Archivio per Gilbert Keith Chesterton
Il Re della Giungla
Posted in A volte ritornano with tags Antonio Gramsci, Beppe Grillo, Borghesia, Ceto medio, Demagogia, Fascismo, Gilbert Keith Chesterton, Idiota, Italia, Liberthalia, M5S, Parlamento, Piero Gobetti, Politica, Primo Levi, Scimmie on 15 aprile 2014 by SendivogiusCercare di penetrare il pensiero di Grillo è come effettuare una rettoscopia a mani nude e pensare di riuscire a trarne qualcosa di buono. Perché solo un avanzo di fogna di tal fatta, per giunta applaudito dalla platea pagante delle sue scimmie urlatrici, poteva parafrasare le parole di Primo Levi e ridurre una tragedia umana e personale a strumento propagandistico. Completamente incapace di percepirne il senso, ne stravolge il messaggio, senza cogliere minimamente l’abnormità della manipolazione, funzionale alle sue squallide mitologie distopiche da psicopatico gravemente dissociato dalla realtà e, soprattutto, da ogni forma di decenza.
“Nessuno è più pericoloso di un uomo privo di idee, il giorno che ne troverà una gli darà alla testa come il vino ad un astemio.”
Gilbert Keith Chesterton
“Eretici” (1905)
Tutto è stuprato e ricondotto all’appagamento del narcisismo ipertrofico del Deretano del MoVimento: il contenitore costruito a propria misura, del quale amplifica i peti alla stregua di un megafono, mentre stacca i biglietti e conta i soldi vendendo spettacoli per comizi.
Pertanto, escluso qualsiasi spessore di una qualche rilevanza ‘politica’, ogni categorizzazione patologica del personaggio e della sua canea al guinzaglio sarebbe superflua… Ci troviamo infatti dinanzi all’imbecille supremo, che trascende tutte le leggi della stupidità. È tesi, antitesi, e sintesi del cretino totale; un Fruttero ed un Lucentini non basterebbero per descrivere la prevalenza di un simile fenomeno da discarica, prima ancora che da baraccone.
Convinto com’è di essere il centro dell’universo, non si accorge di costituirne piuttosto un’escrescenza emorroidale, dimenticata nella più infima ed oscura periferia del cosmo.
Come altri istrioni prestati all’antipolitica prima di lui…
“..ha l’istinto del condottiero di ventura, la pregiudiziale che gli uomini devono seguire lui, il gusto per l’unanimità cortigiana. La sua politica verso i partiti ha la teatralità di tutti i deboli e ignora che i grandi statisti hanno sempre saputo dominare le differenze della realtà senza sopprimerle.
[…] Infatti per i nostri connazionali non i fatti contano ma l’enfasi di una dimostrazione ben riuscita in piazza e la voce grossa del fanatismo presuntuoso.”Piero Gobetti
(30/10/1923)
Ovviamente, coerenza, linearità di pensiero e realismo critico, sono totalmente ininfluenti e tutto sommato inutili nel vuoto propositivo e nell’inconsistenza programmatica di una setta di perdigiorno reclutati nei bar (gente che ha superato il 30esimo anno con un c/v in bianco), laureati in fuffologia applicata o fuori corso da un paio di decadi, e dai quali provengono gli “attivisti” miracolati in parlamento con una ventina di voti on line ed auto-votati all’irrilevanza politica, che vegetano e strepitano nell’adorazione di “Beppe”. Come verità di fede, sono pronti a sostenere tutto ed il contrario di tutto, a seconda di come scroscia il Vate® la mattina sul Sacro Blog.
Il successo di una simile accozzaglia di contraddizioni senza senso è la dimostrazione provata di quanto Chesterton andava affermando sugli istinti dell’uomo comune…
“Non è che la gente che smette di credere alla politica non crede più a niente, crede a qualsiasi cosa”
In fondo, si tratta dei soliti avanzi di cetomediume arrabbiato, piccoli borghesi terrorizzati dalla prospettiva di sembrare poveri, ed i loro lagnosi rampolli dalle ambizioni frustrate ed il forcone di cartone…
Sono i degni eredi di quel “popolo delle scimmie” di cui già parlava Antonio Gramsci, in concomitanza con la crisi del parlamentarismo, e che andranno a gonfiare le fila del fascismo incipiente:
«La piccola borghesia si incrosta nell’istituto parlamentare: da organismo di controllo della borghesia capitalistica sulla Corona e sull’amministrazione pubblica, il Parlamento diviene una bottega di chiacchiere e di scandali, diviene un mezzo al parassitismo. Corrotto fino alle midolla, asservito completamente al potere governativo, il Parlamento perde ogni prestigio presso le masse popolari. Le masse popolari si persuadono che l’unico strumento di controllo e di opposizione agli arbitrii del potere amministrativo è l’azione diretta, è la pressione dall’esterno.
[…] Questa nuova tattica si attua nei modi e nelle forme consentiti a una classe di chiacchieroni, di scettici, di corrotti…. con tutti i loro riflessi giornalistici, oratori, teatrali, piazzaioli durante la guerra, è come la proiezione nella realtà di una novella della giungla del Kipling: la novella del Bandar-Log, del popolo delle scimmie, il quale crede di essere superiore a tutti gli altri popoli della giungla, di possedere tutta l’intelligenza, tutta l’intuizione storica, tutto lo spirito rivoluzionario, tutta la sapienza di governo, ecc., ecc. Era avvenuto questo: la piccola borghesia, che si era asservita al potere governativo attraverso la corruzione parlamentare, muta la forma della sua prestazione d’opera, diventa antiparlamentare e cerca di corrompere la piazza.
[…] Ma ha anche dimostrato di essere fondamentalmente incapace a svolgere un qualsiasi compito storico: il popolo delle scimmie riempie la cronaca, non crea storia, lascia traccia nel giornale, non offre materiali per scrivere libri.»Antonio Gramsci
“Il Popolo delle Scimmie”
(02/01/1921)
Perché, passano i secoli, ma la giungla è vasta e sempre piena di Tarzan brizzolati con le loro tribù di macachi ammaestrati.