Come sia venuto in mente al papi della patria di tirar fuori dal suo cilindro sfondato un Guido Bertolaso da riciclare ad aspirante sindaco di Roma, è l’ultimo mistero buffo della campagna elettorale più scialba ed incolore che mai si sia vista nella storia della Capitale, dove tutti i candidati mirano pervicacemente a perdere, tanto improbo è l’incarico.
Del Guido nazionale, meglio conosciuto come “l’uomo con la tuta” per la varietà del suo guardaroba e soprattutto per la funesta esperienza alla Protezione Civile, trasformata in un protettorato politico per la distribuzione appalti nell’organizzazione dei “Grandi Eventi” a coreografia del ventennio berlusconiano, avevamo già parlato diffusamente in passato…
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA
3) COMPAGNI DI MERENDE
4) GLI AMICI DEGLI AMICI
Erano i tempi andati del Silvio Re, quando Bertolaso, gaffeur di proporzioni titaniche e dalla presunzione sconfinata, sembrava proiettato nell’empireo degli onnipotenti per grazia ricevuta, diventando il più fedele interprete delle manie di grandezza del Megaloman brianzolo. Perché ogni “grande evento” (gare ciclistiche, regate, mondiali di nuoto, beatificazioni, visite pastorali, convegni eucaristici, vertici politici e militari, pellegrinaggi), richiede “Grandi Opere”: dal G.8 della Maddalena (poi spostato a Pratica di Mare, ma profumatamente pagato) alle visite pastorali del papa (800 mila euro stanziati nel 2008 per gli spostamenti di Benedetto XVI, ogni volta che il pontefice supera le sponde del Tevere il governo concede la dichiarazione di “grande evento”), senza per questo dimenticare i congressi eucaristici del 2005 a Bari (3 milioni) e ad Ancona nel 2011 (200 mila euro); dai campionati di ciclismo a Varese (71 milioni) ai mondiali di nuoto a Roma (60 milioni). E giù via sperperando fino alla grottesca manna del terremoto de L’Aquila: 1 miliardo e mezzo di euro, per una ricostruzione mai avviata ed opere pagate il triplo del prezzo reale, culminate nello sradicamento di intere comunità disperse nell’anomia spersonalizzante delle New Town.
A tal punto che gli sprechi dell’Era Bertolaso sono diventati mitologici, tanto superano qualunque precedente nella moltiplicazione dei costi e delle spese a trionfo dell’effimero, in regime di emergenza permanente…
Sotto la conduzione di Bertolaso (il sockpuppet nelle mani di Berlusconi e Letta senior), il dipartimento della Protezione Civile è stato convertito in un immenso giocattolone in comodato d’uso a quell’altro “governo del fare”, che ne ha fatto una propria macchina spremi-soldi per la creazione di consenso e sistemazione clientele. Quindi investita di poteri straordinari a colpi di decreti-legge usati per scardinare le normative vigenti, fino a diventare un immenso collettore d’appalti da distribuire a propria completa discrezione ed in deroga a tutte le regole, per la gioia dei vari “soggetti attuatori” di natura privatistica riuniti all’incredibile greppia di governo.
Il boss e la matricola
All’epoca si parlò di “sistema gelatinoso” tanto la pratica era diffusa e soprattutto pervasiva, in un’orgia di corruzione ramificata a tutti i livelli possibili.
«L’era Bertolaso inizia il 7 settembre 2001. Quel giorno il secondo governo Berlusconi, in carica da pochi mesi, trasforma la Protezione Civile in un dipartimento della Presidenza del Consiglio, e ne nomina l’attuale dirigente, Guido Bertolaso.
Quella che fino ad allora era stata un’agenzia indipendente, che comprendeva i Vigili del fuoco e il Servizio sismico nazionale e si era occupata di emergenze territoriali, come terremoti e inondazioni, diventa -per effetto del decreto legge numero 343 del 2001- un organo il cui potere di ordinanza si estende anche ai cosiddetti “grandi eventi”.
Tradotto, questo vuol dire che la Protezione Civile da quel giorno si occupa anche di vertici internazionali, raduni religiosi e gare sportive, come il G8 2009 in Italia o i Mondiali di nuoto di Roma. E se aumenta il numero degli eventi di cui occuparsi, si moltiplicano le emissioni di denaro pubblico a favore della Protezione Civile e le gare d’appalto indette dalla stessa.
A far sì che poi tutto funzioni subito e al meglio c’è lui, Guido Bertolaso, il factotum di palazzo Chigi. Quando si presenta un’“emergenza” o un “grande evento” (come l’esposizione delle spoglie di S.Giuseppe da Copertino, noto santo pugliese), interviene il commissario delegato Guido Bertolaso: con una firma affida poteri straordinari al sindaco, che ha carta bianca e decide cosa e come fare.
A Varese, per esempio, in occasione di un altro “grande evento”, i Mondiali di ciclismo 2008, è bastata l’ordinanza n. 3565, varata dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 febbraio 2007, per stanziare sette milioni di euro per la nuova tangenziale fra la Ss 342 “Briantea” e la Ss 233 “Varesina”, con interconnessione alla Ss 344 di “Porto Ceresio”. Scavalcati sindaci ed enti locali. In una parola, i processi democratici.
[…] La soluzione, veloce quanto antidemocratica, risiederebbe nelle mani di Bertolaso: il commissario straordinario sarebbe in grado di rendere tutto “più facile”, bypassando con una firma consigli comunali e comitati di cittadini. Infatti il decreto legge “anticrisi”, varato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno 2009, aggiunge ai compiti della Protezione Civile anche “la gestione di interventi sulla trasmissione e distribuzione dell’energia”: è sufficiente la nomina di un “commissario delegato” per poter utilizzare “mezzi e poteri straordinari in deroga alle competenze delle altre amministrazioni locali”.
La Protezione Civile, quindi, non è solo un organo di prevenzione, ma uno strumento nelle mani dell’esecutivo. Uno strumento libero da qualsiasi controllo. Soprattutto finanziario. Non solo la Corte Costituzionale non può intervenire sulle ordinanze emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la Corte dei Conti non può monitorare l’ammontare e l’utilizzo degli stanziamenti che ne conseguono.
Le cifre che sfuggono al controllo non sono irrilevanti. Tra il 3 dicembre del 2001 e il 30 gennaio del 2006 sono state emesse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri 330 ordinanze: esaminando un campione di 75 di queste, sappiamo che hanno richiesto l’utilizzo di 1.486.675.921,73 euro. In base a questo dato statistico è possibile stimare che in otto anni e mezzo, dal 2001 al 2009, le 537 ordinanze emesse abbiano richiesto ben 10.6 miliardi di euro: una cifra esorbitante, su cui la Corte dei Conti non ha alcun controllo.»“La Protezione Civile di Guido Bertolaso”
di Laura Bellucci, Ilenia Cerri, Federica Florio
(17/07/2009)