Archivio per Discriminazione
QUOTE NAZI (II)
Posted in Stupor Mundi with tags Discriminazione, Imbecilli, Lega, Liberthalia, Luigi Carozzi, Nazisti, Omofobia, Pontida on 30 settembre 2017 by SendivogiusQUOTE NAZI
Posted in Stupor Mundi with tags Discriminazione, Lega, Liberthalia, Nazisti, Parcheggi, Pontida, Razzismo on 13 settembre 2017 by SendivogiusIn una delle sue consuete manifestazioni di razzismo applicato, a cui ci ha ormai abituato da tempo quella sottospecie di succursale padana del KKK che va sotto il nome di Lega, la giunta nazista in quell’anomico buco di culo pedemontano che si fa chiamare “Pontida”, per null’altro famoso se non per un giuramento di 850 anni fa e le pagliacciate neo-völkisch che tanto piacciono ai camerati padani in camicia verde, è riuscita a trasformare la
normativa per l’istituzione di un normalissimo parcheggio riservato alle donne incinte, in un surreale manifesto anti-gender. Tanta deve essere l’ossessione di questi puttanieri professionisti, autopromossi a difensori della famiglia “naturale” (come se ne esistessero di innaturali), per una specifica della quale proprio si sentiva il bisogno e con la quale le potenziali aventi diritto vengono discriminate in base all’orientamento sessuale e la provenienza ‘etnica’.
1. Ai fini del presente regolamento per ‘nucleo familiare naturale’ si intende una famiglia composta dall’unione di un uomo ed una donna a fini procreativi.
2. Ai fini del presente regolamento per ‘donna’ si intende un individuo umano con sesso femminile risultante dai registri anagrafici della Città di Pontida.
3. Ai fini del presente regolamento per ‘fase di gestazione’ si intende il periodo temporale in cui una donna presenta uno stato di gravidanza clinicamente accertato.
4. Ai fini del presente regolamento per ‘fase di puerperio’ si intende il periodo temporale di durata annuale decorrente dalla data di nascita anagrafica della prole di un nucleo familiare naturale.
Con pignoleria certosina, il legislatore pontidese ha sentito altresì l’imprescindibile dovere di specificare cosa si intenda per “donna” ed in che modo vada riconosciuto lo stato di gravidanza, onde evitare eventuali errori nell’attribuzione dello stesso. Evidentemente, dalle parti di Pontida (che coi suoi 3.000 abitanti scarsi si autodefinisce “città”, nel medioevo forse) e dei troppi villaggi di Borgo Citrullo, votati al nazismo leghista, dopo secoli di copule endogamighe tra consanguinei, devono avere serie difficoltà a distinguere un “individuo umano con sesso femminile”, in aggiunta all’evidente convinzione che un uomo possa rimanere incinto. Così come, pare siano altrettanto convinti che la “fase di puerperio” sia impossibile al di fuori di un contesto che prescinda, per i più svariati motivi, dal “nucleo familiare naturale”.
Ora, immaginate di istituire parcheggi per disabili (perché il principio è lo stesso) con la sosta interdetta a tutti quei portatori di handicap, in base alle appartenenze di genere e di razza, con tanto di ‘polizia politica’ chiamata a verificare non l’effettiva disabilità, ma le eventuali pratiche sessuali, meglio se previa schedatura preventiva per riconoscere lesbiche e busoni, per giunta non residenti, che dovessero usurpare l’esclusivo diritto di parcheggio alla nazi-car dell’oriundo padano…
Da una serie di norme e di divieti si possono desumere gustosi bozzetti di vita quotidiana e lo spirito che uniforma una comunità, ancorché affetta da seri disturbi mentali. Soprattutto se ne ricava che un leghista, ancorché nazista, resta sempre un inguaribile coglione.
Homepage
MAMMA LI FROCI!!
Posted in Kulturkampf with tags Checche, Chiesa, Costume, Discriminazione, Froci, Gay, Italia, Liberthalia, Omofobia, Omosessuali, Prostitute, Roberto Formigoni, Sessismo, Società on 12 febbraio 2016 by SendivogiusChecca, finocchio, culattone, busone, ricchione…
C’è qualcosa di straordinario nella quantità di sinonimi che la lingua italiana riesce a produrre per esprimere il medesimo concetto, declinato in ogni sua sfaccettatura possibile, meglio se
in senso dispregiativo. Solo la prostituzione, considerata (a torto) come una peculiarità femminile, è fonte privilegiata nella ispirazione di una ricchezza lessicale perfino maggiore; senza che peraltro ci sia un’uguale corrispondenza di sinonimi per indicare il virile ‘cliente’, o per meglio dire: l’utilizzatore finale della fruizione a pagamento.
Per contro, è quantomeno interessante notare come, al di fuori degli ambiti meramente domestici e subordinati, il termine assuma invece una valenza onnicomprensiva, essendo estensibile ad ogni situazione che possa insidiare la naturale supremazia maschile con le sue friabili sicurezze di ruolo, costantemente alla ricerca di riconferme nell’alveo rassicurante di stereotipi condivisi.
Ruolo che ha bisogno di essere ribadito nell’esibizione dell’identico disprezzo per froci e puttane (estensivamente ‘donne’). Sicché proprio il disprezzo è l’unico elemento che sia davvero in grado di trascendere i generi per assicurare la sola “parità” riconosciuta in un sano contesto tradizionale, tale da tener conto del giusto rapporto tra sessi diversi secondo le regole di natura.
Tra i soliti idioti dell’integralismo fascio-clericale (questo è ed ipocrita sarebbe chiamarlo diversamente) la sola evocazione della parola “omosessuale” può provocare crisi di rigetto incontrollate per reazione immediata. Funziona come il biancospino per i licantropi o l’aglio per i vampiri: la natura del fascio-integralista viene subito fuori, rivelandosi per ciò che è in
tutto il suo squallore culturale. Perché se l’omosessualità resta indifferente ai più, al netto delle ironie, sembra invece generare scompensi insostenibili a questi difensori della “famiglia sacralizzata dal santo vincolo del matrimonio” (ammesso che una simile definizione voglia davvero dire qualcosa), tanto basta un nonnulla a mettere in crisi un modello di vita che evidentemente così solido non deve essere. Il riconoscimento di una situazione oggettiva, con l’estensione di un pacchetto minimo di diritti che nulla toglie a questi alfieri della “famiglia tradizionale”, costituisce una minaccia insostenibile e lascia supporre un’identità sessuale (con relative inclinazioni represse) quanto mai incerta, che vacilla ad ogni minimo sussulto e viene esorcizzata nell’esibizione teatrale di un’omofobia militante, ogni volta viene pronunciata la parola proibita.
Ovvio che poi gli effetti collaterali abbiano risvolti altrettanto esilaranti, che nei casi più estremi rasentano i sintomi tipici del disturbo psicotico.
In fondo a destra, accanto ai deliri mistico-identitari dei catto-talebani e dei nazisti di Forza Nuova, una parentesi a parte meriterebbero i deliri complottisti di una nutrita accolita di dementi tra i quali, per furore e livore, si distinguono le paranoie di nevrotiche compulsive, nonché sedicenti “psicologhe sperimentali” (non facciamo nomi per pubblicità
inopportune), convinte che la presunta “teoria del gender” (?) sia uno strumento delle entità occulte del Nuovo Ordine Mondiale, per fiaccare lo spirito combattivo dei maschi europei (!!) e così favorire l’invasione allogena (leggi ‘islamica’) con sostituzione etnica e ibridazione razziale per crollo della natalità, presumibilmente come complemento dell’immaginario Piano Kalergi.
A tali stronzate possono arrivare le perversioni di una mente disturbata!
Fortuna che rispetto al dramma prevale la farsa colorata di
un Roberto “Bobby” Formigoni: lo scroccone votato alla castità (dice lui), già famoso per le sue sceneggiate (da “checca isterica”) in aeroporto, le improbabili camicie fiorate e la collezione di giacche salmonate dagli equivoci colori pastello. Altresì è lo stesso che può vantare una decennale convivenza col suo compagno (di preghiere) Alberto Perego, quale riuscitissima coppia di fatto per un duraturo legame ‘omosessuale’, nel senso di convivenza tra persone dello stesso sesso sotto il medesimo tetto non coniugale.
Ma abbiamo anche la più grande comunità gay non riconosciuta del pianeta: quell’associazione consacrata al pubblico mantenimento di uomini in sottana che si fa chiamare “chiesa”, con le sue ossequienti protuberanze in
parlamento. Non per questo vogliamo ignorare la compagnia di giro che ruota attorno ai rituali sanfedisti del Family Day, con le sue sentinelle in piedi, sdraiate, sedute, che fingono di leggere libri mai nemmeno sfogliati; i devoti del papa-re; gli adoratori di cadaveri imbalsamati per esposizioni necrofile; i nostalgici dei roghi e della santa inquisizione… che si arrogano il diritto di decidere cosa sia “morale” e cosa invece no. Perché la morale, come diceva Oscar Wilde (guarda caso un omosessuale punito per “reati contro la morale”), è semplicemente l’atteggiamento che adottiamo nei confronti di individui che, personalmente, non ci piacciono.
Homepage
Cattivissimi
Posted in Ossessioni Securitarie with tags Apartheid, Bricolo, clandestini, Cure mediche, DDL 733, decreto Amato, Delazione, Discriminazione, Disegno di Legge 733, DL 92, Emendamenti, extracomunitari, Gianfranco Miglio, Guardia Nazionale Padana, Guardie di Ferro, Guardie Padane, Immigrazione, Iscrizione anagrafica, Lega Nord, money transfer, Pacchetto Sicurezza, Padania, Permesso di soggiorno, Razzismo, Roberto Maroni, ronde padane, SA, Senato, Senza fissa dimora on 13 febbraio 2009 by Sendivogius
Lo spirito dei tempi
“Il linciaggio è la forma di giustizia nel senso più alto della parola. C’è la giustizia dei legulei, che è il modo di imbrogliare il prossimo, e c’è la giustizia popolare che si esprime nei moti rivoluzionari”
[Gianfranco Miglio (1918-2001), ideologo della LEGA, intervistato il 10/03/1993 da Gianluigi Da Rold per il Corriere della sera]
Doveva essere una delle massime priorità, il fiore all’occhiello del nuovo governo, la risposta concreta alle richieste della ‘gente’. Eppure sono nove mesi che il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” posteggia in attesa di essere convertito in legge. Un parto difficile.
A dire il vero, nel maggio ’08, ci aveva già provato il ministro Amato, tramite decreto-legge (il DL n° 92). Si trattava di un buon prodotto, affidato però ad un pessimo equipaggio su di uno scafo fragilissimo. Incagliatosi tra gli scogli di un’opposizione trasversale, il battello è naufragato miseramente, con tutto il suo carico, insieme al resto del centrosinistra. Tant’è che il denigrato pacchetto sembrava destinato a giacere sui fondali dell’oblio politico. A sorpresa, dopo le ultime elezioni, è stato ripescato proprio da quei ‘guerrieri della libertà’ (vigilata) che avevano definito il decreto Amato un pannicello caldo, bocciandolo senza appello. Il famigerato ‘pannicello’ si rivelava infatti utilissimo per tappare le falle costituzionali delle strampalate iniziative di Maroni, tanto da diventare il riferimento basilare, e “strettamente collegato”, al Disegno di Legge n° 733 in materia di sicurezza pubblica, attualmente in discussione al Senato.
Nella collaudata politica delle emergenze che tanto piace ai nostri ‘decisionisti’ di governo, il DDL 733 è l’ultimo bastione contro “l’aggressione della criminalità diffusa”, presentato con i cupi toni apocalittici di chi si prepara ad una strana Armageddon metropolitana:
“La necessità dell’intervento normativo oggi proposto trova le sue radici nella insufficienza di apposite misure che consentano di contrastare con efficacia il degrado urbano, l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata, fenomeni che minano i fondamenti della convivenza civile e che possono essere contrastati attraverso la previsione e l’attuazione di appositi strumenti normativi che siano in grado di rispondere con maggiore efficacia alla domanda di effettività dell’intervento penale”.
In pratica, la stesura della Legge 733 è stata trasformata dalle nuove ‘squadracce’ leghiste in una palestra per esibizioni muscolari. Un palcoscenico mediatico, di basso consumo elettorale, sul quale i manipoli dei celtico-ariani approntano i loro squallidi teatrini, per pasciuti nazistoidi in camicia verde.
Si tratta di un viatico all’incasso per la Lega e di una pesante ipoteca che la maggioranza concede agli istinti animali dei suoi belluini alleati, che ringhiano sopra anacronistici carrocci medioevali. Il giusto prezzo da pagare, per le impunità di Re Silvio.
È quasi imbarazzante leggere (tra le proposte sensate che pure nel DDL non mancano) gli emendamenti presentati dal padao Bricolo e dai suoi amichetti, evidentemente tutti molto fieri di ispirarsi ai principi dell’Apartheid, per consolidare l’identità da incubo di un non-luogo chiamato “Padania”: un’ossessione razzista che si alimenta di fantasie innominabili.
Emendamenti che nei successivi interventi ci si sforza di limare, correggere, stemperare, e che tuttavia mantengono intatta la loro essenza xenofoba di reiterato disprezzo, quasi compiaciuto, nei confronti dello ‘straniero’. Ciò che anima la pattuglia leghista è la fede mistica in una missione purificatrice, la realizzazione postuma di un processo di decontaminazione, volto a neutralizzare i rischi di una presenza aliena ed inquinante. Si tratta infatti di una rozza opera di rassicurazione sociale contro ‘diversità’ che inquietano e disturbano, attraverso un ritrovato tradizionalismo nel solco del volkisch padano.
D’altra parte, il dibattito sul DDl è ancora aperto, ed è difficile dire quanti di questi “emendamenti” verranno davvero recepiti nella stesura definitiva del testo di legge, superando il vaglio di costituzionalità.
Di fatto, sono provvedimenti che poco hanno a che fare con la ‘sicurezza’, ma molto condividono con la discriminazione etnica e l’esclusione sociale. Si basano su una definizione identitaria a frantumazione localistica, proponendo soluzioni locali per problemi globali. Quelle leghiste sono proposte dai corti orizzonti, ristrette a dimensione ‘paesana’, dove l’autorità non va oltre le valutazioni del borgomastro.
CITTADINANZA
Ad esempio, nell’angusto panorama dei senatori padani, per la concessione della cittadinanza italiana, fondamentale dovrebbe essere il parere non ostativo del sindaco del comune ove il richiedente risiede. Sindaco che valuterà livello di “integrazione nella comunità locale”, nonché la “partecipazione alla vita sociale ed economica” della comunità medesima, secondo un potere discrezionale tutto da definire.
Se non vado a messa tutte le domeniche, non frequento la parrocchia, faccio la spesa nei discount dei cingalesi, e compro solo negli empori gestiti da cinesi, dici che il sindaco padano darà parere positivo per la mia cittadinanza italiana?
Il sindaco dovrebbe perciò attestare il “requisito della residenza”, unitamente alla “congruità dei redditi”.
Per legge, i nuovi cittadini dovrebbero essere selezionati soltanto tra i ricchi: operai con prole a carico non li vogliamo. In ogni caso, il servizio costa per tutti 200 euro.
MATRIMONIO
Con rara sensibilità, il governo si preoccupa pure dei danni psicologici che i ‘matrimoni di comodo’ possono avere “sulle persone in cerca di un affetto”. Pertanto, per combattere lo sgradevole fenomeno, l’acquisto della cittadinanza italiana tramite matrimonio potrà avvenire dopo due anni di residenza nel territorio dello Stato. Prima il limite era di 6 mesi.
Tuttavia, secondo la proposta originale del sen. Bricolo e degni sodali, la concessione non sarebbe dovuta arrivare prima di 5 anni. Dieci anni se residente all’estero.
Per assurdo, se contraggo regolare matrimonio con una extracomunitaria, magari cittadina statunitense che lavora in Italia, rischio di vedere espulsa mia moglie, perché in caso di perdita dell’impiego non avrebbe più i requisiti per il rinnovo del permesso di soggiorno. Però, secondo la proposta originaria della Lega, dopo 10 anni avrebbe comunque ottenuto la cittadinanza. Se invece la mia ipotetica, cocciuta, sposa straniera dovesse rientrare in Italia clandestinamente potrei sempre andarla a trovare in carcere.
ISCRIZIONE ANAGRAFICA
Contro il degrado sociale, “L’iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie” giacché un immobile dovrebbe sempre avere l’idoneità abitativa.
Sinceramente, non si capisce il senso di un simile provvedimento: ho un regolare permesso di soggiorno e un contratto di lavoro stabile, ma siccome il monolocale in cui vivo (e per il quale pago 800 euro al mese di affitto) è fatiscente, il Comune mi nega l’iscrizione anagrafica. Iscrizione che guarda caso è indispensabile per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Finalmente una risposta all’emergenza abitativa! Da notare che tale provvedimento, se davvero applicato, riguarderà anche moltissimi cittadini italiani che vivono in stato di estrema precarietà e in condizioni di indigenza, che di punto in bianco si troverebbero senza nemmeno un ricovero. Una casa vera non ha prezzo; per tutto il resto c’è social card.
Evidentemente i romantici lumbard di governo trovano molto più decorose sistemazioni alternative come i prati e gli argini dei fiumi, con un tetto fatto di stelle.
“La legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me”.
CURE SANITARIE
In attesa di eliminare fisicamente i ‘clandestini’, bisognerebbe ricordare che la sterilizzazione etnica non coincide con la pubblica profilassi. La Lega si preoccupa molto delle condizioni igienico-sanitarie degli alloggi, ma tralascia completamente quelle delle persone. La grande pensata del KKK padano è di indurre i medici e il personale ospedaliero alla delazione sistematica: denunciare lo straniero che non esibisce il permesso di soggiorno in caso di cure. In un solo colpo si liberano gli ambulatori e si intercettano nuovi irregolari per le espulsioni.
Gli stranieri infatti non sono umani e, come tutti sanno, hanno un metabolismo diverso dal nostro. Gli europei dell’Est sono notoriamente vampiri e di giorno vivono celati in cavità sotterranee, altrimenti la luce del sole potrebbe incenerirli. I negri, terminato il turno di lavoro, vengono rinchiusi nella fabbrichetta e collegati agli alimentatori per la ricarica, insieme ai muletti elettrici. I Cinesi sono appendici intercambiabili per macchine da cucire. E tutti escono solo di notte, esclusivamente per rubare e stuprare. Non prendono gli stessi mezzi pubblici, non camminano per le stesse vie, non fanno la spesa negli stessi supermercati, non frequentano le stesse scuole, non fanno la fila negli stessi uffici postali, di noi comuni mortali.
I centri sanitari svolgono un costante monitoraggio epidemiologico sul territorio. Sono gli unici che, nonostante i limiti, possono svolgere una reale opera di prevenzione ed isolamento di eventuali infezioni virali. Inibire l’accesso alle cure mediche non è una semplice idiozia, è un atto criminale, che mette a repentaglio la salute dell’intera cittadinanza.
D’altro canto, offre inaspettate prospettive di guadagno a strutture private senza scrupoli, che chiederanno allo straniero irregolare un ‘ragionevole’ supplemento di spesa, a garanzia del silenzio sulla sua posizione amministrativa. Ed è lecito temere la promozione illegale di una vera e propria sanità parallela, completamente svincolata da norme e controlli.
Le mafie italiane e straniere ringraziano sentitamente.
REGISTRO DEI SENZA FISSA DIMORA
“È istituito presso il Ministero dell’Interno un apposito registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora”. Nel furore repressivo di matrice ottocentesca che smuove le viscere leghiste, la povertà è un crimine. O quantomeno l’incubatrice di delinquenti potenziali.
Immigrati, miserabili, emarginati, ‘senza fissa dimora’, sono i nuovi untermenschen: i sub-umani il cui status giuridico è riconosciuto solo nella definizione della loro posizione penale.
La creazione virtuale di nuovi nemici da perseguire per collettivi autodafé. In merito, si perdoni l’auto-citazione, potete (ri)leggere: La Fabbrica del Consenso.
Si tratta di una schedatura di massa della quale si ignorano totalmente le finalità e la funzione.
Queste cose, queste porcherie, non indignano i ferventi cattolici della maggioranza. Non provocano crisi di coscienza tra i devoti sanfedisti che recavano inutili pagnotte davanti alla clinica “La Quiete”, chiedendo di prolungare l’agonia della povera Eluana Englaro.
CONCORSO DELLE ASSOCIAZIONI VOLONTARIE AL PRESIDIO DEL TERRITORIO
Addomesticata nella forma, è una norma che sembra alludere ad una variante dei ‘City Angels’:
“Gli enti locali, previo parere del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sono legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Dalla presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”
Ma sull’effettivo potenziale d’impiego, e sulla reale natura dei ‘volontari’, non sembrano avere dubbi il senatore Bricolo e onorevoli colleghi…
A tal proposito, vale la pena di citare l’emendamento a presentazione leghista:
“Gli Enti locali sono legittimati ad avvalersi della collaborazione di guardie particolari giurate, nonché di associazioni tra cittadini, con funzioni ausiliarie di sorveglianza dei luoghi pubblici, al fine di segnalare agli organi di polizia locale ovvero alle forze di polizia dello Stato eventi che possano arrecare danno o disagio alla sicurezza urbana e cooperare nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio”
Non si fa alcun riferimento a “situazioni di disagio sociale”; si parla invece di impiego diretto come “ausiliari” di Polizia (locale), presumibilmente armati, con mansioni di “sorveglianza” e di “sicurezza”.
Disinnescato il potenziale eversivo del testo originale, la stesura della bozza definitiva non pregiudica nella sostanza quelle che sono le aspirazioni e gli obiettivi dei suoi promotori. Se confermata, la disposizione contenuta nel DDL consentirà la creazione di ‘ronde padane’, con tanto di riconoscimento ufficiale della sedicente “Guardia Nazionale Padana”: l’unica milizia di partito esistente dai tempi della MVSN, con la camicia verde al posto di quella nera. Da imbarazzante fenomeno folkloristico, la Guardia Nazionale viene istituzionalizzata e potenziata nel nucleo embrionale di una vera milizia territoriale, posta a presidio dei territori ‘liberati’ della Padania.
Tuttavia non è certo il caso di fare inutili allarmismi. Simili iniziative possono ispirarsi all’esperienza di illustri precedenti di successo. E se convogliate al perseguimento di nobili cause, potrebbero altresì strappare quest’Italietta decadente alla sua dimensione sudamericana, per donarle un po’ di teutonico vigore.
Proporre inquietanti analogie con i paramilitari delle Sturm Abteilungen nazionalsocialiste sarebbe provocatorio, oltre che ingiusto… nei confronti delle SA, s’intende!
A dispetto dei sospetti di razzismo che bollano molti esponenti leghisti, bisognerebbe inoltre apprezzare lo spirito fratellanza e l’ideale gemellaggio, che le goliardiche e panciute “Guardie Padane” hanno voluto stringere con i legionari romeni dell’arcangelo Michele, le Guardie di Ferro di Codreanu (seduto al centro nella foto), con le quali hanno deciso di condividere i colori della camicia in cameratesca comunanza.
Nell’anonimato della propria stanzetta solitaria, ogni leghista può confezionarsi il suo costumino da paramilitare ed eccitarsi al pensiero di eroiche gesta, coccolando le fantasie guerriere da soldatino della domenica. Sembra infatti che l’uniforme continui ad essere il sogno ricorrente dell’italiano medio. La divisa diventa dunque il feticcio in cui racchiudere il vuoto di esistenze insignificanti, nell’illusione di ottenere quella considerazione e quel rispetto, che da sempre le società degli eguali negano agli uomini di merda.
RILASCIO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
É un’altra fissazione tutta leghista. La Lega ha infatti costruito una leggenda metropolitana sulla presunta gratuità circa il rilascio del suddetto permesso. Falso. Tra marche da bollo e documentazione allegata, il rinnovo del permesso di soggiorno costa all’immigrato regolare (che già paga le tasse e i contributi per una pensione che non avrà) 72,50 euro. A tale cifra verrà aggiunto un ulteriore importo di 200 euro, per l’erogazione di un servizio scadentissimo e perennemente in ritardo sui tempi di consegna, senza che venga assicurato il benché minimo miglioramento della prestazione.
Riguardo a fantasiose menate come il permesso di soggiorno a punti, con la decurtazione di crediti e cumulo dei resti, è meglio calare un velo pietoso.
ATTIVITA’ DI TRASFERIMENTO FONDI
“Gli agenti in attività finanziaria che prestano servizi di pagamento nella forma dell’incasso e trasferimento di fondi acquisiscono e conservano per dieci anni copia del titolo di soggiorno se il soggetto che ordina l’operazione è un cittadino extracomunitario”.
Il governo che ha eliminato la tracciabilità degli assegni, il falso in bilancio, la possibilità di ricorrere alla class action, immunizzato i reati finanziari con la prescrizione… si preoccupa di perseguire il ‘money transfer’, concentrando le sue attenzioni sulle rimesse degli immigrati. Sarebbe interessante avere anche la tracciabilità finanziaria ed anagrafica per tutti quei trader che giocando sulla speculazione borsistica hanno movimentato capitali per miliardi in direzione dei paradisi fiscali. Ma loro non sono extracomunitari… al massimo siedono nel consiglio di amministrazione di Mediobanca.