Archivio per Emergenza rifiuti

Il Ritorno del ‘Monnezza’

Posted in A volte ritornano with tags , , , , , , , , , , on 23 ottobre 2010 by Sendivogius

Se la “munnizza” pare destinata a diventare una componente ordinaria del paesaggio partenopeo, ci sono rifiuti altamente tossici dal difficile smaltimento, destinati a ritornare sempre a galla in tutta la loro ingombrante presenza che non conosce imbarazzo di sorta.
Tra le scorie più perniciose, particolarmente coriaceo sembra essere l’incontenibile Guido Bertolaso: proconsole generale alle emergenze nazionali e prefetto del pretorio dell’Impero berlusconiano. Parliamo di un raro condensato di presunzione e ottusità, che deambula da un’emergenza all’altra coi poteri straordinari di un generalissimo sudamericano. Corazzato nella sua boriosa spocchia da hidalgo e rassicurato dalla semplificazione militaresca dei problemi, trasuda arroganza da tutti i pori.
Dispensa consigli all’ONU sulla gestione della crisi haitiana, bacchetta gli statunitensi, e si auto-propone come coordinatore generale; batte cassa presso la UE ma insulta i commissari europei che hanno osato criticare il suo ineccepibile piano-rifiuti. Si tratta dello stesso “piano” dai mefitici effluvi, i cui effetti si possono apprezzare a Terzigno e dintorni, con grande entusiasmo popolare, mentre la spazzatura trabocca dalle discariche abusive, regolarizzate per decreto da Guido l’Infallibile, spandendo miasmi e veleni per le campagne vesuviane.

Invischiato in affari (e sollazzi) con la famigerata cricca degli Anemone e soci, inquilino privilegiato nelle case di Propaganda Fide, previo finanziamento pubblico dell’ente immobiliare vaticano, Bertolaso è quanto di meglio (o di peggio) il governo ha da offrire per la risoluzione dei problemi che, con prepotenza, riemergono dai palinsesti narcotizzati della TV felicemente imbavagliata nella propria compiacenza censoria.
Dismessa la tutina della Protezione civile (avrà finalmente fatto il bucato?) eccolo ripresentarsi sul luogo del delitto, vestito a festa, con l’incredibile faccia da tolla che contraddistingue il recidivo incallito.
Un posto in discarica non dovrebbe negarglielo nessuno…
Altri hanno già confezionato per lui la cornice ideale:

 L’IMPUNITO OMEOPATICO
 di Francesco Merlo 
 La Repubblica
 (23/10/2010)

«Anziché una squadra di incorruttibili, armati di codice e protetti da una intelligenza anche militare, Silvio Berlusconi ha mandato a Napoli Guido Bertolaso, l’impunito.
Propone, dunque, un trattamento omeopatico: cura la malattia con la malattia stessa. L’emergenza spazzatura  –  è la sola certezza che tutti, a sinistra come a destra, ormai abbiamo  –  nasce infatti da una grande corruzione, non solo economica e morale, ma anche politica e intellettuale. È insomma uno scandalo nazionale, una malattia della democrazia italiana, che ha coinvolto anche il centrosinistra, ed è giusto ricordare che fummo noi a chiedere, per primi e con forza, le dimissioni dell’allora governatore della Campania, Antonio Bassolino. Ma solo Berlusconi poteva arrivare alla sfrontatezza di contrastare la corruzione con un presunto corrotto. Tanto più che Bertolaso è indagato per la più odiosa delle corruzioni: la sciacallaggine che specula sulla sofferenza e sulle disgrazie, trasforma i disastri in affari, ingrassa nella monnezza.
Ma fosse pure innocente, come noi ancora ci auguriamo, questo sottosegretario, che agli italiani aveva promesso di dimettersi entro l’anno, non ha più nessuna credibilità. La sua immagine è irrimediabilmente sporcata, anche fisicamente. E in lui c’è pure qualcosa di comico, di quella comicità grottesca che a volte accompagna le cose terribili. Una volta quando lo vedevano con quei suoi giubbottini, con gli scarponcini, i pulloverini, i cappellini da baseball, i caschetti di plastica dura, gli italiani pensavano agli abiti da lavoro, alla muta dell’operaio di Jünger, alla divisa del milite della fatica. Ma, dopo che lo hanno scoperto al centro di una cricca di arrembanti, vedono nei suoi abiti la tenuta da fuga, l’abbigliamento pratico di chi è pronto a scappare non perché inseguito dalla lava, da una frana o dagli energumeni della spazzatura, ma dalla finanza e dai carabinieri.
Come si vede, anche nelle situazioni da pianto si può trovare qualcosa da ridere. Non si è mai visto infatti in nessun paese del mondo un ministro della Sanità che va in giro con il camice bianco e i sabot, o della Funzione Pubblica in mezze maniche ed elastico al braccio, o della Pubblica Istruzione vestito da studente. Solo il ministro della Difesa La Russa, imitando Bertolaso, è arrivato a indossare la tuta mimetica e l’elmetto da carrista per farsi ammirare nella sua Paternò.
E anche quel corpo magro e scattante di Bertolaso non fa più pensare alla ginnastica da lavoro, ma alle massaggiatrici del Salaria Sport Village e agli ozi della casa a sbafo di via Giulia. Cosa penseranno vedendolo arrivare a Napoli, non solo le persone per bene che, con ragione, protestano, ma i plebei rivoltosi che bruciano la spazzatura e ora si armano pure di molotov? Probabilmente cercheranno i suoi cari attorno a lui, la sua famiglia allargata, il cognato, la moglie, i parenti che ha favorito e gli imprenditori della cricca pronti a sguazzare nella sofferenza. Insomma Bertolaso a Napoli è una provocazione, anche perché questi sono i luoghi del mondo dove si cerca sempre, e si trova anche quando non c’è, il rapporto stretto tra i profeti apocalittici e l’apocalisse, tra gli annunciatori della disgrazia e la disgrazia, tra gli imprenditori della monnezza e la monnezza. Ma ci spingiamo ancora più in là: a Napoli sono sempre speculari gli affaristi della disgrazia e gli energumeni della disgrazia.
Solo in tempi meno drammatici la capitale della cultura apotropaica avrebbe reagito all’arrivo di Bertolaso con lo sberleffo e con lo scongiuro, rumoreggiando e toccandosi. Ma qui c’è la prima prova generale di una orribile sommossa plebea. E si sa che, vili e ottusi, gli ossessi e gli invasati mai attaccano la miseria dentro la quale sono finiti, ma sempre colpiscono le persone migliori, scelgono gli obiettivi più innocenti e indifesi e, come insegna la storia partenopea, trovano sempre una Eleonora Pimentel Fonseca con cui prendersela. Mai contro quelli che, dall’altra parte, hanno affinità con loro, la stessa affinità che avevano i monatti con la peste.
Dunque Berlusconi ha mandato a Napoli il presunto capo dei monatti. Ha negato l’emergenza per la quale il Capo dello Stato prova invece “pena e allarme”, ha promesso di spazzare la Campania “in dieci giorni”, e “non è eversione”, e  “i disordini sono solo un fenomeno locale”. Forse perché la sola emergenza nazionale che conosce e combatte con tutte le sue forze si chiama Santoro, Berlusconi non ha ascoltato neppure Umberto Bossi che, sia pure senza alcuna grazia e parlando con lo stomaco, ha avvertito la gravità del pericolo e l’irresponsabilità del governo: “Bisogna intervenire, non possiamo aspettare che ci scappi il morto”.
Ovviamente neppure Bossi capisce che, anche senza morto, in una delle nostre più grandi regioni e in una delle più belle città del mondo la spazzatura sta seppellendo la democrazia. E che non si può parlare di lotta alla camorra, di rinascita, di sogno meridionale e di impegno contro la criminalità organizzata mandando a Napoli lo sfacciato Bertolaso.
Mai come nella conferenza stampa di ieri si era vista così forte e chiara la somiglianza tra Berlusconi e Bertolaso. Abbiamo assistito ad un tristissimo siparietto nel quale trionfava non solo l’impunità ma anche la “combriccolaggine”, l’appartenenza alla stessa antropologia. È infatti Berlusconi che in Italia ha buttato il Codice nella spazzatura e ora dalla spazzatura riemerge Bertolaso che della spazzatura è il codice.»

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TRUFFE DI STATO

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , on 25 luglio 2010 by Sendivogius

Ogni grande civiltà del passato ha impresso il suo passaggio nella Storia, lasciando le vestigia di un’antichità gloriosa tramite la realizzazione di opere maestose, destinate a stupire i contemporanei ed impressionare i posteri.
Oggi, l’ignaro visitatore che si trovasse ad attraversare le contrade di quella che un tempo veniva chiamata Campania felix, per l’amenità dei luoghi e la prosperità delle sue terre, scoprirà suo malgrado come le piramidi non siano una prerogativa esclusiva dell’Egitto.
Questi strani manufatti che si ergono al centro del Nulla, presidiati a vista con presidi armati, sono il miglior monumento al tempo presente nell’Italietta militarizzata delle eterne emergenze. Soprattutto, costituiscono il simbolo più eloquente e rappresentativo dell’Imperium berlusconiano e dei suoi proconsoli, nell’era di Re Silvio IV l’Intoccabile.
E proprio le moderne “ecoballe” (un nome evocativo..) racchiudono in sé la stessa consistenza di un potere logoro ma coriaceo nella sua nefasta pervasività; ne portano l’odore e con il loro olezzo ne preannunciano la presenza, tra i liquami tossici di commistioni inconfessabili che sfuggono ad ogni possibilità di bonifica.
Perché se è vero che il denaro è “lo sterco del Diavolo” è dalla monnezza che i nuovi khan nella cleptocrazia delle libertà traggono le loro origini e nell’occultamento della medesima le loro fortune…
In una delle sue molte opere, Amedeo Benedetti (concittadino di Bondi e Verdini) spiega come l’inganno o la mistificazione consistano nella deformazione a proprio vantaggio della realtà altrui.
Un interessante esempio pratico lo si può leggere nell’analisi che l’economista ed ecologista Guido Viale fa dell’accoppiata Berlusconi-Bertolaso nella gestione delle emergenza rifiuti in Campania:

IL GRANDE BLUFF DEL TENDEM B&B
di Guido Viale

 «Occupandosi dei rifiuti in Campania, Bertolaso ha messo a punto gli ingredienti della successiva gestione delle emergenze da parte della Protezione civile: sequestro della popolazione “assistita”, militarizzazione del territorio, concentrazione di fondi e potere in una struttura che non risponde a nessuno, deroga alle leggi vigenti e, soprattutto, spettacolarizzazione di risultati tanto strabilianti quanto fittizi. Bertolaso era già stato commissario ai rifiuti campani nel 2006, ma se l’era squagliata dimettendosi; inseguito però da un’indagine giudiziaria che nel 2008, alla sua ricomparsa come Sottosegretario di Stato all’emergenza rifiuti lo stava portando diritto in galera. Come successe alla  sua collaboratrice Marta Di Gennaro, arrestata insieme a una dozzina di altri responsabili del disastro campano. Da diverse intercettazioni emergeva che i vertici della Protezione civile erano consapevoli di violare la legge e di non fare quello che sbandieravano… La Di Gennaro chiamava ‘merdaccia’ i rifiuti che in pubblico spacciava come “organico stabilizzato” per sistemarlo in discariche che non potevano accoglierlo. E cercava di far rimuovere un carabiniere onesto che si adoperava per documentare lo scempio. Un decreto ad personam con cui Berlusconi lo sottraeva al giudice naturale, aveva evitato a Bertolaso l’arresto, deviando poi il procedimento nel “porto delle nebbie” della Procura romana. Dal carcere, Marta Di Gennaro protestava: “Quello che ho fatto io lo ha fatto anche lui; e io l’ho fatto per lui. Perché allora io sono dentro e lui è fuori?”
Già, perché? Avrebbero potuto fermarlo in tempo.
Prima del ritorno di Bertolaso, comunque, il grosso del “lavoro sporco” era stato già fatto dal commissario nominato da Prodi: Gianni De Gennaro, che i galloni se li era conquistati al G8 di Genova. In mancanza di altre idee infatti si pensava che per gestire i rifiuti campani bisognasse “menare le mani”. De Gennaro non lo aveva fatto; aveva aperto due discariche illegali (Santarcangelo e Savignano) e, utilizzando l’esercito, aveva riempito di rifiuti mai più rimossi decine di impianti e di edifici dismessi. Quasi 300.000 tonnellate di rifiuti erano ormai state spostate dalle strade; ne restavano meno di 15.000. Bertolaso e Berlusconi se ne sarebbero attribuiti il merito, cominciando poi a riempire le discariche, belle e pronte, di De Gennaro. Poi, oltre a salvare Bertolaso, Berlusconi aveva disposto l’apertura di 11 nuove discariche, di 3 nuovi inceneritori (poi diventati 4, oltre a quello, mai finito, di Acerra), lo smantellamento di 7 impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti (un gioiello tecnologico, se mai qualcuno avesse voluto farli funzionare, in grado da soli di trasformare in materiali recuperabili tutti i rifiuti urbani prodotti in Campania) e il 50% di raccolta differenziata. Tutto entro il 2010! Troppa grazia. Sono misure tra loro incompatibili: o si brucia tutto (e anche per questo 5 inceneritori sono troppi), o si fa una buona raccolta differenziata (e allora da bruciare non resta quasi niente). O si butta tutto in discarica; magari in aree protette. O si trattano i rifiuti per ricavarne materiali riutilizzabili (e per questo i 7 impianti campani bastavano e avanzavano). Ma tutte insieme queste cose non si possono fare. E infatti non si è fatto niente.
Dei 5 inceneritori promessi ce n’è uno solo, che c’era già, e che funziona poco e male (le sue emissioni sono un “Segreto di Stato”). Delle 11 discariche ne è stata aperta una sola (Chiaiano) a ridosso di un ospedale, dell’abitato e di stupendi frutteti. È quasi piena.
La seconda di quelle previste, nel Parco del Vesuvio, è stata bloccata. Quelle di De Gennaro, ormai quasi piene, stanno franando. Delle altre non si parla neanche più. La raccolta differenziata si fa bene solo dove i Comuni l’hanno sottratta alle strutture commissariali. Altrove, come a Napoli, si sta tornando addirittura indietro. Gli impianti di trattamento meccanico biologico sono stati trasformati in frullini per tritare i rifiuti da inviare ad Acerra, o da trasformare in ecoballe. Le piramidi di rifiuti che costellano la regione sono ancora lì. Sversamenti e incendi di rifiuti tossici (il problema maggiore) continuano persino accanto agli impianti (siti strategici di interesse nazionale) presidiati dall’esercito; che non difende il territorio dalla camorra, ma Bertolaso dall’ira della popolazione, dalle indagini giudiziarie, dall’informazione.

Per due anni i media hanno dato credito al “miracolo campano” di Berlusconi. Ora, in attesa che i rifiuti tornino ad ammorbare le strade di Napoli, quel miracolo si è trasferito a Palermo.»

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Cronache Marziane

Posted in Stupor Mundi with tags , , , , , , , , on 18 giugno 2010 by Sendivogius

Adesso pare che il problema ce l’abbia anche Palermo, mentre il sempre sorridente sindaco Diego Cammarata, insieme al suo vice Francesco Scoma, si gode i mondiali sudafricani (QUI).
Che si profili l’ipotesi di un traffico internazionale di rifiuti?
Non ci meraviglierebbe che i costi dell’esotica vacanza anticipata siano alla fine accollati alle esangui casse comunali, come “spese di rappresentanza”, in conformità con la tipica tradizione dei satrapi sicani.
E dopo un anno, da sotto il tappeto confezionato per il salottino di Porta a Porta, rispuntano fuori pure i rifiuti napoletani. Caldi-caldi per l’estate e (se possibile) ben lontani dalle telecamere dell’EIAR, finalmente restituita alle sue nobili origini di regime. Sembra infatti che la “monnezza” siciliana non puzzi come quella campana, giacché le famigerate ‘emergenze’ funzionano a flusso alternato a seconda di chi governa, con equilibrio e imparzialità: calamità a sinistra; soluzioni a destra, con gli obbiettivi che virano dalle sinistre cataste di spazzatura, verso gli “uomini del fare” della Provvidenza berlusconiana, con l’arrivo dell’Imperatore e la sua corte, dell’Uomo con la tuta, tra folle plaudenti in estasi per il miracolo promesso…
«Se divento premier sarò a lavorare finchè la città non risolve problema rifiuti… Riuniremo il primo consiglio dei ministri a Napoli…» Poi, confezionato lo spottone per fini elettorali a reti unificate, l’intero governo si è liquefatto come il sangue di S.Gennaro: niente più gite in pullman per i ministri in trasferta; Super-Bertolaso che si eclissa insieme ai fondi per la ricostruzione aquilana; Noemi Letizia che si trasferisce a Milano; Re Silvio che smette di scendere fino a Casoria… Ma l’immondizia rimane.
Mission Accomplished! L’importante è dirlo. A confezionare la notizia ci pensano gli specialisti della casa, perché inventare il vero è meglio, molto meglio

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