Archivio per Jobs Act

La matematica è un’opinione

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , on 2 Maggio 2016 by Sendivogius

Il Bluff Trascorsa via anche la Festa dei Lavoratori, langue il lavoro (poco, pessimo, precario, e mal pagato). In compenso, continua la moltiplicazione dei pani e dei pesci alle nozze di Giobatta; diamo un po’ di numeri (occhio alle estrazioni del 16 Febbraio!)…
A cura dell’Ufficio Propaganda e Disinformazione di Palazzo Chigi, con la partecipazione straordinaria dell’ISTAT (IStituto TArarocchi e Trucchi), continua l’incredibile ripresa (per il culo):

Prossemica renziana“Effetto #Jobsact: in un anno +325mila posti di lavoro”
(30/09/15)

Renzi er cazzaro“Nel 2015 sono cresciute di 469mila unità le assunzioni stabili”
(11/11/15)

Le smorfie del cazzaroOltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. Inps dimostra assurdità polemiche su Jobsact”
(19/01/16)

Matteo Renzi“Effetto jobs act, 380.000 posti di lavoro in più nel 2015”
(16/02/16)

Super Cazzaro“Ci sono oltre 750 mila posti di lavoro in più a tempo indeterminato”
(16/02/16)

03/12/2014 Roma, trasmissione televisiva Bersaglio Mobile. Nella foto Enrico Mentana e Matteo Renzi che fa la linguaccia

“Nel 2015 grazie al JobsAct ci sono stati 764.000 contratti a tempo indeterminato in più”
(16/02/16)

Il Super CazzaroOltre un milione di assunzioni nei primi undici mesi del 2015, 889mila delle quali nuove”
(19/02/16)

Il Super Cazzaro (1)“Con il Jobs Act 764mila nuovi posti di lavoro”
(27/02/16)

MATTEO RENZI“Più 913.000 contratti a tempo indeterminato. Sono contratti, non posti di lavoro. Ma sono contratti firmati ufficialmente, quasi un milione, a tempo indeterminato. Un risultato strepitoso.”
(19/03/16)

Il Super Cazzaro (3)“Grazie al Jobs Act ci sono 398mila posti di lavoro in più”
(01/05/16)

Ah Cazzaro!!!

Premesso che a fattori diversi il prodotto cambia eccome, date le variabili stocastiche di un fenomeno tutto aleatorio… ma ‘sti nuovi “occupati” quanti cazzo sono?!?

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RENZIADI

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , on 16 febbraio 2016 by Sendivogius

Sarcofago dell'obeso

In un trionfo di slides animate, conturbamenti estatici e fondali cartonati, tra propaganda e culto narcisistico della personalità, Ozymandiasil magico regno fatato di Renzimandias si accinge a celebrare in pompa magna i due anni dall’intronizzazione di sua adiposità imperiale, per una settimana di festeggiamenti circonfusi nell’onirica rappresentazione di un paese immaginario, dove l’operetta sovrasta la farsa per diventare varietà funzionale alla televendita organizzata con buffet a risparmio.
È fin troppo facile immaginare che l’intera strombazzata si esaurirà negli sbrodolamenti intorno alla riffa contabile dei numeri del “jobs act” (è curioso come meno si conosca la lingua di Shakespeare e più si ostentino inglesismi dal provincialismo esasperante), col suo balletto di cifre variabili tanto e più di un’estrazione impazzita del lotto, lo sventolamento delle mancette da elargire all’incanto elettorale, i dati fantastici di una ripresa inesistente, e le “riforme impressionanti” dello stupro costituzionale consumato a colpi di viagra istituzionale. Ma è ovvio che l’effimera pagliacciata sarà interamente incentrata sull’esaltazione agiografica del piccolo principe, costruita com’è attorno al corpo sfatto del sovrano, nella strabordanza fisica dell’ennesimo gigione di provincia transumato ai fasti palatini.
Renzi-Fantozzi - partita a tennisPer contro, il vuoto va pure riempito in qualche modo, onde poter nascondere la fluttuante incommensurabilità del Nulla, nell’esibizione ridicola della sua inconsistenza. Anche se, alla prova dei fatti, gli effetti rischiano di rivelarsi dei catastrofici déjà-vu da tragico Fantozzi

È lo stesso cretino col risvoltino ai calzoni, che scambia per Il Bombaconsenso l’apatia generale da scoramento. Potendo contare sulla dabbenaggine di masse amorfe, confonde le carnevalate della Leopolda, la buffonata delle “primarie”, le letterine e_mail al premier (variante ‘social’ della posta del duce), per partecipazione (in)diretta di una cittadinanza supina alle seduzioni mediatiche della politica-pop.
Per descrivere una simile imbastitura teatrale, per trovare un corrispondente adeguato, bisognerebbe ricorrere alle narrazioni propagandistiche di regimi assai più longevi, per un’impresa sostanzialmente inutile nella sua improponibilità…
Edoardo Baraldi - La bona solaNon foss’altro per l’impossibilità di trovare riscontri tra il Edoardo Baraldiprognatismo scenico di mascelloni volitivi ed i cascami lipidici di una pappagorgia prominente; tra gli occhietti febbricitanti di qualche caudillo allucinato ed il placido sguardo bovino di un beota all’ingrasso; tra fisici asciutti in esibita tensione muscolare e gli stravaccamenti di un Falstaff da salotto, con la camicia da gelataio sbottonata e inopportunamente dischiusa su un corpo glabro e flaccido dalle bolse parvenze boteriane, con tenuta da coatto
Matteo Renzi - suino da cameraSe non fosse per l’esuberanza prossemica di una faccia da pongo, continuamente aggrovigliata in un crescendo di smorfie imbarazzanti e contorcimenti spastici, l’espressione prevalente sarebbe quella di un cefalo bollito in acqua di governo.
cefaloMa il vero dramma estetico risiede nel fatto che questa macchietta inchiattonita crede davvero di essere bella, nell’irresistibilità del suo fascino strizzato in abiti troppo stretti il Vernacoliereper contenere la pinguedine. In termini di paragone, per somiglianza, al massimo lo si può accostare al farsesco dittatorello nordcoreano, soprattutto per quel che riguarda la cortigiana piaggeria e la servile devozione nelle quali si profondono gli scialbi figuri di contorno, variamente miracolati dalla vicinanza al reuccio di turno e coagulati attorno ai fasti più che fugaci del “nuovismo realizzato” con la sua esibizione ‘decisionista’.
Kim RenziNell’illustrare il fenomeno, misura organica dei nostri tempi nei rigagnoli della post-democrazia, Michele Prospero, ne descrive in dettaglio la sostanza, tracciando le linee guida di una “filosofia politica del presente”, tramite una lettura controcorrente dei processi di crisi in atto all’interno della società italiana da quasi tre decadi.

«L’illusoria ebbrezza della politica pop ridotta a pura comunicazione che addolcisce i contenuti reali (precarietà e licenziabilità come valori assoluti) e una continua messa in scena di una trama fantastica ispirata alla “svolta buona”, induce a trascendere i fatti testardi della crisi con un atteggiamento farsesco che, mentre i segnali di sofferenza aumentano, a ogni istante innesca strategie di fuga in mondi paradisiaci senza più frizioni e contrasti.
[…] Con simulazioni di decisionismo uccide la funzionalità del parlamento, riducendolo a stanca macchina di voti di fiducia e di ratifica di decreti, di cui spesso si smarrisce la via della conversione. La prova di forza su elementi inessenziali e l’indecisionismo sui grandi di nodi di breve e lungo periodo è però il risvolto immancabile del governo del leader che non riesce a dotare di efficacia (e implementazione effettiva) le norme varate sovente con la forzatura dei regolamenti. La legge assume un mero ruolo simbolo, è usata cioè come annuncio o come appariscente (ma inefficace) reazione tempestiva all’allarme sociale creato artificialmente dai media (dalla corruzione all’assenteismo dei vigili). Il decisionismo legislativo altera le fonti normative e tramuta il tempo della normale amministrazione degli eventi in un tempo dell’emergenza continua, che il capo gestisce contrapponendo la incolore parvenza del governo del fare alle farraginose liturgie delle procedure formali.
[…] Il repertorio del leaderismo è vasto, la sostanza è la stessa: un capo e poi il deserto e la solitudine del lavoro. Il potere personale non solo non dura, ma non si trasmette; ogni mutamento del detentore del comando conduce nel vuoto, in una paralizzante attesa

Michele Prospero
“Il nuovismo realizzato.
L’antipolitica dalla Bolognina alla Leopolda”
Edizioni Bordeaux
(2015)

Sui risvolti pratici e l’effettiva incidenza di un simile apparato per la promozione illusoria di un “uomo solo al comando” ovvero, in termini di cabaret, del one man show, basta sollevare il capo dai panegirici declamati in lode al sovrano, perché alla fine della parata…

«La realtà invano accantonata nelle sue più ruvide sembianze si ripresenta. E mostra il volto duro delle sofferenze, delle rabbie ben diverse dalla rassicurante narrazione. Lo scenario edificante, venduto al pubblico da un grigio conformismo mediatico, viene respinto da un principio di realtà che proprio la cruda crisi ridesta ogni volta. La testarda forza delle cose trafigge il vano chiacchiericcio renziano sul futuro, la speranza, la bellezza, il merito. Adesso che la sua favola viene rifiutata perché nella disciplina del lavoro ha il volto della semplificazione di classe. È possibile che dal tonfo del profeta della rottamazione si esca da destra. Urgono credibili lavori di ristrutturazione a sinistra, per non finire sepolti tra le braccia di un populismo ancora più forte di quello dello statista immaginario fiorentino, oppure tra le morse di un asettico commissario che colpisce con la sacra bibbia europea del rigore e dell’austerità.
Per quanto i media abbiano da tempo cucito addosso a Renzi l’abito del sicuro vincitore, le sue mosse corsare e il suo indifferentismo ideale ricalcano i passi di altri leader poi condannati alla sconfitta.
[…] Un chiacchiericcio edificante e un grigio conformismo accompagnano Renzi in ogni spazio di comunicazione. Attraverso narrazioni fiabesche, il leader scavalca ogni spartiacque politico-identitario. In nome della rottamazione, ricusa ogni apprendimento del mestiere della leadership entro delle collaudate strutture di partito. Con il rigetto di ogni analisi specialistica, Renzi decide in nome di fughe multimediali non sorrette da ponderata diagnosi…. Il governo della narrazione azzera la complessità della decisione, con l’improvvisazione celebrata come novità rimuove la lettura delle spiacevoli tendenze macroeconomiche (“l’Italia non sa farsi il selfie”) e si trincera in un mondo fantastico, destinato ad essere ridestato solo dalla catastrofe.
Renzi bici Il corpo che avanza in bici e parla con la camicia bianca, rivendicando il pieno recupero del comando è in gran parte una creatura dei media che, nell’agognata crisi dei partiti, coltivano in laboratorio un nuovo “homo novus” e lo sorreggono come la sola alternativa possibile alla catastrofe incombente.
[…] Il leader solitario che sprezzante dei dati reali annuncia: “a settembre [2015!] ci sarà una ripresa col botto!”. L’apparenza di un movimento celere, che marcia con un crono programma dalle cadenze temporali prefissate (la modesta riforma del senato diventa la miscela miracolosa con la quale “l’Italia guiderà la ripresa in Europa”), urta con il principio di realtà (che agita il fantasma di manovre correttive o di drastici tagli ai servizi pubblici). La crescita non si avverte ancora, le industrie continuano a chiudere o ad essere scalate da capitali stranieri, la crisi ha inghiottito oltre un milione di posti di lavoro, i consumi crollano e mostrano il volto della deflazione, i poveri assoluti, in pochi anni, raddoppiano e superano i 6 milioni, mentre i poveri relativi, incapaci di una vita dignitosa, varcano la soglia dei 10 milioni.
Il renzismo è anche una lotta del politico dell’occasione contro il tempo. La durata non è un’opportunità. È piuttosto un’incertezza che potrebbe sconvolgere la magia della narrazione, con il riaffiorare prepotente di una realtà trascesa e pronta a vendicarsi per il maltrattamento subito da un governante che, che suonando il piffero della velocità e dell’annuncio continuo di misure sempre nuove, credeva di aver messo le brache al riottoso mondo reale….. Accantonato il dilettantesco proposito di varare una grande riforma al mese, egli recupera margini di manovra ampliando la dimensione tempo.
[…] I segnali inquietanti della recessione il premier li batte con la liturgia di un tweet…. Il potere innocuo di un tweet che scorre in un clichè privo di nessi logico formali e su cui però ricamano all’infinito i media conformisti, che lo impongono come un solidissimo fatto…. Si tratta però di semplici annunci che il governo pop butta in circolazione giusto per mantenere un clima incantato, nel quale la crisi sociale non esiste e il pericolo sono solo gli spettri, quelli agitati da una certa ideologia di gufi e rosiconi

Michele Prospero
Il nuovismo realizzato.
L’antipolitica dalla Bolognina alla Leopolda
Edizioni Bordeaux (2015)

La giostrina del circo è sempre in movimento…

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TREDICI

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 aprile 2015 by Sendivogius

XIII

No, non è il titolo della (bellissima!) graphic novel belga di Van Hamme e Vance, bensì il numero esatto della nuove assunzioni certificate dall’INPS [QUI] dall’entrata in vigore dello strombazzato Jobs-Act.
A tanto ammonta la differenza di saldo, rispetto al primo bimestre del 2014, certificando un’evidenza: le nuove ‘assunzioni’ altro non sono se non la conversione dei precedenti contratti di lavoro, per incassare la pioggia di agevolazioni fiscali che monetarizza le prestazioni al ribasso, azzera le tutele, e grava sulla sostenibilità dei pubblici bilanci, senza comportare alcun valore aggiunto in termini di stabilità occupazionale e reddito garantito.
dado13 is the magic number nella lotteria ribassista della fuffa renziana; la (in)degna quadratura del cerchio magico fiorentino, nel venerdì nerissimo dei diritti e della democrazia, attraverso il percorso inverso delle lancette della storia.
13Tredici, il numero di epitaffio da apporre alla scomparsa della ‘sinistra’ italiana, permutabile nella sua repellente variabile “riformista”, travolta nella sua personale Caporetto nella trincea del lavoro, e immolata sulla via per la Leopolda ed i catering graziosamente offerti da Confindustria, per il più classico piatto di lenticchie. Per giunta rancide.
Riccardo III di Richard Loncraine Se il deforme Riccardo III, dinanzi alla disperata solitudine della disfatta, era pronto a cedere il suo regno per un cavallo, si può ben dire che il partito bestemmia abbia svenduto il suo culo per un contratto! E, quel che è peggio, abbia impegnato nello scambio soprattutto quello di milioni di lavoratori, addebitandogli pure il costo della spesa, drammaticamente a corto di coperture contabili e contributive.
Tredici! A questo si riducono mesi di retorica governativa e decreti blindati, che hanno trovato la loro sintesi perfetta nelle elucubrazioni agiografiche del paffuto ministro cooperativo Poletti e le curve burrose di Nostra Madonna dei Boschi dai vaporosi sensi.
Virginia Raffaele in Maria Elena BoschiÈ il rilancia e raddoppia della stronzata universale, in un crescendo compulsivo di numeri sparati in libertà, infiocchettati con un lessico da III elementare che per i bimbetti di governo si riconosce ne #la-volta-buona

bullshit

«800 mila nuovi posti di lavoro in tre anni»
Pier Carlo Padoan
(19/10/2014)

Dajè!«I dati istat di oggi segnalano che il tasso di occupazione sale al 55,8% con 131.000 occupati in più rispetto a gennaio 2014»
Debora Serracchiani
(02/03/2015)

renzi«È un giorno importante. Tra qualche ora saranno diffusi i dati dei contratti a tempo indeterminato siglati nei primi due mesi dell’anno: sono davvero sorprendenti, mostrano una crescita a doppia cifra. È il segnale che l’Italia riparte»
Matteo Renzi
(27/03/2015)

Poletti«Quest’anno per le assunzioni ci sono 1,9 miliardi di sgravi e questo potrebbe portare fino a un milione di posti di lavoro»
Giuliano Poletti
(30/03/2015)

Stando ai dati delle statistiche ufficiali, è davvero cominciata la (ri)presa… per il culo!
La sagra del cazzaroUn simile condensato di millanterie e smargiassate assortite, nella fragrante crosta di arroganza che contraddistingue i clowns tragici e cinguettanti di questo circo ambulante, segna in modo drammatico la misura della mitomania di questo esecutivo dalle grandi misure, infinite ambizioni, e risultati miserabili, nell’ansia di prestazioni artificiali.
Crescita - by LiberthaliaSe per definire il fenomeno corrente dovessimo rimetterci agli stilemi di un linguaggio più aulico, si potrebbe parlare di pseudologia fantastica della retorica renziana, che poi è la tendenza dei bugiardi patologici a mentire e deformare incessantemente fatti e situazioni, nell’elaborazione di una realtà fantastica e parossistica dove tutto è funzionale all’auto-esaltazione di una personalità narcisistica.
Di solito, il concetto viene sintetizzato con un’espressione ‘cumulativa’ e dall’inconfondibile efficacia pratica…
CazzariLo stesso principio dominante si ritrova nelle alchimie contabili delle antiche “revisioni di spesa”, diventate spending review a dimostrazione che ormai, nell’anglicizzante linguaggio tecnocratico (onde essere meglio inteso dai committenti), le manovre finanziarie vengono scritte altrove: ovunque ma non in Italia, il cui governo è solo un mero esecutore testamentario di sentenze di morte redatte in qualche board internazionale.
Per questo, nel paese della crescita incombente, delle “misure impressionanti” e delle “dodici riforme in due anni” (ovvero: stupro continuato e aggravato dalla circonvenzione di incapace), da una parte si procede ad una manovra aggiuntiva da dieci miliardi di euro (che guarda un po’ è esattamente il costo dell’operazione “80 euri”) di tagli alla “spesa corrente” (leggi: Istruzione-Sanità-Pensioni), mentre dall’altra si millanta di un nuovo tesoretto da 1,6 miliardi di euro da redistribuire.

Cazzaro

Ovviamente, dopo la sportula delle “europee”, si tratta di una nuova mancetta elettorale da elargire in concomitanza con le elezioni regionali, secondo le dinamiche tutte democristiane del più sfacciato e indecente voto di scambio. È una compravendita elettorale di cui pagheremo un prezzo salato e con tanto di interessi, ma per adesso ciò che conta è portare a casa il risultato.
aikkbvA proposito della manovra correttiva, perché di questo si tratta, da inserire nel DEF (stavolta ci hanno risparmiato le slide), si tratta dello stesso “aggiustamento” fino a ieri sempre negato [QUI] e che (im)modestamente noi avevamo già anticipato QUI (e pure QUI) con ovvie motivazioni. A dimostrazione che nel renzismo di fuffa e di truffa tutto è fin troppo prevedibile nella sua inclinazione costante al peggio…!

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Rivoluzionari da Oratorio

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 4 Maggio 2014 by Sendivogius

Le suorine di Clovis Trouille

Nel suo consueto rapporto annuale, dedicato al decubito della società italiana, il CENSIS conferma i referti clinici precedenti e raddoppia la dose omeopatica con spruzzate di cauto ottimismo, compensando la formula della felicità (connettività mutualistica tra soggetti sociali diversi) con la scoperta dell’acqua calda: con la crisi crescono le disuguaglianze sociali; “chi più aveva, più ha avuto”.
Ovvero, in Italia la recessione economica si è rivelata una formidabile occasione di arricchimento per i già ricchissimi, che hanno visto un incremento esponenziale dei loro patrimoni, a discapito di tutto il resto della popolazione, che nella scala della promozione sociale retrocede qualche dozzina di caselle indietro.
Scrupoloso come sempre, il Censis ci aggiorna che:

«I 10 uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500.000 famiglie operaie messe insieme. Poco meno di 2.000 italiani ricchissimi, membri del club mondiale degli ultraricchi, dispongono di un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi di euro (senza contare il valore degli immobili): cioè lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale.
[…] L’1% dei “top earner” (circa 414mila contribuenti italiani) si è diviso nel 2012 un reddito netto annuo di oltre 42 miliardi di euro, con redditi netti individuali che volano mediamente sopra i 102mila euro, mentre il valore medio dei redditi netti dichiarati dai contribuenti italiani non raggiunge i 15mila euro. E la quota di reddito finita ai “top earner” è rimasta sostanzialmente stabile anche nella fase di crisi

E se per qualcuno è Natale tutto l’anno, per molti altri il tempo di Quaresima sembra non finire mai…

«Sono quasi 6 milioni gli occupati che nell’ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa. Un’area di disagio che rappresenta il 25,9% dei lavoratori e che può essere riconducibile all’instabilità lavorativa (che interessa una platea di 3,5 milioni di persone tra lavoratori a termine, occasionali, collaboratori e finte partite Iva) e alla sottoccupazione (relativa ai 2,8 milioni che vorrebbero lavorare più di quanto non facciano, ma non riescono per motivi che non dipendono da loro: tra questi vi sono 2.219.000 part-time involontari, ma anche cassaintegrati). Una situazione di precarietà e incertezza che va sempre più diffondendosi tra i lavoratori, considerato che tra il 2007 e il 2012 mentre il numero totale degli occupati è diminuito (-1,4%), quello di quanti si trovano in una delle condizioni descritte è invece cresciuto dell’8,7%.»

“47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese”
CENSIS; rapporto annuale 2014 (Cap.IV)

Tear Dinanzi ad un corpo sociale spossato dalla crisi, che chiede soltanto la garanzia di un reddito dignitoso da lavoro sicuro (e possibilmente stabile), il governo rivoluzionario del Bambino Matteo, coi suoi pucciosi chierichetti da chiostro fiorentino, non poteva certo restare insensibile, con tutta la propensione al dialogo che contraddistingue questa saccente nidiata di boy-scout. Da segnalare, nell’ambito del cerchio magico, il pragmatismo del nuovo responsabile economico, Filippo Taddei, professore americano non abilitato in Italia. Il problema più grande della fuga dei “cervelli” (?) all’estero è che prima o poi ritornano… Sempre!
pucciosoOvviamente, l’esecutivo dei miracoli col suo Mosé in testa non interviene sulle tutele e sulla stabilizzazione lavorativa; meno che mai sui livelli salariali e sulla giungla contrattuale delle collaborazioni mascherate.
moseRecependo appieno le richieste dei lavoratori, e massimamente quelle dei lavoratori flessibili, il solito provvedimento blindato (che ormai il Parlamento è inutile ed il Senato da abolire) istituisce per decreto la precarietà a vita, onde non alimentare false speranze ed inutili aspettative che poi gli schiavi si montano la testa.
coniglio darkoPertanto, giusto in concomitanza con la “festa dei lavoratori”, dal cilindro di fuffa e di governo ecco spuntare l’ennesima bozza, peggiorata e corretta, del mitologico Jobs Act. In pratica, la traduzione anglofona dello “Statuto dei lavori”, tanto caro a quel Maurizio Sacconi (ovviamente promosso a presidente della Commissione lavoro al Senato), che infatti è parte integrante di quest’ennesimo “governo del fare”: dai papi-boys ai papa-boys.
Abolito da tempo ogni straccio residuo dell’Art.18, nei fatti svuotato di senso e di sostanza, il gabinetto di salute pubblica nell’ordine stabilisce:
a) L’eliminazione di ogni causale circa i motivi del ricorso dei contratti a termine; che poi alle “risorse umane” si spremevano troppo le meningi, giacché nella soprannaturale ipotesi di un controllo di verifica sarebbe difficile dimostrare come “l’assunzione temporanea derivante dall’incremento delle attività di produzione” si verifichi quasi sempre in concomitanza coi turni festivi, notturni, scioperi, o campagna di prepensionamenti.
b) L’introduzione di una multa pecuniaria, e soprattutto irrisoria visto che difficilmente supererebbe i 5.000 euro e subito verrebbe condonata, per ogni violazione contrattuale e che peraltro va corrisposta all’erario e non al lavoratore precarizzato, che non ha alcuna contropartita.
c) Il ricorso abnorme all’apprendistato, che è un modo perfetto per sottrarsi agli oneri contributivi ed erogare salari al di sotto del minimo contrattuale, senza nemmeno la certezza di stabilizzazione per i più ‘meritevoli’ (il 20% della quota di apprendisti) alla fine del periodo di sfruttamento legalizzato. La stabilizzazione è rimessa alle aziende con oltre 50 dipendenti, dove la stragrande maggioranza delle mansioni generiche alle quali vengono destinati gli ‘apprendisti’ non richiede requisiti ed abilità, tali da non essere acquisite in una dozzina di giorni di lavoro.

receptionist_monkey

L’assoluta assenza di ogni riferimento salariale, adeguamento retributivo e sostegno al reddito da lavoro (a parte la marchetta elettorale degli 80 euri mensili, per giunta a corto di coperture), con le dinamiche salariali rimesse all’azione miracolistica di un mercato saggiamente guidato dalla mano invisibile della provvidenza, ricordano per molti versi la Legge bronzea dei salari di David Ricardo, clamorosamente riportata in auge dagli economisti neo-classici che ispirano il modello liberista vigente. Legge di bronzo, come le facce di chi la sottende, che può essere riassunta nelle parole che Emile Zola mette in bocca al nichilista russo Souvarine in Germinal:

«Aumentare il salario, che forse si può? Una legge di ferro lo fissa allo stretto necessario; all’indispensabile, perché l’operaio possa mangiare pane e sputo e procreare dei figli. Se il salario scende sotto quel livello, l’operaio crepa; e la richiesta di nuovi operai lo fa risalire. Se supera quel livello, cresce l’offerta di manodopera e lo fa calare. È l’altalena delle pance vuote, la condanna a vita alla galera della fame

 Emile Zola
“Germinal”
 Einaudi, 1951

Per capire l’impianto ispiratore della contro-riforma e lo spirito che ne ispira l’essenza, basta leggere le dichiarazioni di Angelino Alfano, il kazako alla destra del Kazzaro:

Angelino AlfanoAbbiamo dovuto vincere alcune resistenze della sinistra post comunista, e devo dire che la collaborazione con la sinistra che non è comunista guidata da Matteo Renzi sta dando davvero ottimi frutti. Abbiamo smontato la Legge Fornero (che già faceva schifo di suo!) e abbiamo inserito tanto Marco Biagi. Vuol dire meno vincoli, meno regole, più libertà per gli imprenditori e regole più semplici per chi fa le assunzioni. Il nostro obiettivo è semplificare la vita.”

Poi certo bisogna vedere a chi viene semplificata la vita ed a quali altri viene resa impossibile…
Indubbiamente, questo è uno dei capolavori migliori nel mazzo del riformatorio targato Renzi, che sceltosi bene gli amici (Alfano, Cicchitto, Formigoni, Sacconi, Berlusconi..) non ha alcun problema ad attaccare i nemici: i “sindacati” in primis ed uno in particolare (la CGIL), ma anche i “professoroni” (termine che contiene in nuce tutto il disprezzo che solo il populismo fascistoide ha per gli intellettuali), e ovviamente la “sinistra” (e non solo la pletora di rottami in stato catatonico a manca del partito bestemmia).

Grillo-Renzi-Berlusconi ipnosi

Tuttavia, nell’Italietta abulica dei ducetti allo sbaraglio, il panorama è desolante per una scelta politica sostanzialmente inesistente, se non circoscritta alle tifoserie da fanclub.
Dinanzi al livello crescente di insofferenza ed assenteismo elettorale, nel distacco sempre più marcato tra cittadinanza e rappresentanza, viene in mente la secessione della plebe romana sul Monte Sacro… Parodiando il celebre apologo di Menenio Agrippa, qui non ci troviamo di fronte ad uno stomaco che tutto fagocita e poi (non) ridistribuisce.
Il NullaNel caso attuale, abbiamo due mani completamente separate dal corpo che gesticolano a vuoto, digitando tweet, con una bocca perennemente ridente che si profonde in proclami e scadenze.
Alle sue spalle, in più bassi anfratti, una sacca biliare che rigurgita livori gastrici a getto continuo, che nella sua crassa ignoranza intestinale sproloquia in peti e si produce in grappoli emorroidali.
Davanti a vista, la protuberenza oscena e circoscritta nella sua impotenza da neoplasia prostatica; penoso e penale, nelle sue pene da postribolo basso imperiale.
É la variante oscena del mostro politico a tre teste di invenzione ciceroniana… Nella fattispecie abbiamo un’Idra tricefala, innestata su di un unica cloaca e che si nutre dei medesimi liquami.

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