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LA SCATOLA VUOTA

Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , on 28 giugno 2020 by Sendivogius

Dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno; l’hanno svuotata come un branco di felini alla fame, fino all’ultimo boccone.
Dovevano ‘moralizzare’ il Paese… E l’hanno infestato con un’orgia di scappati di casa, senz’arte né parte, più imbecilli che onesti, pescati a casaccio su facebook, perché tanto uno valeva l’altro; quindi miracolati con un seggio da “cittadino” deputato, in una grottesca parodia della Rivoluzione francese, sempre citata a sproposito e digerita malissimo.
Dovevano guidare la Crociata dell’Onestà. E si sono fermati per strada, sul lungo cammino verso la Terra Promessa, a sgraffignare qua e là tutto quello che potevano, accompagnandosi ai personaggi più assurdi ed inquietanti.
Succede, soprattuto quando lanci allo sbaraglio una setta di imbarazzanti coglioni pieni di sé, in dissociazione permanente da ogni principio di realtà, cresciuti appresso ad un santone digitale.

“Devi farne di strada bimbo, se vuoi scoprire com’è fatto il mondo, con le tue scarpine chicco corri nel sole, giochi alla vita che cresce insieme a te. E se la sera ti fa un po’ paura, trovi un amico che a casa, ti accompagnerà.”

Nell’immacolato mondo a cinque e più patacche, dove ogni commistione con le più elementari nozioni di competenza ed efficienza viene vissuta come contaminazione da colifecali, è quasi conseguenza naturale che, diffidando degli onnipervasivi “poteri forti” annidati ovunque, ci si affidi poi alla ricerca salvifica di un “podestà forestiero”, a cui affidare l’amministrazione dell’ordinario, promosso ad evento epocale per propaganda annessa, sull’onda lunga dell’Effetto Dunning-Kruger.
Da qui la scelta di perfetti Signor Nessuno, sconosciuti a chiunque se non (forse) nelle secrete stanze della Casaleggio Associati, là dove tutto si puote, tra mitomani e millantatori professionisti, meglio se estratti a sorteggio tra i famosi “talenti italiani all’estero”. Il dramma tutto nostrano non risiede nel fatto che simili cervelli fuggano via a cercar fortuna in qualche Promiseland straniera, bensì nell’evidenza che prima o poi ritornano sempre, tale è l’appeal della Terra di Bengodi con le sue insperate prospettive.
Altrimenti non si spiegherebbe la scoperta e pronta promozione di misconosciuti talenti straordinari come Pasquale Tridico da Scala Coeli, 44 anni (portati malissimo), planato alla presidenza dell’INPS per liberare quante più risorse possibili verso il demenziale “reddito di cittadinanza” (la paghetta di Stato per gli Sdraiati) e permettere così al “capo politico” di annunciare la sconfitta della povertà dal balcone del Palazzo, dove nel frattempo è arrivato il gommoso citrullo, ex bibitaro dello Stadio S.Paolo.
Della conduzione INPS sotto l’eccelso prof. Tridico, in 12 mesi vissuti pericolosamente, si ricorderà soprattutto la disastrosa gestione dei pagamenti della cassa integrazione in tempi di Covid, slittati di mesi tra un ritardo e l’altro, ma prima c’era stato il gran pasticcio delle pratiche on line (i soliti hackers), e l’errore di calcolo delle pensioni ordinarie.
Certo è niente rispetto all’immenso Domenico Parisi da Ostuni, in arte “Mimmo”, 54 anni e 18 pagine di curriculum, professore di Demografia e Statistica dell’Università statale del Mississippi (nella metropoli di Starkville coi suoi 25mila abitanti), data scientist ed esperto di sociologia rurale, messo a capo dell’Agenzia Nazionale Politiche del Lavoro (ANPAL), con poteri quasi assoluti.


Era quello che doveva aiutare Giggino Di Maio a sconfiggere la povertà e creare milioni di nuovi posti di lavoro per un miracolo tutto italiano, ai tempi inquietanti della “Manovra del Popolo” (il gusto per le stronzate roboanti non l’hanno perso). Per il momento, l’unico impiego creato è quello di Mimmo, nonché degli altri 3.000 navigator fatti imboccare a carico pubblico e pagati a peso d’oro per fare nulla: 1.700 euro netti, ai qual vanno aggiunti i 600 euro di bonus previsti per la crisi da pandemia Covid. Si tratta di un totale di 70 milioni di euro l’anno lanciati all’aria, per non trovare lavoro a nessuno e mantenere a babbo morto i navigatori.

Come riportato in un articolo dell’Aprile 2019, l’esimio prof. Parisi…

“ha trascorso gli ultimi due decenni a studiare i cittadini del Mississippi. Lo ha fatto al timone di Nsparc, un piccolo centro di ricerca della Mississippi State University. Parisi raccoglie e analizza milioni di dati sui cittadini, incluso dove hanno frequentato il college, se hanno ricevuto buoni pasto o sussidi di disoccupazione, quanto guadagnano e altro ancora. Ora Parisi torna nella sua Italia, portandosi tutto quello che ha imparato sulla forza lavoro e il comportamento umano per realizzare ciò che non è stato in grado di fare in Mississippi: sconfiggere la povertà. Il governo italiano di destra e anti-immigrazione ha nominato Parisi alla guida dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, Anpal. E la nomina di Parisi ha fatto alzare più di un sopracciglio oltreoceano.”

In pratica, il buon Mimmo è l’inventore del fantomatico Metodo Mississipi (variante ancora più cazzara della “mossa Kansas City”); ovvero un’applicazione riciclata dal “Mississipi works system”, che avrebbe dovuto fare dell’Italia nientemeno che un “Cybernatic State”.
In pratica, 25 milioni pagati sull’unghia dal “Ministero dell’Innovazione”, per il prototipo di un software mai sviluppato.
In compenso, per il disturbo legato al suo ingaggio, come presidente ANPAL, nel corso dell’ultimo anno l’insaziabile Mimmo è costato all’erario 160.000 euro in soli rimborsi spese personali: 55.000 euro per noleggio auto con autista (la famigerata Ka$ta usava le auto blu del ministero, la Banda degli Onesti gli NCC privati); 71.000 euro di voli rigorosamente in business class per gli USA; 32.000 euro di spese di alloggio per l’affitto di un appartamento ai Parioli di Roma. L’affitto da 3.000 euro al mese a rimborso si è reso necessario, come ci tiene a precisare il diretto interessato:

“per stringenti ragioni di personale sicurezza sanitaria a fronte dell’emergenza Covid-19, che a mio parere sarebbe garantita solo dal soggiorno in appartamento“.

Peccato che l’ineffabile Mimmo alloggiasse nell’esoso appartamento pariolino anche prima dell’emergenza Covid. Quando il culo supera la faccia.
Bisogna ammettere che ci vuole arte a scovare gente così… A tal punto che una domanda sorge spontanea: ma ‘ndo cazzo li trovano?!?

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Gli Arrabbiati

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 gennaio 2014 by Sendivogius

Ghigliottina

William Hazlitt«Non vi è animale più spregevole,
stupido, vile, meschino, egoista,
malevolo, invidioso del Pubblico.
Esso è il più grande dei codardi,
perché ha paura di se stesso

William Hazlitt
“On Living to One’s Self”
(1821)

Si innalzino le forche, si ungano le corde, si affilino le lame, si appresti la ghigliottina, che scorra sangue in abbondanza e sotto a chi tocca!
Ogni giorno c’è qualche stronzo che si sveglia rigonfio di bile, come nemmeno dopo un’indigestione notturna di peperonata acida, pronto a vomitare contro tutto e tutti, in crescente guerra col mondo. Poiché la sua vita fa schifo, la colpa è sicuramente di qualcun altro: il “Sistema”, i “Politici”, la “Ka$ta”, il Bilderberg e la Trialateral, i “Rettiliani”, i “vecchi”; ma anche i “massoni”, i “comunisti”, i “froci” e gli “ebrei” (che poi sono tutti la stessa cosa). E ovviamente gli “immigrati”, i “negri”, i “terroni”… e chiunque altro sia a tiro di sputo, che qualcuno da sbertucciare, maledire, ingiuriare si trova sempre.
Bacetto e pace fatta!  FrightNight2 (L'ammazzavampiri 2)Sia mai lo sfiori l’idea che il problema potrebbe essere in lui…
Che se il super club dei belli e vincenti, lo schifa dai tempi delle elementari è perché la sua aurea da sfigato cronico funziona come un repellente amplificato.
Che se non lo invitano mai agli ‘eventi’ è perché ha la simpatia di un sorcio morto.
Che se la strafica del gruppo non se lo fila di striscio è perché è brutto quanto la morte con gli ormoni fuori controllo di un mandrillo ingrifato.
Che se in 20 anni di lavoro la sua mansione è sempre ferma alla spugnetta per francobolli, mica gli sovviene il sospetto sia un incompetente ritardato e che non lo licenziano solo perché la sua raccomandazione (quella elemosinata dall’invidiato parente “in politica” per un pugno di voti) ancora tiene.
Sia mai che se non ha combinato un beneamato ca… (ci siamo capiti!) nella propria insignificante esistenza, destinata a consumarsi nell’oblio più totale, è perché magari è solo un povero fallito, come ce ne sono del resto a milioni. Oppure, più semplicemente, che proprio non ha niente di “speciale”, come gli hanno fatto invece credere fin dai tempi dell’asilo.
GorilloniUn tempo li si incontrava nelle osterie a scaricare vagonate di recriminazioni qualunquiste, mentre l’oste teneva il conto dei cicchetti da pagare. Era l’ubriaco da bar; il grafomane compulsivo, che inondava le redazioni di giornali con lettere di protesta; lo psicotico che parla da solo, seduto nell’ultima fila dell’autobus; il pazzoide che ti lancia gli anatemi in strada; lo stalker notturno delle telefonate anonime…
Oggi la fogna prediletta, e di accesso agevolato per lo sfogo immediato di costipazioni da livore acuto, è indubbiamente la grande latrina di Facebook: che è stato un po’ come mettere una Ferrari, a disposizione di un branco di scimmie eccitate in preda alla dissenteria.
Il pianeta delle scimmieDa questo punto di vista, per una generazione bulimica di disadattati in perenne lotta con i grassi in eccesso, che vive nel terrore di sembrare povera, e passa la maggior parte del tempo sdraiata a postare puttanate on line, Facebook è l’arma finale per la distrazione di massa. È perfetto per raccogliere nel silenzio digitale le urla mute di una massa di invisibili ossessionati dall’apparire, che identificano l’avere con l’essere. E nell’intermezzo insultano. Fabbricano nemici ed augurano la morte, compiacendosi della propria miseria morale e squallore personale.
Ieri Caterina Simonsen, oggi Pierluigi Bersani, domani chissà… Ma un bersaglio vale l’altro: più indifeso è, meglio sarà. Per gli sciacalli virtuali è più divertente.
Grand GuignolÈ il linciaggio organizzato del branco che si fa forte dell’anonimato collettivo; metaforicamente, è stupro di gruppo nella presunzione dell’impunità, mentre il resto del pubblico osserva, chi compiaciuto chi meno, ma senza intervenire. The show must go on! E che si alzi il sipario sul Grand Guignol!
Per dire, Beppe Grillo ha impiegato 24h per fare ciò che gli altri hanno fatto in meno di 24 minuti: augurare la guarigione ad un innocuo Bersani, colpito da aneurisma cerebrale. Nel frattempo, le mute di cani rabbiosi in libera uscita al seguito del Vate® si sono sentite in dovere di scatenarsi, vomitando tutto il peggio che gli avvelena l’anima ed il cervello. Poi ci sono silenzi che valgono più di mille insulti: Massimo D’Alema, uomo di inestinguibili rancori e smisurate ambizioni, che nella miseria della sua superbia ferita non ha speso nemmeno una parola di circostanza.
Grand Guignol (2)Infierire sui più deboli, sui malati, sugli sconfitti (e compiacersene pure!), è una pratica vile e meschina. Ma in Italia è diffusissima… Abbiamo persino un termine, caso unico al mondo, per riassumere il concetto in un verbo: “maramaldeggiare”; col paradosso che si ricorda l’infame Maramaldo, ma non il capitano Ferrucci.
Grand Guignol (1) Loro malgrado, i social-network sono diventati la vetrina digitale per le frustrazioni represse di piccoli borghesi risentiti e pieni d’odio, esasperati dalla crisi economica e da un vuoto esistenziale, che nessuna “ripresa” potrebbe comunque colmare tanto è profondo l’abisso. E questo dovrebbe sollevare interrogativi non sul mezzo, ma sul Pubblico. Perché per l’appunto di “Pubblico” si tratta: la plebaglia esultante nelle arene gladiatorie; il “popolo” agghindato a festa, che si litiga i posti migliori per assistere alle esecuzioni capitali (le “giustizie” come si chiamavano nella Roma dei papi). E che si eccita alla vista del sangue, correndo a scagliare la prima e mille e più pietre, pur di partecipare alla lapidazione, e dissacrare i corpi quando non c’è altro da seviziare.
ULFEDHNARPerché sono “arrabbiati”; perché sono “indignati”, perché ci sono migliaia di ottime ragioni per essere “inkazzati”, ma nessuna che giustifichi il furore demenziale di una massa di sociopatici, privi di inibizioni e decenza.
Perché la rabbia è come la lava: esplode ad eruzioni cicliche, infiamma gli animi, distrugge ciò che tocca, ma non lascia niente più che deserto. Ed è inutile se poi non si costruisce nulla, perché non si vuole o non si è in grado di farlo; perché è manifestazione di impotenza nella giustificazione del proprio immobilismo, restando sfogo e nulla più. Per giunta in forme disumane.

Umberto Eco«L’ira è un vizio molto curioso. Non poteva non essere classificata tra i peccati capitali, perché adirarsi è male, il volto si stravolge, si perde il controllo razionale, viene la bava alla bocca, e si è propensi a commettere ingiustizia.
[…] Ai giorni nostri l’ira è detta “rabbia” e “rabbia” è una parola che ricorre ormai con troppa frequenza sulla stampa italiana dall’ultimo decennio…. Come mai, di questi tempi, tutti sudano e trasudano rabbia e cioè ira?
È che l’ira è una passione dei momenti di crisi ed è una passione sbagliata, sia nel bene che nel male. I grandi criminali, quelli che ammiriamo almeno per la perfezione del loro crimine, non sono mai degli iracondi. Covano invidia e odio a lungo e con fredda razionalità, colpiscono nell’ombra, ma non si adirano. E non si adirano i grandi moralisti: correggono, criticano, rimproverano, mostrano pudicamente il loro sdegno, talora si danno al sarcasmo. Non sono iracondi i grandi condottieri, gli astuti politici, da Ulisse a Napoleone. Iracondo è Achille e si vede cosa combina.
[…] I grandi rivoluzionari non erano degli iracondi, ma dei freddi analisti che calcolavano gli opposti, il bene e il male, l’odio e l’amore, la speranza e il timore…. Iracondi sono invece i luddisti, i rivoluzionari da strapazzo che spaccano tutto per impreciso amore di giustizia, commettono ingiustizia e diventano vittima delle ingiustizie altrui, e muoiono dopo aver fatto morire.
L’ira e la rabbia sono le più impolitiche delle virtù. Dobbiamo rammaricarci di vivere in un’epoca oscura, quando tutti esprimono rabbia…. passione nevrotica quante altre mai, che non può che portare alla sconfitta, degli amici e dei nemici.
Eppure oggi la stampa celebra la rabbia. E fa male, è un atteggiamento rabbioso. […] Rabbiosi erano i rivoluzionari francesi nell’epoca del Terrore, quando stavano consegnando la rivoluzione nella mani invidiose e pazienti della restaurazione in agguato.
Una società che apprezza l’ira o la rabbia come virtù politica è una società che non ha più fiducia nella ragione e nel calcolo…. E tra tutti i rabbiosi e gli iracondi i più pericolosi non sono né quelli che hanno torto, né quelli che credono (a torto) di aver ragione. Ma sono quelli che hanno veramente ragione. Dio ci salvi dalla loro rabbia, perché è dannosissima, innanzitutto per loro, ed è segno della loro soggezione.»

  Umberto Eco
“Sette anni di rabbia”
(06/09/1981)

Pubblicato giusto trenta e passa anni fa!

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