Archivio per IdV

L’è tutto un gomblotto!

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 3 aprile 2014 by Sendivogius

The Forbidden Kingdom

Un condannato in via definitiva ha chiesto e ottenuto di essere ricevuto dal Presidente della Repubblica. Che messaggio viene dato al Paese? E questo sarebbe possibile in Gran Bretagna, Germania o Francia, o anche in Italia con Pertini o Ciampi? La risposta è ovviamente no
(Beppe Grillo – 03/04/14)

Sieg Heil! 10/07/2013. Il Presidente della Repubblica riceve al Quirinale il ragionier Giuseppe Grillo: pluripregiudicato, attualmente indagato per istigazione a delinquere, condannato con sentenza definitiva per diffamazione aggravata (con reiterazione del reato), e soprattutto per omicidio colposo plurimo. In pratica, ha solo ammazzato tre persone mentre faceva lo sborone col SUV (che non sapeva guidare), in alta montagna su una strada ghiacciata chiusa al traffico.
Evidentemente, c’è pregiudicato e pregiudicato…
Lui in base al non-statuto non si può candidare, ma ovviamente può fare il “capo politico”, decidere le regole, dettare la linea al “movimento” con marchio registrato a proprio nome, entrare e uscire da Parlamento e Quirinale a proprio piacimento, e all’occorrenza telefonare a “Re Giorgio” quando più gli aggrada, visto che ne possiede il numero privato.
Beppe Grillo e NapolitanoPotrebbe mai essere possibile una cosa del genere in un Paese mediamente civilizzato dello scacchiere occidentale?!? Naturalmente, no. L’energumeno verrebbe fermato all’ingresso da più solerti gendarmi dei nostri e, in caso di insistenza, accompagnato al più vicino centro di igiene mentale per un trattamento obbligatorio.
Per fortuna noi siamo in Italia, dove la farsa è la regola e c’è sempre un posto d’onore riservato al cialtrone di turno. Di solito, vengono nominati presidente del consiglio.

Silvio-Berlusconi

Nello stesso istante in cui un “condannato in via definitiva” contesta all’altro l’ingresso al Quirinale, rivendicando il diritto esclusivo di visita, complice il silenzio dei media venduti della ka$ta, si consuma un altro terribile dramma ai danni del Vate® a 5 stelle. Qualcuno (i Rettiliani? Gli Illuminati? Gli hackers del PD? Il Bilderberg?) sta boicottando i comizi a pagamento del Grullo! Al Capo comico (è risaputo) il soldo, ancor più se facile, piace. Sproloquiare a gratis davanti ai suoi seguaci invece gli gusta un po’ meno; perciò molto meglio se paganti. E visto il flop clamoroso della prevendita biglietti, dovrà pur trovare un modo per annullare la sua tournée circense. Perché matto sì, ma stupido no.
Casaleggio Nel magico mondo brizzolato dei bella chioma, non potevano poi mancare le esternazioni di Giangi belli capelli, che con la consueta allegria di un corteo funebre preannuncia serafico: “in questo periodo, giustappunto prima delle elezioni, stanno preparando dossier su di me, sulla mia famiglia e sulla mia società”. Come se ci fosse molto da sapere…
Da semplice perito informatico, nel marzo dell’anno 2000, Belli Capelli diventa amministratore delegato della Webegg S.p.A (ex Logicasiel): società del Gruppo Olivetti (poi passata a Telecom Italia nel 2002) è specializzata in web-marketing, digitalizzazione informatica, e ottimizzazione dei sistemi di rete, con un fatturato di quasi 92 milioni di euro (anno 2001). In meno di un paio d’anni, la lungimirante amministrazione di Giangi riesce a schiantare i bilanci dell’azienda conducendola al tracollo con una voragine di quasi 16 milioni di euro e riducendo i dipendenti da 719 a circa 200 unità, quando nell’aprile del 2003 viene “consensualmente” (dice Lui) accompagnato all’uscita principale.
A quel punto fonda la propria società personale con altri manager fuoriusciti (cacciati?) da Webegg e si dedica alla cura di immagine e del blog di Antonio Di Pietro, espurgando all’esuberante Tonino la modica cifra di oltre un milione di euro l’anno per i servizi internet aggregati. Questo prima di tracimare tutta la baracca ed i burattini della sepolta IdV nel nuovo “movimento” proprietario del Grullo digitale, col quale è tuttora in affari. Fine della storia.
Ma è sempre meglio gridare al “complotto”. Il prodotto vende bene.

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Le XII Tavole della Legge

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 Maggio 2013 by Sendivogius

12-tavole

Nuntio vobis gaudium magnum. Habemus leges!
Finalmente il M5S ha presentato i suoi primi disegnini di legge…
Dodici è infatti il numero totale delle proposte depositate in Senato ed in Parlamento dal MoVimento uno e trino, convinto di essere unico: “Noi” siamo le Parti Sociali, l’Opposizione, il Popolo, nell’esclusività totalizzante (e totalitaria) di chi, in quanto diverso dagli “altri”, si crogiola tra i fumi di un microcosmo perfetto riservato agli eletti della setta dei puri e del loro profeta.
Questa è Gente che lavora: con i suoi 12 disegni di legge il sedicente Primo Partito d’Italia è ultimo in assoluto per attività legislativa, superato persino dal “gruppo misto” (43 ddl) e dal Südtiroler Volkspartei con le sue 52 proposte di legge. Non male per un partito (ops! MoVimento!) che vuole il 100% ed ha una produttività legislativa prossima allo 0%, ma pretendeva di rimettere tutti i poteri all’attività parlamentare e quindi governare in assenza di un esecutivo.
Totale dei DDL presentati alle Camere in data 12-04-2013 (fonte 'Giornalettismo')La discrepanza è talmente evidente, che iniziano ad accorgersene persino [QUI] dalla parti del Père Duchesne di Marco Travaglio: il nuovo Hébert del grillismo militante, a metà del guado tra gli Exagérés del populismo forcaiolo e gli Enragés pentastellati, nel chiassoso teatrino della rivoluzione a 5 stelle.
A dire il vero, ci eravamo ripromessi di non indugiare oltre sul Vate stellato ed i suoi replicanti digitali, ma una simile spremuta di meningi in così istituzionale sede, merita un minimo di attenzione affinché tanto ardore rivoluzionario non vada disperso invano…
DDL presentati al SenatoE dunque vediamoli un po’ più da vicino questi fantastici 12 in gestazione al Senato e di certo destinati a diventare famosi come le XII Tavole dell’antico diritto romano:

S. 8
Sen. Casson Felice, Sen. Filippi Marco
Norme a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente dall’amianto, nonché delega al Governo per l’adozione di un testo unico in materia di amianto
15 marzo 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 269
Sen. Tomaselli Salvatore, Sen. Latorre Nicola
Abrogazione dell’articolo 35 del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi
22 marzo 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 270
Sen. Tomaselli Salvatore ed altri.
Disposizioni per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità del Mare Adriatico
22 marzo 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 391
Sen. Montevecchi Michela ed altri.
Nuove disposizioni per il contrasto dell’omofobia e della transfobia
5 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 392
Sen. Airola Alberto ed altri.
Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso
5 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 393
Sen. Orellana Luis Alberto ed altri.
Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso
5 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 431
Sen. Morra Nicola
Modifiche all’articolo 416-ter del codice penale in materia di scambio elettorale politico-mafioso
10 aprile 2013: Presentato al Senato
15 aprile 2013: Ritirato

S. 451
Sen. Blundo Rosetta Enza ed altri.
Modifica all’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi
10 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 452
Sen. Crimi Vito Claudio ed altri.
Riforma della disciplina per le elezioni della Camera e del Senato, concernente i criteri di candidabilità ed i casi di revoca e decadenza del mandato nonché l’espressione del voto di preferenza da parte degli elettori
10 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 453
Sen. Crimi Vito Claudio ed altri.
Disposizioni volte alla abolizione del finanziamento pubblico all’editoria
10 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 454
Sen. Crimi Vito Claudio ed altri.
Abrogazione della legge 3 febbraio 1963, n.69, e successive modificazioni, sull’ordinamento della professione di giornalista
10 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

S. 455
Sen. Molinari Francesco, Sen. Morra Nicola
Disposizioni concernenti il divieto di propaganda elettorale per le persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza
10 aprile 2013: Presentato al Senato
Da assegnare alle commissioni

Lex In attesa di avere il 100%, qualcuno deve aver spiegato agli onorevoli “cittadini” che nel frattempo qualche leggina devono pur presentarla in parlamento. Peccato che il risultato non sia dei migliori…
Come degli scolaretti svogliati ma furbissimi, sembra infatti che gli ensiferi si siano limitati a scopiazzare i compiti altrui, secondo la specialità che più gli riesce meglio: spacciare per proprio ciò che viene fatto da altri.
Ad essere indulgenti, si potrebbe dire che i “cittadini” abbiano peccato di ingenuità e approssimazione… Nella peggiore delle ipotesi, si può parlare apertamente di plagio. La quasi totalità delle leggi presentate al Senato sono infatti dei doppioni già in discussione alle Camere, su proposta del centrosinistra, e soprattutto dell’Italia dei Valori, nel corso della precedente legislatura.
La riproposizione è talmente sfacciata che i “5 Stelle” non si sono nemmeno preoccupati di cambiare i titoli dei ddl, con l’eccezionale risultato di intasare i lavori parlamentari creando un ingorgo legislativo con leggi doppione, perfettamente sovrapponibili tra loro, con l’unico risultato di dilatare i tempi di approvazione di provvedimenti già in esame presso le commissioni.
Se la maggioranza parlamentare è quello che è (un’immonda latrina di governo), lo stato della principale forza di opposizione è tragico nel suo livello di minchioneria difficilmente raggiungibile da altri cialtroni di più lungo corso!
Diamo uno sguardo in dettaglio:

1Atto Senato n.8
Norme a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente dall’amianto, nonché delega al Governo per l’adozione di un testo unico in materia di amianto

Presentato al Senato in data 15/03/13, il disegno di legge porta la firma congiunta dei senatori Casson e Marco Filippi.
Peccato però che il primo firmatario, l’ex magistrato Felice Casson, sia un senatore del PD, così come l’atto scaturisce da un’esplicita iniziativa del Partito Democratico, come è facilmente desumibile dall’appartenenza parlamentare dei senatori che hanno controfirmato la relazione del testo [QUI], ad eccezione per l’appunto di Marco Filippi (M5S) che sembra più che altro un “imbucato” per un testo certamente non suo e abusivamente attribuito ai pentastellati.
Tuttavia, vale la pena rilevare come il ddl Casson-Filippi sia in realtà la riproposizione aggiornata (e migliorata) di una precedente proposta di legge, presentata il 23/02/2011 dalla sen. Patrizia Bugnano (IdV) su iniziativa del gruppo IdV al Senato e attualmente in esame di commissione.
Nella fattispecie, si tratta dell’Atto n.2573: Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti all’amianto e dei loro familiari”. Il testo integrale lo trovate QUI e, se siete pignoli come noi, noterete come molti articoli siano equipollenti.

2Atto Senato n.391
Nuove disposizioni per il contrasto dell’omofobia e della transfobia

Presentato al Senato in data 05/04/13, il disegno di legge a firma della senatrice Michela Montevecchi è in realtà la riproposta del DDL C.2802 del 14/10/09 (Norme per la tutela delle vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia), su proposta di Antonello Soro (PD) e respinto nel 2011 per presunti vizi di incostituzionalità.
Ma, come si può vedere QUI, gli interessamenti in materia sono tutt’altro che rari e meno che mai una prerogativa ad esclusiva 5 stelle.

3Atto Senato n.392
Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso

Problema di scottante attualità, largamente sentito dagli italiani, su presentazione del sen. Alberto Airola (05/04/13), costituisce una novità assoluta per il nostro ordinamento legislativo, che invero non se n’era mai occupato prima [QUI], finché il lungimirante cittadino Airola non ha scoperto il problema.

4Atto Senato n.393
Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso

Su proposta del sen. Orellana, è un altro plagio conclamato ai danni della IdV.
Nella fattispecie, si tratta del ddl C.5338, presentato da Antonio Di Pietro in data 03/07/12 e assegnato alla Commissione Giustizia in data 19/09/2012. Il titolo del ddl?
Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso
Peraltro, SEL ha presentato una proposta identica alla Camera dei deputati.

5Atto Senato n.431
Modifiche all’articolo 416-ter del codice penale in materia di scambio elettorale politico-mafioso

Presentato dal senatore-cittadino Nicola Morra il 10 Aprile è stato immediatamente ritirato neanche una settimana (15/04/13) dopo la sua presentazione. E non perché le intenzioni fossero sbagliate… A pensar male, il tapino deve essersi accorto che in Senato era già in esame il medesimo provvedimento da almeno due anni:

Modifiche agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale in materia di associazioni di tipo mafioso e di scambio elettorale politico-mafioso

Si tratta dell’Atto S.2199 del 20/05/10, a firma del senatore Luigi Li Gotti (IdV).
A scanso di equivoci, e con largo anticipo sui pentastellati, anche SEL aveva già presentato alla Camere una proposta di legge anticorruzione con la modifica art.416-ter del Codice Penale.

6Atto Senato n.269
Abrogazione dell’articolo 35 del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi

Presentato in data 22/03/2013 dal sen. Tomaselli (PD), congiuntamente al controverso senatore Nicola Latorre (PD) al quale il Vate furioso non ha mancato di lanciare i suoi strali.
Provvedimento pentastellato, ma presentato da due senatori del PD… Errore di attribuzione?
Ad ogni modo, trattasi di altra legge fotocopia, risalente all’Agosto dello scorso anno (il ddl S.3437). Questo è il titolo:

“Abrogazione dell’articolo 35 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi”

7Atto Senato n.451
Modifica all’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi

Su presentazione della senatrice Enza R. Blundo (10/04/13), è uno dei nostri provvedimenti preferiti…
Come si può leggere chiaramente sul sito del Ministero dello Sviluppo economico [QUI], l’articolo in questione della legge in riferimento NON esiste più. Infatti, il comma 17 dell’Art.6 è stato sostituito interamente dall’articolo 35, comma 1 del Decreto Legge 22 giugno 2012, n. 83 convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012, n. 134.
E infatti gli ensiferi, non pienamente consapevoli della contraddizione, si sono dovuti far prestare gli esperti giuridici del PD al Senato per riformulare un nuovo ddl con la giusta richiesta di abrogazione. Per inciso, si tratta dell’atto Atto S.269 (di cui sopra).

8Atto Senato n.452
Riforma della disciplina per le elezioni della Camera e del Senato, concernente i criteri di candidabilità ed i casi di revoca e decadenza del mandato nonché l’espressione del voto di preferenza da parte degli elettori
  (10/04/13)

Qui entriamo nel magico mondo fatato dell’incantevole Crimi che, insieme al resto degli ensiferi al gran completo, si balocca coi cavalli di battaglia del movimento…
Si tratta della revisione aggiornata della famosa “legge di iniziativa popolare”, presentata a suo tempo da Beppe Grillo nel dicembre del 2007 e, a dispetto delle fanfaronate del tribuno, trasposta in ddl (S.1936), quindi presa in esame dalla commissione delegata [QUI].
Sorvoliamo invece sul fatto che l’attuale proposta del M5S contenga profili un tantino incostituzionali (a partire dal limite dei due mandati parlamentari), che il prof. Rodotà potrebbe spiegare loro molto bene…

9Atto Senato n.453
Disposizioni volte alla abolizione del finanziamento pubblico all’editoria
(10/04/13)

A Ciccio Crimi, probabilmente sfugge come i contributi diretti all’editoria su finanziamento pubblico siano stati, di fatto, già aboliti. A percepire i finanziamenti pubblici, sono le testate di partito, le pubblicazioni delle minoranze linguistiche, e (ovviamente!) i giornali ecclesiastici che succhiano la quasi totalità dei 90 milioni di euro (tale è la cifra complessiva) a disposizione.
Nella fattispecie, si tratta del decreto-legge n.201 del 06/12/11 (il cosiddetto “Salva Italia”), convertito nella Legge n.214 del 22/12/11. Il provvedimento, stringato ma eloquente, è contenuto nel comma 3 dell’art.29 (“Acquisizione di beni e servizi attraverso il ricorso alla centrale di committenza nazionale e interventi per l’editoria”):

Allo scopo di contribuire all’obiettivo del pareggio di bilancio entro la fine dell’anno 2013, il sistema di contribuzione diretta di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250, cessa alla data del 31 dicembre 2014, con riferimento alla gestione 2013.

Per tutti gli altri quotidiani (come “Il Fatto”) restano invece una serie di agevolazioni fiscali (su IVA e carta) che sono praticamente in vigore ovunque esista la libertà di stampa, universalmente riconosciute in tutte le democrazia occidentali. Concetto molto difficile da capire per chi non riconosce altro organo di informazione oltre al blog del Profeta; parla di chiudere le reti RAI; aborre il confronto ed i media… Oppure, come candidamente confessa lo stesso Crimi (che del ddl è firmatario), “i giornalisti mi stanno sul cazzo”, a parte quelli graditi a Casaleggio e Grillo. S’intende! Messora docet.

10Atto Senato n.454
Abrogazione della legge 3 febbraio 1963, n.69, e successive modificazioni, sull’ordinamento della professione di giornalista
(10/04/13)

Chissà come abbiamo fatto finora, prima che Ciccio-Crimi ed il resto dell’allegra brigata si ponessero il problema?!?
Sono vent’anni ed oltre che si prova ad abolire il famigerato (ed inutile!) Ordine dei Giornalisti, almeno a partire dal dimenticato referendum promosso dal Partito Radicale nel 1997 (che non raggiunse il quorum). Né sono mancate le iniziative legislative negli ultimi anni [QUI].
Ma certo ora che sono arrivati The Others cambia tutto!
Perciò auguri e buona fortuna.

11Atto Senato n.455
Disposizioni concernenti il divieto di propaganda elettorale per le persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza

Disegno di legge presentato dai cittadini-senatori Molinari e Morra.
Peccato che in assenza di riferimenti specifici (magari di articoli da modificare), la normativa esista già: Legge n.175 del 13/10/2010 in merito alle “Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione”.

«La legge 175/2010 ha introdotto fattispecie di ineleggibilità connesse alla violazione del divieto di svolgimento di attività di propaganda elettorale previste dalla legge 4 aprile 1956, n. 212 (affissione di stampati, giornali murali o manifesti di propaganda, propaganda elettorale luminosa o figurativa, lancio di volantini) per le persone sottoposte a misure di prevenzione: in caso di violazione di tale divieto da parte del sottoposto alla misura o da parte del candidato – che, conoscendo la condizione di sottoposto in via definitiva alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, richiede al medesimo di svolgere attività di propaganda elettorale e se ne avvale concretamente – la condanna che ne consegue comporta l’interdizione dai pubblici uffici alla quale consegue l’ineleggibilità del condannato per la stessa durata della pena detentiva. La sospensione condizionale della pena non ha effetto ai fini dell’interdizione dai pubblici uffici (La misura di prevenzione della sorveglianza speciale già prevista dalla L. 575/1965 è ora disciplinata dal D.Lgs. 159/2011.)»

Nel dubbio, i senatori pentastellati possono scaricare gratuitamente il manuale elettorale per le elezioni politiche, con la disciplina in materia [QUI] e decidere cosa vogliono esattamente cambiare.
Ad ipotesi, si presuppone siano gli stessi punti contemplati nel ddl S.452 (e dunque un’altra legge clone).

12Ci sarebbe anche il ddl n 270, inerente Disposizioni per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità del mare Adriatico. Ma il disegno di legge è stato presentato dal senatore Salvatore Tomaselli (PD) e non si capisce dunque perché l’atto venga ascritto al gruppo del M5S.

XII Tavole

Stesso discorso vale per gli altri provvedimenti apocrifi in materia sanitaria, attribuiti ai pentastellati, ma tutti firmati su presentazione del sen. Ignazio Marino (PD). Un discorso completamente a parte vale invece per il disegno di legge n.578 sull’annoso problema dellasensibilità chimica multipla” (MCS), presentato e poi ritirato e ora (pare) nuovamente ripresentato dal senatore cinque stelle Bartolomeo Pepe. In pratica, si tratta di un copia-incolla assolutamente identico all’originale proposta presentata nel 2010 da Elio Lannutti (IdV), contemplante “disposizioni” su una malattia che NON esiste. E d’altra parte la “sensibilità chimica multipla” è una vecchia fissazione trasversale che viene sistematicamente ripresentata a scadenze regolari, a dimostrazione (se ce n’era bisogno) dell’incredibile massa di citrulli che alberga in entrambe le Camere [QUI].

Il Giorno della Fuffa E questo sarebbe il meglio che la sedicente “opposizione” doc è riuscita a proporre fino ad ora… FUFFA!
D’altronde, i “cittadini” della confraternita ensifera sono in ben altre faccende affaccendati. Infatti, sembrano essere molto più interessati all’occupazione militare delle poltrone nelle commissioni di garanzia e litigarsi le diarie parlamentari col loro capo politico: il predicatore miliardario delle decrescita felice, che vorrebbe gli indennizzi dei pentastellati da gestire tutti per sé in un suo fondo fiduciario, con la disinteressata supervisione di Gianroberto Casaleggio. E’ la variante 2.0 del vecchio esproprio proletario: date a Grillo ciò che è di Cesare.

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Quelle strane coincidenze…

Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 ottobre 2012 by Sendivogius

Se c’è una cosa che col tempo abbiamo imparato ad apprezzare in Antonio Di Pietro, è lo straordinario intuito col quale seleziona i suoi candidati e lo conduce inesorabilmente a scegliere le persone sbagliate. In questo, pare che disponga di un talento tutto particolare, raffinato negli anni attraverso la pratica reiterata.
 Non sappiamo come andrà a finire (né ce ne potrebbe fregar di meno) la deprimente vicenda di Vincenzo Maruccio: l’enfant prodige alla Regione Lazio, lanciato in una carriera fulminante che sembrava aver bruciato tutte le tappe e conclusa nel peggiore dei modi.
Sarebbe piuttosto curioso conoscere i requisiti di valutazione, con i quali vengono scremati certi curricula. Sembra trattarsi di un problema comune a tutti i partiti (e ora ‘movimenti’) di natura proprietaria, dove il giudizio del ‘Capo’, prima ancora di essere insindacabile, è soprattutto insondabile.
Personaggi come Maruccio non vengono su dal nulla. Meno che mai in un paese immobile e gerontocratico come l’Italia, dove si diventa maggiorenni a cinquant’anni e si vive una seconda giovinezza a settanta. Un Paese dove dietro al rampantismo di ogni ‘giovane di successo’ c’è sempre un vecchio mentore, con le opportune entrature nei salotti giusti ed i fili del burattino in mano…
A 23 anni, fresco di laurea in giurisprudenza, conseguita presso la cattolicissima università LUMSA, il misconosciuto Vincenzino è già “dirigente” nazionale dell’Italia dei Valori.
Non ancora trentunenne, viene nominato Assessore alla Regione Lazio con delega alla Tutela dei Consumatori ed alla Semplificazione Amministrativa (13/02/09) nella giunta regionale di Piero Marrazzo, su indicazione diretta del partito per volontà di Antonio Di Pietro. Superfluo dire che il giovane avvocato calabrese non solo non è stato eletto, ma nemmeno si è presentato alle elezioni regionali (del Lazio). Tempo pochi mesi, viene promosso “Assessore ai Lavori Pubblici ed alle Infrastrutture”. Si tratta di un incarico delicatissimo, che richiederebbe un minimo di esperienza, in considerazione del mare di squali in cui si deve nuotare. Tanto per dire, è il periodo in cui Angelo Balducci, ricopre il ruolo di Presidente generale del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici, dopo essere stato Direttore Generale del Servizio Integrato Infrastrutture del Lazio, e dal 2006 Commissario Straordinario per i mondiali di nuoto “Roma 2009”.
Nel 2010, cambio di giunta regionale. Vincenzo Maruccio, coi suoi 8.000 voti, è il primo degli eletti in quota IdV. Diventa capogruppo dell’Italia dei Valori nel Consiglio Regionale del Lazio, tesoriere unico del partito e membro della Commissione Bilancio alla regione, quindi segretario generale dell’IdV per il Lazio, prima del catastrofico epilogo: indagato per peculato, sospettato di riciclaggio, costretto alle immediate dimissioni dal partito.

Dimmi con chi vai e ti dirò che sei
 Negli anni gloriosi della sua attività politica, l’on. Maruccio si distingue per una indefessa attività contro i furbetti di tutte le cricche. In concreto, di fatti se ne vedono assai pochini; in compenso, le parole e le promesse abbondano, con un premio alle buone intenzioni. Poi certo c’è l’immancabile discrepanza tra ciò che si predica e quello che si pratica, nell’incolmabile separazione tra pensiero e azione…
In merito alla scandalosa gestione dei fondi regionali per le spese di partito [QUI], alla fine di settembre ’12, quando finalmente si decide di correre ai ripari e chiudere le porte a stalle ormai vuote, il solerte Vincenzino rilascia insieme al suo collega Claudio Bucci una dichiarazione congiunta:

Accogliamo con grande piacere la proposta del presidente Abbruzzese, in merito ai tagli da operare sulle spese del consiglio regionale del Lazio. Si tratta di un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini della regioni su cui, inevitabilmente, grava la spesa regionale.

Mario Abbruzzese (PdL) è il presidente dell’assemblea regionale, che ha moltiplicato i pani ed i pesci elevando a dismisura i rimborsi spese ed i finanziamenti pubblici ai partiti (da 500.000 a 15 milioni di euro), tramite un contestatissimo emendamento, introdotto in fretta e furia nelle legge di bilancio regionale del 2010.
Peccato che l’accoppiata moralizzatrice dei (porta)valori abbia ritenuto superfluo ricordare come l’aumento dei fondi sia passato anche grazie al voto favorevole di Vincenzo Maruccio (membro della Commissione Bilancio) ed il consigliere Claudio Bucci (membro dell’Ufficio di Presidenza), nonostante la direttiva ufficiale dell’IdV fosse quella di votare NO.
Claudio Bucci è un ex Forza Italia, transitato per le imperscrutabili vie della politica all’Italia dei Valori. Per rendere l’idea del personaggio, è uno che da almeno cinque anni riutilizza sempre la stessa foto, evidentemente buona per tutte le occasioni… Questioni di coerenza!

Vincenzo Maruccio sembra invece più fedele al primo amore. In concomitanza con la ascesa politica, entra nello studio dell’avv. Sergio Scicchitano, esperto in diritto societario e in particolare nel ramo fallimentare.
Calabrese pure lui (è nato a Isca sullo Ionio il 17/09/1955), Scicchitano è stato avvocato personale di Antonio Di Pietro e costituisce un pezzo pregiato dell’Italia dei Valori. Dopo aver tentato invano la carriera politica, senza riuscire mai ad essere eletto, si consola occupando ininterrottamente tutta una serie di incarichi amministrativi, preferibilmente in aziende a controllo pubblico, sotto i buoni auspici del partito.

Soprattutto, l’avv. Scicchitano è una presenza fissa nei collegi arbitrali, incaricati delle liquidazioni fallimentari per conto del Tribunale di Roma. Si tratta di incarichi eccezionalmente retribuiti e di solito appannaggio di una ‘casta’ di burocrati, ben inserita nei gangli della pubblica amministrazione. Una fonte di spesa che incide notevolmente sulle finanze dello Stato e mai lontanamente presa in considerazione dalle “riforme epocali” dei tecnocrati montiani, che tutto tagliano (ai redditi minimi) ma nulla tolgono agli appannaggi esclusivi di ‘classe’ (la loro). A suo tempo, ne parlò persino un accorato articolo del Corriere della Sera: QUI.
Per conto della IdV, è Presidente nazionale di Garanzia e, in quanto preposto all’Ufficio Esecutivo regionale, è l’uomo che sceglie e predispone la lista dei candidati da presentare alle elezioni nel Lazio.
Nel 2001 l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, lo nomina Presidente della Commissione anti-usura per conto della “Federazione internazionale dei diritti dell’uomo” (?).
Nel 2002 diventa Delegato per la tutela dei Diritti dei Consumatori e degli Utenti, nell’ambito della quale si occupa anche di nuove tecnologie digitali e banda larga. Interpellato sulla pessima copertura ADSL della capitale d’Italia, a fronte di tariffe troppo care, l’avv. Scicchitano concentra le sue preoccupazioni sul “rischio del tecnoautismo e la dipendenza da web”, focalizzando subito l’attenzione sui veri problemi, insiti nell’occulta minaccia di un internet veloce e accessibile a tutti.
Nel Luglio del 2006, Antonio Di Pietro, all’epoca titolare del dicastero per i Lavori Pubblici nel Governo Prodi, se lo porta con sé al ministero e lo nomina consigliere d’amministrazione dell’ANAS, dove rimane per tre anni.
Contemporaneamente (Aprile 2006) Sergio Scicchitano è anche presidente della LazioService: controllata pubblica e società tuttofare che si occupa dei servizi regionali e inserimento lavorativo (portierato e servizi ausiliari). In pratica si tratta di un carrozzone clientelare di collocamento politico, istituita dalla giunta Storace nel 2001 e mantenuta da tutte le amministrazioni successive, lievitando fino a 1.400 dipendenti con mansioni tutt’altro che definite.
Le fortune dell’avv. Scicchitano conoscono una brusca battuta d’arresto nel Giugno 2011, quando suo malgrado viene costretto alle dimissioni, in occasione dello scandalo che coinvolge alcuni dei più ‘blasonati’ nomi dell’imprenditoria capitolina e che ruota attorno alla maxi truffa dell’ex presidente della Confcommercio di Roma: il commercialista Cesare Pambianchi [QUI]

Cesare Pambianchi, insieme al suo sodale Carlo Mazzieri, è accusato di aver messo insieme un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio ed all’evasione fiscale, attraverso il diffuso giochino dei falsi rimborsi sui crediti IVA e la costituzione di società cartiera alla base della collaudata “truffa carosello” (che trovate anche QUI), sottraendo al Fisco qualcosa come 600 milioni di euro.
Tra le società che sembrerebbero coinvolte nella maxi-evasione ci sono anche vari marchi storici dell’arredamento come la Emmelunga e la Emmecinque, società del gruppo Aiazzone a sua volta risucchiato in un gigantesco crack:

Il rilancio del marchio e la nuova caduta

«Nel 2008 il marchio “Aiazzone” viene totalmente rilevato dall’industriale pugliese Renato Semeraro, che, insieme a Mete SpA della famiglia Borsano (Gian Mauro Borsano), “resuscitano” il marchio aprendo dapprima alcuni punti vendita nelle province di Torino e Milano, poi convertendo a insegna Aiazzone nel corso del 2009 la rete PerSempre Arredamenti e una parte della rete Emmelunga (acquistata nel 2009), con una presenza in gran parte delle regioni italiane.
Il 2009 e il 2010 sono anche caratterizzati da grossi problemi economici, finanziari, fiscali e da insurrezioni sindacali, dovute alla nuova gestione delle due famiglie (Borsano e Semeraro riunite nella società B&S S.p.A.).
Nel luglio 2010 Emmelunga e Aiazzone, marchi detenuti da B&S, Holding dell’Arredamento, Emmedue ed Emmecinque, vengono ceduti in affitto alla società torinese Panmedia.
Nel 2011 Emmelunga ed Aiazzone attraversano una grave situazione finanziaria tanto da non riuscire a rispettare i contratti di vendita con i clienti e non riuscendo ad onorare gli emolumenti ai dipendenti.
Dal marzo del 2011 il mobilificio, le cui filiali risultano chiuse “per inventario sino a nuova comunicazione”, ha smesso di effettuare consegne e ne è stata presentata istanza di fallimento da parte di fornitori e clienti. La procura di Torino apre contestualmente un’inchiesta; viene iscritto nel registro degli indagati anche il legale della B&S (l’ipotesi di reato è truffa). 
Al 21 marzo 2011 anche il sito aiazzone.it risultava non più raggiungibile.
Il 28 marzo 2011 Gian Mauro Borsano, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su mandato del gip Giovanni De Donato, in seguito alla richiesta dei pm Francesco Ciardi e Maria Francesca Loy della Procura della Repubblica di Roma, accusati di bancarotta distruttiva, fraudolenta e documentale, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, falsa presentazione di documentazione per accedere al concordato preventivo.
Borsano, Semeraro e Gallo avrebbero usato le società del Gruppo B&S (indebitate con il fisco per decine di milioni di euro) per effettuare fittizie cessioni di immobili e partecipazioni societarie, prelievi in contanti ed emissioni di fatture false a beneficio di nuove società appositamente costituite. In seguito, gli stessi indagati avrebbero ceduto in modo fraudolento la rappresentanza delle società del gruppo B&S ormai in crisi e svuotate di ogni bene, a trasferire, tramite un prestanome, la rappresentanza delle società in Bulgaria da cui sarebbe derivata la conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano per evitare la procedura difallimento avanzata dai creditori. Inoltre gli arrestati avrebbero presentato a tre diversi tribunali competenti per conto di alcune società del Gruppo, l’ammissione al concordato preventivo, allo scopo di evitare il fallimento, fornendo garanzie patrimoniali inesistenti e presentando carte false. Infine, per diversi anni, risulterebbero non versate imposte per alcune decine di milioni di euro, l’occultamento o la distruzione dei libri contabili delle aziende coinvolte. L’inchiesta, che conta un altro gruppo di indagati, non è ancora conclusa. Successivamente si è proceduto all’arresto dei protagonisti.
Il 2 Giugno del 2011 all’incirca duecento persone, con un centinaio di automezzi, scassinano un magazzino di mobili di Aiazzone, portandosi via tutto, smontando perfino parti dell’edificio. Si pensa che molti di coloro che l’hanno svuotato fossero clienti che avevano pagato merce che non hanno mai ricevuto oppure dipendenti che hanno mesi di stipendi arretrati. L’assalto è avvenuto nel magazzino Aiazzone di Pognano, dove già dal mese precedente si verificavano dei furti saltuari. Le duecento persone (soprattutto immigrati che vivono nei paesi intorno, ma anche qualche decina di bergamaschi) si sono date appuntamento alla stessa ora e sono arrivati sul posto con auto, furgoni, camioncini, anche qualche tir (alcuni di qualche noto corriere ma con il logo coperto da teli), hanno forzato la serratura e poi hanno cominciato a caricare tutto quello che hanno trovato.»

Curatore fallimentare della holding del Gruppo Aiazzone è (avete indovinato!) l’avv. Sergio Scicchitano il quale, minacciando querele contro tutto il mondo, improvvisamente si dimette da tutti gli incarichi, con una curiosa excusatio non petita:

«Non ho mai ricevuto alcun provvedimento di custodia cautelare. Sono stato coinvolto per una banale contestazione sulla mancata dichiarazione di un compenso relativo a una prestazione professionale, in merito alla quale ho fornito ampi chiarimenti documentali. Resto a disposizione per dare tutto il mio supporto per chiarire la mia posizione. Sono totalmente estraneo a qualunque tipo di “cricca”, non ho mai fatto l’imprenditore, essendo ciò incompatibile con la mia professione di avvocato, e non ho mai avuto rapporti professionali con Cesare Pambianchi e Carlo Mazzieri. Sono certo di dimostrare la mia estraneità

Nelle fattispecie, all’avv. Scicchitano viene contestata l’emissione di 6 fatture da 140.000 euro ciascuna, prodotte tra il Giugno ed il Nov. 2008 per conto della Società MINORal fine di evadere le imposte sul reddito e sull’IVA”. Come tengono a precisare i magistrati inquirenti.

«Non solo. Secondo gli atti depositati dalla Procura l’ex tesoriere dell’Idv, che sarà presto ascoltato dai pm dell’inchiesta su Maruccio, avrebbe versato sul conto corrente della madre di Scicchitano assegni per un importo complessivo di 1 milione e 100mila euro. Successivamente una cifra molto vicina, 1 milione e 52 mila euro, il 12 maggio 2010 è stata versato dalla donna su un altro conto “appositamente acceso” in favore del figlio.»

Paolo Broccacci
La Repubblica
(13/10/2012)

Sulla vicenda, e senza troppi peli sulla lingua, ci vanno giù in modo particolarmente duro i cronisti di Okroma.it, quotidiano on line, estrapolando dagli atti dell’inchiesta in corso, senza alcun beneficio del dubbio.
Noi ci limitiamo unicamente a riportare testuale:

«“Al fine di evadere le imposte, avvalendosi delle fatture false per operazioni insistenti emesse dalla società Minor spa, indicava nelle prescritte dichiarazioni annuali passivi fittizi per un importo di un milione e 120mila euro oltre Iva”. Il tutto, fino a ottobre 2009. Che più o meno è il periodo in cui incassò la nomina alla presidenza di Lazio Service (fino al 2012). Scrivono i pm che Sergio Scicchitano, “avvocato di successo del foro romano” come si legge nel suo curriculum istituzionale, avrebbe favorito con un sistema di false fatturazioni un pagamento in nero, sotto forma di immobile, effettuato dalla Citiesse allo studio Mazzieri&Pambianchi.
Un’operazione complessa, con decine e decine di assegni di importo “sotto soglia”, cioè da dodicimila euro (per sfuggire al controllo antiriciclaggio), che alla fine sarebbe servita a ristrutturare la società del gruppo Di Veroli. Un’operazione talmente irregolare che per nasconderla meglio Scicchitano decise persino di far transitare i soldi sul conto personale di sua madre, anche se per pochissimo tempo. E negli ambienti si parla pure di una certa predisposizione dell’avvocato per operazioni siffatte: Scicchitano ha già posto in essere negli anni precedenti per ulteriori 2 milioni e trecentomila euro con altre società dello studio Mazzieri&Pambianchi, denominate Delta e Libra, anch’esse trasferite in Bulgaria, su cui si sta ancora indagando

“Sergio Scicchitano, l’uomo delle false fatturazioni”
 di Massimo Martinelli
 15 giugno 2011 – OkRoma.it

 Tanto per dire, nell’inchiesta è coinvolto anche Norberto Spinucci, ex tesoriere regionale (Lazio) dell’Italia dei Valori, sospettato di aver preso parte alla frode fiscale e contribuito alle operazioni di riciclaggio.
Più che altro, nel caso dell’avv. Scicchitano sono gli inconvenienti nei quali si incorre quando si gestiscono decine di fallimenti aziendali, dalla Cirio alla Federconsorzi: un incredibile bubbone di eredità fascista, che si trascina da mezzo secolo risucchiando risorse e ricchezze.
L’avv. Scicchitano è stato, naturalmente, anche liquidatore fallimentare della Federconsorzi su incarico del Ministero delle Attività Agricole. L’attività giudiziale del professionista è stata omaggiata da un rovente articolo su Panorama.itCertamente, si tratta dei frutti perversi di malelingue invidiose e intrise di veleno.

La Profana Trinità
 Dove c’è Vincenzo Maruccio, c’è Sergio Scicchitano (suo protettore e mentore). E dove c’è l’avv. Scicchitano di solito non manca Oscar Tortosa.
In circolazione da almeno trent’anni di indefessa attività, Oscar Tortosa è un antico protagonista della politica istituzionalizzata all’ombra del Campidoglio.
Classe 1942, laureato in Sociologia, un impiego come funzionario USL (il nome antico delle attuali “aziende sanitarie”), nasce socialista ma confluisce presto nei ranghi dei socialdemocratici, entrando a far parte del Comitato centrale del PSDI nel 1969. Nel 1982 diventa Assessore al Tecnologico nella giunta tutta di sinistra del sindaco comunista Ugo Vetere.
Ci dura poco, perché nell’agosto del 1985, convertito a più moderati fumi, confluisce con tutto il PSDI nella nuova giunta del democristiano Nicola Signorello, esponente di spicco della corrente andreottiana, denunciando il fallimento dell’area laica e socialista. Giusto il tempo per ottenere un nuovo incarico come assessore al Decentramento.
Quindi transita nella catastrofica giunta di Pietro Giubilo (1988-1989): creatura personale di Vittorio Sbardella (soprannominato Pompeo Magno, ma comunemente conosciuto come Lo Squalo). Giubilo è ricordato come uno dei peggiori sindaci che la città abbia mai avuto (dopo Alemanno), attualmente riciclato nelle fila dell’UDC che l’ha prontamente ricollocato con un incarico dirigenziale alla Regione Lazio.
Nel maggio 1988 Oscar Tortosa ritorna agli antichi amori socialisti, aderisce al “movimento di unità socialista” in seno al PSDI, confluendo con armi e bagagli nel PSI craxiano:

Confluiamo nel PSI, convinti dalla scelta di Craxi nella strada del socialismo riformista.

Tanto basta per riciclarlo nella successiva giunta ‘socialista’ dell’immarcescibile Franco Carraro (1987-1991), ottenendo stavolta la poltrona dell’assessorato al Commercio. Negli anni allegri della giunta Carraro, finisce sotto inchiesta per il mega-scandalo del consorzio Census
Nell’aprile del 1991 la giunta decide di censire l’immenso patrimonio immobiliare di proprietà del Comune, giacché l’Amministrazione non sa quanti e quali siano gli immobili in suo possesso (!). Il censimento viene affidato al consorzio privato Census (nel quale confluisce la Fisia, una compartecipata FIAT), per assegnazione diretta e senza alcuna gara d’appalto, alla modica cifra di 90 miliardi di lire più IVA (e siamo nel 1991!), nonostante altre imprese avessero dato la loro disponibilità per metà del prezzo.
Nell’aprile del 1993 (giusto due anni dopo) viene indagato per un presunto giro di tangenti all’ACEA (una delle principali municipalizzate), è condannato in primo grado e quindi prosciolto. A seguire con interesse le indagini dei magistrati romani, volte a stabilire un filo conduttore col filone milanese nell’ambito del finanziamento illecito al PSI, è il pm Antonio Di Pietro che in concomitanza coi primi arresti esterna tutto il suo entusiasmo [QUI].
Evidentemente, col tempo, il Tonino nazionale deve essersi ricreduto…
Con gli anni, Oscar Tortosa (e siamo entrati nel XXI secolo) diventa il discusso presidente dell’ex Opera Pia Asilo Savoia. Quindi riprende l’attività politica in qualità di “Responsabile per la Politica Interna” nel Movimento Nazionale Italia dei Diritti: un’entità federata con l’Italia dei Valori, della quale Tortosa diventa vice-segretario regionale per il Lazio, al fianco di Vincenzo Maruccio.
Ed il cerchio si chiude: Tortosa-Scicchitano-Maruccio, fino all’attuale scandalo dei fondi della regione Lazio, che per modalità ricorda molto il reato di reciclaggio: prelievi in contanti, triangolazioni di pagamenti su più conti correnti, con importi al di sotto della soglia di tracciabilità e quindi con passaggi difficili da ricostruire, causali inesistenti o volutamente ambigue, operazioni di giroconto tramite continui trasferimenti… Proprio come nella truffa di Pambianchi.

Insomma, tutto come da manuale. Niente da eccepire, fino a prova contraria, sull’onorata rispettabilità dei personaggi. Ma qualche diffidenza sarà pure lecita?

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ONOREVOLI LADRONI

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , on 11 ottobre 2012 by Sendivogius

Vincenzo Maruccio (18/08/1978), avvocato calabrese, ex consigliere dell’Italia dei Valori alla Regione Lazio, una straordinaria somiglianza con Al Capone, è solo l’ultimo soldato di quell’esercito in rotta, coi suoi ‘amministratori’ palustri, pagati a peso d’oro, che come frutti troppo maturi e già marci stanno cadendo in massa per spiaccicarsi tra le maglie della magistratura.
Cresciuto sotto l’ala protettiva di Antonio Di Pietro, il giovane Maruccio sembrava essere protagonista di un’incredibile ascesa all’ombra del tribuno molisano. Dall’oscura Vibo Valentia arriva nella grande città, facendo di Roma la capitale delle sue fortune personali: a 31 anni è assessore ai Lavori Pubblici (senza essere mai stato eletto) nella Giunta Marrazzo, andata precocemente a puttane (per l’esattezza, a transettoni); diventa poi capogruppo IdV sotto la giunta Polverini, finita anch’essa a cagne e porci prima della scadenza naturale.
Faccino glabro da bambolotto furbo, l’ambizioso Vincenzino sembra la copia sputata di Franco Fiorito, il batman ciociaro al consiglio regionale del Lazio.
Ma, per favore, quando parlate dell’onorevole Maruccio, non chiamatelo Robin… Lungi dall’essere un comprimario, è coprotagonista a pieno titolo nella saga laziale, dilatata ormai su scala nazionale. Praticamente, Vincenzino e Francone condividono lo stesso capo d’imputazione: peculato. Entrambe i capigruppo sono accusati di essersi fregati i fondi dalle casse del partito per uso personale, per lo stesso importo certificato (a crescere): 750.000 euro, spicciolo più spicciolo meno.
E tutti appartengono al nutrito gruppo del tengo un mutuo da pagare, meglio se si tratta di mega-appartamenti nelle zone più prestigiose (e costose) della città.
È probabile che le due giovani promesse della politica professionalizzata si incontreranno presto sul fatidico gradino di Regina Coeli, per entrare finalmente nel novero dei veri ‘quiriti’, loro burini d’adozione, in ossequio al famoso motto che accompagna da sempre l’antico carcere capitolino: “chi nun salisce ‘sto gradino nun è romano”…!
Comunque vada, qualunque siano le sorti dei vari Maruccio d’Italia (che, siamo certi, chiariranno presto la loro posizione dimostrando la propria innocenza), dagli Appennini alle Alpi, dalla Padania alla Trinacria, si ruba che è una meraviglia tanto vasta è la cuccagna, mentre inamovibili restano inchiodati al seggiolone.
Dell’infinita serie di idrovore umane che prosciugano senza posa le ricchezze del Paese, ovunque ci sia qualcosa da arraffare, è emblematico constatare come gran parte delle locuste coinvolte abbia meno di 42 anni… Alla faccia del tanto strombazzato “ricambio generazionale”!

Da sudditi a ladrone, rivolgiamo un sommesso ringraziamento all’insaziabile banda di predoni:

Caro “onorevole”
Ad essere sincero non abbiamo mai compreso bene perché ti chiamino così…
Infatti, abbiamo sempre pensato che l’Onore fosse una cosa seria. Ingenuamente, abbiamo associato il termine alla reputazione personale, improntata a dignità morale e rispettabilità, se possibile fondata su una condotta irreprensibile. In merito, non si è mai capito cosa diamine ci fosse di tale nei tuoi comportamenti. E francamente ci è sempre risultato difficile riconoscere come “onorevole”, gente che grufola tra peripatetiche cosce a marchetta, travestiti da maiali ed il nasino infarinato di polvere bianca… Che reputa il saccheggio della cosa pubblica, come parte integrante del proprio mandato elettorale… Che reputa un suo “precipuo dovere” piazzare amici, amanti e parenti, in ogni posto disponibile, gestendo le finanze come una cassa personale dove attingere a man bassa… che faccia dell’ignoranza una bandiera e del ladrocinio una professione… con legulei che fanno del Diritto meretricio e delle regole sollazzo… Ma insomma tu queste cose già le sai ed è inutile ricordarle, giacché non te n’è mai fregato un cazzo!

E così ti abbiamo osservato in silenzio, tant’è che tutto è diventato più chiaro…
Abbiamo pensato ai bastardi in camicia nera, che dalle fogne del nazi-fascismo discettano da sempre di “onore” e “fedeltà” canina, mentre brandiscono svastiche e manganelli.
Abbiamo pensato agli “uomini d’onore” di (dis)onorate società: parassiti criminali che intossicano il tessuto produttivo, devastando il territorio; campano di “pizzo” e “protezioni”, trafficando in voto di scambio da rivendere con gli interessi a politicanti compiacenti.
Abbiamo pensato ai retaggi feudali di una oligarchia castale, che traffica in titoli e prebende e privilegi, come gli antichi notabili del Basso Impero, dove la corruzione regnava sovrana ed i ladroni più rapaci si fregiavano del titolo di “honestiores” (i più onesti).
E allora si può convenire che mai definizione, “onorevole”, è stata più appropriata per indicare una simile masnada di predoni.

E tu che li hai votati e probabilmente continuerai a farlo nel segreto dell’urna hai ben poco da sorridere, giacché ciò che vedi è la tua immagine riflessa in uno specchio deformato.
Mutato nomine, de te fabula narratur.

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(22) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , on 30 dicembre 2010 by Sendivogius

Classifica DICEMBRE 2010”

 A degna chiusura di un anno intenso, Dicembre si è rivelato un mese particolarmente copioso, nonostante i nostri onorevoli si siano regalati 20 giorni di ferie parlamentari. La difficoltà maggiore è stato stabilire le posizioni in classifica, giacché sono troppi a contendersi il primo posto…
Nella fecondità dei casi, argomento dominante del periodo pre-natalizio è stato sicuramente il voto di fiducia per la tenuta di governo, su cui molto si è scritto e sul quale altro non aggiungiamo per spirito di misericordia. In merito alla circostanza, permetteteci però di volgere un particolare e devoto riconoscimento allo straordinario Domenico Scilipoti, vero esemplare da bestiario medioevale e prova vivente di un incrocio possibile tra Cetto La Qualunque e Danny De Vito.
Infatti, l’on. Scilipoti, fino a poco tempo fa misconosciuto deputato della IdV, è il portatore insano di un talento unico, finalmente strappato all’anonimato del gruppo dipietrista, che pure già ci aveva regalato un eccezionale Sergio De Gregorio.
Ma è stato anche il mese di Fini(to) che, tramite il suo FLI, è praticamente riuscito a sbagliare tutte le mosse: ha posticipato il voto di fiducia, dando tutto il tempo necessario al Cavaliere per organizzare la compravendita dei suoi deputati; ha ritirato la mozione di sfiducia al coordinatore e ministro Bondi, rafforzando di fatto il governo; ha pensato bene di chiudere per una settimana il Parlamento (fatto inaudito!), nell’illusione di pianificare una crisi guidata e senza strappi…
E ha perso su tutti i tavoli da gioco. Grande assente nella classifica è invece il PD, ormai avviato dal coma irreversibile alla ‘dolce’ morte.
Da segnalare invece una nuova, e interessante, new entry: il prefetto Franco Gabrielli, neo-nominato capo della Protezione Civile… uno che, in merito agli automobilisti rimasti bloccati al gelo e di notte sull’autostrada A1 in Toscana, se la prende coi “cittadini irresponsabili” che invece di viaggiare non se ne rimangono a casa. Grande esordio!

  Hit Parade del mese:

01. CERTEZZE

[11 Dic.] «Una cosa è certa. Il gruppo di “Futuro e Libertà” non si divide. Voteremo compatti la sfiducia sia alla Camera sia al Senato. Sono sicuro che non ci divideremo, perché ci sono deputati e senatori che hanno fatto una scelta collegata ad una certa idea del centrodestra, basata sulla volontà di migliorare le condizioni di vita del nostro Paese e di dare un contributo qualitativo alla nostra politica. Nessuno lo ha fatto per interesse. Per interesse si rimane altrove.»
 (Gianfranco Fini, il Volenteroso)

 

02. MARCIARE PER NON MARCIRE

[21 Dic.] «Sono pronto a scendere in piazza con gli studenti a protestare se vietassero loro il diritto di manifestare; anche se loro magari non mi vorrebbero»
 (Ignazio La Russa, Il Democratico)

 

03. MISTERO DELLA FEDE

[14 Dic.] «Non posso rimanere in un partito che non crede nell’agopuntura»
 (Domenico Scilipoti, il Sublime)

 

04. SFRUTTAMENTO DI MINORATI

[23 Dic.] «C’è chi ci raffigura come una casta. La migliore risposta è nei fatti. Oggi 23 dicembre, antevigilia di Natale, il Senato è ancora al lavoro (…) Il Senato tornerà a riunirsi il 12 gennaio»
 (Renato Schifani, il Lavoratore)

 

05. DIMENSIONI PARALLELE

[23 Dic.] «La riforma dell’università produrrà effetti positivi per i giovani coi quali abbiamo sempre dialogato»
 (Silvio Berlusconi, il Re Buono)

 

06. VATICANO S.p.A. 

[19 Dic.] «La Chiesa non cerca posizioni di rendita o privilegi di sorta» 
 (Angelo Bagnasco, Amministratore delegato al Culto)

 

07. PREGHIERINA DI NATALE 

[16 Dic.] «Cari compagni, vi spiego perché non dovreste sfiduciarmi. Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra e in particolare a Bersani, Veltroni e Fassino un residuo di concezione seria della politica e di rispetto nei confronti degli avversari politici, vi chiedo di fermarvi e di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare cosi’ spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un’onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete.» 
 (Sandro Bondi, il Compagno)

 

08. ENRICO TOTI.. CHI ERA COSTUI?

[10 Dic.] «Non sono Pietro Micca, non sono quello che lancia la stampella contro il nemico e decide di soccombere.»
 (Antonio Razzi, il Citazionista)

 

09. STUDENTI IN GALERA E N.A.R. ALL’ATAC

[16 Dic.] «C’è una profonda sensazione di ingiustizia di fronte a queste decisioni perché i danni provocati alla città e la gravità degli scontri richiedono ben altra fermezza nel giudizio della magistratura sui presunti responsabili di questi reati. Non è minimizzando la gravità di questi fatti che si dà il giusto segnale per contrastare il diffondersi della violenza politica nella nostra città mentre è evidente che queste persone hanno dimostrato, soprattutto in un momento di grande tensione sociale quale quello che stiamo vivendo, di essere soggetti pericolosi per la collettività»
 (Gianni Alemanno, il Garantista)

 

10. FINANZIARIA (I)

[06 Dic.] «Non ci sarà nessuna manovra aggiuntiva. Chi dice che ci sarà ricorre ad un piccolo espediente, un trucco della vecchia politica»
 (Paolo Bonaiuti, il Prestigiatore)

 

10bis. FINANZIARIA (II)

[06 Dic.] «E’ una balla che serve una manovra aggiuntiva»
 (Ignazio La Russa, il Veritierio)

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La minaccia fantasma

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 9 giugno 2009 by Sendivogius

Silvio al voto Mentre papi Silvio si baloccava coi suoi sondaggi in quel magico reame chiamato Arcore, l’apoteosi plebiscitaria che avrebbe dovuto consacrarne l’investitura imperiale non c’è stata. L’ascesa bonapartista di Silvio Berlusconi si è arenata su di un dignitoso (ma contenuto) 35% elettorale, ben lontano dalle ambizioni egemoniche del sovrano universale.
L’imperatore vince, stravincerà (forse) nelle amministrative, ma non trionfa. Nonostante il prezioso operato di Walter Veltroni, il suo migliore alleato all’opposizione, che dopo aver contribuito all’eliminazione pubblica della Sinistra in Italia, si è premurato di cancellarla anche dal Parlamento europeo, favorendo l’introduzione della quota di sbarramento. A conti fatti, su 72 rappresentanti espressi, non un solo deputato italiano siederà tra i banchi dell’europarlamento riservati ai gruppi di sinistra e centrosinistra: non l’IdV che pare guardi all’ALDE (l’alleanza liberal-democratica); non il PD, che svelerà la sorpresa solo dopo i ballottaggi (l’ALDE pure lui); non l’UDC che confluirà nel Partito Popolare Europeo insieme al PDL. Tutti liberali, Todos Caballeros! Sono soddisfazioni. È stato lo “yankee-doodle” all’amatriciana una di quelle strane calamità che, nella disarmante ingenuità del bimbo sognatore, portano la devastazione delle grandi catastrofi epocali.
Eppure Berlusconi non sfonda il fronte elettorale e il referendum indotto sulla sua persona tracolla ai risultati del 1994. Nonostante la deriva autoritaria. Nonostante le piaggerie editoriali. Nonostante le maratone televisive. Nonostante il massiccio astensionismo. Nonostante la cosiddetta ‘Sinistra radicale’, che alla vigilia delle elezioni è riuscita a dividersi in tre moncherini, auto-condannandosi all’ennesimo oblio. Nonostante il devastato PD che continua a perdere pezzi, e rappresentatività, in piena emorragia di consensi. Nonostante che siano già pronti gli spiedi per rosolare il povero Harry Potter democratico: il rispettabile Dario Franceschini, che di magie dovrà farne parecchie se vuole sopravvivere al congresso di Ottobre.
Forse il Sultano brianzolo, per qualche tempo, sarà costretto ad accantonare il suo sogno assolutista. Forse dovrà mitigare le proprie pulsioni eversive. Forse si metterà ad inseguire la Lega nei suoi deliri razzisti, in una resa dei conti in chiave padana. Forse si ritirerà nei propri domini regali, tra i baccanali della sua corte. Forse imprimerà maggior sobrietà ai suoi festini, magari facendo a meno di un Topolanek col batocchio in movimento, evidentemente entusiasta del velinume di contorno. O forse no. Per il momento Silvio tace. Non dubitiamo che presto si leveranno innumerevoli peana, in onore del trionfo del sovrano alle ultime elezioni.
In attesa del ritorno del Re, quella di Silvio resta comunque una ‘vittoria mutilata’.

 

Aurea Mediocritas

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 31 gennaio 2009 by Sendivogius

 

L’Opposizione ‘responsabile’

 wveltroni

 Come l’antica Gallia descritta da Cesare, nel Parlamento italiano anche l’opposizione è divisa in partes tres: assopita al centro, abbiamo l’eterea e favoreggiante UDC; di incerta collocazione ai lati, si trovano invece la tribunizia IdV e l’alternativo PD.

Che cos’è il PD? “È un grande partito democratico e riformista”

Segnatevi la risposta. Perché sarà questa, e questa soltanto, l’unica domanda alla quale l’intera dirigenza del partito vi risponderà all’unisono, in un sol coro e di comune accordo.

‘Democratico’ e ‘Riformista’. Non avrete altra definizione, all’infuori della sola consentita dalla vulgata ufficiale. Dunque, con una simile identità doc così rigidamente certificata, possiamo escludere ciò che è da quanto, nel dubbio, ufficialmente non è.

Prendiamo in considerazione ciò che è dato per certo:

Democratico non vuol dire niente. Ci mancherebbe pure che un partito che aspira a cariche di governo in una democrazia parlamentare si dichiari apertamente anti-democratico (oddìo! In Italia tutto è possibile). È un po’ come dire che il Vaticano si definisce cattolico.

Riformista… Craxi lo era. Anche Silvio Berlusconi è sicuramente un ‘riformista’: nessuno ha mai fatto così tante ‘riforme’ dai tempi del cavalier Benito Mussolini. Dobbiamo per questo condividerle tutte e, in quanto tale, riconoscere al loro riformismo un valore positivo a prescindere dalla sostanza?

Per quanto invece riguarda l’incerto…

Il Partito Democratico non è socialdemocratico, non ‘di sinistra’ (il Pd è oltre), meno che mai ‘socialista’ (Vade Retro!). Infatti non s’è ancora ben capito insieme a quale gruppo parlamentare siederà all’interno del Parlamento europeo.

È ‘non confessionale’ e, in teoria, anche ‘laico’. Purché non gli si chieda di prendere una posizione netta e specifica su:

– Divorzio breve e Diritti di convivenza;

– Ricerca sulle cellule staminali;

– Procreazione assistita;

– Contraccezione e reperibilità della cosiddetta pillola del giorno dopo;

– Nonché sull’interruzione di gravidanza.

Perché se è facile parlare di libertà di scelta, il discorso cambia quando si tratta di mettere in pratica tale libertà, con il 90% di anestesisti, infermieri e medici si dichiarano obiettori di coscienza. La Sanità è l’ultima frontiera della partitocrazia: terreno di scontro politico e di scambio; di lottizzazione selvaggia e di appalti interessati delle forniture. La sanità lombarda è interamente infiltrata dagli integralisti di CL. In tutta Italia, primari e manager delle ASL vengono designati per appartenenza politica. Chi non si allinea (e non ha tessera) non fa carriera. Visto il vento che tira, se obietti è meglio. Per te. E così i consultori rifiutano quasi sistematicamente la prescrizione del Norlevo, un farmaco anticoncezionale (e non anti-abortivo), per motivi di coscienza. Perché senno Gesù piange.

E soprattutto non chiedete al Partito Democratico di esprimersi unitariamente:

– sui privilegi fiscali concessi alla Chiesa, sul finanziamento delle scuole confessionali,

– sull’abolizione dell’ICI per le attività commerciali gestite da enti religiosi,

– sull’attribuzione dell’8 per mille,

– sull’accollo a carico dello Stato degli insegnanti di religione…

Il Partito Democratico è dalla parte dei Sindacati, ma anche della Confindustria. Appoggia le posizioni di Cisl e Uil, ma anche della Cgil. Sta con la popolazione civile di Gaza, ma anche con Tsahal che la bombarda.

Il PD è un partito plurale, aperto a tutte le opinioni e su nessuna fermo… Aspettando Godot, in perenne attesa dell’elettore moderato che non arriva mai, mentre frana alla sua sinistra.

Ma questo non ditelo ai troppi generali, che guidano le disorientate truppe del PD allo sbando. Lasciate che il tenero Walter faccia ancora l’Americano a Roma. Lasciatelo giocare al piccolo chirurgo mentre tenta di rianimare la sua creatura, assemblata con innesti sperimentali: un corpo transgenico in crisi di rigetto.

Nel PD convivono a forza una pluralità di anime diverse senza un’identità condivisa. Come era facile intuire, la “fusione a freddo” tra DS e Margherita si è rivelata una mera sommatoria di numeri (sempre più esigui) e di apparati ingessati nel loro autismo referenziale, scossi da una improvvida sovrapposizione di ruoli e da contraddizioni insanabili. Ad una reale carta di valori condivisi si è preferito una faticosa politica di compromessi per bilanciare gli equilibri contrastanti, attraverso un’asettica opera di ingegneria politica pianificata a tavolino. Con scarso esito bisogna aggiungere, dato che da subito le diversità culturali sono implose, trasformando le rivalità interne in una serie di devastanti lotte intestine che ne stanno lacerando il tessuto interno. Un partito senza più radici sociali, senza storia perché senza un passato condiviso, senza ideali perchè privo di valori definiti che siano comunemente accettati e riconosciuti come tali, è un partito senza futuro. Nel Partito Democratico è ormai in corso una lotta di sopravvivenza, all’ombra di un cupio dissolvi che sconcerta e disgusta. Uno scontro che corrode le labili fondamenta in una emorragia di voti, fino al verminaio napoletano che, come una fogna scoperchiata, rischia di risucchiare tra i liquami ciò che resta del PD campano.

Non chiedete a Walter Veltroni una presa di posizione netta, perché questo significherebbe scontentare qualcuno… E Walter è uomo che aborre il conflitto in ogni sua forma, tanto insopportabile è la tensione che suscita in lui. Perché un agnello resta tale anche se travestito da leone. È nella sua natura.

Non pretendete da lui una linea definita. Non ci sono confini invalicabili: tutto è negoziabile, discutibile, allargabile…

È il “Modello Roma”: Inclusione tramite Cooptazione. Il superamento del dissenso attraverso la gestione compartecipata del potere. Un sistema cosolidato dove istanze e divergenze critiche rimbalzano sui muri di gomma di un’apparente accondiscendenza, affondano nella melassa buonista e lì soffocano sotto la patina caramellata di ipocrisie zuccherose.

Un modello che si è rivelato fallimentare su scala nazionale, come nella stessa Capitale.

Ma non si può dire, perché il buon Walter mica ha capito di aver perso le elezioni e persiste nel metodo, illudendosi forse che ciò possa supplire al sostanziale vuoto programmatico ed al collasso strutturale della sua creazione.

Il Partito democratico assomiglia sempre più ad un regno feudale. Un centro direzionale debole, se non addirittura impotente. Sostanzialmente autoreferenziale, ma incapace di intervenire alla sua periferia. Un regno devastato dalla Guerra dei Baroni scatenata al suo interno dai singoli vassalli, preoccupati unicamente di consolidare i propri feudi politici, al fine di assicurarsi una rendita personale ritagliata a misura di clientela.

Una delusione palpabile, amara, e sempre più diffusa tra coloro che pure avevano creduto (non certo chi scrive) al ‘grande progetto riformista’. Impietoso è il ritratto che del PD traccia Antonello Caporale, una delle penne più brillanti de La Repubblica (il quotidiano che più di ogni altro aveva appoggiato la ‘svolta’ veltroniana):

   “Cosa dire del Partito Democratico? Una formazione politica nemmeno nata e già parsa stecchita. Notabili in ogni luogo d’Italia, gruppi di potere contrapposti, legati da un solido astio, guidati da una disistima che avanza pubblicamente. Ognuno per sé. Qui la Margherita, lì i diessini. E a pioggia, innumerevoli sottocorrenti e capibastone. Ciascuno con la sua lingua ed i suoi interessi, le proprie relazioni e le proprie fondazioni.

Non un’idea, non un disegno politico che si scorga e nemmeno una classe dirigente che abbia la minima voglia di rifondarsi. Cambia lo spettacolo, ma è sempre la stessa compagnia di teatro a metterlo in scena. La vita scorre alla giornata, ciascuno col suo mucchietto di potere residuo, intento a difenderlo ad oltranza. Illuminante e in qualche modo penosa la via che, per esempio, Antonio Bassolino ha scelto per custodire quel po’ di potere ancora in suo possesso. Deriso dall’Italia, crocifisso e persino ripudiato dai suoi compagni per le responsabilità connesse alla dissennata gestione dei rifiuti, ha deciso di accucciarsi all’ombra di Silvio Berlusconi. Farsi trasportare dal suo fiume verso il traguardo finale: ancora una volta un seggio. Quello, oggi si dice, di parlamentare europeo. E tutti gli altri? Cosa fanno gli altri, dove sono, cosa dicono? Boh! Il partito democratico ha così tante voci che si ha netta la percezione della sua incapacità di muoversi verso una qualunque posizione unitaria. Ritorno al nucleare? Chi dice sì e chi di no. Eutanasia? Giusta morte? Chi dice sì e chi di no. Dialogo sulle riforme? Chi dice sì e chi di no. Politica della fermezza o spinta dell’integrazione degli immigrati? Nelle città d’Italia i sindaci del PD bastonano gli extracomunitari, nel Parlamento i rappresentati del PD li difendono.

(…) Non esiste una questione dove l’opposizione opponga un comune sentire. Non è giustizialista ne dialogante. Né sembra di sinistra e nemmeno compiutamente riformista. Non clericale ma ancora lontana dall’essere pienamente e convintamente laica. Moderata? E cosa significa essere moderati?

Cos’è la moderazione oggi? Una delle connotazioni peculiari della mediocrità è la sorprendente capacità di adattamento. Il mediocre non ha particolari istanze ideologiche a cui aderire, non si immette in alcuna grande narrazione. Non ha slanci dottrinali. È un camaleonte pronto ad indossare il costume che meglio si adatti alla scena.

La parola chiave, moderazione, è trasmessa sempre più spesso, anzi nascosta nel termine ‘riformista’. Nessuna opinione netta, piuttosto massima flessibilità. Anthony Giddens teorizzava magistralmente la necessità di un nuovo corso storico, la terza via, l’alternativa possibile; il moderato invece dispone di un ben più ampio ventaglio di possibilità. In esso il pensiero debole, il sistema filosofico legato alla postmodernità, raggiunge livelli parossistici degenerando nell’assoluta liquidità di posizioni. La pluralità è assurta a dogma. Il moderato si adatta al mutamento incessante delle condizioni; il suo è un pensiero essenzialmente morbido. È in questo humus che nasce il sublime concetto di cerchiobottismo. Un colpetto al cerchio e uno alla botte. Senza inimicarsi alcuno, restando in un’aurea posizione intermedia. Moderazione significa totale disponibilità ad abbeverarsi dall’una e dall’altra fonte, senza remore, senza pregiudizi. Il moderato sveste una casacca per indossarne un’altra senza pudori di sorta. Nessun tabù, solo realpolitik.

   [Antonello Caporale. “MEDIOCRI I potenti dell’Italia immobile(pagg.58-60). Baldini Castoldi Dalai editore. Milano, 2008]

 

Chi l’ha visto?

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 novembre 2008 by Sendivogius

 

MACELLERIA ITALIANA

TAGLIATA ARGENTINA

 

 polizia-democratica

 

“Stavamo tutto il giorno sdraiate per terra, una accanto all’altra, incappucciate e bendate. Mani ammanettate e piedi legati. Non potevamo parlare né muoverci. Se lo facevamo ci prendevano a calci. (…) Se ce la facevamo addosso ci picchiavano. Se chiedevamo la bacinella non la portavano. E se la portavano ci costringevano ad esibirci. Intorno solo lamenti, sempre sotto una musica assordante.

(…) per tutta la notte, giocarono con me dicendo che la mattina dopo mi avrebbero ucciso. Anche quella notte la guardia mi fece sfilare per un’ora davanti a tutti i militari, nuda e bendata. Mi toccavano, facevano di me quel che volevano. E se mi lamentavo minacciavano ritorsioni sulla mia famiglia.

 

Buenos Aires 1976, Centro di detenzione clandestina dell’ESMA. Testimonianza di Hebe Lorenzo

Aula bunker di Rebibbia, gennaio 2007, processo contro gli ufficiali del Grupo de Tarea 3.3.2 per crimini contro l’umanità (Argentina 1976-1983).

 

Da dove dovrei cominciare? Devo raccontare le manganellate. Oppure gli schiaffi, i calci. L’umiliazione di spogliarsi davanti a uomini e donne che ridono di te. Che ti guardano, che scrutano ogni centimetro del tuo corpo, che ti penetrano con i loro occhi. Tu sei nuda, e ti senti così fragile. Sola. E tutto intorno a te è sporco, corrotto, nero. Appoggi i piedi sul pavimento e ti fa schifo, ti spingono da una parte all’altra e ti fa schifo, ti ticono alza braccia, e girati, e allarga le gambe, e accucciati e ti fa schifo.

(…) Ho visto un ragazzo per terra in un corridoio. Privo di conoscenza. Era a faccia in giù, in una posizione così innaturale. E poi ho scorto il sangue che gli usciva dalle orecchie. Fuori dalla cella ne ho visto pestare uno di brutto. Pugni, calci, bastonate. Sembrava un fantoccio, ad un certo punto ha smesso persino di provare a ripararsi dai colpi con le braccia. Uno dei poliziotti ha ‘sentitò che qualcuno li stava osservando. Ha alzato lo sguardo, ha incrociato il mio. E’ entrato in cella come una furia, mi ha preso per il collo, mi ha sbattutto con la faccia al muro.

(…) Un funzionario di polizia mi ha preso il passaporto, lo ha sfogliato. Mi ha mostrato le fotografie dei bambini. ‘Li vuoi davvero rivedere? Allora firma questo verbale. Altrimenti gli puoi dire addio’.

 

Genova 2001, Caserma di Bolzaneto. Testimonianza di Valérie Vie.

Brano estratto da “Bolzaneto. La mattanza della democrazia” di Massimo Calandri (Edizioni DeriveApprodi)

 

Riportare tutte le violenze, gli abusi, le continue violazioni ai danni degli internati nelle caserme di Bolzaneto e Bixio, sarebbe impresa troppo ardua per uno spazio così ristretto. Senza tacere le vessazioni e le minacce psicologiche, tramite i percorsi di umiliazione e degradazione sessuale che ogni sadico e aguzzino professionista ben conosce e pratica per annichilire ogni reattività nella sua vittima:

– A.F. viene schiacciata contro un muro. Le gridano: “Troia, devi fare pompini a tutti”.

– Ester Percivati, una giovane turca, ricorda che le guardie la chiamavano puttana mentre veniva condotta in bagno, dove un agente donna le spinse la testa in giù nella tazza e un maschio la derideva:”Bel culo! Vuoi che ti ci infili un manganello?” Diverse donne raccontarono di minacce di stupro, sia anale che vaginale.

È difficile condensare in poche righe la lunga catena di orrori che, con la loro cruda brutalità, hanno dimostrato come in Italia possano esistere ed essere tollerate delle enclave di non-diritto e, con complice omertà, istituzionalizzate tramite prassi perversa come nelle più truci dittature sudamericane.  

Non così hanno pensato i magistrati chiamati giudicare le violenze di Bolzaneto, che hanno sostanzialmente contestato il reato di “abuso di autorità” a carico degli imputati, comminando condanne irrisorie che grazie agli effetti della prescrizione e dell’indulto non genereranno conseguenze a carico dei pochissimi condannati.

 

Fratture multiple della scatola toracica. Polmoni perforati da schegge di costole rotte. Trauma cerebrale. Frattura della scatola cranica. Rottura scomposta degli arti. Frantumazione della mandibola.

Non è “Saw”, non è “Hostel”. Sono solo alcuni dei referti medici stilati per i ragazzi rastrellati durante l’irruzione alla scuola Diaz, dopo il trattamento speciale riservato loro dai poliziotti impegnati nel blitz: “autentici galantuomini e servitori delle istituzioni (P.F. Casini) che “meritano la gratitudine di tutti” (Alfredo Mantovano).

Dei 93 ospiti della “Diaz-Pertini” arrestati, 82 sono feriti, 63 ricoverati ospedale (tre, le prognosi riservate), 20 subiscono fratture ossee.

Per farsi una pallida idea di che cosa è stato il raid in questione, leggete questo piccolo estratto:

 

Due tra gli ultimi ad essere catturati furono un paio di studenti tedeschi, Lena Zuhlke, 24 anni, e il suo compagno Niels Martensen. Si erano nascosti in un’armadio per le pulizie all’ultimo piano. Sentirono la polizia avvicinarsi, battendo i manganelli contro le pareti delle scale. La porta dell’armadio si aprì, Martensen fu trascinato fuori e picchiato da una dozzina di agenti disposti a semicerchio intorno a lui. Zuhlke corse in corridoio e si nascose in gabinetto. Alcuni agenti la videro, la inseguirono e la trascinarono fuori per i capelli.

Nel corridoio la puntarono come cani con una lepre. Fu colpita alla testa e presa a calci da tutti i lati sul pavimento, dove sentì la sua gabbia toracica collassare. Fu trasportata fino al muro dove un poliziotto le puntò il ginocchio all’inguine, mentre altri continuavano ad assalirla con i manganelli. Lei scivolò lungo il muro e continuarono a colpirla a terra: “Sembrava che si stessero divertendo, quando ho gridato di dolore, la cosa sembrò dare loro ancora più piacere”. Alcuni agenti di polizia trovarono un estintore e spruzzarono schiuma sulle ferite di Martensen. La sua compagna fu sollevata per i capelli e gettata giù per le scale a testa sotto. Infine trascinarono Zuhlke nella sala al piano terra, dove avevano radunato decine di prigionieri provenienti da tutto l’edificio in un caos di sangue e di escrementi. La gettarono sopra ad altre due persone.

“Non vedevo niente, soltanto macchie nere. Credo di essere per un attimo svenuta. Ricordo che sono stata gettata su altre due persone, non si sono mossi e io gli ho chiesto se erano vivi. Non hanno risposto, sono stata sdraiata sopra di loro e non riuscivo a muovermi e mi sono accorta che avevo sangue sulla faccia, il braccio destro era inclinato e non riuscivo a muoverlo mentre il sinistro si muoveva ma non ero più in grado di controllarlo. Avevo tantissima paura e pensavo che sicuramente mi avrebbero ammazzata”

(…) Passava un gruppo di agenti, ed ognuno di loro sollevò il fazzoletto che gli nascondeva il volto, e si chinò a sputarle in faccia.

 

Genova, 21 Luglio 2001. Blitz della Polizia alla scuola Diaz. (www.rinopruiti.it)

 

A proposito dei fatti della Diaz e di Bolzaneto, l’ex Ministro dell’Interno Giuliano Amato commentò che si trattava di “una gran brutta storia… bruttissima storia”, denunciando una “colpevole indifferenza”. Infatti quasi tutti i funzionari di polizia coinvolti nelle violenze di Genova sono stati promossi a massimi livelli dirigenziali. Molte delle promozioni sono avvenute durante il governo di centrosinistra del quale Amato era per l’appunto ministro.

Il tribunale di Genova, per il massacro alla Diaz, ha assolto 13 dei 29 imputati. Come nella precedente sentenza riguardo ai fatti di Bolzaneto, tutti i reati andranno in prescrizione nel corso del 2009 e le condanne non avranno effetto a causa dell’indulto. Quindi eventuali ricorsi in Appello all’atto pratico sono inutili.

Assolti i vertici della Polizia; dobbiamo dedurne che siano capitati alla Diaz così per caso, ritrovandosi coinvolti in un blitz senza pianificazione, improvvisato sul momento.

Assolti i funzionari che firmarono i farsi verbali d’arresto. Mica possono leggere tutto quello che sottoscrivono.

Assolti anche gli agenti Massimo Nucera e Maurizio Panzieri che simularono la coltellata ricevuta dal Nucera, assalito da feroci no-global nell’eroico espletamento delle sue funzioni. Si scoprì poi che d’accordo con Panzieri, il celerino Lucera si lacerò la giubba d’ordinanza per giustificare la durezza degli interventi. Per i giudici questo non costituisce un problema: per loro non c’è simulazione di reato, né falsa testimonianza, né alterazione delle prove. Infatti Nucera e Panzieri sono stati accusati di “calunnia”, e siccome il calunniato è sempre restato anonimo, era giusto che i due eroi venissero assolti con formula piena. Logico e lineare no?!?

In pratica, gli unici condannati sono stati Vincenzo Canterini (intanto promosso dirigente all’Interpol), il suo vice Michelangelo Fournier (che pure è stato l’unico a collaborare alle indagini) ed una manciata dei loro picchiatori dell’VII gruppo Celere di Roma.

Per l’episodio delle molotov il tribunale ha condannato Pietro Troiani (3 anni) e Michele Burgio (2 anni e mezzo) per la calunnia e per il porto illegale di armi da guerra. Pena interamente condonata. In compenso resta oscuro il misterioso ufficiale della DIGOS che mise materialmente in mano le molotov a Troiani e Burgio.

A tutti i condannati sono state concesse le attenuanti generiche e la non menzione della pena.

A “pagare” saremo innanzitutto noi cittadini, in quanto il Ministero si assumerà i costi dei risarcimenti a carico degli agenti condannati.

 

water-e-orso-bubi “TOC-TOC?!? C’è qualcuno in casa?”

 

Nella loro sconcertante condiscendenza, le sentenze di Genova sembrano riconoscere l’esistenza di una sorta di “diritto di polizia”, funzionale all’instaurazione discrezionale di uno stato d’eccezione contraddistinto dalla sostanziale impunità dei suoi fautori.

È alquanto inquietante che vengano mantenuti in servizio attivo e permanente, con mansioni di “ordine pubblico” una banda di pregiudicati e di psicopatici in divisa, che pensano di detenere un primordiale ius vitae necisque in una sorta di fratellanza guerriera che li pone al di sopra delle leggi e al di fuori del diritto.

Il quotidiano tedesco Tagesspiegel, nel commentare la sentenza genovese, è stato esplicito: “una tale brutalità può essere esercitata solo da una polizia aizzata dai suoi dirigenti. Picchiare in quel modo può osarlo solo chi si sente sicuro di avere le spalle coperte dalla politica. Le manipolazioni delle prove sono concepibili solo se chi le compie è convinto che in seguito la giustizia non gli creerà problemi. E la cosa in effetti ha funzionato“.

In Italia, se si esclude il giubilo entusiasta di Casini e della sua UDC, nell’opposizione parlamentare è giunto solo un sommesso bofonchio di Giulietti per conto dell’IdV che “auspica” una commissione parlamentare d’inchiesta (sì, magari a presidenza Gasparri-Mantovano) insieme ad una snocciolata di timide dichiarazioni sparse da parte di singoli esponenti del PD (quasi tutti ex “democratici di sinistra”). L’irruento Di Pietro, ex poliziotto ed ex PM, ha giustamente evocato lo spettro di Videla… peccato si riferisse a Berlusconi ed alla mancata elezione di Orlando alla commissione di Vigilanza RAI. In compenso si fanno imporre dal governo il margherito Villari che, in attesa di consultare anche il papa e i capitani reggenti della Repubblica di S.Marino, si guarda bene dal dare le dimissioni. Attendiamo con pazienza, che il tenero Walter finisca di gingillarsi con la vittoria di Obama, rammentandosi di vivere in Italia e di essere (suo e nostro malgrado) a capo della maggiore forza di opposizione. Almeno per ora. Perciò, imponga a Villari dimissioni o espulsione, finisca di consultare le 18 e passa correnti che compongono il suo partito e ci onori anche lui di una dichiarazione ufficiale sulla questione.