Per carità di patria ed amor proprio, NON parleremo del Festival di Sanremo. Apprendiamo però con sommo divertimento, che tra i fondali patinati e la melassa zuccherosa di ipocrisie assortite che da sempre contraddistinguono la kermesse canterina, è bastato anche solo un accenno all’esistenza del razzismo ed alla Costituzione, per provocare attacchi incontrollati di orticaria ai destronzi di fogna e di governo, fino alla crisi isterica finale dinanzi alle performance di un Fedez. L’affronto intollerabile infatti è lo scandalo di un rapper che strappa la foto di un coglione travestito da nazista, non il fatto che il coglione medesimo (che solitamente parla e si comporta da fascista) possa diventare vice-ministro di uno Stato che non sia il regno di Batalia!
Sempre da Batalia deve provenire pure l’esimio camerata, facente feci di sottosegretario alla Cultura, che trova la cosa più naturale del mondo,
cambiare la narrazione del Paese, occupando ogni spazio pubblico disponibile, e farlo manu militari, imponendo i propri “modelli culturali”, meglio se a difesa dei “valori tradizionali”: la solita merda reazionaria, riscaldata per vecchi nostalgici, devoti alla necrofilia.
«E io non banalizzerei parlando di spoil system ma di modelli culturali che cambiano, quando una forza politica che è anche espressione di un’area culturale arriva al governo del Paese per volontà dei cittadini può esprimere dei propri dirigenti che proseguano un cammino facendo una loro proposta.»
(Gianmarco Mazzi, 12/02/23)