracellare, portandosi dietro tutta la banda al completo, nella più catastrofica disfatta che il partito bestemmia con vocazione all’immolazione ricordi dai tempi della sua nefasta fondazione. In percentuale, si tratta di un tracollo di appena un’anticchia sopra lo schianto del PD renziano nel 2018, che però non aveva regalato il paese all’orda nera che ha praticamente stravinto ovunque, quasi senza partita. E che nello specifico assume le dimensioni di un annientamento su scala di massa, riuscendo nell’incredibile risultato di farsi spazzare via persino in quelli che erano ritenuti i suoi feudi storici. Con le macerie, rimangono solo i letali capi-bastoni delle correnti, blindatissimi come le loro immutate facce da culo. Ed inerstirpabili, come le blatte dopo un’esplosione atomica. Ci vorranno decenni per ricostruire qualcosa di lontanamente credibile.

Il Letta nipote è così… fedele alla filosofia del più abile Conte-Zio, è convinto che sia tutta una questione di relazioni su cooptazione nei salotti buoni che contano, dove tutto si mescola ed insieme convive per senso di responsabilità e comune appartenenza su identificazione condivisa. Poi alla fine è uno che non decide mai e prende ordini da tutti (Napolitano, Draghi, Biden, la solita UE, la NATO, gli USA, la Von der Kulen… perfino uno Zelensky!); crede nelle realtà parallele create dalle gazzette dei “grandi editori” (leggi alla voce: giornaloni), con le loro ‘prestigiose’ firme grandi fuffe, e quando finalmente esce dalle confortevoli stanzette ovattate della sua ZTL protetta, guida bendato su un’autostrada in contromano con il cacciavite piantato in fronte, credendo che il fantomatico pilota automatico lo salverà.
Su chi fosse il Letta nipote e quale il suo retroterra d’elezione, noi avevamo le idee chiarissime. E a suo tempo ve ne avevamo parlato QUI nel ruolo di Cassandra che solitamente ci appartiene.
Certi risultati erano già scritti… quello che non potevamo prevedere è l’incomparabile livello di devastazione raggiunto.
Perciò Enrichetto prendi la tua bella agendina e SPARISCI, stavolta per sempre, possibilmente non da solo!

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COLPO DI SOLE (II)

Posted in Masters of Universe, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 19 luglio 2022 by Sendivogius

Innamorarsi dei villain dei propri romanzi è una distorsione sentimentale niente affatto rara, tra gli scrittori che fanno del main evil character l’oggetto principale del loro studio, lasciandosi irretire dal suo fascino perverso, a tal punto da sovrapporre e confondere i piani di realtà, e finendo con l’ammirare ciò che prima si biasimava in una trasposizione di ruoli, in una sorta di vero e proprio transfert affettivo su identificazione proiettiva.
 È il caso di Antonio Scurati, scrittore pregevole ed autore di una tetralogia in fieri sulla biografia romanzata di Benito Mussolini (M). Ci sono due modi per intendere il fascismo: o lo si vede in ogni dove anche quando non c’è; oppure si finisce con l’introiettarlo su condizionamento inconscio, tanto da farne canone estetico (seppur involontario) del proprio metro di giudizio.
Che poi siamo umani, uno capisce livori e passioni, almeno finché qualcosa non si rompe a livello di meccanismi cognitivi nella mirabilia della metamorfosi, mentre all’incanto subentra il disincanto. E siccome a noi pare di essere rimasti sempre gli stessi, con ogni evidenza non avevamo capito nulla dell’Autore. Oppure è l’Autore stesso ad essere diventato altro da sé; tanto dal non riconoscerlo più, o non averlo mai conosciuto davvero.
Quanto meno, qualche sospetto ci sovviene nel leggere simili pezzi di lirismo in pieno delirio estatico da adorazione mistica, che perfidamente si potrebbe scambiare per un monumento adulatorio in pieno carme littoriale. O totale perdita di lucidità, dinanzi all’avvento dell’avatar divino che si è fatto carne e verbo, immolandosi per noi…
Domine non sum dignus!

«Qualunque cosa si voglia pensare di lei, non si può negare che la sua sia la storia di un uomo di straordinario successo. Durante tutta la sua vita, lei ha bruciato le tappe di una carriera formidabile. Prima da Governatore della Banca d’Italia e poi da Presidente della Banca centrale europea, lei ha retto le sorti di una nazione e di un continente; le ha tenute in pugno con il piglio del dominatore, sorretto da una potente competenza, baciato dal successo, guadagnando una levatura internazionale, un prestigio globale, un posto di tutto rispetto nei libri di storia. Ha conosciuto il potere, quello vero, ha conosciuto la fama degli uomini illustri, la vertiginosa responsabilità di chi, da vette inarrivabili, decide quasi da solo della vita dei molti.»

 Per chi non l’abbia ancora capito, Antonio Scurati sta parlando di Mario Draghi (il Dominator!) dalle ineffabili pagine del “Corriere della Sera”. Il testo integrale lo trovate QUI, per una di quelle letture più esilaranti e devastanti, dove di “inarrivabile” c’è solo il delirio declamatorio dello Scurati, in pieno orgasmo da estasi mistica dinanzi alla divina apparizione, mentre porge la corona per l’elevazione imperiale.
E la parabola continua!

«Poi, però, è sceso in politica. Non che in precedenza le fosse estranea, tutt’altro. Però, quando ha accettato di presiedere il consiglio dei ministri, per lei è, in un certo senso, cominciata la fase discendente della sua parabola. Dall’empireo della più importante istituzione monetaria europea – dove immagino che le lotte di potere siano comunque feroci ma combattute ad altezze olimpiche – ha accettato di battersi nelle fosse della politica politicante dove il combattimento è quasi sempre brutale, rozzo, sleale e meschino. A capo di un Governo di unità nazionale, sostenuto e, al tempo stesso, ostaggio di numerosi partiti e di ancor più numerosi leader e leaderini, lei, all’età di 73 anni, ha acconsentito a scendere in quell’arena dove la politica è “sangue e merda”»

Delineati tratti dell’eroe assurto ad entità metafisica, in comunione mistica con noi sordidi peccatori, dopo essere disceso dalle altezze olimpiche dell’empiero bancario per mescolarsi con l’ignobile volgo, non poteva certo mancare la descrizione disumanizzata e disumanizzante dell’antagonista. Così come ogni Bellerofonte ha bisogno della sua Chimera per la propria mission impossible, allo stesso modo ogni eroe (fosse anche un semidio) ha bisogno di un mostro da sconfiggere… nemico senza onore, rozzo, brutale, sleale e meschino, fatto di “sangue e merda”.
Fino a prova contraria, Scurati sta parlando del Parlamento e dei partiti politici, nell’ordinaria attività di quella che in fondo rientra nella dialettica democratica costituzionalmente prevista nelle assemblee rappresentative del “popolo sovrano”. Nell’Arena del Dominatore non so invece bene come funzioni.
Una cosa è certa: Antonio Scurati deve aver capito molto bene la differenza che intercorre tra Rappresentanza e Autoritarismo, Democrazia e Fascismo, mentre sull’orologio cerca l’ora fatale nel giorno più lungo. A noi non resta che trattenere a fatica le risate, nonostante la (immensa) delusione per lo Scrittore che si fece Cantore di regime.

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COLPO DI SOLE

Posted in Muro del Pianto, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , on 16 luglio 2022 by Sendivogius

“Non c’è eresia peggiore di pensare che la carica santifichi il suo detentore”
(Lord John Acton, 1887)

Abituati al peggio, in una repubblichetta bananiera di aspiranti omini della provvidenza che si credono indispensabili, e che quasi sempre scelgono la politica quale miglior modo di favorire interessi privati tramite la conduzione degli affari pubblici, abbiamo avuto un pornomane in carriera, che pretendeva di gestire lo Stato come un’impresa privata alla stregua di proprietà personale… ed a seguire almeno un paio di re sòla, bruciati da troppo sole… intervallati dalle giunte tecnocratiche dei sacerdoti dell’Austerità (altrui), inviati in missione per conto di dio ed investiti di poteri taumaturgici su mandato celeste. Alla riprova dei fatti, si trattava di gente a cui non avreste fatto neanche rimboccare l’acqua del radiatore della vostra auto (altro che tecnici!), ma che tutti insieme (per 30 anni) hanno tenuto in ostaggio le vostre vite, mentre il grosso di un paese imbambolato se ne stava rapito in piena sindrome di Stoccolma, in attesa di tornare a bollire nel rassicurante brodo nero dell’italica fascisteria (molto più di un’autobiografia della nazione).
Non è neanche un problema di esautorazione delle prerogative parlamentari per svuotamento democratico, perché in genere sono gli stessi moribondi di Palazzo Montecitorio ad invocare l’arrivo del demiurgo di turno, pur di non mollare la poltrona di un potere effimero e privilegi concreti, rimessi ogni volta in discussione dal nefasto ricorso alla farsa elettorale, da esorcizzare in nome della “stabilità” (innanzitutto la propria). L’aspirazione ideale sarebbe quella di avere un Re Travicello che si assuma l’onere delle decisioni, senza sconvolgere troppo il pantano, e soprattutto senza disturbare i conduttori dietro le quinte che come anguille

“strisciano nel fango su cui riposa la struttura dell’organizzazione statale e, quando si contorcono, scambiano i movimenti della loro coda per terremoti o minacce alla stabilità dell’edificio. In confronto allo statista, presentano il considerevole svantaggio di essere vivi”.

 È Ambrose Bierce che scrive a proposito degli uomini politici negli USA di fine ‘800. A quanto pare, da allora poco è cambiato così come tutto il mondo è paese.
Peccato solo che qui da noi, ogni re travicello o sovrano fantoccio per conto terzi, tutti presunti “statisti” o pretesi tali, prima o poi reclamino indistintamente, in modo più o meno esplicito, l’attribuzione dei “pieni poteri”: vizietto antico che solletica il bonapartismo di questi nani da giardino con ambizioni da giganti.
Capita così che un presidente monocratico, che intende ed esercita la gestione di governo come un consiglio d’amministrazione bancario, investito di poteri quasi assoluti su delega in bianco e con una maggioranza del 90% (praticamente un partito unico) che ne ratifica gli atti a raffiche di fiducia, dopo aver convertito l’ennesimo decreto omnibus incassando l’appoggio incondizionato di una maggioranza schiacciante (172 sì, contro 39 no) si dimetta perché non ha ottenuto il consenso plebiscitario di tutta la coalizione, aprendo la più sgangherata crisi di governo che storia repubblicana ricordi. E si mette a battere i piedini, sbattendo offeso la porta, mentre corre a frignare dall’alto del Colle sulla spalla del presidente della Repubblica, che gli intima di tornare a bordo come uno Schettino qualunque?!? Il caldo fa brutti scherzi!
E tutto questo con un’intero apparato mediatico supinamente sdraiato in concerto a tessere le lodi dello statista che tutto il mondo di invidia (rileggere Bierce alla voce “politico”), per non tacere di un parlamento piallato da 60 decreti legge ed altrettanti ricorsi al voto di fiducia, in soli 18 mesi di attività durante i quali il “Governo dei Migliori” ha praticamente schiantato un’intera nazione impiccata alla corda delle sanzioni autoimposte, portandola sull’orlo della stagflazione.
E davvero si vorrebbe far credere che Re Artù ed i suoi ectoplasmi della chiavica rotonda siano preoccupati dai penultimatum del frastornato Giuseppi e di quattro stracciaculo allo sbando? Per contro, qualora dovessimo rinunciare agli straordinari talenti che compongono l’attuale esecutivo, l’unico dramma circa la caduta di una così formidabile compagine di governo sarebbe innanzitutto per gli ex ministri medesimi, deprivati di così incredibile incarico. A meno che non si voglia davvero credere che i sacri mercati tremino dinanzi all’uscita di incredibili titani come il Seviziatore dei congiuntivi agli Esteri, l’Energumeno tascabile alla Funzione Pubblica, l’Attila delegato alla distruzione dell’Ambiente, l’invisibile tecnoburocrate scomparso nei tunnel della “mobilità sostenibile”, o quell’altro fenomeno evaporato nelle aule della “scuola affettuosa”… Giusto per (non) citarne alcuni!
Ad essere maliziosi, uno potrebbe insinuare che il Migliore di tutti stia cercando una via di fuga, prima della catastrofe con chiamata in correità.

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MEDIACRAZIA (III)

Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 Maggio 2022 by Sendivogius

“La rappresentazione drammaturgica è rituale.
Essa crea un senso di realtà condivisa.”

Senza per questo voler necessariamente scomodare Erving Goffman (si parva licet componere magnis), a livello mediatico, la “realtà” è innanzitutto una costruzione codificata tramite il ricorso ad una serie di schemi proiettivi, volti alla riproposizione del medesimo messaggio veicolato secondo la contingenza del momento. In tale prospettiva, si tratta di una proiezione cognitiva di gruppo, consolidata sui bias di conferma.
Nato per contrastare la pandemia e assicurare un uso oculato dei fondi del “recovery plan”, garantendone il trasferimento nelle lungimiranti disponibilità confindustriali, il Governo Draghi, per tacere dell’imbarazzante compagnia di nani da giardino che ne costituisce il contorno ministeriale, sembra aver fallito entrambi gli obiettivi.
Del Covid non si parla più. Cancellata dai palinsesti e cassata per decreto, la pandemia è scomparsa nel generale tana libera tutti. Tutt’al più, l’apocalisse è rimandata al prossimo autunno, quando ritornerà utile per il rinnovo del prossimo stato d’emergenza con relative sospensioni di diritto, visto che morti e contagi corrono invariati, nonostante i green pass rafforzati 2.0 in gold edition e la schizofrenica sequela di divieti draghiani in contraddizione tra loro.
Per quanto riguarda la crescita… attualmente si parla di “economia di guerra”, come se fosse la cosa più naturale del mondo (ma del resto si considera con nochalance pure la prospettiva di un attacco atomico), con ipotesi di contingentamento energetico, razionamento dei beni al consumo, e collasso verticale dell’economia nazionale, per manovre finanziarie da 40 miliardi all’anno e l’entrata a pieno titolo nei paesi emergenti del terzo mondo. Non crediamo sia necessario aggiungere altro.
Esaurita la sua missione con un bilancio a dir poco catastrofico, invece di sparire, Micro-Mario sembra aver trovato la sua nuova ragion d’essere come il Quisling italiota di uno stato fantoccio su vocazione kamikaze, supinamente asservito agli interessi di Padron Sam, per una poltroncina alla NATO in sostituzione del segaligno pupazzo in scadenza, attualmente facente feci. Potrà così mettere un’altra tacca al suo cursus honorum e chiudere in bellezza un curriculum consacrato alla distruzione del proprio paese, anche se è capace di intrattenerlo con frasi epiche…
Ormai si tratta di un prodotto scaduto, che i suoi sponsor cercano disperatamente di rilanciare sul mercato, nonostante il disgusto crescente dei consumatori, cercando di accreditarlo come “grande statista” agli occhi di un pubblico sempre più smaliziato e creando tutte le volte un climax da catastrofe imminente, per rendere più digeribile il merdone.

E nel farlo, ci ripropongono sempre lo stesso copione di scena fino alla nausea, secondo una recita condivisa nella quale non credono più neanche gli attori protagonisti (ed intercambiabili), mentre le nostre elite cercano di piazzare la stessa merce avariata. E, innamorati del podestà forestiero, scelto a propria immagine e somiglianza, ci impongono il sociopatico di turno preso in prestito dalle tecnoburocrazie finanziarie, ogni qualvolta si tratta di sostituire un governo che non piace loro e ribaltare così un risultato sgradito alle urne.
Pertanto, non contate sull’Informazione (che ‘libera’ non è mai stata) dei grandi media; mai come oggi pienamente asserviti a quel complesso militare, industriale e politico, assurto ad entità sovranazionale ed immanente, al quale sono indissolubilmente connessi, funzionando da cassa di risonanza delle elite, nella mistificazione dei fatti su manipolazione delle opinioni. Fedeli al principio secondo cui il culo del padrone è il posto più morbido dove mettere la lingua, i nostri sedicenti “giornalisti” rispondono ad un sistema di prostituzione mediatica del quale sono parte organica. Per trovare qualcosa di lontanamente simile ai livelli di servile adulazione dei nostri repellenti pennivendoli di regime, bisogna scendere fino ai panegirici del Basso Impero romano, anche se i livelli attuali trascendono ogni velleità letteraria, per scadere nel porno amatoriale da salottino di maison de plaisir. Qui più che altro si dedicano agli esercizi di fellatio applicata a nuovi virtuosismi semantici, in mulinelli erotici di turbinanti lingue in calore, con risultati peraltro grotteschi su eccesso di zelo e col rischio di annegare in una fossa di saliva bollente:

«Mario Draghi riparte come un orologio svizzero e il gesto con cui apre il primo Consiglio dei ministri dopo una settimana di morte e resurrezione della politica è pensato per spazzare via le scorie, allontanare le ombre e strappare qualche cauto sorriso. Il premier entra nella grande sala, dà le spalle agli arazzi fiamminghi con le gesta di Alessandro Magno e compie in senso antiorario un intero giro dell’immenso tavolo, porgendo la mano a ogni singolo ministro.
[…] Compiendo un intero giro della “tavola rotonda” di Palazzo Chigi, il premier, che un ministro sottovoce paragonerà a “Re Artù che stringe un nuovo patto con i suoi cavalieri”, suggella un nuovo inizio e mostra plasticamente che i 759 voti per Sergio Mattarella hanno rilegittimato il governo di unità nazionale. Il lungo applauso chiamato da Draghi aprendo la riunione con la squadra all’apparenza ricompattata, dice la gratitudine del premier e di alcuni ministri per lo scampato pericolo e la condivisione per le priorità da affrontare: lotta alla pandemia e ripresa economica e sociale del Paese.
La maggioranza ha rischiato di andare in frantumi e il premier ha vissuto giorni di imbarazzo e sconcerto, ma ora, grazie alla conferma del presidente in scadenza, Draghi assicura di sentirsi più solido di prima. Vista l’importanza delle scadenze in agenda il presidente non sembra più disposto a tollerare rivendicazioni e veti, bandierine di parte, strappi, o ammutinamenti in Consiglio dei ministri. E sprona tutti a consegnare “entro 48 ore” il cronoprogramma di ogni ministero per i progetti del PNRR, così che chi è indietro raddoppi gli sforzi per tornare nei tempi

Monica Guerzoni
“Corriere della Sera”
(01/02/22)

Con un pezzo magistrale che supera le antiche veline del Minculpop per diventare leggenda, dalle pagine del Corriere della Sera, una straordinaria Monica Guerzoni in estasi mistica prova a comunicarci l’imperturbabile aplomb di Mariolino, aspirante presidente della Repubblica, che dopo la sonora trombata siede in riunione col suo consiglio dei ministri, per un’occasione di ordinaria routine elevata ad evento epico. Ed ha un bel da fare l’iper-governativo Corrierone, per dipingere il cipiglio volitivo del decisionista, sul volto cadaverico di un premier azzoppato che si lecca ancora le ferite, rintronato nella sua armatura di latta ammaccata.
Sulle gesta del novello Re Artù, la fanfara di corte si è sdilinquita ancora, versando fiumi di saliva sui drappi purpurei, per strisciare sui tappeti rossi in concomitanza dello “storico” discorso tenuto nel parlamento UE di Strasburgo (03/02/22), in un’aula praticamente vuota, e di cui ovviamente nessuno si è accorto né conserva memoria alcuna.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, all’apertura della sessione plenaria del Parlamento Europeo, Strasburgo, Francia, 03 maggio 2022. ANSA / Filippo Attili / Ufficio stampa Palazzo Chigi +++ ANSA

Laggiù, nel vuoto pneumatico di un cosmico disinteresse, lo statista che tutto il mondo ci invidia (e che fuori dall’Italia nessuno si caga), declinava al nulla ivi convenuto la sua “visione rivoluzionaria”: vaghi cenni sull’universo, conditi dalle solite elucubrazioni di rito e retorica posticcia, per pensierini sfranti in una pozzanghera di ovvietà riscaldate. Che però agli occhi dei media nostrani diventano dichiarazioni epocali, provocando le polluzioni incontrollate dei soliti pennivendoli, in orgasmo su masturbazione coatta.
Ne scippiamo una sintesi, giusto per praticità riassuntiva:

«L’altro ieri Draghi, detto SuperMario da quando ci garantirono che la Merkel gli aveva passato il testimone di Guida dell’Europa, ha tenuto il suo attesissimo discorso a Strasburgo. Attesissimo dalle sedie del Parlamento europeo: un po’ meno dagli eurodeputati, che son rimasti a casa, a parte alcuni italiani reclutati per la bisogna, che si son fatti il selfie con lui. Era già accaduto nel 2006 col discorso di B. al Congresso Usa: anche lì c’erano quattro gatti, ma il capoclaque si premurò almeno di rimpiazzare i vuoti con figuranti, stagisti, segretarie e portaborse. Per Draghi non ci ha pensato nessuno, a parte “Calenda accompagnato dai figli” (LaStampa). Però quello che passerà alla storia come il “Discorso alle Sedie” ha infiammato di ardore patriottico i giornaloni, che si sono ben guardati dal pubblicare la foto dell’aula deserta: in compenso han dato fondo all’immaginazione per tenere in vita artificialmente il de cuius.
Il Corriere della Sera lo descrive “commosso per le parole di stima” (delle sedie parlanti) e “colpito e sorpreso dall’accoglienza dei parlamentari” (assenti), mentre “lascia un messaggio alla riflessione dell’Assemblea” (o almeno della tappezzeria) e dà “la spinta per la tregua” (spingitore senza nessuno da spingere). Il Foglio pubblica il discorso integrale (per lasciarlo in clandestinità).
Il Messaggero titola “A Strasburgo il manifesto di Mario” (tipo quello di Ventotene). “Draghi, scossa all’Europa”, si eccita LaRepubblica: “alla vigilia aveva promesso un discorso storico”, purtroppo nessuno se n’è accorto. Men che meno dell’“intesa Roma-Parigi-Berlino” per il “nuovo Patto di Stabilità” (le sedie vuote tendono a basculare). Intanto Macron parlava per due ore con Putin, mentre SuperMario non riesce nemmeno ad andare a Kiev (a proposito: presi i biglietti?). Però parla “come sanno fare i veri statisti”.
La Stampa vede una “Dottrina Draghi per l’Europa”, a mezzadria fra la Dottrina Monroe e il catechismo (nelle parrocchie vuote). Ed esalta “la portata del progetto che Draghi offre per l’Europa”, un “federalismo pragmatico” (qualunque cosa significhi) che “piace a Bruxelles” (peccato che lui fosse a Strasburgo).
Il Dubbio: “La visione di Mario” (ma è Strasburgo o Medjugorje?). E il Riformista: “Draghi scuote l’UE” (all’insaputa della stessa). Come faccia a scuotere e a spingere nel vuoto pneumatico, non è dato sapere. Ma uno che riesce a “lavorare per la tregua e la pace” a suon di armi è capace di tutto

Marco Travaglio
“Vuoto a perdere”
(05/05/2022)

Al momento c’è grande trepidazione sull’imminente viaggio di Re Artù alla volta degli USA, dove potrà gattonare a braghe calate, per porgere i suoi omaggi di suddito fedele all’Impero. Lì potrà raccomandarsi per un posticino alla NATO, offendo in cambio il culo di noi tutti, e prendere le ordinazioni direttamente dal Commander in chief, sempre che non sia troppo impegnato a parlare col suo amico immaginario…
Giusto a proposito di nullità, per quanto non invisibile, il pubblico non noterà la differenza. Nelle italiche redazioni invece già si idratano le favelle. E ci si chiede emozionati cosa mai dirà il nostro Sciaboletta, tarato come un orologio svizzero che si prepari ad entrare nella Storia allo scoccare dell’ora fatale… Cosa mai farà Super Mario, alias Re Artù, per stupire ancora il mondo intero, mentre dalle parti di Mosca fremono di terrore dinanzi all’imminente entrata in guerra dell’Italia a sua insaputa?! 
E noi una mezza idea ce l’avremmo pure…

Pronto a concedere qualsiasi cosa Padron Sam pretenderà, eseguirà senza battere ciglio. Non c’è limite alla Provvidenza ed ai suoi omini ubbidienti. E già si sente il rombare dei fantastici mezzi a disposizione dell’Italietta alle grandi manovre, schierata in prima linea per la terza guerra mondiale.

Praticamente ci manca solo che invii un corpo di spedizione di Alpini in Russia, per farsi bello coi suoi padroni.

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(158) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 Maggio 2022 by Sendivogius

Classifica APRILE 2022″

Al netto dei troppi minchioni in circolazione su eccesso di zelo, avevamo un sacco di cosette più o meno divertenti con le quali intrattenervi; semmai c’era solo l’imbarazzo della scelta, dinanzi a tanta abbondanza…
A proposito di media e regime abbiamo già dato… Per quanto, nonostante la caccia alle streghe scatenata da lacchè in cerca di livrea, sinceramente l’indagine sulle spie russe infiltrate nei talk-show della RAI è qualcosa che trascende i livelli già infimi del dis-servizio pubblico, per farsi altro: una discesa nella selva oscura delle allucinazioni complottiste di cervelli in gelatina portati all’ammasso, lungo la scia bavosa del più cupo maccartismo paranoide. Evidentemente, un biennio e passa di stato emergenziale da pandemia ha fatto scuola… Perché se il sonno della ragione genera mostri, i sogni lucidi (e bagnati) di un PD mobilitato per la chiamata generale alle armi generano zelanti coglioni fuori scala, a riprova che peggio di un fascista c’è solo un socialdemocratico, peggio ancora se in stato di esaltazione da mistica guerriera. Eliminata la possibilità stessa di qualunque idea non conforme, balzana o meno che sia, si entra nell’ambito della propaganda, quando si pretende di vidimare l’Informazione a proprio uso e consumo. Rapportata in tali termini, va da sé che l’unica propaganda consentita sia quella ‘gradita’ ai custodi autopromossi tali. E Libertà consiste nel censurare tutto ciò che al PD non piace, nella presunzione decisamente totalitaria di possedere la Verità assoluta ed esserne gli unici titolari. È la pretesa (molto ‘democratica’) di passare al setaccio i palinsesti, decidendo cosa mandare in onda e cosa invece no. Imparata fin troppo bene la lezione dell’Editto bulgaro, adesso è tempo degli editti ucraini.
Quindi, tra cotanta merda, avevamo pensato di dedicarci al Governo degli Aristocazzi: praticamente una copula pornografica tra feudalesimo e Cinegiornali Luce, per la più compiuta ed infame espressione classista di arroganza castale su incompetenza totale… quella che toglie il “bonus” dei 100 euro mensili (che entrano a far parte dell’imponibile fiscale, per essere restituiti a conguaglio), per un totale di 1500 euro in meno all’anno a chi ha redditi da lavoro inferiori ai 20,000 (lordi), al fine di abbassare le tasse ai ricchi; eppoi annunciare trionfante: “buste paga più gonfie!”, dinanzi agli stipendi più bassi di tutto l’Occidente (dopo l’Albania). Siccome pareva poco, regala oltre un miliardo di euro in “ristori” alla famiglia Benetton in stato di bisogno, onde compensare i mancati introiti dei pedaggi autostradali a causa del Covid, mentre il potere d’acquisto dei salari crolla a livelli da Repubblica di Weimar.
A gente così, cosa vuoi dire?!? Sarebbe fin troppo facile pensare alla solita ammucchiata indecente di ruffiani allo sbaraglio, raccolti intorno alla stagnatura del feretro di un premier fallito, che ora cerca di riciclarsi in qualità di scendiletto imperiale per uno strapuntino alla NATO. Ma la cosa presupporrebbe una consistenza che un simile esecutivo (forse il peggiore di tutta la storia repubblicana) assolutamente non ha. Queste sono larve ectoplasmatiche che hanno bisogno di essere evocate in seduta spiritica, per avere un qualche segno tangibile della loro evanescente ed inutilissima esistenza, ancor più che perniciosa. Portare al collasso economico un intero paese, per un disastro sociale più ancora che politico, trascinandolo in una guerra non dichiarata, ed avere in cambio un ingaggio da pupazzo parlante alla segreteria dell’Alleanza, val bene il sacrificio (altrui)…
Poi però, come se non fosse abbastanza, ci siamo imbattuti pure in questo; a risposta per quelle anime candide che in tutta la loro ingenuità, ancora si appellano all’Art.11 della Costituzione, mentre regna lo stato d’eccezione permanente, in deroga alla stessa tramite il progressivo svuotamento di ogni parvenza democratica in Italia:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

In merito, a giustificare la flagrante violazione della Carta (quella che un tempo era la “più bella del mondo”), non poteva mica mancare l’intervento del solerte piddino di turno. Stavolta il compito è stato affidato al “costituzionalista” Stefano Ceccanti, transitato dall’Azione Cattolica al turbo-renzismo, restando in pianta stabile all’interno del partito bestemmia:

«Un nuovo passaggio parlamentare sulle armi all’Ucraina sulla concessione di armi per la legittima difesa dell’Ucraina non è previsto. La ragione risiede nel come è costruita la norma che dà fondamento al tutto, ossia il decreto n. 16/2022, che è stato poi assorbito dal decreto 14/2022, come convertito dalla legge 28/2022. La scelta fatta è quella di un intervento del Parlamento a monte del processo, per legittimarlo con chiarezza dall’inizio, e non in seguito a rincorsa degli eventi. A sua volta questa scelta si basa sulla scelta multilaterale dell’articolo 11 della Costituzione, la cui limitazione della sovranità apre al ruolo dell’Onu e delle organizzazioni regionali (tra cui Ue e Nato) in relazione del diritto naturale di legittima difesa degli aggrediti (articoli 51 e 52 della carta Onu) – spiega -. L’articolo 2-bis del decreto 14 (che corrisponde all’originario art. 1 del decreto 16) consente l’emanazione di uno o più decreti interministeriali sulla materia fino al 31 dicembre 2022 previo atto di indirizzo dele Camere. Tale atto è consistito nelle Risoluzioni votate da Camera e Senato l’1 marzo scorso che hanno previsto esplicitamente “la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”. Le risoluzioni prevedono di tenere “costantemente informato il parlamento”, ma ciò si riferisce alle comunicazioni trimestrali introdotte con emendamento al decreto 14, sempre all’articolo 2.bis. Il Ministro della Difesa e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull’evoluzione della situazione in atto.»
(22/04/2022)

Cioè, traducendo in un linguaggio intellegibile ai profani ed alla cittadinanza tutta, che questi signori avrebbero il dovere di interpellare ed informare con chiarezza, il molto onorevole Ceccanti ci spiega che il governo italiano può esportare armi in un paese in guerra, mettendo seriamente a rischio la nostra stessa sicurezza, e farlo in aperto contrasto con il nostro dettato costituzionale.
Di più, l’invio viene stabilito tramite un decreto interministeriale senza alcun obbligo di informare il Parlamento, né tanto meno l’opinione pubblica, con una lista secretata circa l’entità delle fornitura ed il tipo di “aiuti” forniti, che possono variare a totale discrezione della Presidenza del Consiglio senza che gli organi rappresentativi vengano consultati né aggiornati in merito. In pratica, da qui al prossimo capodanno, il Governo (nei panni del ministro della Difesa e di quello degli Esteri), in una situazione che si evolve (in peggio!) giorno per giorno, se proprio devono, possono essere interpellati per riferire al Parlamento non più di due volte nei prossimi 7 mesi e con con comodi intervalli di tre mesi tra una relazione e l’altra! Soprattutto, apprendiamo che tra quegli ordinamenti che assicurino la pace e la giustizia fra le Nazioni, entra a pieno titolo la NATO (l’organizzazione regionale); cioè un’alleanza militare collegiale ma non paritaria, il cui scopo precipuo è preparare (e fare) la guerra.
È per questo che il nostro Mariolino, il maggiordomo per cui tutto il mondo ci ride dietro, dopo aver rifilato all’Ucraina vecchi residuati bellici della seconda guerra mondiale… dalle mitragliatrici Browning M2, alle MG-42 (per gli amici, “MariaGrazia”, coi suoi 80 anni di onorato servizio), fino agli intramontabili Panzerfaust e vecchi cingolati M113 (ovvero i VCC2 “Camillino”)…  regalandoci un posto in prima fila come “paese ostile” ed implicitamente “belligerante”, adesso ha deciso di svuotare gli arsenali della Difesa, disfacendosi dei gioielli di famiglia e lasciando il paese del tutto indifeso, dopo aver portato l’Italia sulla soglia della terza guerra mondiale, a sua insaputa. Zelenski e Biden ordinano; Micro-Mario prontamente ubbidisce ed esegue, prono a raccogliere le ordinazioni. Magari gli riservano un posto in prima fila come zerbino, fuori dal bunker della Casa Bianca mentre tutt’attorno fioccano funghetti atomici. Evidentemente credono si tratti di un simulatore di gioco…

Hit Parade del mese:

01. LA SCELTA DI MARIO

[07 Apr.] «Volete la pace o il condizionatore acceso?»
 (Mario Draghi, il Domestico)

02. PARLA COME CAGHI

[08 Apr.] «Caracciolo diventa per Travaglio e il Fatto-Tass portabandiera dei Putinversteher con il perenne bla bla su peccato originale Occidente. Peccato davvero, ma la deriva era visibile da anni ormai.»
 (Gianni Riotta, il Censore)

03. SUDORE E SALIVA

[20 Apr.] « Ogni goccia di sudore in più versata questa estate sarà una goccia di sangue in meno risparmiata al popolo ucraino.»
 (Giorgio Mulè, sottovaso alla Difesa)

04. HIC MANEBIMUS OPTIME

[14 Apr.] «La prossima volta andremo al governo se avremo vinto le elezioni. Non siamo il partito del potere e delle poltrone.»
 (Enrico Letta, l’occupante di governo)

05. OSTI! PIÙ NE INCONTRO E PEGGIO NE TROVO

[15 Apr.] «Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati.»
 (Alessandro Borghese, Impopolare)

06. ALGERIA PROVINCIA DI ARGENTINA

[15 Apr.] «Voglio ringraziare il governo algerino per la calorosa accoglienza. I rapporti tra Italia e Argentina hanno radici profonde.»
(Mario Draghi, lo statista che tutto il mondo ci invidia)

07. IL PAPI DELLA PATRIA

[09 APR.] «L’ho sempre pensato: dopo Moro, Berlinguer e Craxi, l’unico uomo politico di grande livello che l’Italia abbia avuto è Silvio Berlusconi.»
(Piero Sansonetti, Bollinatore)

08. FESTA DELLA LIBERAZIONE

[25 Apr.] «Buona festa di San Marco.»
 (Massimo Bitonci, ovviamente leghista)

09. LA RINASCENTE

[29 Apr.] «Vi garantisco che trasformeremo questa epoca infame in un nuovo risorgimento italiano.»
 (Giorgia Meloni, Risorta)

10. NUMERI MAGICI

[22 Apr.] «Tutti dicono Macron, io guardo ai numeri e dico che domenica vince Marine Le Pen.»
 (Mario Adinolfi, Profetico)

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The Peacemaker (III)

Posted in Muro del Pianto, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 marzo 2022 by Sendivogius

Fedeli al noto aforisma di Arthur Bloch, il miglior modo per non essere confusi col circo mediatico ed i suoi saltimbanco, che oramai imperversano da tre settimane sulla guerra in Ucraina come danno collaterale permanente, è non parteciparvi affatto.
Si eviterà così di smarrirsi in una selva oscurissima, dove idee e contributi si perdono e si mescolano in una poltiglia indefinita, da riversare nel pastone dell’infotainment quotidiano convertito a teatrino di guerra, in cui si passano la staffetta intere squadre di imbonitori da salotto strappati all’intrattenimento pomeridiano, guitti radiofonici, twittologi dalla battutina compulsiva, e pennivendoli a contratto, tutti indrappellati come di consueto. Sono gli stessi che, dopo due anni di sovraesposizione pandemica, hanno ripiegato il camice da virologo nell’armadio dei costumi di scena, per indossare la tuta mimetica da combattimento. E lo fanno, ostentando la medesima sicumera ed immutata incompetenza, con la quale oggi si atteggiano a grandi esperti di geopolitica e strategia militare, così come ieri lo erano di biologia molecolare. Che poi, nella prassi, si traduce stavolta nella lettura acritica delle veline governative della propaganda ucraina, elette a verità di fede indiscussa (delle “fake news” russe sappiamo tutto; le altre ce la beviamo come razione giornaliera), visto che oramai nessuno verifica più nulla, nella prevalenza dei sensazionalismi e del fattore emotivo sull’informazione documentata, per quella che un tempo si chiamava “verifica delle fonti” e che oggi si alimenta invece di suggestioni e “metarealtà”, nella consolidata predominanza delle opinioni sui fatti. Perché è assai più facile stimolare la pancia del pubblico piuttosto che la testa, in nome dell’audience a favore di sponsor.
Niente a cui non siamo già abituati.
In parallelo, gorgheggia e ribolle un letamaio mediatico in cui sguazzano manipoli di inquietanti esaltati, in pieno delirio isterico da eccitazione bellica; emuli moderni del mussoliniano armiamoci e partite, per la campagna di Russia (e sappiamo com’è andata a finire); sempre pronti ad azzittire ed all’occorrenza intimidire ogni voce critica, o anche blandamente dubbiosa, che non sia allineata al coro del pensiero unico, tra i prodromi di un nuovo maccartismo di ritorno, in una ostentazione di cieca fedeltà atlantica per commistione di interessi e di relazioni coi think-tank d’Oltreoceano (giusto per quella storia dell’imparzialità).
E questo è assai più preoccupante.
C’è l’imbecille matricolato che, bandierone ucraino e mappa gigante, con la bacchetta ci spiega le manovre tattiche sul campo, manco fosse Napoleone a Waterloo.
C’è l’indefesso cazzone che scopiazza e redige liste di proscrizione, seguito dall’intera redazione de La Repubblica, che si produce senza imbarazzo nella caccia all’intellettuale dissidente, come da disposizioni di scuderia.
E soprattutto c’è l’invasato da Firenze che, ormai accampato a tempo pieno su twitter, vaneggia di rappresaglie atomiche; ancor più che russofobo, si direbbe idrofobo, come un cane rabbioso.
Tutti rigorosamente targati GEDI. 

THE BIOLAB FAKE. Permetteteci ora di aprire una breve parentesi, per una sorta di articolo nell’articolo…
Che la verità fosse la prima vittima della guerra lo sapeva anche Eschilo. Nei millenni ci siamo affinati… un tempo le notizie veniva filtrate, mentre oggi vengono gettate tutte insieme a ribollire in un calderone indistinto, dove ognuno le condisce come vuole. Il risultato, tecnicamente parlando, per uno sguardo disattento, è che non ci si capisce più un cazzo!
Facciamo un piccolo esempio pratico (ma se ne potrebbero riportare a bizzeffe)…
“Fake News russa”: In Ucraina abbiamo scoperto decine di laboratori biochimici finanziati dagli Stati Uniti, per lo sviluppo di agenti patogeni e la produzione di armi biologiche.
Risposta della “Coalizione dei Giusti”: In Ucraina non c’è alcun laboratorio per la guerra batteriologica.
E fin qui tutto bene. Poi però interviene un mastodonte politico come Victoria Nuland, buona per tutte le amministrazioni USA (e che in Ucraina è ben più che di casa), la quale si dice seriamente preoccupata che le strutture di ricerca biologica in Ucraina possano finire nelle mani dei russi.
E tra le infinite minacce di una guerra distruttiva non si capisce il perché di cotanto timore, visto che i suddetti laboratori non rappresentano in alcun modo un rischio. Anzi! Non dovrebbero proprio esserci.
Poi si scopre che in effetti esiste una partnership tra USA ed Ucraina per lo sviluppo di laboratori biologici di ricerca, come parte di un programma più ampio che investe almeno una mezza dozzina di repubbliche ex sovietiche (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Kazakistan ed Uzbekistan), per un numero non quantificabile di biolaboratori, ufficialmente ricompresi nell’ambito di un più vasto progetto per il controllo e per la prevenzione delle malattie infettive.
Lo sviluppo dei laboratori è stato affidato al senatore recentemente scomparso Richard Green “Dick” Lugar, come parte del programma Nunn-Lugar per la riduzione della minaccia biologica. E fin qui niente di male. Perché però tra i principali finanziatori di un programma di natura eminentemente sanitaria a scopi civili sia presente il Pentagono col Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti non è proprio chiarissimo…
Per inciso, il senatore Lugar è stato anche uno dei principali promotori ed esponenti dell’Atlantic Council, che tra i suoi scopi si propone di “promuovere la leadership americana nel mondo” e che nella struttura rappresenta una sorta di braccio politico della NATO. Varrà forse la pena di ricordare come tra gli esponenti più noti della sezione italiana dell’Atlantic Council ci sia Jacopo Iacoboni, editorialista di punta de La Stampa, e tra i più fomentati guerrafondai per procura attualmente in circolazione. Se fosse per lui, saremmo già entrati nella terza guerra mondiale.
Comunque, nel dubbio, OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) si è raccomandata di distruggere ogni coltivazione virale eventualmente presente nei biolaboratori ucraini, onde prevenire possibili dispersioni patogene con conseguente contaminazione infettiva, in caso venissero malauguratamente colpiti dalle artiglierie. Di cosa si occupino e quali siano gli eventuali rischi biologici all’interno dei laboratori ucraini, non è dato sapere perché nessuna ispezione pubblica o internazionale è stata mai fatta. 
Quindi se ne deduce che i laboratori ci sarebbero… Questa roba non la trovate in qualche sito complottista, ma sulla pagina ufficiale degli enti coinvolti. Poi, fate voi e traete le supposizioni che più preferite.
Intanto, dalle parti di Washington si parla da troppo tempo e con una certa insistenza di possibile attacco chimico, ovviamente da parte dell’esercito russo in Ucraina su denuncia preventiva.
E quando gli americani iniziano a parlare di armi chimiche e minacce biologiche, armeggiando con improbabili fialette, si sa poi come va a finire…

La realtà è che viviamo in uno stato sospeso di guerra virtuale non dichiarata, ma di fatto in atto sul filo sempre più sottile che ci separa dall’irreversibile. E non rassicura di certo un imbarazzante parlamento di stracciaculi che alterna provocazioni e sanzioni, non potendo permettersi le une né le altre, con un ghignante ministro degli esteri che fa il bullo a distanza, forse non ben conscio della reale funzione del ruolo, il segretario del principale partito della sinistra (?) italiana che ha riscoperto la linea della fermezza quarant’anni fuori tempo massimo, ed un premier desaparecido che tutto il mondo di sicuro non ci invidia, nella gaia incoscienza e leggerezza con cui sembrano fluttuare a loro insaputa, come i Sonnambuli di un secolo fa, verso la guerra mondiale.

Perché la situazione, ancorché grave, stavolta è pure seria.

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(154) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , on 8 gennaio 2022 by Sendivogius

Classifica DICEMBRE 2021″

Anno 2022. Dunque, vediamo… Una maggioranza di governo rissosa e divisa, che ormai non esiste più. Un esecutivo impantanato che si esprime unicamente attraverso il ricorso abnorme e spropositato ai decreti legge ed ai voti di fiducia, in perenne stato di emergenza con proroga su deroga. Una campagna di vaccinazione in scandaloso ritardo sui tempi previsti e forniture vaccinali che non arrivano. Una gestione pessima della pandemia, per la prima volta davvero fuori controllo: mai si era arrivati a parlare apertamente dell’applicazione del codice nero, come se fosse la cosa più normale del mondo e senza che stuoli di commentatori a contratto se ne adontino. Una manovra finanziaria fondata sul debito, sull’onda lunga di una “Bonus Economy” interamente impostata sulle elargizioni di massa, priva di una reale visione economica e strategica di lungo periodo. Una compagine ministeriale di rara mediocrità (il “Governo dei migliori” sic!) ed un’opposizione impresentabile di nostalgici neofascisti con le turgide braccine perennemente tese, a sancire l’assenza di alternative.
Pare il Conte-bis alle sue ultime battute di arresto ed invece si tratta del Governo Draghi nella sua massima espressione. Solo che stavolta non c’è un Luca Ricolfi, ancora in pieno spasmo orgasmatico per la felice svolta, a denunciare apocalissi imminenti sui giornaletti compiacenti ed allineati in mistico tributo, verso la risorsa che tutto il mondo ci invidia: il Super-Mario osannato dai media in adorazione. Più modestamente, si tratta dell’ennesimo omino della Provvidenza chiamato a commissariare partiti e parlamento, per diffondere il sacro verbo di Confindustria sotto dettatura e per convertirne gli interessi in agenda prioritaria di governo.
È il clone che voleva sembrare umano: la versione aggiornata con scheda interattiva a simulazione empatica del rottamato robo-Monti 9000 (prototipo catastrofico della prima serie) ed altrettanto fallimentare come il modello precedente. Perché in realtà si tratta di un nuovo assemblato da laboratorio tecnocratico, con un ottimo battage pubblicitario di lancio, potendo contare su uno stuolo ossequiente di cantori a tempo pieno, sempre pronti a sdilinguirsi in venerazione estatica.
Al netto delle incensazioni agiografiche, del Governo Draghi, ormai agli sgoccioli ed avviato verso estenuanti tecniche di sopravvivenza ad oltranza, si ricorderanno i condoni fiscali; la destrutturazione di ogni residua tutela occupazionale, in nome della “flessibilità del mercato” che s’aggiusta da sé; il rilancio del Nucleare come “energia green” (e pazienza per i rifiuti radioattivi), alla faccia della transizione ecologica! Ma si segnala pure l’introduzione di una flat-tax mascherata, nella prima manovra finanziaria apertamente regressiva, che introduce un principio di tassazione decrescente all’aumentare degli imponibili fiscali ed accorpa le detrazioni riducendole d’importo. Insomma, a guardare la manovra economica, sembra più che altro un sorcio morto, partorito da una montagna di letame.
Quando gli aedi stipendiati a panegirico ed i propagandisti di regime in piena scialorrea cesseranno di lubrificare gli ingranaggi dell’automa meccanico in sembianze umane, per scoprire che non c’è alcun pilota automatico, sarà sempre troppo tardi.

Hit Parade del mese:

01. SUPERCAZZOLA SOVRANISTA

[16 Dic.] «Al cospetto di chi intende decostruire ogni cosa, non resta che conservare. Perciò serve un patriota al Quirinale, perciò servono patrioti ovunque. L’alternativa è l’avanzata del nulla, la vittoria di chi fa il deserto e lo chiama progresso!»
(Francesco Borgonovo, il Nulla che avanza)

02. A NOI!

[16 Dic.] «Come dice Franco Borgonovo: “Oggi solo i conservatori possono difendere la comunità dall’ideologia che decostruisce e atomizza la società”. E noi siamo pronti a fare la nostra parte.»
(Giorgia Meloni, la Patriota)

03. IL GIGANTE

[02 Dic.] «Governare è una cosa seria, non si può governare a cazzo. Berlusconi ha dimostrato di saper governare: in politica estera è stato un gigante»
(Alessandro Sallusti, domestico di famiglia)

04. BUNGA BUNGA!

[13 Dic.] «Non esiste un candidato più autorevole di Silvio Berlusconi, per esperienza umana e politica, per relazioni internazionali e per capacità di governo.»
(Licia Ronzulli, papi-girl)

05. C’ERA UNA VOLTA IN ARABIA…

[14 Dic.] «Future is in motion, but also in emotion. We need Big data, but we also need big emotion.
(Matteo Renzi, il Conferenziere)

06. MI PIACE L’ODORE DEI BAMBOCCI VIZIATI AL MATTINO TARDI…
PUZZA COME DI STRONZATA.

[06 Dic.] «Chi è cresciuto a Roma nord ha fatto il Vietnam.»
(Pietro Castellitto, incommentabile cazzone)

07. SE NON SON ROSE…

[31 Dic.] «Questo è il momento della disobbedienza civile. Deve scattare la resistenza. Ad esempio prendere l’autobus rifiutandoci di esibire la certificazione, fare come faceva Rosa Parks a Montgomery in Alabama. Serviranno persone coraggiose che abbiano la voglia di far valere i diritti costituzionali. Io, a questo punto, non mi vaccino per ragioni puramente ideologiche: non mi piego al ricatto del potere.»
(Ugo Mattei, kamikaze no-vax)

08. LE GRANDI CONQUISTE RENZIANE

[25 Dic.] «È Natale, come Italia Viva chiedeva da un anno.»
(Elio Vito, spalla comica)

09. LA PRESA PER IL CULO

[22 Dic.] «I principali beneficiari della riforma fiscale sono i lavoratori e pensionati a reddito medio-basso. In termini percentuali i maggiori benefici derivanti dalla riduzione delle aliquote Irpef e del taglio contributi per il 2022 si concentrano sui lavoratori con 15mila euro di reddito e se si considerano gli effetti dell’assegno unico dei figli, a beneficiare della riduzione fiscale saranno soprattutto le famiglie a basso reddito»
(Mario Draghi, il sobrio cazzaro)

10. BERLUSCONI COME PERTINI

[04 Dic.] «Berlusconi al Quirinale? Lo vedo benissimo. Credo che sarebbe il Presidente più straordinariamente simile a Pertini.»
(Gianfranco Rotondi, cicisbeo di corte)

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(148) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , on 28 giugno 2021 by Sendivogius

Classifica GIUGNO 2021″

Ormai è deciso: l’emergenza pandemica è finita!
Cioè, Corona è vivo e lotta contra di noi, ma il governo salvifico della divina provvidenza, con l’uomo che ha preso il posto dello Spirito Santo alla destra del Padre, di fatto ha stabilito che il virus non esiste più. Ufficiosamente, perché di ufficiale non c’è nulla.
Niente di messo per iscritto, per carità! Le scartoffie ingombrano e sul lungo periodo possono essere compromettenti. Mancano indicazioni e le valutazioni certe. Ma non aspettatevi che queste vengano sottoscritte dal Nuovo CTS Mariano di esperti chiamati dal Messia, a sostegno del mutato ciclo aperturista, mentre la “Variante Delta” impazza e fa furori in global tour. Ma questo è meglio non dirlo.
La campagna vaccinale prosegue allegramente alla cazzo di cane, dopo l’indecente farsa collettiva di AstraZeneca, gli “effetti collaterali” nascosti sotto il tappeto e seppelliti in fretta, onde non disturbare la grande narrazione corale: milioni di prime dosi inoculate per fare statistica e pochissimi che abbiano davvero concluso il ciclo di somministrazione vaccinale. Ma bisognava fare in fretta! C’era la stagione estiva alle porte… i locali da riaprire… gli stadi da riempire… le mascherine da togliere, come gesto simbolico di liberazione… Ed il generale Tapis-Roulant vuole un’altra patacca da appuntare al medagliere.

Soprattutto ci sono i padroni che hanno sete di sangue operaio e cercano una scusa valida per avviare i licenziamenti di massa. E questo è sostanzialmente il motivo per cui abbiamo l’ennesimo “governo di salvezza nazionale”; ovvero, per peggio dire, dei “migliori”, per uno di quegli ossimori che trascendono il senso del ridicolo per entrare nella cialtroneria, come più si addice alla pletora dei peggiori che si credono aristocrazia.

Hit Parade del mese:

01. GIRAVOLTE

[06 Giu.] «Io non ho mai fatto una campagna contro gli immigrati»
(Matteo Salvini, lncommentabile)

02. COMPLOTTO!!!

[01 Giu.] «Si avvicinano le elezioni e ormai si inventano tutto per fermare Virginia Raggi. La targa con il nome sbagliato di Carlo Azeglio Ciampi non è un semplice errore. Vi sembra possibile? A me no.»
(Paolo Ferrara, Pasdaran a 5 patacche)

03. ORGANI E MUSCOLI

[20 Giu.] «Il cervello è un muscolo.»
(Davide Barillari, altro coglione a 5 stelle)

04. IL RISOLUTORE FINALE

[10 Giu.] «Risolverò i problemi di Roma, come Mr. Wolf»
(Enrico Michetti, Radio-Tribuno)

05. PADRONI CERCANO SCHIAVI (I)

[11 Giu.] «Ragazzi, rinunciate ai sussidi e mettetevi in gioco.»
(Guido Barilla, il Banco)

06. PADRONI CERCANO SCHIAVI (II): lo stipendio, che pretesa!

[01 Giu.] «Se a qualcuno, quest’estate, verrà in mente di venirla a menare con domande alla carlona del tipo: quanto si lavora? Quanto mi dai? Quando è il giorno libero? Vi dico con il massimo garbo possibile: non vi presentate. Non c’è bisogno di persone come voi»
(Alessio Maggi, negriero moderno)

07. LA PEDOFILIA È UN ORIENTAMENTO SESSUALE

[03 Giu.] «Se una persona dicesse ‘io i pedofili li metterei tutti al muro’, sarebbe incriminabile in base al ddl Zan, perché la pedofilia è un orientamento sessuale.»
(Carlo Nordio, Deviato Mentale)

08. “FISCHIA IL VENTO”, COGLIONE!

[06 Giu.] « Bella ciao non copre il gusto di tutti gli italiani: è troppo di sinistra. Non è la canzone dei partigiani, è la canzone solo dei partigiani comunisti.»
(Ignazio La Russa, fascista)

09. QUANDO L’AVEVAMO GIÀ SENTITA?!?

[28 Giu.] «Stiamo addomesticando il virus: ora è più simile ad un’influenza.»
(Sergio Abrignani, domatore del Nuovo CTS Mariano)

10. DIAMO I NUMERI

[07 Giu.] «Avremo 54,3 milioni di vaccinati entro settembre.»
(Francesco Paolo Figliulo, inesauribile contaballe)

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MANDRAGHI

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , on 8 aprile 2021 by Sendivogius

Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni. Smettetela di vaccinare i giovani, i ragazzi, psicologi di 35 anni perché sono operatori sanitari anche loro! Ma con che coscienza un giovane che non è compreso salta la lista e si fa vaccinare?!
 (Mario Draghi, 08/04/2021)

 Da una boccuccia così compita e perbene, può uscire qualunque cosa. Perché tanto, qualsiasi cosa dirà, troverà sempre una stampa prostrata e prostituita di apologeti in salivazione estatica, più intenta a lustrare le sacre terga dell’ennesimo omino della provvidenza, piuttosto che svolgere con un qualche straccio di dignità il proprio lavoro. Da watchdog a cagnetti da compagnia per salotti padronali.
Sorvolando sull’inopportunità per cui un “giovane”, mentre si trova nel fiore degli anni (e nel suo massimo sforzo contributivo a livello fiscale, col quale il ‘Sistema’ finanzia se stesso), dovrebbe tenere meno alla propria vita di un 90enne non deambulante, sarà il caso di far gentilmente notare che, fino a prova contraria, è stato proprio un certo Draghi Mario ad introdurre l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari, e specificatamente proprio per gli psicologi, nel suo ultimo decreto legge promulgato giusto una settimana fa: il DL n.44 del 1 Aprile 2021.
Decreto prontamente recepito dall’Ordine professionale degli Psicologi, che così informava i propri iscritti:

Gentile ******

Ti scriviamo per informarti di alcune importanti novità normative sulle misure di contenimento dell’epidemia da COVID-19 e in materia di vaccinazioni.
Il Decreto-legge n. 44 del 1 aprile 2021 ha introdotto infatti l’obbligo per tutti i professionisti sanitari, tra cui anche gli Psicologi, di sottoporsi a vaccinazione ai fini dell’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative. Ai fini dell’insorgenza dell’obbligo, non rileva la modalità di esercizio della professione (rapporto di lavoro dipendente e/o libera professione).
La vaccinazione non è obbligatoria e può essere omessa o differita nei soli casi di accertati pericoli per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale.
Il Decreto-legge n. 44/2021 stabilisce anche una procedura uniforme a livello nazionale per vigilare sull’obbligo vaccinale, che coinvolge Ordini professionali, Regioni e ASL di competenza.
Nelle prossime ore, dando attuazione alle disposizioni normative contenute nel decreto, l’Ordine trasmetterà alle diverse Regioni italiane i dati anagrafici di tutti i suoi iscritti, a prescindere da una eventuale precedente adesione al piano vaccinale. Insieme alle informazioni anagrafiche, per facilitare le operazioni di contatto l’Ordine trasmetterà, ove disponibile, anche il domicilio digitale (Posta Elettronica Certificata) di ciascun professionista.
La trasmissione dei dati anagrafici rappresenta un passaggio propedeutico alla successiva verifica della condizione vaccinale del professionista da parte della Regione competente, che – accertata la mancata vaccinazione – si attiverà per consentire la rapida presa in carico.
La norma prevede che in caso di inosservanza dell’obbligo vaccinale da parte del professionista, la ASL determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2 e ne dà immediata comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine di appartenenza.
L’Ordine quindi comunica immediatamente ai non-vaccinati la sospensione “dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”, che mantiene efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021. 

È importante tuttavia precisare che non vi è alcun rischio imminente di sospensione per i non-vaccinati. Infatti, prima che la ASL adotti l’”atto di accertamento” che determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni che implicano contatti interpersonali, la stessa ASL deve invitare lo stesso professionista a sottoporsi a vaccinazione e chiaramente deve garantirgli la possibilità di accesso alla vaccinazione.
Ricordiamo inoltre come la campagna di vaccinazione avviata nelle scorse settimane stia proseguendo e pertanto, a prescindere dall’eventuale precedente adesione al piano vaccinale su base volontaria, i professionisti non ancora sottoposti a vaccinazione verranno comunque contattati dalle competenti autorità sanitarie.

Ora, a meno che non si tratti di un pesce di Aprile, di un caso di omonimia (Mario Draghi vs Draghi Mario), o di amnesia senile per dissociazione mentale, verrebbe da chiedersi se il Messia-Salvatore legga i decreti che lui stesso va emanando e firmando.
Fortuna che ci sono categorie ben più a rischio che vengono tempestivamente vaccinate con coscienza: tipo i “guardiaparco” che percorrono i boschi dell’Abruzzo, qualora si imbattano in qualche campeggiatore abusivo, infrattato tra orsi e fagiani. Ma anche la vaccinazione dell’intero corpo magistrati, prontamente estesa a tutti gli “operatori del comparto giustizia” (cancellieri, personale amministrativo, avvocati), visto l’alto rischio di contagio determinato dallo svolgimento di udienze in aule spesso anguste e prive di areazione, in edifici spesso vetusti e non adeguati ad assicurare il distanziamento minimo fra le persone idoneo a prevenire il contagio. Praticamente, il 90% dei luoghi di lavoro in Italia (e dei mezzi pubblici!).
Ovviamente, il problema sono le vaccinazioni degli operatori sanitari (con che coscienza, signora mia!) e dei famigerati psicologi 35enni. Per non parlare dei soliti giovani!
Se per l’appunto, non fossimo dinanzi al sacro cospetto del Messia-Salvatore, il Mosè venuto a trarre in salvo il popolo negletto nella terra incerta del vaccino promesso, verrebbe quasi da pensare di trovarsi davanti ad un coglione.

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Adventum Domini

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , on 20 marzo 2021 by Sendivogius

«Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: il vecchio è buono!»

(Vangelo di Luca 5,36-39)

In quei giorni, dopo la grande tribolazione, venne dalla BCE un Profeta per mostrarsi alle genti; quindi se ne andò sopra al colle del Quirinale a meditare. E seguendo il suo astro giunsero i magi, i due Mattei, l’Enrico II, l’Unto e bisunto dal cerone, insieme agli scribi ed ai farisei tutti, per adorarlo ed annunciare l’avvento del Messia venuto a mondare i peccati dei porci, laggiù raccolti attorno alla greppia del fondo perduto.
E allora le genti videro il Figlio dell’euro venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria e radunare tutti gli eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro del parlamento, che come nei giorni del diluvio mangiavano, bevevano, e si battevano il petto alla venuta di Mario, signore e salvatore. E ad ognuno di loro distribuiva monete d’oro, moltiplicando i bonus e i pegni.
C’è chi l’abbia visto camminare sulle acque, guarire gli ammalati e resuscitare i morti… sicuramente quelli tumulati nel cimitero di Montecitorio, rianimati alla loro garrula esistenza.
È Mario la toppa venuta a coprire le magagne di Giuseppi il peccatore, senza che ad un mese dall’annunciazione del messia salvatore, se ne noti minimamente la differenza, se non nel fatto che nel frattempo il buco s’è persino allargato, mentre già spuntano pendule le vergogne del nuovo corso…
Ma ovviamente questo non si può dire, giacché ben altri dubbi assillano gli agiografi convenuti in massa a stilare la vita illustrata del messia monetario, già in odore di santità per futuri autodafé.
È l’uomo che da “istituzione”, s’è fatto “culto” e “sacerdote” del culto medesimo. Di lui interessano soprattutto le cravatte, mentre si susseguono gli interrogativi (indosserà oppure no, la maglia della salute per resistere tanto bene al freddo), nell’ansia condivisa di conoscere la Verità sull’annosa questione…

“Draghi, il cui solo nome vale cento punti di spread. Perché c’ è sempre il guaio del debito pubblico, ma adesso anche il disastro Covid e il Recovery da pianificare. Draghi, che dove va, ogni occasione diventa più importante; Draghi ubiquo e multifunzionale, una quantità di lauree honoris causa, accademico pontificio, sintesi vivente di creatività italiana, rigore tedesco, understatement britannico; Draghi che Trump prima lo prese di petto, poi dovette fare marcia indietro, «ah, ci servirebbe un Draghi alla Federal Reserve!».
Draghi, che chi parla con lui prende a emanare una luce speciale. Vissuto come mito, a 360 gradi: viaggia in economy e in seconda ferroviaria, si nutre di barrette energetiche, non sente né caldo né freddo (il futuro suocero, temendo non potesse permetterselo, gli voleva comprare un cappotto), si organizza pure il sonno. Amen.”

 (La Repubblica, 31/01/21)

«Non sente freddo ed è puntuale, Draghi è l’opposto di Conte. Chi ha mai visto Mario Draghi indossare un cappotto? Il freddo non impaurisce il nuovo presidente del consiglio, come da antica tradizione: alla Banca d’Italia c’era chi lo aveva soprannominato “l’atermico”, per la sua capacità di resistere alle basse temperature senza indossare altro che una classica giacca, e privandosi pure di un maglione sopra la camicia. Molto meglio di “glaciale”.
È da sottolineare che l’arrivo di Draghi ha reso felice il Quirinale anche per l’attitudine svizzera dell’ex numero uno della Bce di arrivare puntualissimo, anzi in anticipo, agli appuntamenti.
Non si contavano più, sul colle presidenziale, le proteste per i continui ritardi di Giuseppe Conte, tanto che all’avvocato del popolo era stato appioppato un soprannome certo non elogiativo: “levantino”. Tra l’altro, si risparmierà molto grazie alla puntualità di Draghi e alla sua idiosincrasia per le riunioni notturne: niente più straordinari da pagare.»

 (Gianfranco Ferroni, su “Il Tempo” del 15/02/21)

Intanto vidima decreti in serie, con quella firma e quella “M” così inconfondibile ed accentuata, che è “segno di forza interiore ed intelligenza” (!), mentre i fiumi di saliva colano copiosi ad ungere le sacre terga del povero Messia del tutto involontario, vittima dello zelo di legioni di lacchè, quanto mai ansiosi di indossare la livrea…

«Nulla sembra eccedere sia negli atteggiamenti sia nella manifestazione delle personali doti politiche che lo hanno reso uomo della “polis” più che della casta. La praticità e la competenza acquisite sul campo, hanno formato una coscienza e una cultura che, congiunte all’essenzialità di un pensiero fatto di poche parole, ma di molti fatti, si colgono chiaramente sia nella scrittura che nella firma. Ciò è favorito anche da un carattere riservato ma non chiuso, per cui sa controllare e verificare tutto attorno a sé senza peccare di complessi di superiorità né d’inferiorità; risulta che egli, molto probabilmente, in età adolescenziale può aver sofferto di timidezza e d’insicurezze esistenziali. Ciò non gli ha però impedito una scalata prestigiosa e sempre in un ambito di correttezza.
Per Erich Fromm gli uomini politici sono tutti presi da forme narcisistiche più o meno forti. Ebbene in Draghi, proprio per l’essenzialità del carattere, espresso da una scrittura parca e priva di ogni sproporzione, ciò non sembra emergere, a vantaggio quindi di una progressiva crescita sociale e professionale che, pur gratificandolo, non lo ha spinto ad alcun eccesso. Il bagaglio energetico appare robusto e ben costruito per cui egli riesce a tollerare bene la fatica, anche in condizioni di stress, e ciò gli permette di sopportare una certa dose di frustrazioni. In definitiva, possiamo dire che, essendo la scrittura un mezzo di comunicazione, in Draghi mette in evidenza una personalità dotata di discrezione, di abilità mentali e di concretezza che gli evitano voli di Icaro e falsa umiltà.
[…] Ma sono soprattutto il discernimento, la riflessione e l’armonia interiore che fanno di lui un personaggio dotato di equilibrio anche a livello morale (vedi scrittura scorrevole e sobria).»

 (Evi Crotti, su “Il Giornale” del 06/02/21)

A cotanto è ridotta la stampa italiana nella sua inestirpabile vocazione adulatoria e cortigiana, anche se travisata da articoli salottieri pernsati per l’intrattenimento estatico.
In attesa del miracolo dell’Avvento prossimo venturo per grazia ricevuta, a 45 giorni dall’insediamento del ‘gabinetto’ (nel senso di WC proprio) di salvezza nazionale, è scomparso ogni riferimento al famigerato MES, che pure era stata causa indefettibile della caduta di Giuseppi. Se prima era indispensabile, ora non è più essenziale (Carlo Cottarelli),  giacché adesso è “Mario Draghi il nostro MES” (Davide Faraone), nella proteiforme strumentalizzazione di un premier che assume tutte le forme i suoi ” custodi” vogliano.
Dopo aver puntato tutto sul vaccino sbagliato, che manco viene fornito dopo essere stato pagato in anticipo, la campagna di immunizzazione continua a non decollare, direttamente ferma al palo per la sospensione delle somministrazioni e delle forniture di siero. Senza che alcuno se ne adonti più.
Continuano le serrate degli esercizi commerciali e della ristorazione, in attesa dei “ristori” e altre mancette, ma Capitan Sugna ha preso a grufolare altrove (delivery food?), rinunciando a pompare la protesta. Ora c’è Super-Mario, mica Giuseppi! E LVI è di nuovo al governo con tutti gli annessi e connessi.
Le scuole di ogni ordine e grado ovviamente restano chiuse fino a data da destinarsi. E quello non frega a nessuno.
Continua la distribuzione di massa di soldi e bonus ad libitum, molto meglio se dispensati alla cazzo di cane, senza uno straccio di progetto (o controllo), nella totale assenza di coperture a debito illimitato.
Ovviamente, è stata rinnovato la farsa tutta italiana dei Mississipi Navigators, senza colpo ferire.
Continua a non esserci un vero piano per il Recovery fund, inteso più che altro come un’immensa estensione della “legge mancia” in tempi di vacche magre, dove attingere denari a man bassa per i propri collegi elettorali ad uso clientele. Fondamentale è il nuovo stadio della Fiorentina Calcio.
Si aggiunge in compenso l’introduzione dell’immancabile condono fiscale per i soliti furbetti, con la cancellazione delle cartelle esattoriali inevase tra il 2000 ed il 2015: anni durante i quali la pandemia notoriamente infuriava in tutta la sua virulenza; nonché regalino simbolico, per coccolare i ladri tanto amati dall’ineffabile destra italiana, che sembra fare del malaffare la propria vocazione politica, quando non è troppo presa a rievocare i fasti littori.
In attesa di vedere cos’altro cuoce nel calderone del gran bollito con fritto misto, sarà meglio continuare un salutare digiuno, onde non incorrere in probabili intossicazioni.
Perché con simili ingredienti a disposizione, un cuoco non può far miracoli. Anche se si chiama Mario Draghi.

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