Archivio per G-8

De Aequitate Tormentorum

Posted in Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 aprile 2015 by Sendivogius

redskull

A.D. 2015. Discutere del “reato di tortura” nel Paese di Cesare Beccaria e Pietro Verri è un po’ come parlare del “fascismo”… Superati da tempo nel resto del mondo propriamente democratico, come scorie residuali di uno scomodo passato relegato ad infamia perenne, e per questo emarginati in ogni consesso civile degno di tal nome, al contrario in Italia restano sempre attualissimi ed apprezzati. Vivono di motu proprio, alimentati da un revisionismo nostalgico ampiamente diffuso, nell’indulgenza dell’apologia di reato elevata a pratica politica ordinaria, per sommuovere i reflussi di un corpo elettorale da convogliare in pugni di voti. Perché, per certi cultori della materia, la ‘politica’ è più merda che sangue.
Fatto QuotidianoTutt’al più, nel pudore ipocrita di un’Italietta furbastra e della sua pubblicistica a contratto, i due termini (tortura e fascismo) vivono di perifrasi, nascosti nei paludamenti formali di vesti semantiche, che in fondo costituiscono una forma di camouflage agli orrori di una classe con presunzioni dirigenziali, massimamente degna dei propri rappresentati. Per questo si parla con leggerezza e ammiccante compiacimento di “partito della nazione”, più volte evocato sulla falsariga della cinquantennale egemonia democristiana, nella rievocazione latente del suo modello originale: il fascismo, che dell’identità tra partito-stato e nazione fece l’elemento fondante del proprio potere.
Razzismo-fascistaNe consegue che, in pieno 2015, non è la reiterazione della tortura come strumento di coercizione, di punizione e umiliazione, a costituire l’essenza vergognosa del problema, bensì il riconoscimento della stessa come reato. E dunque la sua sanzione.
SANTANCHE' DOLLY  L’ipotesi di disciplinare la materia attraverso una legge organica suscita le ondate di sdegno delle nutrite fascisterie, defecate in parlamento dalla disciolta costipazione del corpo elettorale che saliva ansimante ad ogni agitar di forca…
L’idea stessa di istituire il reato fa arricciare il naso ai replicanti di padron Grullo, che reputano la normativa attualmente in discussione insufficiente. E dunque meglio niente.
meravigliosi pupazziInfatti è molto più efficace gingillarsi con una nuova commissione parlamentare d’inchiesta sul G-8 di Genova 2001, insieme ai protettori politici ed ai mandanti morali dei pestaggi e delle sevizie di allora. “Commissione” che ovviamente, per la natura stessa della sua composizione, non perverrà a nulla, ma offrirà l’ennesima occasione di cazzeggio a vuoto, nella massima visibilità mediatica, per i giochini elastici dell’opposizione dei bimbi spastici.
SognamiSalviniLe orde fascio-leghiste, capitanate dall’Uomo con la felpa, imbarazzante figuro di parassitismo sociale a mantenimento politico, introdurrebbero il linciaggio su processo sommario, di cui la tortura costituisce un diversivo imprescindibile prima dell’intrattenimento principale…
LegaliLe “forze dell’ordine” vivono l’istituzione di una simile La nuova uniforme della polizia di Taiwanfattispecie di reato, come un’onta ed una intollerabile minaccia alle proprie prerogative. Evidentemente, considerano l’abuso sistematico ed il pestaggio dei fermati, come un loro precipuo dovere ed un diritto inalienabile, nella pretesa di impunità intesa come parte integrante dei privilegi connessi al distintivo…
Il vecchio porcoI papiminkia alla destra di Barabba pensano che sia un valido strumento di controllo ed intimidazione sociale. Dunque perché privarsene?
Matteo Orfini by Edo Baraldi Tra i “riformisti” del partito bestemmia, scandalo enorme ha suscitato la richiesta farlocca, in ritardo e fuori tempo massimo, di dimissioni del prefetto De Gennaro, Gianni per gli ‘amici’ e dunque per noi Giovanni, già capo della polizia ai tempi del famigerato G-8 genovese, planato con tonfa e bagagli ad integrare la ricca pensione, in virtù di non meglio specificate competenze, alla presidenza di Finmeccanica: il buen ritiro preferito da ogni superburocrate con le stellette.
jobs-act-tuteleMatteo Renzi si è subito preoccupato di tutelare gli azionisti della società, che con ogni evidenza vengono prima dei diritti della cittadinanza e del rispetto delle norme fondamentali della Costituzione.
Massimo Mucchetti Massimo Mucchetti, senatore, economista e giornalista (secondo la concentrazioni classiche di ruoli che inficiano autonomia e giudizio), in un arzigogolato editoriale ci fa sapere che una eventuale “responsabilità oggettiva” del prefetto Giovanni De Gennaro nella carneficina della Scuola Diaz, e delle torture nella caserma di Bolzaneto, esclude un suo coinvolgimento soggettivo e dunque non implica alcuna condanna morale. Perciò, “benissimo” ha fatto il premier a riconfermare tutta la sua fiducia al nostro eroe gallonato, per il rispetto dovuto agli azionisti di una società quotata (sic!) giacché certe inchieste minano la stabilità e la concentrazione sul business. E non sia mai!
Raffaele CantoneNello stesso ambito, ma sul fronte giudiziario, Raffaele Cantone, la foglia di fico buona per tutti gli appalti, si è premurato di informarci come De Gennaro sia stato assolto in Cassazione. E peccato soltanto il reato è stato in realtà prescritto e che i collaboratori del prefetto siano stati condannati per falsa testimonianza a favore del prefetto De Gennaro, naturalmente a sua insaputa.
Giovanni De GennaroSfugge al super-magistrato diventato ormai organico alla politica (o meglio dire al “renzismo”), quali siano le responsabilità che la direzione generale del Dipartimento di PS implica, in virtù del ruolo. “Responsabilità” che, oltre a non essere ottemperate, sono state sistematicamente eluse in fase di L.A. Confidantialistruttoria processuale, con una serie di reticenze, coperture e manipolazioni, degne più di una cosca mafiosa che di una istituzione preposta all’applicazione delle legge, con funzionari di polizia che agiscono come gli sbirri incanagliti di un romanzo di Ellroy, sotto una cupola di omertà.
Abu GhraibIn proposito, solo gli Stati Uniti sono riusciti a far di meglio, istituzionalizzando la tortura a pratica scientifica (la chiamano scienza della carcerazione), magari codificata in appositi manuali d’uso (Human Resource Exploitation), e convogliando le pulsioni fasciste in un substrato ideologico dominante, che raggiunge vette inarrivabili in quello che è lo sport più praticato a livello nazionale, specialmente se si indossa una divisa: “kill the nigga!” (ammazza il negraccio).
Kill the niggerDavvero l’elezione di un presidente ‘negro’ deve aver sconvolto Solo un negrol’America bianca e bigotta, tanto lo spauracchio nero ha agitato i fantasmi oscuri della più profonda provincia americana, persa nelle sue mistiche ossessioni a mano armata.
Sniper-Jesus-50-Caliber-Barrett-RifleLa tortura funziona esattamente come il fascismo e ne ripercorre le stesse modalità d’uso: esiste, è diffusa e praticata con costanza più o meno intensa, ma non si dice e soprattutto non viene mai chiamata col suo nome.
Abu Ghraib (1)La tortura è sempre stata ampiamente tollerata e gode di estimatori (in)sospettabili ad ogni livello ‘istituzionale’, soprattutto tra i servi dello stato, che sul ricorso alla modalità de tormentis hanno costruito intere carriere poliziesche.
La differenzaAl massimo la si può biasimare blandamente a posteriori, nelle ricorrenze ufficiali, per mero conformismo che poi gli altri convitati internazionali ci guardano storto, ma senza mai troppa convinzione. A molti italiani, la tortura come idea oblivionastratta, come fantasia malata da condividere nei crocicchi da bar, in fondo piace. Perché stimola le perversioni sadiche dai richiami erotici di ogni citrullo di provincia, che sogna punizioni esemplari e vendette epiche nel fondo malato della sua anima nerissima. Perché ogni imbecille con un fucile si sente un giustiziere. E basta accarezzare una pistola, per fare di uno psicopatico fallito il vendicatore solitario di cause perse in tribunale.

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ITALIAN TRASH

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 giugno 2009 by Sendivogius

“Pizza, Spaghetti, Mandolino
  …e Berlusconi!”

Silvio e Apicella Agli italiani Silvio Berlusconi piace. Ci si riconoscono come in uno specchio, nel quale vedono la loro immagine riflessa. E se ne compiacciono. Berlusconi è l’uomo che parla alla pancia della nazione. È l’eroe popolare dell’italiano medio nel Paese del qualunque. È colui che ne blandisce i desideri, esaltando gli istinti innominabili.
Gli italiani ne applaudono le velleità, perché in esse scorgono le loro piccole meschinerie finalmente riabilitate. Ne apprezzano l’ambizione. Ne tollerano le magagne, i limiti, perché con essi vedono assolte le proprie mediocrità, elevate a motivo di orgoglio e di pubblico vanto. Popolo di accattoni politici, vivono delle elemosina del sovrano. Attendono la sportula quotidiana, assiepati attorno alla greppia dei potenti, rassicurati dal volto farsesco del potere. Perchè i presunti ‘comunisti’ fanno paura, ma i fascisti reali al governo non destano scandalo alcuno.
Forte nel suo consenso, l’Imperatore si accinge a celebrare in pompa magna il G-8 aquilano all’ombra di una città deserta, chiuso coi suoi ospiti in un recinto militarizzato, mentre gli sfollati assistono in lontananza alla sfilata dei ‘Grandi’. Silenti restano accampati ormai da due mesi nelle tendopoli, come profughi in zona di guerra, in mezzo al fango, stretti dalla morsa dell’afa durante il giorno ed il gelo delle notti abruzzesi.
Intanto alla corte del Re si affollano i cicisbei (così come le cortigiane popolano la sua domaine babylonien). L’ultima arrivata, Daniela Santanché, si è subito allineata ai corifei di regime, rilasciando una goffa intervista a ‘Libero’, il quotidiano padronale, per ridimensionare le intemperanze erotiche del Sultano brianzolo e controbilanciarne le “relazioni pericolose”: Veronica Lario ha un’amante! Si tratterebbe del capo della sicurezza di Villa Macherio; la relazione con la ormai ex consorte di Berlusconi andava avanti da anni. Come la Santanché sia venuta a conoscenza dell’amore galeotto, resta un assoluto mistero. Ciò che conta davvero è che Lui, l’irresistibile seduttore, è in realtà un povero cornuto.
All’estero, Berlusconi scivola via tra l’imbarazzo ed il disgusto del mondo intero. Ed i giornali lo mettono per iscritto, da destra a sinistra, esternando il proprio stupore costernato:
Le Monde e Libération in Francia;
Le Temps e 24 Heures in Svizzera;
El Pais e La Vanguardia in Spagna;
The Irish Times in Irlanda;
NRC Handelsblad e l’Algemeen Dagblad in Olanda.
Il nuovo duce è oggetto di attenzione pure in Germania, dal progressista Tagesspiegel alla Seuddeutsche Zeitung. Lo storico Joachim Fischer ha scritto sul Frankfurter Allgemeine: “In Italia è scoppiato il caos. A Silvio Berlusconi non basta presentarsi come un principe rinascimentale. Ora si prende a modello le divinità dell’antichità. Ad esempio il padre degli dei: Giove. Costui non era conosciuto solo per i fulmini e le saette, ma anche per le sue visite audaci presso le donne”.
Si scandalizzano The Guardian e praticamente tutta la stampa anglosassone: dai conservatori Daily Telegraph e The Times al The Economist ed il Mail on Sunday.
Ne parlano per tutti i continenti: The Sidney Morning Herald in Australia; El Clarin in Argentina; Bharat Chronicle in India…
Berlusconi sbarca negli editoriali degli statunitensi New York Times, Washington Post e Financial Times… e conquista le pagine dell’ambitissimo TIME, che ormai chiama l’Italia: Berlusconistan”.
Per tutti, la parola data è sacra. La menzogna non tollerabile. Nel Belpaese (una volta forse) è una merce ritrattabile, negoziabile, perché la bugia è da sempre l’arma dei cialtroni.
Ma gli italiani lo amano. Sostengono la marcia trionfale del grande ammaliatore, che li guida per mano verso la frontiera dell’amenità. Il trionfo dell’Apparire sull’Essere.
Abbiamo già parlato dell’attenzione che i media stranieri dedicano al nostro Joker nazionale
Ma mai si era assistito ad un simile trionfo come in quest’ultima settimana. Per l’occasione, Liberthalia vi offre una piccola rassegna stampa, offrendovi la sua (non sempre eccelsa) traduzione, affinché possiate rendervi conto personalmente di quale prestigio goda l’Imperatore e quale sia l’opinione che il resto del mondo si è fatta di questa strana Terra dei Cachi…
Se la traduzione non vi convince, per ogni articolo è disponibile il link col testo originale e la fonte di provenienza. Soprattutto, date un’occhiata all’ultimo articolo: un devastante editoriale al vetriolo pubblicato il 2 Giugno sul britannico “Mail on Sunday”. Qualcosa di impensabile da queste parti!

EL PAIS

eL pAIS

ATTRICETTE E BALLERINE SUI VOLI DI STATO
L’Opposizione italiana chiede a Berlusconi di spiegare in Parlamento se portò a bordo dell’aereo presidenziale i suoi invitati alle feste private in Sardegna

 di MIGUEL MORA – 01/06/2009

Silvio Berlusconi utilizza gli aerei ufficiali dello Stato italiano per portare in Sardegna le attrici, le ballerine e le veline che partecipano alle feste di Villa Certosa? Ha fatto un uso improprio dei beni dello Stato? Queste due domande sono state presentate in Parlamento dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori. È l’ultima conseguenza del Noemigate, che ha trasformato l’Italia in un manicomio (il seguito di Berlusconi tira in ballo persino un coinvolgimento della CIA), anche se ha soltanto rivelato un segreto già noto: l’abituale mescolanza di pubblico e privato, affari e politica, da parte di Berlusconi, e la sua abitudine a organizzare feste con amici e amiche della televisione.
Antonello Zappadu, fotografo sardo, è l’ultimo protagonista del caso. Entra in gioco nel 2007, appostandosi con i suoi teleobiettivi su una collina vicino alla lussuosa dimora del primo ministro. In tutto questo tempo, ha scattato “migliaia di foto”, spiega per telefono da Cagliari. Il suo ultimo reportage risale a Gennaio, dopo di ché è stato in Colombia per un servizio sul narcotraffico. Tornato da poco, ha visto il suo archivio sequestrato dalla polizia a seguito di una denuncia di Berlusconi.
Si tratta di “13 reportage per un totale di 250 fotografie”, spiega. Alcune sono piccanti, altre innocenti. Ci sono giovani in bikini, in topless, o coperte con abiti quasi inesistenti, che si bagnano in piscina o scherzano con il Cavaliere; altre ragazze, che a Zappadu sono sembrate “minorenni” (riprese sia nell’estate del 2008 che nelle vacanze dello scorso capodanno); una serie mostra le ragazze vestite per la festa e tra di loro Zappadu crede di vedere Noemi Letizia. E ha un’immagine nella quale si vede un signore nudo che il fotografo non conosce e che risultò essere, perché così ha rivelato Berlusconi, l’ex primo ministro ceco Mirek Topolanek.
Le foto che adesso hanno il maggior valore informativo sono quelle più ordinarie. Sono le fotografie che Zappadu ha scattato all’aeroporto di Olbia. In quelle, afferma il fotografo, si vedono giovani bellezze salire e prendere posto sull’aereo presidenziale. “Gli sbarchi sono continui, si verificano praticamente ogni fine settimana”, afferma Zappadu. “Atterrano il venerdì notte, o il sabato mattina, e ripartono la domenica notte o il lunedì mattina. All’inizio venivano col Falcon privato di Berlusconi, però da quando è primo ministro arrivano coi voli di Stato. Se ne sono sicuro? Sugli aerei è scritto a lettere grandi Repubblica Italiana”.
Zappadu ha immortalato Mariano Apicella, il cantante napoletano che ha inciso due dischi con Berlusconi come autore di alcuni testi delle sue canzoni, sbarcare dall’aereo presidenziale. “Quel nome lo ha reso particolarmente nervoso”, afferma Zappadu “Sicuramente perché lì aveva appuntamento con Noemi Letizia, quando dico che cantava le sue canzoni con Berlusconi”.
Zappadu giura che possiede le foto, però dice che non può mostrarle perché sono state sequestrate. “Oggi (30 Maggio) sono entrati i Carabinieri nella redazione di E-Polis di Cagliari e si sono portati via i miei schedari, oltre ai miei materiali d’archivio e quelli del periodico. Non so perché. Le foto sono state fatte in luoghi pubblici e ovviamente non possono essere tutelata dal diritto alla privacy. Questo dimostra che stiamo di fronte ad una caccia alle streghe”. Afferma.
La storia è emersa la scorsa settimana. La rivista Panorama, che forma parte dell’impero editoriale del Cavaliere, diede appuntamento a Zappadu per negoziare sulle sue foto. Questi portò una selezione di 40 immagini, chiedendo un milione e mezzo di euro per la serie. Il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro, si mise in contatto con Miti Simonetto, la responsabile per l’immagine di Silvio Berlusconi. Alcune ore dopo, Berlusconi si rivolgeva al Garante per la Privacy chiedendogli di bloccare la pubblicazione, giacché ledeva la sua intimità. Al rifiuto del Garante, il suo avvocato ha denunciato Zappadu per tentata truffa, e la magistratura romana ha ordinato il sequestro del materiale.
Negli ultimi dieci anni, la villa ha visto un andare e venire di giovani bellezze, politici nazionali e internazionali, invitati VIP. Pertanto costituisce una miniera per i fotografi, anche se questa è considerata zona soggetta a segreto di Stato da almeno quattro anni. Aznar, Putin, Blair e molti altri leaders hanno visitato Villa Certosa. L’ex primo ministro ceco, Mirek Topolanek è stato ospitato, secondo Berlusconi, con i suoi figlioli.
In questi giorni, le foto sono circolate per le redazioni italiane. Secondo L’Unità, le più piccanti mostrano il premier su un dondolo, attorniato da varie veline seminude, e ne ha un’altra nella quale B. con la mano fruga dentro una camicetta. Il Corriere della Sera parla di Berlusconi sorridente, abbracciato a due donne alle quali chiede di togliergli il singhiozzo. Una di loro è vestita con uno striminzito abito nero.
Berlusconi ha dichiarato che le immagini “non valgono nemmeno 10.000 euro”, e che attentano al diritto alla riservatezza. “Con questa intromissione nella vita privata di una persona si è toccato il fondo”. Ha detto.

(L’articolo con il testo in lingua originale lo potete leggere qui)

Indipendent THE INDIPENDENT
Saramago contro Silvio: il premio Nobel attacca dopo che gli editori italiani hanno boicottato la pubblicazione del suo libro

 di Elizabeth Nash – 31/05/09

Jose Saramago ha lanciato un attacco al vetriolo contro Silvio Berlusconi, la cui casa editrice ha rinunciato alla pubblicazione dell’ultimo libro del premio nobel portoghese, poiché descrive il primo ministro italiano come un “delinquente”.
La casa editrice Einaudi, che è parte dell’impero Mondadori, in 20 anni ha pubblicato in Italia tutte le opere di Saramago, ma ha rinunciato a publicare El Cuaderno (Il Quaderno), che raccoglie gli interventi nel blog di Saramago, perché contiene “accuse che verrebbero condannate in qualsiasi tribunale”.
In uno dei passaggi incriminati si legge: “Nella terra della Mafia e la Camorra, quanto incide la prova provata che il primo ministro sia un delinquente?”
Saramago che ha vinto il premio per la Letteratura nel 1998, ha detto ieri (30 Maggio) che non intende contribuire oltre alle fortune di Berlusconi.
L’86enne scrittore sbotta: “Trovo strano che un uomo come lui, che usa i metodi peggiori e ottiene milioni di voti, non abbia prodotto un movimento sociale di repulsione, come protesta per il semplice fatto che ha rovinato il prestigio del suo Paese”, ha detto ad El Pais. “Per quanto ancora dovremo sopportarlo?”
Saramago, per molto tempo una spina nel fianco dell’establishment, si è trasferito in Spagna nel 1991, dopo che le autorità portoghesi hanno provato a censurare le sue opere.
El Cuaderno, che è già stato pubblicato in Portogallo e in Spagna, sferza George W. Bush, Tony Blair, Il Papa, Israele e Wall Street.
Un altro editore italiano ha già comprato l’opera.

(L’articolo originale lo trovate qui)

Financial Times logo FINANCIAL TIMES
Berlusconi: L’onda del gossip lascia cattive notizie sulla sua scia.

 di GUY DINMORE – 01/06/09

Lo stillicidio di rivelazioni piccanti che riguardano Berlusconi e giovani bellezze ha ravvivato una campagna elettorale altrimenti di routine, con il primo ministro italiano che attizza da sé i fuochi dello scandalo.

(L’articolo completo, in lingua originale, lo potete leggere qui)

TheTimes

 THE TIMES – 01/06/09
CADE LA MASCHERA DEL CLOWN
Berlusconi deve rispondere alle accuse di donnaiolo e alle domande sulla sua condotta inappropriata. La qualità del governo non è una questione privata.

berlusconi_6L’aspetto più sconcertante nel comportamento di Berlusconi non è il fatto che egli sia un buffone sciovinista. Né che corra appresso a donne di 50 anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro posti come modelle, assistenti personali o anche, assurdamente, candidature al Parlamento europeo. Ciò che è più scioccante è il totale disprezzo col quale tratta l’opinione pubblica italiana.
L’attempato libertino può trovare divertente, persino spavaldo, agire da playboy vantandosi delle sue conquiste, umiliando sua moglie, e facendo commenti che per molte donne risultano grottescamente inappropriati. Egli non è il primo né l’unico che abbia un comportamento privo di dignità, inappropriato al suo incarico. Ma quando vengono fatte domande legittime su frequentazioni che sfiorano lo scandalo e i giornali lo sfidano a spiegare legami che, come minimo, lasciano perplessi, la maschera del clown cade. Egli minaccia quei giornali e i canali televisivi che controlla; invoca la legge per proteggere la sua privacy, rilascia dichiarazioni evasive e contraddittorie e poi, melodrammaticamente, promette di dimettersi se si scoprisse che mente.
La vita privata di Berlusconi è sicuramente privata. Ma, come ebbe modo di scoprire il presidente Clinton, lo scandalo non si addice alle alte cariche. Ai suoi critici Berlusconi replica che gode ancora di una alto indice di popolarità e soprattutto che è ancora saldamente al governo e non si lascerà intimidire da quelle che chiama calunnie dell’opposizione. Molti potrebbero dire che l’Italia non è l’America. Che l’etica puritana che detta gli standard in USA non ha mai dominato la vita pubblica italiana e che pochi italiani si scandalizzano per gli eccessi dei donnaioli. Questa è una assurdità ai limiti del favoreggiamento. Gli italiani comprendono quanto gli americani cosa è accettabile e cosa invece non lo è. E come gli americani, considerano spregevole l’insabbiamento.
In Italia sono pochi i media che possono fare simili rilievi senza paura di ritorsioni. Ma a suo credito La Repubblica ha sollevato in continuazione la questione sulle relazioni del primo ministro con la 18enne Noemi Letizia. A molte di queste domande, sulle labbra di ogni stupefatto elettore italiano, non ci sono state risposte soddisfacenti. Quando e come ha conosciuto la famiglia della ragazza? Berlusconi ha richiesto le fotografie ad una agenzia di modelle e ha intrapreso i contatti con la signorina Letizia? Cosa c’è di vero nelle voci che parlano di dozzine di ragazze invitate alle sue feste nella villa sarda?
Berlusconi ha promesso di spiegare ogni cosa in Parlamento. Ma egli potrà rassicurare a fatica i suoi critici, dopo l’ingiunzione di questo fine settimana con la quale ha bloccato la pubblicazione di circa 700 fotografie, che avrebbero potuto mostrare quanto accadeva in queste feste. Né gli è stato d’aiuto il suo sfortunato ministro degli esteri, che cercando di difendere il suo capo ha sottolineato che l’età per il consenso sia fissata a 14 anni, come se ciò fosse rilevante.
La faccenda è tutta qui? Alcuni italiani pensano di no. Altri diranno che non sono questioni che riguardano gli stranieri. Ma gli elettori italiani, allo scoccare delle elezioni europee, dovrebbero riflettere su come sia guidato il loro governo, interrogarsi sulla adeguatezza dei loro candidati a Strasburgo e sul livello di sincerità del loro primo ministro in un periodo di inquietudine economica e politica.
Ciò riguarda anche gli altri. L’Italia quest’anno ospita il G-8. In tale incontro ci saranno discussioni importanti, dove i governi dell’Occidente saranno pressati per una maggiore cooperazione nella lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionale. Berlusconi reputa sé stesso un amico di Vladimir Putin. Il suo paese è un importante membro della NATO, nonché parte dell’Euro-zona, che è stato provato dalla crisi della finanza globale. Non c’è un solo elettore italiano che si domandi come andrà a finire. Cosa che invece fanno gli imbarazzati alleati dell’Italia.

(L’originale lo potete leggere qui)

The_Mail_on_Sunday MAIL ON SUNDAY
Padrino dello squallore: Westmister potrebbe implodere ma i nostri deputati sono degli angeli se comparati al leader dell’Italia.

 di TOBIAS JONES – 02/06/09

C’è stato molto di cui lagnarsi e indignarsi nelle ultime settimane, a proposito delle assurde richieste di rimborso dei nostri parlamentari. Ma se credete che le cose vadano così male in questo Paese, soffermatevi a riflettere sugli italiani.
Loro hanno un primo ministro al cui confronto i nostri politicanti sembrano angioletti.
Lunedì, un tribunale italiano ha pubblicato le motivazioni della sentenza di condanna contro David Mills, marito di Tessa Jowell ministro del governo laburista.
Mills è stato giudicato colpevole per soppressione di prove di reato e il tribunale ritiene che lo abbia fatto come cortesia in cambio di una mazzetta da 600.000 sterline.
Chi è l’uomo che ha pagato la mazzetta? Nessun altro che Silvio Berlusconi. Egli è stato condannato a quattro anni e mezzo, in attesa del processo di appello, ma Berlusconi non vuole dimettersi né vuole trascorrere un solo minuto dietro le sbarre. Questo perché, essendo primo ministro, si è fatto votare una legge che gli garantisce l’impunità.
Come se ciò non bastasse, Berlusconi è invischiato in uno scandalo sessuale che lo sta facendo apparire un pò meno come sedicente statista e più come un vecchio sporcaccione.

N & S L’immagine riportata è l’originale presente nell’articolo.

Ricapitolando, poche settimane fa, Berlusconi (72 anni), si è presentato al compleanno di una graziosa ragazza bionda di nome Noemi Letizia, donandole una collana d’oro e diamanti dal valore stimato attorno alle 6.000 sterline.
“Come l’ha conosciuta?” Chiedono i curiosi giornalisti. “Oh!” Ha sogghignato Berlusconi “Suo padre era l’autista di Craxi”.
Bettino Craxi è stato primo ministro italiano negli anni ’80 e uno dei migliori amici di Berlusconi. Un amico talmente buono, che Berlusconi una volta gli ha pagato una tangente colossale e, tra le altre cose, in questo periodo ha ottenuto la concessione per tre canali televisivi. Ma questa è un’altra storia.
Per quanto riguarda il presunto autista, il figlio di Craxi si fa avanti e dice che loro non hanno mai sentito parlare della ragazza o del padre di lei. Berlusconi, e non è la prima volta, è stato colto mentre mentiva in pubblico.
E piuttosto semplicemente, nessuno potrebbe comprendere come uno degli uomini più ricchi e potenti d’Europa abbia incontrato questa graziosa ma anonima ragazzina, o come, con una agenda piena di impegni, possa trovare il tempo per partecipare alla festa di una adolescente.
Alcuni hanno insinuato che Berlusconi forse è il padre di Noemi.
Ma questa settimana, la sordida verità ha cominciato ad emergere. Emilio Fede, conduttore su uno dei tre canali televisivi di Berlusconi, stava cercando una nuova “meteorina”.
Le ragazze delle previsioni del tempo scelte da Fede sono sempre giovani, dal seno prosperoso, e carine. Fede andò nella villa di Berlusconi con un album delle potenziali ragazze fornite dalle agenzie di modelle. Fede lasciò l’album nella villa, per farci fantasticare Berlusconi sopra.
Un attimo dopo, Berlusconi ha già fatto la sua scelta dopo averci rimuginato sopra: “Voglio questa!” dice. E fa l’ordinazione come si trattasse di una consumazione a portar via.
E ciò che Berlusconi vuole, Berlusconi ottiene. Specialmente quando si tratta di giovani donne.
Così cerca un modo per conquistarsi l’affetto di Noemi. Cosa che potrebbe essere comica, se non fosse vergognosa per il leader di una nazione che – fatemi ricordare – si suppone sia tra le più importanti nella conduzione delle politiche europee.
Berlusconi ha predisposto l’assedio intorno alla ragazzina. L’ha chiamata, l’ha ricevuta per cerimonie ufficiali e cene informali. L’ha anche convocata per la sua festa di Capodanno in Sardegna, insieme ad altre ragazzine.
Soltanto ieri, il settimanale L’Espresso ha pubblicato in sei pagine la storia intitolata: “L’Harem di Berlusconi”, fornendo dettagli su altre feste simili nella villa del premier durante il 2007.
 (…) Ciò che più lascia attoniti riguardo all’episodio, non è tanto che il premier italiano se ne vada, come minimo, a caccia di gonnelle. È il fatto che ogni volta sembra un personaggio di Walter Mitty, dicendo una bugia appresso all’altra, anche quando tutti sanno ciò che ha fatto.
Dice che ha visto la ragazza solo in presenza dei genitori. Falso.
Dice che il padre è stato l’autista di Craxi. Falso.
(…) Berlusconi mente così tanto, da essere realmente convinto che il nero sia bianco, e il bianco sia nero. Ha nominato un ministro per le Pari Opportunità (sì, ci avete azzeccato: è una ex modella in topless) che non crede alle pari opportunità.
Quando sua moglie ha chiesto il divorzio, a causa delle sue scappatelle, lui si è sentito offeso: “Dovrebbe vergognarsi di se stessa”.
Quando è stato giudicato colpevole in tribunale, si è lamentato per il comportamento “scandaloso” dei giudici.
Con una certa ironia, ha chiamato il suo nuovo partito politico “Popolo delle Libertà”, anche se Freedom House ha declassato l’Italia da paese ‘libero’ a paese ‘parzialmente-libero’.
(…) Per anni la gente ha guardato Berlusconi meramente come una barzelletta. Ha pensato che fosse solo un buffone latino, piccolo di modi e di statura, ma non una minaccia per qualcuno.
Il fatto che sia un plurimiliardario dimostra appunto, come Bob Hope diceva scherzando su J.F.Kennedy, che un uomo ricco ha più chance di chiunque altro.
Tuttavia, la gente ha realizzato in fretta che Berlusconi è una minaccia molto reale, non solo per l’Italia, ma per la tenuta complessiva della democrazia in Europa.
(…) Ha fatto parte della loggia massonica P2: un’organizzazione segreta neo-fascista che si proponeva di sovvertire la democrazia in Italia, tra gli anni ’70 e ’80.
In seguito lui stesso si è alleato con i partiti di estrema destra che ancora credono al manganello e al braccio teso. berlusconi_salutoBerlusconi ha dissolto ogni dubbio nel 2001, durante il summit del G-8 a Genova, dove ha lasciato mano libera alla brutalità poliziesca, come non si vedeva dai tempi  delle camicie nere di Mussolini. Egli ha difeso tale brutalità in ogni occasione.
Il suo istinto è sempre quello di intimidire.
In una recente conferenza stampa, ha risposto ad una domanda che non gli piaceva, puntando il dito contro la giornalista e facendo finta di premere il grilletto.
Poche settimane fa, Berlusconi ha annunciato allegramente che il suo indice di gradimento è il più alto di qualsiasi altro leader democratico. Egli non coglie l’ironia delle sue dichiarazioni: se i tuoi indici di gradimento si avvicinano a quelli di Stalin, evidentemente non sei affatto un leader democratico.
Se possiedi tre canali televisivi (così come i maggiori gruppi editoriali del Paese, un colosso assicurativo, società di produzione e distribuzione cinematografica, una agenzia publicitaria con posizione dominante, e la squadra del Milan) tu non sei eletto tramite votazione, tu sei eletto dalla televisione. Poi c’è l’aspetto inquietante del regime berlusconiano, che è chiamato il “soffio della Mafia”. Non è una coincidenza che dal 2001 vinca il 100% dei seggi disponibili in Sicilia.
I commentatori da tempo sostengono che non si possono vincere 61 collegi su 61 in Sicilia, senza una potente organizzazione di supporto nell’isola. E se scavate nel passato di Berlusconi, avrete modo di vedere modelli scellerati.
Negli anni ’70, ha assunto come stalliere un notorio mafioso di nome Vittorio Mangano, in seguito condannato per traffico di droga, estorsione e omicidio. Molti sospettano che Mangano fosse il tramite tra l’impero affaristico di Berlusconi e Cosa Nostra. L’uomo che ha tenuto i contatti, Marcello Dell’Utri, il miglior amico di Berlusconi, è stato condannato di recente per associazione mafiosa. In attesa di appello, Dell’Utri siede nel Senato italiano insieme ad altri accusati dei suoi stessi reati. La prossimità con il crimine organizzato è stato dimostrata peraltro da uno dei suoi ministri, Pietro Lunardi, ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, che senza fronzoli dichiarò come fosse necessario “convivere con la Mafia”. Non sorprende quindi che una delle più grandi ambizioni di Berlusconi sia quella di costruire un ponte sullo Stretto di Messina, che colleghi la Sicilia con l’Italia continentale. Si vorrebbe coinvolgere Roma e Bruxelles a inviare miliardi di euro per l’impresa, mentre qualche galantuomo siciliano si starà già fregando le mani con gioia per la prospettiva.
Tutto ciò è una tragedia per l’Italia ed i suoi alleati.
Invece di un leader che rifletta tutto ciò che di meglio c’è nel Paese (intelligenza, creatività, generosità, bellezza), gli italiani hanno leaders che riflettono quanto di più veniale, corrotto e vergognoso ci sia nel passato della loro nazione.
Ogni volta che Berlusconi va all’estero, gli italiani si accucciano e si chiedono quale idiozia combinerà stavolta.
(…) Berlusconi ha paragonato se stesso a Gesù ed a Mosè, tali sono (dice) le sue sofferenze ed i suoi sacrifici. Come tutte le persone con troppo potere, sta diventando incredibilmente paranoico, vede comunisti e cospirazioni dappertutto.
(…) Il guaio è che ha disperatamente bisogno di qualcuno che “osi dire la verità al potere”. Avrebbe bisogno di uno di quelli che tradizionalmente rivestivano il ruolo di buffone di corte, di sposa amorevole, di sacerdote devoto.
Ma è Berlusconi stesso ad interpretare il buffone, la sua seconda moglie gli è sempre stata alla larga, e la Chiesa Cattolica sembra non avere influenza nella sua corte. S.Berlusconi  MdCIn altre parole, non c’è nessuno che gli dica la dura verità: come il fatto che i banchi del Parlamento non sono il posto migliore per applicare i make-up che solitamente porta, o tutti quei trapianti di capelli e trattamenti abbronzanti, quegli interventi di chirurgia plastica e quella stupida bandana, che rendono il suo aspetto tanto naturale quanto lo è una figura di cera di Madame Tussauds.
Inoltre, è circondato da sicofanti che ridono alle sue barzellette oscene e gli attribuiscono ridicoli poteri. Umberto Scapagnini, il medico personale di Berlusconi, dice spesso che ha il fisico di un uomo di mezza età e che “tecnicamente è immortale”.
Per questo suo responso scientifico, il dottore è stato ricompensato con un seggio in Parlamento, dove siede tra i banchi della maggioranza al fianco di altre vecchie pecore, ragazze affascinanti, e criminali. Silvio Berlusconi è al suo terzo mandato. Se porterà a termine la legislatura, sarà stato al potere 12 anni sugli ultimi 19. Nessuno ha dominato la scena politica italiana come lui dai tempi di… Benito Mussolini.
Molti sospettano che abbia ambizioni ancora più grandi.
Sostiene di frequente che vuole riformare il ruolo del Presidente della Repubblica, cambiandolo da ruolo cerimoniale a ruolo attivo con una potere simile a quello del presidente USA o francese.
Suggerimenti su chi debba ricoprire l’incarico? Avete indovinato: l’immortale Silvio Berlusconi.
È difficile credere che un uomo così inadeguato guidi l’Italia, che uno così sgradevole sia tra le maggiori forze politiche europee.
Non ha dignità, non ha grazia, non ha stile e, nonostante tutto il suo presunto potere, non ha coglioni. Più a lungo resterà al potere, più in fretta l’Italia diverrà una Repubblica delle Banane. Il cambiamento è già in atto.
Questa non è una commedia, è una tragedia.

(Il testo completo lo trovate qui)

 

Notizie Riservate

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 27 marzo 2009 by Sendivogius

 

La Consegna del Silenzio

 

sub-lege-libertas Nell’Italietta fobica del nuovo millennio sembra che i desideri non vadano oltre i portoni delle caserme e le aspettative siano concentrate tutte intorno al milite in armi, nella venerazione dei propri custodi.

La sacralizzazione del gendarme come aspirazione collettiva e identificazione condivisa, per un paese senza coscienza e in crisi di identità. Da quel vuoto che l’avvolge, trasudano i fluidi mefitici ai quali si abbevera la cittadella della Paura, assediata dai fantasmi evocati dall’anima oscura dei suoi abitanti spaventati dall’uomo nero.

Nelle tortuose strade che guidano il declino della Ragione verso i gorghi dell’autoritarismo, l’omino in divisa assurge a feticcio domestico di un familismo tribale che coltiva l’intolleranza nel radicamento dei pregiudizi, che esorcizza le insofferenze nella persecuzione securitaria e nell’esibizionismo repressivo. Le fantasie guerriere del popolino pusillanime rivivono all’ombra della sentinella rassicurante. La repressione come catarsi. La legge ridotta al braccio violento del suo apparato poliziesco, che comprime ‘diversità’ e ‘dissonanze’ nei colori monocromatici di una uniforme; scaccia i dubbi agitando il manganello, nell’indifferenza consensuale dello spettatore compiaciuto. Una società che deambula senza meta, ma lo fa marciando a ranghi serrati.

 

Pruderie mediatique

 La nuova adesione conformista sembra essere una prerogativa ambita soprattutto dai ‘media’, così solerti nel mitizzare la figura del ‘poliziotto’, innalzato ai fasti dell’eroe popolare di una nuova epica nazionale, quanto restii nel denunciarne i limiti e le storture. Nella schizofrenia ideologica che alterna l’esaltazione incondizionata della Polizia alla sua denigrazione indiscriminata, che trova la propria sintesi in un acronimo (A.C.A.B), l’informazione televisiva propende decisamente per la prima opzione. Ed è un vero peccato, perché in questo modo non si possono conoscere quelle “condotte che denotano assoluto spregio della legalità e dei doveri inerenti la funzione rivestita*, né apprezzare appieno il ‘romanzo criminale’ di quegli sbirri corrotti che tanto ispirano le opere di James Ellroy come protagonisti.

Ma alla giusta pubblicità provvederemo noi…

[* Motivazioni depositate dal giudice Daniela Faggi nell’ordinanza di custodia cautelare]

 

Genova Confidential

 In merito ai fatti di Genova 2001, l’attuale “Capo della Polizia”, Antonio Manganelli, con una lettera indirizzata al quotidiano La Repubblica del 16 Nov. ’08 si ergeva a garante dell’Istituzione, promettendo spiegazioni su quel che realmente accadde a Genova, senza alcuna viltà o convenienza. Evidentemente i tempi di ruminazione sono lunghi. Stiamo ancora aspettando…

Intanto, sempre dal capoluogo ligure, le scorie non smaltite in un modo o nell’altro ritornano in circolazione. È una questione di natura organica collegata al galleggiamento dei pesi.

Massimo Pigozzi, 45 anni, è un assistente capo di polizia, con una ‘gloriosa’ carriera nelle volanti. Nel Luglio 2008 si becca poco più di due anni, per le violenze consumate a Bolzaneto. In tale circostanza, Pigozzi si è esibito con un personale saggio di psicopatologia ai danni di un 50enne (G.A), sequestrato in ospedale e seviziato in caserma, per la gioia della sbirraglia impunita: Pigozzi afferra una mano a Giuseppe A. e ne divarica con forza le dita, lacerandone i tessuti fino allo strappo dei legamenti, provocando lesioni permanenti. Pare che l’agente trovi la cosa molto divertente. La ferita di G.A. verrà ricucita con 24 punti di sutura e senza anestesia dall’ufficiale medico: quello che si aggira per le celle, come il dott. Mengele nel campo di Auschwitz.

giotto1Ma non sarà la condotta durante il G-8 a pregiudicare l’edificante curriculum di Pigozzi, bacchettato con una pena ridicola che cadrà presto in prescrizione. Infatti, nel 2005 è sempre in servizio alla Questura di Genova, dove sembrerebbe organizzare incontri a luci rosse, probabilmente insieme a qualcun altro dei suoi degni amichetti. In particolare, Pigozzi delizia con le sue performance erotiche alcune prostitute ventenni, non esattamente consenzienti, che per la bisogna ha minacciato e trascinato negli spogliatoi della Questura. E siccome è anche molto furbo, pensa bene di bullarsi della cosa con alcuni colleghi, quelli sbagliati, finché il fattaccio non trapela ed i telefonini degli interessati vengono posti sotto controllo. Se Pigozzi pensa di emulare John Holmes, altri si credono Tony Manero. Tutti ormai convinti di essere supra legem liberi. E col nasino infarinato. Dalle intercettazioni telefoniche si ‘scopre’ che i “bravi ragazzi” in divisa hanno pensato bene di allestire un fruttuoso traffico di cocaina, che oltre a Genova si estende alle questure di Milano, Lodi, Asti, Novara… Ed il monkey-business andava avanti già da un paio di anni. Una trentina i poliziotti finora coinvolti, dai 22 ai 30 anni; undici le misure di custodia cautelare. Oltre la metà degli indagati sono in servizio presso la questura genovese, che già vanta precedenti illustri: giusto un anno prima, tre ispettori della squadra mobile si sono fatti pizzicare mentre rivendevano la droga sequestrata durante le operazioni di polizia.

stemma-polizia-di-statoStavolta lo spaccio al dettaglio era gestito ‘amichevolmente’ dagli agenti Morgan Mele e Stefano Picasso, i quali si sentono “prima spacciatori poi poliziotti” e che per la bisogna si avvalgono della consulenza professionale di un pusher locale, certo Luca Schernone. Il traffico è proficuo, due etti alla settimana, e potrebbe essere allargato ai locali del levante genovese dove Picasso, con quel suo cognome impegnativo, arrotonda facendo il buttafuori (in nero naturalmente). E Picasso non ha dubbi su come intenda svolgere il suo secondo lavoro: “Stasera voglio fare una rissa della Madonna! Ammazzo tutti!”. In concreto, si fa beccare mentre tira su di naso insieme a Schernone, l’altro ‘socio in affari’, dai carabinieri di Albissola i quali informano la Questura di Asti dove l’agente è in forza.

Stefano Picasso è un altro furbone che parla e straparla al cellulare, credendosi un gran dritto. I superiori gli impongono di sottoporsi a visita medica per l’esame tossicologico, e lui si mette in malattia riuscendo ad ottenere 15 giorni di prognosi, per un non meglio specificato “dolore al ginocchio” (Brunettaaaa!! Where are you?!?) con una sceneggiata al pronto soccorso: “Mi sa che vinco l’Oscar. E ho scoperto che il bello è stare a casa senza avere nulla”. Siccome non basta, si depila completamente (regione pubica compresa) in concomitanza del controllo tossicologico. E in questo modo vincerà il secondo capo d’imputazione: truffa aggravata ai danni dello Stato.

Morgan Mele è sicuramente più professionale; attento agli affari, organizza festini tossici e si preoccupa di evitare troppo casini. Per questo la selezione all’ingresso è importante… Riferendosi ad un potenziale ‘cliente’, reputato inadatto, Morgan osserva: “Non vorrei che morisse lì e poi ci tocca anche buttarlo nella spazzatura”. Del resto lui ne sa qualcosa, dal momento che il consumo di bamba ha le sue conseguenze: “Non riesci a pisciare, dormire, mangiare, e non ci vedi, cazzo!” Per questo la droga veniva consumata soprattutto ad inizio turno: prima di mettersi alla guida delle volanti, lanciate in corsa per il traffico cittadino, con una pistola carica nella fondina. Poca cosa, per chi ha ben altre aspirazioni di vita: “voglio bruciarmi completamente” e, in alternativa, “rapinare i negri” come accadeva a Brescia da parte di una banda composta da vigili urbani e qualche carabiniere.

Data la gravità dei fatti emersi, sono previsti a stretto giro procedimenti disciplinari per tutti gli altri agenti tossicodipendenti e cocainomani.

Come sempre, tutti i Pigozzi restano a galla.

Chi l’ha visto?

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 novembre 2008 by Sendivogius

 

MACELLERIA ITALIANA

TAGLIATA ARGENTINA

 

 polizia-democratica

 

“Stavamo tutto il giorno sdraiate per terra, una accanto all’altra, incappucciate e bendate. Mani ammanettate e piedi legati. Non potevamo parlare né muoverci. Se lo facevamo ci prendevano a calci. (…) Se ce la facevamo addosso ci picchiavano. Se chiedevamo la bacinella non la portavano. E se la portavano ci costringevano ad esibirci. Intorno solo lamenti, sempre sotto una musica assordante.

(…) per tutta la notte, giocarono con me dicendo che la mattina dopo mi avrebbero ucciso. Anche quella notte la guardia mi fece sfilare per un’ora davanti a tutti i militari, nuda e bendata. Mi toccavano, facevano di me quel che volevano. E se mi lamentavo minacciavano ritorsioni sulla mia famiglia.

 

Buenos Aires 1976, Centro di detenzione clandestina dell’ESMA. Testimonianza di Hebe Lorenzo

Aula bunker di Rebibbia, gennaio 2007, processo contro gli ufficiali del Grupo de Tarea 3.3.2 per crimini contro l’umanità (Argentina 1976-1983).

 

Da dove dovrei cominciare? Devo raccontare le manganellate. Oppure gli schiaffi, i calci. L’umiliazione di spogliarsi davanti a uomini e donne che ridono di te. Che ti guardano, che scrutano ogni centimetro del tuo corpo, che ti penetrano con i loro occhi. Tu sei nuda, e ti senti così fragile. Sola. E tutto intorno a te è sporco, corrotto, nero. Appoggi i piedi sul pavimento e ti fa schifo, ti spingono da una parte all’altra e ti fa schifo, ti ticono alza braccia, e girati, e allarga le gambe, e accucciati e ti fa schifo.

(…) Ho visto un ragazzo per terra in un corridoio. Privo di conoscenza. Era a faccia in giù, in una posizione così innaturale. E poi ho scorto il sangue che gli usciva dalle orecchie. Fuori dalla cella ne ho visto pestare uno di brutto. Pugni, calci, bastonate. Sembrava un fantoccio, ad un certo punto ha smesso persino di provare a ripararsi dai colpi con le braccia. Uno dei poliziotti ha ‘sentitò che qualcuno li stava osservando. Ha alzato lo sguardo, ha incrociato il mio. E’ entrato in cella come una furia, mi ha preso per il collo, mi ha sbattutto con la faccia al muro.

(…) Un funzionario di polizia mi ha preso il passaporto, lo ha sfogliato. Mi ha mostrato le fotografie dei bambini. ‘Li vuoi davvero rivedere? Allora firma questo verbale. Altrimenti gli puoi dire addio’.

 

Genova 2001, Caserma di Bolzaneto. Testimonianza di Valérie Vie.

Brano estratto da “Bolzaneto. La mattanza della democrazia” di Massimo Calandri (Edizioni DeriveApprodi)

 

Riportare tutte le violenze, gli abusi, le continue violazioni ai danni degli internati nelle caserme di Bolzaneto e Bixio, sarebbe impresa troppo ardua per uno spazio così ristretto. Senza tacere le vessazioni e le minacce psicologiche, tramite i percorsi di umiliazione e degradazione sessuale che ogni sadico e aguzzino professionista ben conosce e pratica per annichilire ogni reattività nella sua vittima:

– A.F. viene schiacciata contro un muro. Le gridano: “Troia, devi fare pompini a tutti”.

– Ester Percivati, una giovane turca, ricorda che le guardie la chiamavano puttana mentre veniva condotta in bagno, dove un agente donna le spinse la testa in giù nella tazza e un maschio la derideva:”Bel culo! Vuoi che ti ci infili un manganello?” Diverse donne raccontarono di minacce di stupro, sia anale che vaginale.

È difficile condensare in poche righe la lunga catena di orrori che, con la loro cruda brutalità, hanno dimostrato come in Italia possano esistere ed essere tollerate delle enclave di non-diritto e, con complice omertà, istituzionalizzate tramite prassi perversa come nelle più truci dittature sudamericane.  

Non così hanno pensato i magistrati chiamati giudicare le violenze di Bolzaneto, che hanno sostanzialmente contestato il reato di “abuso di autorità” a carico degli imputati, comminando condanne irrisorie che grazie agli effetti della prescrizione e dell’indulto non genereranno conseguenze a carico dei pochissimi condannati.

 

Fratture multiple della scatola toracica. Polmoni perforati da schegge di costole rotte. Trauma cerebrale. Frattura della scatola cranica. Rottura scomposta degli arti. Frantumazione della mandibola.

Non è “Saw”, non è “Hostel”. Sono solo alcuni dei referti medici stilati per i ragazzi rastrellati durante l’irruzione alla scuola Diaz, dopo il trattamento speciale riservato loro dai poliziotti impegnati nel blitz: “autentici galantuomini e servitori delle istituzioni (P.F. Casini) che “meritano la gratitudine di tutti” (Alfredo Mantovano).

Dei 93 ospiti della “Diaz-Pertini” arrestati, 82 sono feriti, 63 ricoverati ospedale (tre, le prognosi riservate), 20 subiscono fratture ossee.

Per farsi una pallida idea di che cosa è stato il raid in questione, leggete questo piccolo estratto:

 

Due tra gli ultimi ad essere catturati furono un paio di studenti tedeschi, Lena Zuhlke, 24 anni, e il suo compagno Niels Martensen. Si erano nascosti in un’armadio per le pulizie all’ultimo piano. Sentirono la polizia avvicinarsi, battendo i manganelli contro le pareti delle scale. La porta dell’armadio si aprì, Martensen fu trascinato fuori e picchiato da una dozzina di agenti disposti a semicerchio intorno a lui. Zuhlke corse in corridoio e si nascose in gabinetto. Alcuni agenti la videro, la inseguirono e la trascinarono fuori per i capelli.

Nel corridoio la puntarono come cani con una lepre. Fu colpita alla testa e presa a calci da tutti i lati sul pavimento, dove sentì la sua gabbia toracica collassare. Fu trasportata fino al muro dove un poliziotto le puntò il ginocchio all’inguine, mentre altri continuavano ad assalirla con i manganelli. Lei scivolò lungo il muro e continuarono a colpirla a terra: “Sembrava che si stessero divertendo, quando ho gridato di dolore, la cosa sembrò dare loro ancora più piacere”. Alcuni agenti di polizia trovarono un estintore e spruzzarono schiuma sulle ferite di Martensen. La sua compagna fu sollevata per i capelli e gettata giù per le scale a testa sotto. Infine trascinarono Zuhlke nella sala al piano terra, dove avevano radunato decine di prigionieri provenienti da tutto l’edificio in un caos di sangue e di escrementi. La gettarono sopra ad altre due persone.

“Non vedevo niente, soltanto macchie nere. Credo di essere per un attimo svenuta. Ricordo che sono stata gettata su altre due persone, non si sono mossi e io gli ho chiesto se erano vivi. Non hanno risposto, sono stata sdraiata sopra di loro e non riuscivo a muovermi e mi sono accorta che avevo sangue sulla faccia, il braccio destro era inclinato e non riuscivo a muoverlo mentre il sinistro si muoveva ma non ero più in grado di controllarlo. Avevo tantissima paura e pensavo che sicuramente mi avrebbero ammazzata”

(…) Passava un gruppo di agenti, ed ognuno di loro sollevò il fazzoletto che gli nascondeva il volto, e si chinò a sputarle in faccia.

 

Genova, 21 Luglio 2001. Blitz della Polizia alla scuola Diaz. (www.rinopruiti.it)

 

A proposito dei fatti della Diaz e di Bolzaneto, l’ex Ministro dell’Interno Giuliano Amato commentò che si trattava di “una gran brutta storia… bruttissima storia”, denunciando una “colpevole indifferenza”. Infatti quasi tutti i funzionari di polizia coinvolti nelle violenze di Genova sono stati promossi a massimi livelli dirigenziali. Molte delle promozioni sono avvenute durante il governo di centrosinistra del quale Amato era per l’appunto ministro.

Il tribunale di Genova, per il massacro alla Diaz, ha assolto 13 dei 29 imputati. Come nella precedente sentenza riguardo ai fatti di Bolzaneto, tutti i reati andranno in prescrizione nel corso del 2009 e le condanne non avranno effetto a causa dell’indulto. Quindi eventuali ricorsi in Appello all’atto pratico sono inutili.

Assolti i vertici della Polizia; dobbiamo dedurne che siano capitati alla Diaz così per caso, ritrovandosi coinvolti in un blitz senza pianificazione, improvvisato sul momento.

Assolti i funzionari che firmarono i farsi verbali d’arresto. Mica possono leggere tutto quello che sottoscrivono.

Assolti anche gli agenti Massimo Nucera e Maurizio Panzieri che simularono la coltellata ricevuta dal Nucera, assalito da feroci no-global nell’eroico espletamento delle sue funzioni. Si scoprì poi che d’accordo con Panzieri, il celerino Lucera si lacerò la giubba d’ordinanza per giustificare la durezza degli interventi. Per i giudici questo non costituisce un problema: per loro non c’è simulazione di reato, né falsa testimonianza, né alterazione delle prove. Infatti Nucera e Panzieri sono stati accusati di “calunnia”, e siccome il calunniato è sempre restato anonimo, era giusto che i due eroi venissero assolti con formula piena. Logico e lineare no?!?

In pratica, gli unici condannati sono stati Vincenzo Canterini (intanto promosso dirigente all’Interpol), il suo vice Michelangelo Fournier (che pure è stato l’unico a collaborare alle indagini) ed una manciata dei loro picchiatori dell’VII gruppo Celere di Roma.

Per l’episodio delle molotov il tribunale ha condannato Pietro Troiani (3 anni) e Michele Burgio (2 anni e mezzo) per la calunnia e per il porto illegale di armi da guerra. Pena interamente condonata. In compenso resta oscuro il misterioso ufficiale della DIGOS che mise materialmente in mano le molotov a Troiani e Burgio.

A tutti i condannati sono state concesse le attenuanti generiche e la non menzione della pena.

A “pagare” saremo innanzitutto noi cittadini, in quanto il Ministero si assumerà i costi dei risarcimenti a carico degli agenti condannati.

 

water-e-orso-bubi “TOC-TOC?!? C’è qualcuno in casa?”

 

Nella loro sconcertante condiscendenza, le sentenze di Genova sembrano riconoscere l’esistenza di una sorta di “diritto di polizia”, funzionale all’instaurazione discrezionale di uno stato d’eccezione contraddistinto dalla sostanziale impunità dei suoi fautori.

È alquanto inquietante che vengano mantenuti in servizio attivo e permanente, con mansioni di “ordine pubblico” una banda di pregiudicati e di psicopatici in divisa, che pensano di detenere un primordiale ius vitae necisque in una sorta di fratellanza guerriera che li pone al di sopra delle leggi e al di fuori del diritto.

Il quotidiano tedesco Tagesspiegel, nel commentare la sentenza genovese, è stato esplicito: “una tale brutalità può essere esercitata solo da una polizia aizzata dai suoi dirigenti. Picchiare in quel modo può osarlo solo chi si sente sicuro di avere le spalle coperte dalla politica. Le manipolazioni delle prove sono concepibili solo se chi le compie è convinto che in seguito la giustizia non gli creerà problemi. E la cosa in effetti ha funzionato“.

In Italia, se si esclude il giubilo entusiasta di Casini e della sua UDC, nell’opposizione parlamentare è giunto solo un sommesso bofonchio di Giulietti per conto dell’IdV che “auspica” una commissione parlamentare d’inchiesta (sì, magari a presidenza Gasparri-Mantovano) insieme ad una snocciolata di timide dichiarazioni sparse da parte di singoli esponenti del PD (quasi tutti ex “democratici di sinistra”). L’irruento Di Pietro, ex poliziotto ed ex PM, ha giustamente evocato lo spettro di Videla… peccato si riferisse a Berlusconi ed alla mancata elezione di Orlando alla commissione di Vigilanza RAI. In compenso si fanno imporre dal governo il margherito Villari che, in attesa di consultare anche il papa e i capitani reggenti della Repubblica di S.Marino, si guarda bene dal dare le dimissioni. Attendiamo con pazienza, che il tenero Walter finisca di gingillarsi con la vittoria di Obama, rammentandosi di vivere in Italia e di essere (suo e nostro malgrado) a capo della maggiore forza di opposizione. Almeno per ora. Perciò, imponga a Villari dimissioni o espulsione, finisca di consultare le 18 e passa correnti che compongono il suo partito e ci onori anche lui di una dichiarazione ufficiale sulla questione.