Archivio per Fabio Mini

Nano da legare

Posted in Muro del Pianto, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 27 aprile 2011 by Sendivogius

«L’accadimento giapponese, a seguito anche dei sondaggi che noi abitualmente facciamo sull’opinione pubblica, ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per evitare il nucleare, per far sì che si chiarisca la soluzione giapponese, e per far sì che magari dopo un anno o dopo due anni si possa ritornare ad avere una opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all’energia nucleare

 S.Berlusconi(26/04/2011)

 

Nel 25esimo anniversario della catastrofe nucleare di Chernobyl,  uno spennellato Pornonano ci offre uno straordinario saggio sulla democrazia applicata ai tempi di Cesare, sottolineando involontariamente la differenza che separa il “popolo” (plebe) dai “cittadini”…
L’uomo del popolo sovrano ci conferma che la “volontà popolare” funziona a corrente alternata, secondo convenienza personale: come un interruttore, si accende e si spegne a comando; libera di applaudire ma non di decidere. Come i plebisciti, le elezioni sono una pura formalità (pilotata) per confermare situazioni di fatto, funzionali alla legittimazione fittizia di un potere già costituito.
 Se i despoti dell’antichità affidavano le loro decisioni al vaglio di astrologi e aruspici, il Pornocrate rimette tutto alle alchimie dei sondaggi d’opinione, elevati a scienza esatta e di governo. Siccome sui risultati referendari l’oracolo dei sondaggi non gli è favorevole, reputa bene di bloccare le consultazioni per decreto (emesso da Lui), rimandare le votazioni sine die (uno o due anni), e tornare alle urne solo quando i pronostici gli saranno favorevoli.
Un’ipotesi molto interessante, che potrebbe porre le basi di un utile precedente:
Siccome i sondaggi mi dicono che alle votazioni amministrative potrei perdere, sospendo le elezioni e le rimando almeno di un paio di anni, in attesa di convincere gli elettori a votare il mio candidato.
Siccome i sondaggi dicono che perderò le elezioni politiche, blocco le consultazioni fintanto che non sarò sicuro di essere rieletto. O eventualmente cambio la legge elettorale, con voto di fiducia, ad un mese delle elezioni. E infatti..!
Con strabiliante candore il Reuccio ci informa che, in Italia, per indire una libera consultazione su temi fondamentali, come il libero accesso all’acqua potabile e la costruzione di centrali atomiche, non basta raccogliere un milione e mezzo di firme, passare il vaglio di costituzionalità, aspettare il nullaosta della Corte di Cassazione, superare il quorum del 50,1% per rendere valida la votazione…
Questo perché se le tematiche della consultazione non piacciono al Sovrano, allora si prova a cancellarle con decreto governativo, scavalcando l’intero iter costituzionale e arrogandosi poteri che in realtà non ha. E infatti il Pornocrate già parla come se il referendum del 12 e 13 Giugno 2011 fosse stato eliminato, a suo insindacabile giudizio, e non fosse invece tuttora VALIDO.
Dinanzi ad una simile violazione della sovranità popolare, per definire un abuso senza precedenti, l’aggettivo più usato dalla stampa liberale (Corriere della Sera) è: “singolare”.
Capisci bene che con simili ‘gendarmi del potere’ hai la strada spianata per ogni porcata passata, presente e futura…

«Bisogna anche dire con chiarezza che non si tratta di bombardamenti. Dalla stampa di stamattina sembra che noi ci apprestiamo così come i nostri alleati a fare bombardamenti: quelli famosi con le bombe a grappolo. Non si tratta assolutamente di questo. Si tratta di interventi con dei razzi di estrema precisione su singoli obiettivi militari… Niente a che vedere con interventi su centri civili o là dove ci possono essere delle vittime civili.»

 S.Berlusconi (26/04/2011)

Giornata particolarmente ispirata questo 26 Aprile, Anno XVII dell’era berlusconiana
Più inceronato del solito, questo barile di fard, merda e viagra, non contento di svendere a tranci pezzi di sovranità nazionale, dopo aver smarrito ogni dignità, gira per le cancellerie mondiali a braghe calate, elemosinando un posto a tavola come cameriere.
Cede a Sarkò le Napoleòn su tutta la linea, in cambio dell’appoggio della candidatura di Mario Draghi alla BCE, in modo da poter affidare il posto di governatore della Banca d’Italia ad un uomo di fede tremontiana. Alla conferenza stampa dell’imbalsamato Pornonano sembrava di assistere al teatrino delle marionette con il braccio di un invisibile ventriloquo, infilato su per il.. perineo, a muovere il giullare travestito da statista.
Emarginato a livello internazionale come un paria politicamente impresentabile, Silvione lo Sporcaccione è pronto a prostituirsi a Francia e Britannia, perché la scampi. E ci porta in guerra, unilateralmente, con l’avvallo presidenziale del Bell’Addormentato sul Colle, senza nemmeno prendersi il disturbo di interpellare quel parlamento che tanto si vorrebbe ‘centrale’.
Siccome O’Banana sta terminando le “bombe intelligenti” ed il Tesoro statunitense è a rischio default, il Pornonano ha deciso bene di correre in aiuto svuotando gli arsenali della Difesa italiana, senza alcuna contropartita, ma non prima di aver accusato gli alleati di bombardamenti indiscriminati e uso criminale delle cluster bombs.
Tanto per dire, gli AIM-2000, i missili a guida laser in dotazione ai caccia bombardieri Tornado, hanno un costo approssimativo di 400.000 euro a pezzo. Una bazzecola rispetto ai 192 missili da crociera Tomahawk, lanciati dalla Marina USA al modico prezzo di un milione e mezzo di dollari cadauno! Ai quali si aggiungono quasi 500 ordigni a sistema integrato SALH.
Così il Porcellone di guerra, per potersi esibire in qualche altra foto ricordo, si accinge a bombardare l’amico Gheddafi, col quale l’Italia sarebbe ancora legata da un Tratto bilaterale di amicizia e di alleanza militare, attualmente “sospeso” ma ancora valido. Da applicare, come la legge, a targhe alterne a seconda delle circostanze in base alle convenienze del momento.

 «Ci sono situazioni in cui la miglior forma di comunicazione è tacere. La guerra è una di queste. Non è soltanto un fatto di sicurezza militare o di opportunità politica: in guerra ci sono cose pleonastiche, che se vogliono essere spiegate invece di chiarire confondono le idee e inducono a reazioni molto pericolose, per la pelle dei combattenti e molto imbarazzanti per la politica.
Siamo entrati in guerra contro la Libia trascinati dall’imbarazzo di stare dalla parte sbagliata, ma abbiamo spiegato che non era una guerra. Abbiamo sostenuto Gheddafi mentre allestivamo la flotta per colpirlo, abbiamo stretto patti inapplicabili e poi li abbiamo violati  spiegando che erano “sospesi”. Abbiamo cercato di scardinare la coalizione franco-britannica che sosteneva i ribelli, dicendo che era colonialista, e poi ci siamo schierati dalla sua parte. Abbiamo invocato l’intervento della Nato e ne abbiamo frenato l’azione. A chi deve imparare a combattere, abbiamo promesso istruttori “pacifici” e aiuti umanitari. Abbiamo escluso l’intervento militare europeo ed abbiamo chiesto che l’Europa ci aiutasse nell’emergenza profughi. Abbiamo messo a disposizione basi e bombardieri, dicendo che avremmo vinto una guerra terrestre dall’aria. Abbiamo detto che i nostri velivoli non avrebbero sparato un colpo, ben sapendo che avremmo indebolito l’alleanza e favorito Gheddafi. Oggi spieghiamo che gli attacchi sono una necessità e saranno “mirati” solo su obiettivi militari: una ulteriore promessa destinata a non essere mantenuta, visto che la guerra di Libia è combattuta da milizie irregolari e civili armati. La tragica routine della guerra, a forza di spiegazioni e giustificazioni surreali, è diventata una farsa. Che non fa ridere.»

 Gen. Fabio Mini
 (27/04/2011)

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IL MINISTRO DELLA GUERRA

Posted in Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 settembre 2009 by Sendivogius

 “In Afghanistan bisogna restare per mantenere alto l’onore dell’Italia
 (Franco Frattini; Ministro degli Esteri – 17 Sett. 09)

Soldatini Veramente, ci avevano detto (ed alcuni ci credevano pure!) che la permanenza del contingente italiano in Afghanistan fosse una ‘operazione di polizia internazionale’ volta all’instaurazione della democraziain nome della libertàper la difesa della paceper il ripristino del diritto… ed altre fioritefantasie lessicaliche infarciscono le banalità propagandistiche in ogni campagna bellica.
Inoltre, la missione militare in terra afgana avrebbe dovuto pacificare l’intera regione; stabilizzare la turbolenta area, compresa tra i monti dell’Hindokush ed i deserti del Belucistan; piantare i semi di una solida democrazia e
liberare le donne dalla schiavitù del burqa…
Infatti, gli osservatori europei contestano qualcosa come due milioni di schede contraffatte alle ultime elezioni, che hanno visto la riconferma del presidente uscente Ahmid Karzai. A proposito di diritti e dignità femminile, proprio il presidente Karzai è il firmatario di una legge che, oltre al divieto di circolazione per le donne sposate, stabilisce lo stupro coniugale e, di fatto, la pedofilia col matrimonio di bambine con meno di 12 anni.
[Potrete avere un piccolo ragguaglio leggendo qui]
E per questi eccezionali risultati spendiamo milioni di euro ogni mese, mandando a crepare i nostri soldati!
Delle migliaia di danni collaterali tra la popolazione civile, notoriamente, non frega un cazzo a nessuno.
1880 - 66th soldier in southern AfghanistanAdesso sappiamo che la presenza militare dell’Italia in terra afghana è soprattutto una questione di prestigio nazionale e di ‘onore’… secondo un lessico ideologico di stampo ottocentesco e proto-fascista, che ben si addice alle moderne guerre coloniali dei nuovi imperi e del loro contorno di truppe ausiliarie.
Infatti, dopo ben 7 anni di guerra non-dichiarata, l’Afghanistan è frazionato in satrapie semi-indipendenti, dove i vari Signori della Guerra confluiti nella traballante ‘alleanza anti-taliban’ esercitano un potere feudale, ripartito su base clanica, e puntellato dai contingenti militari stranieri.
Il controllo del governo legittimo-laico-democratico non va oltre il centro di Kabul. Sulla sua stessa sopravvivenza ben pochi scommetterebbero, qualora venisse meno il supporto armato delle forze NATO.
Il tempo del conflitto viene dilatato in una spirale che si avvita su sé stessa in un moto perpetuo dai tempi indefiniti, senza una reale prospettiva di soluzione né evoluzione, nell’immanenza di un tempo presente cristallizzato nella minaccia perenne.

Il tempo di guerra è il periodo che la gente trascorre sotto i bombardamenti. Molti popoli oggi conoscono il tempo di guerra, direttamente, come i nostri nonni e genitori hanno conosciuto quello delle guerre mondiali.
 Il tempo della guerra non è la contingenza del conflitto armato ma è il periodo in cui tutto ruota intorno all’idea della guerra, ai suoi riti, alle sue minacce. Questa idea pervade oggi ogni politica e ogni attività internazionale. Sembra che non ci sia più altra soluzione che la guerra, altra chance che la guerra. Per farla le è stato perfino cambiato il nome. Gli stessi sforzi per la pace ruotano attorno all’idea di evitare la guerra e nel frattempo essa è tenuta allo stato di immanenza, con la paura. Il tempo della guerra significa che essa è sovrana e sovrasta ogni attività umana. Mentre il tempo di guerra è razionale perché rappresenta un punto eccezionale di esplosione della violenza, il tempo della guerra, come forma mentale, è una tendenza di lungo periodo e quindi irrazionale perché contrasta con le aspirazioni più utili all’uomo: la pace e la cooperazione fra i popoli. Paradossalmente, si può avere il tempo di guerra mentre si cercano la pace e il rispetto dei diritti, ma il tempo della guerra porta soltanto a percepire i diritti come giustificazione per la guerra.”

Sono le riflessioni del Gen. Fabio Mini, riprese da un’intervista di Anna Luisa Santinelli (14 Luglio 2009). Per intenderci, tra i suoi moltissimi incarichi, il generale Mini è stato addetto militare in Cina; osservatore militare in USA; Capo di Stato Maggiore del comando interforze NATO per il Sud-Europa; Comandante NATO in Kosovo; e grande esperto in studi strategici.

Winston Churchill asseriva che la guerra fosse una cosa troppo seria per lasciarla ai generali. Evidentemente non aveva mai conosciuto i politici italiani…

Liberthalia - LA RUSSA dux

Da bambini tutti abbiamo giocato coi soldatini, ma qualcuno continua a farlo anche da adulto con risvolti preoccupanti. È il caso di Ignazio Benito La Russa, lo scoppiettante Ministro della Guerra arruolato alla corte di Re Silvio.
La Russa appartiene alla nutrita schiera di folgorati  che si improvvisano grandi strateghi e, travestiti da generali, tengono il proprio culo comodamente al sicuro dietro le retrovie. In qualità di ministro, probabilmente si crede un incrocio tra Rommel ed Alessandro il macedone.
LA RUSSA IN AFGHANISTANLa Russa ferox, quello che trapiantato da almeno 40 anni a Milano parla ancora come un picciotto da “Commissario Montalbano”, è colui che più di ogni altro si è battuto per la modifica delle regole di ingaggio, che disciplinano la condotta dei militari italiani impegnati in missioni all’estero. Con la rimozione dei “caveat” e l’estensione delle ‘regole’ in senso maggiormente operativo, per interventi armati di tipo offensivo e l’impiego attivo in azioni di combattimento, il contingente italiano è diventato a tutti gli effetti una forza belligerante impegnata in operazioni di guerra. È superfluo dire che ciò risulta in palese contrasto con il dettame costituzionale e le finalità stesse della missione. 00 - Afghanistan (Dic.1878) - Peiwar Kotal battle
Tuttavia, La Russa (alias la ‘Volpe di Battriana’) non era ancora soddisfatto…
Vuoi per distinguersi con gli altri contingenti occidentali; vuoi per acquisire benemerenze atlantiche; vuoi per una insana idiozia… la Volpe di Battriana ha ottenuto che il corpo di spedizione italiano (2800 unità) venisse dislocato nel pericoloso settore sud-occidentale dell’Afghanistan, tra le province di Herat e Farah (proprio là dove i talebani sono più coriacei), insieme ad un distaccamento di 500 soldati di stanza a Kabul (a rotazione tra paracadutisti e alpini). map of Afghanistan

Nella loro nuova veste operativa, le truppe italiane, devono arginare l’avanzata dei talebani che da Farah premono verso le province occidentali del Nord e contenere le infiltrazioni dei talebani cacciati dall’offensiva anglo-americana nella vicina provincia di Helmand.
Soprattutto gli italiani devono assicurarsi il controllo ed il costante sminamento della route 517, la principale arteria stradale che attraversa tutto il territorio di Farah e collega il capoluogo provinciale alla cosiddetta ‘Ring Road’: la circolare dal quale si irradiano le principali linee stradali dell’Afghanistan.
La ‘messa in sicurezza’ della route 517 è il motivo dei frequenti giri di perlustrazione delle pattuglie meccanizzate dell’esercito italiano. A battere la strada 517 sono i convogli formati dal veicolo VTLM ‘Lince’, che la truppa chiama meno prosaicamente “scarrafone”. Maggiori sono le uscite di pattugliamento, più aumentano i rischi di attentati esplosivi ed il rischio di cecchinaggio a colpi di lanciagranate RPG… Si tratta di attacchi come quello che il 14 Luglio 2009 ha ucciso il c.m. Alessandro Di Lisio.
Approssimativamente, questo è il trappolone esplosivo nel quale lo zelo della Volpe di Battriana ha cacciato le truppe italiane.
I famosi ‘blindadi linge‘, come li chiama La Russa, sono una variante del versatile VM-80 di produzione Iveco, rinforzati con una corazzatura leggera. Al contrario dei più resistentiPUMA autoblindo PUMA e dei pesanti cingolati DARDO, hanno il pregio di essere più veloci, più maneggevoli e dinamici ma, a dispetto di quanto si dice, offrono una protezione sicuramente minore per l’equipaggio. E l’ultimo attentato nella capitale Kabul lo dimostra in modo eloquente.
DARDONell’esplosione che ha ucciso sei paracadutisti del 186° Reggimento c’era anche il c.m. Pistonami, che il 03/08/09 aveva rilasciato un’intervista profetica a Barbara Schiavulli, inviata del settimanale “L’Espresso”. Il reportage aveva un titolo eloquente: “Trappola Afghanistan”.
Ne riportiamo una parte significativa:

“Il primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami, come il collega Di Lisio deceduto il 14 luglio scorso, è un mitragliere, quello che sta in ralla, il più esposto perché sbuca con il corpo fuori dal Lince. “Esco tutti i giorni, faccio da scorta a materiali e persone”, racconta Pistonami, 26 anni di Lubriano (Viterbo): “Il mio è il ruolo più importante della pattuglia, ho più campo visivo e uditivo, con un gesto posso fermare le macchine che passano”. Un lavoro pericoloso, di concentrazione e tensione che lascia poco spazio alle emozioni. “Purtroppo la mia famiglia guarda i telegiornali”, aggiunge con un sorriso, “ma sono tranquilli quando mi sentono tranquillo, per fortuna ci sono Internet e il telefono”. Il posto che occupa Pistonami qualcuno lo chiama ‘sedile della morte’ e spiega che ormai molti mezzi militari di altri contingenti tengono il militare dentro al blindato con un sistema di comando per pilotare la mitragliatrice fuori. Per quanto riguarda i nostri, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, pensa di aggiungere una protezione, una sorta di torretta. Il ministro ha anche promesso l’invio, già approvato da un decreto, di due nuovi Tornado, che si aggiungeranno ai due parcheggiati a Mazar-i- Sharif, non appena sarà pronta la pista dell’aeroporto di Herat, sulla cui data di apertura non ci sono tempi certi. I Tornado italiani, come quelli tedeschi, per ora vengono usati come ricognitori, ma il governo non nega la possibilità di aggiungere cannoncini, trasformandoli in mezzi che possono sostenere azioni di combattimento. Ma tutti questi accorgimenti per rendere più sicura la missione arriveranno fuori tempo massimo, comunque dopo il periodo fatale che coincide con la campagna elettorale. Così, mentre in Italia il governo si spacca sulla questione cruciale se rimanere o meno in Afghanistan e la Lega, Bossi in testa, mostra tutto il suo scetticismo, qui i soldati affrontano la loro guerra quotidiana senza nemmeno il conforto di avere alle spalle un esecutivo concorde circa l’utilità del loro impegno.”