Archivio per Immigrati italiani negli Stati Uniti

DISSONANZE

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , on 17 Maggio 2009 by Sendivogius

 “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.
(…) Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.”

(Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912)

1 - Alabama 1936L’estratto è sicuramente uno di quelli ad effetto. La sua stesura stilistica, incredibilmente attuale, è perfetta nel costruire uno scenario a forte impatto evocativo con tanto di colpo di scena finale. Peccato sia probabilmente un falso. E se le intenzioni sono ‘buone’ (ricordare scomode analogie), se anche la finzione narrativa attinge da realtà oggettive di valenza storica, pur sempre di un falso si tratta. O almeno questa è l’impressione che si può ricavare da una superficiale analisi della sedicente ‘citazione’…
Il testo in questione è comparso all’improvviso,
tra il 9 ed il 10 Maggio, cominciando a circolare per la rete. I primi a parlarne sono stati: Albo, Danandhisthings, Bastet… Poi ha preso a rimbalzare da un blog all’altro e per le forum community, tramite un semplice copia-incolla, fioccando un po’ dovunque: è stato citato in Parlamento, riportato su siti di partito, pubblicato sui quotidiani (La Repubblica del 14 Maggio, nella rubrica delle lettere)… In tutti i casi il testo è identico: non una parola di più, senza alcuna variazione nei contenuti, come nella traduzione, e soprattutto senza ulteriori dettagli circa la sua provenienza. La fonte di provenienza è sempre la stessa “relazione” di un fantomatico “Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti”, del 1912 (mese di Ottobre). Ora, facendo filologia spiccia, la parola Ispettorato è molto italiana, ma ben poco comune nel ‘burocratese’ d’Oltreoceano. Sono d’uso familiare termini come Department, o l’intraducibile Panel; nel caso specifico sarebbe assai pertinente fare riferimento all’Immigration Board, piuttosto che l’improbabile Inspectorate (Ispettorato). Sono tutti termini traducibili come: Dipartimento; Commissione; Direzione; Ufficio… da dove sia uscito fuori il termine “Ispettorato”, lo sa solo la fonte originale. E se ne guarda bene dal rilevarlo! Infatti non è dato sapere il nome del relatore, né la data esatta di presentazione del rapporto (Ottobre 1912 dice poco). Provate a fare una ricerca nel web, utilizzando le parole in lingua inglese…
In quanto alla “relazione al Congresso americano”, Relationship to Congress of United States, si tratta in genere di rapporti periodici che vengono presentati ai rappresentanti del Congresso e del Senato, in assemblea congiunta. Sono atti pubblici, consultabili sul sito ufficiale del Congresso USA. Nell’anno 1912 troverete informazioni sul “Congedo temporaneo dei Negri”, ma niente sugli Italiani puzzolenti… Quelli al massimo li trovate nel Parlamento/parlatorio nostrano (Dux Silvius docet).
Anonima la fonte; anonimo il testo; anonimi i relatori; anonima la traduzione; anonima la pubblicazione; attendibilità?!?
“Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono (…) Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano”
seattle-shantytown Abbiamo provato a rintracciare qualche immagine di queste famigerate baraccopoli esclusivamente italiane (shanty town). Non ne abbiamo trovate. Almeno non con specifici requisiti etnici di italianità. Nelle foto allegate, noterete che le baracche sono di legno, ma non in alluminio il quale, agli inizi del ‘900, rimaneva un materiale tutt’altro che economico. La lavorazione industriale dell’alluminio era finalizzata soprattutto ai telai per le biciclette. Floyd Burroughs' FarmGli scarti erano rari e ancora, relativamente, cari e un homeless non avrebbe certo rimediato dei laminati con la stessa facilità di oggi. In quanto alle disquisizioni sull’igiene e l’abbigliamento dei WASP autoctoni, nonché sulla scelta delle abitazioni, vi invito ad ammirare le foto che W. Evans andava scattando per l’Alabama, 25 anni dopo le denunce contenute nel rapporto. Certi aspetti legati al ‘decoro’, agli odori, al vestiario, sono fisime squisitamente “borghesi” e soprattutto molto “italiane”.
1936-Alabama FarmersC’è da sorridere poi sulla stoccata che gli anonimi redattori lanciano contro gli ottusi lùmbard d’esportazione. Relazioni preoccupate sugli immigrati italiani in effetti esistevano ed avevano come oggetto proprio quagli italiani di origine settentrionale: alfabetizzati e, peggio ancora, fortemente politicizzati. Tant’è che negli USA il primo grande respingimento e deportazioni ai danni di radicali, comunisti e soprattutto anarchici, di origine italiana (in prevalenza Nord Italia), risale al 1919. A far paura erano le idee; non certo i selvatici contadini descritti nella relazione!
seattle shanty_town 2Per capire cosa sia stata l’emigrazione italiana (e meridionale) nelle Americhe, basterebbe leggere le storie dedicate all’epopea di
“Savarese”, immigrato siciliano nella New York degli anni ’20, sfogliando le tavole illustrate dall’argentino Domingo Mandrafina, su soggetto del paraguayano Robin Wood: gli autori di una graphic novel che vale più di un trattato sociologico. Se i personaggi sono di fantasia, eccezionale è la rappresentazione della realtà italo-americana, ritratta con tutte le sue contraddizioni.
savarese Non serve invece inventare probabili rapporti. Non credo infatti che, per denunciare il razzismo intrinseco del cosiddetto “Decreto Sicurezza” di matrice leghista, siano necessarie manipolazioni di sorta. Chi gioca scorretto, perde di credibilità e delegittima anche la più nobile delle battaglie, prestando il fianco ai facili attacchi dei propri detrattori.