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Rivoluzionari da Oratorio

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 4 Maggio 2014 by Sendivogius

Le suorine di Clovis Trouille

Nel suo consueto rapporto annuale, dedicato al decubito della società italiana, il CENSIS conferma i referti clinici precedenti e raddoppia la dose omeopatica con spruzzate di cauto ottimismo, compensando la formula della felicità (connettività mutualistica tra soggetti sociali diversi) con la scoperta dell’acqua calda: con la crisi crescono le disuguaglianze sociali; “chi più aveva, più ha avuto”.
Ovvero, in Italia la recessione economica si è rivelata una formidabile occasione di arricchimento per i già ricchissimi, che hanno visto un incremento esponenziale dei loro patrimoni, a discapito di tutto il resto della popolazione, che nella scala della promozione sociale retrocede qualche dozzina di caselle indietro.
Scrupoloso come sempre, il Censis ci aggiorna che:

«I 10 uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500.000 famiglie operaie messe insieme. Poco meno di 2.000 italiani ricchissimi, membri del club mondiale degli ultraricchi, dispongono di un patrimonio complessivo superiore a 169 miliardi di euro (senza contare il valore degli immobili): cioè lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale.
[…] L’1% dei “top earner” (circa 414mila contribuenti italiani) si è diviso nel 2012 un reddito netto annuo di oltre 42 miliardi di euro, con redditi netti individuali che volano mediamente sopra i 102mila euro, mentre il valore medio dei redditi netti dichiarati dai contribuenti italiani non raggiunge i 15mila euro. E la quota di reddito finita ai “top earner” è rimasta sostanzialmente stabile anche nella fase di crisi

E se per qualcuno è Natale tutto l’anno, per molti altri il tempo di Quaresima sembra non finire mai…

«Sono quasi 6 milioni gli occupati che nell’ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa. Un’area di disagio che rappresenta il 25,9% dei lavoratori e che può essere riconducibile all’instabilità lavorativa (che interessa una platea di 3,5 milioni di persone tra lavoratori a termine, occasionali, collaboratori e finte partite Iva) e alla sottoccupazione (relativa ai 2,8 milioni che vorrebbero lavorare più di quanto non facciano, ma non riescono per motivi che non dipendono da loro: tra questi vi sono 2.219.000 part-time involontari, ma anche cassaintegrati). Una situazione di precarietà e incertezza che va sempre più diffondendosi tra i lavoratori, considerato che tra il 2007 e il 2012 mentre il numero totale degli occupati è diminuito (-1,4%), quello di quanti si trovano in una delle condizioni descritte è invece cresciuto dell’8,7%.»

“47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese”
CENSIS; rapporto annuale 2014 (Cap.IV)

Tear Dinanzi ad un corpo sociale spossato dalla crisi, che chiede soltanto la garanzia di un reddito dignitoso da lavoro sicuro (e possibilmente stabile), il governo rivoluzionario del Bambino Matteo, coi suoi pucciosi chierichetti da chiostro fiorentino, non poteva certo restare insensibile, con tutta la propensione al dialogo che contraddistingue questa saccente nidiata di boy-scout. Da segnalare, nell’ambito del cerchio magico, il pragmatismo del nuovo responsabile economico, Filippo Taddei, professore americano non abilitato in Italia. Il problema più grande della fuga dei “cervelli” (?) all’estero è che prima o poi ritornano… Sempre!
pucciosoOvviamente, l’esecutivo dei miracoli col suo Mosé in testa non interviene sulle tutele e sulla stabilizzazione lavorativa; meno che mai sui livelli salariali e sulla giungla contrattuale delle collaborazioni mascherate.
moseRecependo appieno le richieste dei lavoratori, e massimamente quelle dei lavoratori flessibili, il solito provvedimento blindato (che ormai il Parlamento è inutile ed il Senato da abolire) istituisce per decreto la precarietà a vita, onde non alimentare false speranze ed inutili aspettative che poi gli schiavi si montano la testa.
coniglio darkoPertanto, giusto in concomitanza con la “festa dei lavoratori”, dal cilindro di fuffa e di governo ecco spuntare l’ennesima bozza, peggiorata e corretta, del mitologico Jobs Act. In pratica, la traduzione anglofona dello “Statuto dei lavori”, tanto caro a quel Maurizio Sacconi (ovviamente promosso a presidente della Commissione lavoro al Senato), che infatti è parte integrante di quest’ennesimo “governo del fare”: dai papi-boys ai papa-boys.
Abolito da tempo ogni straccio residuo dell’Art.18, nei fatti svuotato di senso e di sostanza, il gabinetto di salute pubblica nell’ordine stabilisce:
a) L’eliminazione di ogni causale circa i motivi del ricorso dei contratti a termine; che poi alle “risorse umane” si spremevano troppo le meningi, giacché nella soprannaturale ipotesi di un controllo di verifica sarebbe difficile dimostrare come “l’assunzione temporanea derivante dall’incremento delle attività di produzione” si verifichi quasi sempre in concomitanza coi turni festivi, notturni, scioperi, o campagna di prepensionamenti.
b) L’introduzione di una multa pecuniaria, e soprattutto irrisoria visto che difficilmente supererebbe i 5.000 euro e subito verrebbe condonata, per ogni violazione contrattuale e che peraltro va corrisposta all’erario e non al lavoratore precarizzato, che non ha alcuna contropartita.
c) Il ricorso abnorme all’apprendistato, che è un modo perfetto per sottrarsi agli oneri contributivi ed erogare salari al di sotto del minimo contrattuale, senza nemmeno la certezza di stabilizzazione per i più ‘meritevoli’ (il 20% della quota di apprendisti) alla fine del periodo di sfruttamento legalizzato. La stabilizzazione è rimessa alle aziende con oltre 50 dipendenti, dove la stragrande maggioranza delle mansioni generiche alle quali vengono destinati gli ‘apprendisti’ non richiede requisiti ed abilità, tali da non essere acquisite in una dozzina di giorni di lavoro.

receptionist_monkey

L’assoluta assenza di ogni riferimento salariale, adeguamento retributivo e sostegno al reddito da lavoro (a parte la marchetta elettorale degli 80 euri mensili, per giunta a corto di coperture), con le dinamiche salariali rimesse all’azione miracolistica di un mercato saggiamente guidato dalla mano invisibile della provvidenza, ricordano per molti versi la Legge bronzea dei salari di David Ricardo, clamorosamente riportata in auge dagli economisti neo-classici che ispirano il modello liberista vigente. Legge di bronzo, come le facce di chi la sottende, che può essere riassunta nelle parole che Emile Zola mette in bocca al nichilista russo Souvarine in Germinal:

«Aumentare il salario, che forse si può? Una legge di ferro lo fissa allo stretto necessario; all’indispensabile, perché l’operaio possa mangiare pane e sputo e procreare dei figli. Se il salario scende sotto quel livello, l’operaio crepa; e la richiesta di nuovi operai lo fa risalire. Se supera quel livello, cresce l’offerta di manodopera e lo fa calare. È l’altalena delle pance vuote, la condanna a vita alla galera della fame

 Emile Zola
“Germinal”
 Einaudi, 1951

Per capire l’impianto ispiratore della contro-riforma e lo spirito che ne ispira l’essenza, basta leggere le dichiarazioni di Angelino Alfano, il kazako alla destra del Kazzaro:

Angelino AlfanoAbbiamo dovuto vincere alcune resistenze della sinistra post comunista, e devo dire che la collaborazione con la sinistra che non è comunista guidata da Matteo Renzi sta dando davvero ottimi frutti. Abbiamo smontato la Legge Fornero (che già faceva schifo di suo!) e abbiamo inserito tanto Marco Biagi. Vuol dire meno vincoli, meno regole, più libertà per gli imprenditori e regole più semplici per chi fa le assunzioni. Il nostro obiettivo è semplificare la vita.”

Poi certo bisogna vedere a chi viene semplificata la vita ed a quali altri viene resa impossibile…
Indubbiamente, questo è uno dei capolavori migliori nel mazzo del riformatorio targato Renzi, che sceltosi bene gli amici (Alfano, Cicchitto, Formigoni, Sacconi, Berlusconi..) non ha alcun problema ad attaccare i nemici: i “sindacati” in primis ed uno in particolare (la CGIL), ma anche i “professoroni” (termine che contiene in nuce tutto il disprezzo che solo il populismo fascistoide ha per gli intellettuali), e ovviamente la “sinistra” (e non solo la pletora di rottami in stato catatonico a manca del partito bestemmia).

Grillo-Renzi-Berlusconi ipnosi

Tuttavia, nell’Italietta abulica dei ducetti allo sbaraglio, il panorama è desolante per una scelta politica sostanzialmente inesistente, se non circoscritta alle tifoserie da fanclub.
Dinanzi al livello crescente di insofferenza ed assenteismo elettorale, nel distacco sempre più marcato tra cittadinanza e rappresentanza, viene in mente la secessione della plebe romana sul Monte Sacro… Parodiando il celebre apologo di Menenio Agrippa, qui non ci troviamo di fronte ad uno stomaco che tutto fagocita e poi (non) ridistribuisce.
Il NullaNel caso attuale, abbiamo due mani completamente separate dal corpo che gesticolano a vuoto, digitando tweet, con una bocca perennemente ridente che si profonde in proclami e scadenze.
Alle sue spalle, in più bassi anfratti, una sacca biliare che rigurgita livori gastrici a getto continuo, che nella sua crassa ignoranza intestinale sproloquia in peti e si produce in grappoli emorroidali.
Davanti a vista, la protuberenza oscena e circoscritta nella sua impotenza da neoplasia prostatica; penoso e penale, nelle sue pene da postribolo basso imperiale.
É la variante oscena del mostro politico a tre teste di invenzione ciceroniana… Nella fattispecie abbiamo un’Idra tricefala, innestata su di un unica cloaca e che si nutre dei medesimi liquami.

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