Archivio per Disturbo psicotico

Letture del tempo presente (XI)

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , on 20 novembre 2021 by Sendivogius

Si comincia col paragonare la certificazione vaccinale anti-covid all’Ahnenpass della Germania nazionalsocialista e poi si finisce per l’andarci direttamente a braccetto coi nazisti, che evidentemente della materia se ne intendono, senza che alle legioni di imbecilli no-vax, inopportunamente imboccate dai figuri più improbabili, riesca mai di cogliere la contraddizione intrinseca nelle loro distorsioni cognitive.

Si ricollega l’adozione del cosiddetto “green-pass” alla persecuzione degli ebrei su equazione indecente, che trascende il concetto di “antinomia” per farsi patologia mentale su psicosi delirante…

Si associa il “certificato verde” a strumento di controllo di un inconfessabile cospirazione globale di entità occulte… E poi si finisce con l’approdare ai soliti “Protocolli dei Savi di Sion”: modello ideale di tutte le cospirazioni, ed all’immancabile congiura giudaica che fa sempre brodo (come il dado), per insaporire la zuppa complottista.
Del resto, se ci sono irriducibili imbecilli convinti che la Terra sia piatta, perché non credere pure alla riedizione aggiornata dell’antico complotto satanico-massonico orchestrato dai perfidi giudei per il dominio del mondo, su infiltrazione stavolta genetica tramite manipolazione del DNA?!? Tutto è possibile ed ogni panzana non è mai troppo assurda, in un deserto culturale dove ogni coglione matricolato ha diritto di parola perché “si informa su internet” ai tempi oscuri della grande regressione barbarica, mentre scorrazza garrulo e giulivo nelle lande dell’Idiocrazia dominante.

In fondo, si tratta della riproposizione ciclica dei medesimi schemi interpretativi, che cambiano forma per invariata sostanza di paranoie ataviche, modellandosi alla realtà contingente di una società variabile, destrutturata in mitopoiesi deliranti.

«La teoria cospirativa della società risiede nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta di uomini, o di gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato), e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo.
Questa concezione dei fini delle scienze sociali deriva, naturalmente, dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società – specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta – è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti. Questa teoria ha molti sostenitori ed è anche più antica dello storicismo (che, come risulta dalla sua forma teistica primitiva, è un derivato della teoria della cospirazione). Nelle sue forme moderne esso è, come lo storicismo moderno e come un certo atteggiamento moderno nei confronti delle “leggi naturali”, il tipico risultato della secolarizzazione di una superstizione religiosa. La credenza negli dèi omerici le cui cospirazioni spiegano la storia della guerra di Troia è morta. Gli dèi sono stati abbandonati. Ma il loro posto è occupato da uomini o gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione la cui perversità è responsabile di tutti i mali di cui soffriamo – come i famosi savi di Sion, o i monopolisti, o i capitalisti o gli imperialisti.
Io non intendo affermare, con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario, esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori. Infatti la sola spiegazione del fallimento del loro tentativo di realizzare il cielo in terra è l’intenzione malvagia del Demonio che ha tutto l’interesse di mantenere vivo l’inferno.
Cospirazioni avvengono, bisogna ammetterlo. Ma il fatto notevole che, nonostante la loro presenza, smentisce la teoria della cospirazione, è che poche di queste cospirazioni alla fin fine hanno successo. I cospiratori raramente riescono ad attuare la loro cospirazione.
Perché si verifica questo? Perché le realizzazioni differiscono così profondamente dalle aspirazioni? Perché ciò è quanto normalmente avviene nella vita sociale, ci siano o non ci siano cospirazioni. La vita sociale non è solo una prova di forza fra gruppi in competizione, ma è anche azione entro una più o meno elastica o fragile struttura di istituzioni e tradizioni, azione che provoca – a parte qualsiasi contro-azione consapevole – molte reazioni impreviste, e alcune di esse forse anche imprevedibili, in seno a questa struttura

Karl R. Popper
“La società aperta e i suoi nemici”
Ed. Armando. Roma, 1974

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Il seme della follia

Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 giugno 2013 by Sendivogius

Grosso guaio a Chinatown

E se la follia fosse il tratto prevalente di un mondo impazzito, dominato da una leadership di potenziali psicopatici?
L’interrogativo, tutt’altro che peregrino, costituisce in ambito accademico un’ipotesi di studio sulla quale, da oltre mezzo secolo, si concentrano le ricerche di un nutrito pugno di studiosi, intenzionati a stabilire una relazione con il fenomeno e le sue conseguenze su scala sociale.
American PsychoForse per abbondanza di materiale umano a disposizione, il tema è uno di quelli che affascina da sempre i ricercatori d’Oltreoceano, nell’individuazione di comportamenti psicotici opportunamente celati dietro quella che lo psichiatra Hervey Milton Cleckley (un pioniere della materia) chiamava The Mask of Sanity (1941).
Basandosi sugli studi di H.M.Cleckley sulla psicopatia, il canadese Robert D. Hare, professore emerito alla University of British Columbia, elabora il PCL-R (Psychopathy Check List Revised): manuale psico-diagnostico, particolarmente utilizzato nell’ambito forense canadese, per valutazioni cliniche di soggetti psicopatici coinvolti in crimini violenti. Il manuale riporta una ventina di aspetti riscontrabili nell’identificazione della persona psicotica e li ripartisce in due modelli di riferimento prevalenti: nel primo “fattore” sono riconducibili gli elementi tipici del disturbo istrionico e narcisistico della personalità; nel secondo “fattore” vengono ricompresi invece gli aspetti più propriamente collegabili ad un anti-sociale dai comportamenti esplicitamente devianti.
Tuttavia, la notorietà di Hare presso il grande pubblico è legata soprattutto alla pubblicazione di Snakes in Suits: When Psychopaths Go to Work (2006), in collaborazione con lo psicologo newyorkese Paul Babiak. Prendendo in analisi i comportamenti individuali di dirigenti aziendali e broker di borsa, Hare e Babiak arrivano alla conclusione che la maggior parte dei manager e dei team-leader sono a tutti gli effetti degli psicopatici travestiti. Secondo le parole di R.D.Hare, sono degli esperti manipolatori “completamente privi di scrupolo e di empatia, egoisticamente prendono ciò che vogliono e fanno come vogliono, violando le norme sociali e le speranze, senza il benché minimo senso di colpa o pentimento“, arrivando a stimare in due milioni il loro numero negli USA e che solo un’infanzia appagante e sostanzialmente felice non avrebbe trasformato in serial killers.
DexterPerfettamente mimetizzati negli ambienti di riferimento, sono degli psicopatici di successo. Per Paul Babiak: «Più acuta è la psicopatia, più ragionevoli e carismatici possono risultare i discorsi e i comportamenti. E quanto più lo psicopatico è in grado di immedesimarsi con te, intellettualmente, captando i tuoi pensieri, capendo il linguaggio del tuo corpo, tanto più è in grado di manipolarti a parole. E con successo. Senza minimamente considerare i tuoi sentimenti, poiché privo di coscienza».
Se si prendono in considerazione i comportamenti delle locuste di Wall Street e degli speculatori finanziari, le pratiche predatorie messe in atto dalle multinazionali nei Paesi emergenti, la follia rigorista dei tecnoburocrati che sta mettendo in ginocchio l’Europa, ed il trattamento ben oltre i limiti del sadismo riservato al popolo greco, c’è da chiedersi se le valutazioni di Hare e Babiak siano non solo esatte ma persino ottimistiche.
E questo ci introduce alla figura del cosiddetto “leader psicopatico”, le cui capacità seduttive hanno una valenza superiore alle normali interazioni personali, esplicandosi in tutta la loro pervasività anche nella sfera politica e nelle relazioni sociali di più ampia portata, tramite i meccanismi della fascinazione collettiva e della mistificazione manipolatoria.
In the mouth of madnessAlla base dello psicopatico di successo, e in carriera, c’è dunque il “carisma”, funzionale all’onnipotenza seduttiva del proprio ego, elevato a termine di riferimento supremo, nella propria presunzione di onnipotenza. Lo psicopatico non interpreta la realtà; la controlla e la plasma in funzione del microcosmo auto-referenziale, creato su misura delle proprie aspettative e delle proprie pulsioni. La sua azione solitamente si esplica nel controllo constante della propria realtà autoprodotta, attraverso una narrazione metastorica, e nella sua capacità di intercettare, sedurre, e manipolare, i bisogni altrui a proprio vantaggio, seducendo le personalità più deboli e stabilendo un rapporto di dipendenza.

Wall StreetIl Capo psicopatico.
Apocalypse NowChe si tratti di una setta religiosa o di un movimento politico, il leader psicopatico tende ad esercitare la sua personale dittatura, secondo un copione comportamentale collaudato. La coesione interna del gruppo, monopolizzato dalla figura carismatica del capo, si misura in termini di appartenenza esclusiva, di contaminazione e repulsione, che spesso si esplica in tre momenti cogenti e strettamente correlati, secondo una matrice pseudo-religiosa:
Peccato; ovvero una violazione, o presunta tale, ai dettami ed alle regole imposte unilateralmente dal Capo ai suoi “adepti-militanti”.
Confessione; che spesso precede un atto di pubblica umiliazione.
Espiazione; accettazione della punizione, con relativo atto di fede (e sottomissione).
È sconcertante notare come tali rituali di controllo, maggiormente ravvisabili su piccola scala, nella loro evidenza, abbiano raggiunto livelli parossistici (e preoccupanti) in un noto MoVimento politico strutturato su base settaria…
In proposito, Janja Lalich, sociologa specializzata nello studio della “autorità carismatica” e del controllo sociale, indica una serie di aspetti caratteristici del leader psicopatico. Aspetti che la professoressa elenca con dovizia di particolari in una delle sue opere più recenti: Captive Hearts, Captive Minds: Freedom and Recovery from Cults and Other Abusive Relationships; libro pubblicato nel 1994, in collaborazione con Madeleine Landau Tobias e Michael Langone. Un estratto significativo dell’opera (in italiano) lo si può leggere QUI. Preso atto che molti leader di sette o gruppi politici presentino disfunzioni psicologiche o comportamenti associabili alla psicopatia, Lalich-Tobias-Langone tracciano un profilo del Capo psicopatico…

a) Ovvero, una personalità istrionica, dotata di notevole carisma ed una grande capacità comunicativa, che specialmente nei contesti a valenza pubblica usa il linguaggio per distruggere con le parole i propri critici o disarmarli emotivamente, senza mai entrare nel novero delle questioni sollevate.

b) Nella costruzione della sua realtà ideale, il mondo del Capo psicopatico è un contesto manicheo, fatto di cesure e distinzioni nette. Lo psicopatico divide il mondo tra stupidi, peccatori e lui stesso. Si libera dei forti sentimenti di paura e rabbia dominando e umiliando le sue vittime.

c) Tutto il sistema è imperniato sulla figura suprema ed immanente del Capo (politico), termine estremo di riferimento e di misura ideale, in quanto unico referente e sommo ‘garante’.

«Pensa che tutto gli sia dovuto. Assorbito dalle sue fantasie, deve essere sempre al centro dell’attenzione. Si presenta come l’illuminato estremo, uno strumento di Dio, un genio, il leader dell’umanità, e qualche volta anche il più umile tra gli umili. Ha un’insaziabile necessità di essere adulato e di avere sèguito. La sua megalomania può anche essere una difesa contro il vuoto interiore, la depressione, e un senso di scarsa importanza. La paranoia spesso si accompagna alla megalomania, rinforzando l’isolamento del gruppo e la necessità di difendersi da un ambiente percepito come ostile. In questo modo, si crea una mentalità del “noi contro loro”.»

Le epurazioni, i controlli asfissianti, il clima conflittuale permanente… tutto è funzionale a rassicurare le paranoie del Capo.

d) Gli psicopatici mentono con freddezza e facilità, anche quando è evidente che non stiano dicendo il vero….. I leader tendono a creare un complesso sistema di credenze, spesso relativo ai loro poteri e alle loro capacità, in cui essi stessi qualche volta restano intrappolati.”
Nei casi più estremi, per esempio, si può elaborare una specie di cosmogonia fantasmagorica, incentrata sulla nascita di un nuovo mondo chiamato Gaia. E magari sostenere con sfacciata sicumera che ci scrive il papa e che i premi Nobel ci copiano il programma economico; che il cancro si cura con l’aspririna e l’Aids non esiste; i vaccini fanno diventare gay; gli alieni ci controllano; l’olio di colza sostituirà gli idrocarburi ed il bucato si fa con le palline.

e) Non c’è bisogno di una forte coerenza logica né di rettifiche. Tanto meno sono necessari organismi terzi di garanzia, poiché i leader si sentono giustificati in tutte le loro azioni, dal momento che si considerano i supremi giudici morali.”

f) Tutti i risultati ed i successi ipotetici sono rimessi ad una prospettiva futura e spesso irrealizzabile (quando avremo il 100%). Il Capo psicopatico, ovviamente al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, si cala in un ruolo di controllo totale, che egli recita fino in fondo. Ciò che più viene promesso nei gruppi settari (la pace, la gioia, l’illuminazione, l’amore e la sicurezza) sono obiettivi che sono per sempre fuori dalla portata del leader, e così anche dei seguaci. Dal momento che il leader non è sincero, non lo sono neanche le sue promesse.”

g) Messi dinanzi all’evidenza delle loro sconfitte ed all’incoerenza delle loro azioni,
Gli psicopatici raramente ammettono la colpa dei loro fallimenti o dei loro errori. La ricerca di un capro espiatorio è comune, come anche l’incolpare i seguaci, o gli esterni al gruppo, la famiglia dell’adepto, lo Stato, un qualche Satana: in ogni caso, tutti tranne il leader. L’attribuzione della colpa può seguire una procedura ritualizzata, come un processo, un atto di ‘denuncia’ da una poltrona scomoda, o una confessione pubblica (a quattr’occhi o davanti al gruppo). L’attribuzione di responsabilità rafforza potentemente la passività e l’obbedienza, producendo nei seguaci senso di colpa, vergogna, terrore e conformismo.”

h) Il leader psicopatico è una personalità poliforme, capace di reinventarsi in ruoli sempre nuovi per mantenere la propria ribalta sociale…
Un giorno può apparire come musicista rock, il giorno dopo come un Messia; un giorno come venditore d’auto usate, un altro come fondatore di un programma di autotrasformazione di massa; un giorno come professore universitario, il giorno dopo come il nuovo Lenin che porta la rivoluzione in America.
L’altra faccia della medaglia di questo progetto di vita fluttuante è l’onnicomprensiva promessa futura che il leader fa ai suoi seguaci. Molti gruppi rivendicano come loro obiettivo il dominio del mondo o la salvezza dall’Apocalisse. Il leader è il primo a proclamare la natura utopistica del gruppo, il che di solito è semplicemente un’ulteriore giustificazione dei comportamenti irrazionali e dei controlli stringenti.”

Il Caro Leader

L’Identità Protea
L'Uomo Mascherato Naturalmente, nella propria dittatura assoluta, il leader psicopatico ha bisogno di un palcoscenico sul quale esibirsi, con una platea osannante da controllare e indirizzare al soddisfacimento delle sue pulsioni narcisistiche.
All’inizio degli anni ’60, Robert Jay Lifton, nel tentativo di strutturare un suo modello investigativo sul “controllo del pensiero”, elabora la teoria del Totalismo e dell’identità protea (Self Protean), attraverso la “riforma del pensiero”, e totalmente incentrata sull’utilità sociale del “capro espiatorio”, ai fini di coesione e sopravvivenza del gruppo in funzione ideologica.
Lifton struttura la riforma del pensiero in otto fasi, volte a manipolare gli atteggiamenti mentali e condizionare i processi analitici dei soggetti che si intende usare, tramite il ricorso a forme di “persuasione coercitiva”:

1) Controllo della comunicazione.
Tutte le notizie devono essere preventivamente filtrate e controllate, attraverso un controllo preventivo delle forme di informazione. I rapporti e le comunicazioni del gruppo con l’esterno devono essere costantemente monitorate, “autorizzate”, e controllate attraverso una serie di condizionamenti ambientali.

2) Manipolazione mistica.
Le esperienze del gruppo devono essere eterodirette dal leader carismatico e dalla sua struttura di controllo.

3) Richiesta di purezza.
I manipolatori forniscono una visione manichea della realtà, un’opposizione tra bianco e nero senza messe misure. L’ideologia, la fede o le credenze del gruppo, sono rappresentate come l’unica fonte di purezza. I membri sono costantemente esortati a conformarvisi, e combattere per il raggiungimento della perfezione. L’ambiente esterno è considerato come impuro.”
Ogni forma di condivisione verso l’esterno è una forma di contaminazione nella perdita della purezza primigenea (mescolarsi vuol dire sporcarsi di merda) e come tale va denunciata e punita.

4) Confessione.
Ogni mancanza nei confronti del gruppo, ogni atto consumato per decisione autonoma (e che quindi presuppone una individualità propria e indipendente) va immediatamente sanzionata. E quindi purificata attraverso un atto di contrizione e di pubblica umiliazione, dinanzi agli aderenti ortodossi del gruppo.

5) Scienza sacra.
Le credenze e l’impianto ideologico del gruppo non possono e non devono essere mai messi in discussione. Ogni dubbio, ogni critica, si configura come una mancanza di fiducia ed una forma di tradimento.

6) Linguaggio caricato (loading language).
Una nuova codificazione del linguaggio, con messaggi veicolati, codici interpretativi, e messaggi sopra le righe.

7) Il primato della dottrina sull’individuo.
Ogni esperienza, ogni comportamento, è funzionale agli interessi ed alla missione del gruppo. E a questo si deve conformare. Non sono consentite “eresie”.

8) Dispensazione dell’esistenza (Dispensing of existence).
È il gruppo (veicolato dalla volontà del leader carismatico) a decidere e determinare le scelte dei singoli al suo interno. Ogni autonomia decisionale è bandita o fortemente limitata. L’attività dei membri è strutturata secondo un rapporto di dipendenza, atto a condizionarne le scelte e la libertà decisionale. Fondamentale è il controllo della loro indipendenza finanziaria (la diaria, gli stipendi..) ed il loro accesso ai mass media.

>>>ANSA/COREA NORD: NULLO ARMISTIZIO CON SUD; USA, BASTA INTIMIDAZIONI

Tutto è rimesso all’identità primaria e onnipotente del Capo, che diventa oggetto di venerazione, dall’autorità indiscutibile.
Vi ricorda qualcosa o qualcuno in particolare?!?

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