“Classifica DICEMBRE 2014”
«La parola del 2015 è RITMO»
Matteo Renzi
(29/12/2014)
Ovvero un modello vecchio di una mezza dozzina di lustri, inesorabilmente fermo agli Anni ’80 e totalmente fuori produzione; insomma, roba antica per cultori estremi da vintage post-industriale. Esattamente come la sbobba riscaldata del renzismo, con le sue ricette economiche prese dal dispensario arrugginito di nonna Thatcher, la fuffa marchettara da televendita promozionale, la puzza di olio rifritto da paninaro mai cresciuto, il giubbottino riciclato di Fonzie, ed un vocabolario che non va oltre il lessico di un bambinetto fermo alla terza elementare.
Quanto prima, qualcuno dovrebbe informare il cinguettante Telemaco che una stronzata resta sempre tale, anche se viene diffusa via twitter o digitata con l’ultimo modello di smartphone. Perché lui da solo proprio non ci arriva.
Così com’era cominciato, si chiude il 2014: con una gragnola di spot e nessuno di questi originale.
Secondo il consueto copione di scena, il bambino con la camicia (come il suo mentore prima di lui) ci terrà a ribadire che il suo è l’unico governo che ha abbassato le tasse (e che di concreto sta azzerando servizi e diritti) e via sbrodolando tutto il solito campionario trito e ritrito ad uso elettorale.
All’atto pratico, aumenterà l’IVA sui prodotti fondamentali e di largo consumo, che andrà ad incidere sulla carne viva dei più poveri e della gente comune. Alla stessa stregua della più antica e primitiva “Imposta sul Macinato”, sarà una tassa progressiva sulla miseria.
Nell’immediato, aumenteranno da subito le tasse automobilistiche ed i pedaggi autostradali, in attesa di rivedere le solite accise sulla benzina… Nel mondo che si vuole iper-veloce, la mobilità è un lusso.
Ma anche i contributi previdenziali per le partite IVA individuali; nonché per i lavoratori atipici, iscritti alla gestione separata dell’INPS. Insomma tutte categorie che con l’approvazione del “Jobs Act” NON spariranno, ma pagheranno di più. Vengono tassati i fondi pensione, ovvero quelle forme di previdenza complementare che ci avevano detto essere fondamentali sottoscrivere per garantirsi un reddito di sussistenza con pensioni al minimo. Coerentemente, viene tassata anche la rivalutazione della liquidazione lavorativa. Ma per un elenco completo, potete leggere [QUI].
Che ognuno ne tragga i suoi bilanci. Noi preferiamo sorvolare…
Alla stessa stregua, anticipiamo il riepilogo mensile e ci risparmiamo la visione dei soliti “discorsi di fine anno”, che pure molto avrebbero contribuito a completare questa rubrica.
Tra la fatua inutilità retorica del Presidente Napolitano, in un discorso in diretta che si tradurrà in lacrimatorio interrotto da
scrosci improvvisi di pianto ed auto-commozione, a misura della senilità dell’uomo, e le deliranti scemenze narcisistiche di un malato mentale che si agita in streaming, sorvolando sulla new-entry del Salvini naturista, lasciamo calare il sipario ed un doveroso silenzio.
Indubbiamente, il 2015 sarà a tutti gli effetti l’anno dei cazzari per tutti i gusti…
“L’anno del Cazzaro”
di Alessandra Daniele
(28/12/2014)
«Matteo Renzi è davvero come uno smartphone: dopo neanche un anno la batteria è già bollita.
Il reale bilancio del suo governo è identico a quelli dei precedenti governi Monti e Letta: meno lavoro, più tasse.
Tutto il resto è solo facciata.
Solo una pericolante catasta di promesse sempre più assurde e scadenze sempre più distanti, come le Olimpiadi del 2024 (!), una penosa sceneggiata fatta di slogan da televendita di frullaminchiate, pose ridicole da capoclasse, e battute da terza elementare su gufi, gattopardi, coccodrilli, canguri, sciacalli, liocorni, e facce da serpente.
Matteo Renzi è un cazzaro, e neanche uno dei migliori.
È il mago Casanova della politica italiana, ed è arrivato alla sconocchiata poltrona che occupa solo perché in tempi di crisi a chi gestisce davvero il potere politico-economico non interessa più occuparla direttamente, e preferisce piazzarci un prestanome, o meglio un prestaculo che ci si bruci le chiappe al suo posto.
Gli italiani si sono stancati presto della sobrietà, per tenerli buoni l’esangue Letta andava sostituito con qualcuno che ricominciasse a raccontargli le loro balle preferite: meno tasse per tutti, il Senato è un doppione, l’Italia è un grande paese, possiamo farcela se solo diamo agli imprenditori la possibilità di cacciare i fannulloni e assumere TE.
Contrapposte dai media alle quartine millenariste di Casaleggio, le slide renziane sono sembrate a molti italiani persino moderne.
Napolitano ha gestito da Camerlengo il turnover Letta – Renzi come aveva fatto coi due precedenti.
Questa è la funzione rimasta al presidente della repubblica nell’Italia post-democratica commissariata dall’UE: garantire che a prescindere dal risultato delle elezioni, e dei congressi dei partiti, il governo conseguente continui comunque a seguire le direttive BCE.
Infatti per il successore di Napolitano si fa il nome di Padoan, ministro dell’Economia, e resta in ballo anche quello di Prodi, nonostante ai berlusconiani faccia lo stesso effetto che fa il nome di Frau Blücher ai cavalli.
Il dopo-Napolitano potrebbe però diventare il dopo-Renzi.
Il Piccolo Cazzaro Fiorentino non s’è arrampicato in cima da solo come narra la leggenda, c’è stato installato come una batteria di ricambio, che dopo neanche un anno è già bollita.
L’anno del Cazzaro è agli sgoccioli. La mezzanotte s’avvicina.
Cosa succederà ai renziani quando il carro del vincitore sul quale sono saltati si ri-trasformerà in una zucca?»