Archivio per Leccaculo
(159) Cazzata o Stronzata?
Posted in Zì Baldone with tags Giornalismo, Italia, Leccaculo, Liberthalia, Politica, Satira, Squallore on 2 giugno 2022 by Sendivogius[27 Mag.] «Il pacifismo sulla guerra ucraina è una posizione estremista alla pari del negazionismo sull’Olocausto o del complottismo dei No Vax.»
[07 MAG.] «Oggi sono a Vicenza per una presentazione che inizia fra poco. Faccio due passi. Dietro a me camminano due ragazze che ridono felici. Hanno un forte accento veneto. Mi sorpassano. Una è bianca, l’altra nera. Qualcuno vedrà una differenza. Io no.»
[15 Mag.] «L’Ucraina vince l’Eurovision trionfando al televoto. Un segnale chiaro, netto, esplicito, di quello che vogliono davvero i cittadini!.»
[28 Mag.] «Forza Italia è stato un partito che il contrasto alla criminalità organizzata lo ha portato avanti con i fatti. Se c’era un uomo che meritava l’Oscar alla legalità e all’antimafia, quell’uomo doveva essere Silvio Berlusconi»
[16 Mag.] «I referendum sui giudici sono ancora più importanti di quelli sull’aborto e sul divorzio»
[19 Mag.] «La Spagna è ora il nono Paese ad aver portato in tribunale il suo ministro della Salute e ha vinto contro il Covid-19. L’Alta Corte spagnola ha stabilito che il Covid-19 non era un virus, ma un’arma biologica con brevetto.»
[19 Mag.] «Vi avviso… NON SEGUITEMI. Sono NO VAX… sono NO MASCHERINA… sono NO GREEN PASS… sono NO UE… sono per uscire dalla NATO… sono NO EURO… e sono NO PD… E PURE NO DDL ZAN… Quindi NON SEGUITEMI!»
[18 Mag.] «Seguirò il diritto, come fece mio padre Bettino.»
[11 Mag.] «Nei talk show televisivi, seguendo il fortunato schema collaudato nella pandemia, si invitano voci dissonanti, divergenti, fuori dal coro.»
[12 Mag.] «Non possiamo regalare Draghi alla sinistra.»
MEDIACRAZIA (III)
Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags Corriere della Sera, Cortigiani, Costume, GEDI, Guerra, Informazione, Italia, Joe Biden, Leccaculo, Liberthalia, Marco Travaglio, Mario Draghi, Media, Monica Guerzoni, Politica, Ruffiani, Russia, Società, USA on 8 Maggio 2022 by Sendivogius“La rappresentazione drammaturgica è rituale.
Essa crea un senso di realtà condivisa.”
Senza per questo voler necessariamente scomodare Erving Goffman (si parva licet componere magnis), a livello mediatico, la “realtà” è innanzitutto una costruzione codificata tramite il ricorso ad una serie di schemi proiettivi, volti alla riproposizione del medesimo messaggio veicolato secondo la contingenza del momento. In tale prospettiva, si tratta di una proiezione cognitiva di gruppo, consolidata sui bias di conferma.
Nato per contrastare la pandemia e assicurare un uso oculato dei fondi del “recovery plan”, garantendone il trasferimento nelle lungimiranti disponibilità confindustriali, il Governo Draghi, per tacere dell’imbarazzante compagnia di nani da giardino che ne costituisce il contorno ministeriale, sembra aver fallito entrambi gli obiettivi.
Del Covid non si parla più. Cancellata dai palinsesti e cassata per decreto, la pandemia è scomparsa nel generale tana libera tutti. Tutt’al più, l’apocalisse è rimandata al prossimo autunno, quando ritornerà utile per il rinnovo del prossimo stato d’emergenza con relative sospensioni di diritto, visto che morti e contagi corrono invariati, nonostante i green pass rafforzati 2.0 in gold edition e la schizofrenica sequela di divieti draghiani in contraddizione tra loro.
Per quanto riguarda la crescita… attualmente si parla di “economia di guerra”, come se fosse la cosa più naturale del mondo (ma del resto si considera con nochalance pure la prospettiva di un attacco atomico), con ipotesi di contingentamento energetico, razionamento dei beni al consumo, e collasso verticale dell’economia nazionale, per manovre finanziarie da 40 miliardi all’anno e l’entrata a pieno titolo nei paesi emergenti del terzo mondo. Non crediamo sia necessario aggiungere altro.
Esaurita la sua missione con un bilancio a dir poco catastrofico, invece di sparire, Micro-Mario sembra aver trovato la sua nuova ragion d’essere come il Quisling italiota di uno stato fantoccio su vocazione kamikaze, supinamente asservito agli interessi di Padron Sam, per una poltroncina alla NATO in sostituzione del segaligno pupazzo in scadenza, attualmente facente feci. Potrà così mettere un’altra tacca al suo cursus honorum e chiudere in bellezza un curriculum consacrato alla distruzione del proprio paese, anche se è capace di intrattenerlo con frasi epiche…
Ormai si tratta di un prodotto scaduto, che i suoi sponsor cercano disperatamente di rilanciare sul mercato, nonostante il disgusto crescente dei consumatori, cercando di accreditarlo come “grande statista” agli occhi di un pubblico sempre più smaliziato e creando tutte le volte un climax da catastrofe imminente, per rendere più digeribile il merdone.
E nel farlo, ci ripropongono sempre lo stesso copione di scena fino alla nausea, secondo una recita condivisa nella quale non credono più neanche gli attori protagonisti (ed intercambiabili), mentre le nostre elite cercano di piazzare la stessa merce avariata. E, innamorati del podestà forestiero, scelto a propria immagine e somiglianza, ci impongono il sociopatico di turno preso in prestito dalle tecnoburocrazie finanziarie, ogni qualvolta si tratta di sostituire un governo che non piace loro e ribaltare così un risultato sgradito alle urne.
Pertanto, non contate sull’Informazione (che ‘libera’ non è mai stata) dei grandi media; mai come oggi pienamente asserviti a quel “complesso militare, industriale e politico“, assurto ad entità sovranazionale ed immanente, al quale sono indissolubilmente connessi, funzionando da cassa di risonanza delle elite, nella mistificazione dei fatti su manipolazione delle opinioni. Fedeli al principio secondo cui il culo del padrone è il posto più morbido dove mettere la lingua, i nostri sedicenti “giornalisti” rispondono ad un sistema di prostituzione mediatica del quale sono parte organica. Per trovare qualcosa di lontanamente simile ai livelli di servile adulazione dei nostri repellenti pennivendoli di regime, bisogna scendere fino ai panegirici del Basso Impero romano, anche se i livelli attuali trascendono ogni velleità letteraria, per scadere nel porno
amatoriale da salottino di maison de plaisir. Qui più che altro si dedicano agli esercizi di fellatio applicata a nuovi virtuosismi semantici, in mulinelli erotici di turbinanti lingue in calore, con risultati peraltro grotteschi su eccesso di zelo e col rischio di annegare in una fossa di saliva bollente:
«Mario Draghi riparte come un orologio svizzero e il gesto con cui apre il primo Consiglio dei ministri dopo una settimana di morte e resurrezione della politica è pensato per spazzare via le scorie, allontanare le ombre e strappare qualche cauto sorriso. Il premier entra nella grande sala, dà le spalle agli arazzi fiamminghi con le gesta di Alessandro Magno e compie in senso antiorario un intero giro dell’immenso tavolo, porgendo la mano a ogni singolo ministro.
[…] Compiendo un intero giro della “tavola rotonda” di Palazzo Chigi, il premier, che un ministro sottovoce paragonerà a “Re Artù che stringe un nuovo patto con i suoi cavalieri”, suggella un nuovo inizio e mostra plasticamente che i 759 voti per Sergio Mattarella hanno rilegittimato il governo di unità nazionale. Il lungo applauso chiamato da Draghi aprendo la riunione con la squadra all’apparenza ricompattata, dice la gratitudine del premier e di alcuni ministri per lo scampato pericolo e la condivisione per le priorità da affrontare: lotta alla pandemia e ripresa economica e sociale del Paese.
La maggioranza ha rischiato di andare in frantumi e il premier ha vissuto giorni di imbarazzo e sconcerto, ma ora, grazie alla conferma del presidente in scadenza, Draghi assicura di sentirsi più solido di prima. Vista l’importanza delle scadenze in agenda il presidente non sembra più disposto a tollerare rivendicazioni e veti, bandierine di parte, strappi, o ammutinamenti in Consiglio dei ministri. E sprona tutti a consegnare “entro 48 ore” il cronoprogramma di ogni ministero per i progetti del PNRR, così che chi è indietro raddoppi gli sforzi per tornare nei tempi.»Monica Guerzoni
“Corriere della Sera”
(01/02/22)
Con un pezzo magistrale che supera le antiche veline del Minculpop per diventare leggenda, dalle pagine del Corriere della Sera, una straordinaria Monica Guerzoni in estasi mistica prova a comunicarci l’imperturbabile aplomb di Mariolino, aspirante presidente della Repubblica, che dopo la sonora trombata siede in riunione col suo consiglio dei ministri, per un’occasione di ordinaria routine elevata ad evento epico. Ed ha un bel da fare l’iper-governativo Corrierone, per dipingere il cipiglio volitivo del decisionista, sul volto cadaverico di un premier azzoppato che si lecca ancora le ferite, rintronato nella sua armatura di latta ammaccata.
Sulle gesta del novello Re Artù, la fanfara di corte si è sdilinquita ancora, versando fiumi di saliva sui drappi purpurei, per strisciare sui tappeti rossi in concomitanza dello “storico” discorso tenuto nel parlamento UE di Strasburgo (03/02/22), in un’aula praticamente vuota, e di cui ovviamente nessuno si è accorto né conserva memoria alcuna.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, all’apertura della sessione plenaria del Parlamento Europeo, Strasburgo, Francia, 03 maggio 2022. ANSA / Filippo Attili / Ufficio stampa Palazzo Chigi +++ ANSA
Laggiù, nel vuoto pneumatico di un cosmico disinteresse, lo statista che tutto il mondo ci invidia (e che fuori dall’Italia nessuno si caga), declinava al nulla ivi convenuto la sua “visione rivoluzionaria”: vaghi cenni sull’universo, conditi dalle solite elucubrazioni di rito e retorica posticcia, per pensierini sfranti in una pozzanghera di ovvietà riscaldate. Che però agli occhi dei media nostrani diventano dichiarazioni epocali, provocando le polluzioni incontrollate dei soliti pennivendoli, in orgasmo su masturbazione coatta.
Ne scippiamo una sintesi, giusto per praticità riassuntiva:
«L’altro ieri Draghi, detto SuperMario da quando ci garantirono che la Merkel gli aveva passato il testimone di Guida dell’Europa, ha tenuto il suo attesissimo discorso a Strasburgo. Attesissimo dalle sedie del Parlamento europeo: un po’ meno dagli eurodeputati, che son rimasti a casa, a parte alcuni italiani reclutati per la bisogna, che si son fatti il selfie con lui. Era già accaduto nel 2006 col discorso di B. al Congresso Usa: anche lì c’erano quattro gatti, ma il capoclaque si premurò almeno di rimpiazzare i vuoti con figuranti, stagisti, segretarie e portaborse. Per Draghi non ci ha pensato nessuno, a parte “Calenda accompagnato dai figli” (LaStampa). Però quello che passerà alla storia come il “Discorso alle Sedie” ha infiammato di ardore patriottico i giornaloni, che si sono ben guardati dal pubblicare la foto dell’aula deserta: in compenso han dato fondo all’immaginazione per tenere in vita artificialmente il de cuius.
Il Corriere della Sera lo descrive “commosso per le parole di stima” (delle sedie parlanti) e “colpito e sorpreso dall’accoglienza dei parlamentari” (assenti), mentre “lascia un messaggio alla riflessione dell’Assemblea” (o almeno della tappezzeria) e dà “la spinta per la tregua” (spingitore senza nessuno da spingere). Il Foglio pubblica il discorso integrale (per lasciarlo in clandestinità).
Il Messaggero titola “A Strasburgo il manifesto di Mario” (tipo quello di Ventotene). “Draghi, scossa all’Europa”, si eccita LaRepubblica: “alla vigilia aveva promesso un discorso storico”, purtroppo nessuno se n’è accorto. Men che meno dell’“intesa Roma-Parigi-Berlino” per il “nuovo Patto di Stabilità” (le sedie vuote tendono a basculare). Intanto Macron parlava per due ore con Putin, mentre SuperMario non riesce nemmeno ad andare a Kiev (a proposito: presi i biglietti?). Però parla “come sanno fare i veri statisti”.
La Stampa vede una “Dottrina Draghi per l’Europa”, a mezzadria fra la Dottrina Monroe e il catechismo (nelle parrocchie vuote). Ed esalta “la portata del progetto che Draghi offre per l’Europa”, un “federalismo pragmatico” (qualunque cosa significhi) che “piace a Bruxelles” (peccato che lui fosse a Strasburgo).
Il Dubbio: “La visione di Mario” (ma è Strasburgo o Medjugorje?). E il Riformista: “Draghi scuote l’UE” (all’insaputa della stessa). Come faccia a scuotere e a spingere nel vuoto pneumatico, non è dato sapere. Ma uno che riesce a “lavorare per la tregua e la pace” a suon di armi è capace di tutto.»Marco Travaglio
“Vuoto a perdere”
(05/05/2022)
USI A SERVIR PIACENDO
Posted in Stupor Mundi with tags Alessandro Sallusti, Antonio Socci, Augusto Minzolini, Baldassarre Castiglione, Bettino Craxi, Bruno Vespa, Cicerone, Commentariolum Petitionis, Cortigianeria, Cortigiani, Filippo Facci, Il Cortegiano, Il Giornale, L'Indipendente, Leccaculo, Libero, Liberthalia, Littorio Feltri, Maurizio Belpietro, RAI, Ruffiani, Scodinzolini, Servilismo, Stampa, Terzista, Vittorio Feltri, Vittorio Todisco on 22 gennaio 2010 by SendivogiusImmune ai cambiamenti, non conosce crisi né vergogna ma a tutto sopravvive, indenne nel corso dei secoli, secondo un’inveterata tradizione che pone il cortigiano (e letterato) a specchio compiacente del signore presso il quale stabilmente dimora.
Accondiscendente, ne riflette i gusti in virtù dei benefici e delle protezioni che la corte può offrire. Scambia il proprio servaggio interessato a ruolo di illuminato consigliere nel ristretto concistorium principis, da dove si illude di poterne indirizzare l’azione incrementando per sé i vantaggi.
Le origini della fortunata Arte si perdono nella notte dei tempi, tanto da costituire il vero tratto distintivo dell’italica identità.
Intorno al 64 a.C. il genio letterario di Quinto Tullio Cicerone, fratello del più famoso Marco, partoriva un simpatico manualetto, il Commentariolum petitionis, con una serie di consigli pratici su come far carriera in politica:
La munificenza del signore condannato alla solitudine del potere non è però del tutto disinteressata. Sull’intrinseca utilità del cortigiano non mancano gli esempi…
Sembra scritto ieri, ed il titolo avrebbe potuto essere: ‘Ricordati degli Amici!’
Alla ‘cortigianeria’ il conte Baldassarre (Baldesar) Castiglione dedica tutto il suo tempo e la sua nobile penna, componendo un’opera dal nome esauriente: “Il Cortegiano”.
Sulle prospettive del cortigiano esiste invece una letteratura ancor più copiosa, che non manca di idealismi a rivalutazione della prolifica ma bistrattata categoria…
Animato da rispettabilissimi propositi, il buon Baldesar indica una serie di prescrizioni alle quali un buon cortigiano dovrebbe attenersi, se vuole agire sempre per il meglio. Dal tenore delle raccomandazioni, si può ben capire ciò che il cortigiano solitamente non fa e rivela invece quali sono i comportamenti abituali della corporazione, assai lontani dalla ‘perfezione’ alla quale il Castiglione anela:
In tempi più recenti, spogliati di ogni buon gusto e raffinatezza intellettuale, la perniciosa razza, per untuosità e doppiezza, ricorda più che altro gli osti manzoniani; si reputa campione di “libertà” e spesso ama definirsi “terzista”. Animale parassita per eccellenza, prospera ovunque; in cima alla catena alimentare, segue la cresta dell’onda e non teme predatori. Non ha prudentia, né notizia de lettere. E non sa minimamente cosa sia l’onore.
Vivaio d’eccellenza sono le redazioni dei giornali, e di uno in particolare…
Questo perché:
Nessuno conosce il peccatore meglio di sé stesso. L’autore della formidabile requisitoria è… Vittorio Feltri! Ma era l’anno 1993 e qualche contratto in meno. Sono i tempi del famigerato “golpe giudiziario” e il Feltri furioso era il Robespierre della procura milanese; l’arrabbiato che agitava la picca inneggiando alla ghigliottina virtuale ed alla incipiente ‘rivoluzione’ contro la partitocrazia, i privilegi della ‘casta’ ed i suoi beneficiati:
Almeno questo è ciò che Feltri scriveva su L’Europeo (11 agosto 1990), in concomitanza con l’approvazione della legge Mammì, che attribuiva a Berlusconi il monopolio delle frequenza televisive ed il mai risolto conflitto di interessi.
L’Hebert bergamasco è un vulcano in eruzione, un’esplosione di pura nitroglicerina:
Poi l’indipendente Catone bergamasco ha trovato soldi e interessi da difendere e, evidentemente, il padrone giusto al prezzo OK.
Dismessi i panni del moralizzatore, è diventato lo sturmtrooper dell’Imperatore: il pretoriano in servizio permanente, per le cariche di cavalleria pesante.
L’indignazione in Italia, si sa, ha una data di scadenza. E dura meno di un orgasmo. In merito, Feltri sembra soffrire di eiaculatio precox.
È il Littorio Feltri delle purghe al vetriolo… Il pennivendolo in pianta organica della Reazione a mezzo stampa ed il professionista della calunnia organizzata, a tal punto da diventare l’inesauribile fabbrica di letame a ciclo continuo: il ventilatore sparato a tutta potenza sui propri liquami, pronto a smerdare chiunque gli capiti a tiro.
Di Littorio parla in termini entusiastici un’altro esemplare della categoria: il meshato Filippo Facci che, per una volta, ci regala un bozzetto del Fenomeno vivente…
Per le mazzolate mirate e di massa il vulcanico Littorio, all’occorrenza, si avvale di collaboratori d’eccezione, avvezzi allo squadrismo mediatico per conto terzi e sempre a vantaggio dell’Unico.
Il Sallusti Erectus è il primate dell’assalto frontale al fosforo contro le cariche istituzionali, soppesate in termini di appartenenza: o con noi o contro di noi, secondo il ribaltamento evangelico del talebano sanfedista dal volto contratto in moto di perenne disgusto.
Hyena Ridens delle TV; onnipresente nelle trasmissioni di Floris e Santoro, è il guastatore professionista dei talk-show in sospetto sinistrorso, nonché l’incursore kamikaze specializzato in caciara.
Gli editoriali di Minzolini, alias Scondizolini, sono ormai mitici: veri pezzi di piaggeria cortigiana, sono destinati ad entrare nell’empireo dei ruffiani in livrea. Scodinzolini è la dimostrazione empirica di come la prostituzione adulatoria in Italia non conosca limiti. Sorge però un sospetto… nel loro sbrodolante servilismo, gli editoriali sono veramente frutto della sue psiche asservita, oppure il fedele Augusto(lo) si limita a leggere ciò che altri, in più istituzionale sede, scrivono appositamente per lui?
È difficile dire se si tratti di spalle comiche, o bravacci prezzolati. Spesso e volentieri si alternano alla conduzione di un’altra creatura di Littorio, con la quale sono interscambiabili… Si tratta della onlus a carico pubblico e chiamata con sprezzo estremo del ridicolo: ‘Libero‘.
Immancabile è la presenza di Alessandro Sallusti: la scimmietta di compagnia, abituata ad imitare Littorio il furente e supportarlo durante le spedizioni punitive.
Uno che invece ride (anzi ghigna) sempre è Maurizio Belpietro: il ‘libero’ replicante con ghigno incorporato. Belpietro è lo
Per Hyena Ridens Belpietro sembra prepararsi un futuro radioso in RAI: candidato in pectore come l’anti-Santoro di destra, sarà l’alfiere ad oltranza della difesa padronale con grande profusione di mezzi e di risorse. Sarà divertente vedere se resisterà in onda più a lungo dell’invasato Antonio Socci: il lacrimoso crociato ciellino, condotto d’urgenza dall’esorcista.
Eppur tuttavia la concorrenza nelle stanze della ex-EIAR è particolarmente agguerrita, tra l’immarcescibile Bruno Vespa, il principe dei cicisbei, e l’ultimo acquisto di scuderia: lingua di velluto Augusto Minzolini, le cui sortite rischiano di spingere Emilio (Fido) Fede al pensionamento anticipato quale campione indefesso di imparzialità giornalistica.
Ed è davvero curioso constatare come Augusto Minzolini, un tempo reputato un predatore di razza, soprannominato “lo squalo” e ritenuto addirittura “il più veloce dei rapaci della notizia” si sia trasformato in un docile animale da cortile: la gallinella obbediente, che becca il grano tra le mani del padrone.
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