Archivio per Evasione fiscale

Doppelgänger

Posted in Muro del Pianto, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , on 26 luglio 2013 by Sendivogius

Soskashining - Soska Sisters

Secondo un’antica leggenda tedesca, ognuno di noi avrebbe un “doppio”: non un semplice sosia, ma una copia uguale e contraria della quale ignoriamo l’esistenza, pure inscindibilmente connessa alla nostra. Il doppelgänger ci assomiglia come un’immagine riflessa nello specchio, ma la sua natura è antitetica alla nostra. A volte costituisce una sorta di nemesi dispiegata sulle nostre azioni, come nel “William Wilson” di E.A.Poe. Più spesso rappresenta una proiezione demoniaca del nostro inconscio, incarnando in una controparte maligna le nostre paure più recondite… Come entità soprannaturale è assai simile ad una larva spettrale. È malizioso… e in quanto tale guarda con invidia il suo gemello ‘umano’, al quale anela sostituirsi. La sua presenza è immanente ed il suo influsso sempre perturbante. In ogni caso, secondo il tenebroso folklore teutonico, nessuno dovrebbe mai incontrare il proprio doppelgänger, se non vuole essere travolto dalla sventura e quindi condotto alla rovina…
Nella psicanalisi, il tema del doppelgänger è funzionale alla spiegazione dei fenomeni di straneamento e dissonanza cognitiva, collegati alla riconfigurazione strutturale di una identità in crisi, in una sorta di insanabile dualismo che spesso si risolve nell’inazione.

L'Isola dei morti - Arnold Böcklin

Dalle brumose contrade mitteleuropee ed anglosassoni, l’inquietante doppelgänger sembra essersi trasferito da tempo nelle più solari terre latine. Essi vivono e sono tra noi! Destinati a non incontrarsi mai, copia e originale si sovrappongono e agiscono ognuno all’insaputa dell’altro, in un connubio così stretto da essere ormai impossibile distinguere l’originale, sempre più esangue, dal suo doppione, incredibilmente intraprendente…
Stefano Fassina A livello prosaico, un tipico esempio di italico doppelgänger è Stefano Fassina: entità vuota e ciarliera, dove gli opposti convivono e si annullano indistintamente in un vorticoso susseguirsi di doppie negazioni, nella conciliazione impossibile degli ossimori, senza che vi sia mai una affermazione stabile di principi e di pensiero. In perenne dissociazione con se stesso, vive alimentandosi delle proprie contraddizioni senza apparente soluzione di continuità. Come per il terzo principio della dinamica, ad ogni atto di Fassina corrisponde una azione uguale e contraria del suo doppelgänger, con il medesimo risultato: la confusione che genera il Nulla e alimenta le fortune di effimeri cialtroni come il Grullo pentastellato ed i suoi ensiferi. 
D’altronde, la vicinanza prolungata al governo coi papiminkia del postribolo berlusconiano non aiuta il povero Fassina ed anzi ne acutizza il disturbo dissociativo, aggravato da una probabile ansia di approvazione, che lo spinge ad allinearsi in fretta su pressione esterna su qualsiasi questione: da anti-liberista ad alfiere del rigorismo più estremo; da critico intransigente del governissimo a vice-ministro del medesimo… Nell’applicazione pratica, le sue idee vengono cambiate più rapidamente di un paio di mutande usate, per aderire in fretta alla nuova situazione cogente: anti-militarista coi pacifisti e militarista coi generali; più berlusconiano di Brunetta; bottegaro tra i bottegari
Per questo, in un Paese dove l’evasione fiscale ha raggiunto i 257 miliardi all’anno, bisogna comprenderlo quando all’assemblea di Confcommercio dichiara che si tratta prevalentemente (l’avverbio è tutto) di una “evasione di sopravvivenza”.
Del resto, con Fassina non si capisce mai se parli lui o il suo doppelgänger, nell’impossibilità di distinguere l’originale ormai sbiadito nella sua copia:

S.Fassina 14/01/13. È tempo di elezioni ed il prof. Fassina, nelle vesti di responsabile economico del PD, dopo aver criticato per mesi le (catastrofiche) politiche monetariste del Governo Monti, chiosa serafico quant’altri mai:

«Se il nostro partito andrà al governo non rinegozieremo il Fiscal Compact, né abrogheremo il pareggio in bilancio in Costituzione.»

Fassina doppelgängerPoi però ci ripensa e, incurante della contraddizione, il suo ‘doppio’ o chi per lui rettifica a debita distanza (il 12 Marzo):

«Gli elettori italiani, dopo quelli di tanti altri Paesi europei, hanno confermato una valutazione che è da tempo sotto gli occhi di tutti, prevedibile e prevista: la moneta unica, dato l`assetto di governance dell`euro e le politiche mercantilistiche prevalenti, è insostenibile. Lo scenario per larga parte dell`euro-zona è di depressione, aumento della disoccupazione e innalzamento del debito pubblico. Austerità autodistruttiva e svalutazione del lavoro aggravano la questione sociale e, inevitabilmente, la questione democratica. Gli elettori italiani a stragrande maggioranza hanno detto no all`Agenda Monti, ossia all`agenda dell`euro-zona, non a causa dei sacrifici enormi e iniqui ma in quanto consapevoli che, al di là di singole misure utili, la rotta seguita dall`euro-zona è senza prospettive.»
  (12/03/13)

fASSINA (7) Il 15 gennaio del 2013, riferendosi a Mario Monti candidato ed al suo direttorio tecnocratico di automi telecomandati, il Fassina, contemporaneamente all’opposizione e nella maggioranza di governo, tuona inflessibile più che mai:

«Chi offre soluzioni tecniche sotto la bandiera di un supposto interesse generale unico, declinato a prescindere dalla volontà popolare, faccio fatica a non pensare che voglia solo la difesa dei più forti.»
  (15/01/13)

Fassina doppelgänger (7)A distanza di nemmeno 24h, interviene subito il suo doppelgänger:

«Noi collaboreremo con Monti, anche se dovessimo vincere al Senato. Si apre una stagione durissima, in cui tutti i riformisti sono chiamati a un lavoro comune»
  (16/01/13)

 fASSINA (3) Tuttavia, il meglio di loro stessi Stefano Fassina ed il suo inquieto doppione lo danno durante la campagna elettorale e nel periodo convulso, che precederà il varo del governissimo dalle larghe intese:

26/02/2013. «Le risposte alle emergenze sociali, economiche, e morali di questo Paese sono incompatibili con un accordo con il PDL.»

03/03/2013. «Sarebbe grave tornare al governo tecnico, a qualcuno che non si è misurato con il consenso e che provi ad imporre una agenda astratta. Allontaneremmo ancora di più i cittadini dalla politica. Dobbiamo ascoltare il messaggio che è arrivato che riguarda noi, le capitali europee, che riguarda Francoforte.
[…] Si deve consentire a chi è arrivato primo alle elezioni di poter offrire una prospettiva di governo al Parlamento, verificare il risultato del voto. Se non ci sono le condizioni si deve tornare rapidissimamente alle elezioni perché la democrazia funziona così. Non ci sono alternative. I cittadini hanno dato indicazioni chiare, se non c’è la maggioranza si torna alle urne per verificare la possibilità di costruire una soluzione alternativa.
[…] Credo che vada ascoltato il messaggio degli elettori. Deve stare a Palazzo Chigi chi ha ricevuto il consenso. Se non è possibile si deve tornare a chiedere il consenso agli elettori, se vogliamo salvare oltre che l’economia anche la democrazia. Altrimenti veniamo travolti da questa disattenzione

07/03/2013. «Non siamo disponibili ad alcun accordo con il Pdl. Se non ci sono le condizioni per fare un Governo di cambiamento con il M5S si deve tornare alle elezioni.»

10/04/2013. «C’è troppa differenza tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori. Abbiamo visioni e prospettive alternative. Berlusconi non è affidabile, è uno che ha comprato uno o più senatori per far cambiare la maggioranza. Discutiamo di moralità della vita pubblica e non possiamo affrontare questi problemi con chi ha piegato le regole a suo uso e consumo. Anche Renzi fuori dalla propaganda deve riconoscere questa distinzione.»

Fassina doppelgänger (3)E infatti Matteo Renzi la grande ammucchiata non la vuole affatto. Ma secondo Fassina la sua posizione è troppo defilata e la sua opposizione non così netta.
Al contrario, l’intransigenza del “giovane turco” è senza se e senza ma e non ammette cedimenti:

21/03/2013. «Siamo il partito di maggioranza e Bersani chiederà di essere incaricato. Al Senato non ci sono i numeri? Non sarebbe una novità successe già nel ’94 con Berlusconi.
Berlusconi non ha né credibilità politica né programmi condivisibili, quindi non se ne parla.
[…] Noi un governo con un partito che convoca i parlamentari davanti al tribunale, che compra i deputati non lo faremo mai!»

fASSINA (2)Se il concetto non fosse abbastanza chiaro, Stefano Fassina ribadisce ripetutamente:

24/03/2013. «È grave che, in ore decisive per la costruzione di un governo adeguato alle sfide di fronte all’Italia, una parte del PD intervenga per indebolire il tentativo del Presidente incaricato Bersani, prospettando una possibile maggioranza con il PdL per un “governo del presidente”. I cittadini italiani alle elezioni hanno chiesto inequivocabilmente un cambiamento, sia sul terreno dell’etica pubblica sia sul terreno della politica economica. Un partito guidato da chi per venti anni ha praticato un uso proprietario e personalistico delle istituzioni non può essere interlocutore di un governo del cambiamento. Qualunque compagine governativa, in qualunque forma presentata, sarebbe impossibilitata dal sostegno del PdL a realizzare il cambiamento. Non sarebbe tanto un problema del PD. Sarebbe un danno enorme per la residua credibilità delle istituzioni democratiche perché non si riuscirebbe ad affrontare le emergenze politiche e economiche. Gli obiettivi di parte, di una parte del PD, non dovrebbero essere anteposti all’interesse del Paese.»

25/03/2013. «Un esecutivo con il Pdl è impensabile e non risponde a quanto detto ai cittadini»

26/03/2013. «Noi al governo con Berlusconi ed il partito della compravendita parlamentare, di Ruby, delle ad personam, non ci andremo mai!»

09/04/2013. «Oggi non vedo le condizioni per poter fare un’alleanza di governo PD-PDL…. Ritengo che non ci sia nessuna possibilità di fare un governo insieme.»

10/04/2013. «Berlusconi è inaffidabile. Nessun governo è possibile con il PdL»

Fassina doppelgänger (2)Finché non si giunge al fatidico 29 Aprile 2013, con l’insediamento dell’esecutivo PD-PDL-Monti, per la prosecuzione pedissequa delle politiche economiche di quest’ultimo, a completamento del servizietto cominciato altrove:

“È un governo al servizio del Paese. E questo è un dato importante”

fASSINA (5) Del governo di larghe intese, Stefano Fassina diventa viceministro dell’economia, sottoscrivendo scelte che, a parole, sembrava non aver mai condiviso…
Fassina doppelgänger (5)Nella sua nuova veste istituzionale, non troverà niente da eccepire sull’etica pubblica di chi “ha praticato (e continua a praticare) un uso proprietario e personalistico delle istituzioni” e sul “danno enorme per la residua credibilità delle istituzioni democratiche”…

Il dubbio che qualcosa non sia andato proprio per il verso giusto viene definitivamente fugato il 28 Maggio, a conferma di una metamorfosi (sostituzione?) ormai completa:

«Il governo Letta non è il governo dell’inciucio, il senso politico dell’operazione Letta è stato compreso e apprezzato»

fASSINA (1)Perché se non suscita più alcun imbarazzo condividere gli scranni di governo, al fianco di chi spergiurava che una certa Ruby fosse la nipote di Mubarak, ancor meno ne crea la difesa sperticata e ad oltranza dell’inventore dell’omonimo Lodo Alfano, Fassina doppelgänger (1)promosso ministro degli Interni e vicepremier, del quale peraltro non si preavvisa  “responsabilità oggettiva” circa la deportazione di dissidenti e relativi familiari presso un dittatore asiatico, previa presentazione di prove false. Né suscita indignazione la confezione di nuove leggi ad personam per la depenalizzazione o il ridimensionamento dei reati che interessano i soliti noti…
Stefano & FassinaEvidentemente, Fassina & Stefano si muovono separatamente: l’uno all’insaputa dell’altro.

Homepage

LE PAROLE E I FATTI

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 novembre 2012 by Sendivogius


Ci sono due modi per smantellare l’impalcatura sociale di un Paese:

1) Da una parte, l’impeto fracassone e la cialtroneria ducesca delle nuove oclocrazie populiste, che si alimentano dell’esibizionismo pornografico e dell’arroganza pacchiana dei provinciali arricchiti, attraverso il saccheggio compulsivo della respublica.
2) Dall’altra, il mondo fluttuante della finanza globalizzata, il verbo liberista sceso ad ispirare i teatrini della post-democrazia, che diventa carne geneticamente modificata nell’austerità tecnocratica di distinti signori borghesi, provenienti delle aristocrazie timocratiche e dalle sagrestie della finanza bianca d’ispirazione confessionale.
In entrambe i casi, a perderci è la Democrazia.
Solitamente, il primo sistema si nutre del gigionismo esasperato di vecchi avanzi da cabaret. Spesso, la loro eccitazione istrionica attira troppe attenzioni e viene reputata sconveniente nei salotti che contano: gli utili idioti hanno in genere tempi di scadenza ravvicinati. Perciò, la tendenza a strafare e l’eccessiva sovraesposizione finiscono quasi sempre con l’annullare gli effetti desiderati. Nei casi più estremi, si rischia di mandare a puttane intere nazioni. E mai metafora fu interpretata alla lettera come in Italia!

Al contrario, il secondo sistema punta all’esatto opposto del primo: liquidata la volgarità dei servi, concentra tutto sulla sobria austerità della nobiltà padronale, travestita da buon fattore. Se il trucco riesce, si finisce con lo scambiare la tutela di una serie di interessi proprietari per interessi comuni. La prassi ordinaria rifugge da gesti eclatanti e da ignobili pagliacciate. Piuttosto, si nutre di imperativi categorici, quasi sempre provenienti da entità astratte di eterea collocazione: Ce lo chiede l’Europa… Bisogna assecondare le percezioni dei mercati… Ce lo chiedono gli investitori
È un po’ come Mosé che sente le voci e convince il popolo a seguirlo nella “Terra Promessa”, salvo girare a vuoto per 40 anni in un deserto inospitale!
Il paradosso più eclatante di una situazione surreale, che la dice lunga sulla maturità democratica di un popolo e l’intelligenza politica degli italiani, è di aver considerato come una cosa assolutamente normale la presenza in cucina di un pornomane che grufola, mangia con le mani e flatuleggia, mentre si ingozza insieme alla sua vorace corte dei miracoli. Secondo i moderati nostrani, non c’era niente di meglio disponibile sulla piazza. Invece, si è reputata un’eccezione la presenza di un’ospite che a tavola si serve di coltello e forchetta, sa come si usano e conosce le basi della buona educazione.
È il caso fortunato del prof. Mario Monti: antitetico nei modi e nell’aspetto al suo predecessore, ne eredita il programma di governo e la prassi emergenziale, insieme a certe estemporaneità promozionali: come il Pornonano, va in giro per il mondo a rilanciare l’immagine del Paese e la propria (fortunatamente con effetti diametralmente opposti!). Avido di complimenti e di riconoscimenti, ad un anno dal suo insediamento al governo, se li tributa da solo con manifesti celebrativi pubblicati on line sul sito del governo: 14 pagine di indulgente auto-sbrodolamento. Naturalmente, non perde occasione di incensare il suo operato, con un’opera dal titolo evocativo: Le Parole e i Fatti. Evidentemente, il magnifico professore non sa che chi si loda s’imbroda. E magnifiche sono state le circostanze di promozione editoriale: all’Università Bocconi, davanti una platea di privilegiati, mentre all’esterno dell’ateneo privato gli studenti della scuola pubblica in protesta contro i tagli del governo all’Istruzione venivano manganellati dalla polizia.
Raccoglie il copione dal passato, ma reinterpreta il tutto in maniera “sobria” all’insegna dell’Austerità. Ad un anno dall’insediamento del professore e del suo direttorio tecnocratico, così com’era comparsa inaspettata, come per incanto la famigerata crisi è svanita.
I risultati ci sono, ma non si vedono (è sempre un problema di percezione!). E dunque, ad un anno di distanza vediamoli questi risultati così eclatanti…
I dati sono desunti dalla Banca d’Italia ed elaborati dal Sole 24 Ore (noto foglio bolscevico). Giudicate da soli:

DER PROFESSOR
Dalla sua realtà parallela, Mario Monti interpreta il triplice ruolo di Commissione, Studente e Professore, si valuta da solo e ovviamente si promuove a pieni voti.
In un afflato rassicurante, ci fa sapere che l’Italia è una grande potenza industriale (ma va?!?) dai solidi fondamenti economici e sopratutto (udite! udite!):

L’Italia non è un paese debitore, non deve neanche un euro ai fondi ‘salva-Stati’ ed è il terzo contributore non solo dei bilanci Unione Europea, ma anche dei salvataggi verso Atene e il Portogallo.
 (18/11/2012)

Ad un anno dalla terapia ‘tecnica’ che sta stroncando il nostro tessuto produttivo e sociale, apprendiamo dunque che l’Italia non solo non è mai stata a rischio default e che, nonostante un debito pubblico nel frattempo lievitato a 2.000 miliardi (in massima parte pregresso), il Paese non è esposto verso i creditori esteri, ma si può altresì permettere di foraggiare gli anelli deboli della UE. E dunque la famosa emergenza?

«Il governo ha cercato di mettere in sicurezza i propri conti pubblici, come richiesto dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea […] Per farlo si sono messe in atto politiche rigorose ma necessarie sia in termini di consolidamento di bilancio che di riforme strutturali. Il governo ha proseguito in questo senso l’impegno preso nell’estate del 2011 dal precedente esecutivo di portare il bilancio dello Stato in pareggio già nel 2013, cioè prima rispetto a tutti gli altri stati dell’Unione Europea

Praticamente, in base al necrologio celebrativo per la prossima dipartita di questa pestilenza tecnocratica, il direttorio bocconiano ci sta dicendo che ha guidato l’Italia verso la peggiore recessione degli ultimi 80 anni, con incipienti fenomeni di stagflazione e depressione economica, per fare bella figura con la BCE ed i tecnoburocrati di Bruxelles, quando poteva negoziare condizioni meno draconiane?!?
E se al contrario la crisi congiunturale del Paese era così grave, perché non si è intervenuto in anticipo per la rimozione del Pornocrate e la sua banda di predoni? Perché non si è intervenuti finché la situazione era ancora recuperabile, nel lontano Dicembre 2010, quando il governo del pornonano fu salvato con la più scandalosa compravendita di voti della storia parlamentare e grazie ai temporeggiamenti del Monitore dall’alto del Colle, che nulla ebbe a dire sulla circostanza, né prima, né durante, né dopo?!?
In compenso, è consolante sapere cheforse alcuni errori sono stati commessi, ma che tutte le misure prese, a partire dalla fantomatica ‘riforma del lavoro’, sono state finalizzate “a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani”. E la differenza si nota! Sarà per questo che, da quando i tecnici sono arrivati al governo, sono aumentati i pestaggi legalizzati della polizia?

UN ANNO DI SUCCESSI
 Ad ogni modo, usando le “parole”, vediamoli in sintesi questi “fatti” del Governo Monti, i cui fautori millantano la prosecuzione ad libitum, in una sorta di monarchia tecnocratica per investitura oligarchica.

1. CREDIBILITÀ
Gli ostensori del direttorio tecnico sottolineano come l’Italia avesse un problema di “credibilità” in ambito internazionale… Succede, quando hai un gangster plurinquisito come premier, che fa cambiare le leggi in parlamento dai suoi avvocati-deputati, per mandare in prescrizione i processi che lo riguardano; si circonda di una corte di lenoni, papponi, faccendieri e mafiosi che gli riempiono le ville di mignotte, ripagandoli con commesse pubbliche e creste milionarie sugli appalti di Stato. E ciò è avvenuto senza che peraltro l’opinione pubblica, né stampa benpensante, né vertici istituzionali se ne scandalizzassero più di tanto.
Forse, i ‘mercati internazionali’ più che ai vizi privati del caligola brianzolo, erano molto più interessati alla solvibilità creditizia dell’Italia ed alla quantificazione del suo debito strutturato in prodotti derivati, da parte di amministrazioni locali (Regioni e Comuni) completamente fuori da ogni controllo contabile. Al contrario che da noi, gli investitori stranieri il problema se l’erano posto eccome. E cercavano rassicurazioni in proposito. Bastava sfogliare la stampa specializzata in questioni finanziarie per comprenderlo, così come certi provvedimenti scaturivano più da una ideologia neo-mercantilista del capitale finanziario, che non da un’esigenza dell’economia reale.
Noi ne avevamo parlato QUI e ripreso il discorso QUI.

2. Lo SPREAD impazzito
 Protagonista indiscusso delle disamine economiche degli ultimi mesi, è praticamente scomparso dalle valutazioni dell’agenda del Governo Monti.
Se pensate che la febbre degli spread sia stata debellata da una massiccia cura di antibiotici e dall’inoculazione di un valido vaccino, vi sbagliate di grosso.
La cura approntata per placare l’esplosione dei differenziali dei titoli di Stato assomiglia un po’ ai rimedi medioevali in caso di influenza: qualche pannicello caldo, brodo di pollo, e tante preghiere confidando nella guarigione per intercessione divina.
Una ‘ricaduta’ è possibile in qualsiasi momento…
Innanzitutto, perché le armi di distruzione di massa in dotazione alla speculazione finanziaria non sono state affatto disinnescate, o messe in condizioni di non nuocere, da chi avrebbe potuto e dovuto. Per farvi una piccola idea sull’argomento, potete leggere QUI.
E poi perché al momento c’è una sorta di tregua in armi da parte dei famigerati speculatori senza volto, i quali tutto sono tranne che sconosciuti, travolti per troppa ingordigia e attualmente in attesa (non si uccide la pecora che si vuole tosare).
Se volete avere una piccola panoramica sulle loro identità e la potenza di fuoco a loro disposizione, potete dare un’occhiata QUI.
Valutate quindi quale sia il reale potere di contrasto dei raffazzonati provvedimenti, messi in piedi dalla UE e sistematicamente boicottati da Berlino.

3. Le RIFORME EPOCALI
 Ovvero come produrre fuffa, ma venderla bene spacciandola per oro colato…
Un prodotto di marketing, per essere vendibile, richiede sempre un nome ad effetto. Nella pioggia di decreti-leggi, che ha fatto del ricorso alla decretazione d’urgenza la prassi ordinaria del Governo Monti, ci sono certamente il “Salva-Italia” ed il “Cresci-Italia”.

Il SALVA-ITALIA arriva in tempi di spread alle stelle, una voragine di discredito internazionale grazie al Grande Statista di Arcore, ed il totale fallimento della finanza creativa targata Tremonti. Quindi si concede al Governo Monti il beneficio delle buone intenzioni, sotto le pressioni fortissime del momento, con l’urgenza di mettere in sicurezza i conti pubblici.
E infatti, per non far torto a nessuna delle elite cooptate al governo nazionale, si provvede subito a garantire le banche, con la presa in carico del loro debito privato da parte dello Stato. Innanzitutto, si proroga e si amplia la concessione di garanzie dello Stato sulle passività degli Istituti di Credito. Quindi con la scusa della lotta all’evasione fiscale, si riduce il limite della tracciabilità dei pagamenti a 1.000 euro per far impazzire gli uffici di tesoreria delle grandi aziende e spingere i correntisti a usare la carta di credito (il miglior strumento di indebitamento individuale che esista). Ma ci si guarda bene dall’introdurre il registro clienti-fornitori, che permetterebbe invece di tracciare qualunque flusso ingente di denaro.
Quindi, si provvede a fare cassa, aumentando il gettito delle entrate…
In ossequio alla conformazione classista di tipo ottocentesco di un esecutivo, che sembra uscito fuori tempo massimo da un gabinetto sabaudo, NON vengono toccati i costosissimi giocattolini dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola, nel frattempo transitato alla Difesa.
Stipendi ed emolumenti dei super-manager e boiardi di Stato vengono appena lambiti dalla riforma, mentre tutte le politiche fiscali del governo vengono modulate in segno restrittivo, con il ricorso ad un fiscalismo bizantino che ha il suo punto di forza nella tassazione indiretta e, contro ogni principio di equità, è completamente sbilanciato a carico dei ceti medi e medio-bassi. Soprattutto, colpisce i consumi delle famiglie piuttosto che i redditi e meno che mai le rendite di posizione, innescando una micidiale spirale recessiva, ulteriormente aggravata dalla perdita di potere d’acquisto e contrazione salariale.
Anni di studi e ricerche specializzate nell’olimpo accademico della teoria economica, hanno prodotto risultati eclatanti e provvedimenti altamente tecnici come l’aumento delle accise sui carburanti, l’aumento di due punti dell’IVA, delle sigarette e degli alcolici.
Sono queste alcune delle riforme epocali che hanno stupito il mondo!
Al contempo, il Governo Monti esclude categoricamente ogni forma di ‘patrimoniale’ o di reale contributo da parte dei redditi più alti, con prelievi sui patrimoni mobili e finanziari. La motivazione ufficiale è che una patrimoniale, sui valori mobiliari e non, in realtà è stata già introdotta.
La tutela castale dei ceti sociali di riferimento è talmente evidente nella protervia di salvaguardia di classe, da risultare quasi provocatoria nell’irrisorietà degli atti…
 TASSAZIONE IMMOBILIARE. Si introduce l’IMU, con la tassazione della prima casa e delle proprietà immobiliari, ma si rimanda ad un secondo momento la revisione degli estimi catastali, col risultato che gli immobili vengono tassati a prescindere dal reddito, dalla composizione del nucleo familiare e di eventuali persone a carico, senza alcuna progressività nel calcolo delle aliquote né la possibilità di esenzioni. Si tassano i vani, ma non l’estensione in mq. In compenso, fino ad ora è escluso dal pagamento dell’IMU l’immenso patrimonio immobiliare del Vaticano, beneficiato da anacronistiche guarentigie.
In pratica, un disoccupato che ha perso il lavoro, ma con il mutuo da pagare e una famiglia da mantenere, deve versare la tassa di proprietà sulla casa in cui vive. Un convento trasformato in albergo extralusso invece non paga nulla.
 RENDITE FINANZIARIE. Dopo molte insistenze, il Governo Monti ha introdotto una tassazione sui cosiddetti “capitali scudati”, ovvero sui soldi riciclati all’estero da delinquenti ed evasori fiscali, rientrati in Italia grazie al condono di Giulio Tremonti [QUI].
L’aliquota aggiuntiva di bollo è fissata al 10 per mille (avete letto bene!) per l’anno 2012, al 13,5 per mille per l’anno 2013 e al 4 per mille a decorrere dall’anno 2014 dei capitali, che rimangono così anonimi. Ma per coloro che decidono di rinunciare all’anonimato non è dovuto alcun importo!
Viene introdotta la revisione del bollo su titoli, strumenti e prodotti finanziari, con la strabiliante aliquota dell’1,5 x mille. È un’imposta di tipo regressivo: più soldi hai e meno paghi.
In pratica, per un conto titoli di 50.000 euro si pagano circa 50 euro. Ma in ogni caso la tassa non può superare un importo massimo di 1.200 euro: sia che si abbia un patrimonio da un milione di euro, o da dieci o da cento milioni, il contribuente continuerà a versare sempre lo stesso importo per non più di 1.200 euro.
Al contrario, l’imposta sui conti deposito (in pratica i libretti postali al risparmio) sale allo 0,15% col risultato che i risparmiatori si trovano a pagare più tasse di chi specula in Borsa.
Quantomeno, è stata reintrodotta l’addizionale erariale per i veicoli oltre i 185 kw. Il Pornocrate aveva circoscritto il pagamento ai veicoli superiori a 225 kw. Ma l’imposta diminuisce sensibilmente in base all’anno di immatricolazione.
 Ed è stata ripristinata altresì l’imposta erariale su aerei ed elicotteri privati e barche. Berlusconi l’aveva abolita nel 1994 con un occhio alla sua flotta privata e l’altro a quella dei suoi amici. E’ ovvio che in assenza di controlli supplementari ed una migliore definizione della norma, la tassa può essere facilmente elusa, registrando aerei e yacht all’estero. E quindi è inefficace
Ci si richiama genericamente ad una lotta senza quartiere contro gli evasori fiscali, ma a tutt’oggi non è stato ancora approntato lo strombazzato “redditometro”, per la verifica incrociata dei dati tra reddito dichiarato e patrimonio posseduto. Né è stato firmato, nonostante le profferte della controparte elvetica, il patto con la Svizzera per la consegna dei nominativi degli evasori che nascondono i soldi nei caveau d’oltralpe. In compenso, si lanciano messaggi in codice agli evasori: forse, non so quando, dovrò fare una patrimoniale o scovare i vostri capitali anonimi… perciò, fate sparire il malloppo finché siete ancora in tempo! In ogni caso, il povero evasore può sempre contare sul pagamento di una aliquota ridotta al 25% e comunque trattabile

 Nel cosiddetto Decreto CRESCI-ITALIA si ravvisano tanti buoni propositi, ma nel concreto risultati risicati. A meno che non si voglia credere davvero che la soluzione alla disoccupazione giovanile consista nell’improvvisarsi tutti imprenditori, con capitale sociale di un euro, ma 45 giorni per aprire un C/C alle Poste e 5.000 euro o più da versare in contributi annuali, a prescindere dalle entrate e dal ritorno economico dell’attività commerciale, anche se a gestione unica.
Le liberalizzazioni delle tariffe e la revisione degli Ordini professionali rimangono nel novero delle buone intenzioni e più che altro si esplicano in una presa in giro che rasenta la farsa.
In merito alla crescita, più che intravedere la luce alla fine del tunnel, sembra di osservare la luna dal fondo di un pozzo… Freschi di giornata sono gli ultimi dati ISTAT, su fatturato e ordinativi dell’industria, in riferimento al Settembre 2011. Nell’ordine, rispetto al mese di Agosto (un periodo di solito fiacco), l’industria registra una riduzione del 4,2% dei fatturati, con una diminuzione del 3,7% sul mercato interno e del 5,3% su quello estero.
Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano cali congiunturali per l’energia (-9,6%), per i beni strumentali (-4,7%), per i beni intermedi (-4,5%) e per i beni di consumo (-1,5%).
La diminuzione più pesante si verifica nel settore della metallurgia, con un devastante -15,5%. Che nei fatti si traduce in licenziamenti di massa per un’industria in via di dismissione. Fino a pochi anni fa, prima dei vincoli UE, eravamo uno dei principali produttori europei, in concorrenza con la Germania. Coincidenze?
Da notare che il crollo della fabbricazione di lavorati in metallo comporta una flessione delle nostre esportazioni (che costituiscono ormai la voce più importante del nostro PIL), con un abbassamento delle vendite di macchinari e apparecchi in Cina, Francia e Germania (a tutto vantaggio di quest’ultima). La diminuzione tendenziale di tali esportazioni comporta un punto in meno del PIL.
Prodotto Interno Lordo che in alternativa si è pensato di incrementare con una serie di proposte demenziali, tipiche dei nostri ‘economisti’ da salotto, che nulla hanno capito della crisi ma hanno le idee chiarissime su chi debba pagarne le conseguenze: più ore lavorate a parità di salario, riduzione della pausa pranzo; eliminazione delle pause da 10 minuti in catena di montaggio dopo 4 ore di lavoro; cancellazione delle feste nazionali, ma solo quelle laiche! Si elimina la celebrazione di fondazione della Repubblica, la Festa dei Lavoratori (che di questi tempi hanno poco da gioire)… In compenso si festeggia la Befana, per non dispiacere il Vaticano.
Altri bagliori nel buio hanno illuminato in tempi recenti l’operato dei professoroni di finanza e governo [QUI].
Sulla famigerata controriforma del lavoro, fatta per rispondere ad una percezione dei mercati piuttosto che ad una serie di problematiche e distorsioni oggettive, che spaccia per nuove alcune normative e tutele già esistenti, ma cancella tutte le altre senza minimamente incidere sulla precarietà lavorativa, abbiamo già parlato diffusamente QUI e anche QUI.
Tuttavia, la parola d’ordine è sempre la stessa: “Monti ha salvato l’Italia”.
C’è da chiedersi chi salverà gli italiani…

Homepage

REWIND

Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags , , , , , , , on 28 ottobre 2012 by Sendivogius

Qualcuno ha detto che la “politica è sangue e merda”
Mutati i tempi, di sangue ne resta assai pochino e per di più infetto! In compenso prevale l’elemento fecale, sedimentato sotto quantità industriali di cerone.
Prematuramente seppellito, il vecchio fenomeno da baraccone torna a calcare le scene del Circo Barnum, per una personale e dimenticabilissima interpretazione del morto che parla, nella camera mortuaria allestita in tutta fretta nell’ennesimo villone di famiglia, tra drappeggi damascati e soluzioni in formaldeide, per l’esibizione del feretro animato, nel silenzio della veglia funebre.
Fresco come un paio di mutande usate, direttamente dai cimiteri viventi della politica è resuscitato il naftanilico Pornonano, ormai ridotto ad una parodia zombie di Al Capone e affiancato dal suo beccamorto di fiducia (il ferale Learch-Ghedinello).
Elastico quanto una mummia imbalsamata, cerca di sfuggire al rigor mortis sempre più incipiente, agitandosi come il cadavere elettrificato di una Drag-Queen a cui abbiano strappato via la parrucca durante la thief-parade, con la faccia impastricciata alla stregua una vecchia baldracca in disarmo e la voce impastata peggio di un fattone da anfetamine. Svanita la magia del piazzista di successo, è un disco rotto in svendita tra le pulci al mercatino delle cianfrusaglie usate.
Eppure, con ogni evidenza, certi prodotti ritornano sempre a galla…
Dopo il preambolo surreale, dalla fondazione di ospedali per bambini africani (direttamente nel resort di Briatore) alla creazione dell’università dei papiminkia, il mascherone funerario passa a ciò che più gli preme (la robba sua), snocciolando tutto il repertorio classico dell’imbonitore fallito, che oramai ripete le stesse boiate immani da almeno una ventina d’anni fino allo sfinimento, e senza un filo di vergogna, con poche novità di rilievo. Dichiara guerra alla Germania, in una personale lotta contro la “culona inchiavabile”, la quale proprio non si capisce perché mai non abbia apprezzato l’irresistibile simpatia del Pompetta Pazza dalla Brianza con turgore.
Grugnisce qualcosa sull’incomprensibile “deterioramento della propria immagine”, ulteriormente aggravato dai “sorrisini della Merkel e di Sarkozy che sono stati un assassinio della mia credibilità internazionale”. E certo deve essersi per forza trattato di un complotto internazionale, ad opera del famigerato duetto franco-tedesco che gli ha riempito la villa di mignotte, baby prostitute e nipoti d’Egitto, con relativo codazzo di papponi intraprendenti, per smerdarlo a livello globale.
Si lamenta il ducetto incartapecorito di non avere poteri dittatoriali, incapace di comprendere la differenza che intercorre tra democrazia ed autocrazia. E se non l’ha capito fino ad ora, difficilmente gli riuscirà a 76 anni suonati. A forza di frequentare tiranni dalla Libia alla Russia, passando per Minsk, avrà avuto modo di chiedere consiglio all’amico Putin ed al defunto compagno di merende africano.
Evasore conclamato e fresco di condanna per frode fiscale miliardaria, si esibisce in una lezione di economia criminale: non pagare le tasse è giusto; il computo del debito pubblico deve tenere conto dell’economia sommersa che deve essere sommata al PIL nazionale. In pratica, sta dicendo che i proventi delle attività mafiose, insieme ai capitali occultati in fondi neri tramite l’evasione fiscale, devono essere considerati una ricchezza nazionale. E spiega ad una platea di giornalisti cloroformizzati, come ciò dovrebbe influire positivamente sulla riduzione del debito e contribuire all’abbassamento dello spread sui titoli di Stato…

Sembra quasi di ascoltare un Al Capone qualunque, prima dell’esilio ad Alcatraz.
Oramai delira, sbava ovunque, si caga addosso, non intende più (non è che prima il cervello gli funzionasse tanto bene)… Sarebbe ora di staccare definitivamente la spina a questa sottospecie di malato terminale della politica demenziale, e sbarrare una volta per tutte le porte della cripta al grottesco revenant del malaffare istituzionalizzato!

Homepage

Quelle strane coincidenze…

Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 ottobre 2012 by Sendivogius

Se c’è una cosa che col tempo abbiamo imparato ad apprezzare in Antonio Di Pietro, è lo straordinario intuito col quale seleziona i suoi candidati e lo conduce inesorabilmente a scegliere le persone sbagliate. In questo, pare che disponga di un talento tutto particolare, raffinato negli anni attraverso la pratica reiterata.
 Non sappiamo come andrà a finire (né ce ne potrebbe fregar di meno) la deprimente vicenda di Vincenzo Maruccio: l’enfant prodige alla Regione Lazio, lanciato in una carriera fulminante che sembrava aver bruciato tutte le tappe e conclusa nel peggiore dei modi.
Sarebbe piuttosto curioso conoscere i requisiti di valutazione, con i quali vengono scremati certi curricula. Sembra trattarsi di un problema comune a tutti i partiti (e ora ‘movimenti’) di natura proprietaria, dove il giudizio del ‘Capo’, prima ancora di essere insindacabile, è soprattutto insondabile.
Personaggi come Maruccio non vengono su dal nulla. Meno che mai in un paese immobile e gerontocratico come l’Italia, dove si diventa maggiorenni a cinquant’anni e si vive una seconda giovinezza a settanta. Un Paese dove dietro al rampantismo di ogni ‘giovane di successo’ c’è sempre un vecchio mentore, con le opportune entrature nei salotti giusti ed i fili del burattino in mano…
A 23 anni, fresco di laurea in giurisprudenza, conseguita presso la cattolicissima università LUMSA, il misconosciuto Vincenzino è già “dirigente” nazionale dell’Italia dei Valori.
Non ancora trentunenne, viene nominato Assessore alla Regione Lazio con delega alla Tutela dei Consumatori ed alla Semplificazione Amministrativa (13/02/09) nella giunta regionale di Piero Marrazzo, su indicazione diretta del partito per volontà di Antonio Di Pietro. Superfluo dire che il giovane avvocato calabrese non solo non è stato eletto, ma nemmeno si è presentato alle elezioni regionali (del Lazio). Tempo pochi mesi, viene promosso “Assessore ai Lavori Pubblici ed alle Infrastrutture”. Si tratta di un incarico delicatissimo, che richiederebbe un minimo di esperienza, in considerazione del mare di squali in cui si deve nuotare. Tanto per dire, è il periodo in cui Angelo Balducci, ricopre il ruolo di Presidente generale del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici, dopo essere stato Direttore Generale del Servizio Integrato Infrastrutture del Lazio, e dal 2006 Commissario Straordinario per i mondiali di nuoto “Roma 2009”.
Nel 2010, cambio di giunta regionale. Vincenzo Maruccio, coi suoi 8.000 voti, è il primo degli eletti in quota IdV. Diventa capogruppo dell’Italia dei Valori nel Consiglio Regionale del Lazio, tesoriere unico del partito e membro della Commissione Bilancio alla regione, quindi segretario generale dell’IdV per il Lazio, prima del catastrofico epilogo: indagato per peculato, sospettato di riciclaggio, costretto alle immediate dimissioni dal partito.

Dimmi con chi vai e ti dirò che sei
 Negli anni gloriosi della sua attività politica, l’on. Maruccio si distingue per una indefessa attività contro i furbetti di tutte le cricche. In concreto, di fatti se ne vedono assai pochini; in compenso, le parole e le promesse abbondano, con un premio alle buone intenzioni. Poi certo c’è l’immancabile discrepanza tra ciò che si predica e quello che si pratica, nell’incolmabile separazione tra pensiero e azione…
In merito alla scandalosa gestione dei fondi regionali per le spese di partito [QUI], alla fine di settembre ’12, quando finalmente si decide di correre ai ripari e chiudere le porte a stalle ormai vuote, il solerte Vincenzino rilascia insieme al suo collega Claudio Bucci una dichiarazione congiunta:

Accogliamo con grande piacere la proposta del presidente Abbruzzese, in merito ai tagli da operare sulle spese del consiglio regionale del Lazio. Si tratta di un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini della regioni su cui, inevitabilmente, grava la spesa regionale.

Mario Abbruzzese (PdL) è il presidente dell’assemblea regionale, che ha moltiplicato i pani ed i pesci elevando a dismisura i rimborsi spese ed i finanziamenti pubblici ai partiti (da 500.000 a 15 milioni di euro), tramite un contestatissimo emendamento, introdotto in fretta e furia nelle legge di bilancio regionale del 2010.
Peccato che l’accoppiata moralizzatrice dei (porta)valori abbia ritenuto superfluo ricordare come l’aumento dei fondi sia passato anche grazie al voto favorevole di Vincenzo Maruccio (membro della Commissione Bilancio) ed il consigliere Claudio Bucci (membro dell’Ufficio di Presidenza), nonostante la direttiva ufficiale dell’IdV fosse quella di votare NO.
Claudio Bucci è un ex Forza Italia, transitato per le imperscrutabili vie della politica all’Italia dei Valori. Per rendere l’idea del personaggio, è uno che da almeno cinque anni riutilizza sempre la stessa foto, evidentemente buona per tutte le occasioni… Questioni di coerenza!

Vincenzo Maruccio sembra invece più fedele al primo amore. In concomitanza con la ascesa politica, entra nello studio dell’avv. Sergio Scicchitano, esperto in diritto societario e in particolare nel ramo fallimentare.
Calabrese pure lui (è nato a Isca sullo Ionio il 17/09/1955), Scicchitano è stato avvocato personale di Antonio Di Pietro e costituisce un pezzo pregiato dell’Italia dei Valori. Dopo aver tentato invano la carriera politica, senza riuscire mai ad essere eletto, si consola occupando ininterrottamente tutta una serie di incarichi amministrativi, preferibilmente in aziende a controllo pubblico, sotto i buoni auspici del partito.

Soprattutto, l’avv. Scicchitano è una presenza fissa nei collegi arbitrali, incaricati delle liquidazioni fallimentari per conto del Tribunale di Roma. Si tratta di incarichi eccezionalmente retribuiti e di solito appannaggio di una ‘casta’ di burocrati, ben inserita nei gangli della pubblica amministrazione. Una fonte di spesa che incide notevolmente sulle finanze dello Stato e mai lontanamente presa in considerazione dalle “riforme epocali” dei tecnocrati montiani, che tutto tagliano (ai redditi minimi) ma nulla tolgono agli appannaggi esclusivi di ‘classe’ (la loro). A suo tempo, ne parlò persino un accorato articolo del Corriere della Sera: QUI.
Per conto della IdV, è Presidente nazionale di Garanzia e, in quanto preposto all’Ufficio Esecutivo regionale, è l’uomo che sceglie e predispone la lista dei candidati da presentare alle elezioni nel Lazio.
Nel 2001 l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, lo nomina Presidente della Commissione anti-usura per conto della “Federazione internazionale dei diritti dell’uomo” (?).
Nel 2002 diventa Delegato per la tutela dei Diritti dei Consumatori e degli Utenti, nell’ambito della quale si occupa anche di nuove tecnologie digitali e banda larga. Interpellato sulla pessima copertura ADSL della capitale d’Italia, a fronte di tariffe troppo care, l’avv. Scicchitano concentra le sue preoccupazioni sul “rischio del tecnoautismo e la dipendenza da web”, focalizzando subito l’attenzione sui veri problemi, insiti nell’occulta minaccia di un internet veloce e accessibile a tutti.
Nel Luglio del 2006, Antonio Di Pietro, all’epoca titolare del dicastero per i Lavori Pubblici nel Governo Prodi, se lo porta con sé al ministero e lo nomina consigliere d’amministrazione dell’ANAS, dove rimane per tre anni.
Contemporaneamente (Aprile 2006) Sergio Scicchitano è anche presidente della LazioService: controllata pubblica e società tuttofare che si occupa dei servizi regionali e inserimento lavorativo (portierato e servizi ausiliari). In pratica si tratta di un carrozzone clientelare di collocamento politico, istituita dalla giunta Storace nel 2001 e mantenuta da tutte le amministrazioni successive, lievitando fino a 1.400 dipendenti con mansioni tutt’altro che definite.
Le fortune dell’avv. Scicchitano conoscono una brusca battuta d’arresto nel Giugno 2011, quando suo malgrado viene costretto alle dimissioni, in occasione dello scandalo che coinvolge alcuni dei più ‘blasonati’ nomi dell’imprenditoria capitolina e che ruota attorno alla maxi truffa dell’ex presidente della Confcommercio di Roma: il commercialista Cesare Pambianchi [QUI]

Cesare Pambianchi, insieme al suo sodale Carlo Mazzieri, è accusato di aver messo insieme un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio ed all’evasione fiscale, attraverso il diffuso giochino dei falsi rimborsi sui crediti IVA e la costituzione di società cartiera alla base della collaudata “truffa carosello” (che trovate anche QUI), sottraendo al Fisco qualcosa come 600 milioni di euro.
Tra le società che sembrerebbero coinvolte nella maxi-evasione ci sono anche vari marchi storici dell’arredamento come la Emmelunga e la Emmecinque, società del gruppo Aiazzone a sua volta risucchiato in un gigantesco crack:

Il rilancio del marchio e la nuova caduta

«Nel 2008 il marchio “Aiazzone” viene totalmente rilevato dall’industriale pugliese Renato Semeraro, che, insieme a Mete SpA della famiglia Borsano (Gian Mauro Borsano), “resuscitano” il marchio aprendo dapprima alcuni punti vendita nelle province di Torino e Milano, poi convertendo a insegna Aiazzone nel corso del 2009 la rete PerSempre Arredamenti e una parte della rete Emmelunga (acquistata nel 2009), con una presenza in gran parte delle regioni italiane.
Il 2009 e il 2010 sono anche caratterizzati da grossi problemi economici, finanziari, fiscali e da insurrezioni sindacali, dovute alla nuova gestione delle due famiglie (Borsano e Semeraro riunite nella società B&S S.p.A.).
Nel luglio 2010 Emmelunga e Aiazzone, marchi detenuti da B&S, Holding dell’Arredamento, Emmedue ed Emmecinque, vengono ceduti in affitto alla società torinese Panmedia.
Nel 2011 Emmelunga ed Aiazzone attraversano una grave situazione finanziaria tanto da non riuscire a rispettare i contratti di vendita con i clienti e non riuscendo ad onorare gli emolumenti ai dipendenti.
Dal marzo del 2011 il mobilificio, le cui filiali risultano chiuse “per inventario sino a nuova comunicazione”, ha smesso di effettuare consegne e ne è stata presentata istanza di fallimento da parte di fornitori e clienti. La procura di Torino apre contestualmente un’inchiesta; viene iscritto nel registro degli indagati anche il legale della B&S (l’ipotesi di reato è truffa). 
Al 21 marzo 2011 anche il sito aiazzone.it risultava non più raggiungibile.
Il 28 marzo 2011 Gian Mauro Borsano, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su mandato del gip Giovanni De Donato, in seguito alla richiesta dei pm Francesco Ciardi e Maria Francesca Loy della Procura della Repubblica di Roma, accusati di bancarotta distruttiva, fraudolenta e documentale, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, falsa presentazione di documentazione per accedere al concordato preventivo.
Borsano, Semeraro e Gallo avrebbero usato le società del Gruppo B&S (indebitate con il fisco per decine di milioni di euro) per effettuare fittizie cessioni di immobili e partecipazioni societarie, prelievi in contanti ed emissioni di fatture false a beneficio di nuove società appositamente costituite. In seguito, gli stessi indagati avrebbero ceduto in modo fraudolento la rappresentanza delle società del gruppo B&S ormai in crisi e svuotate di ogni bene, a trasferire, tramite un prestanome, la rappresentanza delle società in Bulgaria da cui sarebbe derivata la conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano per evitare la procedura difallimento avanzata dai creditori. Inoltre gli arrestati avrebbero presentato a tre diversi tribunali competenti per conto di alcune società del Gruppo, l’ammissione al concordato preventivo, allo scopo di evitare il fallimento, fornendo garanzie patrimoniali inesistenti e presentando carte false. Infine, per diversi anni, risulterebbero non versate imposte per alcune decine di milioni di euro, l’occultamento o la distruzione dei libri contabili delle aziende coinvolte. L’inchiesta, che conta un altro gruppo di indagati, non è ancora conclusa. Successivamente si è proceduto all’arresto dei protagonisti.
Il 2 Giugno del 2011 all’incirca duecento persone, con un centinaio di automezzi, scassinano un magazzino di mobili di Aiazzone, portandosi via tutto, smontando perfino parti dell’edificio. Si pensa che molti di coloro che l’hanno svuotato fossero clienti che avevano pagato merce che non hanno mai ricevuto oppure dipendenti che hanno mesi di stipendi arretrati. L’assalto è avvenuto nel magazzino Aiazzone di Pognano, dove già dal mese precedente si verificavano dei furti saltuari. Le duecento persone (soprattutto immigrati che vivono nei paesi intorno, ma anche qualche decina di bergamaschi) si sono date appuntamento alla stessa ora e sono arrivati sul posto con auto, furgoni, camioncini, anche qualche tir (alcuni di qualche noto corriere ma con il logo coperto da teli), hanno forzato la serratura e poi hanno cominciato a caricare tutto quello che hanno trovato.»

Curatore fallimentare della holding del Gruppo Aiazzone è (avete indovinato!) l’avv. Sergio Scicchitano il quale, minacciando querele contro tutto il mondo, improvvisamente si dimette da tutti gli incarichi, con una curiosa excusatio non petita:

«Non ho mai ricevuto alcun provvedimento di custodia cautelare. Sono stato coinvolto per una banale contestazione sulla mancata dichiarazione di un compenso relativo a una prestazione professionale, in merito alla quale ho fornito ampi chiarimenti documentali. Resto a disposizione per dare tutto il mio supporto per chiarire la mia posizione. Sono totalmente estraneo a qualunque tipo di “cricca”, non ho mai fatto l’imprenditore, essendo ciò incompatibile con la mia professione di avvocato, e non ho mai avuto rapporti professionali con Cesare Pambianchi e Carlo Mazzieri. Sono certo di dimostrare la mia estraneità

Nelle fattispecie, all’avv. Scicchitano viene contestata l’emissione di 6 fatture da 140.000 euro ciascuna, prodotte tra il Giugno ed il Nov. 2008 per conto della Società MINORal fine di evadere le imposte sul reddito e sull’IVA”. Come tengono a precisare i magistrati inquirenti.

«Non solo. Secondo gli atti depositati dalla Procura l’ex tesoriere dell’Idv, che sarà presto ascoltato dai pm dell’inchiesta su Maruccio, avrebbe versato sul conto corrente della madre di Scicchitano assegni per un importo complessivo di 1 milione e 100mila euro. Successivamente una cifra molto vicina, 1 milione e 52 mila euro, il 12 maggio 2010 è stata versato dalla donna su un altro conto “appositamente acceso” in favore del figlio.»

Paolo Broccacci
La Repubblica
(13/10/2012)

Sulla vicenda, e senza troppi peli sulla lingua, ci vanno giù in modo particolarmente duro i cronisti di Okroma.it, quotidiano on line, estrapolando dagli atti dell’inchiesta in corso, senza alcun beneficio del dubbio.
Noi ci limitiamo unicamente a riportare testuale:

«“Al fine di evadere le imposte, avvalendosi delle fatture false per operazioni insistenti emesse dalla società Minor spa, indicava nelle prescritte dichiarazioni annuali passivi fittizi per un importo di un milione e 120mila euro oltre Iva”. Il tutto, fino a ottobre 2009. Che più o meno è il periodo in cui incassò la nomina alla presidenza di Lazio Service (fino al 2012). Scrivono i pm che Sergio Scicchitano, “avvocato di successo del foro romano” come si legge nel suo curriculum istituzionale, avrebbe favorito con un sistema di false fatturazioni un pagamento in nero, sotto forma di immobile, effettuato dalla Citiesse allo studio Mazzieri&Pambianchi.
Un’operazione complessa, con decine e decine di assegni di importo “sotto soglia”, cioè da dodicimila euro (per sfuggire al controllo antiriciclaggio), che alla fine sarebbe servita a ristrutturare la società del gruppo Di Veroli. Un’operazione talmente irregolare che per nasconderla meglio Scicchitano decise persino di far transitare i soldi sul conto personale di sua madre, anche se per pochissimo tempo. E negli ambienti si parla pure di una certa predisposizione dell’avvocato per operazioni siffatte: Scicchitano ha già posto in essere negli anni precedenti per ulteriori 2 milioni e trecentomila euro con altre società dello studio Mazzieri&Pambianchi, denominate Delta e Libra, anch’esse trasferite in Bulgaria, su cui si sta ancora indagando

“Sergio Scicchitano, l’uomo delle false fatturazioni”
 di Massimo Martinelli
 15 giugno 2011 – OkRoma.it

 Tanto per dire, nell’inchiesta è coinvolto anche Norberto Spinucci, ex tesoriere regionale (Lazio) dell’Italia dei Valori, sospettato di aver preso parte alla frode fiscale e contribuito alle operazioni di riciclaggio.
Più che altro, nel caso dell’avv. Scicchitano sono gli inconvenienti nei quali si incorre quando si gestiscono decine di fallimenti aziendali, dalla Cirio alla Federconsorzi: un incredibile bubbone di eredità fascista, che si trascina da mezzo secolo risucchiando risorse e ricchezze.
L’avv. Scicchitano è stato, naturalmente, anche liquidatore fallimentare della Federconsorzi su incarico del Ministero delle Attività Agricole. L’attività giudiziale del professionista è stata omaggiata da un rovente articolo su Panorama.itCertamente, si tratta dei frutti perversi di malelingue invidiose e intrise di veleno.

La Profana Trinità
 Dove c’è Vincenzo Maruccio, c’è Sergio Scicchitano (suo protettore e mentore). E dove c’è l’avv. Scicchitano di solito non manca Oscar Tortosa.
In circolazione da almeno trent’anni di indefessa attività, Oscar Tortosa è un antico protagonista della politica istituzionalizzata all’ombra del Campidoglio.
Classe 1942, laureato in Sociologia, un impiego come funzionario USL (il nome antico delle attuali “aziende sanitarie”), nasce socialista ma confluisce presto nei ranghi dei socialdemocratici, entrando a far parte del Comitato centrale del PSDI nel 1969. Nel 1982 diventa Assessore al Tecnologico nella giunta tutta di sinistra del sindaco comunista Ugo Vetere.
Ci dura poco, perché nell’agosto del 1985, convertito a più moderati fumi, confluisce con tutto il PSDI nella nuova giunta del democristiano Nicola Signorello, esponente di spicco della corrente andreottiana, denunciando il fallimento dell’area laica e socialista. Giusto il tempo per ottenere un nuovo incarico come assessore al Decentramento.
Quindi transita nella catastrofica giunta di Pietro Giubilo (1988-1989): creatura personale di Vittorio Sbardella (soprannominato Pompeo Magno, ma comunemente conosciuto come Lo Squalo). Giubilo è ricordato come uno dei peggiori sindaci che la città abbia mai avuto (dopo Alemanno), attualmente riciclato nelle fila dell’UDC che l’ha prontamente ricollocato con un incarico dirigenziale alla Regione Lazio.
Nel maggio 1988 Oscar Tortosa ritorna agli antichi amori socialisti, aderisce al “movimento di unità socialista” in seno al PSDI, confluendo con armi e bagagli nel PSI craxiano:

Confluiamo nel PSI, convinti dalla scelta di Craxi nella strada del socialismo riformista.

Tanto basta per riciclarlo nella successiva giunta ‘socialista’ dell’immarcescibile Franco Carraro (1987-1991), ottenendo stavolta la poltrona dell’assessorato al Commercio. Negli anni allegri della giunta Carraro, finisce sotto inchiesta per il mega-scandalo del consorzio Census
Nell’aprile del 1991 la giunta decide di censire l’immenso patrimonio immobiliare di proprietà del Comune, giacché l’Amministrazione non sa quanti e quali siano gli immobili in suo possesso (!). Il censimento viene affidato al consorzio privato Census (nel quale confluisce la Fisia, una compartecipata FIAT), per assegnazione diretta e senza alcuna gara d’appalto, alla modica cifra di 90 miliardi di lire più IVA (e siamo nel 1991!), nonostante altre imprese avessero dato la loro disponibilità per metà del prezzo.
Nell’aprile del 1993 (giusto due anni dopo) viene indagato per un presunto giro di tangenti all’ACEA (una delle principali municipalizzate), è condannato in primo grado e quindi prosciolto. A seguire con interesse le indagini dei magistrati romani, volte a stabilire un filo conduttore col filone milanese nell’ambito del finanziamento illecito al PSI, è il pm Antonio Di Pietro che in concomitanza coi primi arresti esterna tutto il suo entusiasmo [QUI].
Evidentemente, col tempo, il Tonino nazionale deve essersi ricreduto…
Con gli anni, Oscar Tortosa (e siamo entrati nel XXI secolo) diventa il discusso presidente dell’ex Opera Pia Asilo Savoia. Quindi riprende l’attività politica in qualità di “Responsabile per la Politica Interna” nel Movimento Nazionale Italia dei Diritti: un’entità federata con l’Italia dei Valori, della quale Tortosa diventa vice-segretario regionale per il Lazio, al fianco di Vincenzo Maruccio.
Ed il cerchio si chiude: Tortosa-Scicchitano-Maruccio, fino all’attuale scandalo dei fondi della regione Lazio, che per modalità ricorda molto il reato di reciclaggio: prelievi in contanti, triangolazioni di pagamenti su più conti correnti, con importi al di sotto della soglia di tracciabilità e quindi con passaggi difficili da ricostruire, causali inesistenti o volutamente ambigue, operazioni di giroconto tramite continui trasferimenti… Proprio come nella truffa di Pambianchi.

Insomma, tutto come da manuale. Niente da eccepire, fino a prova contraria, sull’onorata rispettabilità dei personaggi. Ma qualche diffidenza sarà pure lecita?

Homepage

Dramma a Cortina

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , on 6 gennaio 2012 by Sendivogius

L’improvvida ispezione dell’Agenzia delle Entrate durante i baccanali natalizi di Cortina D’Ampezzo, sembra aver scatenato uno psicodramma collettivo tra tutti coloro evidentemente convinti che “fottere” sia un diritto divino.
Un normale controllo fiscale nel Paese dell’evasione record e delle truffe finanziarie, viene percepito come un abuso insopportabile; si tratta di una disgrazia peggiore delle piaghe bibliche giunte a funestare i giorni spensierati dei ricchi e cafoni, che hanno eletto a loro ideale meta invernale le desolate lande dolomitiche.
Si è sfiorata la tragedia! Scene di panico tra i burini acquisiti del volgarissimo generone romano in transumanza alpina… Fuga con le braghe ancora calate dei bauscia brianzoli, con mignottone slavo d’ordinanza legato ai lombi… Crisi isteriche tra i rampolli analfabeti dei mezzadri arricchiti del vicentino…
Sono stati davvero momenti drammatici che i comuni mortali non potranno mai capire: bottiglioni di Crystal abbandonati nell’evacuazione di massa… escort disoccupate…
Cessi a 5 stelle di hotel super-lusso, improvvisamente intasati da bustoni di cocaina…
Attempate vaccone farcite al botulino, che stringevano tremanti la loro pelliccia di zibellino, trincerate in villa contro l’esproprio proletario…
Ingorghi di suv intergalattici, gigantesche Bentley, Maserati e Ferrari, guidati da nullatenenti miliardari, braccati da sanguinari funzionari del Fisco…
Bottegari in lacrime, ancora sotto chock per aver battuto il primo scontrino fiscale di tutta la loro vita (una violenza terribile!)…  
Sembra che a Fabrizio Corona, per la paura, siano scoloriti i tatuaggi da galeotto.
È stato davvero uno scandalo intollerabile; infierire così crudelmente sui poveri frequentatori di Cortina, noto epicentro della crisi economica, invece di concentrare i controlli su ricchissimi centri come Crotone o la provincia nissena. È stato un blitz assolutamente ingiustificato, un’inutile esibizione di forza… che poteva essere invece indirizzata verso insospettabili luoghi d’evasione come, per esempio, Diano Castello?

Homepage

LA CURA

Posted in A volte ritornano, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 9 giugno 2010 by Sendivogius

 

“Cultura” è un concetto che presso certe latitudini politiche continua a rimanere inesorabilmente ostico. Sostanzialmente, è qualcosa di inutile. Altrimenti non si capirebbe come un Renzo Bossi, possa guadagnare (si fa per dire) 10.000 euro al mese come ‘consigliere regionale’. E comunque, non c’è competizione con Sandro Bondi, ministro per i Beni Culturali, che nomina l’amministratore delegato di McDonald’s alla direzione generale di Musei e Gallerie d’Arte, per la valorizzazione del Patrimonio Culturale. Tuttavia, l’incredibile ministro segna un record inarrivabile ponendo un parrucchiere 36enne, in odor di mafia, alla direzione dei lavori di restauro dei Grandi Uffizi.
Decisamente, si tratta di livelli ineguagliabili che nessun Gasparri, e tanto meno l’avv. Gelmini, per quanto dotati di tutti i numeri, potrebbero mai raggiungere.
Per usi e costumi, la Cultura resta minacciosamente aliena al ‘barbaricum’ di governo: le terre incolte dell’etno-nazismo padano e della cleptocrazia berlusconiana, dove la crapula si applica per decreto. In tempi non troppo remoti, simile feccia, al solo sentir nominare la parola cultura, metteva mano alla pistola. Oggi si limita ad un tratto di penna, ma il risultato non cambia…
 


«Ogni tanto il governo fa anche cose buone ed è giusto riconoscerlo. La Finanziaria, per esempio, ha identificato e punito la categoria che maggiormente danneggia il Paese, la più pericolosa per la democrazia. I lettori a questo punto penseranno agli evasori fiscali. Ma in quale paese vivete? Gli evasori sono brave persone, laboriose, creano reddito, soprattutto per se stessi, votano a destra. Per questo il governo li premia con un altro condono.
D’altra parte, è a favore dell’evasione fiscale che si fanno le manovre finanziarie.
Da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, l’evasione è passata secondo i dati del ‘Sole 24 Ore’, da 100 a 120 miliardi l’anno. Venti miliardi in più. Che bisogna recuperare da altri. Anzitutto dagli insegnanti. Questi mascalzoni che riempiono la testa dei nostri figli di cognizioni inutili, culturame, latinorum e algoritmi. Quando potrebbero portare in classe un bello schermo ultrapiatto e sintonizzarlo per tutto il tempo della lezione sul “Grande Fratello”. Comunisti con il pallino dell’istruzione che rovina il popolo. A loro tocca giustamente il salasso peggiore della manovra: due miliardi di euro. Fra le nazioni del G-20 soltanto una ha capito che per uscire dalla crisi il passo decisivo è tagliare l’istruzione. Questa nazione siamo noi, è l’Italia. Lo diciamo con un brivido di orgoglio.
L’Italia ha un grande premier che ha fatto una montagna di soldi senza conoscere il Latino, Leopardi, e l’inglese, ma occupandosi in prevalenza di TV, donne e pallone. Senza contare l’altro genio della ministra Gelmini. Una che per tagliare ha un vero talento. Adesso vuole anche eliminare un paio di settimane a settembre e cominciare le scuole il primo ottobre, perché così, dice, si aiuta il turismo. Qualche azzeccagarbugli di sinistra potrebbe obiettare che nella nazione più turistica del pianeta, la Francia (una volta era l’Italia, ora quinta), le scuole cominciano a fine agosto. Altri potrebbero addirittura obiettare che in Italia ci vorrebbe un vero ministro dell’Istruzione. E perché mai? L’Italia ha già l’indice di scolarità tra i più bassi d’Europa. Basta ancora un piccolo sforzo per tornare alla felice condizione di analfabetismo di massa degli anni Cinquanta, gli anni che prepararono il boom economico.
L’unico ostacolo a questa straordinaria riforma è costituito da un milione e centomila insegnanti della scuola pubblica che si ostinano a fare il proprio mestiere.
»

 Curzio Maltese
 04 Giugno 2010

Homepage

BELLA GENTE

Posted in Business is Business, Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 1 marzo 2010 by Sendivogius

C’è del marcio in Danimarca
(W.Shakespeare – Amleto: atto I, scena IV)

In termini inversi, c’è da chiedersi se in Italia esista ancora qualcosa di sano…
Se la corruzione è una sciagura antica, senza bandiere di appartenenza, nel cosiddetto Belpaese ha assunto dimensioni tali da diventare strutturale, quale elemento endogeno nel carattere identitario di un’intera nazione, che ha fatto del malcostume diffuso il proprio tratto distintivo. E, come il vaso di Pandora, non smette di riversare i suoi mali nella sfacciata presunzione di impunità.
È un circolo vizioso, innestato su di un sistema economico già amorale per sua intrinseca natura e per questo più propenso a delinquere. Ciò che stupisce è la ribalta degli stessi personaggi, la riproposizione delle solite facce di sempre, legate con doppio filo ad un passato che non vuole passare, secondo un copione fin troppo noto.

LA ‘FRODE CAROSELLO’
 L’ultima (ma non definitiva) della serie, è l’ennesima truffa finanziaria che ha tra i principali protagonisti due delle principali compagnie di telefonia italiane: FASTWEB e TELECOM Italia tramite la propria controllata SPARKLE.
Sembra che i due colossi delle tlc si fossero specializzati nella compravendita fittizia di servizi telefonici, tramite un’intricata serie di triangolazioni societarie e finte fatturazioni, finalizzata alla creazione di falsi crediti IVA.
Il giochino contabile, conosciuto nell’ambiente come “Frode Carosello”, andava avanti almeno dal 2002 ed ha comportato un danno di 365 milioni di euro, per mancati introiti, alle esangui casse di uno Stato, particolarmente prodigo quando c’è però da favorire i ladroni amici…
Nella sua estensione, la natura della frode è molto più complicata. Tuttavia, una delle varianti più semplici consiste nella vendita di traffico telefonico ad aziende estere in ambito europeo, esenti dal pagamento dell’IVA secondo la normativa comunitaria. Per la transazione internazionale, ci si avvale di intermediari commerciali: sono società di comodo per il transito di capitali, con sede nazionale ed estera (Panama; USA; Svezia).
Le Limited straniere (chiamiamole Beta) acquistano i pacchetti telematici dalle grandi compagnie italiane (Alfa). Questo tipo di transazioni, in quanto esportazioni estere, non sono soggette al pagamento dell’IVA, per mancanza del presupposto territoriale.
A loro volta, le stesse aziende estere rivendono il pacchetto appena acquisito ad una o più società terze (denominate ‘cartiere’), con sede in Italia, che rigirano nuovamente il prodotto alle compagnie originarie (sempre Alfa). Queste ultime versano in anticipo il pagamento dell’IVA sul prodotto riacquistato, direttamente nelle casse della società cartiera. In questo modo, Telecom Sparkle (o chi per lei) vanta un credito d’imposta nei confronti del Fisco italiano; si tratta di un rimborso che può scorporare in fase di bilancio dal resto delle somme da versare all’erario.
La ‘cartiera’ (Gamma) non solo si guarda bene dal versare l’IVA dovuta, ma viene altresì posta in liquidazione (o fallimento) a transazione avvenuta, per rinascere sotto altro nome e pronta a ricominciare il giro, con i suoi flussi di cassa virtuali.
Il cosiddetto mobile phone supply (traffico di schede prepagate; accesso a servizi internet…) è totalmente inesistente, così come è fittizia la compravendita di servizi in realtà mai forniti, tramite le ‘cartiere’ che erogano false fatture, incrementando i rimborsi e creando fondi neri.
È più o meno, quanto avveniva in SPARKLE, sotto la famigerata amministrazione TELECOM di Marco Tronchetti Provera. Grossomodo, sembra sia il caso della FASTWEB guidata da Silvio Scaccia.

Operazione PHUNCARD-BROKER
 Nel 2004, su segnalazione dell’Agenzia delle Entrate di Roma, il Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza avvia una serie di indagini tributarie sui bilanci di TELECOM per sospetta elusione fiscale. I finanzieri scoprono una serie di ingenti movimenti contabili poco chiari, tra intermediari italiani ed esteri, con società finlandesi che fatturano miliardi per gestire traffici telefonici da Parigi a Roma. L’interesse delle Fiamme Gialle si concentra sulla concessione dei ‘servizi’ dial-up (la truffa dei numeri dialer) e, seguendo il groviglio delle società coinvolte, vira rapidamente verso FASTWEB in merito alla commercializzazione delle Phuncards: carte prepagate per l’accesso, tramite un sito internet, a contenuti tutelati dal diritto d’autore (royalties). Salvo scoprire che non esiste alcun sito né diritto tutelato, ma solo una massiccia produzione di fatture false per operazioni mai effettuate.
Al contempo, sempre a Roma, i Carabinieri del ROS indagano su un giro di usura ai danni di un imprenditore locale, taglieggiato da… un ufficiale della Guardia di Finanza del nucleo anti-estorsioni!
“L’11 febbraio 2004 la Procura di Roma chiede ai carabinieri dei Ros di riscontrare le dichiarazioni della denuncia presentata da Vito Tommasino, che accusava il maggiore Luca Berriola di averlo ricattato e di avergli prestato soldi a tassi d’usura incredibili.”
Berriola utilizza l’imprenditore Tommasino, per far rientrare dall’estero 1,5 milioni di euro su un suo conto corrente cifrato panamense e riconducibile alla Broker Management SA, i cui flussi finanziari sono risultati ricollegabili al traffico di carte telefoniche sulle quali stanno già indagando i militari del Nucleo valutario della GdF.
Agli inquirenti non serve molto per capire che le indagini sono strettamente collegate: tanto i militari della Finanza tanto quelli dell’Arma, stanno investigando sulla medesima banda criminale coinvolta in due diverse operazioni di riciclaggio.
Le due indagini vengono quindi riunite e poste sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Roma, fino ai 56 arresti degli ultimi giorni per associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata.

I BRICCONCELLI
A gestire l’immenso giro di denaro sporco è un’agguerrita cricca di riciclatori professionisti, che opera su dozzine di conti correnti. L’intraprendente gruppo traffica in diamanti e beni di lusso; non disdegna di investire i suoi proventi nel mercato delle armi e in forniture militari nel sud-est asiatico. In eccesso di liquidità, effettua compravendite immobiliari e cerca persino una partecipazione in FINMECCANICA. Inoltre, attraverso una galassia di piccole società, offre i propri servizi di intermediazione finanziaria ai manager di Fastweb e Telecom Sparkle.
Nell’organizzazione confluiscono neo-fascisti militanti, vecchi esponenti della Banda della Magliana e capibastone delle ‘ndrine crotonesi.
Ma nel mazzo ci sono pure consulenti finanziari e liberi professionisti, manager in carriera e specialisti in intermediazioni d’affari sui mercati esteri. Ognuno col suo soprannome, come si conviene nel bestiario della mala romana. È divertente notare come uno dei principali broker implicati nel riciclaggio internazionale, Marco Toseroni (detto er Pinocchio), presenti l’attività nel proprio curriculum vitae:

“In 21 investimenti, ho assunto il ruolo di consulente e successivamente di dirigente essendo coinvolto nel processo di selezione delle opportunità di investimento e negoziazione dei deal (operazioni commerciali n.d.r). Ho inoltre svolto attività di consulenza finanziaria e di pianificazione strategica rivolte ad imprese a conduzione familiare in ordine al perfezionamento di acquisizioni, allo sviluppo di canali commerciali all’estero, alla ristrutturazione del business”

Più che un clan mafioso, è un piccolo partito del malaffare organizzato che vanta persino un proprio rappresentante in Senato: Nicola Paolo Di Girolamo. Ma andiamo per ordine…

 Gennaro MOKBEL. È il Mister X di questa sorta di Spectre capitolina. Mokbel, madre napoletana e padre egiziano, 50 anni ben portati, è una vecchia conoscenza della DIGOS romana…
Vecchio fascistone dalle simpatie neo-naziste, in gioventù bazzica gli ambienti eversivi di Terza Posizione, entrando presto nella rete di fiancheggiatori dei NAR. Infatti, nel maggio 1992, viene arrestato durante un blitz dell’UCIGOS insieme ad Antonio D’Inzillo, un latitante che Mokbel nasconde in casa sua, e si becca tre mesi di reclusione. Con gli anni, si dedica al più lucroso traffico di stupefacenti, guadagnandosi a contorno una serie di condanne per ricettazione, detenzione di armi da fuoco, lesioni aggravate, e “usurpazione di titoli”, prima di riciclarsi come imprenditore criminale. Tuttavia, non dimentica i vecchi camerati (Mambro, Fioravanti, Pedretti) ai quali si vanta di pagare le spese legali. Ne parla al telefono con Carmine Fasciani, esponente della criminalità romana, legato ai resti della Banda della Magliana:

“Valerio e Francesca… Dario Pedretti…te li ricordi tutti?… Li ho tirati fuori tutti io …tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so costati Ca’?… un milione e due…un milione e due!”

Un discorso a parte merita Antonio D’Inzillo, giovanissimo killer dei NAR passato alla Banda della Magliana. Per chi ha letto ‘Romanzo Criminale’ di Giancarlo De Cataldo, D’Inzillo è Il Pischello.
A.D’Inzillo, classe 1963, figlio di un noto ginecologo della Capitale, comincia la sua militanza politica nei CLA (Costruiamo l’Azione) d’ispirazione ordinovista.

Il 17/12/1979 a Roma un commando dei NAR uccide il 24enne Antonio Leandri [maggiori dettagli li trovate QUI]. I killer materiali sono Bruno Mariani e Giusva Fioravanti; l’autista alla guida di una Fiat 131 rubata è il 16enne D’Inzillo. Il gruppo di fuoco viene arrestato quasi subito, tranne Fioravanti che riesce a scappare.
Bruno Mariani ha 19 anni, una militanza studentesca in Avangurdia Nazionale ed amicizie con l’ala militare dei CLA, dove conosce D’Inzillo che si unisce alle sue scorribande squadriste. Dopo l’arresto per l’omicidio Leandri, il minorenne D’Inzillo viene condannato in primo grado a 15 anni di reclusione, ma nel marzo 1985 viene scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Il 02/03/1989 viene nuovamente arrestato, insieme a due camerati di TP, presso il deposito bagagli della stazione Tiburtina di Roma, mentre ritira un borsone con le armi dei NAR. Nel gruppetto c’è anche Giorgio De Angelis, attualmente consigliere del sindaco Alemanno.
 In carcere D’Inzillo rimane poco anche stavolta, sempre per decorrenza dei termini di custodia, tuttavia fa in tempo a conoscere Marcello (Marcellone) Colafigli, uno dei boss della Magliana, ed a prendere contatti con l’omonima banda.
Cocainomane abituale, D’Inzillo viene successivamente accusato di aver provocato la morte, durante una lite, di Patrizia Spallone con la quale ha una relazione sentimentale. La ragazza è la nipote del chirurgo di Togliatti.
D’Inzillo fugge in Belgio, ma nel 1991 viene estradato in Italia per traffico di stupefacenti.
Nel 1993, nell’ambito della faida che vede coinvolti vari esponenti della Banda della Magliana, viene incriminato per l’assassinio di Enrico De Pedis, detto Renatino (è il Dandy di ‘Romanzo Criminale’), boss del gruppo dei ‘Testaccini’, ammazzato il 02/02/1990.
A questo punto, D’Inzillo si dà alla latitanza e di lui si perdono (apparentemente) le tracce. 
Ufficiosamente, D’Inzillo si trasferisce in Africa dove fa il mercenario per gruppi paramilitari, che gestisce in proprio ed affitta per servizi particolari in Kenya, Congo, Uganda… in quanto lavora “al servizio di apparati governativi come coordinatore militare di attività segrete, assolutamente illecite, quali la raccolta e il trasporto di legname rubato in territorio sudanese oltre al traffico di particolari risorse minerarie, come l’oro del Congo”. In Uganda si mette sotto la protezione del presidente Museveni, organizza squadre di autodifesa  contro i macellai dell’LRA, e si dedica al lucroso traffico internazionale di diamanti, che (guarda caso) costituiscono una voce importante negli investimenti di Gennaro Mokbel, che sembra procurarsi la materia prima con estrema facilità tramite dei canali privilegiati…
Rintracciato dalla magistratura italiana, nel 2008 D’Inzillo muore. Una scomparsa provvidenziale che però non produce cadaveri, visto che il corpo è stato cremato e, al di fuori del certificato, nulla attesta il decesso. Incredibilmente, la notizia la trovate QUI.

 Fabrizio RUBINI. Già rinviato a giudizio per omicidio aggravato  (QUI), è un nome noto alla Polizia: “nel 2005 è finito in carcere a Regina Coeli, accusato di aver ucciso il rivale in amore, un geometra di Ostia. Nonostante l’accusa grave e le intercettazioni che inchiodavano lui e l’amante, Rubini è stato scarcerato nel 2006. Sembra si sia rimesso subito in affari. Rubini, commercialista noto della Capitale, è stato socio con Di Girolamo in varie società (Wbc srl; Emmemarine srl; Progetto Ristorazione), ma secondo gli inquirenti ora mira in alto: sarebbe lui l’intestatario di un conto a San Marino dove vengono accreditati milioni di euro, soldi che la banda mandava dalle società di vari paradisi fiscali” (fonte La Repubblica).

 Paolo COLOSIMO. Avvocato vicino agli ambienti neo-fascisti della Capitale, è il difensore di Niccolò Accame, ex portavoce di Francesco Storace, nel processo Lazio-gate. È anche l’ex legale dell’immobiliarista Danilo Coppola: uno dei Furbetti del Quartierino. Coppola è indagato dalla Procura di Roma per sospette operazioni di reciclaggio per conto di Enrico Nicoletti, il cassiere della ‘Banda della Magliana’, Aldo De Benedittis ed i fratelli Ascenzi, a loro volta legati ad Enrico Terribile e tutti cresciuti sotto l’ombra protettiva della Bandaccia.
Nel maggio 2007, l’avv. Colosimo viene arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta ed intestazione fittizia di beni, in seguito al crack del gruppo Coppola, quindi posto agli arresti domiciliari. Tra l’altro, l’avvocato aveva già all’attivo una condanna per porto abusivo di armi da sparo.
Ma Paolo Colosimo è anche il difensore di fiducia di Giuseppe Arena, affiliato all’omonima cosca calabrese, operante nella provincia di Crotone…

 Franco PUGLIESE. 53 anni, è stato condannato in via definitiva per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, violazione di sigilli, abusivismo edilizio, ricettazione, estorsione ed usura.
Nel maggio del 1997 il Tribunale di Crotone confisca a Pugliese beni per un valore di 12 miliardi di lire. Al presunto boss, in quell’occasione, fu applicata la sorveglianza speciale per tre anni.
Inoltre, Franco Pugliese è strettamente legato alla famiglia mafiosa degli Arena,
“in considerazione del fatto che la figlia Mery è la compagna del latitante Fabrizio Arena (il cui padre, Carmine, uno degli esponenti storici dell’omonima cosca di Isola Capo Rizzuto risulta ucciso in un eclatante agguato mafioso nel 2004, mediante l’esplosione di un colpo di bazooka) e la sorella PUGLIESE Vittoria risulta sposata con Nicoscia Pasquale, già inserito nell’omonima cosca e assassinato in data 11/12/04.” (Tribunale di Roma, 23/02/2010)

Roberto MACORI. Già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale, è l’inviato speciale di Mokbel nei rapporti di collaborazione con i calabresi.

Nicola DI GIROLAMO È il pezzo pregiato della collezione Mokbel: l’utile idiota posto a rappresentare gli interessi della banda in Parlamento, con la gentile collaborazione della ‘Ndrangheta calabrese.
Romano, avvocato, imprenditore, il 50enne Di Girolamo cura il giro di intermediazioni societarie per conto di Mokbel, si preoccupa di reinvestire i capitali illeciti e dell’esportazione di valuta all’estero (Panama e Hong Kong). Soprattutto, è coinvolto nelle intestazioni fittizie di beni e nel riciclaggio internazionale, con l’aggravante di rivestire il ruolo di promotore ed organizzazione dell’associazione a delinquere, secondo quanto riportato dai magistrati.
Vuoi perché Di Girolamo abbia ambizioni politiche… Vuoi perché Mokbel ritenga la rappresentanza parlamentare utile alla causa… Com’è, come non è, ad un certo punto la banda decide di candidare Di Girolamo alle elezioni.

BIRBANTELLI IN PARLAMENTO
Nel 2007 anche Gennaro Mokbel aveva tentato la via politica aderendo ad “Alleanza Federalista”, un movimento nato nell’ottobre 2003 come costola romana della LEGA NORD. Dopo aver assunto la carica di ‘segretario regionale’, Mokbel distribuisce le cariche tra moglie e parentado associato.

“Nell’ottobre 2007, a seguito dei contrasti con i vertici di Alleanza Federalista accusati di immobilismo ma soprattutto di non coinvolgere MOKBEL Gennaro nella condivisione/scelta delle strategie politiche, maturerà la decisione di costituire un autonomo gruppo politico a cui veniva dato il nome di Partito Federalista Italiano. Partito attraverso cui venivano avviati una serie di contatti con esponenti politici di primo piano, che culmineranno nella candidatura alle elezioni politiche del 13 e 14 Aprile 2008 di DI GIROLAMO Nicola, quale candidato al Senato.”

 (Atti dell’inchiesta)

È Mokbel che pensa a tutto: soldi, finanziamenti, appoggi politici, alleanze, strategie… Tanto che l’avv. Di Girolamo sembra quasi disinteressarsi alla sua campagna elettorale. E mal gliene incolse!
Le intercettazione telefoniche la dicono lunga su quale fosse la reale stima del suo capo e la considerazione di cui gode Di Girolamo nel resto del gruppo:

“Hai sbagliato però… a Nicò… ma tu ma dove cazzo… che me stai a pija per culo?!? A Nicò guarda che io… ti do una capocciata eh… Nicò?!? (…) Io me altero che tu me prendi per il culo… Io te indico come segretario politico… che so due giorni che me dice c’abbiamo una serie di incontri… col sindaco de Marino, con tutta gente… e tu non m’hai… non mi hai mai fatto una telefonata! Nicola io non so se tu sei capace a comportarte o sei non sei capace a fare delle cose. Tutti gli altri esistono per darte ‘na mano a farle ‘ste cose, non per essere trattati con sufficienza, con menefreghismo, con superficialità… Nicò, non stai facendo un cazzo, perdendoti nelle tue elucubrazioni, ti ho avvisato la prima, ti ho avvisato la seconda, e ti ho avvisato la terza volta… qui si tratta che tu stai sulla luna (…) e rimani ne a luna… perché io appresso a un coglione come te nun me ce ammazzo… Nicò… hai capito?!? Non ce perdo tempo, non ce perdo più soldi! Ti ho continuato a dire: tocca fare questo, tocca fare quello, tocca fare quest’altro… tu fai solo una confusione inutile, giri su te stesso, fai rodere il culo a tutti quanti… poi siccome non te dicono un cazzo a te, vengono da me… oh che dovemo fa?!? L’incontro tocca farlo, st’altra cosa tocca farla… e a un certo punto me so rotto i coglioni, capito caro Nicola?  Vai a fare il senatore, prendi i tuoi sette mila euro al mese, vattene affanculo a me non me rompe li coglioni sennò te metto le mani addosso!”

Vista la caratura del candidato, per la bisogna, Gennaro Mokbel si appoggia alla comprovata esperienza delle cosche calabre nel reperimento voti. E qui entra in gioco Franco Pugliese, che si accolla il disturbo in cambio del pagamento delle spese e di un prestanome a cui intestare uno yacht appena acquistato. Roberto Macori (l’uomo di Mokbel) e  Giovanni GABRIELE (il referente della cosca) volano subito in Germania, nella zona di Stoccarda, dove iniziano a rastrellare voti tra gli immigrati calabresi, procacciandosi schede elettorali in bianco da falsificare.
Di Girolamo viene eletto nelle liste PDL per la circoscrizione estera – collegio Europa e diventa senatore della Repubblica con 22.875 voti validi. Il 29/12/08 il sen. Sergio De Gregorio (Pdl) annuncia la nomina di Nicola Di Girolamo a vicepresidente della sedicente fondazione “Italiani nel mondo”. Diventa membro della III° Commissione Affari Esteri del Senato ed entra a far parte anche del Comitato per le questioni degli Italiani all’estero.
Tuttavia, a scanso di equivoci, subito dopo l’elezione Mokbel ricorda al neo-eletto senatore chi è che comanda davvero:

“Da ‘sto momento la vita tua è questa: senato, viale Parioli, viale Parioli, senato e a casa. Poi da viale Parioli si decide co’ chi devi sta a pranzo, con chi devi sta a cena, che devi incontra… chi dobbiamo vede’, i viaggi che se demo fa… Se lo capisci, bene! Sennò vattene per i cazzi tua, prendi un milione e cento e va a… Mettemo un altro… non c’ho tempo da perde”

E non perde occasione per ribadire il concetto al povero senatore pezza da piedi che, tra minacce e umiliazioni, fa quasi pena:

“Mò ricordati che devi paga’ tutte le cambiali che so state aperte e in più devi paga’ lo scotto sulla tua vita, Nicò perché tu una vita non ce l’avrai più.. ricordati che dovrai fare tutte le tue segreterie, tutta la gente sul territorio, chi te segue le Commissioni, il porta borse, l’addetto stampa, il cazzo che se ne frega… ma come ti funziona ‘sto cervello Nicò?”

Pare infatti che Di Girolamo non sia stato poi un grande investimento politico… Preoccupato di cancellare le tracce che possano collegarlo alla sua passata attività di riciclatore, fa casino sui vecchi c/c e sull’allineamento dei ‘poteri di firma’. Soprattutto, prende iniziative autonome dal resto della banda e pasticcia con gli svizzeri della Egobank di Lugano. Il senatore infatti è preoccupato di finire come Coppola e Fiorani.
Di errore in errore, Di Girolamo continua a suscitare le ire del ras della Camilluccia, che non lesina complimenti alla sua creatura malriuscita:

MOKBEL: «Se t’è venuta la “candidite”, se t’è venuta la “senatorite” è un problema tuo, però stai attento che ultimamente te ne sei uscito 3-4 volte che io sò stato zitto, ma oggi mi hai riempito proprio le palle Nicò, capito?!? Se poi dopo te e metto tutte in fila e cose… abbozzo du volte… tre volte…»
DI GIROLAMO: «Comunque, guarda, mi dispiace…»
MOKBEL: «Devo aprì bocca Nicò? devo aprì a bocca mia? Io quando apro a bocca faccio male, a secondo del male che si fa, Nicò, hai capito? Vuoi che parlo io?
(…) Non me ne frega un cazzo, a me di quello che dici tu, per me Nicò puoi diventà pure presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio, cioè nel mio cranio sei sempre il portiere, non nel senso che tu sei uno schiavo mio, per me conti come il portiere, capito Nicò? Ricordati che io per le sfumature mi faccio ammazzà e faccio del male!»

In un’ampia scelta di casistiche, il senatore Di Girolamo può scegliere se essere lo schiavo, il portiere, o il pupazzo di Mokbel:

“lui è legato a me non da filo doppio, ma da cento fili… senza de me è finito, non può far nient’altro”

Tuttavia, non tutte le ciambelle riescono col buco…
Già alla vigilia della sua elezione a senatore, Di Girolamo viene sospettato di aver falsificato la sua residenza all’estero. Il Tribunale di Roma ne chiede l’arresto per attentato ai diritti politici, falso ideologico, false dichiarazioni, e falsificazione di atti pubblici.
 Settembre 2008; il Senato non concede l’autorizzazione a procedere l’arresto contro Di Girolamo e rinvia l’ipotesi di decadenza dal seggio senatorio alla Giunta delle Elezioni per il Senato.
 20 ottobre 2008; la Giunta delle Elezioni ordina l’annullamento della nomina, ma la decisione viene sospesa per l’intervento dal senatore Andrea Augello (Pdl), ventriloquo di Alemanno a Roma.
 29 Gennaio 2009; il Senato rimette la decadenza Di Girolamo come senatore, alla futura sentenza penale.
 Febbraio 2009. Si sveglia il ferale presidente del Senato, Renato Schifani, che promette tempi certi per la rimozione dell’imbarazzante senatore, avvertendo fortemente l’esigenza di eiattare il degno prodotto del ‘popolo delle libertà’…

“Sei una grandissima testa di cazzo… Nicò sei proprio sballato. Sei una grande delusione, lo sai Nicò?” 

(Gennaro Mokbel)

CAMERATA ANDRINI, PRESENTE!!
 Stando alle amabili definizioni del gran capo, se Di Girolamo è un “coglione” è pur vero che questi vanno sempre abbinati in coppia…
Che cosa è successo? Per essere candidati nella Circoscrizione Europa, bisogna innanzitutto risiedere all’estero. E non è il caso dello strapazzato Di Girolamo.
A falsificare i certificati di residenza, ci pensa un altro fenomeno da baraccone pescato tra i protetti di Gianni Alemanno. Si tratta dell’ormai famoso Stefano Andrini: un personaggio dagli interessanti contatti…
Andrini infatti conosce bene l’ambasciatore italiano in Belgio, Sandro Maria Siggia. Inoltre, entra in contatto con Aldo Mattiussi, un funzionario del Consolato italiano a Bruxelles, che provvede a certificare la falsa residenza dell’avv. Di Girolamo nella capitale belga.
Stefano Andrini si preoccupa pure di scegliere l’alloggio per l’aspirante senatore e non ha niente di meglio che indicare, nell’attestazione di residenza, un trilocale in uso a studenti fuori sede…
Andrini ha un amico suo pugliese che è “borsista” (mò si chiamano così) presso il Parlamento Europeo. Il borsista ha un appartamento in locazione, che sub-affitta ad altri ragazzi per pagarsi le spese. E si offre di ospitare pure Di Girolamo.
Persino gli inquirenti non resistono dall’ironizzare sulla brillante sistemazione offerta da Andrini:

«Ed è questa sistemazione che viene scelta a Bruxelles come “residenza” del futuro senatore della Repubblica. Si tratta di un appartamento evidentemente inidoneo, costituito da un salone, due stanze e servizi, in cui il professionista romano, avv. Di Girolamo Nicola Paolo, avrebbe dovuto risiedere dormendo sul divano-letto della sala, poiché le due camere erano già occupate da altri ragazzi»

Poi, come al solito, Di Girolamo ci mette del suo e sbaglia a trascrivere l’indirizzo, fino all’epilogo di questi giorni.
Alla luce dei fatti, visto l’enorme potere che la categoria ingiustamente sottovalutata può acquisire ed esercitare, la domanda nasce spontanea: quanto può essere pericoloso un coglione?

 homepage

Lo Stato dei Farabutti

Posted in Business is Business, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 settembre 2009 by Sendivogius

Giulio TremontiTHE MIRACLE MAN
 Veni. Vidi. Vici. È Super-Giulio (Tremonti, non Cesare): l’uomo che aveva previsto la Crisi; l’anti-economista che ha sconfitto la Seconda Grande Recessione; il Tesoriere del Re nel florido paese di Latte&Miele; il Genio finanziario e Nume tutelare dell’Italia che ruba.
Da tempo, l’immaginifico ministro ci ha abituato ai suoi artifici di “finanza creativa” in un mondo fantastico, il suo, dove la scienza si confonde nelle visioni velleitarie della fantascienza.
Dice il poeta (G.Leopardi) che una fervida immaginazione è il primo requisito per essere felici. E di certo non si può dire che l’imbronciato Tremonti manchi di fantasia, per di più condita da un irresistibile contorno di ironia. Difficile dire se volontaria o meno…

LA LEGGENDA DEGLI UOMINI STRAORDINARI
Nel Sultanato di Berlusconistan, tutte le gesta del Re assumono dimensioni epocali, per essere dilatate ad eventi di ‘portata storica’ dagli agiografi di regime. Di questi risultati straordinari sono piene le cronache del regno: l’ultimo della serie è l’indimenticabile G-8 aquilano, con i ‘Grandi della Terra’ fermati in caserma.
THE TIMESCome tutti sapranno, in tale circostanza la delegazione italiana si è distinta proponendo la stesura di regole condivise, per il controllo dei mercati internazionali in funzione antispeculativa. Con raro sprezzo del ridicolo, l’ineffabile Tremonti ha teorizzato l’introduzione dei GLS (Global Legal Standards) che dovrebbero prevedere:
– Trasparenza dei bilanci
– Tutela dei diritti dei consumatori
– Condanna della corruzione
– Lotta al riciclaggio e contro l’evasione fiscale
– Allineamento degli interessi dei manager a quelli dell’azienda
– Trasparenza nei rapporti tra economia e politica
– Supervisione della BCE sui sistemi bancari nazionali
E altre utopiche amenità messe in scena dal teatrino della politica, ma prive di conseguenze pratiche. Infatti, stiamo parlando del medesimo governo che ha depenalizzato il falso in bilancio; ha svuotato di significato e di effetti la class action. Quel governo e quei ministri che, con sacro furore iconoclasta, hanno cancellato le norme anti-evasione che prevedevano la tracciabilità dei pagamenti e la tenuta dell’elenco clienti-fornitori. Parliamo dello stesso ministro, esperto in sanatorie e condoni tombali: proprio quel Tremonti che, dopo aver varato ben due piani di “scudo fiscale” per il rientro dei capitali illecitamente esportati all’estero, si prepara alla terza edizione del famigerato ‘Scudo’.
Una risata aiuta a digerire. Dopo i pranzi cerimoniali e le grandi abbuffate che da sempre sono il tratto distintivo dei grandi vertici internazionali, la battuta dell’irresistibile Giulio è stata provvidenziale. Un vero rutto liberatorio! Anche se la platea era già stata scaldata in precedenza dalle gag dell’insuperabile papi nazionale, dal ritrovato spirito comunitario:

L’Italia potrebbe ricorrere a un nuovo scudo fiscale solo se la misura venisse decisa dall’Unione Europea
 (S.Berlusconi – 20 Marzo 2009)

Non è necessario varare lo scudo fiscale. È una cosa non chiesta da noi, ma da richieste esterne all’Italia
 (S.Berlusconi – 13 Maggio 2009)

Ma se proprio insistete nella richiesta…

Soltanto a Luglio, il ministro Tremonti, a chi insinuava che stesse preparando un nuovo piano fiscale di recupero pro-evasori, rispondeva piccato: È totalmente falso(12/07/09).
Conclusa brillantemente la recita, il maitre cousinier prestato al Tesoro è ritornato all’ultima specialità della Casa: la “Finanziaria Light”, la ricetta più alla moda nell’Italietta domestica della crisi che non c’è.
Ricordate le formidabili misure di sostegno al reddito, per non parlare della mitica social card?
Se avete gradito la Finanziaria 2009 composta da soli quattro articoli, quest’anno super-Giulio rilancia ancora: un fabbisogno di 3 miliardi di euro per 3 articoli ancora tutti da scrivere. Infatti, l’intero impianto della Finanziaria 2010 si regge sull’adesione allo Scudo Fiscale III°.
In pratica, la prossima programmazione di bilancio, e quindi la politica fiscale del governo, è rimessa unicamente agli introiti dell’ennesimo mega-condono: una previsione di gettito ipotetico e non sostanziale.
Dalle magnifiche entrate progressive della super-amnistia per ladroni di tutte le taglie dipendono i finanziamenti a:
– Università e Ricerca
– Missioni di ‘pace’ (Afghanistan in primis)
– Ammortizzatori sociali e sostegno al reddito
– Ricostruzione dell’Abruzzo
– Rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione
– Aumento di risorse per le Forze dell’Ordine
E chi più ne ha ne metta! Il mitico Calderone dell’Abbondanza che sazia tutte le pance e riempie le tasche senza tasse. Liberthalia - Finanziaria Light

NELLA TERRA DEI LADRI
Il 9 Sett. 2009, le Commissioni riunite di Bilancio e Finanze hanno avviato la “Conversione in legge del DL 103 (03/08/09), recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009”. Come ampiamente annunciato, il piatto forte del testo in esame è lo scudo fiscale: una maxi sanatoria con effetto retroattivo per tutti quegli evasori che hanno esportato illegalmente capitali all’estero, mai dichiarati al Fisco. L’incredibile condono si applica non solo alle persone fisiche, ma persino a quelle giuridiche (società; imprese commerciali; holding) in un orgia criminogena che prevede la garanzia di assoluto anonimato per quanti aderiranno, oltre all’esclusione di punibilità:

Il rimpatrio ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell’imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale.

L’imposta in questione ammonta alla sbalorditiva addizionale del 5% sul capitale rientrato.
La tua azienda fattura al nero milioni di euro, dichiarandosi perennemente in passivo e magari usufruendo degli aiuto di Stato per le imprese in difficoltà. Le perdite sono riportate nei libri contabili, opportunamente falsificati insieme alle fatture che riportano spese mai sostenute. Hai esportato all’estero i tuoi capitali mai denunciati, presso banche compiacenti, per sfuggire ad eventuali accertamenti? Hai bisogno di liquidità e non sai come giustificare la movimentazione delle somme occultate? Niente paura! Da oggi puoi farli rientrare in Italia, versando un simbolico 5%. In pratica si versano 5.000 euro per ogni 100.000 euro sottratti, grazie ai benefici del riciclaggio di Stato. Per contro, un lavoratore dipendente con stipendio da mille euro mensili paga un aliquota IRPEF del 23%.
Le somme condonate possono essere i proventi delle tue consulenze di libero professionista da 500 € ad ora, specializzato in ‘ristrutturazioni aziendali’ (licenziamenti di massa); delle tue ‘transazioni d’affari’ (speculazione)… Ma potrebbero benissimo essere frutto di provenienza illecita come lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione, lo strozzinaggio o l’estorsione organizzata…
Nel loro complesso, si tratta di capitali ampiamente reinvistiti, una volta sanati, nel mercato immobiliare, nella speculazione sulle locazioni e  sui prezzi alla vendita artificiosamente accresciuti da un eccesso di liquidità ed una domanda gonfiata. Ciò è ampiamente accaduto nei precedenti ‘scudi’ del 2001-2002, a detrimento di milioni di cittaini che si vedono tagliati fuori dalla prospettiva di un alloggio decente. Ma al Governo Berlusconi ed al ministro Tremonti tutto questo non interessa, giacché l’importante è fare cassa. Pecunia non olet.
Infatti ogni indagine in merito è preclusa e l’anonimato assicurato.
Del resto, la Banda delle Impunità ha pensato proprio a tutto…
oro alla patriaBasta un certificato di adesione per bloccare qualsiasi accertamento futuro, inerente il periodo 2004-2008. Gli anni precedenti erano già stati amnistiati col lo ‘scudo’ 2001-2002, con il ‘concordato fiscale’ e con l’onnicomprensivo ‘condono tombale’ del biennio 2002-2003.
Liti potenziali. Omessi versamenti. Liti pendenti. Scritture contabili. Imposte indirette… Le sanatorie in Italia sono come gli zombies: credi di averli seppelliti per sempre, ma prima o poi riescono dalla tomba.
Ritornando invece al nuovo (e non ultimo) scudo tremontiano, il rimpatrio dei capitali avverrà con dichiarazione riservata, tramite intermediari privati: Banche; consulenti finanziari; studi commercialisti; agenti di cambio…
Un altro regalo agli amici di sempre: i poteri deboli dell’Italia che lavora (e soprattutto fotte!)
Naturalmente, è esclusa la punibilità per reati tributari come l’omessa dichiarazione dei redditi; la dichiarazione fraudolenta; l’emissione di fatture false. I relatori però non hanno tralasciato nulla, estendendo l’impunità anche ai reati societari come il falso in bilancio e la falsificazione dei registri contabili; manovre fraudolente su titoli, valutazione esagerata di conferimenti ed acquisti.
A dire il vero, coerentemente con la probità dei suoi promotori, il testo originale prevedeva l’estensione dello ‘scudo fiscale’ anche ai reati di ricettazione, riciclaggio, e bancarotta fraudolenta, allargando la copertura ai procedimenti penali in corso e l’impossibilità da parte della magistratura di poter utilizzare i documenti contabili come prova di reato.
È questa evidentemente l’Italia di merda che piace tanto al bilioso Renato Brunetta a caccia di parassiti.

COSÌ FAN TUTTI?!?
Le modifiche, rispetto all’abominevole bozza originale, non scaturivano certo da un ripensamento tardivo o da un ritorno di pudore legalitario, bensì dalle obiezioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che minacciava di negare la sua firma.
Calmate le acque durante la pausa estiva, gli Amici degli Amici sono subito ritornati alla carica…
Nella serata del 15 settembre, il sen. Salvo Fleres (ex-PRI in quota PdL), d’accordo col relatore del provvedimento Antonio Gentile (PdL), ci riprova e presenta un emendamento che prevede il ripristino del salvacondotto anche per i procedimenti penali in corso. L’emendamento allarga nuovamente le maglie dell’impunità alla dichiarazione fraudolenta, al falso in bilancio, e all’occultamento di documenti contabili, come previsto in origine. Evviva l’Italia!
Tale emendamento, di fatto, copre anche la bancarotta fraudolenta. Si tratta cioè del reato preferito da quei simpaticoni che, truffando azionisti e risparmiatori attraverso la falsificazione di titoli e bilanci, provocano il tracollo delle aziende (e la perdita di lavoro per i dipendenti) dopo aver opportunamente stornato i denari in appositi fondi neri.
Com’è ovvio, l’emendamento Fleres è stato prontamente accolto dalle commissioni con qualche modifica rispetto alla formulazione iniziale:

“Accesso negato per i procedimenti penali e per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, vale a dire il 5 agosto, ma applicabilità ai reati connessi al falso in bilancio e di carattere societario e tributario. Approvato anche il restringimento della finestra per il rimpatrio dei capitali: il termine è stato spostato dal 15 aprile 2010 al 15 dicembre 2009” 

L’ordine di scuderia emanato ai pretoriani del PdL è sostenere ad oltranza che lo ‘Scudo Fiscale’ è in vigore anche negli altri paesi europei e che ovunque funziona così.
Ma sarà vero?!?
In effetti, piani fiscali per il recupero dei capitali espatriati esistono in Europa da circa 10 anni, ma le condizioni di rientro e le penali sono molto diverse… A tal proposito, riportiamo in un breve riepilogo la percentuale da versare sul rientro e l’anno in cui lo ‘scudo’ è stato promulgato.
Giudicate voi stessi:
GRAN BRETAGNA: 01/09/2009-12/03/2010; è previsto il versamento del 10% sul capitale unitario, più il pagamento di tutte le tasse arretrate e di tutte le imposte evase, compresi gli interessi di mora. Nessun anonimato.
FRANCIA: Pagamento delle imposte evase, interessi di mora, sanzioni amministrative e pubblicazione dei nomi dei contribuenti che hanno commesso gli illeciti più gravi.
GERMANIA: doppia aliquota del 25% nel 2004 e del 35% nel 2005.
BELGIO: 9%  (2004)
RUSSIA: 13% (2006)
ITALIA: 2,5% (2001-2002)
Per trovare qualcosa di simili, eppur sempre migliore, di quanto proposto (e riproposto dalle nostre parti) bisogna guardare alle ‘cenerentole’ d’Europa…
GRECIA: 3% (2004)
PORTOGALLO: 2,5% ma solo per il denaro investito in titoli fiscali e pagamento del 5% per tutto il resto (anno 2005).

Il 1° Ottobre del 1893, in concomitanza con lo scandalo della Banca Romana, L’Asino pubblicava una sarcastica parodia del “Re Travicello” di Giuseppe Giusti:

Al Re Travicello piovuto ai ranocchi leviamo il cappello e diamo baiocchi,
lo predico anch’io che costa un fottio ma è comodo e bello un re travicello:
ei bada a mangiare e lascia rubare.
È un re travicello che calza a pennello
(…) Da tutto il pantano si sente gridare:
Evviva il sovrano che lascia rubare!

Non molto è cambiato da allora.