Archivio per Esercito

BOOTS ON THE GROUND

Posted in Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 dicembre 2015 by Sendivogius

Estate 2014 (Iraq). Ricordate la spietata pulizia etnica contro i cristiani di wpid-nunMosul?!? La distruzione delle ultime comunità nestoriane ed assiro-caldee, marchiate, depredate di ogni loro avere, scacciate via dalle loro case, costrette ad un esodo di massa nelle terre di nessuno e lì abbandonate ad una scomparsa silenziosa da consumarsi in lenta agonia?
marchioRammentate il massacro indiscriminato degli Yazidi (il primo vero etnocidio del XXI° secolo)?!? La caccia selvaggia agli ultimi sopravvissuti, perseguitati, inseguiti e braccati fin sulla cima delle montagne come bestiame da macellare; la riduzione in schiavitù delle donne e delle bambine, incatenate e rinchiuse nei bordelli del sedicente “Stato Islamico” per appagare le fregole sessuali dei boia del califfo, prima di finire interrate nelle fosse comuni?
daesh-girls-slaves-isisEppoi il genocidio culturale, la cancellazione sistematica, maniacale, ossessiva, di ogni vestigia o reperto archeologico su cui mettano le zampe; la Isl'Amici a Berlinodistruzione compiaciuta delle opere d’arte; il saccheggio delle biblioteche, con le pile di libri dati alle fiamme… perché non in linea coi furori iconoclasti dell’infervorata orda di capre mannare?
Distruzione dei cimiteriAll’epoca le cancellerie occidentali non mossero un dito, troppo impegnate come erano nel golpe greco e nel pretendere lo scalpo del refrattario Varoufakis. Le frontiere rimasero ermeticamente chiuse; a partire da quelle turche, così porose quando si tratta invece di lasciar filtrare armi e mujahidin per l’ISIS. E altrettanto chiuse rimasero quelle tedesche. Se ne deve dedurre che la carenza di copertura mediatica dei profughi di Mosul evidentemente contribuì allora al mancato scioglimento dei cuoricini teutonici.
Cristiani iracheniCon quell’impeto di orgoglio che sempre nei momenti più drammatici contraddistingue quel mercato degli affari globali che chiamano ‘Occidente’, tutti si affrettarono a dichiarare che MAI avrebbero inviato le proprie truppe Missione compiuta!nel ginepraio siro-iracheno (che Mosul valeva il requiem ma non la messa). E che le rogne seminate dalla Famiglia Bush se le grattassero via i Curdi arrangiandosi in proprio. L’Italia se la cavò, con ampio ritardo, rispolverando e quindi spedendo col contagocce dei vecchi residuati bellici della guerra in Jugoslavia, da tempo dimenticati nei suoi depositi militari e chissà se ancora funzionanti.
bootsongroundGli unici a mobilitare qualche elicottero per caricare sparuti gruppi di fuggiaschi (e strombazzare l’effimera “missione di salvataggio”) fu la tergiversante Amministrazione Obama, assai più interessata a sostenere i nazisti dell’Ucraina in funzione anti-russa e rifornire i tagliagole diversamente moderati del fronte anti-Assad in Siria, ma al contempo indecisi se bombardare o meno l’esercito regolare del governo legittimo, vista l’impresentabilità dell’alternativa al momento disponibile…

 Grigliata moderata - Ribelle arrostisce la testa di un elicotterista abbattuto a Maraat NoomanBarbecue tra amici a Maraat Nooman
“Ribelli moderati” del Free Syrian Army grigliano la testa di un elicotterista abbattuto

A pensar molto male, viene da sospettare che il cannibalismo tra i “ribelli moderati” del FSA (Free Syrian Army) sia più di un’illazione…

ALERT

Khalid al-Hamad, alias Abu Sakkar e meglio conosciuto come Abu The Cannibal, comandante delle Brigate Farouk, considerate “moderatamente islamiste” e responsabili dell’espulsione della popolazione cristiana di Homs. A seguire, altri schifosi a cui piace giocare con le frattaglie umane.

Con la frittata ormai fatta e più che imputridita, dopo le prime decapitazioni in mondovisione di ostaggi statunitensi, gli USA si sono decisi a condurre una campagna di attacchi mirati, rigorosamente dall’alto, contro obiettivi riconducibili al famigerato Califfato; peraltro con risultati assai contenuti nell’evidente difficoltà di distinguere il bersaglio giusto, visto il continuo cambio di casacche e l’ottima scelta degli “alleati” da finanziare…
radical_and_moderate_syrian_rePer dire, in poche settimane è riuscita ad ottenere più risultati la Russia di syria-rebelsPutin, calata in guerra con la mano pesante, piuttosto che il Pentagono dopo un anno trascorso grosso modo a sparacchiare contro le dune di sabbia, in un costosissimo tiro a segno, giusto per sollevare un po’ di polvere. Soprattutto, i (veri) raid russi sembrerebbero aver scoperchiato i fragili altarini, mostrando con evidenza chi finanzia lo Stato del Califfo e quali sono i suoi “misteriosi” protettori.
l'amico turcoE tutti giù a negare l’impegno diretto con l’invio di forze di terra contro l’orda nera. Che gli scarponi sul terreno ce li mettesse qualcun altro. Almeno fino a qualche giorno fa…
INSERT COINPer esempio, si distingue il formidabile contributo del governo italiano presieduto dall’ineffabile Matteo Renzi; quello che, non avendone alcuna, andava blaterando fino a qualche settimana fa come servisse “una strategia ed un approccio complessivo” contro l’ISIS, perché certe cose non si improvvisano in giorni ma si pianificano in mesi. Salvo cambiare repentinamente idea dalla sera alla mattina. Fu così che il Presidente del Consiglio per caso decise di mandare nella provincia di Mosul un primo contingente di 450 soldati (a cui se ne aggiungeranno altri 750!) in una delle Renzi e Vespazone più calde del conflitto. L’annuncio è stato fatto in diretta al “Porta a Porta” di Bruno Vespa, considerata da molti la “terza camera” del parlamento. Pertanto, non si è ritenuto necessario coinvolgere ed informare della decisione quello vero (e non sia mai!), mettendo piuttosto deputati e cittadini a fatto compiuto. Cosa ha convinto l’Esecutivo di Laide Intese a così impegnativa decisione nello scoccare dell’ora fatale, a diciotto mesi di nuundistanza dai fatti menzionati? Ovviamente non l’emergenza umanitaria (seee vabbé!).. non la pulizia etnica a spazzolata già bella che fatta.. meno che mai la tutela di patrimoni universali già polverizzati (che la “cultura” non si mangia; al massimo la si compra con 500 euro)…

distruzione epigrafe

La chiamata alle armi è arrivata direttamente da Mr O’Banana, che ha fatto contattare il grasso porcello di Rignano per interposta persona, comunicandogli telefonicamente (traduttore permettendo) la “call of duty”. Tanto è bastato a farlo scattare sugli attenti, uso a obbedir tacendo (è stato messo lì per questo) dopo la conferma della permanenza del contingente italiano in Afghanistan, senza che nemmeno ci fosse bisogno di agitare il ‘bastone’.
Sbrodolino e O'BananaCosa è cambiato a Mosul rispetto all’Agosto del 2014, quando ben più impellente sarebbe stato un qualche intervento per contenere la catastrofe? Be’ innanzitutto c’è la ‘carota’… Una ghiottissima commessa per la manutenzione e messa in sicurezza della diga di Mosul, che potrebbe portare tra i 250 milioni ed il mezzo miliardo di dollari nelle casse del Gruppo Trevi di Cesena, che s’è “aggiudicato” l’appalto, parrebbe, con l’intermediazione più che interessata del Dipartimento di Stato a stelle e strisce. Alla lieta novella, la TreviFin (la società finanziaria del gruppo) s’è vista sospendere le azioni in borsa per eccesso di rialzo.
Ne consegue che l’Italia sarà in pratica il primo paese occidentale ad inviare in via ufficiale i suoi soldati, boots on the ground, nel nuovo conflitto iracheno con un contingente di tutto rispetto, per una missione confezionata su misura, da inquadrarsi nell’ambito della già avviata e ben poco conosciuta operazione di contrasto pomposamente chiamata Prima Parthica.
logo_ktccAlla Difesa leggono i classici. E qualcuno deve aver scoperto Dione Cassio; o più probabilmente Edward Luttwak. Ogni riferimento alla Legio I Parthica dell’imperatore Settimio Severo è assolutamente voluto.
roman power emblemsSorvoliamo (per ora) sul fatto di mettere a disposizione un’intera brigata dell’esercito italiano e anche più, per tutelare gli interessi commerciali di Boba Fett.jpguna compagnia privata, alla stregua di mercenari non in affitto bensì in conto pubblico. L’Italia non è nuova a questo tipo di iniziative con soldati professionisti delle Forze Armate, utilizzati alla stregua di contractors per la tutela di gruppi privati. E la vicenda, tutt’altro che risolta, dei due fucilieri di Marina accusati di omicidio in India sta lì a dimostrare quanto ibride siano certe avventure e ambigue le regole di ingaggio.
Enrica LexieNaturalmente, l’iniziativa del premier in mimetica (armiamoci e partite) Capitan Pirlanon ha suscitato particolari clamori, subito liquidata dalla maggior parte degli italiani come l’ennesima fanfaronata di un pagliaccio in sovresposizione mediatica. Né si sono date troppa pena di approfondire la questione le opposizioni parlamentari, col dramma che Mario Michele Giarrussoin tal caso bisognerebbe poi relazionarsi con ben altri idioti a tutto tondo e pure dall’aspetto sudicioso, ma certificati col bollino, per meglio dare la misura di un’imbecillità persistente. E meno che mai hanno pensato di farlo gli onorevoli deputati, nonostante siano stati così clamorosamente scavalcati e messi a fatto compiuto. Intendiamoci bene: l’ISIS è quanto di più si avvicina all’essenza del male incarnato sulla terra; la negazione estrema di tutto ciò che dona bellezza alla vita e la rende degna di essere vissuta. Spazzarlo via con ogni mezzo possibile non è un’opzione; è un dovere morale. Tuttavia, se l’Italia proprio deve entrare in guerra (o meglio: fornire vigilantes per aziende in zona di guerra), che almeno non avvenga ad insaputa degli italiani.

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Uomini o caporali?

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 giugno 2015 by Sendivogius

Fat Cute Soldiers

“La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza.
Uomini o Caporali Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, fattydottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.”

La_Russa_in_mimetica Era dai tempi di Benito La Russa ministro, che non si vedeva uno di quegli inquietanti figuri in conto politico vestire una divisa militare; non sapendo che un’uniforme, in primo luogo, bisogna saperla portare, se non si vuole sembrare incredibilmente ridicoli…
E la cosa sembrava circoscritta lì, fintanto che Angelino Alfano non ha voluto rinverdire la discutibile pratica, in una fugace ma non meno imbarazzante esibizione. Anche lui a ciondolare dalle parti delle cucine da campo, intabarrato nella cerata policroma presa in prestito da qualche fondo di magazzino ad Herat, tra attempati attendenti delle CCS riunite in rivista. In entrambe i casi, non era certo un bello spettacolo a vedersi…
Alfano ad HeratCosa spinga poi questi costosi idioti a pubblico mantenimento, a travestirsi da guerrieri della domenica, infagottati in giubbe mimetiche palesemente troppo piccole che ne esaltano il fisico sformato, l’assoluta assenza di massa muscolare, ed il ventre prominente vergognosamente rilassato in un ingombrante cascame di ciccia superflua, resta una di quelle questioni irrisolte che rendono bene il livello di imbecillità a cui è scaduta la politica twittata con raffiche incontrollate di selfie.
lucarelli-renziGiacché è la pioggia di merda, come la figura, ad imprimersi nell’immaginario collettivo ogniqualvolta ci si imbatte in una tale desolazione dello spirito e dell’indecenza.
alfano-heratSiamo così passati dal ghignante La Russa beotamente gaudente nel suo colorato costumino di carnevale, all’intirizzito Alfano con tanto di cappellino per la gita marziale, fino all’immancabile performance del “Bomba” che certo non poteva sottrarsi alla gara dei travestiti, mentre sghignazza come suo solito, tutto eccitato dall’esordio in caserma, con le finte stellette appuntate sul petto da tisico riformato…
scherzi da casermaQuali siano state le impressioni della truppa riunita per assistere alla passerella esotica di questo ingibbonito bidone da parata, con tanto di gobbetta incipiente e pappagorgia al vento non è dato sapere. È certo che simili spettacoli, circoscritti a comparsate lampo, rendono assai più piacevole la lontananza dall’Italia, lasciando a noi l’intera prosecuzione della farsa.

Il Gobbo di Herat

RENZIMANDIAS
di Alessandra Daniele
(01/06/2015)

Tywin Lannister“Any man who must say “I am the king” is no true king at all”

«Renzi è un cazzaro.
Il suo petulante ottimismo è solo una sceneggiata per i media di corte.
Il suo presunto carisma è un prodotto sintetico di quegli stessi media.
Il suo pseudo consenso maggioritario in un anno s’è già praticamente dimezzato.
E come queste regionali hanno dimostrato, il suo personale potere effettivo non gli basta nemmeno a controllare il suo stesso partito. Un PD più dilaniato che mai dalla guerra fra bande, con arroganti capibastone che spadroneggiano alla faccia dell’immagine che Renzi vorrebbe spacciare, e cadaveri eccellenti pronti a cogliere l’occasione giusta per vendicarsi dell’usurpatore fiorentino.
Grazie a Cofferati, ne ha trovato il modo persino lo sparuto ex sodale Pippo Civati: dopo un anno di travagliati monologhi con in mano il teschio di Letta, il Principe Triste s’è deciso a lasciare il partito e riciclarsi come Principe del Popolo, sostenendo un candidato ligure inventato apposta per fottere – meritatamente – il PD. Un fuoco amico che Renzi non ha saputo fronteggiare, se non con inutili appelli al voto utile anti-berlusconiano, che da parte sua suonano particolarmente grotteschi, visto che Berlusconi è stato un suo grande elettore almeno quanto Marchionne.
E i califfati di Puglia e Campania, con Emiliano e soprattutto De Luca, minacciano d’essere per Renzi una zeppa nel culo persino peggiore della bruciante sconfitta ligure.
Anche a prescindere dall’assegnazione delle singole poltrone, queste regionali sanciscono comunque il tramonto di quell’apparente consenso plebiscitario manifestatosi alle elezioni europee, che non potrà più essere sbandierato dal premier come simulacro di legittimazione popolare per ogni sua porcata.
Come un reggente fantoccio insediato da un esercito occupante, Renzi non ha il controllo del territorio. Tutto il potere che ostenta deriva dalle lobby che lo sostengono al governo nazionale, e che alle amministrazioni locali sono in definitiva meno interessate.
Quello che a loro importa è controllare la politica economica nazionale, in modo che l’Italia continui a togliere ai lavoratori per dare agli speculatori, e che ogni ostacolo residuo sul percorso di questo denarodotto venga spazzato via.
Infatti l’attuale bersaglio privilegiato del premier, dopo l’istruzione pubblica, sono il diritto di sciopero e i sindacati, soprattutto quelli di base, che progetta di abolire.
Con tutta la sua vanagloria Renzi non è affatto un sovrano.
Per citare Apocalypse Now, è soltanto un garzone mandato dal droghiere a incassare i sospesi.
Politicamente parlando, Renzi è un killer.
E il suo obiettivo siamo noi.
La sua caduta però è già cominciata

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DURA MINGA!

Posted in Muro del Pianto, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 agosto 2014 by Sendivogius

Galline-in-fuga

Il proliferare di cinguettii virtuali via Twitter, di castronerie digitalizzate a mezzo f/b, e di tutto il variopinto campionario di corbellerie variamente assortite, che impazzano senza posa su Siria e Iraq e dintorni, ci insegna fondamentalmente tre cose:
1) che tra i rappresentanti del popolo supino la lingua corre di gran lunga più veloce del pensiero, nell’ansia da dichiarazioni in deficit di prestazioni;
2) che la competenza in materia è inversamente proporzionale alla mole di chiacchiere, con le quali si va sproloquiando in libertà;
3) che una stronzata tira l’altra e che smarrito ogni minimo senso del ridicolo (e finanche del pudore!) si persiste imperterriti nel ribadire la medesima, quasi che la ripetizione possa coprirne l’olezzo, in un mondo che con ogni evidenza ha smarrito le virtù del silenzio.
Aforisma A termini inversi, per parafrasare un celebre aforisma di Woody Allen, si può dire che un imbecille può dire di tutto, senza timore alcuno di smentita. La sua reputazione ne resterà comunque intatta.
Di conseguenza, i rancidi frullati di geopolitica domestica dispensati dal Dibba, le allucinazioni fantapolitiche di un Manlio Di Stefano, i pensierini minimali del prof. Becchi (lo specchio del degrado accademico italiano), fino all’immancabile Carlo Sibilia, che come uno scolaretto inetto sbaglia la lezioncina antropologica imparata a memoria e scambia i misteriosi Kaka’i con i fantomatici “Cagai” (forse un lapsus in riferimento alla sua inesauribile produzione scatologica), nel fondo del loro letamaio certificato a 5 stelle, non fanno altro che confermare la fondamentale distinzione insita nella categoria di riferimento, tra imbecilli profondi ed imbecilli superficiali.
Ai posteri l’ardua sentenza…
Cialtroni a 5 StelleMa la categoria in oggetto è tanto numerosa quanto trasversale. E la cacofonia scatenata attorno all’invio di “armamenti leggeri” e relativo “munizionamento” ai peshmerga curdi, sta lì a dimostrarne tutta l’insipienza.
Le armi che il governo italiano si impegna ad inviare sono scarti di produzione post-sovietica sequestrati tra il 1992 ed il 1995, durante il conflitto nella ex Jugoslavia. Si tratta di vecchi kalashnikov assemblati con pezzi scadenti (e per questo chiamati ‘kalakov’), stoccati per oltre un ventennio in bunker seminterrati in vecchie ‘polveriere’ male impermeabilizzate dell’Esercito, prevalentemente in Piemonte (dalle parti del Sestriere), e lì dimenticate. Ignorano i ministri Mogherini e Pinotti, e massimamente il ciarliero Telemaco, che dopo 20 anni il “munizionamento” si deteriora diventando inservibile. E lo stesso accade per i fucili mitragliatori che, senza un’adeguata manutenzione e oliatura, rischiano di diventare un pericoloso giocattolo nelle mani di chi li usa. Di solito, le prestazioni non sono delle migliori…

Le forniture in questione dovranno, legittimamente, passare prima per Baghdad. E possiamo dire con discreta certezza che ai combattenti curdi di Kirkuk non arriveranno mai, o comunque saranno consegnate con ampio ritardo e in numero ridotto. Cosa del resto già avvenuta, nel caso dei ben più efficienti e moderni armamenti che lo USArmy aveva lasciato in abbondanza nelle disposizioni del governo iracheno, il quale si è guardato bene dal fornire il materiale bellico all’amministrazione autonomista del Kurdistan, preferendo piuttosto ammucchiare le dotazioni militari in depositi lasciati poi incustoditi al saccheggio dell’ISIS che adesso può contare su forniture di primissima scelta. Dunque, tanto rumore per nulla. O poco più.
In alternativa, la proposta pentastellata verte sulla disponibilità a fornire equipaggiamenti non letali a protezione della vita umana… Ovvero sia giubbotti antiproiettile (tanto scomodi quanto totalmente inutili contro un calibro 7,62 mm, che poi è il munizionamento standard di un comune kalashnikov) ed elmetti (non è dato sapere se in kevlar, o vecchi caschetti in disuso risalenti al 1970), fondamentali per respingere un attacco in forze dei massacratori dell’ISIS!
img_3376_copy_small.jpgSi aggiunga l’apertura di corridoi umanitari, il ripristino delle forniture di acqua potabile che non si capisce bene come e da chi dovranno essere garantiti e soprattutto difesi (a sassate?!?); insieme ad una iniziativa internazionale per il cessate il fuoco, che di fatto coinvolgerebbe ed implicherebbe un riconoscimento internazionale ed una legittimazione legale alle bande di tagliateste e stupratori che scorrazzano indisturbate nel sedicente Califfato salafita (geniale!), perché come dice l’onorevole Manlio Di Stefano: serve rispetto per capire l’ISIS.
Collezionisti di teste (2)Diversamente, bisogna coinvolgere l’ONU e chiedere l’intervento di una forza internazionale di interposizione, vale a dire i “caschi blu” dei quali si Safe arearicorda la proverbiale determinazione e l’efficacia dimostrata a suo tempo nel grande mattatoio bosniaco. Quest’ultima trovata è scaturita dalla fantasia delle animelle belle di SEL, che per non diventare una “costola del PD” si sono ridotte ad andare a rimorchio (per giunta senza alcuna contropartita) della Setta pentastellata, subendone supinamente l’iniziativa in un Caschi blucascame di sterili distinguo. E si ignora che i famosi “caschi blu” altro non sono che soldati professionista con l’elmetto coperto da una calottina turchese ed i blindati da combattimento verniciati di bianco, imbrigliati in una inefficiente e rissosa (tante sono le nazionalità) catena di comando.

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Ma un coinvolgimento delle Nazioni Unite, con mobilitazione del Consiglio di sicurezza e di interminabili “tavoli di discussione” dove nulla mai si decide tra i veti incrociati, avrebbe il duplice vantaggio di posticipare sine die ogni decisione rendendo inutile qualsivoglia intervento. Ad essere ottimisti, si rimanderà tutto da qui a sei mesi. A quel punto, in IRAQ e in Siria le minoranze perseguitate, non sono solo quelle cristiane ma anche quelle di yazidi, shabak, bahá’í, armeni, comunità di colore, circassi, Kaka’i, kurdi faili, palestinesi, rom, turkmeni, mandei sabei cesseranno di esistere del tutto. E quindi non si porrà più l’annoso problema della loro protezione. E potremo così continuare a baloccarci con qualche altra polemica su f/b tipo le presunte censure omofobe della Barilla o le cretinate di un Tavecchio. Sicuramente molto più rassicuranti nel nulla che nasconde l’abisso.

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L’ORA FATALE

Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 dicembre 2013 by Sendivogius

Nel villaggio di Borgocitrullo, quando le cose vanno male, uno dei modi più sicuri per tirar su quattrini è travestirsi da santone o da tribuno (meglio se tutti e due insieme!) e proclamare il carnevale permanente per poter giocare al piccolo rivoluzionario, abbuffandosi della parola “popolo” con cui ci si riempie la bocca sputazzandone in giro gli avanzi.
La farsa di solito continua finché, a forza di evocarle le rivoluzioni, va a finire che qualcuno ci crede davvero e pensa di inscenare la propria fracassona sceneggiata, nel grande pascolo delle intelligenze bovine dove gli imbecilli abbondano, copiosi come la vacca perennemente gravida che li genera.
Capita così che in un eccesso di riflussi per sovraccarico fecale, saltino via tutti i tombini che comprimevano la glassa marronata di un paese allo sbando, che proprio non riesce ad elevarsi oltre il livello della propria cintola. Da sempre, nei momenti di crisi, l’Italia dà scioltamente corpo alla sua parte peggiore, in tutte le sfumature possibili del marrone…
Evidentemente, nel paese più destrorso d’Europa, che vanta il più alto numero di formazioni istituzionalizzate e partitini, con richiami più o meno espliciti all’eredità mussoliniana, e che occupano la quasi totalità dell’arco parlamentare, non bastava la destra “nazional-popolare” dei nostalgici Tilgher e Storace, del fascismo vasciaiolo delle pasionarie nere; la destra manesca ma tanto ‘virile’ dei Fratelli d’Italia; la destra etnica e razzista della Lega; la destra plebiscitaria e peronista dei papiminkia, insieme a quella post-berlusconiana e governativa di Alfano coi suoi cacicchi in disgrazia; la destra dorotea su innesto moroteo di Enrico Letta e della vecchia nomenklatura DS-DL, confluita nel PD; la destra furbastra e vetero-democristiana di Casini; la destra tecnocratica e padronale di Monti; la destra messianica e fanatizzata di Grillo…
Evidentemente, quello che offriva l’attuale panorama politico per alcuni non era ancora abbastanza populista, anti-europeista, “identitario”, reazionario, squadrista e soprattutto fascista, in una grande maratona del neo-nazismo di ritorno. È il Nazithon tutto italiano!
NazithonCi mancavano davvero gli eredi dei “guerrieri senza sonno”, i nipoti dei “Figli del Sole”: i catto-integralisti del misticismo evoliano, scampoli di “Terza Posizione” confluiti tra i raminghi di “Casa Pound” e “Forza Nuova”. Ma ancora più a destra abbiamo pure i neo-nazisti dell’Unione per il socialismo nazionale, le larve ordinoviste del Circolo Clemente Graziani, e perfino i redivivi rexisti del “Cristo Re”. A questi vanno aggiunti il movimentismo neo-völkisch della “Lega della Terra” (in pratica, la rinascita della Lega degli Artamani ad opera di Forza Nuova) ed i Comitati Agricoli Riuniti (con la sua costola “Dignità sociale”) degli agricoltori dell’Agro Pontino sotto il comando di Danilo Calvani, che pone tra le sue rivendicazioni l’instaurazione di una giunta ken-le-survivantmilitare, previo scioglimento del Parlamento e rimozione del Presidente della Repubblica, ovviamente sostituito da un generale con poteri assoluti. Non per niente, per l’inizio della protesta è stato scelto l’8 Dicembre in ricordo del Golpe dell’Immacolata, ad opera di Junio Valerio Borghese, il principe nero, nel 1970.
Ci mancava soprattutto l’ennesimo rigurgito del ribellismo siciliano e secessionismo isolano del sedicente Movimento dei Forconi: appendice neo-fascista del sottopotere mafioso e protestarismo qualunquista. Ma ci sono anche i neo-borbonici nostalgici dell’illuminato e sviluppato Regno delle Due Sicilie, ispirati dalla mitologia e dal meridionalismo Medioevopiagnone di Pino Aprile e dei suoi “Terroni”. Né manca la santa alleanza col clericalismo sanfedista dei vari gruppuscoli dell’integralismo cattolico, oltre ai vari comitati no-euro, i complottisti ed i mattoidi fissati col signoraggio bancario. Insomma, tutta la fauna che solitamente affolla le stalle dei vari Formigli-Santoro-Paragone.
Ci mancavano come non mai gli spurghi poujadisti dei truffatori del fisco: i padroncini del triveneto ed i furbetti delle quote latte. In una scarica diarroica che pare inarrestabile, ritornano a galla vecchi coproliti come Lucio Chiavegato della LIFE veneta (Liberi imprenditori federalisti europei), il fozanovista ex craxiano Martino Morsello ed il suo camerata Mariano Ferro (Forconi Siciliani), tutti uniti in nome del secessionismo e dell’evasione fiscale.

They're coming soon

Ed è con questi bei tomi che le sedicenti “Forze dell’Ordine” si sono sentite in dovere di solidarizzare.
IRON SKY (Locandina)Dopo aver a lungo evocato l’insurrezione, usando il giocattolo ‘movimentista’, per non essere scavalcato nonostante la sua deriva a destra, Beppe Grillo (ormai in ottima compagnia col suo nuovo amico di Arcore) si è messo ad inseguire la protesta di forconi & affini, cercando di apporre il suo logo su una simile schiuma montante. E nel farlo non trova niente di meglio che lanciare pubblici appelli ai comandanti delle forze armate:

“Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate!
Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili…. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue stati.
[…] L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo.”

MussoliniAh no! Scusate. Abbiamo confuso i discorsi. Questa era la dichiarazione di guerra del duce, il 10/06/1940.

Lettera aperta a Leonardo Gallitelli, Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia di Stato e Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell’Esercito italiano.

“Mi rivolgo a voi che avete la responsabilità della sicurezza del Paese. Questo è un appello per l’Italia. Il momento storico che stiamo vivendo è molto pericoloso. Le istituzioni sono delegittimate. La legge elettorale è stata considerata incostituzionale. Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica stanno svolgendo arbitrariamente le loro funzioni. E’ indifferente che qualche costituzionalista, qualche giornalista, qualche politico affermi il contrario, questi sono i fatti, questo è il comune sentire della nazione.”

Beppe Grillo saluta le sue camicie nere - La solita vecchia merdaE siccome questo sarebbe il “comune sentire della nazione”, tutto il resto (Costituzione, Diritto, Leggi) non conta.
Anatole France, in circostanze del genere, anche se in questo caso gli idioti difficilmente superano i centomila, ebbe a dire…
Anatole FranceI proclami del Grullo a cinque stelle non sono nuovi agli appelli eversivi. Certo, invocare il Colpo di Stato supera di gran lunga la cialtronaggine già fuori competizione di questo avanzo acido di cabaret. Stupisce il continuo richiamarsi ai militari ed alle “forze di polizia”, che fanno molto atmosfera da caudillo sudamericano, che ricordano di molto i pronuciamientos delle giunte militari argentine…
Argentina - Junta militar de VidelaO meglio ancora l’appello alle “forze sane della nazione”, con la richiesta rivolta ai generali cileni di prendere il potere. Golpe de Estato peraltro propiziato dalle caceroladas, dallo sciopero degli autotrasportatori, ed il blocco delle derrate. Si sa poi come è andata a finire…

Il Cile di Pinochet

Qui abbiamo solo un lestofante dimissionato che insegue l’impunità e soprattutto un pericoloso ciarlatano che gioca al massimo sfascio e si diverte ad appiccare o alimentare incendi un po’ dovunque, tanto per vedere l’effetto che fa, senza curarsi troppo delle conseguenze, e godersi lo spettacolo dal balcone delle sue ville sulla riviera ligure.

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La strada delle buone intenzioni

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 2 ottobre 2010 by Sendivogius


Dopo l’inaspettato successo dell’articolo dedicato all’iniziativa ‘culturale’ conosciuta come “Allenati per la vita” [QUI], siamo stati onorati dall’inaspettata attenzione dell’ANCI (Associazione Nazionale Cadetti d’Italia) che della summenzionata attività è promotrice ed ispiratrice. Proprio grazie alla segnalazione del nostro link, siamo venuti a conoscenza dell’associazione della quale, colpevolmente, ignoravamo ancora l’esistenza. La fortunata circostanza ci offre la preziosa opportunità di sottrarre così l’ANCI di Monza all’ingiusto oblio nella quale era tenuta.
Pertanto, crediamo sia doveroso riportare la lettera (del 26/09/2010), pacatissima nei toni e nei contenuti, facilmente reperibile nel forum di discussione, con cui i responsabili si rivolgono ai propri associati, ad ulteriore integrazione di quanto già scritto in precedenza:

Cari amici,
Cari genitori,
sabato sera, mentre mi trovavo in un ristorante a Oreno di Vimercate, mi è capitato di sentire una coppia, che mangiava al tavolo dietro al mio, discutere sul Progetto “Allenàti per la Vita” che, come senz’altro saprete, è il frutto della collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Difesa sulla quale si basa non solo l’esistenza della nostra associazione (che comunque esisterebbe anche qualora non ci fosse quest’accordo), ma anche e soprattutto il Training Day come esperienza nazionale, dal momento che quest’ultimo non è solo un’iniziativa “nostra”, ma anche, per esempio, dell’UNUCI, vero organo responsabile dell’attuazione di questo progetto. Ebbene, le opinioni nettamente negative che sono stato in grado di cogliere dalla sopracitata discussione e le recenti notizie e opinioni diffuse dal mondo dell’informazione e di Internet mi hanno talmente indignato che mi è parso bene pubblicare e diffondere questo post affinché venga finalmente fatta un po’ di costruttiva chiarezza.
Il primo indizio l’abbiamo avuto con quella lettera che ci è giunta dall’Associazione GreenMan; poi un diffamatorio e falso articolo comparso su Famiglia Cristiana; poi i numerosissimi blog e forum che ci attaccano a priori, quando probabilmente non hanno capito le nostre vere intenzioni […]; infine la discussione di ieri sera: “Ma io non capisco perché militarizzare la scuola in questo modo portandoci le pistole. Che senso ha? Visto che la violenza e la guerra nel mondo ci saranno sempre, lasciamole a chi le sceglie come stile di vita!“.
[…] Nessuno, invece, dice che abbiamo partecipato alla preparazione degli Special Olympics (come invece ha fatto il Presidente della Provincia di Monza e Brianza Dario Allevi, ringraziando gli studenti per la disponibilità e la collaborazione prestate, durante la cerimonia di premiazione degli studenti eccellenti della provincia). Nessuno dice delle nostre allegre escursioni (vedi Capanna Monza, Campo Invernale ecc.). Nessuno dice delle risate che, in fondo, ci facciamo quando siamo insieme. Nessuno parla della reale coesione che si è formata tra noi. Perché nessuno vuole ammettere che la nostra è un’attività sana. Non propagandistica. Non neofascista. Volontaria. Aperta a ragazzi e ragazze non solo maggiorenni, ma anche di 14 anni (la firma dei genitori di colpo non ha più valore?).
[…] Basta dire castronerie! Perché è solo colpa della cattiva informazione se questo bel progetto, che pure ha sollevato tante inutili critiche, l’anno prossimo verrà soppresso.
Ma noi ANDIAMO AVANTI. Dall’anno prossimo, anzi, non dipendendo direttamente dal Ministero della Difesa, l’ANCI sarà la sola associazione che sarà in grado di offrire ai ragazzi e alle famiglie questa opportunità formativa. E allora, davvero, vedremo chi ha ragione…

La giusta indignazione, che pervade l’animo degli organizzatori dinanzi a critiche preconcette e tanto ingiuste, merita sicuramente una pubblicità maggiore e fornisce a noi l’opportunità per rimediare ad una severità forse eccessiva, in nome di una “comune chiarezza costruttiva”.
In sintesi, l’ANCI lamenta di essere accusata di:

1) indossare magliette nere;

E certo si poteva obiettare di meglio invece che disquisire, stupidamente, sul colore scelto per le t-shirt.

2) studiare “minuziose dispense sulle armi e sui mezzi militari”;

Le famigerate dispense contengono in realtà informazioni tecniche sulle armi individuali in dotazione ai reparti NATO, con i loro requisiti minimi (spesso incompleti). Sono dati facilmente reperibili ovunque.
Si va dai mitragliatori d’assalto semiautomatici, alle armi di reparto (mitragliatrici pesanti e lanciagranate anticarro), passando per i PSG della Heckler & Koch (il fucile di precisione preferito dal mitico Solid Snake della serie Metal Gear) fino al devastante “cinquantino” BARRETT M82 (con due “t”) e ormai superato dal modello M95, senza dimenticare l’intramontabile “MariaGrazia”: la vecchia mitragliatrice MG del 1942.
Resta intatto il quesito originale: perché ad un 14enne dovrebbe essere impartita la conoscenza di armi da guerra e quale sarebbe la funzionalità didattica? Cosa diamine mai c’entrerà col rispetto della Costituzione?!?

3) voler ricreare l’Opera Nazionale Balilla;

Ad essere maliziosi, le analogie con la Gioventù Italiana del Littorio (GIL) non mancano… 

4) voler reistituire il Sabato Fascista;

Sarebbe il problema minore.

5) di “rubare” con questo progetto i soldi che, invece, dovrebbero essere destinati per il riassorbimento dei precari;

In effetti, il pensiero ci aveva sfiorato..:)

6) (questa è la più ridicola di tutte) di voler attuare un colpo di stato!!! (non trovo più la fonte, ma sono sicuro di averla letta da qualche parte)

Infatti è una scemenza totale ed in proposito concordiamo con le rimostranze dell’ANCI.

Siamo forse reazionari?

Non è certo un delitto e per di più sareste in perfetta sintonia con la maggioranza degli italiani.

Siamo sovversivi?

Questa è prerogativa esclusiva di anarchici e kommunisti… Non rubate(ci) un simile onore.

Abbiamo mai fatto del male a qualcuno?

Ci mancherebbe altro!

La nostra esistenza compromette la libertà di espressione e di pensiero?

Ognuno dovrebbe essere libero di gestire sé stesso come meglio crede, restando intatto il diritto di critica (e di replica).

Del resto, i Cadetti d’Italia saranno sicuramente temprati alle critiche più ingenerose, come sembra promettere il loro stesso motto di ispirazione ciceroniana: “Praeter Omnia Semper” (sempre oltre tutte le avversità).
D’altra parte, l’ANCI monzese si muove in stretta collaborazione con il G.S.A. (Gruppo Sportivo Alpini) di Monza, con cui concorda gran parte delle iniziative in Brianza:

«Il Gruppo Sportivo Alpini della locale Associazione Nazionale Alpini nasce dall’esigenza di poter organizzare e partecipare alle competizioni di carattere sportivo-militare dalla stessa A.N.A. ma anche di altre Associazioni d’Arma e di volontariato nonch’è dall’Esercito Italiano.
 Il G.S.A., soprannominato “la Ferrea” in ricordo della Corona Ferrea simbolo della nostra Città, è un nucleo di Alpini e simpatizzanti iscritti ai gruppi della nostra sezione A.N.A. di Monza.
I compiti del G.S.A. sono molteplici e spaziano dall’organizzare e partecipare a competizioni sportivo-militari fino a organizzare e attuare un servizio d’ordine e di cerimoniale per le manifestazioni e ricorrenze della nostra sezione A.N.A. di Monza.
Attualmente il G.S.A. “la Ferrea” collabora con altre associazioni d’Arma, in primis l’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia sezione di Monza, per la buona riuscita del progetto “Allènati per la vita” stipulato dal Provveditorato agli studi della Regione Lombardia e il comando militare Esercito Lombardia.
Dal 2010 il GSA di Monza ha l’incarico di arruolare i ragazzi che vogliono parteci
pare al progetto dell’Esercito ‘PIANETA DIFESA’ della provincia di Monza e Brianza.
Possono isriversi al G.S.A. tutti i tesserati, Alpini e Simpatizzanti, dei vari gruppi Alpini della sezione di Monza.»

UNA PURA FORMALITÀ
Dunque, ci permettiamo di rivolgere ai “Cadetti d’Italia” alcune piccoli osservazioni, sine animo et ira, fornendo magari qualche consiglio (non richiesto)…
Ci sfugge la necessità di costituire un’associazione che, solo per uno sfortunato malinteso, sembra strutturata a livello territoriale come una organizzazione paramilitare, ripartita in “gradi” gerarchici, “Compagnie” e “Distaccamenti”, con questa strana passione per le scuole:

L’ ANCI è strutturata  con i seguenti livelli direttivi operativi e gestionali:
 Distaccamento (Istituti Scolastici o zone territoriali)
 Compagnia (Capoluogo di Provincia)
Coordinamento Regionale
Coordinamento Nazionale
Nei capoluoghi di provincia sono insediati gli Staff dell’ANCI e sono costituite le ‘Compagnie Cadetti’. Se le condizioni lo richiedono possono essere attivati dei ‘Distaccamenti’ in altri luoghi della Provincia. Anche presso le diverse scuole che aderiscono al progetto, possono essere attivati dei distaccamenti. I distaccamenti dipendo dalla Compagnia di riferimento. Le compagnie acquisiscono il nome della città.

Naturalmente, il tutto per “Amor di Patria” e per instillare il sacrosanto “senso del dovere” nelle giovani generazioni, s’intende!

“L’ANCI pur promuovendo le Forze Armate non vuole essere un’organizzazione di reclutamento o indottrinamento, ma piuttosto una organizzazione che guarda al futuro delle giovani generazioni e richiede alle stesse impegno e capacità di sacrificio per crescere e prepararsi alla vita promuovendo capacità importanti quali leadership, disciplina, intraprendenza, indipendenza e resistenza. Possono far parte dell’Associazione studenti maschi e femmine che di età compresa tra i 14 e 18 anni (Cadetti) e adulti (Aspiranti Istruttori/Istruttori).
In ingresso i ragazzi e ragazze sono
Allievi Cadetti. L’Allievo Cadetto che negli anni successivi al primo, sceglie di permanere nell’ANCI ha l’opportunità di approfondire conoscenze ed esperienze. In funzione della crescita individuale sono stati definiti appropriati Livelli, ai quali corrisponde l’avanzamento ai gradi superiori. Per ottenere la promozione al grado superiore è necessario superare le seguenti Qualifiche di Profitto..”

Nella fattispecie, le “Qualifiche di Profitto” prevedono il conferimento di appositi gradi sotto forma di stars (come le stellette che contraddistinguono gli ufficiali dell’esercito).
E d’altronde l’intera terminologia sembra mutuata dal linguaggio militare, inerente l’addestramento reclute:

“La carriera del Cadetto/a avviene previo la partecipazione alle attività proposte dall’ANCI unitamente al superamento positivo del livello di qualifica previsto. Il grado iniziale è  Cadetto TD che lo studente/ssa acquisisce automaticamente al termine del percorso del Training Day. I successivi avanzamenti sono possibili  partecipando, agli addestramenti e alle Qualifiche di Profitto. Al grado di Cadetto Maggiore Aspirante Istruttore  è possibile accedere  (per il Cadetto Maggiore)  dopo aver compiuto da almeno 6 mesi il 18° anno. Per accedere al ruolo Istruttore è necessario frequentare il Corso Istruttori, al termine del quale il CMAI ottiene la qualifica di Aspirante Istruttore (AI). Per transitare nel ruolo Istruttore l’Aspirante Istruttore deve prestare servizio in quel ruolo per almeno due anni.”

Pilastro della formazione sono infatti gli “Istruttori Militari” che garantiscono il corretto training dei “cadetti”:

“Appartengono alla categoria degli  Istruttori Militari tutti quelli che hanno svolto il servizio militare (Riserva), o ne fanno parte. Possono tutti acquisire il ruolo Istruttori senza limitazioni di Corpo, Arma o Grado. E’ incluso nello stesso rango anche il personale proveniente dalle Associazioni d’Arma. Per ottenere la qualifica di ‘Istruttore’ è necessario frequentare il Corso Istruttore. Gli Istruttori Militari una volta abilitati al ruolo, devono esibire il grado acquisito durante il servizio militare accompagnato da specifico brevetto di Istruttore.”

Tutte le informazioni potete reperirle direttamente sul sito ufficiale dell’ANCI di Monza [QUI].

Quello strano déjà vu…
 Confessiamo che lo stemma dell’ANCI-MONZA ci ha alquanto ‘incuriosito’… Gladio e Alloro… dov’è che l’avevamo già visto? Ah sì! Ci sembra di ricordare…
Se non fosse per la vanga ed il piccone, non era forse uno dei principali emblemi della
Repubblica Sociale di Salò, onnipresente sulle mostrine militari delle camicie nere repubblichine (gladio al centro, con corona di alloro e foglie di quercia)?!?

Sicuramente si tratta di uno spiacevole equivoco, giacché è evidente che i “Cadetti Italiani”, nella scelta del simbolo, volevano onorare i parà della Folgore e giammai gli ultimi pretoriani del Duce.
Infatti, il nome dell’associazione territoriale non lascia spazio ad ombra di dubbio:
“La Ferrea” in ricordo della Corona Ferrea, custodita proprio a Monza, che cingeva il capo dei primi Re d’Italia…
Peccato davvero che, in tempi più recenti, “La Ferrea” sia stato anche il nome tributato alla
25esima Legione ordinaria “Ferrea” di Monza, inquadrata nelle camicie nere territoriali della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) per la II° Zona “Lombardia”.
La scelta del nome si ispira probabilmente alla ben più famosa LEG VI FERRATA: un’antica formazione legionaria di stanza in Siria, in origine reclutata da Cesare tra i Galli dell’Insubria, nella metà del I°sec. a.C.
Tornando al XX secolo, uno dei più importanti comandanti della “Ferrea”, in qualità di “console”, fu
Enzo Emilio Galbiati (dal 1° Luglio 1923 al 20 Luglio 1925); fascista convinto e squadrista della prima ora, era il responsabile delle squadracce brianzole operative nel monzese.
Ma la storia della “Ferrea” è a suo modo intrecciata coi
“Moschettieri delle Alpi”: reparti alpini di provenienza lombarda, inquadrati nella 116^ Legione Alpina “Como”

I Lombardi alle Colonie
 …Infatti, nel 1935 la 116^ partecipa alla Guerra d’Etiopia insieme ad un distaccamento della “Ferrea”; si tratta del CXXV (125°) Battaglione CC.NN. (Camicie Nere)  “Monza”.
Entrambe i reparti sono aggregati alla
II^ Divisione CC.NN. “28 Ottobre”. Questa è una unità di combattimento, con connotazione regionale, dove è forte la presenza lombarda. Lo si può dedurre anche da parte dell’organigramma, inerente la composizione:

114^ Legione “Garibaldina”
CXIV Battaglione “Bergamo”
CXV Battaglione “Brescia”
114^ Compagnia mitraglieri
114^ Batteria someggiata da 65/17
116^ Legione alpina “Como”
CXVI Battaglione “Como”
CXXV Battaglione “Monza”
116^ Compagnia mitraglieri
116^ Batteria someggiata da 65/17

Per una storia completa della II Divisione CC.NN. e la suddivisione dei reparti potete cliccareQUI. Invece, per una prospettiva circa l’organizzazione territoriale della Milizia, cliccateQUI.

Tra l’altro, “La Ferrea” è il nome della massima onorificenza al valore, conferita alle camicie nere delle unità aggregate alla Divisione ’28 Ottobre’ (giorno della marcia su Roma).
Le immagini dell’ambita croce commemorativa dovrebbero essere abbastanza eloquenti in proposito…

 

Ma noi sappiamo bene che, nel caso della Associazione Cadetti d’Italia di Monza, si tratta solo di uno spiacevole equivoco: Ogni riferimento a circostanze o fatti realmente accaduti e/oa persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Tuttavia, ci permettiamo un suggerimento amichevole: onde evitare fastidiosi accostamenti forse sarebbe meglio prestare una maggior attenzione a certa scelta ‘simbolica’ che, ne siamo sicuri , è stata totalmente involontaria..!

Homepage 

“Chi coltiva il seme di Phobos…”

Posted in Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , on 16 settembre 2008 by Sendivogius

 

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LA PAURA COME FABBRICA DEL CONSENSO  

 

 

  Una società sana possiede in sé gli anticorpi necessari per superare i traumi e rigettare gli eccessi, senza rinunciare per questo alle sue responsabilità nei confronti della collettività. Quando però quella stessa società giace schiacciata tra le labili prospettive di una realtà stagnante, il seme di Phobos germoglia. L’esempio più lampante è forse il caso Roma, dove una cattiva gestione dell’ordine pubblico, aggravata dai colpevoli ritardi di un governo inconcludente, ha condotto l’attuale sindaco Alemanno ad una insperata vittoria, sull’onda lunga di un crescente allarmismo sociale sui temi della criminalità e di una sicurezza avvertita come troppo labile. Considerata fino a non molto tempo fa una città felice (con un tasso di criminalità tra i più bassi), la Città Eterna è precipitata tra le metropoli più ansiogene in assoluto, trasformandosi (secondo la recente indagine del CENSIS) nella città più impaurita del mondo. Un disagio indotto esclusivamente da una inaspettata recrudescenza della delinquenza e della violenza da strada?
La sottovalutazione del problema criminalità esaspera la maggior parte dei cittadini, che con quel problema ci devono convivere loro malgrado. Sminuire la gravità del crimine perpetrato, offende coloro che il reato lo hanno subito. Tuttavia, dilatare la percezione dell’insicurezza, fomentare le paure, esasperarne la portata, strumentalizzando il loro effetto destabilizzante, è un pò come quel medico incosciente che alimenta le paranoie del malato ipocondriaco.
Un malato va innanzitutto rassicurato e curato con responsabile professionalità.
In una comunità depressa, ripiegata in un declino incipiente, spaventata dalle incognite di un futuro sempre più incerto, la politica dell’emergenza può colmare il vuoto programmatico che affligge quei ceti dirigenti dalla pomposa inconsistenza, e travestire le ripetute improvvisazioni in rapide decisioni. L’uso politico della paura affievolisce le riserve critiche del pensiero complesso, in nome della coesione sociale contro la comune minaccia. Delinea gli schieramenti di battaglia con una definizione identitaria forte quanto approssimativa, nei suoi contenuti forzosamente semplificati dalla visione manichea di una società in stato di guerra. Coesione sociale coagulata intorno alla definizione di un nemico. È speculare all’edificazione di una società elementare, fatta di rassicuranti certezze, in libertà vigilata. Ma la paura non è un rubinetto che si può aprire e chiudere a piacimento, secondo le proprie convenienze elettorali. Una persona spaventata continuerà ad avere paura, anche dopo che la causa originaria del suo disagio sarà venuta meno, giacché le vecchie angosce saranno soppiantate da nuovi timori, giunti ad alimentare i primi mai sopiti. Il demone della paura, una volta evocato, è difficile da esorcizzare.
La paura risveglia gli istinti più inconsci dell’individuo, ne riduce le aspirazioni a necessità primarie in una fittizia lotta per la sopravvivenza. Risponde a pulsioni irrazionali e travalica in fretta l’entità dell’episodio scatenante. La paura distorce l’evento delittuoso, ingigantendone la valenza criminogena a livelli di pandemia. Trasforma le singole cicatrici di una società ferita in metastasi diffuse, per le quali le uniche cure possibili sono rimesse ad amputazioni frettolose in ambito di garanzia e libertà personali. Corrode la nostra serenità. Scava nei nostri malumori, smuove i gas intestinali nella pancia delle nostre insofferenze, anestetizza le coscienze. Al contempo, offusca la nostra lucidità di giudizio. E, come si sa (se non ci si sveglia in tempo), il sonno della ragione può generare mostri.
Una società spaventata è più malleabile, maggiormente predisposta a immolare sull’altare della sicurezza i propri diritti, in cambio di assicurazioni e protezione. Obbediranno per una parvenza d’ordine. Sacrificheranno le loro libertà per chiudersi dentro un recinto guardato a vista e ringrazieranno i loro carcerieri per questo.
Sotto questa prospettiva, riflessione e ponderatezza sono inutili concessioni verso un nemico sempre più astratto, che si materializza nelle forme dello straniero, del diverso, del non omologato, tutti ridotti a qualcosa di alieno, destrutturato in categorie de-umanizzate. La comprensione una debolezza esecrabile, che mina la compattezza del gruppo, assediato nel suo fragile fortino.
Naturale conseguenza è la compressione dei diritti di cittadinanza che vengono limati, erosi, sbriciolati in progressione, con metodica costanza. È questo che rende ammissibili, persino desiderabili, soluzioni che non avremmo mai accettato in momenti di maggior lucidità: accettare l’esercito nelle strade come una necessità contingente; la militarizzazione delle metropoli come qualcosa di auspicabile e positivo per sedare i demoni della paura. Il controllo diffuso. Il presidio armato permanente a normale espressione del panorama urbano. E invece di provare imbarazzo dinanzi all’inquietante analogia sudamericana, ci si sente rassicurati e compiaciuti dal ritrovato spirito marziale dell’Italietta in uniforme.