Archivio per Leopolda

Letture del tempo presente (II)

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , on 23 ottobre 2018 by Sendivogius

 Tra fondali di plastica, plagi cinematografici, trionfi vintage ed iconografie pop per nostalgici degli Anni’ 80, si consumano i rituali stanchi del renzismo declinante nell’allegro funerale della “Leopolda”: lo spettacolino provinciale, imbastito ad uso e consumo del fan-club degli ultimi irriducibili, adunati per appagare l’ego malato di un narcisista patologico che non riesce proprio ad andare oltre il suo recinto fiorentino elevato ad ombelico del mondo. E non si capisce bene se si ha a che fare con una terapia di gruppo o un training autogeno, nell’Adoremus collettivo del corpo sempre più abborracciato del tronfio fanfarone di Pontassieve, imprigionato tra le lamiere della sua macchina del tempo ferma alla vittoria delle elezioni europee del 2014 (le uniche che abbia mai vinto) e gli immancabili 80 euro. Una roba imbarazzante!
Ascoltare un Matteo Renzi che distribuisce patenti di cialtronismo, rischia di nobilitare anche il peggiore dei gaglioffo, tanto resta inarrivabile il modello originale, mentre va in onda il One Man Show di questa bulimica macchietta disperatamente alla ricerca della ribalta, in attesa che cali il sipario alla stregua di un pietoso sudario. Stessa spocchia, stessa strafottenza (e non se la può proprio permettere), stessa arroganza sconfinata di sempre, nella celebrazione di sé. Autocritica zero.
Poi dici che ci toccano un Matteo Salvini o un Luigi Di Maio, le due facce della stessa patacca.

«Purtroppo per lui, e forse anche per tutti noi, Matteo Renzi non sarà mai all’altezza del suo attuale modello politico, il gigante satrapo Mao. Tuttavia, per scoprire in che modo abbia scelto di procedere, almeno tatticamente, come quest’ultimo, basterà prestare attenzione al cartello-manifesto dell’imminente, sempre e solo sua, Leopolda 9 – “Ritorno al futuro”, dove l’icona è una dragster da pista di Indianapolis – sia pure in assenza di un probabile avvenire che possa narcisisticamente riguardarlo, cioè “Non è un appuntamento del PD”, testuale.
Traduzione da Bar “Twitter”: Ci conosciamo? Ognuno per la sua strada. Chi fa da sé fa per tre… Ora, siccome si tratta di una strada impervia, dove forse perfino le jeep del pensiero politologico faticherebbero ad avventurarsi, Renzi prende comunque le distanze dalla ditta iniziale, dai suoi stessi soci, proprio come avvenne in Cina da parte del Grande Timoniere con la “rivoluzione culturale”, quando, era il 1966, questi espressamente chiese alle “sue” giovani guardie rosse di “Bombardare il quartier generale!”. Fuor di metafora, Renzi ignora così di aver ulteriori passi da condividere con gli (ex?) amici di strada, comprese le controfigure e i segnaposto ufficiali e non cui lo associamo, li abbandona, e marca plasticamente la propria distanza perfino dal “Nazareno”, in una sorta di piccato e pizzuto “Non ho il piacere”. Un grado zero del linguaggio politico che non stupisce, soprattutto conoscendo l’attitudine dell’uomo alla semplificazione pop, così come potrebbe intenderla più Bonolis che Warhol.
Va da sé che si tratta di una pura tecnica di sopravvivenza, non priva d’azzardo, forse perfino ignara dello spirito del tempo che soffia in tutt’altra direzione politica e perfino culturale, se è vero che nella propaganda sovranista Renzi è descritto come caricatura ben più d’altri.
Assodato ancora che Renzi non voglia concedere alla platea fiorentina, sebbene amicale, spunti d’analisi che spieghino come, perdonate la parafrasi brechtiana, le fatiche dei monti sono dietro di lui, davanti a lui ora le fatiche delle pianure, questa sua scelta di proterva reticenza pesa molto più del cartello che Pasolini mette in apertura di “Uccellacci e uccellini”, film sulla crisi della sinistra di cinquant’anni fa, dove il responso sul futuro veniva chiesto proprio a Mao Tse-tung: “Dove va l’umanità? Boh?”.
Cosa poi lo stratega intenda per “daremo spazio agli interventi del popolo della Leopolda”(sic) aggiunge inquietudine a propaganda.
Da Herzen a Peron, da Achille Lauro a, va da sé, ancora Mao con il suo in-hoc-signo-vinces “Servire il popolo”, questa renziana, ennesima declinazione sempre più fantasmatica e arbitraria di un articolo socio-antropologico e perfino ludico della merceologia elettoralistica mette un po’ i brividi. Soprattutto se sembra ormai aggiudicata da altri, non necessariamente più meritevoli di Matteo, intendiamoci, certamente però meno usurati da un’esperienza di governo percepita come fallimentare se non (e qui si aggiunge anche Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello) “affamatrice”. Un destino politico che lo ha segnato pure come prodotto “antipatizzante”, destini inaccettabili in ogni storia di marketing.
L’ulteriore precisazione da parte del padrone di casa quasi a conferma del nulla spettacolare che “Leopolda 9” rischia d’essere, riguarda i contributi attesi: “Cinque minuti e torna il gong per chi la fa troppo lunga” (sic).
E ora, di fronte a questa minaccia, chi ha memoria dei protomartiri del renzismo, sia pure sotto altri panneggi ministeriali, deve rammentare la fucina-bacillario cerimoniale del renzismo stesso, quel “VeDrò” di Enrico Letta dove, in un ex opificio a ridosso del lago di Garda, or sono quasi dieci anni, avviene il collaudo di una “nuova” giovane classe dirigente destinata a cancellare ogni traccia post-comunista dai Ds già PD, cioè nulla che potesse ancora far riverberare i catarifrangenti della sinistra, così in nome di una categoria easy della duttilità politica già chiamata consociazione, magari legittimata da sponsor forti, il cui frutto politico più paradigmatico, non è una battuta, risiede nelle nozze tra la forzista Nunzia De Girolamo e il dem Francesco Boccia. Perfino a discapito del gabbato Enrico Letta, molti soggetti di quella storia lacustre figureranno poi, tra un “ciaone” e l’altro, tra i quadri del renzismo giunto nei ministeri e forse anche nelle società partecipate.
Ciò non toglie che, in assenza delle anime belle già veltroniane, lo scrittore Baricco o lo psicanalista per ceti medi riflessivi Massimo Recalcati, nel privé della Leopolda 9 possano esserci figure benemerite dell’attualità come Roberto Burioni, il medico che ha rispedito ai mittenti “similabili” la subcultura novax. Burioni sarà lì, appunto, tweet vivente, finalmente in carne, ossa e camice bianco. Non basterà però a definire una carta d’intenti che, fra poco altro, guarda a Macron, il presidente che finora ha avuto il merito di ridare forza all’opposizione sociale nell’Esagono, con lui la Cgt, il Pcf, l’insieme di “La France Insoumise” di Jean-Luc Mélenchon e perfino i trotskisti del Npa sono nuovamente in piazza, tra Gare de L’Est e Bastille e in molte altre città, in difesa dei diritti sociali, scuola e sanità.
Precisare infine che “alla Leopolda il tema del congresso del PD non sarà neanche toccato” perché “si parla di politica, non di un singolo partito”, oltre a essere rivelatorio dell’intenzione maoista che già riferivamo, per non dire di un’idea acefala del pensiero stesso, dove oltre a dissociarsi dai propri amici di strada, non è affatto chiaro dove e a cosa possa approdare il pervicace narcisismo di Renzi, chiarito che non c’è altro da rilevare oltre questo diktat.
Se mai avessimo bisogno di una metafora ulteriore per stigmatizzare questa sua festa tutta personale, basterebbe fare caso a un’avvertenza del sito ufficiale della manifestazione rivolta agli ospiti: “I bagagli: non portateli alla Leopolda”. Come dire, qui le idee sono un ingombro, anche le più idonee a negare il sentore stesso di sinistra, e dunque, anche il convitato-segretario di pietra Marco Minniti, nell’ex stazione dalla quale è stato cancellato ogni segno del tempo della “canaglia pezzente” del Metello di Vasco Pratolini, e forse perfino della rivolta dei preti “ribelli” della Comunità dell’Isolotto, giusto per restare nella storia delle lotte “civili” di Firenze, va immaginato dentro la sua confezione, come un Big Jim, modello poliziotto, in attesa ancora d’essere acquistato e liberato dal blister

Una Leopolda maoista
di Fulvio Abbate
(19/10/2018)

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FUORI I SECONDI!

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , on 7 novembre 2016 by Sendivogius

simpson

Di solito non ci occupiamo delle miserie del partito bestemmia. E, se in caso, lo facciamo sempre con molta riluttanza, come si conviene per motivi di profilassi, quando si maneggiano scorie altamente tossiche. Tuttavia, esistono momenti infami nei quali davvero lo squallore sembra tracimare ben oltre i confini dell’ordinario disgusto, per assurgere a metafora dello schifo assoluto.
Riforma Costituzionale Renzi - by Edo BaraldiAssistere allo spettacolo immondo di un grufolante energumeno dall’aspetto porcino, che si agita tutto sudaticcio a maniche di camicia, con la claque a comando tra fondali di cartapesta, in una specie di catacomba popolata da casi umani, ed il cui senso sfugge ai più, di per sé costituisce già qualcosa di molto disturbante. Ma il ‘renzismo’ di loggia e di lobby al governo ci aveva già abituato a questo e ben altro…
Renzi e VerdiniC’è qualcosa di davvero repellente in questa parodia peronista calata a Roma coi suoi amichetti brutti della parrocchietta, che ha usato il principale partito della fu “sinistra” italiana per FORZA ITALIAricostituire la peggior Democrazia Cristiana. col supporto vincolante dei voti della destra. Ancor più ributtante è osservare quell’ossequiente codazzo di vecchi compagni di merende, assurti a lacché di corte e che ne magnificano ogni passo, pronti come sono a prostituirsi per una sedia in galleria, dopo aver venduto l’anima e soprattutto il culo a questo insulso portaborse di provincia.

serracchiani-anti-renzi

È l’avanzo di nuovo, che altro non ha mai fatto altro nella vita se non il “politico” di professione e per vocazione, prima di reinventarsi “rottamatore”. Ronald Reagan era ancora presidente degli USA, il Muro di Berlino non era ancora stato abbattuto, il putto portava ancora i calzoncini corti e già leccava il culo a tempo pieno ad una dirigenza decrepita in un partito eternamente al governo, tanto da diventare il simbolo stesso dell’immanenza di un potere che poi sarebbe imploso con le ruberie di tangentopoli e l’onda d’urto delle bombe mafiose del 1992.
È l’ex chierichetto furbo che prima ha scalato i vertici del partito con un’opa ostile, e poi se ne è fatto proclamare segretario, dopo aver fatto cambiare le regole dello statuto che ne impedivano la nomina e che, adesso che comanda lui, invoca lealtà (o meglio, sottomissione e cieca ubbidienza) a quella stessa ex dirigenza che ha ingannato e tradito in ogni modo possibile, quando sbavava e scalciava per ascendere al potere assoluto.
Renzi con Buttiglione e Andreotti - Il nuovo che avanzaE’ semplicemente surreale osservare questa pantomima di premier descamisado, trincerato nei recinti democristiani di quella fossa biologica per la raccolta liquami che chiamano Leopolda, mentre da segretario di partito e premier di governo presiede la riunione della sua corrente personale consacrata al culto della personalità, in una sovraesposizione mediatica senza precedenti che rasenta il patologico.
renzi-ovunqueE lì celebrare se stesso, che altro non ha da offrire al di fuori delle sue smorfie da bugiardo compulsivo e del suo ottimismo da venditore di pentole usate; isolato dal resto del mondo in una specie di Firenze blindata, mentre all’esterno del suo bunker infuria la rivolta sociale. È eccezionale osservare un segretario e premier che da abusivo invoca l’espulsione della sinistra del partito, dopo aver occupato la dimora altrui.
dichiarazione-renziE si consideri che non ha ancora ottenuto i pieni poteri che la nuova costituzione ed una legge elettorale scritta su misura gli garantirebbero in caso di vittoria al plebiscito referendario che si è ritagliato su misura, con tanto di scheda falsa. Si pensi cosa sarà capace di fare dopo…
E si ricordi che si è ancora in tempo per fermarlo! ORA.

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Adeste Fideles

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , on 4 novembre 2014 by Sendivogius

LeonardoDiCaprio-DjangoUnchained

Farò dimagrire i politici
(Matteo Renzi)

Anno 2006. Matteo Renzi presenta il suo primo best-seller E se lo dice uno che vive di “politica” da quando aveva 15 anni (all’epoca il suo mito rivoluzionario era Benigno Zaccagnini, ex segretario DC!) e che certamente magro non è, ci si può fidare!
Abituati come eravamo agli show del “Presidente Operaio”, paragonato al puffo incipriato con elmetto calcato sulla pelata incatramata, quello che raccontava barzellette zozze alla folla ridente New Town L'Aquila - vista panoramica su balconee trotterellava a inaugurare new towns in cartapesta, già pronte a crollare dopo il primo inverno, questa attuale replica digitalizzata di Fanfani riscaldato in brodo doroteo assomiglia più che altro ad una spalla comica, subentrata per passaggio di consegne e di ruoli al Grande Mattatore, dopo il ritiro di quest’ultimo dalle scene.
Presidente operaioAgenda politica, frequentazioni, elettorato di riferimento, ‘cultura’ (nel senso di nessuna), faciloneria fanfarona unita al livello di minchioneria applicato… sono praticamente gli stessi, rigenerati per processo di partenogenesi. Tuttavia, rispetto all’Ulisse di Arcore, il Telemaco dai molti padri può contare su una fetta consistente degli attartufati elettori del partito bestemmia, finalmente conquistati dalle lucine pirotecniche del decisionismo di ducetti da operetta; o mestamente rassegnati per il bene della “Ditta”, nonostante questa sia prossima alla demolizione previo riciclaggio rottami.
Andreotti e RenziE se il papi della patria amava intrattenere gli operai dei cantieri con raffinati apologhi sulle grazie di una Rosy Bindi, il figlioccio adottivo i lavoratori non li incontra proprio, tanto sono alieni alla sua narrazione futurista ed intrisa di retorica giovanilistica fine a se stessa. Nessun altro valore aggiunto se non l’età. Le battutacce sulla Bindi sono invece una costante che accomuna papi e figlio, giusto per non distinguersi dal modello originale.
sexy-construction-worker-ladder  Operai, disoccupati, atipici, cassaintegrati, parasubordinati… rimangono rigorosamente circoscritti sullo sfondo. Non sono fotogenici. Hanno un valore d’uso limitato. E soprattutto non staccano assegni a cinque zeri, per finanziare l’adorazione pubblica del Bambino Matteo.
matteo-renzi-scout-1D’altronde, è un fatto che l’intraprendente Principino, tra una convention ed una kermesse, non trovi mai il tempo di incontrare i lavoratori delle realtà in crisi. Di certo non si è visto alle acciaierie di Terni; meno che mai all’Ilva di Taranto; alla Luxottica; alla Alcoa; alla Omsa di Faenza…
Perché se il cuore del premier “è con loro”, l’anima, la faccia e il culo (non di rado indistinguibili), e le tasche, stanno sempre schierate da una parte sola: finanza, grandi gruppi di interesse, confindustria, e ovunque batta il cuore pulsante del potere in ogni sua forma. Più ci si ritrova destra e meglio è.
construction-workers-react-to-wrecking-ballPertanto, vanno tenuti separati a distanza di sicurezza dalla platea del Capo, in regime di profilassi, e controllati a vista da reparti della polizia in tenuta anti-sommossa. All’occorrenza vanno razzolati, con moderazione, giacché un manganello sa essere molto più convincente della fuffa di governo e ben più tangibile di 80 euro ascritti su una busta paga che non c’è più. Sottratti provvisoriamente dal recinto in cui sono confinati, al massimo possono essere selezionati come esemplari da esposizione, per l’albo delle figurine della Leopolda come nel caso di Marta, 28 anni, precaria e incinta. 16 anni incintaInvenzione di marketing politico che a suo modo costituisce il tipico esempio di sfruttamento commerciale del corpo e del ruolo delle donne, su cui il piccolo principe fiorentino è maestro indiscusso, nella manipolazione strumentale di una condizione diffusa tramite l’invenzione di un ologramma pubblicitario: la fantomatica Marta.
Non serve l’approccio diretto al problema dei senza lavoro e dei senza diritti, basta la sua rappresentazione virtuale, attraverso l’utilizzo di archetipi narrativi a valenza simbolico. È un trucco vecchio quanto le tecniche di comunicazione: come sa bene anche l’ultimo dei ‘creativi’, un prodotto si vende meglio, se pubblicizzato da famiglie fintissime che però sembrano vere.
Di pacco, paccotto e contropacco, succede così che il segretario, e padroncino, di un partito che (bontà sua!) si definisce di “centrosinistra”, nella prassi, si incontri unicamente con gli “imprenditori” e le loro rappresentanze di categoria, in fabbriche e aziende preventivamente svuotate da coloro che ci lavorano. Sono abboccamenti privati, roba loro, col premier mai eletto chiuso in splendido isolamento con la razza padrona, che finanzia le sorti e l’ascesa del miglior utile idiota, attualmente disponibile sulla piazza della rottamazione ad oltranza dei diritti, e giunto a prendere ordini direttamente dai suoi sponsor di governo.
Matteo Renzi con la sua tipica espressione intelligenteCerto non saranno i professionisti della tartina, ma si trattano comunque benissimo né si fanno mancare alcunché.
In una situazione surreale, lo stesso padronato confindustriale che vorrebbe cancellare le feste laiche della Repubblica, eliminare i minuti della pausa di lavoro, e vietare i bisogni fisiologici, per incrementare la “produttività”, arriva a chiudere gli impianti mettendo tutti i dipendenti in ferie forzate, per accogliere al meglio il proprio figliol prodigo. Per il premier che vuole aprire le fabbriche contro chi minaccia di occuparle, una riunione privata tra amici: i Padroni dentro, la Polizia intorno, e chi lavora fuori dai cancelli.
La chiamano “modernità”..!

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(68) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , on 1 novembre 2014 by Sendivogius

Classifica OTTOBRE 2014”

A.C.A.B  Esiste un Paese, bello e terribile, dove i capi di governo sono sempre troppo impegnati a fotografare le loro porcine facce di tolla, serializzate in autoscatti compulsivi, per occuparsi di altro che non sia la propria immagine riflessa. I ministri compongono pensierini elementari a caratteri limitati, per poter condensare le amenità di menti vuote nel trillo di un cinguettio.
Gangsters, padrini e papi, vengono candidati in parlamento e, all’occorrenza, sono eletti senatori. Se decadono per indegnità morale, al limite si fa loro riscrivere la Costituzione della Repubblica per interposta persona, mentre detenuti comuni vengono suicidati nelle loro celle in attesa di giudizio ed uno Stefano Cucchi muore di freddo, accudito al caldo di una confortevole infermeria. Lo stabilisce un tribunale, ma il problema su come il ‘detenuto’ Cucchi sia morto rimane: chi è Stato? Un Paese dove “se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze” (!). È la promessa, e la minaccia, del Sindacato Autonomo di Polizia che con la Sturm-Abteilung Polizei di Hitler non condivide solo le iniziali della sigla.
C’è un Paese, schifoso ed infame, dove troppi si nascondono dietro ad un distintivo, scambiando autorità per impunità, al servizio di uno Stato servile coi potenti e spietato coi deboli. Un Paese fascista e miserabile, dove squadristi in divisa massacrano a manganellate coloro che difendono il proprio posto di lavoro, reclamando rispetto e dignità. Ma il ministro degli Interni assicura che per questo non verranno denunciati (gli operai, mica i celerini che li bastonano a sangue).
È il Paese, demenziale e cretino, dove il principale partito di opposizione si occupa di scie chimiche e cospirazioni rettiliane.
Tutte insieme costituiscono le visioni diafane che si muovono all’ombra del mondo virtuale del Cazzaro 2.0…

“Sotto il Cazzaro niente”
di Alessandra Daniele
(19/10/2014)

Bullshit_Detector«Fango. Macerie. Gente incazzata. Genova in questi giorni non è certo il genere di scenario nel quale a Renzi piaccia essere fotografato. Perciò se n’è tenuto alla larga il più possibile.
Il neopremier ha bisogno di fondali glamour, luccicanti, patinati, da spot. Eleganti vertici internazionali fra stucchi dorati e bandiere multicolori. Bagni di folla festante in assolate piazze turistiche. Talk show USA. Varietà Mediaset.
Matteo Renzi è solo immagine, un’immagine talmente vuota da prendere il colore dello sfondo sul quale viene proiettata. Come la cravatta di Felice Caccamo. Anche tutta la sua presunta personalità è un’illusione ottica, una ribollita di caratteristiche altrui: la fuffa di Veltroni, l’arroganza di Craxi, la doppiezza di D’Alema, la megalomania truffaldina di Berlusconi.
Il presunto uomo nuovo, ultima risorsa della classe dirigente italiana, è in realtà un pupazzo fatto coi calzini vecchi dei suoi peggiori predecessori. Riverniciato da conduttore Mediaset, e caricato a slogan.
“Il lavoro non è un diritto, è un dovere” ha detto commentando il Jobs Act, come al solito in maniche di camicia da figlio di papà sempre in vacanza. Sarà la magistratura a stabilire se il padre di Renzi sia davvero colpevole di bancarotta fraudolenta, sul piano della politica invece la bancarotta fraudoferma del figlio è ormai evidente: dietro la cortina di retorica decisionista, sotto lo zang tumb tumb retrofuturista della velocità simulata, questo parlamento, questo governo sono in realtà i più inutili e improduttivi della storia della repubblica.
L’elezione dei giudici della Consulta è al ventesimo tentativo fallito. Tutti i candidati sono stati bruciati, ormai si vota per spregio, Pietro Grasso come Peppa Pig.
E il fatto che siano irrealizzate e perlopiù irrealizzabili è la cosa migliore che si possa dire delle annunciate Riforme Strutturali.
Anche il famigerato Jobs Act finora non è che una delega in bianco. Un assegno a vuoto, come la cazzata della settimana: il promesso taglio delle tasse che dovrebbe favorire le imprese a spese delle regioni, in particolare della sanità, e che finirà per produrre l’ennesima raffica di rincari, sempre che non venga bocciato dai nostri tutori europei, che hanno ancora l’ultima parola sull’argomento, esattamente come per i precedenti governi Monti e Letta.
La cazzata della settimana prossima è il reboot del berlusconiano Bonus Bebè.
Se non altro i tagli alla sanità sarebbero una risposta ottimistica all’allarme Ebola.
In effetti non è tanto dell’eventuale pandemia di Ebola che dovremmo preoccuparci, quanto dell’evidente epidemia d’encefalite spongiforme già in corso in Italia. L’unica cosa in grado di spiegare perché apparentemente così tanti italiani credano ancora alle cazzate di Renzi

  Hit Parade del mese:

01 - Coglione del mese01. RENOVATIO

[27 Ott.] «Sapete perché io non vi rispondo? Non perché non voglio rispondere alle vostre domande, si risponde a tutto. Ma perché secondo me questo non è un giornalismo di rinnovamento.»
(Marianna Madia, Nostra Madonna del Rinnovamento)

02 - Paguro ligure02. LA MAFIA BUONA (CERTIFICATA 5 STELLE)

[26 Ott.] «La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale. Non metteva bombe nei musei, non uccideva i bambini nell’acido.»
  (Beppe Grillo, il Padrino del MoVimento)

LORENZO CROCE03. LE FAVOLE DELL’AIDAA

[28 Ott.] «Chiediamo a tutti i genitori di non leggere più ai propri figli la fiaba di cappuccetto rosso, alle biblioteche di ritirarla dagli scaffali ed alle case editrici di smettere di pubblicare quell’orribile inno all’odio contro gli animali e a favore dei cacciatori assassini di animali.»
  (Lorenzo Croce, l’Animalaro)

Presidente operaio04. CAPOLINEA ALLA LEOPOLDA (I)

[25 Ott.] «Dalla Leopolda l’Italia che lavora»
  (Matteo Renzi, il Premier operaio)

renzi04.bis CAPOLINEA ALLA LEOPOLDA (II): Libertà a posti prenotati

[25 Ott.] «Questo è uno spazio di libertà non un partito»
  (Matteo Renzi, Segretario di partito)

ADESSO04.ter CAPOLINEA ALLA LEOPOLDA (III): Padroni per caso

[25 Ott.] «Se siamo al governo non è per occupare una sedia o scaldare il posto e consolidare noi stessi»
  (Matteo Renzi, il Disinteressato)

matteo-renzi04.quater CAPOLINEA ALLA LEOPOLDA (IV): grandi battaglie

[25 Ott.] «Siamo ai primi posti di Trending Topics con l’hashtag #Leopolda5, dobbiamo battere Matteo Salvini. Chiedo a tutti uno sforzo: diamoci sotto con gli hashtag!»
  (Matteo Renzi, Twittatore professionista)

nicodemo04.quinter CAPOLINEA ALLA LEOPOLDA (V): Giochi spastici per bambini…

[27 Ott.] «Una delle cose più divertenti della Leopolda è incontrare delle persone e salutarle così: ‘Oh, sei tu la fotina su Twitter!»
  (Francesco Nicodemo, più cresce e più diventa scemo)

faccia da cazzo05. I CAIMANI DELLE CAYMAN

[26 Ott.] «Chi per qualsiasi motivo non riesce a pagare il mutuo, perché gli è andata male… gli italiani son furbi, in tre anni ti organizzi… alla peggio vai da un amico… cioè, no? La famiglia»
  (Davide Serra, il Compagno)

angelino06. IL LICENZIAMENTO VI RENDERÀ LIBERI

[25 Ott.] «La CGIL difende il passato, mentre noi vogliamo costruire il futuro per i nostri ragazzi e tutti quei giovani che non ne hanno uno»
  (Angelino Alfano, il Kazako)

Bepp-Hur detto Er Biga07. GEOMETRIE VARIABILI

[11 Ott.] « Oltre 100 mila persone si sono raccolte nell’area davanti al palco centrale ma, calcolando il flusso nell’intera giornata possiamo dire che si sono registrate in totale 500 mila presenze»
  (Beppe Grillo, la Star)

KKK wants you08. NAZISTI DELLA PADANIA

[21 Ott.] «Chi è bianco deve stare coi bianchi, chi è nero con i neri. Mi sembra doveroso. Le razze sono state fatte dal buon Dio. Il meticciato è una puttanata. Non bisogna infrangere quello che ha fatto il Padreterno. La razza umana serve per distinguerla dalle bestie»
  (Mario Borghezio, la Bestia)

images09. POMODORI FRITTI ALLA FERMATA DEL TRENO

[23 Ott.] «Lager in Corea del Nord? Tutte cazzate. Si sono sbagliati, ci sono un sacco di terre di pomodori e frutta tutti coperti. Si sono confusi con le serre, e dall’alto hanno pensato fossero lager. Io in Corea ci sono stato sette volte, l’ho girata da Nord a sud e non ho mai visto un lager. I campi di rieducazione? Questo può essere, mi sembra anche giusto. Se uno fa qualcosa ha la possibilità di lavorare e produrre per il paese. Ci vorrebbero anche in Italia»
  (Antonio Razzi, il Coreano)

Mila10. MITI FORMATIVI

[08 Ott.] «Dal Mila e Shiro in giù, la nostra generazione è cresciuta con i sogni della pallavolo»
  (Matteo Renzi, l’Otaku)

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Hic sunt leopoldi

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 28 ottobre 2014 by Sendivogius

ZEE Cast by Alexiuss - Longing

«Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità, ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro

 Umberto Eco
“Costruire il nemico”
(15/05/2008)

Giulio Andreotti Il Divo Giulio, che della materia se ne intendeva, era solito dire il potere logora chi non ce l’ha. E possiamo soltanto immaginare i tormenti del Giovane Renzi, fintanto che non ha potuto ottenere l’agognato giocattolo e ritagliarsi un corona di carta stagnola.
RenzusconiArrogante, indisponente, sferzante.. il Bambino Matteo mostra finalmente il suo vero volto, senza più finzioni. Adesso che ha ultimato la muta e raggiunto la maggior età, manovra saldamente il bastone del potere, rivelandosi per ciò che in fondo è sempre stato… Un capriccioso caudillo peronista col gusto del comando e ambizioni sconfinate, che per puntellare un potere personalistico quanto mai precario ha bisogno di inventare ogni giorno dei nemici, contro i quali convogliare le proprie inadeguatezze. E pazienza se li sceglie tutti a “sinistra”, con alleanze spostate interamente a “destra”, mostrando un furore ideologico che va ben oltre la Thatcher, ed esibendo un disprezzo sconosciuto persino all’Amicone di Arcore nei suoi tempi migliori.
Gianni e Pinotto (EDOARDO BARALDI)Per intenderci, è quello che, ad eccezione del padronato di Confindustria con cui la sintonia invece è totale, non tratta con le parti sociali (che al massimo possono essere convocate per prendere ordini dai suoi tirapiedi senza delega), perché prima devono farsi eleggere in parlamento. Esattamente come ha fatto Matteo Renzi e la sua cricca di speculatori.
E questo perché le leggi si fanno in parlamento, non nei tavoli per le trattative.
Peccato che poi, ridotto il Senato ad un simulacro di non eletti, il Parlamento rimanga più che altro aperto pro forma, dal momento che al suo interno tra voti di fiducia, deleghe in bianco al governo, e contingentamento dei tempi di discussione in aula tramite l’abuso della “ghigliottina” (più pratico mettere bavagli che tagliar teste), ormai non si parla né si discute più di nulla. In compenso, si ubbidisce a tutto ciò che un Presidente del Consiglio, rigorosamente non eletto, impone in ‘agenda’ (la sua), ricorrendo ai servigi di una corte di nominati in null’altro scelti se non per fedeltà e dipendenza diretta con le sorti del Capo, a cui sono indissolubilmente legati.
Alla “Leopolda”, più che una stella è nato un ducetto. Di quelli piccoli piccoli, come i borghesi dei quali si circonda, per puntellare il culto della sua egocrazia personalistica.
The-Walking-Dead-Companion-TV-Show-Series-AnnouncedEd è morto un partito, imbarazzante come le sue iniziali in richiamo della bestemmia che è stato, per lasciare il posto al “partito della nazione”, a vocazione più egemonica che maggioritaria; coi suoi ras e le sue squadre di chierichetti d’assalto, transumati dalle stalle della provincia fiorentina alla greppia del potere romano, confermando un vecchio aforisma:

“Nessun partito politico è di sinistra dopo che ha assunto il potere.”
Guido Morselli
“Diario”
Adelphi (1988)

In quanto ai partiti della nazione, che nei casi più deleteri hanno l’inclinazione a degenerare in “partiti unici”, i precedenti non mancano e non sono dei migliori…
BalillaSinceramente non se ne sentiva la mancanza. Ma agli italiani piacciono. Che si tratti di una camicia nera, un distintivo cloisonne appuntato sul bavero, un tavolo prenotato negli scantinati della stazione di Firenze… li fa sentire importanti, alimenta in loro la presunzione di appartenere alla “razza padrona”. O quantomeno dona l’illusione di farsela amica, che poi sistemiamo tutto la famiglia!
Non esiste corte senza servi, né padrone senza cortigiani. E il machiavellismo del piccolo principe fiornentino non fa eccezione.
Il partito della nazione vive di assoluti e aspira alla totalità. Di riflesso, non ama la diversità; semmai la tollera, fintanto che è funzionale a mantenere l’illusione della pluralità al suo interno, purché le voci critiche siano anche impotenti e pronte ad allinearsi all’occorrenza.
I corpi sociali e le rappresentanze intermedie sono superflue. Se indipendenti, costituiscono un problema. E vengono vissute come un inutile impaccio, quando non speculari alla rappresentazione del potere ed alla costruzione del consenso nel e per il “partito” che si è fatto “nazione”; o meglio: a puntello del comitato d’affari che ne dirige il corso.
A maggior ragione, per tastare il polso della nazione basta un Capo, meglio se carismatico, che come gli antichi re taumaturghi instaura un rapporto diretto coi suoi sudditi, tramite il tocco salvifico della sua autorità.
renzi-berlusconi - opera di EDOARDO BARALDIOvviamente tutto il suo potere discende dal “popolo”, che non potendo essere consultato nella sua interezza può esprimersi solo attraverso il lavacro catartico delle elezioni, strutturate alla stregua di un plebiscito. Le votazioni sono concepite come ordalia elettorale a giustificazione trascendente di un esercizio personalizzato del potere, sempre più svincolato rispetto al primato della legge, o alla stessa architettura costituzionale da distruggere tassello dopo tassello con furia iconoclasta.
art 138In assenza di un consenso totale, ci si accontenta della maggioranza relativa, mistificata in investitura assoluta: 11 milioni di voti alle elezioni europee (Water Veltroni ne prese 13 milioni alle “politiche”. E perse), su una nazione di 60 milioni di abitanti, possono bastare.
In fondo, si tratta di un passaggio di consegne: la “sovranità del popolo” viene ceduta per delega (basta una crocetta su una scheda) a legittimazione di un potere esclusivo, accentrato nelle mani del nuovo sovrano, che lo esercita nelle forme che ritiene opportune, in deroga alle norme stesse e nella pretesa delle sue prerogative regali.
Spacciata per modernità al passo coi tempi di un mondo globalizzato, è in realtà una formula di potere antichissima; nelle sue varianti la si è chiamata oclocrazia, cesarismo (la definizione più appropriata), bonapartismo… ma tutte discendono da una medesima matrice: il feudalesimo.
Lo si può digitalizzare strusciando le dita unte sul display di un i-phone, cinguettando banalità via twitter e aggiornando il profilo facebook con la velocità di una connessione wi-fi, ma il risultato non cambia.
SELFIE-MAN (1)Col superamento dello “spirito delle leggi”, viene meno la divisione dei poteri e dunque dello “stato di diritto”. Semplicemente ci troviamo di fronte ad ‘altro’. Ma in fondo parliamo di Montesquieu: uno che per scrivere usava una piuma d’oca, attingendo l’inchiostro da un calamaio, facendosi luce con una candela di sego. E se si doveva fare un selfie, al massimo chiamava un ritrattista specializzato in bozzetti a carboncino su foglio di pergamena!
Altro che gettone telefonico e rullini fotografici!!

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Democristiani 2.0

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 26 ottobre 2014 by Sendivogius

Partito Democratico CristianoAl netto di battutacce da trivio e risposte scontate… dove va la “nuova sinistra” del premier più figo che ci sia?!?
SELFIE-MAN (3)Mentre a Roma sfilava un milione di persone sotto le bandiere rosse della CGIL, un migliaio di sottopanza del boss e aspiranti tali si davanoOLYMPUS DIGITAL CAMERA appuntamento in un vecchio capannone abbandonato, di quelli adibiti a deposito per rottami post-industriali, per celebrare i fasti ed i trionfi del renzismo più garrulante che trionfante, tra slides e masturbazioni collettive, ansimando 41% e aaancoraaah 80 eurooh!!!
Finalmente, un ventata di aria nuova!
Renzi il FichissimoNon più gli stanchi rituale di una “sinistra” antica: la dignità del lavoro; la difesa dei diritti; l’estensione delle tutele; gli operai (in mobilità); i precari ed i parasubordinati; i pensionati, che con la loro pensione mantengono IL MOSTRO ROSSOfigli e nipoti disoccupati; e poi c’è il sindacato… Per non parlare di tutti quei pallosissimi fossili improduttivi di una società triste, che una certa Sinistra si ostina a voler difendere e rappresentare alla luce del giorno, mostrando quelli che un tempo si sarebbero chiamati i più deboli.
Che roba, Contessa! Che noia, signora mia!
Vuoi mettere i salottini patinati di una Barbara D’Urso, in equilibrio coi trampoli ai piedi?
La DifferenzaO le conventicole raccolte al chiuso di un garage, trasformato in una sorta di sala bingo, coi tavolini numerati, ad appiccicare post-it su una lavagna e stilare pensierini minimalisti su come fabbricare l’acqua calda.
Shunya Yamashita (detail) Va in onda la Leopolda.5: il raduno delle cheerleaders adunate alla convention del Capo, per il nuovo lancio promozionale degli annunci, nella campagna di televendite al netto della fuffa smerciata finora.
Soprattutto, la Leopolda segna la schiusa completa per gli ambiziosi pulcini dell’ultima covata democristiana, rimasta in caldo nella pancia del partito bestemmia, dopo la lunga incubazione dalle parti della “Margherita”, per una rinascita finalmente completa della Democrazia Cristiana, nella sua variante peggiore: quella demagogica e populista di Fanfani, in aggiunta all’apparato affaristico-industriale dei dorotei, col suo potere sotterraneo fatto di relazioni e lottizzazioni. Il puzzo di sagrestia è lo stesso, ma con quel pizzico in più di berlusconismo, che ancora mancava ad insaporire l’immondo pastone.
heikkileis_mould11Ma la Leopolda, creatura personalistica del Bambino Matteo per l’epifania di se medesimo, costituisce anche la passerella d’onore dei fighetti rampanti, approdati alla corte del piccolo principe fiorentino. Ovviamente, all’appello non mancano mai i ruffiani compiacenti: fiutano l’odore del potere, come le mosche quello della merda. E ci vivono appiccati addosso, tanto non ne possono fare a meno.
Proprio come vuole l’antica concordia ordinum nell’applicazione di 02 - Charles_Mansondemocristiana memoria, la Leopolda è occasione di incontro e negazione: Lavoratori e Padroni insieme, come una Grande Famiglia (Manson). Perché siamo tutti sulla stessa barca: nel senso che la maggioranza dell’equipaggio rema, fermo al suo posto e legato alla panca del vogatore, come nelle galee di una volta, mentre pochissimi impartiscono gli ordini, all’occorrenza usano la frusta per farsi ubbidire, e se ne stanno comodamente nella cabina di poppa. Se la nave affonda, hanno sempre la scialuppa pronta per sé, mentre tutti gli altri vengono lasciati ad affogare.
Siamo tutti sulla stessa barca (Liberthalia'13)Ad aprire la sfilata dei ricchi e schifosi, si segnala in prima fila Davide Serra, consigliere e gran finanziatore del Telemaco alla rivoluzione dei tweets. Intervistato, lo Davide Serraschizzatissimo Serra, ad essere cattivi, sembrava un cocainomane fresco di tiro, per una sniffata consumata in fretta nei cessi della Leopolda. È lo stesso che vuole proibire il diritto di sciopero, ma è anche un esperto di politica salariale e tutela del potere d’acquisto dei lavoratori, come sanno bene alla Elettrolux.
Il NegrieroDi questo passo, proporrà la reintroduzione del lavoro servile, l’uso delle frusta e l’eliminazione dell’inutile riposo notturno (perché la gente ha bisogno di dormire?) per incrementare la produttività.
Tuttavia, oltre al sostanzioso contributo di Davide Serra (175.000 euro), nel suo complesso la kermesse renziana ha raccolto in pochi giorni due milioni di euro di finanziamenti privati. A maggior ragione, a riempirne la pancia e ad alimentarne gli ‘ideali’ c’è un po’ di tutto: speculatori con volto e portafoglio bello pieno; imprenditori della delocalizzazione a sfruttamento estero; padroni delle ferriere ed i negrieri di Confindustria, in orgasmo multiplo da licenziamento facile; boiardi di Stato e arrivisti rampanti, in cerca di nomine e poltrone.
Insomma, si tratta proprio della tipica “Italia che lavora”.

SELFIE-MANLa velocità, l’informalità, la struttura a rete, che fa della Leopolda, ancora più del Movimento 5 Stelle, la versione politica di Facebook. Un gigantesco social network, senza gerarchie, almeno in apparenza. Che negli ultimi otto mesi, da quando Renzi ha conquistato Palazzo Chigi, convive con l’antica materialità del potere, da conquistare e da spartire secondo le regole di sempre. La fedeltà e l’obbedienza al Capo.
«Lo schema è molto semplice», spiega uno dei mediatori, alla frontiera tra la politica e l’economia, neppure tanto desideroso di auto-definirsi renziano «perché tanto tutti giurano di esserlo». «Basta vedere come sono stati composti i consigli di amministrazione nell’ultima infornata di nomine. La presidenza spetta a una donna, per simboleggiare la novità. In ogni cda c’è un uomo della Leopolda che deve fare da sentinella, uno vicinissimo al premier e un amministratore delegato che gli deve la promozione». Una nuova forma di lottizzazione rispettata alla lettera. La regola aurea del nuovo potere. Non più il manuale Cencelli. Il manuale Leopolda.”

Marco Damilano
“Leopolda, raduno della nuova classe dirigente
Qui nasce la lottizzazione made in Renzi”
L’Espresso (23/10/14)

Il servizio assistenza catering è invece affidato a qualche attempato boyscout, che a trent’anni suonati girano ancora in bermuda e patacche colorate appuntate sulla camicia a maniche arrotolate, e disperati in cerca di raccomandazione per un posto di lavoro.
ditinoSono i nuovi “giovani”, quelli che non si sporcano mai con le manifestazioni in piazza per la difesa dei diritti, e meno che mai con l’odioso sindacato, perché sono troppo impegnati a compiangersi ed ingraziarsi il “datore di lavoro”, e perché loro le tutele non ce l’hanno (quindi meglio negarle a tutti), ma che finalmente possono aspirare ad un ruolo da “protagonista”: dalle coreografie sceniche a comparsa per le celebrazioni del Grande Capo.

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