Archivio per Giovani

MANDRAGHI

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , on 8 aprile 2021 by Sendivogius

Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni. Smettetela di vaccinare i giovani, i ragazzi, psicologi di 35 anni perché sono operatori sanitari anche loro! Ma con che coscienza un giovane che non è compreso salta la lista e si fa vaccinare?!
 (Mario Draghi, 08/04/2021)

 Da una boccuccia così compita e perbene, può uscire qualunque cosa. Perché tanto, qualsiasi cosa dirà, troverà sempre una stampa prostrata e prostituita di apologeti in salivazione estatica, più intenta a lustrare le sacre terga dell’ennesimo omino della provvidenza, piuttosto che svolgere con un qualche straccio di dignità il proprio lavoro. Da watchdog a cagnetti da compagnia per salotti padronali.
Sorvolando sull’inopportunità per cui un “giovane”, mentre si trova nel fiore degli anni (e nel suo massimo sforzo contributivo a livello fiscale, col quale il ‘Sistema’ finanzia se stesso), dovrebbe tenere meno alla propria vita di un 90enne non deambulante, sarà il caso di far gentilmente notare che, fino a prova contraria, è stato proprio un certo Draghi Mario ad introdurre l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari, e specificatamente proprio per gli psicologi, nel suo ultimo decreto legge promulgato giusto una settimana fa: il DL n.44 del 1 Aprile 2021.
Decreto prontamente recepito dall’Ordine professionale degli Psicologi, che così informava i propri iscritti:

Gentile ******

Ti scriviamo per informarti di alcune importanti novità normative sulle misure di contenimento dell’epidemia da COVID-19 e in materia di vaccinazioni.
Il Decreto-legge n. 44 del 1 aprile 2021 ha introdotto infatti l’obbligo per tutti i professionisti sanitari, tra cui anche gli Psicologi, di sottoporsi a vaccinazione ai fini dell’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative. Ai fini dell’insorgenza dell’obbligo, non rileva la modalità di esercizio della professione (rapporto di lavoro dipendente e/o libera professione).
La vaccinazione non è obbligatoria e può essere omessa o differita nei soli casi di accertati pericoli per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale.
Il Decreto-legge n. 44/2021 stabilisce anche una procedura uniforme a livello nazionale per vigilare sull’obbligo vaccinale, che coinvolge Ordini professionali, Regioni e ASL di competenza.
Nelle prossime ore, dando attuazione alle disposizioni normative contenute nel decreto, l’Ordine trasmetterà alle diverse Regioni italiane i dati anagrafici di tutti i suoi iscritti, a prescindere da una eventuale precedente adesione al piano vaccinale. Insieme alle informazioni anagrafiche, per facilitare le operazioni di contatto l’Ordine trasmetterà, ove disponibile, anche il domicilio digitale (Posta Elettronica Certificata) di ciascun professionista.
La trasmissione dei dati anagrafici rappresenta un passaggio propedeutico alla successiva verifica della condizione vaccinale del professionista da parte della Regione competente, che – accertata la mancata vaccinazione – si attiverà per consentire la rapida presa in carico.
La norma prevede che in caso di inosservanza dell’obbligo vaccinale da parte del professionista, la ASL determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2 e ne dà immediata comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine di appartenenza.
L’Ordine quindi comunica immediatamente ai non-vaccinati la sospensione “dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”, che mantiene efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021. 

È importante tuttavia precisare che non vi è alcun rischio imminente di sospensione per i non-vaccinati. Infatti, prima che la ASL adotti l’”atto di accertamento” che determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni che implicano contatti interpersonali, la stessa ASL deve invitare lo stesso professionista a sottoporsi a vaccinazione e chiaramente deve garantirgli la possibilità di accesso alla vaccinazione.
Ricordiamo inoltre come la campagna di vaccinazione avviata nelle scorse settimane stia proseguendo e pertanto, a prescindere dall’eventuale precedente adesione al piano vaccinale su base volontaria, i professionisti non ancora sottoposti a vaccinazione verranno comunque contattati dalle competenti autorità sanitarie.

Ora, a meno che non si tratti di un pesce di Aprile, di un caso di omonimia (Mario Draghi vs Draghi Mario), o di amnesia senile per dissociazione mentale, verrebbe da chiedersi se il Messia-Salvatore legga i decreti che lui stesso va emanando e firmando.
Fortuna che ci sono categorie ben più a rischio che vengono tempestivamente vaccinate con coscienza: tipo i “guardiaparco” che percorrono i boschi dell’Abruzzo, qualora si imbattano in qualche campeggiatore abusivo, infrattato tra orsi e fagiani. Ma anche la vaccinazione dell’intero corpo magistrati, prontamente estesa a tutti gli “operatori del comparto giustizia” (cancellieri, personale amministrativo, avvocati), visto l’alto rischio di contagio determinato dallo svolgimento di udienze in aule spesso anguste e prive di areazione, in edifici spesso vetusti e non adeguati ad assicurare il distanziamento minimo fra le persone idoneo a prevenire il contagio. Praticamente, il 90% dei luoghi di lavoro in Italia (e dei mezzi pubblici!).
Ovviamente, il problema sono le vaccinazioni degli operatori sanitari (con che coscienza, signora mia!) e dei famigerati psicologi 35enni. Per non parlare dei soliti giovani!
Se per l’appunto, non fossimo dinanzi al sacro cospetto del Messia-Salvatore, il Mosè venuto a trarre in salvo il popolo negletto nella terra incerta del vaccino promesso, verrebbe quasi da pensare di trovarsi davanti ad un coglione.

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The Young POOP

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , on 28 ottobre 2016 by Sendivogius

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Ci voleva il guru d’importazione, Jim Pessina, e pagarlo 400 mila euro per cotanto disturbo (com’era quella storia della riduzione dei costi della politica?), per fare la scoperta dell’acqua calda e così svelare ciò che qualsiasi anonimo passante avrebbe potuto rivelargli al costo di un caffè… No, Matteo Renzi non gode di grandi consensi tra quei ‘giovani’, che pure si è autoconvinto di rappresentare. Per questo ha come principale protettore politico un ex presidente quasi centenario.
renzi-napolitanoPiù prosaicamente, a volerla dire proprio tutta, il Bomba sta insopportabilmente sul cazzo a chiunque abbia meno di 45 anni. E, se per questo, pure tra gli over 50 non è che sia proprio gettonatissimo!
Ma davvero questo strafottente provincialotto ripulito crede che per risollevare il morale di un Paese schiantato basti la visione raccapricciante di se stesso che, strizzato nell’abitino buono delle grandi occasioni, scondinzola tutto giulivo dietro ad un O’Banana al capolinea, strofinandoglisi addosso come un cane in calore, e che intanto ammicca compiaciuto, ululando il suo piacere ai propri paparazzi di fiducia affinché immortalino la scena, tanto si crede fotogenico?!? 
renzi-e-obamaVeramente questa specie di fossile pensa di rilanciare la propria immagine, riproponendoci ad oltranza fino alla nausea il suo faccione sformato, costruendo intorno a sé un culto della personalità da regime nordcoreano?
poopMa guardatelo ‘sto disperato dalle ambizioni napoleoniche! Aitante come una merda tirata a lucido, mentre straborda da ogni pertugio mediatico che possa dare sfogo al suo narcisismo patologico, sfoggiando il sex-appeal di una porchetta riscaldata in padella, mentre cerca di accalappiare il “voto giovanile” che nella realtà lo schifa peggio di un lebbroso!
We Want RenziStudiatevelo nei movimenti e nelle pose, perché molto rivelano di un ego malato, mentre con risultati patetici cerca di accreditarsi come “volto giovane” e spingersi oltre le corsie di casi umani, dell’orda di quarantenni resi assatanati dall’orgia di potere, e dei vecchi cacicchi democristiani variamente riciclati, che infestano il partito bestemmia, funzionando da repellente elettorale.
Selfie_Renzi_Twitter Con le sue mancette, le sue smorfiette da cartone animato, i suoi sorrisi falsi come Giuda, al massimo può ricordare quei pervertiti con l’impermeabile che distribuiscono caramelle fuori dalle scuole, cercando di adescare i bambini. Forse può funzionare coi vecchi accattoni del parassitismo italico, rotto ad ogni clientelismo. Ma a 20 anni, a meno che non si abbiano seri problemi di personalità, difficilmente ci si può identificare con uno che, a dispetto dell’età anagrafica, è più vecchio del trisavolo trapassato e sepolto. E che per giunta va fanfaroneggiando in giro con un arroganza da bullo che proprio non può permettersi, visto il fisico da omino della Michelin, per giunta facendosi forte (come tutti i codardi) dietro le cariche della polizia inviata a razzolare i contestatori.
la-gente-mi-amaGuardatevelo ‘sto flaccido spacciatore di banconote da 80 vanity-faireuro, mentre si atteggia a gran fico (ci crede! Ne è davvero convinto..!) da “Vanity Fair” (o era vomit?) alle pagine della rivista “Rolling Stone”, che un tempo era un periodico musicale serio prima di fare da scendiletto a questa sottospecie di venditore ambulante, infarcito di retorica parrocchiale, con un campionario da Anni ’50… È il primo esempio veramente realizzato di Cazzaro POP che parla come il vostro bisnonno e cerca di accattivarsi la benevolenza degli antenati, rivolgendosi ad un’altra era…
renzi-napolitano - Isituto LupejpgTra i suoi pezzi forti c’è l’immancabile retorica senile sui “nostri figli”, riservata all’elettorato in pensione: “la cosa migliore è fare una chiacchierata con i miei figli, più che ascoltare rap”. Ma può fare di meglio: “Sono l’anti-rockstar per eccellenza”… “Mi ritengo quanto di più lontano dalla rockstar… Sono un ragazzo semplice, di periferia, un boy scout”… Per questo si fa intervistare da una (azzerbinata) rivista di musica rock. Quando si dice “centrare il target”..! Infatti stiamo ancora fermi alla canzoncina dei “Due Liocorni”, che certo non raggiunge i livelli spinti e la trasgressività di Cacca al diavolo..!
E poi ci sono altre perle inestimabili come questa: “quello che più si avvicina a Dylan (Bob) è Walter Veltroni, per il suo amore per l’America”
Dopo una simile intervista, ridare una qualche dignità alla rivista “Rolling Stone” è come restituire la verginità a Cicciolina..!
il-cazzaro-popA proposito del premier che si crede giovane tra i giovani, Una sola domanda sorge spontanea tra tanta desolazione: ma uno come cazzo fa a ridursi così?!?
Prossemica renzianaCi è nato (il sospetto è forte), oppure ha frequentato un corso speciale per raggiungere simili livelli di minchioneria stellare???
E questo sarebbe il politico gggiovane che si contrappone a “tutti quei politici che vivono nel culto di se stessi”? Da che pulpito!?! È proprio vero che con la faccia giusta, certa gente può dire quello che vuole… Aspettavamo giusto l’arrivo di ‘sti avanzi di nuovo..!

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La Mamma dei Cretini

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 ottobre 2014 by Sendivogius

La famiglia imperialeA proposito del carattere degli italiani, qualcuno ha detto che la loro forma ideale di governo è la signoria tardo-rinascimentale. Fondata sull’arbitrio dei potentes, la signoria urbana è un fenomeno di derivazione clanica: un patto tra famiglie per la gestione oligarchia del potere (ereditario), a struttura gerarchica, incentrata nella figura autocratica di un Dominus che progressivamente accentra su di se tutte le funzioni pubbliche.
Cesare Borgia  La devozione al ‘Signore’ (profano), o per meglio dire la deferenza clientelare attraverso la piaggeria servile nei confronti del padrone di turno, costituisce a sua volta un meccanismo di promozione sociale: il modo più semplice per avere accesso a cariche e vantaggi diversamente preclusi, grattando via le briciole lasciate cadere apposta nel sottobosco del potere. Per le elite, è invece il sistema migliore per consolidare interessi e profitti, ricercando la protezione del Principe, o condizionandone l’azione col proprio sostegno (economico) tutt’altro che disinteressato.
Supplica  Luogo di aggregazione per eccellenza non è l’agorà, tanto cara alle democrazie elleniche, ma la ‘piazza’ plebea, in cui il Principe beneficia i sudditi più fedeli e dispensa i suoi proclami, mentre la massima elevazione resta l’ammissione alla corte del sovrano.
Sarà per questo che gli italiani quando ragliano l’Inno di Mameli, storpiandone sistematicamente le strofe, starnazzano con convinzione “Stringiamci a corte” perdendo per strada la seconda “o” di ‘coorte’ (che ha tutt’altro significato).

The court of king Louis XV of France«La nuova corte, simile in questo a quelle della prima età moderna, è il regno dei servi volontari, dei cortigiani, dei buffoni e, ovviamente, delle cortigiane…. In Italia si è infatti affermato un potere che non è né arbitrario, né autoritario, né dispotico, né illegittimo, ma è enorme e con la sua stessa esistenza distrugge la libertà dei cittadini

  Maurizio Viroli
  “I peccati dei popoli nascono dai principi”
  Sole24Ore
  (23/10/11)

Nello specifico, le parole del filosofo Viroli si riferivano al Pornonano ed al suo sottosistema di governo, ma nella pratica conservano una validità universale; a dimostrazione di quanto il modello sopravviva a se stesso, tanto da rigenerarsi ogni volta impermeabile ai mutamenti.
ServantsPerché se il servilismo di certi italiani è una costante endogena, in grado di riproporsi intatta e con poche variazioni nel corso dei secoli, nessun affrancamento servile sarà possibile fintanto che a prevalere saranno gli schiavi innamorati delle loro catene, alla continua ricerca di un padrone da servire. Oppure, per dirla con le parole di Malcolm X, “negri da cortile e negri da fatica”.

E siccome la categoria abbonda a tutti i livelli, mentre la madre dei cretini si ostina a non usare contraccettivi, con cadenza regolare per ogni cambio del guardiano, nell’alternanza dei medesimi, si omaggia il sovrano con roboanti proclami (a pagamento) di imperitura devozione, da parte degli aspiranti domestici in cerca di stabile assunzione a corte, in dimenticabilissime profusioni di fedeltà a scadenza contrattuale.
Sono i 1.000 e più cretini, quelli che “ci mettono la faccia”, ansiosi di mostrarsi al mondo in tutta la loro metafisica minchioneria di servizio.
Le Sentinelle a MilanoA suo tempo, nel Febbraio del 2012, era stata la volta degli studenti bocconiani con la loro Lettera aperta all’allora presidente del consiglio, rigorosamente non eletto: il criogenico Mario Monti.
Bocconi L’appello riformatore si distingueva per le contorsioni stilistiche, col quale questo grumo fighettino di studenti bocconiani, aspiranti padroni di domani, descrivevano la loro insostenibile condizione di privazione in cui sono costretti, nel timore sia loro negata nel prossimo futuro la legittima pretesa a fottere il prossimo loro per diritto di nascita e di reddito. Per questo rivolgevano la supplica al loro ex rettore, mettendosi a disposizione per i lavoretti domestici.
La lettera, tutta incentrata sui temi della precarietà occupazionale e sulla riforma del mercato del lavoro, raggiungeva punte di puro surrealismo col quali questi privilegiati figli di papà, con assunzione già pronta come dirigenti nelle fabbrichette di famiglia o attività già avviata nello studio professionale paterno, grufolavano qualcosa su “protezioni sociali” e “apartheid sociale” scacazzando senza vergogna nella greppia dove si ingozzano a sbafo da generazioni:

bocconi-avvelenati«Le imprese italiane, per offrire nuova occupazione e competere a livello internazionale, devono poter “stare sul mercato”. Abbiamo forti speranze ed una notevole fiducia in questo esecutivo, crediamo insomma che sia il momento giusto per osare. Chiediamo che si rinunci definitivamente al clima di discriminazione nei confronti dei giovani.
[…] Oggi imprenditore e lavoratore si muovono nella stessa direzione e condividono i medesimi obiettivi, entrambi vogliono il bene dell’azienda. Si aggiunga che il «nanismo» del settore imprenditoriale è anche cagionato da norme oggi superate, che hanno finito per imporre un regime di incertezze in cui risulta vincente il precariato come modello d’impiego, specie per i giovani. Non ci stiamo: proprio perché crediamo di valere molto, ci diciamo pronti alla sfida. Si valutino merito, creatività e talento: si premino i più bravi attraverso un nobile sistema di incentivi economici e sociali. Quella che auspichiamo è anche una riforma culturale, i nostri padri oggi vivono nella bambagia delle tutele grazie ad un “dispetto generazionale”: siamo costretti noi tutti a soccombere rispetto alle mille garanzie che le generazioni che ci hanno preceduti si sono arbitrariamente assegnate. È tempo di ristabilire le priorità e allocare con equità i necessari sacrifici: l’egoismo dei protetti, l’ingordigia dei privilegiati sono malattie che rischiano di ammorbare il nostro avvenire. Scommettiamo senza indugio nella flessibilità e distribuiamo lealmente le tutele: sono queste le nostre richieste, in sintesi.»

Master a bocconi La soluzione è il licenziamento, libero e selvaggio come i bollenti spiriti padronali di questi ardenti bambocci, poiché i diritti e le tutele dei lavoratori sono un “dispetto generazionale” per gli arroganti rampolli del padrone in ansia da prestazione. Sono quelli che si comprano (coi soldi di papà) la laurea in economia, ma che con ogni evidenza non sanno tirar di conto, o sono troppo ottusi nella loro saccente presunzione, per poter lontanamente capire che la differenza tra i figli dell’imprenditore e lavoratore risiede nel reddito e nella discriminazione di opportunità che da questo consegue. È per tale motivo che la stragrande maggioranza degli studenti italiani NON potrebbe mai permettersi l’iscrizione alla Bocconi…
Iscrizione BocconiEd è un fatto che alcuni di questi ‘figli’ eternamente ggggiovani sembrino di gran lunga più stronzi dei ‘padri’.

nascita gesuCon l’avvento del Bambino Matteo, se possibile, i toni della vulgata agiografica hanno raggiunto livelli messianici. Per ritrovare simili profusioni di fede, bisogna forse rievocare la retorica staraciana dei Cinegiornali Luce ai tempi del fascio, quando c’era Lui

Noi sosteniamo Renzi«Il nostro Paese sta vivendo una delle sue più difficili stagioni.
L’indeterminatezza delle scelte, il continuo rinvio delle decisioni, il declino dei suoi valori popolari hanno portato l’Italia sul limite del baratro che potrebbe avere conseguenze ben più drammatiche di quanto visto fin qui.
A questa urgenza sta cercando di rispondere Matteo Renzi con un governo creato con la decisione ed il cipiglio di una volontà giovanile che non cerca sconti né per sé né per le scelte da affrontare.
Matteo Renzi - smorfieÈ comprensibile che questa azione trovi critiche, ostacoli, e anche attriti.
Ma non è accettabile che si lasci il suo sforzo privo dell’appoggio dei cittadini che si identificano con la sua volontà di non mollare, di battersi e di cercare un futuro per l’Italia e per i suoi giovani.
Noi, semplici italiani, con questo piccolo gesto intendiamo rompere il muro di silenzio che ha avvolto il Presidente del Consiglio dopo i duri attacchi di questi giorni.
Noi come tanti altri desideriamo andare avanti. Insieme a chi ci crede.
Matteo Renzi sta cercando di farlo. Noi siamo con lui

Duce su MarteOrmai siamo alle verità di fede!
L’annuncio è stato pubblicato a pagamento sulle pagine del Corriere della Sera.
Per la serie: il culo del padrone è il posto più morbido dove mettere la lingua.
Segue a sciolta, la scarica di un centinaio di firme che sembrano un selezione scelta di personaggi fantozziani: dal Visconte Cobram alla Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mar, passando per la Giulia Sofia di Maurizio Crozza!

Fantozzi lei gioca a stecca

In rigoroso ordine alfabetico, tra i “semplici italiani”, conquistati dal “cipiglio di una volontà giovanile” e senza sconti (in un governo ovviamente non eletto), si segnalano:

«Alberto Milla, classe 1931. Già fondatore della banca Euromobiliare ai tempi di Carlo De Benedetti, di cui oggi è vicepresidente, presiede anche Equita Sim, una delle società di intermediazione regine a Piazza Affari guidata da Francesco Perilli.
Poi c’è Anna Cristina du Chene de Vere, presidente della finanziaria Ida e vicepresidente di Publitransport, società leader nella pubblicità guidata dai fratelli Fabrizio e Federico.
Brilla fra i 108 il nominativo di Antonio Perricone: sarà il Perricone amministratore delegato di Amber Capital, società di gestione nel cui board c’è persino Carlo De Benedetti, o il Perricone già in Rcs e oggi presidente di Ntv, operatore ferroviario privato lanciato da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Intesa, oggi in grave tensione finanziaria?
Poi c’è Clarice Pecori Giraldi: classe 1961, fiorentina (tanto per cambiare), è il nume tutelare in Italia della grande società internazionale di aste. Christie’s.
Non manca Federico Schlesinger, un top manager di Intesa Sanpaolo. Poi fra i 108 c’è una sfilata di cognomi aristocratici: Alessandra Ferrari de Grado, Federico Lalatta Costerbosa (socio anche del sito Linkiesta.it), Gerolamo Caccia Dominioni (ex amministrato delegato di Benetton) e Claudio Biscaretti di Ruffia, che insegna alla Bicocca di Milano. Senza dimenticare l’ultima in ordine alfabetico dei 108: Vannozza Guicciardini, autorevole membro del FAI

  Andrea Giacobino
  “Renzi e i suoi 108 Vip-Fans”

E, a meno che non si tratti di clamorose omonimie, spiccano i nomi di avvocati, amministratori delegati, aristocratici, e buona parte del nuovo gotha di poteri deboli che hanno trovato nel ‘renzismo’ la loro nuova sponda in uno stretto abbraccio di “classe”.
È l’Italia che non arriva alla fine del mese.

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CINISMOCRAZIA

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 luglio 2014 by Sendivogius

DC wants YOU!

Madonna Boschi  «Un grande statista, che è stato anche un grande presidente di questa assemblea, un riferimento per tante donne e uomini della mia terra, compreso mio padre, Amintore Fanfani, ha detto una piccola grande verità, “le bugie in politica non servono”»

Maria Elena Boschi
(21/07/2014)

Le bugie non servono, ma all’occorrenza aiutano. Più che mai in assenza di fatti.
A maggior ragione, in politica (le menzogne e non certo i fatti!) costituiscono la norma; a dispetto della massima di quel Fanfani che fece della bugia politica un uso senza scrupoli quanto sistematico, specialmente se funzionale alla conservazione del proprio potere. E se questi sono i miti fondativi del nuovo partito democratico (cristiano), c’è di che stare allegri!
Amintore Fanfani (1972)Nella sua lunga carriera, Amintore Fanfani si distingue per attivismo e le ambizioni smisurate. Amici ed avversari lo chiamano “il Motorino”, ma è una macchina perennemente accesa che nei fatti gira più a vuoto che altro.
Durante la dittatura mussoliniana, si distingue per il suo mostruoso anti-fascismo, partecipando con entusiasmo ai seminari di “mistica fascista” e scrivendo ispirati articoli su riviste coraggiosamente schierate contro il regime quali “Dottrina fascista” e “Difesa della razza”. Si dirà che anche figure intellettuali del calibro di Giorgio Bocca fecero lo stesso, ma con una differenza sostanziale: Bocca nel 1938 era uno studente 18enne; Fanfani aveva 30 anni belli e compiuti, con una laurea in tasca ed una cattedra all’università. Essendo nato prima del fascismo, e avendo 16 anni prima del suo avvento, si presuppone avesse avuto anche il tempo di maturare una propria coscienza critica, che non gli impedirà di aderire con entusiasmo al regime, che si rivela un ottimo strumento di carriera.
A scanso di equivoci, nel 1944, Bocca va in montagna a combattere con la Resistenza, mentre Fanfani scappa in Svizzera. E nel ’46 è già pronto per entrare a far parte dell’Assemblea costituente.
Francobollo_Fanfani_2008Nel 1954 si presenta come l’erede designato di Alcide De Gasperi; toscano di Arezzo, è una sorta di “rottamatore” ante-litteram: all’interno della Democrazia Cristiana, si accredita come ‘riformista’; ha fama di modernizzatore e non perde occasione per attaccare la vecchia guardia democristiana, che ha fatto il suo tempo e che deve mettersi in disparte per lasciare spazio ai ‘giovani’ come lui (le schiere di quarantenni che scalciano nel ventre democristiano), rivendicando il proprio spazio nel partito e nel governo. Tra un incarico e l’altro, ci rimarrà ininterrottamente per quasi mezzo secolo di attività, inaugurando un nuovo corso delle relazioni politiche, che autori come Sergio Turone, con un fulminante neo-logismo, chiameranno: cinismocrazia.
cambiamentoSu posizioni blandamente progressiste, con un’economia sociale implicitamente ispirata al vecchio corporativismo fascista, ed aperture trasformistiche a “sinistra”, Amintore Fanfani più che uno ‘statista’ è stato un dinosauro democristiano, destinato a lasciare la sua impronta fossile nella politica italiana. Di lui si ricorda l’utilizzo spregiudicato del Caso Montesi per silurare i propri avversari all’interno della Democrazia Cristiana e conquistare la supremazia nel partito; la cementificazione selvaggia del territorio italiano, nel più grande scempio urbanistico che la storia patria ricordi; la morte in carcere di Gaspare Pisciotta dopo un caffé corretto alla stricnina; i governi lampo, impallinati dai “franchi tiratori” e destinati ad esaurirsi in pochi mesi; l’uso clientelare dell’industria di Stato, No al divorzioutilizzata come un immenso ufficio collocamento; fino alla sua crociata personale contro l’introduzione del divorzio in Italia. Dalla sua corrente di partito, Iniziativa democratica, figliò il gruppo dei Dorotei destinato a diventare la corrente egemonica della DC e che ne rappresentò la componente più retriva, reazionaria e affaristica del partito cattolico.
Nato come giovane ‘rottamatore’, Fanfani diventa eterno e segna un record personale nel 1987 diventando il più anziano presidente del consiglio nella storia repubblicana, alla tenera età di ottant’anni!

la-grande-bellezza

Proprio Giorgio Bocca, in uno dei suoi cammei più riusciti, ne traccia un ritratto spietato che poi è anche un immagine dell’animus democristiano che asfissia il Paese:

«La fortuna di Fanfani è che egli si presenta alla ribalta democristiana, sicuro di sé, entusiasta, proprio mentre i vecchi dirigenti si sentono impari a compiti sempre più pesanti.
[…] Per Fanfani il movimento cattolico, la cultura cattolica sono orti da coltivare, ma ciò che interessa veramente, per non dire unicamente, è il partito: questo incredibile strumento di potere che da un giorno all’altro ti innalza ai vertici dello stato, ti dà poteri economici decisionali anche se fino a ieri hai scritto libri di nessun valore, anche se sei un economista di cui nelle università dei paesi avanzati riderebbero.
I best sellers di Renzi[…] Con Fanfani e i suoi coetanei la disputa sui convincimenti e sui principi è solo un pretesto: tutti sono disponibili per tutto purché assicuri il potere. Il dono del potere facile e il suo uso fin dalla più tenera età creano in questa generazione una presunzione e un mestiere che la fanno diversa ed estranea al resto del paese.
Questa gente arrivata facilmente al potere, riverita, corteggiata, si convince di possedere veramente delle qualità superiori di talento politico. E l’Italia laica stupita, umiliata, dovrà ascoltare per anni le banalità di Fanfani, le elucubrazioni di Aldo Moro, le malinconie di Antonio Segni, le divagazioni avventuristiche di Giovanni Gronchi, i festosi deliri populistici di Giorgio La Pira, ripresi dai mass-media come espressioni di un pensiero politico rispettabile. Nel contempo però questa classe politica di estrazione casuale, che ha vinto, nel ’44 o ’45, il terno a lotto di iscriversi a un partito che la Chiesa, la paura del comunismo, la situazione internazionale, hanno gonfiato di voti, diventa con il passare degli anni una classe di politici professionali che conoscono tutti i meccanismi del potere e che a un certo punto, gestendolo quasi in esclusiva, sono gli unici che sanno come funziona. Donde quella mescolanza di mediocrità culturale e capacità manovriera, di mediocre cultura e di scaltrezza che definiscono questa classe politica. Gente di scarse o nulle letture, che abita in case modeste e di cattivo gusto, che non ha la minima dimestichezza con letterati, artisti, che conosce poco o niente del mondo industriale; ma è imbattibile a manovrare nei corridoi di un congresso, ad organizzare la clientela, a tenere buono il clero protettore

Giorgio Bocca
 “Storia della Repubblica italiana
Rizzoli, 1982

Matteo Renzi - smorfie Col ciarliero Cazzaro 2.0 (che per arroganza non è secondo a nessuno), oltre alla medesima provenienza geografica, Fanfani condivide la strafottenza indisponente, il piglio decisionista e la presunzione. Curiosamente, ad accomunarli c’è pure il primato elettorale, seppure conseguito in diverse elezioni: il 41% delle ‘Europee’ con cui Telemaco si bulla un giorno sì e l’altro pure; il 42,3% ottenuto dal segretario Fanfani alle elezioni politiche del 1958 (uno dei migliori risultati mai raggiunti dalla DC). Peccato che alla successiva tornata, il risultato conseguito dallo ‘statista’ aretino fu di gran lunga al di sotto delle aspettative, determinando un suo allontanamento dalla presidenza del consiglio per i successivi venti anni.

Moro e FanfaniSi dice che allora uno sferzante Aldo Moro abbia regalato al premier perdente le Memorie di Napoleone in esilio a S.Elena. Un precedente incoraggiante, che lascia ben sperare…

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Lo famo strano?

Posted in Masters of Universe, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , on 23 ottobre 2012 by Sendivogius

Sarà l’esuberanza savoiarda, degna di una guardia regia… sarà la tipica modestia piemontese… sarà l’incontenibile simpatia torinese… ma dopo l’esordio lacrimoso sembra proprio che Ma che cazzo te ridi?l’incontentabile Elsa si sia consolata in fretta… Talmente tanto, che non la si contiene più! Evidentemente, l’aria di Roma (e di governo) deve averle giovato parecchio… Finalmente fuori dai cortili accademici, la Faraona giuliva oramai circola ovunque: straparla; interviene anche quando nessuno l’interpella; si imbuca alle feste degli altri, pure se nessuno l’ha invitata…

Per riconoscere la ministra presenzialista, basta seguire il suo infallibile ditino ammonitore e in perenne rotazione, come le palle di ‘esodati’ e ‘precari’ e ‘disoccupati’. E’ quel Famigerato ditino (put it in your butt!) del quale la Fornero sembra più che altro la protuberanza, mentre brandisce la biro al posto della frusta, come una vera mistress sadomaso. O minacciando eventuali esami prostatici..!

È la ministra-dominatrice che mentre sevizia i suoi ‘schiavetti’ vuole essere ubbidita, ma soprattutto adulata… Non accetta critiche di alcun tipo e adora che le si facciano i complimenti. Li pretende, come parte inclusiva del servizietto! E mentre fa le porcherie, chiusa nel gabinetto di governo, le piace dire cose zozze:

Il lavoro non è un diritto. Bisogna meritarselo”; “Rassegnatevi! Non sarete più proprietari del vostro lavoro”; “I giovani non devono essere troppo choosy (schizzinosi) nella scelta del posto di lavoro”… e i sessantenni rimasti senza impiego ne pensione sono degli scrocconi che non hanno voglia di lavorare..

A quanto pare, la ministra hard si eccita così, mentre agita “paccate di soldi”.
Sinceramente, non è facile capire cosa frulli davvero nella testolina vulcanica della professoressa Fornero … Quando ci si approccia al Governo Monti, ci si rende conto di avere a che fare con delle intelligenze aliene, dalla mente insondabile e lontanissima: si possono riscontrare più sentimenti umani in un registratore di cassa che in questi ibridi umanoidi, provenienti dall’Oltreverso delle multi-banche.
Ma adesso la maestrina sabauda comincia davvero ad esagerare!
Ora vuole pure partecipare agli scioperi della CGIL e saltella in ogni dove, per spiegare quanto è brava e com’è linda la bella belinda al ministero. E guai a contraddirla!
Lei però cerca il ‘dialogo’ che, con ogni evidenza, confonde e identifica con il ricevimento settimanale che il barone universitario concede ai suoi studenti. Della serie: io parlo; voi prendete appunti e poi fate i compitini a casa. Niente di strano per chi ha scambiato il dicastero del Lavoro e delle Politiche sociali per una cattedra accademica distaccata, con esercitazioni pratiche e temi d’esame a cura della professorina e su suo esclusivo giudizio.
Vuoi mettere? Che noia doversi sottoporre a regolari elezioni e dover rendere conto alle Camere. Molto meglio diventare ministro per chiamata diretta (tecnica).
Però le piace il confronto, rigorosamente a senso unico.

“Sono avvilita che venga negato il diritto di parola. Posso sopportare molte cose ma non la prepotenza”

Speriamo solo che non si rimetta a piangere! Difficile immaginare prepotenza più grande di chi cancella di punto in bianco 50 anni di conquiste sociale, azzerando i diritti dei lavoratori, perché “ce lo chiede l’Europa!”.
A be’ allora, quand’è così, ubbidisco subito Milady!
Difficile trovare un’arroganza con una simile prepotenza in chi legifera unicamente per decreto-legge, scavalcando il parlamento. Che fa approvare ‘riforme’ blindate e chiuse ad ogni modifica, con gente che ha scambiato il consiglio dei ministri col consiglio d’amministrazione di una fondazione bancaria. Se qualche tapino, esterno al cenacolo privato dei bocconiani di banca e di governo, osa proporre un emendamento correttivo, questo viene immediatamente bloccato per iniziativa governativa. Una pacchia simile non la si vedeva dai tempi del duce buonanima!
 Però Mistress le Sadik non è ancora soddisfatta… nella sua frigidità istituzionale non si sente abbastanza amata.
Schiettamente parlando, papale-papale, detto da chi viene costantemente chiamato in causa suo malgrado (giovane, precario, e privo di tutele) dall’inappagata ministra:

Erza, ma tu da noi che cazzo vòi ancora?!?
Quando mai avresti ascoltato le nostre parole o, peggio ancora, domandato la nostra opinione in merito alla tua riforma (ovviamente) ‘epocale’? Ma c’hai mai chiesto qualcosa prima?!?
Parli tanto di ‘merito’ e ancora ci vuoi far credere che tua figlia pubblica una trentina di ricerche scientifiche all’anno… manco fosse Marie Curie!
Vuoi il contatto con la gggente? Allora comincia a scendere dalla cattedra; sgrullati via di dosso quella spocchia dottorale, se ti riesce per più di 5 minuti. Vuoi la legittimazione popolare? Inizia col candidarti e farti eleggere, se ti riesce, prima di fare il ministro ed imporre riforme-editto. Perciò, visto che abbiamo pure l’obbligo di doverti ascoltare, almeno la possibilità di mandarti affanculo – se permetti – ce la prendiamo senza il tuo consenso!

Nel famoso “dibattito”, tra le opzioni di scelta, è contemplato anche il NO.
Gli editti sono un’espressione del potere assoluto dei re. E solitamente non si accordano con la democrazia. Generalmente, quando si tira troppo la corda, qualcuno inizia ad inneggiare alla vecchia Louisette
Non lo insegnano questo all’università, professoressa Fornero?

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LARGO AI GIOVANI

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , on 24 Maggio 2012 by Sendivogius

Scendete al più presto in campo per rinnovare la politica, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori.

 Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolto ai ‘gggiovani’.
 Palermo, 16/05/2012.

..87 anni e dimostrarli tutti…

Nel Paese dove si diventa maggiorenni a 50 anni e la vita comincia a fiorire verso i 70 e oltre, dalla riforma delle pensioni a quella lavoro, quando i ‘vecchi’ dicono interessarsi ai ‘giovani’ e parlano in nome delle “generazioni future” (ma guardandosi bene dall’interpellarle), agendo per loro cont(r)o senza procura, è il momento di cominciare a preoccuparsi davvero.

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PACCATA & FUGA

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 21 marzo 2012 by Sendivogius

A chi serve la ‘strutturale’ riforma del lavoro, targata Monti-Fornero?
Certamente non ai ‘giovani’, la categoria più citata ed abusata da una elite siderale di septuagenari nati già vecchi; iperborei ‘tecnici’ lontanissimi anni luce dai problemi e dalle aspettative delle nuove generazioni, praticamente estromesse da ogni prospettiva futura.
Meno che mai tale Riforma migliorerà le condizioni dei forzati a vita del lavoro precario. E di sicuro cambierà ben poco le magre sorti dei disoccupati di lungo corso, estromessi ai margini più infimi del mondo del sub-lavoro.
A parte la fondamentale estensione dei licenziamenti facili a tutte le tipologie da lavoro dipendente, semplificando oltre misura le norme che rendono assai conveniente ed immediati i licenziamenti individuali (una sicurezza in tempi di disoccupazione cronica), svincolando i datori da ogni responsabilità sociale ed i lavoratori da ogni forma di tutela residua, non si avvertono miglioramenti di rilievo. Ovviamente, rimane esclusa la possibilità di ricorso ai licenziamenti discriminatori.
Come in una notte oscura in cui tutte le vacche sono nere, è evidente che nessun padrone si rivolgerà mai alle sue maestranze dicendo: ti licenzio perché sei negro… perché odio i terroni… perché ti sei iscritto al sindacato… perché sei rimasta incinta… È chiaro che i motivi ufficiali del licenziamento saranno sempre di natura rigorosamente “economica”. Perché non tutti sono coglioni come chi firma e vota simili leggi.
Per contro, vengono estese le tutele “a tutti i lavoratori”… ad eccezione di coloro che non raggiungeranno il tetto delle 52 settimane lavorative, ovvero la fascia più debole ed esposta dell’universo ultra-flex (ma senza security) delle occupazioni para-subordinate.
L’importo dei nuovi sussidi sarà inferiore a quelli attuali, per una minor durata di tempo, e vincolato all’accettazione obbligatoria di qualsiasi tipologia occupazionale provvisoria, a prescindere dal precedente background professionale, sul modello americano.
In sintesi, se si esclude la cancellazione parziale dello scandaloso “contratto di associato in partecipazione”, terrore delle commesse, ed una ipotetica verifica sulle partite IVA individuali, rimane praticamente intonsa l’intera pletora di contratti atipici, con tutte le relative forme di sfruttamento legalizzato, che umiliano e schiacciano l’occupazione giovanile. In fondo si tratta soltanto di 45 diverse tipologie contrattuali, le quali rimarranno quasi totalmente escluse dall’estensione dei nuovi ‘ammortizzatori sociali’, ossia la paccata di miliardi tutta da trovare. Però vuoi mettere la noia di un “posto fisso”, con l’ebbrezza di quasi 50 posizioni diverse, altamente flessibili… e senza protezioni!
In compenso ai famosi gggiovani laureati in cerca di impiego, dovrebbe essere garantita una retribuzione minima per gli stage. Il meglio che si può concedere ai famosi ‘cervelli in fuga’… Il condizionale tuttavia è d’obbligo. Infatti, tra le varie iniziative dei professoroni, si prevedeva anche un rimborso per i praticanti negli studi legali, costretti a lavorare schiavizzati a gratis per i milionari Principi del Foro… Naturalmente, al di là delle buone intenzioni, non se ne è fatto poi nulla.
Soprattutto ci sono i nuovi “contratti di apprendistato”, ulteriormente estesi negli anni. E l’inflessibile ministra Fornero si guarda bene dal rivelare che i sedicenti “apprendisti”, a parità di ore lavorate e di mansioni, percepiscono uno stipendio inferiore rispetto ai loro colleghi stabilizzati.
Non per niente, ci troviamo dinanzi al genio incompreso di menti superiori…

  Intelligenza Artificiale Governativa
  di Piergiorgio Odifreddi
  (19/03/2012)

«Maurizio Crozza ha fin da subito individuato, nelle sue imitazioni, la caratteristica principale del presidente del Consiglio: di essere un automa, in grado di simulare alcuni aspetti meccanici del pensiero, ma non i sentimenti di empatia e simpatia tipici degli umani: meno che mai, ovviamente, di provarli.
La sua ministra del Lavoro e delle Politiche Antisociali non è da meno, anche se la sua release al femminile conteneva agli inizi un bug, subito corretto, che le ha causato, alla sua prima simulazione pubblica, la perdita di liquido oculare (per rimanere all’imitazione di Crozza).
Entrambi i due automi governativi hanno in questi giorni confermato la loro natura meccanica, emettendo a Torino affermazioni sul mercato del lavoro che, se fossero uscite dalla bocca di qualche umano, sarebbero risultate agghiaccianti.
Monti ha spiegato, tanto suadentemente quanto può un robot, che la Fiat è sì “sempre stata governativa”, come diceva Gianni Agnelli. E dunque ha sì sempre ricevuto ingenti sovvenzionamenti statali, all’insegna del motto “i nostri guadagni sono privati, i nostri debiti pubblici”. Ma, ciò nonostante, non ha alcun obbligo di sentirsi in debito con la nazione. Anzi, ha non solo il diritto, ma addirittura il dovere, di andare a cercarsi altrove nuovi polli da spennare, visto che ormai noi di piume non ne abbiamo più.
Quanto alla Fornero, ha pure lei confermato che “a Fiat non può fare ciò vuole”: da intendere, ovviamente, nel senso che il mercato non è affatto “libero”, come i liberisti avevano proclamato fino a ieri, ma costringe i rapaci a comportamenti coatti. Quanto alla riforma del lavoro che sta preparando, la ministra ha concesso che l’accettazione del piano da parte delle parti sociali sarebbe ”un valore aggiunto”, ma non è comunque una necessità.
Persino il presidente della Repubblica, che pure è il primo responsabile della transizione da un governo di subumani a un governo di non-umani, ha dovuto ammettere che “sarebbe grave” se si facesse un accordo contro i lavoratori e i loro rappresentanti. Ma anche lui ha inteso le sue apparentemente ovvie parole non nel senso che il governo dovrebbe presentare un piano accettabile, bensì che i sindacati dovrebbero “far prevalere l’interesse generale su qualunque calcolo particolare”.
Che sia un ex-comunista a considerare “calcolo particolare” le lotte sindacali, e “interesse generale” quello dei mercati, è un segno dell’abisso nel quale siamo caduti, con la scusa della crisi economica. Da Rifondazione Comunista siamo passati alla Fondazione di Asimov, ma è ai romanzi di Philip Dick che dovremo ormai rivolgerci, per trovare descrizioni adeguate di un mondo che noi umani non potevamo immaginare, e meno che mai prevedere.»

A tal proposito, è interessante constatare l’iper-attivismo ritrovato di un Presidente della Repubblica, finalmente destatosi da un lungo sonno; specialmente se paragonato al torpore catatonico del suo imbalsamato predecessore: il silente e men che mai presente Carlo Azeglio Ciampi.

In seguito all’apparente dipartita di B., il presidente Napolitano, dopo anni di assoluto mutismo, sembra finalmente aver ritrovato la favella (e il coraggio), troppo a lungo smarrita durante la stagione felice della finanza creativa, all’ombra del bunga-bunga tra le mutandine delle nipoti di Mubarak. Prima evidentemente non aveva nulla da eccepire.
Seppellito prematuramente l’imbarazzante Pornonano, tutto ciò che ai tempi del berlusconismo dominante sembrava ai limiti dell’abuso di potere  oggi è diventato la norma, quasi che la sostanza prescinda dalla persona: esautorazione delle prerogative parlamentari; abuso della decretazione d’urgenza; cancellazione della famigerata “concertazione” (fintanto che ha fatto comodo a Fiat e confindustriali però andava bene); sostanziale approvazione di tutti i provvedimenti speciali in materia di lavoro, giustizia, libertà di stampa, del precedente governo… Il tutto reso possibile grazie alla straordinaria partecipazione dell’ormai irrecuperabile Partito Democratico, che ora garantisce il suo appoggio incondizionato a proposte di legge fino a pochi mesi fa considerate inammissibili. Infatti, senza alcun imbarazzo, il PD siede nella stessa maggioranza governativa insieme a Cicchitto e Gasparri, Verdini e Dell’Utri… ma il campionario è ben fornito. ‘Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’. 
E comunque questa riforma del lavoro è indispensabile. Non parliamo poi del resto del companatico…
Ce lo chiede l’Europa, ovvero Angela Merkel che si guarda bene dall’imporre le stesse misure draconiane ai tedeschi.
Ce lo chiedono i mercati (finanziari) e certo mica puoi permetterti di scontentare le loro pretese. I “Mercati”… ovvero le banche d’affari in overdose da derivati… ovvero Goldman Sachs ed i vari emuli di Morgan il pirata… ovvero gli speculatori dei grandi fondi di investimento (hedge funds)… tutti insieme appassionatamente sotto l’ombrello munifico della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, e della Banca Centrale Europea (la troika). Tutte così arcigne nei confronti del “debito sovrano”, inflessibili nei confronti degli anelli deboli dell’UE (si tratta di popoli da castigare in funzione rieducativa), ma così incredibilmente generose nell’erogare miliardi di euro con interessi irrisori a tutto vantaggio degli istituti del credito privato, all’origine della più devastante crisi economica degli ultimi 80 anni. Perché c’è debito e debito…
In pratica è come se, dopo essersi affidati incautamente ad una banda di strozzini per risolvere i propri problemi economici, magistratura e polizia imponessero al taglieggiato di ripagare con tanto di interessi centuplicati i proprie estorsori, con un’ulteriore aggravante: gli strozzini non si accontentano di ricevere indietro la somma maggiorata, ma pretendono di imporre anche COME procurarsela.
E si spaccia per “tecnica” una ricetta che in realtà è tutta politica, nella sua pretesa di validità universale, e che così straordinari risultati sta comportando in Grecia, ma anche al Portogallo: l’alunno modello della troika condotto per mano al collasso sociale….

  L’OBIETTIVO INDICIBILE
  di Carlo Clericetti
  (20 marzo 2012)

«Tra le misure imposte alla Grecia c’è stata anche la riduzione del 30% del salari minimi, oltre ai vari tagli a indennità e mensilità aggiuntive dei dipendenti pubblici. Per la Spagna non c’è stato bisogno di imposizioni così plateali: la riforma del lavoro approvata dal nuovo governo conservatore di Mariano Rajoy (tanto lodata dal nostro presidente del Consiglio) prevede tra l’altro che, dopo due trimestri di riduzione dei ricavi, le aziende possano decidere unilateralmente di ridurre le retribuzioni. Per i dipendenti c’è una finta scelta: o accettano, o se ne vanno ottenendo un modesto indennizzo monetario.
Vogliamo fare qualche ipotesi su come si comporteranno, in un paese dove la disoccupazione supera il 20%?
Se in Italia fosse rimasto Berlusconi, la cui credibilità era sottozero, anche a noi sarebbe stato imposto un diktat in proposito. Ora che c’è Monti, di cui la signora Merkel si fida, si può lasciare a lui il compito – che però resta lo stesso – in modo da salvaguardare almeno l’apparenza del mantenimento di una sovranità ormai di fatto evaporata.
[…] Quando un paese perde competitività (ed è il caso dell’Italia e di tutti gli altri paesi colpiti dalla “cura”), se non può svalutare la moneta – e nessuno dei paesi euro può prendere questa decisione – deve procedere a una “svalutazione interna”, cioè deve fare in modo che prezzi e salari si riducano fino a quando la sua economia non torna competitiva. A quel punto, sostiene questa teoria, il paese aumenta le esportazioni, la bilancia commerciale ritorna in equilibrio, l’economia riparte e tutti tornano felici.
Ma, appunto, di una teoria si tratta, e molti economisti di primo piano sostengono che è completamente sbagliata. Perché nel frattempo il paese in questione entra in recessione, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, cadono i redditi e il Pil, i conti pubblici peggiorano nonostante i tagli: si alimenta, cioè, una spirale perversa. Lo abbiamo visto in Grecia, lo stiamo vedendo in Portogallo, in Spagna, in Italia. Molto probabilmente tra poco la Francia si unirà al gruppo. Ma finché non se ne convincono i tedeschi, che in questa fase di fatto comandano in Europa, la linea non cambierà.
E veniamo alla nostra “riforma”. Al di là degli escamotage che saranno inventati dai sindacati per salvare la faccia, l’articolo 18 sarà reso completamente inefficace. Dal momento che è ormai scontato che il licenziamento potrà essere motivato da ragioni “economiche o organizzative”, nessun imprenditore sarà così sprovveduto da attuare licenziamenti discriminatori o persino disciplinari: un problema organizzativo – con la necessità di ristrutturazione che hanno tutte le aziende in questa fase – si trova molto facilmente. E allora, con i licenziamenti praticamente liberi, succederà una di queste due cose, o meglio tutt’e due. In parte verrà posta la scelta tra riduzioni di salario o un certo numero di licenziamenti; in parte ci si libererà di una parte di lavoratori più anziani per sostituirli, a minor costo, con giovani che nel migliore dei casi entreranno con il contratto di apprendistato, tre anni – estendibili a cinque – a salario ridotto e con la possibilità di esser mandati via. Ci saranno un po’ di ammortizzatori sociali, ma con una durata inferiore agli attuali e con meno gente che avrà la possibilità di passare – alla loro scadenza – alla pensione, visto che l’età è stata aumentata. Un meccanismo poco appropriato, ma che finora aveva sostituito, anche se non per tutti i lavoratori, le carenze delle protezioni dalla disoccupazione.»

Naturalmente, secondo la vulgata ufficiale, tutte le preoccupazioni sono per i “giovani” che i vari ministri del Governo Monti, tanto per non smentirsi, prendono per il culo un giorno sì e l’altro pure.
Bisogna dire che una parte consistente della categoria anagrafica in questione sembra però gradire il particolare ‘servizio’…

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Il Brivido della Monotonia

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , on 2 febbraio 2012 by Sendivogius

“I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita.
Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita!
È più bello cambiare, avere delle sfide, purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire tutelare un po’ meno chi oggi è iper-tutelato; tutelare un po’ di più chi è quasi schiavo del mercato del lavoro o non riesce ad entrarci.”

  Mario Monti
  (01/02/2012)

Che figata pazzesca invece elemosinare il rinnovo contrattuale ogni tre mesi, per un impiego di merda e pure sottopagato! Che emozione adrenalinica sfogliare i giornalini con gli annunci di lavoro, per mirabolanti prospettive da venditore ambulante, operatore telefonico di call-center, pony express automunito, o commessa associata in partecipazione..!
Vuoi mettere l’ebbrezza di vendere aspirapolvere a domicilio; saturare il parentado estorcendo assicurazioni sulla vita; asfissiare telefonicamente pensionati ottuagenari con contratti per l’ADSL?!? E queste non sono mica “sfide” all’altezza di chiunque! Bisogna infatti essere ambiziosi, con propensione alla vendita, determinati al raggiungimento degli obiettivi… meglio se con partita IVA e con stipendio rigorosamente indefinito. In quanto alle opportunità che offre il mercato del lavoro, molto meglio se le offerte sono dinamiche.. fantasiose.. sicuramente originali!

Offro lavoro come articolista per sito di Poker.
Il lavoro dovrà essere fatto da casa attraverso internet.

Cerchiamo una psicologa che sia anche operatrice olistica ed abbia esperienza della disciplina tantra per inserimento immediato centro per il benessere olistico a Roma.
Requisiti richiesti:
 – laurea in psicologia (anche triennale)
 – competenza nelle discipline olistiche
 – età: dai 23/24 anni a 35 anni
 – bella presenza
 – capacità di lavorare in gruppo
 – comprovata esperienza o attitudine ad imparare le tecniche tantra da applicare durante le sedute.
Per essere contattate inviare tassativamente c/v e foto.
Astenersi chi è priva dei requisiti richiesti, indecise e perditempo.

PRIMARIO UFFICIO ASSICURAZIONI cerca una segretaria che si occuperà del front-office, ricevimento clienti, supporto titolare. La candidata ideale ha età max 29 anni, buon uso pc, spiccate attitudini organizzative, relazionali e reale bella presenza. Il contratto è in apprendistato.
La sede del lavoro è Padova (zona industriale).
Il c.v. deve contenere TASSATIVAMENTE foto eloquente

Il candidato/a dovrà operare in prima persona sul piazzale del distributore di benzina e essere in grado di recepire le direttive impartite per il raggiungimento del risultato finale. Obbligatorio il domicilio nelle immediate vicinanze.
Requisiti minimi:
Volontà di apprendere e voglia di progredire con attitudine al rapporto interpersonale, gentile ed educato.
Città: Vittuone (MI)
Studi minimi: Licenza media
Esperienza minima: Senza esperienza
Tipo di contratto: Stage / Internship
Stipendio minimo: Non introdotto
Stipendio massimo: Non introdotto
Giornata lavorativa: Completa
Bonus/incentivi: rimborso spese

Gli annunci riportati sono assolutamente VERI!!! Appositamente selezionati per voi: dalla psicologa-tantra, alla porno-segretaria in apprendistato e con la foto “tassativamente eloquente”… fino allo stage come addetto full-time alla pompa di benzina, non retribuito ma rimborsato nelle spese, purché sia “obbligatoriamente domiciliato nelle vicinanze”.
E certo non c’è paragone con la monotonia di lavorare come operaio in linea di montaggio, quando puoi vagare come una merce in scadenza ravvicinata da una fabbrica a l’altra, eternamente fermi al salario minimo d’ingresso, tagliati fuori da tutte le integrazioni o dagli scatti di anzianità che un contratto a tempo indeterminato garantisce.
E che monotonia pagare tutti i mesi le rate bancarie del mutuo trentennale (la durata di una condanna all’ergastolo). Molto meglio saltare qualche pagamento, a discrezione della collocazione lavorativa e delle nuove sfide del mercato. Le banche sicuramente capiranno e apprezzeranno la novità. Non parliamo poi della monotonia di dover mangiare tutti i giorni o pagare le bollette a scadenze regolari.
Si capisce che per risolvere il problema della disoccupazione (non solo) giovanile in Italia la soluzione risiede nel licenziare con la massima facilità chi un lavoro ancora ce l’ha e al contempo cancellare la cassa-integrazione per i neo-licenziati, così le imprese risparmiano. Mentre il Padrone può pagarsi la porsche in leasing e la porca in affitto. Per quanto riguarda l’estensione delle indennità di tutela a tutti i disoccupati, se ne riparla invece a dopo la recessione, perché per ora i soldi non ci sono. Servono infatti a coprire il fondo di garanzia per il salvataggio degli Istituti di Credito.
E con una campagna martellante si fa passare per buona la barzelletta che una maggiore occupazione scaturisce da maggiori licenziamenti, attraverso la cancellazione delle tutele. Come due variabili assolutamente indipendenti siano diventate l’assioma di un medesimo teorema è l’ultima specialità di una truffa globale.

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L’Odore della Paura

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 ottobre 2011 by Sendivogius

 Roma, 15/10/2011: Un pomeriggio di ordinaria rivolta urbana, nella cosiddetta giornata dell’Indignazione mondiale. Ancora una volta, proprio a Roma, si è visto l’unico (vero) momento di collera generazionale nel panorama stereotipato di proteste addomesticate di chi si indigna, ma poi non si inkazza, e piagnucolando patisce.
Lungi dall’essere poche centinaia di “facinorosi”, lungo Via Labicana… Via Merulana… fino alla battaglia di Piazza San Giovanni… c’erano migliaia di giovani e giovanissimi, in massima parte provenienti dalle immense periferie dimenticate che avvolgono il centro storico della Capitale, pervasi da una collera cieca e disperata, di chi non ha niente da perdere perché la speranza l’ha smarrita da tempo e un vero futuro non l’ha mai avuto.
Quella che si è vista a Roma, è stata un’esplosione incontrollata del furore nichilista di una generazione perduta; animata da una furia iconoclasta scatenata contro obiettivi ingenui ma precisi…
Contro le “banche”: espressione concreta del potere finanziario, degli speculatori senza volto, e del credito negato a precari e famiglie.
Contro le “agenzie interinali” del lavoro somministrato (a dosi controllate): rappresentazione materiale della precarietà lavorativa senza prospettive, attraverso le forme di un caporalato legalizzato.
Contro i simboli di una ricchezza ostentata (Suv e auto di grossa cilindrata): tanto più offensiva quanto più immune agli effetti dei tagli sociali e di sacrifici che colpiscono a senso unico.
E, per la prima volta, contro una “Chiesa”, percepita (a torto o a ragione) sempre più come una fucina di privilegi anacronistici; sempre più invasiva con le sue ingerenze nel campo della sessualità e delle scelte di vita “non conformi alla dottrina”, ma incredibilmente indulgente con la pornocrazia immorale che domina il Paese e sopravvive grazie ad uno scandaloso mercimonio di poltrone.
Ma ciò che più ha colpito è stato l’odio rabbioso e violentissimo contro le “Forze dell’Ordine”, in senso lato, considerate come il nemico assoluto. Evidentemente, non tutti hanno dimenticato le cariche gratuite, i pestaggi di Genova, con le torture a Bolzaneto e la mattanza alla scuola Diaz: i responsabili in divisa? Tutti impuniti e tutti promossi!
Ma una parte dei romani non ha nemmeno dimenticato l’omicidio di Gabriele Sandri e di Stefano Cucchi (e nemmeno certi poliziotti che festeggiavano la morte di Carlo Giuliani). E ieri ha presentato il conto all’incasso, con tanto di interessi.
Una certa vulgata ama parlare di poche centinaia di “black-bloc” infiltrati, provenienti chissà da dove e organizzati da chissà chi… Ieri c’erano migliaia di ragazzini seminudi che, come impazziti, si lanciavano ad ondate contro gli agenti pesantemente bardati in tenuta anti-sommossa; resistevano alle cariche; ricacciavano indietro i plotoni della Celere, sfidando le folli gimcane dei cellulari e dei furgoni dei Carabinieri che fendevano la folla a tutta velocità. Impressionava lo sguardo quasi spaurito e incredulo, di poliziotti e carabinieri, che non riuscivano a capacitarsi di una simile resistenza; sconcertati dalla reazione di un folla che non fugge, che li irride e li insegue mentre ripiegano. Per quattro ore, le forze di polizia hanno cercato di riconquistare Piazza S.Giovanni, sgomberare le barricate e riprendere il controllo delle vie limitrofe, senza mai riuscirci… Carabinieri che scappavano via con le mani alzate; scene di panico; interi reparti allo sbando che si ritiravano disordinatamente… La gestione dell’ordine pubblico, senza falsi eufemismi, ieri è stata una disfatta totale. Si aveva l’impressione di una città espugnata, conquistata, liberata; con i pochi presidi di polizia assediati e asserragliati attorno ai fortini di un potere sempre più evasivo ed arrogante.
Naturalmente, all’indomani di questa guerriglia metropolitana, l’esercizio collettivo si concentra per intero nelle esibizioni di sdegno e nella “unanime condanna”, mentre fioccano le dissociazioni e le prese di distanza dei neo-capi e capetti che si contendono la leadership di un “movimento” che rischia di assopirsi presto sotto massicce dosi di cloroformio.
Parliamo di persone degnissime; tutte convinte, con ogni evidenza, che per drizzare le storture del mondo finanziario basti sfilare ad un orario prestabilito, incolonnati lungo un percorso autorizzato, come pecore in transumanza, con il beneplacito di Questura e Governo, verso i recinti protetti della protesta blindata e controllata a distanza. Sono gli stessi che credono la censura di Stato e le “leggi vergogna” si combattano appiccicandosi un post-it sulla bocca.
A questo punto, immaginiamo che alcuni tra i nostri lettori più suscettibili stiano già dando abbondanti segni di insofferenza…
E allora precisiamo: Noi abbiamo grandissima simpatia per il movimento degli Indignados e condividiamo la quasi totalità delle loro aspirazioni ideali. È chiaro che tutti coloro che intendono manifestare pacificamente le proprie idee hanno il sacrosanto diritto di non ritrovarsi coinvolti in una battaglia metropolitana, trovandosi improvvisamente catapultati in zona di guerra. È altrettanto chiaro che un dissenso, per essere legittimo, non dovrebbe mai essere violento, giacché una critica costruttiva si nutre di proposte concrete.
Tuttavia, per instaurare un dialogo costruttivo, affinché i progetti possano germogliare, bisogna avere un interlocutore che sia quantomeno disposto ad ascoltare…
La gran parte delle rivendicazioni avanzate dagli ‘Indignati’ italiani coincidono con le istanze che reti sociali e associazioni di base promuovono da più di dieci anni e che vennero soffocate in un bagno di sangue durante il G8 del 2001 a Genova (stesso governo e stessi ministri di oggi). I promotori vennero sprezzantemente bollati alla stregua di terroristi… ‘no-global’ divenne un insulto… e ogni istanza di cambiamento spazzata via a colpi di manganello, fino alla catastrofe attuale.
Da allora i referenti non sono mai cambiati…
Si può compiutamente parlare di “democrazia”, quando l’arbitrio e gli abusi dei potenti (e del Potente) diventano la norma in una sorta di “dittatura della maggioranza”?
Quale dialogo è possibile con chi ignora bellamente gli esiti delle consultazioni referendarie: finanziamento pubblico ai partiti; legge elettorale; ritorno al nucleare; privatizzazione dell’acqua…?
In Parlamento sono state depositate decine di leggi di iniziativa popolare… Non sono nemmeno state calendarizzate! Quale dialogo è possibile con chi boicotta anche i minimi strumenti di democrazia diretta, a disposizione di una cittadinanza che non si rassegna ad essere mero elettorato passivo.
Quante manifestazioni… cortei… proteste… tutte rigorosamente “pacifiche” e “gioiose” e “ordinate”… sono state organizzate nel corso di questi anni sulle più diverse tematiche sociali?!?
Tutte sistematicamente irrise il giorno dopo: dalla Questura che coi suoi comunicati screma il numero dei partecipanti, anche contro ogni evidenza; all’intera stampa berlusconiana (con in testa Libero e Il Giornale) che si diverte a confezionare in serie editoriali offensivi e volutamente provocatori…
Si è mai ottenuto qualcosa? Dove erano i nostri naturali “referenti” democratici e istituzionali?
Si chiedevano più fondi all’Istruzione pubblica e sostegni alla ‘ricerca’; è arrivata la c.d. “riforma Gelmini” con tagli indiscriminati, privatizzazione dell’università, e finanziamenti freschi per le scuole confessionali.
Si chiedevano maggiori garanzie contrattuali per il lavoro flessibile, con retribuzioni più dignitose, e la risposta è stata un’atomizzazione del lavoro in nome di una precarietà estrema con salari da fame.
In tempo di crisi, si chiedeva la salvaguardia dei posti di lavoro ed una rete protettiva anche per i lavoratori atipici; in risposta si è avuta la stesura dell’art.8 che introduce i licenziamenti facili, la deroga dai contratti nazionali, e lo spostamento della riforma che prevede l’estensione degli ammortizzatori anche per i lavoratori precari, solo a crisi finita. Cioè quando non servono più!
Si chiedono più risorse e sostegni per i servizi sociali e la sanità pubblica; ci viene prospettato un piano di lacrime e sangue con l’intero smantellamento delle politiche sociali, in nome della riduzione del debito. Ma quello stesso patto di stabilità, così ferreo nei confronti dei cittadini, improvvisamente sparisce per finanziare le banche (e gli speculatori) con miliardi di soldi pubblici.
Che tipo di dialogo, di intesa, si può ottenere all’interno di un meccanismo distorto che, sotto un’apparenza di democrazia formale, tutela i forti a scapito dei più deboli? Quali margini di mediazione possono esistere, quando gli arbitri giocano a favore della squadra più ricca e riscrivono le regole sotto dettatura dei potenti?
Naturalmente, con la violenza non si ottiene nulla. Ma la violenza allora va sempre condannata in tutte le sue espressioni. A partire dalle più subdole. Anche i soprusi sono una forma di violenza. Non si può condannare poi soltanto la reazione (per sbagliata che sia), quando si ignora o si tollera la causa scatenante e la sua reiterazione continuata nel tempo.
In Italia, complice anche l’afasia degli anni ’80, il “conflitto” è diventato il grande tabù di una società sempre più sclerotizzata che teme ed aborre i processi conflittuali in tutte le loro varianti.
La nostra è una società che al suo interno ricerca il ‘consenso’… l’approvazione… in nome di un conformismo sociale, che concepisce i cambiamenti soltanto come una forma di cooptazione clanica nella condivisione del potere. “Potere” immutabile nelle forme e nella ripartizione, spesso ereditaria. Pertanto, è quasi scomparso il conflitto generazionale che segna l’ingresso nel mondo degli adulti attraverso la maturazione di una specifica individualità (e indipendenza), separata e distinta rispetto a quella dei propri genitori. E del resto è difficile trovare una propria sfera autonoma, quando si continua a dipendere dalla famiglia di origine per indisponibilità di reddito.
Di riflesso è scomparsa ogni forma conflittuale in tutti gli ambiti sociali, cosa che non presuppone una stato di guerra permanente, ma una transazione ordinaria di mansioni, responsabilità e opportunità, attraverso una rivendicazione di ruoli e di istanze che sono alla base del ricambio sociale (e generazionale). In Italia invece si preferisce mettersi d’accordo… trovare un buon patrono in grado di fornire la giusta raccomandazione… si ricerca la protezione del ‘potente’ che va irretito e mai irritato… Ci si arrangia. E di solito lo si fa sottobanco.
Se si contesta un determinato sistema, sarà bene ribadire che il cambiamento non avviene cercando la benevolenza di chi siede ai vertici, nella speranza che questo si alzi e ceda cortesemente il posto di comando perché glielo si è chiesto con gentilezza.
Invece sembra di assistere ad una vera e propria “ansia di consenso”, quasi ci si aspettasse una sorta di riconoscimento, un accredito di benevolenza da parte di interlocutori spesso sordi ed indifferenti, quando non apertamente ostili.
E allora, in concreto, la protesta deve essere rigorosamente pacifica, rassicurante, indolore, simpatica, goliardica… e sostanzialmente INUTILE.
Non deve creare problemi di alcun tipo, nella maniera più assoluta… Perché diversamente potrebbe mettere in imbarazzo i partiti che sostengono il ‘movimento’… perché sennò allontana il fantomatico “voto moderato”… perché la massima aspirazione è leggere articoli favorevoli sulla stampa conservatrice e magari ricevere i complimenti proprio da coloro verso cui la protesta è diretta. Il caso di Mario Draghi è emblematico.
Si ricerca dunque l’apprezzamento del bravo conservatore: quello che, se non storce la bocca con disprezzo, sibilando “komunista!” anche se hai il poster di Montanelli in camera, ti guarda con commiserazione e con aria vissuta ti sussurra che “tanto così va il mondo”, reputandoti poco meno di un innocuo cretino idealista.
Questa è la generazione che come unica certezza sa che vivrà peggio dei loro genitori… Ieri a Roma sembrava quasi ci fossero due piazze:
 il figlio istruito e ben educato della buona borghesia impiegatizia e del tranquillo ceto medio, che improvvisamente ha scoperto che si ritroverà a vivere come i proletari delle borgate. E cerca disperatamente di essere riconosciuto e accettato da quelli che reputa i suoi pari, per essere inserito in un sistema che non rifiuta affatto e dal quale non vuole essere escluso.
 E i proletari delle borgate che, retrocedendo di una casella, si ritroveranno a vivere come i vecchi baraccati dei racconti pasoliniani. E che nulla chiedono né si aspettano da un sistema che li ha sempre emarginati e che ora li immola in nome del mercato, come scorie inevitabili quanto inutili. La protesta in questo caso è diventata rivolta, nel rifiuto radicale di un sistema percepito come irriducibilmente ostile.
In questo caso la condanna delle violenze, frutto di una frustrazione legittima convertita in rabbia, è irreversibile e senza appello. Non prevede incidenti né danni collaterali. Non è scusabile come chi scarica bombe a grappolo durante una festa di matrimonio in Afghanistan… o bombarda col fosforo bianco un ospedale a Gaza… Infatti è molto più grave bruciare il suv marziano dell’imprenditore che dichiara un reddito inferiore a quello della sua domestica… o sfasciare il bancomat di una banca che pensa di farsi ripianare il buco di bilancio dallo Stato, dopo aver ingurgitato titoli tossici e spacciato derivati.
La protesta, come le rivendicazioni sociali, sono sempre un atto di rottura rispetto ad una serie di schemi escludenti ed assetti prestabiliti.
O davvero, cari amici Indignati, credete che le conquiste sociali dell’ultimo secolo si siano ottenute, perché i manifestanti erano tanto carini, cortesi e ben educati? Chi detiene la gestione del “potere”, con i privilegi e le posizioni di rendita che questo garantisce, non lo cede tanto volentieri a meno che non sia costretto… Per quanto la cosa possa essere spiacevole e disturbante, l’elemento dominante alla base di ogni concessione o reazione, è la PAURA. E si basa su specifici equilibri di forze… Non bisogna scomodare Georges Sorel o Ivan Turgenev per capirlo.
 Nel nostro passato recente, la concessione di diritti, garanzie, tutele, è sempre stato improntato su un calcolo di opportunità basato sulla “paura”. Nella fattispecie, a seconda del periodo storico, si può parlare di “paura dei comunisti”… “delle intemperanze socialiste”… del “nichilismo degli anarchici”… Concessioni e diritti sociali sono sempre stati erogati, secondo convenienza, per disinnescare la potenziale minaccia ‘rivoluzionaria’ ed eversiva, ogni qualvolta ci si è resi conto che ciò (a livello socio-economico) era meno dispendioso del ricorso alle baionette ed ai golpe militari.
Scomparso l’orrido spettro rosso, è scomparsa la paura e si è chiuso il rubinetto delle concessioni, oggetto di un progressivo smantellamento, con una ‘sinistra’ in preda ai sensi di colpa ed improvvisamente convertita al mercato (nel frattempo globalizzato). Una ‘sinistra’ fattasi progressivamente ‘centro’ (ma senza elettori), ansiosa di farsi accettare nei salotti che contano e in cerca di nuova legittimazione presso i vecchi avversari.
Ieri, dopo anni si sentiva finalmente odore di paura… bastava ascoltare le reazioni sgangherate di una Destra isterica e dei suoi fogliacci prezzolati.
E questo è solo l’inizio…

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Brucia Roma

Posted in Roma mon amour with tags , , , , , , , , on 15 dicembre 2010 by Sendivogius


In Italia esiste una generazione bella e dannata, vezzeggiata e umiliata, schiacciata dall’indifferenza…
Parliamo dei “Giovani”: i grandi assenti della cosiddetta narrazione collettiva. Gli esclusi per eccellenza in un Paese che certo non li ama, soprattutto non li degna della benché minima considerazione. Un’intera generazione, condannata al limbo perenne di un’esistenza sotterranea, fatta di lavoretti precari e scuole fatiscenti. Defraudata di tutto: dai diritti al lavoro, dal reddito alla pensione…
Una generazione alla quale è stato negato il Futuro ed alla quale viene ora rubata persino la Speranza.
Parliamo di milioni di ragazze e ragazzi, completamente privi di ogni rappresentanza istituzionale; confinati nell’invisibilità sociale; sospinti ai margini più estremi di un sistema che li esclude da tutto, ma non esita a consumarli, mortificandone senza ritegno le pur immense potenzialità.
Parliamo dei ‘famosi’ giovani: i pesci esotici dalle abitudini eccentriche, che fuori dagli acquari controllati del “Grande Fratello” e dal finto zoo della De Filippi nessuno vuole davvero. Parliamo di coloro che non trovano mai spazio nei grandi discorsi di quei nani politici, trincerati nei loro “sacri palazzi istituzionali”: un potere alieno e borioso, chiuso nel recinto blindato di un isolamento surreale, rigorosamente separato dai sudditi.

 Né ai giovani viene data alcuna possibilità di parola. Sono quelli ai quali, se fanno troppe domande, se si agitano troppo, ripetono sempre che: sei troppo giovane perdevi ancora fare esperienza… ai miei tempi IO al posto tuo… Tu cosa?!? Tu che cazzo avrai fatto mai?!? Dati gli attuali risultati, vista l’eredità in lascito… Non avete più titoli, né autorevolezza per darci lezioni. Solo l’autoritarismo dei parassiti che invocano la repressione come una benedizione: l’estrema unzione di un potere senza più alcuna legittimazione sociale. Leggete  [QUI]… dove un porco discetta di “onore”…

Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita”
Dopo aver studiato, ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio a imparare un mestiere!” Lo imparammo.
Dopo averlo imparato, ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?” Ci convinsero e lasciammo perdere.
Quando lasciammo perdere, rimanemmo senza un centesimo.
Ricominciammo a sperare, disperati.
Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza, ma dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli.
Finalmente trovammo un lavoro, a contratto: ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero tfr, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro.
Non facemmo figli – per senso di responsabilità – e crescemmo.
Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ‘60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia!” E intanto, pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo per sempre addio alle nostre.
Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza, né un lavoro con un contratto sicuro, fate figli? Siete degli irresponsabili!”
A quel punto, non potevamo mica ucciderli. 
Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo, ci sentimmo bene. Ci sentimmo finalmente a casa. 
Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “Sistema Italia” fallì e tutti si ritrovarono col culo per terra. 
Allora ci dissero: “Ma perchè non avete fatto nulla per impedirlo?”
A quel punto, non potemmo che rispondere: “Andatevene affanculo!”
 
 (Breve storia di una generazione)

Può allora capitare che il rancore così a lungo accumulato, diventi una risorsa per chi ormai ha poco o nulla da perdere… Può accadere che la rassegnazione si trasformi in rabbia… che l’indignazione travalichi la sopportazione… A volte succede persino che la pazienza finisca..!

Con la scusa della “Crisi”, della nuova “recessione globale”, abbiamo così assistito ad una interessante sperimentazione economica: socialismo reale per banche e grandi corporation, foraggiate con miliardi di euro dagli Stati (soldi coi quali continuano poi a speculare scommettendo sul default dei loro stessi salvatori); invece, macelleria sociale all’insegna dell’ultra-liberismo più estremo per quanto riguarda tutti gli altri.
In Italia poi, ci dicono che stiamo pagando l’enorme debito pubblico accumulato soprattutto durante la gestione allegra degli spensierati anni ’80.
I ragazzi che ieri protestavano nel centro della Capitale all’epoca non erano nemmeno nati; tutti gli altri frequentavano a malapena le scuole elementari. Però saranno gli unici a pagare: con lo smantellamento dell’Istruzione Pubblica; la mercificazione delle Università; con contratti infami, dagli stipendi e dai diritti dimezzati. Senza alcuna copertura in caso di perdita del lavoro, verseranno contributi per pensioni che non riceveranno.
Così, per gli errori del passato, pagano le generazioni future. Il salatissimo conto di chi si è abbuffato viene addebitato quasi interamente a  chi, lontanto dalla tavola, non ha toccato nemmeno una briciola! Sacrifici a senso unico: a chi tutto e a chi niente, in nome della salvaguardia dei “diritti acquisiti” non più condivisi ma esclusivi. Strano, perché a me hanno insegnato che i diritti sono universali; quando si differenziano per età, censo, o sesso, si chiamano “privilegi”. I diritti non si comprimono, semmai si estendono. Negare le stesse tutele, a parità di condizioni di lavoro e di obblighi, si chiama discriminazione. E le ingiustizie si combattono, non si avvallano con accordi separati!
Ieri questa rabbia troppo a lungo repressa si è incontrata con la freschezza coraggiosa e terribile dei vent’anni.
Ribellarsi è giusto.

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