Archivio per Enrico Letta

DEATH NOTE

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , on 27 settembre 2022 by Sendivogius

Regalate un’agenda a quest’uomo!

“Nessun passo indietro sull’agenda Monti.
[…] Il PD non farà nessun passo indietro rispetto alle riforme di Monti, perché sarebbe un errore drammatico
Faremo in modo che nella prossima legislatura ci sia una conferma rigorosa dell’agenda Monti […] Potremmo dire che tutto il PD è montiano.”
Enrico Letta
(03/09/2012)

E infatti s’è visto come è andata a finire…!

“C’è bisogno di forze politiche che accettino l’agenda Monti.
[…] Faremo i passi uno dopo l’altro, ma di fronte a una crisi così forte dobbiamo andare avanti con l’agendasì, avete indovinato!Monti.”
Enrico Letta
(07/09/2012)

“Ritengo che il prossimo governo dovrà per forza ripartire dall’Agenda Monti.”
Enrico Letta
(21/04/2013)

Poi è stata la volta dell’Agenda Cottarelli… quel Carlo Cottrarelli elevato ad “uno degli elementi di novità più interessanti della campagna elettorale” per le Politiche del 2022, la “Punta di diamante” che si è sbriciolata senza neanche essere stata sfiorata da una Santanché.

Infine, a coronamento dell’harakiri, c’è stata l’infatuazone tossica per la mitologica Agenda Draghi, che sull’immaginario degli elettori ha esercitato l’appeal di un’infezione di Ebola per via rettale! Più che altro, si è trattata di un’ossessione suicida contro la quale il tenero Enrico si è andato a sfracellare, portandosi dietro tutta la banda al completo, nella più catastrofica disfatta che il partito bestemmia con vocazione all’immolazione ricordi dai tempi della sua nefasta fondazione. In percentuale, si tratta di un tracollo di appena un’anticchia sopra lo schianto del PD renziano nel 2018, che però non aveva regalato il paese all’orda nera che ha praticamente stravinto ovunque, quasi senza partita. E che nello specifico assume le dimensioni di un annientamento su scala di massa, riuscendo nell’incredibile risultato di farsi spazzare via persino in quelli che erano ritenuti i suoi feudi storici. Con le macerie, rimangono solo i letali capi-bastoni delle correnti, blindatissimi come le loro immutate facce da culo. Ed inerstirpabili, come le blatte dopo un’esplosione atomica. Ci vorranno decenni per ricostruire qualcosa di lontanamente credibile.

Il Letta nipote è così… fedele alla filosofia del più abile Conte-Zio, è convinto che sia tutta una questione di relazioni su cooptazione nei salotti buoni che contano, dove tutto si mescola ed insieme convive per senso di responsabilità e comune appartenenza su identificazione condivisa. Poi alla fine è uno che non decide mai e prende ordini da tutti (Napolitano, Draghi, Biden, la solita UE, la NATO, gli USA, la Von der Kulen… perfino uno Zelensky!); crede nelle realtà parallele create dalle gazzette dei “grandi editori” (leggi alla voce: giornaloni), con le loro ‘prestigiose’ firme grandi fuffe, e quando finalmente esce dalle confortevoli stanzette ovattate della sua ZTL protetta, guida bendato su un’autostrada in contromano con il cacciavite piantato in fronte, credendo che il fantomatico pilota automatico lo salverà.
Su chi fosse il Letta nipote e quale il suo retroterra d’elezione, noi avevamo le idee chiarissime. E a suo tempo ve ne avevamo parlato QUI nel ruolo di Cassandra che solitamente ci appartiene.
Certi risultati erano già scritti… quello che non potevamo prevedere è l’incomparabile livello di devastazione raggiunto.
Perciò Enrichetto prendi la tua bella agendina e SPARISCI, stavolta per sempre, possibilmente non da solo!

Homepage

 

(162) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 27 agosto 2022 by Sendivogius

Classifica AGOSTO 2022”

  Ma noi la “democrazia” ce la meritiamo veramente?! Perché a giudicare dall’uso che se ne fa, sembra che la cosa non ci riguardi proprio.
Nel merito, questa è forse la campagna elettorale più insulsa, noiosa e demenziale di sempre. Del tutto priva di contenuti, sembra più che altro un rituale stanco che si trascina senza convinzione. Di conseguenza, è minimalista: a misura di #hashtag per pensierini elementari, condensati in slogan minimi nell’essenzialità del Nulla che contraddistingue l’Inutile, per un trionfo dell’analfabetismo di ritorno. Ormai siamo alle dicotomie bello/brutto, buono/cattivo, per un pubblico di potenziali deficienti.
Anche Twitter è superato… Troppo complesso… e la “complessità” non va bene, quando la parola d’ordine è credere, obbedire… troppi caratteri a disposizione per non dire alcunché. Adesso va di moda la comunicazione “smart” nel vuoto pneumatico di idee e di programmi, che tanto verrebbero cambiati più in fretta di una paio di mutande usate a seconda delle convenienze.
Più che altro si assiste ad una galleria degli orrori, in un revival del 1994 con le stesse facce ghignanti invecchiate di 30 anni ad una televendita di pentole usate, col tridente di punta dato per vincente: una salma animata, conservata in formaldeide e ripassata alla bitumatura; il greve capitone che è ritornato all’ingozzo a comando per sagre, mentre si atteggia in pose ducesche da Mussolini in salamoia (funziona sempre!), e soprattutto la grande novità del momento (in politica ininterrottamente da 30 anni)…

In pratica parliamo di una copia romanesca di Marine Le Pen cucinata all’amatriciana, col solito contorno di famelici nostalgici in camicia nera, ma con un tocco di classe in più a sottolineare lo schifo senza confini: la candidata premier più favorita dai sondaggi (quella convinta che l’obesità fa devianza con la droga), donna, cristiana e madre, che pubblica il video di uno stupro per racimolare qualche voto in più tra i pornomani della tolleranza zero, sciacallando sulle tragedie altrui. E se alla gentile signora in nero lo si fa notare, si stizzisce pure: “è bieca propaganda”. E se la vittima dello stupro si riconosce facilmente nel video, l’Isabelita Peron della Garbatella che ne ha reso la visione virale “per esprimere solidarietà alla vittima” (così dice), rettifica che non ha alcuna ragione di scusarsi. Evidentemente fa molto “patriottico”.

Arriva un bastimento carico di…

È il Trio-Monnezza che piace tanto alla “gente” (e non solo…). Che questa roba qui sia stimata come il primo partito in Italia, costituisce la dimostrazione antropologica del nostro endemico sottosviluppo culturale, quale rappresentazione plastica del fascismo eterno degli italiani.
Insomma, la merda proprio!
Che poi per carità! La fossa biologica è ampia e condivisa… Infatti ci sarebbe pure la coppia dei gemelli diversi, per la serie “Lui è peggio di me”: due ectoplasmi coltivati in vitro nelle redazioni dei giornali e che esistono solo come ologrammi da proiettare nei talk show come illusione ottica. Praticamente parliamo di una personificazione del disturbo narcisistico della personalità, scisso in due entità uguali e contrapposte per eccesso di ego non contenibile in un unico involucro. Dentro il vestito, NIENTE. Ma chiassoso e ciarliero. Indisponente ed insopportabile, in tutta la sua inutile quanto vanesia inconsistenza.
Fanno costume!
In quanto al tenero Enrico ed al suo campo ristretto… scusate! Abbiamo terminato gli antiemetici. Il partito bestemmia è una garanzia consolidata nel tempo: il ribrezzo che continua a suscitare nella stragrande maggioranza del corpo elettorale in piena crisi di rigetto, vanamente alla ricerca di qualcosa di sinistra, è costante ed irriducibile. E infatti continua ad essere giustamente schifato dai suoi potenziali elettori. Il sentimento prevalente è il disgusto; l’effetto è repellente. Però i piddini, nella loro irriducibile perseveranza al peggio, riescono sempre a stupirti… Quando sembra abbiano raggiunto il fondo, cominciano a scavare (la fossa!). Per loro le elezioni sono più un disturbo che altro. Innanzitutto perché le perdono sempre. E poi perché, in un modo o in un altro, si ritrovano sempre a fare da zerbini all’apparato affaristico-militare-industriale, nella stanza dei bottoni con un posto in prima fila.
L’importante è esserci!
Adesso a cadenza ciclica hanno ri-scoperto “l’emergenza democratica” (salvo governarci insieme con l’oscuro oggetto politico dell’emergenza). E soprattutto, non sapendo di che morte morire ammazzati, hanno deciso di impiccarsi alla fantomatica “Agenda Draghi”… Cioè un mediocre arnese bancario eterodiretto dai board della finanza anglosassone, che ha condotto l’Italia sull’orlo del collasso economico su tracollo energetico, dopo aver trascinato il Paese, contro i suoi stessi interessi (e non sarebbe certo la prima volta), in una sciagurata guerra non dichiarata contro la Russia. Più che altro in modalità kamikaze su suicidio assistito e morte lenta, non potendosela proprio permettere la guerra commerciale, per assecondare con zelo servile le rodomontate del volubile padrone americano, sempre pronto a defilarsi scaricando i costi sulle sue colonie d’oltremare; quindi farsi spingere verso il baratro dagli ancor più ringhiosi nani da giardino, sul lato est dei campi minati della NATO e del suo urticante spaventapasseri norvegese prestante voce.
Questo qui, l’Uomo che si fece Agenda, davvero era convinto che inviare armi ad una delle parti in conflitto ed imporre sanzioni economiche all’altra, salvo ritrovarcele ritorte contro come un boomerang, con tutta la sorprendente lungimiranza dei lacchè atlantisti, non fosse interpretato come un “atto ostile” e non comportasse ritorsioni, con conseguenze che il “governo dei migliori” autonominati tali non è minimamente in grado di affrontare, al di là dei proclami trionfalistici e l’adulazione dei media nostrani che, a loro eterna vergogna, continuano a prodursi in un maccartismo paranoico da caccia alle streghe nonostante l’emorragia di lettori. Tra gli invasati e gli agit-prop in conto atlantico, che in questi mesi di guerra si sono spesi più di ogni altro sui giornalini “progressisti” della Famiglia Elkann, insieme ai preti spretati che trombeggiano in ogni pertugio disponibile, come l’ex lottatore continuo che si reinventò  storico liberale, Il nostro preferito resta l’inquietante voyeur, che da sei mesi si masturba davanti ai filmini di guerra della propaganda ucraina, condividendoli in streaming per appassionati di necrofilia bellica.
Notevolissima è stata pure l’imbarazzante mitomane a gettone presenza, che per settimane ha dispensato i suoi pensierini minimi nei tank show, prima di ripiegare nel costosissimo kindergarten per bimbiminkia a pubblico mantenimento in conto ENI.
  Ma il pattuglione di zelanti pretoriani da salotto, massimamente sulle colonne armate di Stampubblica, è talmente ampio che si fecero legione. E tutti idolatrano il Super Mario che ci conduce, elmetto in testa e condizionatore spento per la pace, nel vano tentativo di contenere bollette stratosferiche.
Del resto, le nostre gazzette di regime non sono affatto nuove alle infatuazioni passeggere per il tecnocrate, o il “riformatore” di turno: quest’ultimo può essere tanto un post-fascista ripulito, che ha scoperto l’uso di coltello e forchetta; o un ex sinistrato consacrato alla logica sociopatica dei mercati, dopo aver immolato sull’altare del dio di danari almeno mezzo secolo di conquiste sociali smantellate in conto svendita. Hanno bisogno di eroi da leccare. E se non ne hanno a disposizione, già inscatolati in confezione pronto uso, li inventano. In quanto ai fatti… quelli sono un accessorio del tutto facoltativo, funzionale alle opinioni dei gruppi affaristico-industriali che pagano la mercede alle penne prezzolate.
L’importante è mantenere il pilota automatico.
Spicca nella sua magnifica solitudine, l’assoluta irrilevanza di un premier di coccio tra vasi di ferro… quello dell’Agenda… che pigola qualcosa sul tetto al prezzo di acquisto all’ingrosso del gas, raccomandandosi alla Von der Kulen, a proposito del mercato OTC dei futures di Amsterdam, quello che determina il prezzo delle commodities energetiche, consegnate alla più sfrenata speculazione finanziaria internazionale e senza che le ammuffite cariatidi imbozzolate a Bruxelles abbiano nulla da ridire e meno che mai da intervenire.
Sbertucciato nella totale indifferenza, il mito di Supermario vive di luce riflessa unicamente nelle redazioni delle nuove Agenzie Stefani, che ne incensano le gesta fantastiche in un mondo immaginario di trionfi epocali, dove scorrono fiumi di saliva a coprire i fallimenti di un’esperienza catastrofica. Esattamente come avviene per i servizietti patinati a sfondo bellico dedicati ai due divi di plastica, in quel magico paradiso democratico chiamato “Ucraina” e convertito a set cinematografico della coppia presidenziale: Barbie & Ken versione soldatino, nel Quarto Reich degli ukro-nazi.
È la tragedia dilatata a dramma collettivo di uomini (e donne) ridicoli, consegnati alla farsa nel sottobosco della storia.

Hit Parade del mese:

01. CULO MIO FATTI CAPANNA!

[27 Ago.] «C’è un governo che lavorando in silenzio ha fatto crescere il PIL tre volte di più di quello tedesco, ha creato 739.000 nuovi posti di lavoro ed ha accumulato una riserva di gas tra le più alte d’Europa. È guidato da Mario Draghi.»
 (Sebastiano Messina, il Cantastorie)

02. PERCHÉ UNA CAZZATA TIRA L’ALTRA

[23 Ago.] «Vorrei che il prossimo governo istituisse un liceo del Made in Italy.»
 (Giorgia Meloni, Personal Trainer)

03. MILLE LIRE AL MESE

[07 Ago.] «Noi daremo immediatamente 1500 lire al mese alle casalinghe, così i bambini vengono educati bene: le casalinghe curano i figli, curano la casa e invece lo Stato dà a queste donne un calcio nel sedere. Poi a tutti gli italiani rapinati dallo Stato dal 2000 restituiremo 1200 lire italiche. Non ci credete? Fatemi capo del governo e io il giorno dopo telefono al direttore generale del ministero del Tesoro, faccio stampare questa moneta e vi arriva il giorno dopo a casa. Che cosa volete di più?»
 (Antonio Pappalardo, Babbo Natale)

04. CAZZARI SENZA FRONTIERE

[03 Ago.] «È grazie al grande lavoro che ho svolto nel Ppe, insieme a Tajani e alla sua autorevolezza, che l’Italia ha potuto beneficiare dei fondi del Pnrr, decisivi per far ripartire la nostra economia.»
 (Silvio Berlusconi, il solito mitomane)

05. RIGASSIFICATORE ESTRATTIVO

[06 Ago.] «Rigassificatori subito! Per estrarre gas naturale nazionale e renderci indipendenti dagli approvvigionamenti dall’estero.
 (Licia Ronzulli, Bolla di gas)

06. LO DIAMO GRATIS!

[07 Ago.] «Notizia di oggi: la Basilicata darà gratis il gas ai Lucani.»
 (Matteo Renzi, il Bomba)

07. MA NON ANDAVA TUTTO BENISSIMO?

[25 Ago.] «Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio.»
 (Carlo Calenda, interruttore automatico)

08. DORMI PURE TRANQUILLO

[26 Ago.] «Serve una comunicazione brutale per dare la sveglia agli italiani.»
 (Enrico Letta, Er Catastrofe)

09. DONNA, TU PARTORIRAI CON DOLORE

[25 Ago.] «L’aborto esula dal territorio del diritto, non direi che è un diritto. L’aborto è il lato oscuro della maternità che non è mai entrata nello spazio pubblico»
 (Eugenia Roccella, fratella d’Italia)

10. ANDIAMO A COMANDARE COME UN GATTO IN TANGENZIALE

[02 Ago.] «Siamo solidi, siamo compatti, andiamo a vincere queste elezioni»
 (Carlo Calenda, lo Yogurt)

Homepage

(158) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 Maggio 2022 by Sendivogius

Classifica APRILE 2022″

Al netto dei troppi minchioni in circolazione su eccesso di zelo, avevamo un sacco di cosette più o meno divertenti con le quali intrattenervi; semmai c’era solo l’imbarazzo della scelta, dinanzi a tanta abbondanza…
A proposito di media e regime abbiamo già dato… Per quanto, nonostante la caccia alle streghe scatenata da lacchè in cerca di livrea, sinceramente l’indagine sulle spie russe infiltrate nei talk-show della RAI è qualcosa che trascende i livelli già infimi del dis-servizio pubblico, per farsi altro: una discesa nella selva oscura delle allucinazioni complottiste di cervelli in gelatina portati all’ammasso, lungo la scia bavosa del più cupo maccartismo paranoide. Evidentemente, un biennio e passa di stato emergenziale da pandemia ha fatto scuola… Perché se il sonno della ragione genera mostri, i sogni lucidi (e bagnati) di un PD mobilitato per la chiamata generale alle armi generano zelanti coglioni fuori scala, a riprova che peggio di un fascista c’è solo un socialdemocratico, peggio ancora se in stato di esaltazione da mistica guerriera. Eliminata la possibilità stessa di qualunque idea non conforme, balzana o meno che sia, si entra nell’ambito della propaganda, quando si pretende di vidimare l’Informazione a proprio uso e consumo. Rapportata in tali termini, va da sé che l’unica propaganda consentita sia quella ‘gradita’ ai custodi autopromossi tali. E Libertà consiste nel censurare tutto ciò che al PD non piace, nella presunzione decisamente totalitaria di possedere la Verità assoluta ed esserne gli unici titolari. È la pretesa (molto ‘democratica’) di passare al setaccio i palinsesti, decidendo cosa mandare in onda e cosa invece no. Imparata fin troppo bene la lezione dell’Editto bulgaro, adesso è tempo degli editti ucraini.
Quindi, tra cotanta merda, avevamo pensato di dedicarci al Governo degli Aristocazzi: praticamente una copula pornografica tra feudalesimo e Cinegiornali Luce, per la più compiuta ed infame espressione classista di arroganza castale su incompetenza totale… quella che toglie il “bonus” dei 100 euro mensili (che entrano a far parte dell’imponibile fiscale, per essere restituiti a conguaglio), per un totale di 1500 euro in meno all’anno a chi ha redditi da lavoro inferiori ai 20,000 (lordi), al fine di abbassare le tasse ai ricchi; eppoi annunciare trionfante: “buste paga più gonfie!”, dinanzi agli stipendi più bassi di tutto l’Occidente (dopo l’Albania). Siccome pareva poco, regala oltre un miliardo di euro in “ristori” alla famiglia Benetton in stato di bisogno, onde compensare i mancati introiti dei pedaggi autostradali a causa del Covid, mentre il potere d’acquisto dei salari crolla a livelli da Repubblica di Weimar.
A gente così, cosa vuoi dire?!? Sarebbe fin troppo facile pensare alla solita ammucchiata indecente di ruffiani allo sbaraglio, raccolti intorno alla stagnatura del feretro di un premier fallito, che ora cerca di riciclarsi in qualità di scendiletto imperiale per uno strapuntino alla NATO. Ma la cosa presupporrebbe una consistenza che un simile esecutivo (forse il peggiore di tutta la storia repubblicana) assolutamente non ha. Queste sono larve ectoplasmatiche che hanno bisogno di essere evocate in seduta spiritica, per avere un qualche segno tangibile della loro evanescente ed inutilissima esistenza, ancor più che perniciosa. Portare al collasso economico un intero paese, per un disastro sociale più ancora che politico, trascinandolo in una guerra non dichiarata, ed avere in cambio un ingaggio da pupazzo parlante alla segreteria dell’Alleanza, val bene il sacrificio (altrui)…
Poi però, come se non fosse abbastanza, ci siamo imbattuti pure in questo; a risposta per quelle anime candide che in tutta la loro ingenuità, ancora si appellano all’Art.11 della Costituzione, mentre regna lo stato d’eccezione permanente, in deroga alla stessa tramite il progressivo svuotamento di ogni parvenza democratica in Italia:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

In merito, a giustificare la flagrante violazione della Carta (quella che un tempo era la “più bella del mondo”), non poteva mica mancare l’intervento del solerte piddino di turno. Stavolta il compito è stato affidato al “costituzionalista” Stefano Ceccanti, transitato dall’Azione Cattolica al turbo-renzismo, restando in pianta stabile all’interno del partito bestemmia:

«Un nuovo passaggio parlamentare sulle armi all’Ucraina sulla concessione di armi per la legittima difesa dell’Ucraina non è previsto. La ragione risiede nel come è costruita la norma che dà fondamento al tutto, ossia il decreto n. 16/2022, che è stato poi assorbito dal decreto 14/2022, come convertito dalla legge 28/2022. La scelta fatta è quella di un intervento del Parlamento a monte del processo, per legittimarlo con chiarezza dall’inizio, e non in seguito a rincorsa degli eventi. A sua volta questa scelta si basa sulla scelta multilaterale dell’articolo 11 della Costituzione, la cui limitazione della sovranità apre al ruolo dell’Onu e delle organizzazioni regionali (tra cui Ue e Nato) in relazione del diritto naturale di legittima difesa degli aggrediti (articoli 51 e 52 della carta Onu) – spiega -. L’articolo 2-bis del decreto 14 (che corrisponde all’originario art. 1 del decreto 16) consente l’emanazione di uno o più decreti interministeriali sulla materia fino al 31 dicembre 2022 previo atto di indirizzo dele Camere. Tale atto è consistito nelle Risoluzioni votate da Camera e Senato l’1 marzo scorso che hanno previsto esplicitamente “la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”. Le risoluzioni prevedono di tenere “costantemente informato il parlamento”, ma ciò si riferisce alle comunicazioni trimestrali introdotte con emendamento al decreto 14, sempre all’articolo 2.bis. Il Ministro della Difesa e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull’evoluzione della situazione in atto.»
(22/04/2022)

Cioè, traducendo in un linguaggio intellegibile ai profani ed alla cittadinanza tutta, che questi signori avrebbero il dovere di interpellare ed informare con chiarezza, il molto onorevole Ceccanti ci spiega che il governo italiano può esportare armi in un paese in guerra, mettendo seriamente a rischio la nostra stessa sicurezza, e farlo in aperto contrasto con il nostro dettato costituzionale.
Di più, l’invio viene stabilito tramite un decreto interministeriale senza alcun obbligo di informare il Parlamento, né tanto meno l’opinione pubblica, con una lista secretata circa l’entità delle fornitura ed il tipo di “aiuti” forniti, che possono variare a totale discrezione della Presidenza del Consiglio senza che gli organi rappresentativi vengano consultati né aggiornati in merito. In pratica, da qui al prossimo capodanno, il Governo (nei panni del ministro della Difesa e di quello degli Esteri), in una situazione che si evolve (in peggio!) giorno per giorno, se proprio devono, possono essere interpellati per riferire al Parlamento non più di due volte nei prossimi 7 mesi e con con comodi intervalli di tre mesi tra una relazione e l’altra! Soprattutto, apprendiamo che tra quegli ordinamenti che assicurino la pace e la giustizia fra le Nazioni, entra a pieno titolo la NATO (l’organizzazione regionale); cioè un’alleanza militare collegiale ma non paritaria, il cui scopo precipuo è preparare (e fare) la guerra.
È per questo che il nostro Mariolino, il maggiordomo per cui tutto il mondo ci ride dietro, dopo aver rifilato all’Ucraina vecchi residuati bellici della seconda guerra mondiale… dalle mitragliatrici Browning M2, alle MG-42 (per gli amici, “MariaGrazia”, coi suoi 80 anni di onorato servizio), fino agli intramontabili Panzerfaust e vecchi cingolati M113 (ovvero i VCC2 “Camillino”)…  regalandoci un posto in prima fila come “paese ostile” ed implicitamente “belligerante”, adesso ha deciso di svuotare gli arsenali della Difesa, disfacendosi dei gioielli di famiglia e lasciando il paese del tutto indifeso, dopo aver portato l’Italia sulla soglia della terza guerra mondiale, a sua insaputa. Zelenski e Biden ordinano; Micro-Mario prontamente ubbidisce ed esegue, prono a raccogliere le ordinazioni. Magari gli riservano un posto in prima fila come zerbino, fuori dal bunker della Casa Bianca mentre tutt’attorno fioccano funghetti atomici. Evidentemente credono si tratti di un simulatore di gioco…

Hit Parade del mese:

01. LA SCELTA DI MARIO

[07 Apr.] «Volete la pace o il condizionatore acceso?»
 (Mario Draghi, il Domestico)

02. PARLA COME CAGHI

[08 Apr.] «Caracciolo diventa per Travaglio e il Fatto-Tass portabandiera dei Putinversteher con il perenne bla bla su peccato originale Occidente. Peccato davvero, ma la deriva era visibile da anni ormai.»
 (Gianni Riotta, il Censore)

03. SUDORE E SALIVA

[20 Apr.] « Ogni goccia di sudore in più versata questa estate sarà una goccia di sangue in meno risparmiata al popolo ucraino.»
 (Giorgio Mulè, sottovaso alla Difesa)

04. HIC MANEBIMUS OPTIME

[14 Apr.] «La prossima volta andremo al governo se avremo vinto le elezioni. Non siamo il partito del potere e delle poltrone.»
 (Enrico Letta, l’occupante di governo)

05. OSTI! PIÙ NE INCONTRO E PEGGIO NE TROVO

[15 Apr.] «Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati.»
 (Alessandro Borghese, Impopolare)

06. ALGERIA PROVINCIA DI ARGENTINA

[15 Apr.] «Voglio ringraziare il governo algerino per la calorosa accoglienza. I rapporti tra Italia e Argentina hanno radici profonde.»
(Mario Draghi, lo statista che tutto il mondo ci invidia)

07. IL PAPI DELLA PATRIA

[09 APR.] «L’ho sempre pensato: dopo Moro, Berlinguer e Craxi, l’unico uomo politico di grande livello che l’Italia abbia avuto è Silvio Berlusconi.»
(Piero Sansonetti, Bollinatore)

08. FESTA DELLA LIBERAZIONE

[25 Apr.] «Buona festa di San Marco.»
 (Massimo Bitonci, ovviamente leghista)

09. LA RINASCENTE

[29 Apr.] «Vi garantisco che trasformeremo questa epoca infame in un nuovo risorgimento italiano.»
 (Giorgia Meloni, Risorta)

10. NUMERI MAGICI

[22 Apr.] «Tutti dicono Macron, io guardo ai numeri e dico che domenica vince Marine Le Pen.»
 (Mario Adinolfi, Profetico)

Homepage

NAZI-LIBERATI

Posted in A volte ritornano, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 24 aprile 2022 by Sendivogius

25 Aprile 2022. A cento anni dalla mussoliniana marcia su Roma, possiamo dire con cognizione di causa che non c’è proprio alcuna Liberazione da festeggiare, dal momento che il fascismo gode di ottima salute e lotta contro di noi, più longevo che mai nella mimesi delle sue infinite varianti mutogene, per congenita capacità di adattamento e riproduzione su brodo di cultura.
Altrimenti non dovremmo assistere tutti gli anni allo stesso schifoso teatrino revanchista, messo in piedi ad ogni ricorrenza dagli eredi di Salò, pienamente legittimati ed inseriti da sempre nelle stanze e stanzette dei bottoni, da dove poter condizionare il corso della repubblichetta eterodiretta e dettarne l’agenda. Non sono mai stati “sdoganati”; non ne hanno bisogno, semplicemente perché non se ne sono mai andati.
Ogni tanto, quando il merdone è troppo grosso per essere nascosto, costituendo in realtà più una fonte di imbarazzo che di sdegno, e senza che mai alle parole seguano i fatti, si sente pigolare qualche lamento dalle parti del partito bestemmia: quell’oscuro oggetto governistico subalterno a chiunque lo porti al potere, che infatti coi fascisti di ogni ordine e grado, raggrumati in quel cartello elettorale che si fa eufemisticamente chiamare “centrodestra”, ci si trova benissimo, scambiandosi poltrone e governandoci insieme senza ombra di turbamento. Rientra nel copione della recita condivisa. Giusto per fare un po’ di scena e tenere la parte, giacché nulla deve disturbare la splendida ammucchiata, a cui partecipare per “spirito di servizio” e per ovvio “senso di responsabilità”: la magica trovata semantica che rende possibile ogni porcata, senza che mai disagio alcuno cali ad offuscare la magnifica narrazione imbastita su mandato politico da nostri media, ormai espressione del peggior giornalismo giallo, in piena distopia orwelliana.
Ma ormai il fu “partitone”, completata la mutazione transgenica, in piena svolta atlantista su evoluzione guerrafondaia dopo l’americanizzazione coatta, è tutto preso nel definire la propria servile subordinazione coloniale agli interessi statunitensi, raccomandandosi a Washington per meno di un pugno di lenticchie.
Dunque, dicevamo: cosa festeggiamo in questo ultimo 25 Aprile? Certo non la Liberazione dal nazifascismo. E nemmeno celebriamo la Resistenza! Bisogna stare attenti a definire cosa si intende per “resistenza”, specificando bene quale e che uso se ne intenda fare, in consonanza col ritrovato spirito marziale…
Possiamo prendere lezione dai fascisti per questo, che con intraprendenza ci indicheranno l’interpretazione corretta. Che poi, mutato nomine, si facciano chiamare “patrioti”… “nazionalisti”… “sovranisti”… è sempre quella merda lì!
Si dissuade vivamente dal fare ogni riferimento alla lotta partigiana, ma è assai gradito legare la ricorrenza, in posizione ancillare fino all’annullamento per sovrapposizione, con la ‘resistenza’ ucraina contro i russi, intessendo le lodi e lanciando fiori in onore delle eroiche brigate nere di Azov.

Vietato ogni riferimento al nazifascismo: il pubblico potrebbe non cogliere la differenza e cadere in confusione.

I simpatici partigiani ucraini del ricostituito Battaglione Usignolo

Sarebbe inoltre bene interdire le piazze all’ANPI, l’Associazione Nazionale Putiniani d’Italia, secondo il brillante acronimo coniato durante un rigurgito d’ego da un patetico coglione glassato in crosta di zucchero, dopo le liste di proscrizione e la caccia agli eretici. E sfilare tutti uniti sotto i bandieroni munifici e salvifici della NATO. Questo perché l’ANPI non è abbastanza prona al nuovo corso guerrafondaio. C’è il rischio che ricordino come la Resistenza sia altro da ‘sta roba immonda…
È ovviamente vietato cantare “Bella Ciao”, in quanto faziosa e divisiva, ma in alternativa si può sostituire l’esecrato brano con l’inno ucraino (sic!), più consono alla ricorrenza liberamente reinterpretata. Oppure utilizzare la variante sempre ucraina del noto canto partigiano, musicato sulle note di “Bella Ciao”, ma completamente riscritto e riadattato alla bisogna dalla cantante folk Khristyna Soloviy, portata alla ribalta dalle ineffabili colonne de LaStampa-Repubblica-Corriere, ormai ridotte a carillon della nazi-fiabe ucraine, e che fa bagnare di lacrime il pannolone di qualche turgido coglione a sinistra che ne ignora il testo :

«Il vecchio Dnepr ruggì con rabbia. Nessuno lo so pensava, nessuno se lo aspettava. Quello che poteva essere la vera rabbia del popolo ucraino. I nemici maledetti senza pietà li distruggiamo. Quei nemici maledetti che la nostra terra invadono. Le nostre difese hanno i migliori ragazzi. Solo veri eroi combattono nell’esercito ucraino. E i Javelin ed i Bayractar combattono per l’Ucraina e uccidono i russi. E il nostro potente popolo, la gente dell’Ucraina, ha già unito il mondo contro i russi. E molto presto li sconfiggeremo. Presto li distruggeremo

Carina, vero?!? La Soloviy, alla quale si deve cotanto capolavoro artistico, è un’altra di quelle starlette dell’Est che ama farsi immortalare in pose da diva dei jet set, o a bordo di yacht in atteggiamenti ammiccanti, che più che altro fanno molto catalogo da escort di alto bordo. E che ovviamente non ha mancato di esternare tutta la sua devota ammirazione, per i nazisti dell’OUN (no, non sono le Nazioni Unite!) di Stepan Bandera, il santino nazionale dell’Ucraina ‘democratica’ (LOL!), nell’impossibilità di cogliere la contraddizione oscena. È che proprio non ce la fanno. Sono talmente imbevuti di nazifascismo, quasi a livello genetico, da esserne inconsapevoli, tanto riesce loro naturale.
Ecco, se questo è il nuovo 25 Aprile, tenetevelo!
La Liberazione è lontana, ma proprio oggi più che mai è necessario resistere. 

 Homepage

The Peacemaker (III)

Posted in Muro del Pianto, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 marzo 2022 by Sendivogius

Fedeli al noto aforisma di Arthur Bloch, il miglior modo per non essere confusi col circo mediatico ed i suoi saltimbanco, che oramai imperversano da tre settimane sulla guerra in Ucraina come danno collaterale permanente, è non parteciparvi affatto.
Si eviterà così di smarrirsi in una selva oscurissima, dove idee e contributi si perdono e si mescolano in una poltiglia indefinita, da riversare nel pastone dell’infotainment quotidiano convertito a teatrino di guerra, in cui si passano la staffetta intere squadre di imbonitori da salotto strappati all’intrattenimento pomeridiano, guitti radiofonici, twittologi dalla battutina compulsiva, e pennivendoli a contratto, tutti indrappellati come di consueto. Sono gli stessi che, dopo due anni di sovraesposizione pandemica, hanno ripiegato il camice da virologo nell’armadio dei costumi di scena, per indossare la tuta mimetica da combattimento. E lo fanno, ostentando la medesima sicumera ed immutata incompetenza, con la quale oggi si atteggiano a grandi esperti di geopolitica e strategia militare, così come ieri lo erano di biologia molecolare. Che poi, nella prassi, si traduce stavolta nella lettura acritica delle veline governative della propaganda ucraina, elette a verità di fede indiscussa (delle “fake news” russe sappiamo tutto; le altre ce la beviamo come razione giornaliera), visto che oramai nessuno verifica più nulla, nella prevalenza dei sensazionalismi e del fattore emotivo sull’informazione documentata, per quella che un tempo si chiamava “verifica delle fonti” e che oggi si alimenta invece di suggestioni e “metarealtà”, nella consolidata predominanza delle opinioni sui fatti. Perché è assai più facile stimolare la pancia del pubblico piuttosto che la testa, in nome dell’audience a favore di sponsor.
Niente a cui non siamo già abituati.
In parallelo, gorgheggia e ribolle un letamaio mediatico in cui sguazzano manipoli di inquietanti esaltati, in pieno delirio isterico da eccitazione bellica; emuli moderni del mussoliniano armiamoci e partite, per la campagna di Russia (e sappiamo com’è andata a finire); sempre pronti ad azzittire ed all’occorrenza intimidire ogni voce critica, o anche blandamente dubbiosa, che non sia allineata al coro del pensiero unico, tra i prodromi di un nuovo maccartismo di ritorno, in una ostentazione di cieca fedeltà atlantica per commistione di interessi e di relazioni coi think-tank d’Oltreoceano (giusto per quella storia dell’imparzialità).
E questo è assai più preoccupante.
C’è l’imbecille matricolato che, bandierone ucraino e mappa gigante, con la bacchetta ci spiega le manovre tattiche sul campo, manco fosse Napoleone a Waterloo.
C’è l’indefesso cazzone che scopiazza e redige liste di proscrizione, seguito dall’intera redazione de La Repubblica, che si produce senza imbarazzo nella caccia all’intellettuale dissidente, come da disposizioni di scuderia.
E soprattutto c’è l’invasato da Firenze che, ormai accampato a tempo pieno su twitter, vaneggia di rappresaglie atomiche; ancor più che russofobo, si direbbe idrofobo, come un cane rabbioso.
Tutti rigorosamente targati GEDI. 

THE BIOLAB FAKE. Permetteteci ora di aprire una breve parentesi, per una sorta di articolo nell’articolo…
Che la verità fosse la prima vittima della guerra lo sapeva anche Eschilo. Nei millenni ci siamo affinati… un tempo le notizie veniva filtrate, mentre oggi vengono gettate tutte insieme a ribollire in un calderone indistinto, dove ognuno le condisce come vuole. Il risultato, tecnicamente parlando, per uno sguardo disattento, è che non ci si capisce più un cazzo!
Facciamo un piccolo esempio pratico (ma se ne potrebbero riportare a bizzeffe)…
“Fake News russa”: In Ucraina abbiamo scoperto decine di laboratori biochimici finanziati dagli Stati Uniti, per lo sviluppo di agenti patogeni e la produzione di armi biologiche.
Risposta della “Coalizione dei Giusti”: In Ucraina non c’è alcun laboratorio per la guerra batteriologica.
E fin qui tutto bene. Poi però interviene un mastodonte politico come Victoria Nuland, buona per tutte le amministrazioni USA (e che in Ucraina è ben più che di casa), la quale si dice seriamente preoccupata che le strutture di ricerca biologica in Ucraina possano finire nelle mani dei russi.
E tra le infinite minacce di una guerra distruttiva non si capisce il perché di cotanto timore, visto che i suddetti laboratori non rappresentano in alcun modo un rischio. Anzi! Non dovrebbero proprio esserci.
Poi si scopre che in effetti esiste una partnership tra USA ed Ucraina per lo sviluppo di laboratori biologici di ricerca, come parte di un programma più ampio che investe almeno una mezza dozzina di repubbliche ex sovietiche (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Kazakistan ed Uzbekistan), per un numero non quantificabile di biolaboratori, ufficialmente ricompresi nell’ambito di un più vasto progetto per il controllo e per la prevenzione delle malattie infettive.
Lo sviluppo dei laboratori è stato affidato al senatore recentemente scomparso Richard Green “Dick” Lugar, come parte del programma Nunn-Lugar per la riduzione della minaccia biologica. E fin qui niente di male. Perché però tra i principali finanziatori di un programma di natura eminentemente sanitaria a scopi civili sia presente il Pentagono col Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti non è proprio chiarissimo…
Per inciso, il senatore Lugar è stato anche uno dei principali promotori ed esponenti dell’Atlantic Council, che tra i suoi scopi si propone di “promuovere la leadership americana nel mondo” e che nella struttura rappresenta una sorta di braccio politico della NATO. Varrà forse la pena di ricordare come tra gli esponenti più noti della sezione italiana dell’Atlantic Council ci sia Jacopo Iacoboni, editorialista di punta de La Stampa, e tra i più fomentati guerrafondai per procura attualmente in circolazione. Se fosse per lui, saremmo già entrati nella terza guerra mondiale.
Comunque, nel dubbio, OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) si è raccomandata di distruggere ogni coltivazione virale eventualmente presente nei biolaboratori ucraini, onde prevenire possibili dispersioni patogene con conseguente contaminazione infettiva, in caso venissero malauguratamente colpiti dalle artiglierie. Di cosa si occupino e quali siano gli eventuali rischi biologici all’interno dei laboratori ucraini, non è dato sapere perché nessuna ispezione pubblica o internazionale è stata mai fatta. 
Quindi se ne deduce che i laboratori ci sarebbero… Questa roba non la trovate in qualche sito complottista, ma sulla pagina ufficiale degli enti coinvolti. Poi, fate voi e traete le supposizioni che più preferite.
Intanto, dalle parti di Washington si parla da troppo tempo e con una certa insistenza di possibile attacco chimico, ovviamente da parte dell’esercito russo in Ucraina su denuncia preventiva.
E quando gli americani iniziano a parlare di armi chimiche e minacce biologiche, armeggiando con improbabili fialette, si sa poi come va a finire…

La realtà è che viviamo in uno stato sospeso di guerra virtuale non dichiarata, ma di fatto in atto sul filo sempre più sottile che ci separa dall’irreversibile. E non rassicura di certo un imbarazzante parlamento di stracciaculi che alterna provocazioni e sanzioni, non potendo permettersi le une né le altre, con un ghignante ministro degli esteri che fa il bullo a distanza, forse non ben conscio della reale funzione del ruolo, il segretario del principale partito della sinistra (?) italiana che ha riscoperto la linea della fermezza quarant’anni fuori tempo massimo, ed un premier desaparecido che tutto il mondo di sicuro non ci invidia, nella gaia incoscienza e leggerezza con cui sembrano fluttuare a loro insaputa, come i Sonnambuli di un secolo fa, verso la guerra mondiale.

Perché la situazione, ancorché grave, stavolta è pure seria.

Homepage

Il Nuovo che avanza…

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 febbraio 2014 by Sendivogius

We Want Renzi

In Italia, dove la “politica” galleggia sulle parole, pretendere una certa coerenza dai suoi loquaci professionisti, inzuppati in una pioggia incessante di dichiarazioni ininterrotte, è impresa vana ancorché vacua, nell’assoluta assenza di fatti concreti compensata però da una bulimia dichiarazionista, che non teme smentite e non conosce pudore, incurante com’è del principio di non contraddizione.
Matteo Renzi Campione indiscusso di un arte tanto discutibile è certamente Matteo Renzi, fresco di investitura quirinalizia per la formazione del nuovo governo di “Larghe Intese”: stessa maggioranza e vecchio programma. Forse, tra un tweet e l’altro, per il Bambino Matteo, che non sta più nei calzoni per l’eccitazione, sarebbe assai opportuno mostrare un atteggiamento un pochino più dimesso, invece di gongolare per l’incarico ricevuto, esibendo tutto il suo appagamento personale nel suo pasciuto aspetto ridanciano. Specialmente in un Paese che ha sempre meno da sorridere e meno che mai da ridere.
Ma noi vogliamo essere generosi ed evitare i processi alle intenzioni. Perciò ci limiteremo a ricordare le profusioni di lealtà e sostegno che il Bambino Matteo, in perfetto stile democristiano, non ha mai fatto mancare in questi mesi all’Enrichetto nazionale mentre lo rosolava a fuoco lento, tra i limi della palude in cui il Letta nipote si era andato a cacciare, rispondendo all’irresistibile richiamo doroteo della stabilità cimiteriale.
Pertanto, in anticipo su Cazzata o Stronzata? forniamo un piccolo riassunto antologico, a peritura memoria dei posteri, dove il pensiero è debole e la parola data è effimera. Del resto, i precedenti illustri non mancano, quanto gli italiani sono famosi per i loro giri di valzer coi quali cambiano idea e alleanze secondo convenienza. Da questo punto di vista, Matteo Renzi è l’arcitaliano per eccellenza. E non è un complimento…
La carriera dell’intraprendente Renzi è infatti costellata di dichiarazioni costantemente smentite dai fatti; la cosa gli riesce talmente naturale che il nostro eroe non reputa nemmeno necessario coprire le falle con qualche inutile rettifica, tanto è indifferente al fiume parolaio delle sue dichiarazioni.
È il 29/11/2012 ed il Rottamatore, nell’ansia di assestare una qualche bordata pure a Vendola, sgancia la sua ennesima bordata contro la vecchia nomenklatura partitica, annichilita dalla logica dell’inciucio:

«Il mio incubo è la logica dell’inciucio. Così il centrosinistra ha perso la sua sfida nel 1998, quando Vendola ha mandato a casa Prodi e D’Alema ha fatto l’inciucione con Cossiga e Mastella»

Tempora mutantur et nos mutamur in illis. Con ogni evidenza, alla sensibilità del Bambino Matteo, l’inciucione (dopo aver mandato a casa Letta) con Alfano, Monti, l’esercito della pulci di Casini, e compagnia brutta, non desta alcun imbarazzo; senza dimenticare un redivivo Silvione opportunamente resuscitato: da papi a padre costituente per le “riforme”!

Berlusconi (1)

Ma le performances migliori il Rottamatore le riserve all’amico Enrico, a cui raccomanda di stare “tranquillo”; confermando così l’aneddoto.

«Questa storia che io sono contro Letta è una barzelletta perfetta. Se Letta fa bene – e io lo spero – l’Italia sta meglio. E io prima di essere sindaco e candidato, sono cittadino italiano e voglio che Letta faccia bene»
  (05/07/2013)

«La realtà dei fatti è che io non ho alcun interesse a far saltare il Governo Letta. E il bello è che lo sanno tutti! C’è una ragione ideale, per me: faccio il tifo per il mio Paese, non spero nel disastro. Sempre. Ma se non credete agli ideali, credete alla convenienza, perché c’è una ragione persino utilitaristica, per cui non ho alcun interesse a far cadere il Governo, specie adesso. Lasciate stare quello che vi dicono nell’ipocrisia dei comunicati stampa: nei palazzi romani non c’è proprio nessuno che voglia tornare alle elezioni, nemmeno tra i parlamentari delle minoranze. Insomma se cade Letta, non si vota. E se anche si formasse un nuovo Governo non sarei io candidabile avendo più volte detto che se andrò a Palazzo Chigi un giorno, ci andrò forte del consenso popolare non di manovre di Palazzo. Dunque, di che cosa stiamo parlando?»
  (17/07/2013)

Matteo Renzi (1)Certe cose l’importante e dirle. In quanto a farle, è tutto un altro paio di maniche. Meglio se arrotolate!

«La rappresentazione mediatica ha una sua fondatezza nelle nostre diverse modalità di esprimerci. Ma anche Letta ha capito che bisogna cambiare. E sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte, non più debole»
(06/10/2013)

«Che ci siano ambienti politici e culturali che immaginano un grande centro è un dato di fatto. Ma sarebbe dannoso per l’Italia. È un disegno che va respinto. Per questo chiedo che dal congresso esca con forza l’indicazione per il bipolarismo, senza ambiguità. I nostalgici del grande centro sono certo anche in Scelta Civica, ma li abbiamo anche noi, li ha il PdL. Però nel Paese sono minoranza.
[…] Se vinco io, il PD presenterà una proposta di legge elettorale molto netta che imponga il bipolarismo e l’alternanza. Io voglio che le larghe intese non tornino mai più. Se qualcuno immagina che le larghe intese siano il futuro, e non mi riferisco a Enrico Letta che è un convinto bipolarista, sappia che con noi non riusciranno»
(20/10/2013)

Dopo l’esperienza Letta (e Monti), difficile immaginare esecutivo più democristiano e meno bipolarista di quello Renzi. Ma evidentemente è una questione di prospettive…

«Mai più larghe intese e giochini sulle spalle degli italiani»
(27/10/2013)

Big MatteoE infatti la posta in gioco non sono le “spalle degli italiani”, ma qualcos’altro a più basse latitudini e peraltro già abbondantemente abusato, a prescindere dal consenso.
A scanso di equivoci, l’imperturbabile Rottamatore ribadisce il concetto in concomitanza con la cacciata dal Senato del condannato e plurinquisito Silvio Berlusconi. Dimesso da senatore, lo andrà presto a riverire da privato cittadino per riscrivere insieme la Costituzione.

«Dopo la sentenza della Consulta qualche politico brinda al ritorno alla vecchia Repubblica, stasera quella bottiglia di spumante a quel politico, burocrate gliel’abbiamo mandata di traverso. Ai teorici dell’inciucio: vi è andata male! Il bipolarismo è salvo e se avete voglia di pigiare il tasto indietro, vi diciamo no. Le primarie del PD hanno deciso che si cambia verso e da domani il PD metterà tutto il proprio onore a servizio della difesa del bipolarismo e abbattere i costi della politica con un disegno di legge costituzionale»
  (09/12/2013)

Questo è un pezzo magistrale! Per trovare qualcosa all’altezza di simili dichiarazioni, bisognerebbe riesumare le intemerate del maresciallo Badoglio.
Fedele al vecchio motto excusatio non petita accusatio manifesta, Gennaio è il mese delle rassicurazioni:

«No agli intrighi di palazzo per prendere il posto di Letta»
  (14/01/2014)

«La prospettiva personale che mi riguarda non è un giochino tutto interno agli intrighi di palazzo per andare il posto di Enrico»
  (16/01/2014)

«Non sto facendo tutta questa manfrina per fregare Letta. Lanciamo l’hashtag : #enricostaisereno, nessuno vuole prendere il tuo posto»
  (18/01/2014)

E così via proseguendo in manifestazioni di fedeltà al premier… L’esito è noto.

Darth-Vader-Camping

Concentrarsi invece sulla composizione dell’imminente Governo Renzi, quello che mai l’inciucio e no alle larghe intese, costituisce un’incognita molto più azzardata delle improvvide dichiarazioni che il premier incaricato sforna a ciclo continuo. A prima vista, è un mix inquietante di arnesi confindustriali, vecchi ministri del precedente esecutivo, con la solita inzuppata ciellina (là dove ci sono i soldi), e dilettanti allo sbaraglio.
Al Fano A proposito di ‘ministeri chiave’, tanto per dire, è interessante notare come il benemerito Angelino Alfano sia stato riconfermato agli Interni, a riprova della coerenza che da sempre contraddistingue il pensiero, le opere, e le parole del Presidente del Consiglio in pectore.
Dell’Alfano ministro si ricorda più che altro la disastrosa gestione del Caso Shalabayeva, quando il nostro Angelino si aggrappò con le unghie e coi denti alla poltrona di governo, scaricando tutte le responsabilità addosso ai suoi subordinati, dopo aver esibito la sua faccia di bronzo migliore.
All’epoca (giusto sei mesi fa) Matteo Renzi giocava ancora al Rottamatore ed in tale ruolo era tra i principali sostenitori delle dimissioni del ministro Alfano, riservando i propri strali alla sua insipienza morale prima ancora che incompetenza materiale:

«Prima di ragionare di cosa accadrà ad Alfano o Letta possiamo spendere una parola per dire che abbiamo fatto una figuraccia come Paese e non é la prima. Mi dispiace che il mio Paese abbia caricato con 40 uomini delle forze speciali una donna e la sua bambina che si chiama Alua e ha sei anni e li abbia rimpatriati senza fare una discussione per dire chi ha sbagliato. Non possiamo dare il messaggio ai giovani che pagano solo i pesci piccoli. Qualcuno può dire se abbiamo fatto bene o abbiamo sbagliato?»
(17/07/13)

Ai posteri l’ardua sentenza. Ancor più espliciti, i “renziani” presenti in Parlamento tuonavano all’unisono in dichiarazione congiunta, per bocca di Stefano Lepri, vice-capogruppo del PD al Senato:

«La posizione del ministro Alfano è oggettivamente indifendibile. Chiederemo al PD, nella riunione dei gruppi domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro. Il passo indietro di Alfano serve per restituire al governo, la necessaria credibilità sul piano internazionale e nazionale

Talmente “indifendibile” e tale il discredito, che Alfano non solo non si è mai dimesso, ma è comodamente rimasto seduto al suo posto, imperturbabile ai cambiamenti. Hic manebimus optime.
C’è da chiedersi se Renzi rilegga mai ciò che dice e che scrive.

Andrea Orlando Da segnalare invece la nomina a guardasigilli di una totale nullità come Andrea Orlando, personaggio del quale avevamo già parlato QUI, in tempi insospettabili, a proposito della sua “riforma della giustizia” molto gradita al Pornocrate di Arcore.
Ad onor del vero, Matteo Renzi aveva proposto per l’incarico Nicola Gratteri, attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria. Ad opporsi fortissimamente all’incarico pare sia stato il Nonno al Quirinale: siccome in Parlamento ci sono anche i mafiosi, non è opportuno che un magistrato antimafia faccia il Ministro della Giustizia. È una questione di “governabilità”.
Perciò, l’Uomo del Colle ha detto no.
Renzi si è subito adeguato, che sia mai gli sfumasse l’investitura!

Federica Guidi Complimentoni invece per la scelta di Federica Guidi allo “Sviluppo economico”. La Guidi è figlia d’arte: il papà è quel Guidalberto, recordman dei consigli di amministrazione (ne presiede una quarantina), patron e padrone della Ducati Energia, ed esponente di punta dei duri di Confindustria.
È superfluo dire che Federica Guidi, fino a qualche settimana fa con una candidatura quasi certa al parlamento europeo tra le fila del PDL, è portatrice di un gigantesco conflitto di interessi con pochi precedenti, ad eccezione del suo sponsor di Arcore e del dimenticato ministro ‘tecnico’ Corrado Passera, con un intreccio di commesse pubbliche e di appalti e di rinnovi contrattuali che passano tutti per il Ministero dello Sviluppo economico.
Un articolo eloquente sul groviglio di relazioni e implicazioni lo potete leggere QUI.
Tanto per non farsi mancare nulla, al neo-ministro è stata affidata anche la delega alla Comunicazioni, sotto la quale passa il rinnovo delle concessioni televisive che tanto interessano al Papi, con cui la Guidi intrattiene così amichevoli rapporti fatti di incontri informali e cene in famiglia.

Pier Carlo PadoanUn’incognita sulla quale invece vale davvero spendere due righe è la nomina di Pier Carlo Padoan al ministero dell’Economia e delle Finanze. È un nome praticamente imposto dal Presidente della Repubblica, cui peraltro si deve la scelta dei ministri Giovannini e Saccomanni nel precedente governo e dei quali non si rammentano certo le prestazioni eccelse.
Del prof. Padoan è bastato ricordare i suoi trascorsi di direttore scientifico nella fondazione dalemiana “Italiani Europei”, e le sue collaborazioni come consigliere economico dei governi Amato e D’Alema, ed il presunto riferimento ad una tassazione delle rendite finanziarie insieme all’introduzione di una “patrimoniale” (che in realtà Padoan non ha mai proposto), per accreditarlo come keynesiano di ferro.
Peccato solo che il prof. Padoan sia innanzitutto un ‘rigorista’ convinto e che non ha mai messo in discussione l’ideologia della Austherity, la quale così strabilianti benefici sta portando al rilancio delle economie europee, nella sostanziale continuità delle attuali politiche monetariste.
In realtà, l’idea di Padoan è piuttosto semplice e ben poco “keynesiana”: ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese, che poi sono i costi legati alla previdenza ed al versamento contributivo dei lavoratori. Duole ricordare che con le tasse si pagano poi i servizi pubblici. Ma qualcuno fa sempre finta di credere che ospedali, scuole, trasporti si finanzino da soli per divina provvidenza.
Per compensare il disavanzo legato alla detassazione, il prof. Padoan propone un incremento (molto thatcheriano) della tassazione indiretta sui beni al consumo (l’aumento dell’IVA è uno di questi provvedimenti) e la tassazione delle proprietà immobiliari coi valori rivisti al rialzo. Che incideranno non poco sul potere d’acquisto del reddito effettivo delle famiglie. Si può star certi che come sempre saranno esclusi dalla tassazione le proprietà del principale immobiliarista nazionale: il Vaticano.
In concreto di Carlo Padoan andrebbe ricordata piuttosto la sua esperienza al FMI, dal 2001 al 2005, come direttore esecutivo per l’Italia. Sotto la sua lungimirante supervisione, durante la direzione del Fondo Monetario, come risultato tangibile si ebbe la bancarotta dell’Argentina con la dichiarazione di default, dopo che il paese aveva pedissequamente seguito la cura da Cavallo imposta dal FMI.
L’opera di sacerdote dell’Austerità e custode dell’ortodossia del Rigore, continuata nel successivo incarico all’OCSE, si è potuta esplicare al meglio con le opportune prescrizioni impartite per il rilancio della crescita di Portogallo e Grecia: dopo averne devastato il tessuto economico, ne stanno ora distruggendo quello sociale, in un bagno di lacrime e sangue da cui i due paesi non riescono ad uscire, ricacciati ogni volta più a fondo dai sacri vincoli di stabilità.
Carlo Padoan è stato altresì un entusiasta sostenitore della riforma pensionistica di un’altra professoressa, Elsa Fornero, che ha schiantato i conti dell’INPS con un buco stratosferico dopo anni di bilanci in attivo.
A riprova delle fede “keynesiana” del prof. Padoan, sono ormai famosi gli screzi col premio nobel per l’economia Paul Krugman, i cui consigli hanno dato ben altri frutti per la formidabile ripresa USA. Per Krugman i tecnoburocrati UE e massimamente Padoan non sanno riconoscere l’errore delle loro politiche rigoriste nemmeno se ci dovessero sbattere contro col naso:

«L’OCSE in generale, e Pier Carlo Padoan in particolare, in qualità di capo economista, sono stati tra le più grandi e principali cheerleaders dell’austerity; potete capire perché non vogliano ammettere come essi siano nei fatti le cheerleaders che hanno trascinato l’Europa verso il disastro.»

Di fronte ai loro nasi
NYT (16/09/2013)

fat cheerleaders

Avremo presto l’opportunità di testare presto le straordinarie virtù dell’ennesimo professore prestato all’economia, se non fosse che il nuovo esecutivo si rivelerà probabilmente una riedizione aggiornata del vecchio ma con una spruzzata di vitalismo in più, come se un pizzico di spezie (Matteo Renzi) bastasse a insaporire una ricetta a corto di ingredienti.

Homepage

La Cozza

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , on 12 febbraio 2014 by Sendivogius

Staffetta Letta-Renzi

“Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”
Giulio Andreotti  

In un eccesso di autostima, dallo sprofondo della paralisi in cui vegeta soave, il ‘giovane’ Letta ha paragonato se stesso ad un maestro zen. E buddhacerto Siddhārtha Gautama (che pure era il Buddha!) si limitò a trascorrere solo quarantanove giorni e quarantanove notti nel più totale immobilismo, prima di giungere alla suprema illuminazione, mentre al premier di dis-servizio non sono bastati nove mesi di stasi comatosa per partorire meno di un imbarazzante topolino, nel soporifero torpore del suo imperturbabile letargo democristiano.
Tuttavia, per ricorrere a metafore meno auliche, la figura che più si addice a questo mitile mediterraneo, a cottura lenta in brodo doroteo, è la cozza. Preferibilmente da allevamento, tanto flaccida e insipida è la consistenza di questo mollusco da pantano, fossilizzato sullo scoglio delle laide intese; immobile ed inamovibile nella sua paresi istituzionale a prova di scalpello.
FrankensteinNon v’è “scossa” al mondo che possa rianimare gli scarti malamente assemblati di un simile esecutivo riciclato dal gabinetto anatomico del dottor Frankestein, imbalsamato com’è nella sua rigidità cadaverica. Rimestare i pezzi nella formaldeide di improbabili rimpasti, non contribuirà certo a dare un aspetto migliore al prodotto finale.
Dal “Governo di Servizio” a “Impegno Italia”, dell’Enrichetto nazionale ricorderemo soprattutto i rilanci pubblicitari, gli slogan promozionali, che come meteore attraversano il vuoto siderale del Nulla elevato a sistema, in nome di una stabilità che ha orrore della legittimazione elettorale: una “sciocchezza”, chiosò con sobria austerità il demiurgo dall’alto del Colle, in tutta la sua migliorista certezza. In tempi di risparmio, i governi infatti è meglio farseli in casa, impastarli con gli ingredienti a disposizione, rovistando tra i precotti sottovuoto dimenticati nei fondi della dispensa… È il gran bollito a prova di scadenza; non foss’altro perché l’immangiabile minestrone ha superato da un pezzo la data di consumazione.
E dunque prepariamoci ad un altro esecutivo di galleggiamento: la pappetta insipida da riscaldare nel forno dell’oblio.

Homepage

Countdown

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 gennaio 2014 by Sendivogius

hellsing-13

La drammatica prosecuzione delle Laide Intese supera il masochismo più estremo e rischia di pesare come una lapide (tombale) su quello che fu il “maggior partito della sinistra italiana”, con tanto di vocazione maggioritaria, e quanto mai prossimo alla tumulazione sotto le macerie di un governissimo, che ogni giorno perde pezzi indecenti dai suoi impresentabili gabinetti ministeriali. Il principale azionista di una maggioranza, prossima più alla demolizione che al capolinea, sembra quasi intento a vergare il proprio epitaffio funebre, nella difesa suicida di una parabola governativa ormai all’epilogo della sua fase discendente. Prigioniero com’è della paralizzante chimera migliorista, il partito bestemmia si contorce nell’incapacità di affrancarsi dal mito autogenerato della Stabilità, che poi è la patologica reiterazione di un “governismo ossessivo compulsivo che tenta di spacciare per Responsabilità”.
Faccia da schiaffi Dinanzi allo spettacolo desolante di una “sinistra” istituzionalizzata, che però ha la decenza di non definirsi nemmeno più tale, schiacciata tra (ex) giovani democristiani e giovani turchi allo sbaraglio, in perenne crisi di identità, la non-soluzione è rimessa alla continua ricerca di sempre nuovi padri putativi per supplire alla nascita da una madre incerta. A volte basterebbe rileggere i classici e riscoprire i padri nobili di una Sinistra Balena biancache fu grande, prima di farsi “centro”, scoprirsi liberal-liberista, e smarrire senso e sostanza in nome di un riformismo astratto, incapace di andare oltre il vuoto di una retorica fumosa, riducendosi a fare da scendiletto ad imbarazzanti nullità, sciaguratamente elevate a ministro, in ossequio ad una alleanza incestuosa (e vergognosa!) e rapporti innominabili con vecchi satrapi viziosi.

 Il Regime dei Pascià

Nunzia De Girolamo «L’Italia è il paese dove si è sempre verificato questo fenomeno curioso: gli uomini politici, arrivando al potere, hanno immediatamente rinnegato le idee e i programmi d’azione propugnati da semplici cittadini.
[…] i ministri non sono mandati e sorretti al potere da partiti responsabili delle deviazioni individuali di fronte agli elettori, alla nazione. In Italia non esistono partiti di governo organizzati nazionalmente, e ciò significa che in Italia non esiste una borghesia nazionale che abbia interessi uguali e diffusi: esistono consorterie, cricche, clientele locali che esplicano un’attività conservatrice non dell’interesse generale…. ma di interessi particolari di clientele locali affaristiche. I ministri, se vogliono governare, o meglio se vogliono rimanere per un certo tempo al potere, bisogna s’adattino a queste condizioni: essi non sono responsabili dinanzi a un partito che voglia difendere il suo prestigio e quindi li controlli e li obblighi a dimettersi se deviano; non hanno responsabilità di sorta, rispondono del loro operato a forze occulte, insindacabili, che tengono poco al prestigio e tengono invece molto ai privilegi parassitari.
Il regime italiano non è parlamentare, ma, è stato ben definito, regime dei pascià, con molte ipocrisie e molti discorsi democratici.»

Antonio Gramsci
(18/07/1918)

Homepage

 

Natale in casa Letta

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 24 dicembre 2013 by Sendivogius

Babbo Natale

“Letterina di Natale,
sotto il piatto del papà
sta tranquilla, zitta e buona
finché lui ti troverà.
Quando poi, finito il pranzo,
saran letti i miei auguri,
saran lette le promesse
per il tempo che verrà,
letterina te ne prego
tu per me non arrossire:
per quest’anno le promesse
io ti posso garantire,
perché quel che ho scritto dentro
sarà proprio tutto fatto.”

Ma quant’è carino l’Enrichetto natalizio, sobrio chierichetto di governo, che decanta i suoi meriti di bimbo virtuoso, convinto com’è di aver ben svolto i compitini da bravo scolaretto zelante, mentre inzuppa pensierini nel caldo brodino della propria vanità.
Vuoto come un calzino spaiato in attesa dell’arrivo della Befana, il piccolo Letta rischia di ritrovarsi presto con un pugno di carbone tra le mani…
JoulupukkiA noi la pena, ed il ludibrio, di vederlo intonare vuoti pensierini sulle magnifiche sorti progressive del suo governo di inconsistenza allargata, nella declamazione delle buone intenzioni alla fiera delle ovvietà, in un personale monumento all’inutile, mentre celebra il proprio elogio sbrodolandosi in cerimoniosi complimenti a se medesimo.
Tra profusioni di ringraziamenti dispensati a destra e manca, partendo dal nume tutelare consacrato al Quirinale, tra vacui richiami al “senso di responsabilità” ed ai drammi di una fatica sociale, opportunamente inabissata nelle palude di un immobilismo compassato nel galleggiamento istituzionale, preoccupa l’atarassia di una svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana italiana. Ovvero, lo spettacolo deprimente, messo in scena dall’avvento di una pletora precocemente invecchiata di mediocri “quarantenni” in grisaglia (e sorvoliamo sul resto della cucciolata!), tali da far rimpiangere perfino le cariatidi fossili delle prima repubblica. È il ritorno escatologico, attraverso la religione del rigore, negli arcani pre-moderni di un epoca immota ed eterna, dove la “stabilità” è stasi comatosa e la “ripresa” assomiglia più che altro al fuoco fatuo di un fenomeno tanatologico.
Nell’ascoltare le prolusioni dell’Enrico di Letta e di governo non si sa bene se si ha a che fare con un austero cretino, inguaribilmente affetto dalla Sindrome di Pollyanna, nella rimozione delle cause della crisi e delle catastrofiche “cure” finora impartite, per effetto di scotomizzazione.
Titanic by Alexiuss (2011)Oppure, si tratta di una copia ancor più catatonica del capitano Smith, che sulla plancia del Titanic (l’Inaffondabile) rassicura i ricchi passeggeri di prima classe, già appollaiati sulle scialuppe mezze vuote della salvezza, dopo aver chiuso i passeggeri più miserabili in coperta, bloccando l’accesso ai ponti. Un sacrificio necessario. E senza nemmeno l’orchestrina di consolazione.
Sono le gioie a venire di un altro Sobrio Natale.

Homepage

NONSENSE ITALIA

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 novembre 2013 by Sendivogius

Nell’Eccezione permanente di un’Italietta ormai dispersa nella sua deriva neo-weimeriana, capita che un Presidente della Repubblica, investito di poteri regali da un parlamento inconsistente, blindi un governo che non dispone più di una maggioranza certificata alle Camere, senza che ciò implichi una verifica parlamentare o un rimpasto di governo. Questo perché due (PdL e Scelta civica) dei tre partiti che compongono l’immonda maggioranza di fatto non esistono più, mentre l’innominabile partito bestemmia è dilaniato al suo interno dalla fronda maggioritaria di coloro che delle Laide Intese non ne possono proprio più.
Dalla grosse koalition alla tedesca, al gran bollito all’italiana con tanto di stallo alla messicana incorporato, l’ammucchiata è servita! Dinanzi ad una cesura con pochi eguali tra Istituzioni e Cittadinanza, che rischia di degenerare in una frattura irriducibile, la soluzione migliore elaborata dall’ottuagenario Presidente che volle farsi Re è puntellare un governo artificiale, senza più alcun radicamento sociale e con un consenso popolare ridotto ai minimi storici (ma compensato dalle cariche di polizia), tramite l’inamovibilità dei suoi ministri più screditati. E per questo ridotto a vegetare in uno stato comatoso, nell’immobilismo più totale, perché al minimo sommovimento al suo interno la fragilissima costruzione imposta dal Nonno sul Colle rischia di franare come un effimero castello di carte, nella prosecuzione ad oltranza di un’esperienza perniciosa ancor prima che fallimentare.
In tale ambito, la fiducia (imposta sotto ricatto) ad un Guardasigilli dai rapporti quantomeno chiacchierati ricorda di molto le formule del compromesso dilatorio, così care a quel Carl Schmitt che della democrazia di Weimar vergò compiaciuto l’epitaffio, e che lasciano completamente irresolute le divergenze di fondo attraverso la dilazione delle risoluzioni nella perseveranza dell’errore.
snail on the thread of a razor blade A simile compagine governativa alla perenne ricerca di un senso che non ha, cristallizzata com’è nella sua immutabilità fondata sull’eterno rinvio, si dovrebbe demandare la riforma della Costituzione, peraltro in deroga alle norme previste dall’Art.138 che tale revisione disciplina, con una serie interminabile di anomalie giuridiche che fanno dell’eccezione alla norma la regola condivisa. Nonché la “riforma della giustizia” affidata ad un ministro screditato, su pressione di un pregiudicato abusivamente insediato al Senato!
Il risultato è un’Esecutivo immobilizzato da una paralisi istituzionale senza precedenti, ridotto a mero esecutore testamentario delle ultime volontà dettate dalle tecnoburocrazie eurocratiche: la soluzione finale per una politica economica dei “compiti a casa” e delle caramelle, in un Paese prostrato dalla recessione, avvitato in un declino senza uscita nella persistenza di una cura fallimentare. La persistenza della “Crisi” è più che altro una scusa per legittimare uno stato di necessità fondato su una serie di deroghe costituzionali nella preservazione del potere.
Alimenta la minaccia del populismo fascistoide ed al contempo se ne serve per prorogare la permanenza di una anomalia giuridica preminente, in una costante materializzazione ectoplasmatica di oscure presenze, un’inquietante galleria di ‘anime morte’ degna dell’Overlook Hotel

LettorranceIl governo ha l’oro in bocca
Alessandra Daniele
(10/11/13)

«Non è una novità che la giustizia italiana sia schifosamente classista, né che lo siano i suoi presunti giustizieri: Giancarlo Caselli non sarebbe certo stato altrettanto assolutorio verso la Cancellieri, se la ministra avesse fatto scarcerare un’attivista No-TAV, anziché una palazzinara.
Ma cosa c’è rimasto in Italia ad essere una novità? Tutto continua a ripetersi ossessivamente sempre uguale.
Questo secondo governo di Grossolana Coalizione, spacciato per quello che avrebbe finalmente restituito al paese rispettabilità e credibilità internazionale, mantiene alla Giustizia una ministra che s’è dichiarata e dimostrata “a disposizione” della famiglia di palazzinari bancarottieri che rivendica d’averla piazzata al ministero.
Annamariaaah!E tutta la Grossolana Coalizione la difende: la testa della Cancellieri non si tocca, perché per il governo sarebbe esplosiva come quella della robottona di Total Recall alla quale la ministra somiglia. Dentro quella robottona si nascondeva Schwarzenegger, dentro la Cancellieri c’è Ligresti.
TOTAL LIGRESTINiente è davvero cambiato. Mani Pulite è stata rivoluzionaria quanto Second Life.
Siamo ancora ai tempi della DC dei Gava e dei Lima. Siamo ancora nel regno dei Borboni, con una sottile riverniciatura Savoiarda che cambia tutto per non cambiare niente.
Jack TorranceL’Italia rimane bloccata nell’interminabile ultimo valzer del Gattopardo, cristallizzata in un immutabile inferno vintage di sorrisi fasulli e autentico orrore, come Jack Torrance nell’ultimo fotogramma di Shining.
Un inferno in bottiglia, nel quale i partiti al governo, come virus, cercano di scindersi per moltiplicarsi e occupare anche lo spazio dell’opposizione: Renzi piccona il PD per scalarlo meglio, Casini abbandona Monti sull’autostrada, Berlusconi scarica la colpa delle tasse sui governisti integralisti di Alfaida. E progetta di riesumare Forza Italia con lo stesso identico slogan truffaldino di vent’anni fa: meno tasse per tutti.
Un inferno in rovina come l’economia, che le razzie dei saccomanni riescono solo a devastare ulteriormente. Dopo la TRISE è in arrivo la TARFU, acronimo militare USA per Totally And Royally Fucked Up.
L’ISTAT si sbaglia, l’economia italiana non è tornata agli anni 70.
È in coma

Homepage