Archivio per Integralismo islamico

Letture del tempo presente (VIII)

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 ottobre 2020 by Sendivogius

“SE L’EUROPA NON SA DIFENDERSI, PERDE SE STESSA”

«L’incolmabile e spaventosa differenza fra la strage islamista nella cattedrale di Nizza e le precedenti, in Francia e non solo, è che quelle derivavano da minuziose strategie di terroristi asserragliati nelle grotte afghane o nel sedicente Stato del Profeta, questa deriva dall’incontinenza e dalla sconsideratezza verbale del presidente di una nazione, la Turchia, che solo pochi anni fa ambiva all’ingresso nell’Ue, che tuttora partecipa a organismi europei (compreso quello di tutela dei diritti umani) e che occupa un ruolo rilevante nella Nato, la più grande organizzazione di difesa internazionale.
La precipitosa e schietta condanna dell’attentato diffusa ieri dal governo di Ankara non potrà scolorire le parole spese dal presidente Recep Tayyip Erdoğan dopo la decapitazione del professore Samuel Paty, colpevole d’aver esibito a scuola le vignette blasfeme di Charlie Hebdo, e dopo la vigorosa rivendicazione di Emmanuel Macron della libertà d’espressione come caposaldo delle democrazie liberali. Erdoğan ha dato a Macron del malato di mente, del nuovo crociato, ha paragonato le condizioni di vita dei musulmani in Europa a quelle degli ebrei della Shoah, ha invitato i paesi islamici a boicottare i prodotti francesi, e alcune piazze islamiche hanno risposto dando fuoco alla bandiera della République. Eppure nel gennaio del 2015, e lo ha ricordato qui Cesare Martinetti, Erdoğan inviò il suo primo ministro a Parigi per sfilare a fianco del presidente François Hollande, in segno di fratellanza ideale dopo la carneficina di Charlie Hebdo. A distanza di pochissimi anni c’è un’altra Turchia, che ambisce a essere il nuovo baricentro del mondo islamico, compreso quello estremista, che tiene l’Europa per il collo minacciando di spianare le strade ai profughi siriani, che allegra e indisturbata se ne va per i mari di Cipro e Grecia a cercare gas naturali, e che in casa chiude gli oppositori in galera. E gli europei, zitti.
Le pigre solidarietà offerte ieri alla Francia – prefabbricate e desolanti quelle di Roma – viaggiano parallele ai nervosismi per la disinvoltura di Charlie Hebdo, imperterrita per la sua strada, compresa l’ultima tremenda copertina su Erdoğan che solleva la gonna a una ragazza e il panorama gli ricorda Maometto. Poi un giorno parleremo di quanta responsabilità presupponga la libertà, ma è come se oggi avessimo lasciato a dei vignettisti bricconi la gestione della terapia intensiva dei nostri valori cruciali, e mentre noi seguiamo annoiati il bollettino clinico del tracollo, ci scandalizziamo dei loro modi brutali (buoni tutti a difendere il diritto di opinione quando le opinioni sono accettabili). Oggi, a quasi sei anni dal massacro, Charlie Hebdo è ospitata in un bunker dove esercita il suo diritto di stampa, di critica, di satira e di blasfemia. Ma è il bunker in cui viviamo tutti noi a essere più asfissiante, ci infiliamo da soli ogni volta che ci chiediamo – anche noi giornalisti – se usare certi termini e ripubblicare certe vignette finirà con l’offendere la suscettibilità di qualcuno. Se, in definitiva, metteremo a repentaglio la nostra sicurezza. Ma una società che tiene più alla sicurezza che alla libertà su cui si è fondata è già una società morente.
In uno straordinario libro steso durante l’occupazione nazista di Parigi, il filosofo Emil Cioran descrisse la Francia come un paese attaccato alla propria pelle piuttosto che alle proprie idee, e dunque un paese perduto. Ormai tutta Europa è così. E’ incapace di difendere sé, le ragioni della sua esistenza, l’inviolabile unicità dell’essere umano, la sua facoltà di muoversi, di pensare, di parlare, di associarsi, di professare la religione che ritiene. Si affrontano i nemici esterni e interni con la forza del balbettio. Si rimane spiazzati, dentro un razionalismo liso, un pallido riflesso dei Lumi, al cospetto delle inquietudini oscure e abissali dell’anima che spingono i fanatici a impugnare i coltelli e i kalashnikov. E’ una dimensione che non riconosciamo più. La pace conquistata settantacinque anni fa, soprattutto grazie agli americani e a Winston Churchill (oggi trattato come un razzistello fra tanti) ci sembra un dono divino, un dato di fatto non scalfibile, e invece la pace e la democrazia si conservano soltanto se si è disposti a pagarne le conseguenze, come successe settantacinque anni fa. Non si tratta di invocare la guerra. Si tratta, più banalmente, di rinunciare a qualcosa. La sudditanza verso la Cina e verso la Turchia parlano di un’Europa terrorizzata all’idea di perdere un contratto, un mercato, una percentuale del suo già sfibrato Pil, di doverlo spartire con altri migranti. Ma come sapremo mai restare in piedi se siamo disposti a trattare sul prezzo dei presupposti sacri della nostra identità? Da più di un secolo grandi pensatori, trattati come uccellacci del malaugurio o come eccentrici e simpatici parrucconi, o più spesso ignorati, da Oswald Spengler a Elias Canetti, da José Ortega y Gasset a Johan Huizinga, analizzano e predicono il tramonto dell’Occidente. Non vorrei che, piagnucolanti e tremebondi davanti al Covid e alla Jihad, stessimo finendo col dargli ragione

Mattia Feltri
(29/10/2020)

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IUS CULTURAE

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , on 29 marzo 2018 by Sendivogius

Mentre il povero cristianuccio miscredente, che altro non vorrebbe se non papparsi in santa pace le costolette dell’agnello pasquale, viene turbato dal racconto truce dei soliti Isl’Amici sempre lì a masturbarsi coi loro filmini snuff e gingillarsi con cinture esplosive, fantasticando di decapitazioni multiple, stragi di massa e una bella corsa in camion dentro l’isola pedonale all’ora dello struscio, in nome della “religione di pace”, un dramma silenzioso e dimenticato si consuma negli austeri uffici dell’INPS…
Con l’arresto di Halili Elmahdi, che tanta preoccupazione sembra aver destato tra gli addetti ai lavori, si priva il Paese tutto di una preziosa risorsa, naturalizzata italiana, che adesso non potrà più pagarci la pensione! “Fratello Mahdi” è una nostra vecchia conoscenza… e ci sembrava giusto volgergli un affettuoso pensiero in un momento tanto difficile. Del fior di merda avevamo già parlato, in concomitanza con la pubblicazione di quel raffinato trattato apologetico dedicato a suo tempo alle delizie dello “Stato Islamico”: una realtà che ti vorrebbe comunicare. E che gli valse una denuncia a piede libero “per istigazione a delinquere con finalità terroristica” con condanna subito sospesa. In compenso, visto l’ottimo livello di “integrazione”, fu opportunamente premiato con la concessione della cittadinanza italiana subito dopo il rinvio a giudizio. Cresciuto sostanzialmente a scrocco dei servizi pubblici, Fratello Mahdi (che così amava firmarsi) dopo il primo arresto aveva promesso a mammà di non fare più il bambino cattivo… in fondo aveva solo 20 anni… Poi è cresciuto e come Nicodemo è diventato ancora più scemo e si è messo subito in moto per giocare a Carmageddon con altri picchiatelli come lui…
Non temete che lo ritroveremo presto in circolazione a far danni, insieme alle altre devote capre mannare, giunte da lontano per apportare il loro prezioso contributo culturale, arricchire il paese, risanare le casse pensionistiche, e possibilmente migliorare la ‘razza’ con la loro proverbiale bellezza, e condurre gli infedeli sulla retta via, meglio ancora se opportunamente trasformati dopo la conversione…
Di “Fratello Mahdi”, a suo tempo, abbiamo molto apprezzato il talento comico del tutto involontario. E ci sembrava giusto dedicargli un piccolo tributo, in ricordo delle sue precedenti fatiche letterarie che tanto ci avevano divertito. Se volete, ne trovate una sintesi QUI.

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Il Soffio del Male

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , on 18 agosto 2017 by Sendivogius

Come un tumore maligno, la neoplasia salafita si sta espandendo per l’Europa con una virulenza mai vista. E l’abbiamo lasciata diffondere noi, fino alla sua maturazione cancerogena, nella sapida incoscienza della nostra cecità, rifiutandoci di vedere lo spettro che si aggirava industurbato in mezzo a noi, ignorando e denigrando i segnali di allarme che pure erano evidenti nella crescita della minaccia, per un problema troppo a lungo ignorato, ipocritamente negato, e colpevolmente nascosto. E se non volete chiamarla “guerra”, scegliete pure il termine che vi è più congeniale… tanto la sostanza non cambia. I morti sono reali.

«È evidente, dopo le notizie della notte da Combrils, che quello in Catalogna è stato un attacco militarmente pianificato, che doveva colpire in almeno tre diversi punti. La rivendicazione dell’Isis è arrivata molto presto, ad azione ancora aperta. Ma quel che conta di più è che quella della cintura di Barcellona è considerata la zona calda del jihadismo nella penisola iberica, con le forti presenze di salafiti, quasi tutti nati in Spagna, figli di immigrati o convertiti. Anche questa volta ci troviamo di fronte a bestie che hanno voluto colpire nel mucchio, tra gente inerme, uccidendo anche bambini, nel luogo della festa e dell’incontro, nei giorni della vacanza. Odiano i nostri modelli di vita, e sono pronti a morire per ucciderci. Sono il nostro opposto, nemici dell’umanità. Sarà una guerra lunga: non l’abbiamo dichiarata noi ma la dobbiamo combattere senza incertezze.»

Enrico Mentana (18/08/17)

 Tempo addietro [QUI], sull’onda di un legittimo sdegno in concomitanza con l’abominevole massacro parigino del Bataclan, avevamo provocatoriamente stracciato il velo ipocrita, troppo a lungo disteso con cieca indulgenza sopra i frutti malati di una “integrazione” fallita. E lo avevamo fatto, da ‘sinistra’, facendo nostro il pensiero di Karl Popper e Michel Onfray. Siamo stati irrisi e coperti di insulti dalle vestali a presidio permanente dei sepolcri imbiancati del politicamente corretto. Avevamo osato dire come non si trattasse affatto di casi isolati o di “lupi solitari”, come invece continuava ad insistere certa rassicurante retorica assolutoria. Come dietro ci fosse in realtà una rete logistica transnazionale, profondamente radicata sul territorio europeo con complicità e ramificazioni diffuse; così come il pericolo fosse incombente e radicato, con un preciso disegno totalitario e sterminazionista ad ispirarne la mano, nell’esistenza di una zona grigia e assai porosa alle infiltrazioni della propaganda salafita, lungo una linea d’ombra all’interno della quale poter contare su legami clanici e solidarietà inconfessabili, salvo venire aggrediti dal circo delle animelle belle alla fiera delle ipocrisie. Poi ci sono state le stragi di Nizza, Berlino, Stoccolma, gli attentati di Londra, ed ora Barcellona e Turku. Stessa matrice religiosa, stesse modalità di esecuzione, per la medesima ed univoca ideologia di morte. Ben triste ed inutilissima ‘consolazione’ sapere che come Cassandra avevamo ragione. Ma ciò che in questo frangente colpisce di più, è il silenzio assordante della comitiva dei bimbi buoni, solitamente così loquaci nella referenzialità settaria dei loro circoletti chiusi, ai quali sembra essersi seccata la lingua e rattrappite le dita sulla tastiera (e all’occorrenza i gessetti nella tasca). Quelli dall’indignazione facile; sempre pronti a solidarizzare con le cause più disparate e remote (dall’ultimo degli inuit, ai diritti di pascolo del pastore siberiano), flagellandosi per le colpe dell’Occidente (come se al di fuori del vecchio continente ci fosse stato l’Eden), irretiti dal mito iperrazzista del bon savage di Roussau. E muti ogni volta che l’orrore gli esplode dentro casa, sbattendo tutta la sua brutalità sul loro musetto smarrito, dinanzi all’evidenza di una realtà che cozza coi loro universi fantastici, nella negazione sperticata di una minaccia che c’è, esiste, e dovrà essere affrontata senza reticenze. Piaccia o non piaccia farlo.

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Peace & Love

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , on 24 Maggio 2017 by Sendivogius

 E adesso su!  Cari bimbi buoni del politicamente corretto, dopo la strage di ragazzine a Manchester, l’ennesimo massacro di un annus horribilis, veniteci ancora una volta a raccontare la favoletta bella della “religione di pace”, del “gesto isolato” di un “lupo solitario” (meglio ancora, “un folle in cura per problemi psichici”). Che è tutta colpa della società tanto cattiva e sperticatamente negare che forse alcune “risorse” di specifica estrazione culturale hanno seri problemi non tanto con l’integrazione, ma con gli standard minimi di convivenza civile. E che non esiste un problema con una certa e ben specifica visione religiosa, che condiziona le più normali regole di condotta all’appartenenza di una “fede”, nello stato di guerra permanente contro tutte le altre. Sorvolate di norma sull’incompatibilità, oseremmo dire anche etica, e l’oscenità stragista di killer seriali di massa, che non sanno elevare se stessi oltre le perversioni di un medioevo barbarico, votato al culto della morte che nell’orgia del massacro indiscriminato ne eccita la sete di sangue.

«Prendiamo il Corano per esempio; questo libro abbietto è stato sufficiente a fondare una religione diffusa in tutto il mondo, a soddisfare il bisogno metafisico di infiniti milioni di persone per dodici secoli, a diventare la base della loro moralità e di un rimarcabile spregio della morte, e anche a ispirarle a condurre guerre sanguinose e ottenere grandi conquiste. In questo libro noi troviamo la più triste e miserabile forma di teismo. Forse si perde molto nella traduzione, ma non sono stato in grado di trovarvi una singola idea di valore

Arthur Schopenhauer
“Il mondo come volontà e rappresentazione”
(1819)

Deliziateci con la straordinaria saggezza di un profeta auto-investitosi di missione divina, autore di un testo primitivo, nell’accozzaglia di contraddizioni senza senso, che ne ispira gli orrori nel compiacimento perverso degli stessi…

«un mercante di cammelli che è capace di eccitare le sedizioni nel suo villaggio; che insieme ad alcuni sfortunati accoliti li persuade anche di essersi intrattenuto con l’angelo Gabriele; che si vanti di essere stato rapito in cielo e lì di aver ricevuto quel libro incomprensibile che fa fremere il senso comune pagina dopo pagina; che, per far rispettare quel libro, mette a ferro e fuoco la sua stessa patria; che sgozza i genitori, che rapisce le giovani, che concede ai vinti la scelta tra la conversione o la morte, è qualche cosa che nessun uomo può perdonare, a meno che non sia nato turco, e che la superstizione non abbia soffocato in lui anche l’ultimo ricordo delle leggi naturali

Voltaire
“Lettera a Federico II re di Prussia”
(25/12/1771)

BATACLAN

Su! Venite a declamarci il fiore delle mille e una notte della ragione, nel proliferare dei mostri. Eppoi però annatevene anche affanculo!

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SQUILIBRI

Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , on 27 luglio 2016 by Sendivogius

funamboloSe un tempo c’era l’intellettuale organico, adesso abbiamo il giornalista pedagogico… 
Ieri come oggi, il loro compito non è informare, ma ‘formare’; non è divulgare, ma ‘educare’. Il risultato risiede in una brodaglia insulsa di patetismi riscaldati, caramellosi luoghi comuni, pensierini buoni e rifritti in padella, per una informazione equilibrata dove le cose non vengono mai chiamate con il loro vero nome.
Fu così che il terrorismo “islamico” cessò di essere tale, per diventare islamista (come se le due definizioni fossero distinte e separate); mentre la propaganda salafita che viene apertamente salmodiata in molte moschee dell’islam moderato, nelle quali costituisce la predicazione ordinaria, diventa jihadismo. E si continua via di questo passo, fino a raggiungere il capolavoro finale… gli assassini di massa, che al fondamentalismo islamico attingono a piene mani, diventano “squilibrati” finché la prova dei fatti non inchioda all’evidenza delle sue radici ‘culturali’ il fenomeno stragista.
Agi.itÈ successo a Nizza, quando in un primo momento s’era cercato di far passare il massacratore della Promenade per un folle dalle tendenze suicide, con disturbi mentali aggravati da problemi familiari, salvo poi fare la scoperta dell’acqua calda… E, anche dopo la strage, i media erano tutti preoccupati di spiegarci quanto il soggetto fosse ‘laico’ e promiscuo; senza capire che se davvero bastasse una settimana per “radicalizzarsi”, allora il problema sarebbe molto più grave di quanto già non sembri.

epa04331994 A protestor talks with riot police to try to calm the situation during clashes following a protest in support of Palestinians in Gaza, at Place de la Republique in Paris, France, 26 July 2014. The rally was banned by the government and police were deployed in order to prevent any trouble. EPA/ETIENNE LAURENT

Il copione si è ripetuto ad Ansbach, in Baviera, dove l’attentatore suicida era stato dapprima presentato come un povero depresso. E nessuno si è preoccupato di chiedersi come sia possibile introdurre taniche di benzina e tutto l’occorrente per confezionarsi in proprio un ordigno esplosivo, dentro un ostello per richiedenti asilo, senza che peraltro nessuno degli altri ospiti si sia dato la minima premura di denunciare la cosa al personale di servizio. Quando il buongiorno si vede dal mattino…
Moderate MuslimE si è provato a riproporlo anche nel caso di Saint-Etienne du Rouvray, dove le due capre mannare di turno, piombate in una chiesetta di provincia durante la consueta celebrazione liturgica, per sgozzare l’anziano curato quasi 90enne in quanto “cattolico” e quindi colpire gli “infedeli” nei loro luoghi più sacri, sono subito state accreditate dai media come “folli”. In realtà si trattava di promettenti baby terroristi in erba… 
Adel KermicheLa palma d’oro spetta sicuramente a RaiNews24 che per tutta la mattinata ha parlato di “due squilibrati”. Il fatto che questi agissero in coppia, con zucchetto islamico calcato sulla testa, e parlassero in arabo, non ha fatto sorgere nei solerti cronisti il benché minimo sospetto. Sopire, troncare… troncare, sopire.
Ovvio che si tratti di psicopatici, ma mai che si denunci senza reticenze l’ideologia di morte che ne sottende e ne ispira le azioni. E che ha connotati religiosi ben precisi, per quanto l’ammissione possa essere spiacevole. Alla lunga, questa reticenza diventa irritante. E l’eccesso di prudenza rischia di trasformarsi in pusillanimità.
ErdoganNiente infatti deve disturbare la splendida narrazione in corso che costruisce i suoi miti sulla favoletta bella di una sopravvalutata convivenza con un fantomatico islam aperto e tollerante, tanto sbandierata a sproposito nei salottini parolai dell’intrattenimento mediatico, che nella migliore delle ipotesi si traduce nell’applicazione dei principi del Tabligh e nell’auto-segregazione delle pie comunità, le quali certo non vogliono essere contaminate oltre lo stretto necessario dall’impuro contatto coi miscredenti. Ogni riferimento al fenomeno integralista, che non deve essere necessariamente violento o stragista, ma che c’è, esiste, ed è diffuso più di quanto non si voglia ammettere, va possibilmente diluito in una serie di circonlocuzioni dalle funamboliche pruderie semantiche, onde negare ogni possibile correlazione tra jihad, radicalismo fondamentalista, e islam. E lo si fa nella rimozione costante del problema che va edulcorato, depotenziato, nella sua dirompente e pervasiva pericolosità, ampiamente sottovalutata, per non urtare la suscettibilità degli Isl’Amici che altrimenti potrebbero offendersi. E per carità sia mai che qualcuno li sturbi!
Capre MannarePertanto, i fatti vengono sminuzzati, ritagliati, confezionati, onde disinnescare preventivamente l’effetto dirompente di sgradevolissime evidenze, troppo lontane da certe narrazioni glassate e così politicamente scorrette. Poi si possono fare tutti sociologismi che si vuole, ma il dato di fondo rimane, senza che ciò infici la realtà dei fatti.
Sono sempre gli stessi media che ci tengono a precisare come gli assassini di Saint-Etienne du Rouvray siano “francesi originari di Rouen”, come se bastasse il possesso di un passaporto a fare un “francese”, non più di quanto noi si possa essere scambiati per giapponesi. E parliamo di quegli stessi francesi che per inciso i maghrebini di Francia chiamano spregiativamente céfran onde ribadire la propria ostentata alterità, sempre per quella divertente storiellina dell’integrazione riuscita e adesione ai valori democratici della Republique.
Sharia per la FranciaParliamo dei medesimi media che sono capaci di rendicontare la violenza omicida contro le donne, sotto il termine osceno di “femminicidio” e promuovere l’obbrobrioso neologismo di loro invenzione in stucchevoli filippiche di accorata ipocrisia. Salvo relegare la notizia in un trafiletto di cronaca nera quando il maschio assassino e violento non è di pura razza italica: QUI o anche QUI giusto per limitarci agli ultimi tre giorni. E per non farci mancare proprio nulla, ora (così sembrerebbe..) abbiamo pure il primo serial killer di importazione.
hebdo-diversitySi tratta di quegli stessi media capaci di ingigantire ogni episodio di insofferenza più o meno xenofoba ad abnorme atto di razzismo (manco fossimo nel Mississipi degli Anni ’60!) e menarcela per settimane fino allo sfinimento, salvo poi liquidare in fretta le notizie non conformi alla linea.
Fu così che una ragazza incinta di 22 anni (se fossimo razzisti, specificheremmo “bianca”) viene trucidata a colpi di mannaia da un siriano infoiato, e la cosa viene derubricata a “lite sul lavoro… delitto passionale”, con la vittima genericamente definita “donna”; altrimenti potrebbe risentirne la percezione pubblica che dei “profughi” si ha.
Perché appunto c’è femminicidio e femminicidio.
E ancora sono sempre i medesimi media che hanno prontamente rimosso la notizia di una donna accoltellata insieme alle sue tre figlie in un villaggio vacanze delle Hautes Alpes, da un marocchino che i conoscenti descrivono come molto religioso, indignato per l’abbigliamento ritenuto assai sconveniente di bambine e signora. Se è vero che la malizia risiede nell’occhio di chi guarda, c’è da chiedersi cosa questo schifoso avrà mai trovato di così sconcio e provocatorio in una bambina di nove anni!
Burqa-womenSe una religione diventa il concentrato di psicosi violente, calamitando a sé disadattati cronici, monomaniaci ossessivi e sociopatici con pulsioni omicide, e al contempo sembra alimentare le nevrosi di gente in cortocircuito culturale su abbacinamento mistico, allora quella religione ha qualcosa che non va…

Enrico Mentana

Se poi quella religione rivendica una precisa dimensione temporale, assurgendo ad ideologia totalitaria, rivendicando una propria irriducibile estraneità ad un sistema di valori civili che non riconosce ed ai quali intende sovrapporsi e sostituirsi, allora ci troviamo di fronte ad un problema oggettivo. Prima se ne prende atto e meglio sarà per tutti.
GodBlessHitlerSe si vuole combattere l’integralismo, il fanatismo, il salafismo, l’islamismo… allora bisognerebbe cominciare intanto a chiamare le minacce col nome giusto e contrastarle come tali.

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CARMAGEDDON

Posted in A volte ritornano, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , on 15 luglio 2016 by Sendivogius

carmageddonC’è un nuovo giochino di gran moda in città: spiaccica i kuffar.
Puoi provare con l’auto, ma con un tir è meglio. In alternativa, anche un camion-frigo andrà benissimo; specialmente se si tratta di investire persone ignare, ingombre di bambini e passeggini, assiepate su un lungo viale in una sera di festa, schiantate via come bambole spezzate, schiacciate, stritolate, maciullate e ridotte a fagotti di carne informe, da un camion infernale che sembra uscito da una sceneggiatura di Stephen King.
Maximum OverdriveÈ il death race di Nizza, con l’orripilante scia di sangue lasciata dalle 84 vittime dell’ennesima carneficina di miscredenti ed apostati, ad opera di un terrorismo fai-da-te appaltato in franchising al sociopatico di turno, più che mai ansioso di entrate nel paradiso barbuto delle capre mannare per gli esteti delle stragi di massa.
21 URIÈ molto rassicurante sapere, insieme alla riprova dell’incompetenza ormai proverbiale della Sécurité francese, come il pluriomicida non fosse un soggetto ritenuto “radicalizzato” e per questo completamente escluso dal monitoraggio dei servizi anti-terrorismo. Di conseguenza, molti proprio non riescono a capacitarsi come il Mohammad fallito di turno, che sembrava così ‘laico’ e ‘inserito’, si sia fanatizzato a tal punto da trasformarsi in un psicopatico sterminatore di famiglie alla fabbrica dei serial killers per corrispondenza di Raqqa; forse dimenticando i precedenti di Amedy Coulibaly ed Hayat Boumeddiene.

2010 - Vacanze a Creta2010 - Vacanze a Creta (1)Hayat Boumedienne veloHayat Boumedienne velo (1)Amedy Coulibaly ed Hayat Boumeddiene, prima e dopo la conversione

Capirete lo sconcerto di quanti già pensavano ai figli malriusciti dell’integrazione, cresciuti all’ombra della religione della pace e ispirati dal verbo illuminato dei predicatori itineranti dell’integralismo hanbalita (quello che impropriamente chiamiamo “wahabita” ed estensivamente “salafita”); plagiati nelle madrasse europee (meglio se travestite da sedicenti “centri culturali”) generosamente finanziate dai petrodollari sauditi e qatarioti con la gaia incoscienza di chi foraggia il mostro sfuggito al controllo. Giusto per rispondere alla domanda retorica su chi alimenta il fondamentalismo islamico. Per la serie: “i grandi segreti di Pulcinella”.
E allora per l’occasione si scopre (come l’acqua calda) che in Francia (ma non solo..) esiste un sistema carcerario pesantemente infiltrato dall’indottrinamento integralista, dove balordi di strada e tossici convertiti alla “vera fede” possono affinare la loro radicalizzazione durante il soggiorno coatto ed essere avviati sulla sacra via della jihad. Evidentemente, a questi razzisti col corano sotto il braccio (e possibilmente interpretato ad minchiam) deve risultare davvero orripilante l’idea che possa esistere una convivenza multietnica tra confessioni diverse nel reciproco rispetto, sotto i valori fondanti e le libertà civili di una democrazia laica, invece di ‘abbandonarsi’ alle pazze gioie della sharia, all’occorrenza imposta a colpi di taglione per i refrattari che si ostinano a rifiutare l’invito alla conversione. Tale è il desiderio di condividere il loro medioevo barbarico con le società d’accoglienza, e tanta è la nostalgia per il merdume avito.
london-rallyPerciò adesso, correte tutti a riprendere pennarelli e gessetti, seppellite i cadaveri in fretta, ripulite tutto per bene, evitate (per carità!) ogni riferimento polemico all’islam. Dosate con cura la scelta delle parole, prestando la massima attenzione agli attributi da utilizzare in conformità col vocabolario del politicamente corretto, che il terrorismo può essere “jihadista”.. “islamista”.. ma mai islamico, che sennò gli Isl’Amici potrebbero offendersi e mettere su il broncino, tanto il fenomeno è minoritario, nella sua estraneità ad un corpo dottrinario straordinariamente moderno.

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No More Tears

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 marzo 2016 by Sendivogius

tintin

Niente lacrime, per favore. Soltanto le esibizioni melense dei bimbi buoni del politicamente corrotto, meglio se insufflato nello zucchero filato del sentimentalismo all’ingrosso, nella loro indigesta ipocrisia, riescono a risultare più insopportabili degli sciacallaggi mediatici di un Matteo Salvini.
Matteo SalviniPer contro, onde non turbare le animelle belle del buonismo militante ed i loro pendants testicolari, che tanto s’erano risentiti per l’assenza di peli nel trattare la precedente tournée parigina degli Isl’Amici in trasferta europea, non pronunceremo mai la parola “guerra”… Che altrimenti finirebbe col turbare una certa “Generazione Erasmus”, come ebbe a chiamarla una volta il più improbabile dei Telemaco improvvisati.

Scusa al cazzo!SCUSA AL CAZZO!

Ed eviteremo ogni riferimento esplicito ai boia in nero; come in un cluedo dove tutti sanno benissimo le modalità di azione, così come si conoscono altrettanto bene identità e substrato ideologico (e complicità) dei principali ‘indiziati’.

Intervallo - paesaggio con capreIntervallo: Paesaggio belga con capre

Molto meglio le faccine colorate ed impersonali da usare per il Paris-Bruxellesprossimo hashtag in condivisione ‘virale’, oppure un Tintin piagnucoloso (siamo in Belgio!) da utilizzare per i cordogli di facciata, inutili quanto e più dei precedenti.

Je suis BruxellesJe suis Bruxelles

E peccato solo per il fatto che i personaggi di Hergé avessero un approccio molto più concreto con i diretti interessati…

Le Avventure di TinTin

A proposito di retorica applicata alle domande, bisognerebbe chiedersi piuttosto come interi quartieri di una (bellissima) capitale europea siano potute diventare enclaves al di fuori della legge nazionale (legibus solutae), E ci si chiede altresì come simili enclaves abbiano potuto trasformarsi in qasbah Fouad Belkacemsottratte ad ogni controllo, diventando il recinto per l’allevamento di repellenti caproni che hanno fatto del parassitismo sociale a carico della comunità ospitante per pubblico scrocco una vocazione professionale, magari sostituendosi alle autorità legittime. Per spirito d’integrazione, s’intende!

La Shariah Police a Wuppertal in GermaniaLa Shariah Police a Wuppertal in Germania

«Bruxelles è la capitale islamica d’Europa. E’ da decenni la sede logistica per la rete degli attentatori e per lo smistamento degli imam salafiti nel resto del continente. E’ il centro di reclutamento e di finanziamento delle “cellule dormienti” e dei “lupi solitari”.

Sono anni che i dati statistici documentano che nell’area francofona della capitale, enclave della regione fiamminga, il 30% circa della popolazione su un milione e 200 mila abitanti è arabo-islamica: tra i 250 mila e i 350 mila, in maggioranza di origine Sharia 4 Belgiummarocchina (70%) e turca (20%). Quasi tutti hanno utilizzato le leggi che favoriscono la riunificazione familiare, facendo arrivare mogli e figli. Per quanto riguarda i celibi, oltre il 60% dei giovani marocchini e turchi si sposano esclusivamente con persone della loro stessa origine. Un’ottantina tra moschee e minareti, Bruxelles è anche la capitale europea per la presenza massiccia di donne velate, frequenti in burqa o in niqab. E’ qui che si svolgono le manifestazioni più numerose e anche violente a favore dei palestinesi, quando Israele attacca per ritorsione i territori occupati dagli integralisti di Hamas. Una nota di “colore” è il record raggiunto dal 2008 dei nomi dei neonati di qualsiasi religione: il più diffuso è Mohammed. Secondo alcune fonti, opererebbero 200 organizzazioni di assistenza e indottrinamento, per lo più rifacentesi al fondamentalismo salafita, oggi ritenuto il più violento e predominante tra gli adepti dell’ISIS.

Fouad Belkacem a spasso coi suoi amichetti per le vie di BruxellesFouad Belkacem, creatore di “Sharia 4 Belgium”, a spasso coi suoi amichetti per le vie di Bruxelles.

La generosa politica di accoglienza e l’inclusività del welfare ha incrementato l’arrivo degli islamici arabi a Bruxelles. Arrivano prima i maschi celibi o da poco ammogliati, che si rifugiano nei quartieri a preponderanza islamica e vengono subito edotti sul sistema di assistenza belga, permettendo così di usufruire per molti anni dello “chomage”, il sussidio di disoccupazione, sui 600/800 euro nette al mese, compresa la sanità quasi gratuita. Molti si danno al lavoro nero (anche se vietato per chi si trova in “chomage”) per incrementare lo “stipendio sociale”. A Bruxelles, che ultimamente i media hanno ribattezzato Charlie Hebdola capitale del Belgistan, sono quasi del tutto intrivabili le normali macellerie, mentre pullulano quelle “Halal” secondo la macellazione tradizionale araba. Le pescherie sono in mano a marocchini e algerini, i negozi di alimentari-frutta e verdura al dettaglio sono quasi tutti gestiti da arabi. Sono scomparse le boulangeries e il pane è di fattezze turche (per quello tradizionale belga ci si deve rivolgere ai supermercati). Solo i mercati rionali settimanali custodiscono ancora cibi e bevande di tradizione belga, francese e fiamminga.
New kids on the block[…] Su un nostro blog del 20 gennaio scorso mettevamo in guardia dall’affrontare il problema con gli occhi e i comportamenti dettati dal “politically correct”, in quanto così si alimentava lo “scontro di civiltà”, anziché diminuirne l’estensione e scaraventarci inesorabilmente verso una “guerra spezzettata” su più fronti: quello interno, in Europa, e quello al di là del Mediterraneo, tra Siria, Turchia curda, Iraq e Maghreb, Libia compresa. Non sono in discussione concetti come accoglienza, inclusione, generosità, scambio culturale. In discussione è l’arrendevolezza nella difesa dei nostri valori, dei nostri stili di vita in nome di un “melting pot”, di un concetto di globalizzazione acriticamente solo positiva e innovativa.
Sharia controlled zone[…] Durante e dopo l’arresto della “primula nera” Salah Abdeslam, le forze dell’ordine belghe sono state fatte oggetto di rimostranze e contestazioni plateali da parte degli abitanti arabi di Moellebeck, sintomo dell’odio antieuropeo e della frustrazione sociale e religiosa che lì vi albergano. Ma è stato anche un fenomeno di lotta “resistenziale” contro le “forze di occupazione”, come se si fosse in un territorio occupato palestinese.
Isl'Amiche[…] Occorre un’opera di dissuasione presso la popolazione islamica e anche di persuasione affinché escano allo scoperto, si ribellino allo stato di soggezione e di falsa identità comune da “nazione panaraba”, per tutelare le origini, i costumi e la fede in Maometto. Non basta più che alcuni rappresentanti religiosi e civili delle loro comunità partecipino alle rituali manifestazioni di solidarietà e alle onoranze funebri. L’Occidente, gli stati europei, devono affrontare questa emergenza con tutti i mezzi di intelligence e di polizia, senza sconfinare nella repressione selvaggia. E difendendo i nostri valori secolari, senza paura di sentirsi definire “neocolonialisti” o “razzisti”. Ma le comunità islamiche devono, da parte loro, anche “liberarsi da sole”: scendendo in piazza, magari togliendosi i veli; manifestando contro i loro stessi “cattivi maestri” e gli imam ultraortodossi; facendo “terra bruciata” ai terroristi nei loro stessi quartieri; non respingendo un’integrazione che in alcuni settori della borghesia e dell’intellighenzia arabe già si va facendo strada. Ne va della nostra esistenza pacifica di Europei (cristiani, ebrei e islamici). Altrimenti, ci si avviterà nel tunnel dello scontro militare fine a se stesso, foriero di fantasmi del passato razzista, antisemita, reazionario, dittatoriale e oscurantista: la fine stessa del grande sogno di un continente libero e inclusivo come l’Unione Europea

Gianni Rossi
(22/03/2016)

Marsiglia - Un tempo FranciaSempre che nel frattempo le “risorse” non decidano di castigare un po’ di kuffars, i quali per giunta hanno il gravissimo torto di non volersi proprio sottomettere ai rigori della “religione della pace”, nonostante le invitanti rassicurazioni…
kenya_islam_is_coming_to_denmarkMa noi avanti tutta come Lemmings, su per la collina dei conigli..!

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