Archivio per Impunità
L’altro 25
Posted in A volte ritornano with tags Alessio Cesareo, Azione Frontale, Bologna, Fascismo, Forza Nuova, Impunità, Italia, Liberthalia, Marsala, Matteo Salvini, Milano, Nazifascismo, Provocazioni fasciste, Roma on 26 aprile 2019 by SendivogiusA Milano, Irriducibili della Lazio, quelli gemellati coi nazisti dell’Hellas Verona (“siamo una squadra fantastica, fatta a forma di svastica”) inscenano un picchetto d’onore a Benito Mussolini, con tanto di marcetta per le vie del centro e saluti romani à gogo.
In compenso, a Prato, il solerte questore Alessio Cesareo ha denunciato i manifestanti dell’ANPI che il 25 Aprile si sono permessi di intonare “canti tipici della lotta partigiana, non consoni alla solennità delle celebrazioni“(!) e
NOI TIREREMO DRITTO!
Posted in Masters of Universe with tags Alessandra Daniele, Autoritarismo, Consiglieri regionali, Costituzione, Governo, Impunità, Ladri, Liberthalia, Matteo Renzi, Parlamento, Politica, Potere, Privilegi, Regioni, Riforme, Senato, Silvio Berlusconi on 21 luglio 2014 by SendivogiusDimmi con chi vai e ti dirò chi sei…
Se le “riforme si fanno con chi ci sta”, non è questo un buon motivo per stralciare la Carta costituzionale, contingentando al massimo i tempi di discussione; per procedere a tappe forzate con scadenze prefissate sul calendario; per sostituire d’imperio i presidenti non sufficientemente allineati delle commissioni parlamentari; per umiliare e dileggiare pubblicamente ogni voce critica (i gufi.. i professoroni..), ricorrendo all’infamia (lo fanno perché non vogliono perdere i ‘privilegi’); per non percepire l’anomalia di un testo di legge blindato su presentazione governativa: l’imprescindibile “bozza” imposta da madonna Boschi ad un assemblea quanto meno scettica, in aule non abbastanza “sorde e buie”.
Se poi la (contro)riforma della Costituzione la si impone col ricorso alla classica tirannia del numero, scegliendosi come principale referente ‘istituzionale’ e interlocutore privilegiato un vecchio libidinoso, interdetto dai pubblici uffici per corruzione, accogliendone in blocco tutte le pretese possibili, e realizzando in una manciata di mesi ciò che al Pornocrate non era riuscito di fare per decenni (all’epoca si gridava alla “deriva autoritaria”, mentre oggi si chiama “governabilità”!), allora un governo si qualifica fin troppo bene per ciò che è…
In passato, e con ampio anticipo, avevamo già paragonato l’esecutivo renziano ad “un incrocio ibridato tra Moro e Fanfani in tempi di post-berlusconismo”… Evidentemente, è persino peggio!
Come la distruzione scientifica dell’antichissima istituzione senatoria, trasformata per imposizione governativa in una sorta di doppione scadente della “Conferenza Stato-Regioni”, inciderà sul rilancio dell’occupazione, venendo incontro alle “richieste della gente” (!?!) costituisce un mistero (della fede nelle magnifice sorti progressive del renzismo) a cui i chierichetti del chiostro fiorentino hanno subito fornito una spiegazione eloquente: “ce lo chiede l’Europa!”. Ma quando mai?!?
Sinceramente, non si capisce la relazione con la crescita dell’economia e l’incremento del PIL, la ripresa degli investimenti produttivi e lo sblocco del credito bancario, l’alleggerimento del “patto di stabilità” e il “pareggio del debito”. Sfugge anche la correlazione con la lotta alle nuove povertà e la ripresa dei consumi; per fortuna, gli 80 euri di mancetta elettorale (a carico pubblico) dispensati ai più garantiti stanno già producendo risultati strabilianti!
In compenso, avremo qualcosa di completamente nuovo: un Senato che non potrà definirsi tale; svuotato di ruolo e deprivato del suo indirizzo di controllo, in un accentramento autocratico dei poteri concentrati nella figura di un premier “forte”. Uno di quelli che, qualsiasi cosa accada, tirano sempre dritto perché convinti di vederci più lungo degli altri…
«Mai prima d’ora la classe dirigente italiana s’era ridotta a puntare tutto su un uomo solo come sta facendo adesso con Renzi. Mai s’era arrischiata a mettere così tutte le uova nello stesso paniere. Renzi è l’ultima risorsa d’una classe dirigente ormai consunta dai propri liquami tossici. La sua unica vera forza è la mancanza di alternative.
I tecnici sono bruciati, i moderati sono sputtanati, i populisti non sanno trovarsi il culo in una stanza tappezzata di specchi.
Renzi è l’ultima carta del mazzo. Se cadesse ora, l’intero sistema politico-mediatico italiano di controllo sociale detto ”democrazia” franerebbe come un castello di sabbia, anzi di fuffa.
Per questo tutti nel sistema sostengono Renzi, a cominciare dai suoi presunti avversari, fino a chi lo odia a morte davvero, cioè i colleghi di partito.
Il rischio d’estinzione sta frenando persino l’endemica spinta autoimmune del PD, tenendo insieme fazioni che da sempre si disprezzano profondamente a vicenda.
L’equilibrio però è precario. Il trono di Renzi è solido come la fuffa.»“Il Trono di Fuffa“
Alessandra Daniele
(20/07/2014)
Il nuovo Senato riformato manterrà, secondo le intenzioni dei relatori, un ruolo consultivo che però sarà puramente simbolico: potrà infatti esprimere pareri e proposte di modifica sulle leggi approvate alla Camera, ma il Parlamento (ed il Governo) non sarà assolutamente vincolato a tenere conto delle osservazioni e potrà rigettare tutte le richieste, eventualmente mosse da un senato depauperato di funzioni e prestigio.
Senato rigorosamente non elettivo, surclassato da un Parlamento di nominati su listini elettorali bloccati. Parlamento che mantiene intatte indennità, emolumenti, stipendi, e numero dei componenti: 630 deputati contro un senaticchio di 100 “senatori”, pescati tra gli scarti dei consigli regionali. In compenso, i nuovi senatori condivideranno con gli onorevoli colleghi della Camera la medesima immunità, che contemplerà ogni fattispecie criminale possibile e non soltanto i cosiddetti “reati di opinione”, che invece continueranno a riguardare tutto il resto dei cittadini comuni). Grazie alla “riforma” Renzi-Boschi-Berlusconi, col fondamentale contributo della strana coppia Finocchiaro e Calderoli (l’odontotecnico prestato alle riforme costituzionali ed al quale si deve la famosa legge porcata), i vari Fiorito e Formigoni ed i quasi 600 consiglieri regionali attualmente rinviati a giudizio per i più svariati reati contro il patrimonio pubblico, dalla corruzione al peculato, dalla concussione all’appropriazione indebita, potranno godere dell’impunità che fino ad ora non avevano.
Qualche numero di contorno?
Regione Lombardia: 40 consiglieri indagati
Regione Piemonte: 42 consiglieri indagati
Regione Campania: 53 consiglieri indagati
Regione Abruzzo: 25 consiglieri indagati
Regione Molise: 32 consiglieri indagati
Regione Sicilia: 83 consiglieri indagati
Si tratta del bacino di riferimento privilegiato, tra i quali verranno scelti i componenti del nuovo “senato delle autonomie” (e delle impunità), in assenza di una seria normativa anti-corruzione che attualmente non s’ha da fare, specialmente se si concordano i contenuti e le procedure coi diretti interessati… come per esempio l’Interdetto ai servizi sociali.
La “questione morale” ai tempi del renzismo. È esattamente il tipo di risposta che i “cittadini” attendevano.
COSE TURCHE!
Posted in Masters of Universe with tags Europa, Giustizia, Impunità, Italia, Liberthalia, Lo spirito delle leggi, Montesquieu, Pornocrate, Potere, Repubblica, Silvio Berlusconi, Stato on 11 settembre 2013 by SendivogiusCon le sue anomalie elevate a pratica sistemica normalizzata nel tempo, l’Italia ci ha abituato ad ogni assurdità (im)possibile…
Tuttavia, se si ha ancora un barlume di coscienza, fa un certo effetto assistere alle convulsioni di un noto pregiudicato disperatamente aggrappato al suo seggiolone da Senatore della Repubblica, già quattro volte Presidente del Consiglio, ricorrere in sede europea (dove è considerato poco più di un delinquente) “contro l’Italia”, che pretende di dominare (e fottere!) come una delle sue puttane.
Per il Sardanapalo di Arcore, ed i suoi compiacenti ruffiani di corte che pretendo di plasmare le istituzioni ad uso ed abuso del flaccido corpo del pornocrate, nell’assolutizzante fusione dei poteri, qualora servisse a qualcosa, nell’ambiguità dell’insieme, bisognerebbe suggerire la lettura di un Montesquieu…
“Esistono tre specie di governi: il REPUBBLICANO, il MONARCHICO e il DISPOTICO. Per scoprirne la natura, basta l’idea degli uomini meno istruiti. Io presuppongo tre definizioni, o meglio tre fatti: che il governo repubblicano è quello nel quale tutto il popolo o soltanto una parte di esso detiene il potere sovrano; il governo monarchico è quello nel quale uno solo governa, ma tramite leggi fisse e stabilite; nel governo dispotico invece uno solo, senza leggi e senza regole, trascina tutto con la sua volontà ed i suoi capricci.”
Charles-Louis de Montesquieu
“Lo spirito delle leggi” (II, 1)
Per uno che ha fatto della coazione a delinquere un requisito comportamentale, convinto che la misura delle cose sia funzionale all’appagamento di un ego smisurato, la presunzione d’impunità è l’etica stessa del suo potere personale. È una convinzione intangibile ed immanente come la sua pretesa di immunità nell’assolutezza dell’arbitrio, fondato sull’istituzionalizzazione dell’abuso reiterato nell’essere ‘oltre’ e al di sopra delle leggi, dal rispetto delle quali ritiene con ogni evidenza di essere dispensato per una sorta di diritto divino.
“Quando in una stessa persona, o nello stesso corpo di magistrati, il potere legislativo è unito al potere esecutivo, non c’è piú libertà; perché sussiste il legittimo sospetto che lo stesso monarca o lo stesso senato possa fare leggi tiranniche per poi tirannicamente farle eseguire.
Cosí non c’è piú libertà se il potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall’esecutivo. Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore. Se poi fosse unito al potere esecutivo, il giudice potrebbe avere la forza d’un oppressore.
Tutto sarebbe perduto infine, se lo stesso uomo o lo stesso corpo dei governanti, dei nobili o del popolo, esercitasse insieme i tre poteri: quello di fare leggi, quello di eseguire le pubbliche risoluzioni e quello di giudicare i delitti o le cause fra privati.
Nella maggior parte dei regni europei, il governo è moderato perché il principe, che detiene i due primi poteri, lascia ai suoi sudditi l’esercizio del terzo. Presso i Turchi, dove i tre poteri sono riuniti nelle mani del sultano, il regno è uno spaventoso dispotismo.”Charles-Louis de Montesquieu
“Lo spirito delle leggi” (XI, 6)
Il Moribondo
Posted in Stupor Mundi with tags Gangester, Impunità, Italia, Legittimo impedimento, Liberthalia, Merdone, Prescrizione, Silvio Berlusconi on 8 marzo 2013 by Sendivogius
A chi non è mai capitato di affondare il proprio passo in quelle fetentissime deiezioni canine, depositate come trappole sui marciapiedi, per poi doversele trascinare a lungo come merdoso substrato del proprio cammino, fino all’ingrata rimozione del prodotto fecale?
Il problema è quando la spennellata del bruno pestone si rapprende a tal punto da diventare inamovibile. E ci accompagna col suo fetido olezzo da oltre un ventennio, nell’errata convinzione che certi nutelloni non vadano mai smucinati…
Indispensabile come un merdone radioattivo, è il Nano dell’eterno ritorno; il Mobster incallito, perennemente in fuga dai suoi processi, nella reiterata presunzione di impunità per recidiva.
All’illegittimo impunito del malaffare istituzionalizzato ogni scusa torna buona, per sottrarsi a sentenza a colpi di certificati medici. Più gaglioffo che furbo, questo Impedito è la versione cialtrona di Bertoldo che dilaziona la condanna, ottenendo di scegliersi l’albero (o il giudice) a cui impiccarsi e quindi farla franca per prescrizione.
Può capitare dunque che, svelto di mano quant’altri mai, il Pornonano si ritrovi alfine affetto da cecità momentanea, come quegli onanisti compulsivi che indugiano troppo in pratiche solitarie, alla stessa stregua del protagonista di una qualche barzelletta zozza (le sue preferite).
È la maledizione del Pompetta pazza alla fiera delle impunità.
LEGITTIMA IMPUNITÀ
Posted in Kulturkampf, Muro del Pianto with tags Cinema, Corruzione, Gaio Licino Verre, Illegalità, Impunità, In Verrem, Italia, Legittimo impedimento, Liberthalia, Marco Tullio Cicerone, Repubblica, Senato, Signore e Signori buonanotte, Verrinae on 11 marzo 2010 by Sendivogius
Basta con queste inutili finzioni egalitarie! In nome del popolo supino, la ‘Legge’ cessa di essere uguale per tutti. Il Senato della Repubblica ha finalmente sancito l’assoluta impunità per tutti i reati compiuti dal capo del governo ed i suoi ministri, liberi di delinquere a loro discrezione e di fottere a proprio piacimento, senza doversi preoccupare di noiosi strascichi giudiziari. Il provvedimento si applica per i crimini passati, presenti, e futuri, con effetto immediato. È solo un’anticipazione al “coessenziale” svuotamento della Costituzione e delle libertà democratiche, in un aula svuotata di ogni funzione dibattimentale tra decreti e ordinanze e voti di fiducia (è il 31° in due anni). E il bello deve ancora venire…
Tutto sommato, si tratta di un vizietto antico, antichissimo, con illustri precedenti.
“L’occasione più fortemente desiderata, o giudici, la sola veramente adatta a sedare l’antipatia verso la vostra classe e il discredito per l’istituto giudiziario, vi è data in un momento critico per lo Stato, non da consiglio umano, ma quasi dal volere divino. Da lungo tempo ormai s’è diffusa, non solo tra noi, ma anche fra gli altri popoli, l’opinione, esiziale per la repubblica e per voi rischiosa che, con l’attuale sistema giudiziario, un uomo ricco può, per quanto colpevole, sottrarsi alla giustizia. Ora appunto, in un momento così delicato per la vostra classe e per il potere giudiziario, mentre v’è gente pronta a tentare, con pubblici dibattimenti e proposte di legge, di suscitare quest’odio contro il senato, si presenta dinanzi a voi come imputato xxxx, uomo già condannato dalla pubblica opinione per la sua vita di misfatti, ma che, stando alle sue speranze e affermazioni, è stato, grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari, già assolto. Io ho abbracciato questa causa, o giudici, col pieno assenso e la viva aspettazione del popolo romano, non per accrescere l’ostilità verso il vostro ordine, ma per porre un argine al generale discredito. Ho portato dinanzi a voi un uomo, che vi offre la possibilità di ridare alla giustizia la perduta stima, di riconciliarvi col popolo romano, di dare soddisfazione ai popoli stranieri; un uomo che è stato il grassatore del pubblico erario, (…) predone della giustizia da lui amministrata come pretore urbano, peste e rovina della provincia siciliana. Se voi lo giudicherete con rigore e secondo coscienza, resterà saldo quel prestigio che è vostro compito preservare; se invece le sue ingenti ricchezze riusciranno a spuntarla sul rispetto della legge e sulla verità, raggiungerò almeno lo scopo di provare che ai giudici non è mancato un accusato, né a questo un accusatore, ma è mancato piuttosto alla repubblica il suo tribunale.”
Estratto da “http://www.cercaversioni.com/index.php?title=Verrinae,_Libro_1,_Par._1“
Non è l’editoriale di qualche foglio sovversivo ed anti-governativo… il testo è tratto dalle orazioni che un giovane avvocato, nel ruolo di pubblico accusatore, Marco Tullio Cicerone, pronunciò in tribunale contro un potente che si credeva intoccabile: Gaio Licinio Verre, governatore (propretore) della Sicilia. Accusato di corruzione, concussione, malversazioni varie, abuso di potere ed appropriazioni indebite, Verre cerca in ogni modo di sottrarsi al processo, ostacolando le indagini, rinviando le udienze e chiedendo la rimozione dei giudici… Era il 70 a.C.
È davvero una questione di geni!
Pare incredibile ma, in un tempo ormai remoto, persino questo Paese ha avuto una sua coscienza critica, un suo cinema d’avanguardia e di denuncia sociale, in grado di produrre opere ai limiti della preveggenza…
Un titolo evocativo su tutti: “Forza Italia!” vero documentario di dissacrazione politica, sui riti castali e sui misteriosi arcani del potere democristiano.
Per restare in tema, e salutare a modo nostro il dilagante trionfo dell’illegalità per legge, vi proponiamo una selezione appropriata all’occasione, tratta da un film eccezionale “Signore e Signori, buonanotte”.
Erano gli anni ’70: un periodo difficile eppure prolifico. Con poco, si realizzavano piccoli (grandi!) film con attori eccezionali e registi non ancora fagocitati dal racconto di amori e di corna, di nevrotiche coppie borghesi in crisi matrimoniale-esistenziale. E gli intellettuali veri sconvolgevano l’etica comune e rivoluzionavano la cultura, finché non venivano massacrati in un Idroscalo ad Ostia…
Accadeva in Italia, prima che l’intera penisola sprofondasse sotto una marea montante di merda.
LICENZA DI UCCIDERE
Posted in Masters of Universe, Ossessioni Securitarie with tags Aldo Bianzino, Antonio Manganelli, Federico Aldrovandi, Gabbo, Gabriele Sandri, Giustizia, Impunità, Liberthalia, Luigi Spaccarotella, Magistratura, omicidio colposo, Polizia, Polstrada, Reato di offesa a pubblico ufficiale, Riccardo Rasman, Stato, Tribunali, Violenza istituzionale on 16 luglio 2009 by SendivogiusIl ‘cretino’ con la pistola
“Sono un cretino, non un Rambo. Sono solo una persona che ha creduto di fare il suo dovere. Non ho mai preso la mira, lo ripeterò sempre. Non sono un pazzo che rischia di colpire un’auto di passaggio: c’era un’autostrada di mezzo. I giornali mi avevano già condannato: in questo paese non c’è giustizia. Sono i prepotenti, i forti, quelli che sanno parlare bene, sanno raccontarti e rigirarti, ad avere la meglio. Non gli ignoranti morti di fame come me. Le persone oneste che hanno rispettato le leggi non valgono niente. Antipatica la mia voce, il mio accento meridionale e anche il mio cognome, Spaccarotella. Tutti hanno visto in me l’uomo forte che ‘spacca’, che uccide. Invece io sono un padre, un marito e un figlio”
(Luigi Spaccarotella)
Nella sua nota auto-assolutoria, l’agente Spaccarotella ha dimenticato di aggiungere l’unica cosa che conti davvero… una condanna per omicidio (colposo) “aggravato dalla previsione dell’evento”.
Tecnicamente, Luigi Spaccarotella è un ‘assassino’. Ma lui, al massimo, si reputa un “cretino”: un tipo un po’ imbranato che ha combinato una marachella. Nella fattispecie, ha solo sparato in testa ad un ragazzo di venticinque anni (un pericoloso Ultras! Un terrorista!).
Per la ‘Giustizia’ italiana, la vita umana ha un valore variabile… molto dipende dall’abito che indossi. Meglio se si tratta di una divisa. Per esempio, la vita di Gabriele Sandri (ammazzato l’11 Novembre 2007) vale 6 anni, certamente non di carcere giacché le uniche sbarre, che l’eroico Spaccaretella vedrà, sono quelle della porta girevole dietro la quale si fa ritrarre nella foto.

Una porta girevole come quella dei tribunali, da dove entri ed esci come se nulla fosse, collezionando pene senza certezza, con la stessa efficacia delle “grida” manzoniane.
Quello che più irrita, nella sua stucchevole indisponenza, non è il fatto che il sig. Spaccarotella, agente della Polstrada, abbia impugnato l’arma d’ordinanza con entrambe le mani per prendere meglio la mira, come dichiarato da ben 5 testimoni oculari sotto giuramento.
Non è il fatto che gli altri tre colleghi dell’agente imputato, presenti sul posto, non abbiano invece visto o sentito nulla.
A sconcertare, non è il fatto che i bossoli esplosi siano immediatamente scomparsi dalla ‘scena del crimine’, eliminando un prezioso elemento probatorio a riprova che Spaccarotella ha sparato due volte. Dunque, l’agente non ha esploso un solo colpo di avvertimento in aria, come invece sosteneva prima della deposizione dei testimoni. Questo proiettile, per misteriose e imperscrutabili Leggi della Fisica (conosciute solo dai legali del poliziotto) avrebbe dovuto compiere un tortuoso giro parabolico, avvitandosi in una spirale, fino a colpire l’auto sulla quale viaggiava lo sfortunato Sandri, a causa di strane deviazioni aeree.
A irritare, non sono la miriade di versioni contraddittorie depositate dalla difesa: Spaccarotella è inciampato ed ha sparato accidentalmente (sembra che tra il personale in servizio armato ci siano seri problemi di deambulazione!). Successivamente deve averci ripensato, sostenendo in aula di:
“aver alzato istintivamente il braccio ed è partito un colpo”
All’inizio, ad alzarsi è stato un braccio solo, finché (“forse”) si è aggiunto anche l’altro. E il colpo è esploso involontariamente, mentre correva, perché lui neanche lo sapeva di impugnare la pistola:
“Non mi sono reso conto di avere la pistola in mano mentre correvo. Ho fatto un gesto come per indicare, come per dire ‘sti stronzi… e ho sentito il botto”
Anzi no! Luigi Spaccarotella ha sparato da fermo, ma senza prendere la mira:
“Ho visto che erano saliti in macchina e mi sono fermato. Poi ho fatto un gesto come per indicarli. Mi sono reso conto di aver sparato quando ho sentito il colpo”
Evidentemente, l’agente Spaccarotella deve essere affetto da una insolita forma di sonnambulismo diurno: estrae la sua Beretta dalla fondina; libera la levetta della ‘sicura’; arma il ‘carrello’, facendo scivolare il colpo in canna; alza il ‘cane’ della pistola e invece di tenere il dito indice disteso con prudenza lungo il ‘ponticello’ dell’arma (come da regolamento), lo lascia poggiato sul grilletto finché, incidentalmente, preme e spara.
Però lui di tutto questo non si è mai accorto: sono azioni avvenute a sua insaputa.
Aggiunge poi che lui non è che abbia una grande mira, perché al poligono ci va poco e non si è tenuto al passo coi “tiri di mantenimento”. Per questo estrae la pistola con tanta facilità.
Tuttavia, nei momenti di lucidità, qualcuno deve avergli fatto notare che chi spara da un lato all’altro di una carreggiata autostradale, lungo quattro corsie a scorrimento di traffico veloce, poteva ammazzare chiunque. Immaginate se avesse colpito l’autista di un autoarticolato, col TIR che continuava la sua corsa senza guidatore…
Allora, il nostro prode agente di Polstrada cambia di nuovo versione e, con la coerenza che lo distingue, dichiara:
“Non ho mai preso la mira, lo ripeterò sempre. Non sono un pazzo che rischia di colpire un’auto di passaggio: c’era un’autostrada di mezzo”
E che caspita! Aggiungiamo noi.
No, quello che più indispone sono le esternazioni pubbliche di Luigi Spaccarotella, di uno che per tutta la durata del processo si è avvalso della “facoltà di non rispondere”!
È l’insulso vittimismo all’insegna di un meridionalismo d’accatto che disgusta di più: la falsa retorica del “morto di fame”, l’immancabile manfrina del solito ‘sbirro’ sottopagato, il piagnisteo del povero ‘terruncello‘ perseguitato dal ‘sistema’ (del quale Spaccarotella è parte integrante)…
“In questo paese non c’è giustizia”
Vero! Infatti, non appena la Corte d’Assise di Arezzo ha letto la sentenza, il martire Spaccarotella sbotta:
“Ho pianto di gioia”
Perché evidentemente era molto deluso dalla sentenza. Tant’è che subito dopo precisa:
“Ho fatto bene a credere nella giustizia”
E con generosità dedica anche un nobile pensierino per la vittima (e per sé stesso):
“Io e Sandri siamo due poveracci coinvolti in una cosa più grande di noi. Lui è morto e ha avuto la peggio e io sono qui ad assumermi le mie responsabilità”
Anche se, attualmente, il sig. Spaccarotella, dopo la sospensione dal servizio, è afflitto da ben altre preoccupazioni:
“Ora il mio stipendio è dimezzato e non arrivo a mille euro. Ho dovuto vendere la casa perché non riuscivo a pagare il mutuo. Ne cercheremo un’altra, magari in affitto”
INCIDENTI DI PERCORSO
Per fortuna, il nostro eroe tornerà presto a indossare la divisa, ed impugnare la pistola, al servizio di noi tutti. Alla fine, tutto è bene ciò che finisce bene. In fondo, si è trattato di un piccolo inconveniente del mestiere. Cose che capitano…
Come a Ferrara, il 25 Luglio 2005, quando quattro agenti di polizia bastonano a morte un 18enne, Federico Aldrovrandi (un drogato! Un teppista impasticcato!), con tale violenza da riuscire a spezzare perfino un paio di manganelli contro il corpo inerme del ragazzo moribondo e… ammanettato!
Osservate il giovane Federico, prima e dopo il trattamento: una reazione assolutamente giustificata dall’imponenza fisica e dalla notoria pericolosità sociale del ragazzo incensurato. Per una questione di rispetto, la fotografia la trovate confinata in una apposita sezione del sito [qui].
L’assassinio di Aldrovandi, per lo Stato, vale una condanna a 3 anni e 6 mesi “per eccesso colposo in omicidio colposo” (alla quale dovranno essere applicati i benefici dell’indulto), a carico degli agenti di PS: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani, Luca Pollastri, i quali dal servizio attivo non sono mai stati sospesi. E infatti pare fossero al G-8 de L’Aquila per mansioni di ‘ordine pubblico’. Perciò, mi raccomando! Se li incontrate per strada, non chiamateli ASSASSINI. Potreste essere puniti ai sensi dell’ Art. 341-bis del Codice Penale, per “offesa a pubblico ufficiale” (reato appena ripristinato):
“Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni.
La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato. Se la verità del fatto è provata o se per esso l’ufficiale a cui il fatto è attribuito è condannato dopo l’attribuzione del fatto medesimo, l’autore dell’offesa non è punibile.
Ove l’imputato, prima del giudizio, abbia riparato interamente il danno, mediante risarcimento di esso sia nei confronti della persona offesa sia nei confronti dell’ente di appartenenza della medesima, il reato è estinto”
Come a Trieste, il 27 Ottobre 2006, quando il 34enne Riccardo Rasman (Un matto! Uno schizzato!) viene aggredito e massacrato nel suo monolocale, da altri quattro agenti di PS in ‘visita di cortesia’ a domicilio. Su Rasman, ci si è accaniti con tutta la violenza con la quale i vigliacchi, solitamente, si accaniscono contro i più deboli. (A proposito di Riccardo, potete leggere qui, anche qui e perfino qui). Coloro, che invece delle parole preferiscono la realtà cruda e brutale delle immagini, possono cliccare questo link.
Il processo per l’omicidio Rasman (una battaglia solitaria portata avanti dagli anziani genitori) si è concluso con una condanna definita “storica” dei tre poliziotti imputati: 6 mesi con la condizionale, la non menzione della pena, nessun provvedimento disciplinare.
Appunto, una “condanna storica”. Giustizia è fatta
Come nelle campagne perugine, il 12 Ottobre 2007, quando il 44enne Aldo Bianzino (un fricchettone! Un fattone!) viene arrestato per possesso di marijuana. Tradotto nel carcere di Capanne (PG), ne uscirà cadavere il giorno dopo.
Se volete saperne di più, potente intanto leggere qui e ancora qui.
Per la morte di Bianzino non pagherà nessuno, giacché in vita è rimasto solo il figliolo di 16 anni che certo non può permettersi le spese legali di un processo. E visti poi i risultati…
REPETITA IUVANT
“Dall’inizio del mio mandato, mi sto adoperando per approfondire, e anche correggere, tutte le modalità di intervento ‘in piazza’ anche avviando la costituzione della prima scuola di polizia per la tutela dell’ordine pubblico che sarà inaugurata il prossimo 3 dicembre [2008]. Abbiamo ai vertici dei reparti, investigativi e operativi in genere, persone pulite. Dal luglio dello scorso anno [2007], io sono il loro garante e mi assumo, come ho già fatto, la responsabilità per gli errori che possano commettere. Sto scrivendo l’ultimo capitolo della mia storia professionale e non lo macchierò certo per reticenza, per viltà o per convenienza.”
Antonio Manganelli.
Capo della Polizia
16 Novembre 2008