Archivio per Diego Anemone

La coltura del riso

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 gennaio 2013 by Sendivogius

A quanto pare, tra gli alti funzionari dello ‘stato’ e gli esponenti di quella ‘società civile’ che tanto si riconosce nell’Italia del fare (fottere?), la vista delle macerie aquilane provoca irrefrenabili risate.
Fa piacere sapere che tra gli istituzionali esemplari della razza padrona sia così diffusa la coltura del riso… Ogni volta che qualcuno di Lor Signorie pensa al terremoto de L’Aquila viene infatti colto da una frenetica ilarità, non riuscendo proprio a trattenere l’eccitazione all’idea delle prospettive di carriera e di arricchimento che il sisma abruzzese sembra offrire a questo intraprendente sciame di mosche carnarie, mentre si fregano con cupidigia le zampe, pronti come sono a lucrare sulle disgrazie altrui.
È la copiosa cricca degli Schifosi, sempre in odor d’affari, che in questi ultimi anni abbiamo visto in processione dietro all’Uomo con la tua.
Sono quelli che vedono in ogni tragedia un’opportunità. Ne avevamo già parlato QUI.

Giovanna Iurato e Gianni Letta

Stando alle indagini che la riguardano, Giovanna Maria Iurato è un’altra di coloro che se la ride di gusto, tanto comica deve essere per la psiche di questi personaggi in cerca di promozione l’immagine delle persone rimaste schiacciate sotto le macerie delle proprie abitazioni, dopo che le sedicenti autorità li avevano imperiosamente rassicurati sull’assoluta assenza di rischi.
La dott.ssa Iurato, come tutti ormai sanno, nella fattispecie è stata il prefetto de L’Aquila (ai tempi del bunga-bunga) e da lei stessa amabilmente definita una città inesistente, che non c’e. Infatti, il capoluogo abruzzese è stato trasformato in un teatrino per la propaganda del papi nazionale: un altro di quelli che chiagne, fotte e ride, a ciclo interscambiabile secondo le esigenze della mimica elettorale.
L'Aquila - Berlusconi ai funeraliE c’è da dire che l’intraprendente Giovanna Maria sembrerebbe non essere da meno…
Appena nominata prefetto della città, fiuta subito l’aria e inscena la sceneggiata che reputa più consona al generale clima da farsa che aleggia sulla tragedia:
Compita”, mette subito in pratica i consigli di papà che è “uomo di mondo” ed evidentemente conosce bene il sottobosco dei cialtroni…
Si presenta quindi con un’enorme corona di fiori che gareggia in rotondità col prefetto mignon; con l’occhietto furtivo sbircia le telecamere e dunque, certa di essere ripresa, si esibisce in plateali gesti della croce come manco alle processioni dei flagellanti, accarezza le fotografie delle vittime del sisma e strizza lo sguardo furbo alla ricerca della lacrimuccia di circostanza. C’è da chiedersi se non nascondesse la cipolla nel fazzoletto. Quindi la bella mela melinda rotola ad incassare il risultato della recita pubblica: una intervista agiografica coi media e il titolone piacione sui giornali “Le Lacrime del Prefetto”. E se ne vanta al telefono (28/05/2010) a due giorni dall’insediamento con Francesco Gratteri, uno dei massacratori della Scuola Diaz, che evidentemente la conosce bene e insieme ridono di gusto per la pantomima ben riuscita.
La Porchetta è servita Originaria della provincia di Ragusa (è nata il 22/06/1955 a Santa Croce Camerina), Giovanna Iurato si laurea in Giurisprudenza (1978) e ottiene l’abilitazione forense nel 1980. Si specializza in lingua francese e diritto delle relazioni internazionali. Quindi passa in data imprecisata al Dipartimento della Pubblica Sicurezza, entrando a far parte dell’organico degli Interni dove, oltre a Franco Gratteri conosce altri galantuomini alla stregua del prefetto Nicola Izzo già vice-capo vicario della Polizia, appena interdetto dai pubblici uffici per una storia di appalti e tangenti che coinvolge anche la ridente prefetta e consorte
Si occupa altresì di “problematiche riguardanti l’immigrazione nell’ambito del servizio stranieri del Dipartimento della Pubblica Sicurezza”. Scrive “testi sui temi della normativa antimafia, sulla sicurezza, sugli stranieri e sul coordinamento delle Forze di Polizia. Ha maturato una vasta esperienza nel campo della formazione, ed ha svolto attività di docenza in corsi, seminari e convegni presso la Scuola di coordinamento delle Forze di Polizia e la scuola superiore.
La Iurato rimane sostanzialmente in stand-by fino al dicembre 2006, quando viene nominata prefetto e quindi commissario straordinario per il Comune di Civitavecchia.
Quindi prefetto de L’Aquila (26/05/10 – 04/11/12) per poi passare all’Ispettorato generale dell’Amministrazione presso il Ministero dell’Interno a Roma.
Ma sostanzialmente, come è possibile leggere dal suo curriculum istituzionale, il prefetto Iurato sembra concentrare i suoi incarichi direttivi nei reparti tecnico-logistici del Ministero, là dove si concentrano gli appalti pubblici e le casse dipartimentali, giacché:

«E’ stata dirigente della Divisione del servizio personale segretari comunali e provinciali della Direzione centrale dell’amministrazione civile, dirigente del Servizio impianti tecnici e telecomunicazioni, direttore del Servizio I dell’Ufficio di coordinamento e pianificazione delle Forze di Polizia, direttore dell’Ufficio concorsi e capo ufficio di staff dell’Ufficio contratti e forniture della Direzione centrale dei servizi tecnico logistici e della gestione patrimoniale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.»

Per un ingeneroso capriccio del caso, il nome del prefetto Iurato ha la sventura di comparire a ripetizione ciclica, nell’ambito dei grandi appalti pubblici e le relative inchieste giudiziarie.
La signora compare tra i beneficiati della Lista Anemone: l’imprenditore romano che si occupa di ristrutturazioni gratis per potenti e compra super-attici con vista Colosseo all’insaputa dei ministri beneficiati dall’acquisto [QUI]. A sua volta, Diego Anemone è al centro di un “sistema gelatinoso” che coinvolge pezzi pregiati dello Stato, esponenti dell’ex governo Berlusconi ai massimi livelli, e un ricco gotha di imprenditori interessati alla gigantesca torta miliardaria delle “Grandi Eventi”. Nel nostro piccolo, ne avevamo parlato QUI.
L'uomo che ride. (The Man Who Laughs). 1928, regia di Paul LeniInsieme al prefetto Izzo, è indagata dalla Procura di Napoli per il sospetto di aver aver pilotato gli appalti inerenti la realizzazione del Centro Elaborazione dati Nazionale del Viminale, col relativo trasferimento degli archivi informatici nel capoluogo partenopeo e affidato per vie poco chiare all’Elsag-Datamat, azienda consociata dell’universo Finmeccanica, sotto la supervisione di Giovanni Grazioli (il marito della Iurato).
La dirigenza della Elsag è a sua volta indagata per gli appalti inerenti l’assegnazione della gestione dei sistemi informatici al G8 de L’Aquila e per tutta una serie di problemini inerenti la costituzione di fondi neri che hanno coinvolto i vertici di Finmeccanica. Ne abbiamo parlato in dettaglio QUI.
Non per niente il bravo Nicola Izzo si preoccupava, tra le altre cose, di raccomandare la figliola per un posto certo in azienda.
Ovviamente, siamo certi che dallo Stato i suoi servitori non avranno nulla da temere… La prefetta potrà dunque continuare a ridere in allegria col resto della banda istituzionalizzata.

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Gli Amici degli Amici

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 giugno 2010 by Sendivogius


I favori li ho fatti come persona, non come ministro. Io sono una persona corretta
Pietro Lunardi
(14/06/2010)

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI:
 Diego Anemone è un giovane imprenditore romano in odore di sagrestia, che controlla una rete di imprese edili a conduzione familiare. In breve tempo, il Gruppo Anemone riesce ad estendere il suo giro di affari lungo tutta la Penisola, attraverso un ‘sistema’ che gli inquirenti non esiteranno a definire gelatinoso. Il Sistema è spalmato in realtà su tre strati di potere: Politici, Prelati, Funzionari pubblici, che interagiscono in comunanza di interessi a beneficio di poche aziende private, con la costituzione di vere e proprie “cricche”, garantendo le coperture istituzionali e le necessarie protezioni. In tale ambito, l’intesa prevede appalti e agevolazioni in cambio di favori: ristrutturazioni immobiliari; assunzione di figli e congiunti nelle imprese del gruppo; appartamenti in regalo… A questi si aggiungono regali di lusso e prostitute d’alto bordo, per rabbonire la ‘concorrenza’.
Disposti i pezzi sulla scacchiera, l’intraprendente Anemone crea quindi un asse di ferro con
Angelo Balducci, (ex) “Gentiluomo di Sua Santità” (come Gianni Letta) e soprattutto (ex) presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, per conto del Ministero delle Infrastrutture. E nella sua veste di referente privilegiato l’imprenditore riesce ad aggiudicarsi il grosso delle commesse pubbliche e degli appalti di Stato, legati alla gestione dei “Grandi Eventi” e rimessi alla discrezionalità decisionale del dipartimento di Protezione Civile a guida Bertolaso-Letta.
[Per coloro che volessero approfondire la vicenda, consigliamo la lettura delle precedenti puntate: QUI, e QUI, e ancora QUI.]
Al contempo, intorno alle attività di Anemone viene predisposto uno speciale cordone di sicurezza, pronto a disinnescare la minaccia di eventuali controlli e verifiche…
Oltre agli interventi del fidato Balducci per l’assegnazione degli appalti, in caso di revisioni contabili sugli stanziamenti pubblici, si può sempre sperare sull’interessamento di
Mario Sancetta e Antonello Colosimo, entrambe giudici della Corte dei Conti, ai quali i malevoli sostengono che Anemone abbia ristrutturato appartamenti e ville a costo zero. Ma la cosa (peraltro difficilmente dimostrabile) non costituirebbe reato, in assenza di comprovate “utilità”. Ad ogni modo, Mario Sancetta diventerà pure capo dell’ufficio legale di Pietro Lunardi (altro beneficiato dalle ristrutturazioni di Anemone) quando questi era ministro alle infrastrutture.
A Roma, per le variazioni sul piano regolatore e revisioni urbanistiche, come per la costruzione del Salaria Sport Village (famoso per certi massaggi), c’è invece il commissario delegato alle opere pubbliche Claudio Rinaldi.
In caso di indagini da parte della magistratura, si può sempre richiedere una consulenza ad Achille Toro, il procuratore con delega ai reati contro la Pubblica Amministrazione, tramite i buoni auspici del figlio Camillo.
Per disinnescare i ricorsi ostili al TAR, si potrebbe forse chiedere una piccola cortesia al presidente Pasquale De Lise, magari chiedendo consiglio all’avv. Patrizio Leozappa nonché genero di De Lise.
Per eventuali controlli fiscali della Guardia di Finanza, c’è poi il generale Francescu Pittorrru, che per il disturbo si è fatto intestare un paio di appartamenti oltre all’assunzione della figlia. Ma le positive ricadute sull’occupazione, hanno riguardato tra gli altri anche i figli di Angelo Balducci; Francesco e Gloria Piermarini, rispettivamente cognato e moglie di G. Bertolaso; e Paolo Palombelli, cognato di Francesco Rutelli.
Poi ci sono quelli che intervengono a puro titolo di amicizia, come il banchiere Denis Verdini, responsabile PdL. C’è chi si fa comprare gli appartamenti a “sua insaputa” come il dimissionario ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola. E quelli che si fanno ristrutturare ville ed immobili a gratis, come l’ex ministro alle Infrastrutture: il leghista Pietro Lunardi (quello del “bisogna convivere con la mafia”)…
È una saga criminale che sembra non conoscere fine né decenza. E proprio dall’incontenibile espandersi dell’inchiesta, nasce l’impellenza della Legge Bavaglio contro le intercettazioni (e non solo), che tanto preme al gangster di Palazzo Grazioli.

LA MESSA PER FARLI CONOSCERE
La fortunata ascesa degli Anemone è riconducibile al “Grande Giubileo” del 2000: l’anno magico che sancisce il sodalizio tra alcuni dei principali protagonisti dell’intricata vicenda. Nella più classica tradizione simoniaca che caratterizza le indulgenze giubilari, dove il ‘Sacro’ lascia ben presto il posto al ‘Profano’, la celebrazione si risolse in una alluvione di miliardi pubblici piovuti a foraggiare la greppia del grande evento religioso, conformemente alla laicità dello Stato.
Per l’occasione, l’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli, fu nominato commissario straordinario del Governo per il coordinamento operativo degli interventi e dei servizi di accoglienza. Er Cicoria, l’ex radicale che di lì a poco si sarebbe convertito sulla via di Damasco, elevò Guido Bertolaso al ruolo di vice commissario vicario. La controparte vaticana era invece monsignor Crescenzio Sepe, segretario del Comitato per l’organizzazione del Giubileo.
Gli interventi infrastrutturali rientravano infine nelle competenze di Angelo Balducci, all’epoca Provveditore alle opere pubbliche per Roma e per il Lazio, ma con ottime entrature in Vaticano. Prima di cadere in disgrazia, Balducci è stato infatti membro dell’esclusiva “famiglia pontificia” (dal 1995) su nomina di Giovanni Paolo II ed in ottima amicizia con monsignor Francesco Camaldo, il chiacchierato cerimoniere pontificio già segretario particolare del cardinale Ugo Poletti (fino al 1997), recentemente diventato Prelato d’onore di Sua Santità.
Inoltre, la collaborazione con l’ex sindaco Rutelli deve rivelarsi particolarmente proficua, perché ancora nel Dicembre del 2006 Er Piacione, in qualità di vicepremier e ministro dei Beni Culturali, nomina Balducci commissario straordinario per la ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari, sulla quale la locale procura ha aperto tre indagini separate e ancora in corso.

Pro Domo Sua
Tuttavia, l’esperienza giubilare sembra portare fortuna anche a Crescenzio Sepe, che nel 2001 viene elevato da papa Woytila al rango di cardinale e promosso Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, meglio conosciuta come ‘Propaganda Fide’, dove il porporato rimane fino al 2006.
De Propaganda Fide è la principale immobiliare del Vaticano, con un patrimonio stimato intorno ad un miliardo e 300.000 euro, per un totale di 761 fabbricati, di 445 terreni e 2.325 alloggi. Soltanto a Roma e Provincia, la “sacra congregazione” di Propaganda Fide possiede qualcosa come 725 fabbricati, 325 terreni e 2.211 vani, per un valore di mercato di un miliardo e 267 milioni. In massima parte si tratta di immobili di pregio, in pieno centro storico capitolino. La stima approssimativa è stata fatta da “Libero”: noto quotidiano bolscevico.
E pare sia stimata per difetto, poiché l’importo esatto sembra ammontare a 1.287.390.675 di euro (20 milioni in più).
A queste andrebbero poi aggiunte le proprietà vaticane distribuite nel resto d’Italia, per esempio: a Rovigo (valore di mercato 7,3 milioni); a Napoli (quattro milioni); a Mantova, con terreni per un valore di 2,7 milioni. Nel complesso, la Santa Sede possiede circa il 23% del patrimonio immobiliare italiano, affidato in prevalenza alla APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica): una controllata dello IOR. Per non parlare delle infinite attività commerciali o messe a profitto. Tutte, naturalmente, esenti dal pagamento dell’ICI, in virtù dell’esenzione fiscale introdotta dal Governo Amato con il decreto legislativo n°506 del 30/12/1992 e successivamente estesa con un nuovo decreto legge (17/08/2005) dal Governo Berlusconi III.

«Varato nel ’92, bocciato da una sentenza della Consulta nel 2004, resuscitato da un miracolo di Berlusconi con decreto del 2005, quindi decaduto e ancora recuperato dalla Finanziaria 2006 come omaggio elettorale, il regalo dell’Ici alla Chiesa è stato in teoria abolito dai decreti Bersani (sempre nel 2006). Molto in teoria, però. Di fatto gli enti ecclesiastici (e le onlus) continuano a non pagare l’Ici sugli immobili commerciali, grazie a un gesuitico cavillo introdotto nel decreto governativo e votato da una larghissima maggioranza (…) Basta insomma trovare una cappella votiva nei paraggi di un cinema, un centro vacanze, un negozio, un ristorante, un albergo, e l’Ici non si paga più. In questo modo la Chiesa cattolica versa soltanto il 5 o 10 per cento del dovuto allo Stato italiano con una perdita per l’erario di almeno 400 milioni di euro ogni anno, senza contare gli arretrati.»

  Curzio Maltese
  (25/06/2007)

Nella Città che di eterno ha soprattutto l’emergenza abitativa, gli appartamenti sono locati a prezzo di favore, o messi a disposizione a titolo gratuito, a potenti e ricchissimi, mentre per i comuni mortali l’affitto di un bilocale in periferia può arrivare anche a 900 euro mensili.
Nel 2001, a gestire l’immenso patrimonio dell’ente benefico, il cardinale Sepe chiama il pio Angelo Balducci come Consultore della Congregazione.

«Con Balducci, che ha competenza per la parte strutturale del patrimonio immobiliare, siedono nel comitato il manager Francesco Silvano, ex presidente dell’ospedale Bambin Gesù (per la parte economica) e l’avvocato dello Stato Ettore Figliolia (sarà capo dell’ufficio legislativo del vicepremier Francesco Rutelli nel secondo governo Prodi e lo si ritroverà a presiedere in almeno tre circostanze arbitrati che decidono le sorti di contenziosi su grandi opere pubbliche).»

  Carlo Bonini
La Repubblica
  (07/05/2010)

Alla gestione patrimoniale degli immobili della Congregazione partecipano anche Pasquale De Lise (da poco nominato presidente del Consiglio di Stato) e suo genero, l’avv. Fabrizio Leozappa. Francesco Silvano (memores domini di Comunione e Liberazione) è colui che avrebbe consegnato, le chiavi dell’appartamento di Via Giulia a Guido Bertolaso, secondo la testimonianza da lui resa e smentita nei fatti dal legittimo proprietario dell’immobile.
Alla manutenzione e ristrutturazione degli alloggi provvedono come sempre le ditte del solito ANEMONE, che per la bisogna si avvale come progettista dell’architetto Angelo Zampolini.
Zampolini è l’uomo che stacca gli assegni per gli affitti di Bertolaso; è colui che contribuisce alle spese per l’acquisto del mega-appartamento di Claudio Scajola, con vista Colosseo, in Via del Fagutale, erogando un piccolo contributo di soli 900.000 euro. Naturalmente ad insaputa del ministro. Del resto, per le spese correnti ed i pagamenti cash in pronta consegna, Diego Anemone può sempre contare su don Evaldo Biasini, economo della Congregazione del Preziosissimo Sangue di Gesù, le cui casse funzionano come deposito personale (ed in nero) della famiglia Anemone. Sembra che attraverso la congregazione siano transitati nelle tasche dell’imprenditore di Settebagni qualcosa come un milione di euro: 400 mila in assegni circolari intestati a società variamente riconducibili ad Anemone, più altri 600 mila euro in contanti.
L’istituzione religiosa di don Biasini è collegata alle Opere missionarie pontificie che fanno capo alla potentissima Propaganda Fide, il cui dicastero tra le sue numerose ramificazioni sembra riesca a rastrellare entrate annuali per 50 milioni di dollari.
Inflessibile sulla riscossione dei canoni di locazione, la Congregazione per l’Evangelizzazione si rivela incredibilmente generosa con il leghista Pietro Lunardi, che per 14 mesi viene ospitato gratuitamente in una appartamento, a Roma, nella centralissima Via dei Prefetti. Si direbbe a “titolo di prova” visto che nel 2004 Lunardi compra tutto lo stabile per la cifra di 4 milioni e 160.000 euro: tre piani per un totale di 720 mq. Si tratta di un prezzo completamente fuori mercato per il centro storico romano, dove i prezzi possono arrivare ad 8.000 euro per mq.

LA SOCIETÀ DEI MAGNACCIONI
La Curia pontificia è rigidissima nell’applicazione del principio di territorialità insieme alla sua totale autonomia gestionale e fiscale. Tuttavia, quello stesso principio così gelosamente rivendicato, decade ogni qualvolta si profili qualche onere a carico delle finanze vaticane che, se da una parte rivolgono i propri sospiri al cielo, hanno gli occhi ben piantati sui denari di Cesare… Se è vero che non c’è limite alla Provvidenza, non c’è ritegno nella rapacità con cui la Chiesa drena le risorse dello Stato italiano, considerato alla stregua di una sussidiaria della Camera Apostolica.
Del resto, quando si tratta di reperire e stanziare fondi a totale beneficio della Santa Sede, i governi italiani non conoscono né crisi, né recessione, né tagli. Perciò, visto lo status di profonda indigenza in cui versano le finanze vaticane, ed in particolar modo quelle della Congregazione di Propaganda Fide, non poteva certo mancare l’intervento ordinario dello Stato che, non contento di destinare il 44,64% del gettito proveniente dal proprio 8 per mille nella conservazione beni culturali legati al culto cattolico (contro il 23,03% stanziato per la conservazione beni culturali civili), elabora sempre nuove forme di finanziamento…
Tra i carrozzoni inutili che il ministro Tremonti si guarda bene dall’eliminare, funzionali però all’elargizione della questua, c’è l’ARCUS, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Si tratta di una S.p.A. costituita nel Febbraio 2004, dall’allora ministro Giuliano Urbani, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, ai sensi della Legge 291 del 16/10/03.
Come recita lo statuto, “il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni le Attività Culturali – che esercita altresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome”.
Fedele alla filosofia mercantilista che la ispira, all’ARCUS spetterebbe il compito di valorizzare il patrimonio culturale attraverso la sua capitalizzazione, in base al potenziale d’uso e consumo ed in “connessione con le infrastrutture, perseguendo la visione di contribuire a tradurre i beni e le attività culturali da oggetto passivo di osservazione a soggetto attivo di sviluppo”. La Cultura ridotta a fast food. Per questo abbiamo Bondi ministro e Mario Resca come consulente generale.

“Arcus si muove anche nell’ottica di aggregare attorno ai progetti i possibili stakeholders potenzialmente interessati. Di volta in volta, pertanto, vengono contattate fondazioni di origine bancaria e non, enti locali, esponenti delle autonomie e della società civile, università e anche soggetti privati, al fine di coagulare attorno alle iniziative risorse crescenti e finanziamenti coordinati.”

Il direttore generale della società è Ettore Pietrabissa, un passato all’IRI e quindi all’ABI. Il Presidente è invece Salvatore Italia, antico democristiano di scuola andreottiana. Entrambi guidano un CdA di sei consiglieri, per un’entità che conta 4 dipendenti e 6 “consulenti” con contratto a termine. Più generali che soldati. Come tutti i carrozzoni politici, nemmeno l’ARCUS poteva rinunciare ad una sede prestigiosa. La folla di dipendenti necessitava di ampi spazi di bivacco e dunque  l’amministrazione ha optato per 350 mq, in Via Barberini 86, a Roma, al modico affitto di 16 mila euro al mese. Tra annessi e connessi, ARCUS costa all’erario circa 2 milioni di euro all’anno. Arcus in 6 anni di vita ha speso mezzo miliardo di euro.
 Dal 2004-2008, hanno fatto parte del CdA anche l’archeologa Elena Francesca Ghedini, sorella del più famoso Niccolò (avvocato-deputato-inquisito), che si è ritrovata nella duplice veste di erogatrice e fruitrice dei finanziamenti, per il suo dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova. La dott.ssa Ghedini, per le istituzioni sotto il suo patronato è riuscita ad incassare 3.200.000 euro: più di quanto la ARCUS abbia stanziato per la messa in sicurezza del patrimonio culturale abruzzese nei prossimi tre anni. Interessante anche la partecipazione di Ercole Incalza, attuale responsabile della struttura di missione del ministro Altero Matteoli, e beneficiario di 520.000 euro pagati dal solito architetto Zampolini, in conto Anemone, per l’acquisto casa della figliola.

Excusatio non petita…
Tra gli addetti ai lavori, molti devono essersi interrogati sull’effettiva utilità di ARCUS e sulla necessità della sua esistenza. Per questo, con una irresistibile ironia del tutto involontaria, i suoi inventori hanno inserito questa pietra miliare nello statuto della società, confermando un vecchio adagio medioevale (…accusatio manifesta):

«E’ importante che venga ben compresa la specificità operativa di Arcus, così come emerge da quanto precede: la Società interviene a sostegno organizzativo e finanziario su progetti di rilievo, mentre in nessun modo è assimilabile un’agenzia di erogazione di fondi, né può essere annoverata fra i “distributori a pioggia” di fondi pubblici o privati.»

Forse è per questo che gli stanziamenti sono discrezionali, non soggetti a verifica preventiva. I suoi decreti operativi vengono adottati dal ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le Infrastrutture di Altero Matteoli, senza alcun controllo parlamentare, giacché mai nessun atto di ARCUS è mai stato sottoposto al vaglio delle Camere. Tra le “distribuzioni” oculate e specifiche su “soggetti di rilievo” operate da Arcus, di sicuro livello culturale, ci sono i 500 mila euro vengono destinati alla «partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».
I più malevoli scrivono che:

“Nella prassi Arcus è la cassaforte dove i ministri che si sono succeduti alla cultura e alle infrastrutture hanno attinto per operazioni di facciata, disinvolte e talvolta anche opache. Tanto che nel 2007 Arcus è stata commissariata, e si scoprì che i soldi venivano erogati perfino per una tappa del giro d’Italia. Ancora una volta la disinvoltura non manca: si finanziano teatri commissariati come il Carlo Felice di Genova o il San Carlo di Napoli, Mario Resca l’uomo assunto dal ministro Bondi alla Valorizzazione del patrimonio museale per attirare i capitali dei privati, per ora si prende quelli di Arcus, cioè dello stato, per la sua Direzione Generale e per l’Expò di Shanghai. I 16 milioni per Cinecittà vanno a un generico progetto di «Valorizzazione e rilancio della attività», senza considerare i 500 mila euro per la Fondazione Pianura Bresciana, in passato promotrice dell’indimenticabile Convegno sulle cinque razze autoctone dei suini. Ultimo paradosso, attraverso Arcus foraggia anche la Fondazione Banco di Napoli, vale a dire una di quelle fondazioni bancarie private che avrebbero per statuto quello di finanziare la ricerca, la cultura e così via. Altro che intervento dei privati nella cultura: questa è una pioggia gelatinosa di danaro pubblico.”

 L’Unità – “Il segreto di Arcus”
Luca Del Fra
28/02/2010

Ma ARCUS sembra soprattutto concepita come l’ennesimo collettore di indebiti finanziamenti, a tutto beneficio delle strutture ecclesiastiche ed extraterritoriali, dal momento che il grosso delle sue erogazioni ha per oggetto immobili di proprietà vaticana, per un importo superiore ai 20 milioni di euro che comprende arcidiocesi, diocesi, parrocchie, conventi ed ordini religiosi.
Sarà il caso di riportare qualche esempio…

LA MANNA
 Le erogazioni dell’ARCUS, non diversamente motivate forniscono un eloquente informativa sui capitoli di spesa che caratterizzano gli interventi della SpA e che, con poche eccezioni, hanno un’unica finalità strategica. Ecco alcuni degli interventi più sostanziosi:

– ANNO 2004 –
Arcidiocesi di Napoli: € 1.000.000 “Progetto museo diocesano”.
Diocesi di Palestrina (RM): € 40.000 per il recupero del percorso giubilare di Paliano; rifinanziato nel 2005 con altri 300.000 euro.
Comunità di S.Patrigano: € 500.000

 – ANNO 2006 –
Pontificia Università Gregoriana di Roma: € 1.000.000 per il restauro dei Palazzi Lucchesi e Frascara. Rifinanziata con altri 800.000 euro nel 2007. In seguito all’intervento del ministro Bondi, la ARCUS avrebbe stanziato per il restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana di Roma altri 1,5 milioni tra il 2010 ed il 2011. E questo nonostante lo Stato fosse già intervenuto con 899.944 euro presi dai fondi dell’8 per mille: € 457.444 nel 2009 ed altri € 442.500 nel 2007.

 – ANNO 2007–2008 –
Diocesi di Torino: 2 milioni di euro per la realizzazione di un Auditorium.
Diocesi  di Ancona: € 900.000 per il restauro dell’Istituto Colle Ameno.
Diocesi di Terni: € 100.000 per il FilmFestival Interreligioso “Popoli e Religioni”, a cura dell’Istituto Studi Teologici e Storico-Sociali.
Arcidiocesi di Urbino: € 400.000 per il Museo diocesano “Albani”- ampliamento e riqualificazione funzionale.
Arcidiocesi di Pesaro: € 250.000 per il Polo museale diocesano, con stanziamento successivo di altri € 600.000.
Frati Minori (Osimo-AN): € 75.000 per il restauro della Basilica di San Giuseppe da Copertino.
Pontificio Istituto Maestre Pie Filippine: € 400.000 per il Restauro Chiesa di (S. Caterina) S.Benedetto.
Chiesa S.Maria Assunta di Mogliano Veneto (TV): € 490.000 per il recupero dell’Abbazia Benedettina di Mogliano Veneto.
Parrocchia di Maria S.S. Annunziata di Tuglie (Lecce): € 165.000 per il restauro del Santuario Madonna del Monte Grappa.
Parrocchia di San Giovanni Elemosiniere  (Morciano di Leuca – Lecce): € 400.000 per il restauro della parrocchia (!)
Vicariato di Roma: € 500.000 per il restauro degli affreschi del Gesù Nazareno all’Argentina.
Compagnia di Gesù all’Argentina: € 200.000 per la costituzione del Museo della Compagnia di Gesù.
Compagnia di Gesù: € 300.000 per il restauro di Palazzo Cariati, sede dell’Istituto Pontano (Napoli).
Santuario della Basilica di Pompei (che ha ben poco di artistico): € 1.000.000 solo per i progetti di restauro in Basilica.
Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba: € 2.700.000
Comune di Salerno: € 150.000 per il progetto “Restauro Campanile Chiesa SS. Annunziata”.
Comune di Tredozio (Forlì): € 200.000 per il restauro del Monastero della SS. Annunziata.
Comune di Orvieto: € 300.000 per il restauro del Convento San Francesco.
Comune di Pellezzano (SA): € 100.000 per il restauro della Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Comune di Sulmona (AQ): € 2.000.000 per il Restauro dell’Abbazia Celestiniana.
Comune di Messina: € 400.000 per il restauro della Chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio.
Comune di Camerano (AN): € 185.000 per il restauro della Chiesa di San Francesco.
Basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma: € 350.000 per il restauro superfici decorate delle navate.
Missionari dei Sacri Cuori (Beato Gaetano Errico): € 185.000 per il restauro del Santuario dell’Addolorata.
Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma (Monache Agostiniane): € 300.000 Restauro del chiostro.
Pontificio Istituto Maestre Pie Filippine: € 400.000 per il Complesso monumentale ex convento delle Benedettine (TEGGIANO).
Basilica Parrocchiale di S.Andrea delle Fratte a Roma: € 700.000 per consolidamento strutturale e restauro della basilica.
Casa di Sant’Agnese dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi: € 250.000
Arcivescovo metropolita di Napoli: € 650.000 per il museo diocesano.
Convento dei Cappuccini di Frascati (RM): € 1.000.000 per il restauro della chiesa San Francesco dei Cappuccini.

Non mancano poi le spese ‘esotiche’ come € 3.500.000 per il “Progetto sale cinematografiche Schermi di qualità”.
Da notare che tra i maggiori beneficiari ci sono regioni come il Lazio, le Marche (terra d’origine del pesarese Angelo Balducci) e, da quando il card. Sepe è diventanto arcivescovo di Napoli, la Campania.
Le procedure di assegnazione seguite da ARCUS sono così cristalline e circostanziate, da provocare anche il duro intervento della Corte dei Conti che lamenta l’assenza di un regolamento attuativo che, seppur previsto, non è mai stato redatto. Nel 2007, criticando l’arbitrarietà dell’Istituzione, la Corte dei revisori denuncia:

«Il soggetto societario in mano pubblica è stato trasformato in un organismo che in concreto ha assolto prevalentemente una funzione di agenzia ministeriale per il sostegno finanziario di interventi, decisi in via autonoma dai ministri e non infrequentemente ed a volte anzi dichiaratamente, indicati come integrativi di quelli ordinari, non consentiti dalle ridotte disponibilità correnti del bilancio (…) che avrebbe portato a decisioni apparentemente non ispirate a principi di imparzialità e trasparenza».

In particolare, la stesura del regolamento dell’ARCUS era stato in origine affidato a Mario Sancetta, già beneficiato dalle premurose attenzioni della cricca Balducci-Anemone ed attualmente indagato per corruzione.
Ci sarebbe da aggiungere che tra gli affittuari d’elite della case di Propaganda Fide risultano essere anche funzionari ricollegabili ad ARCUS ed al Ministero dei Beni Culturali, che la società controlla. Ed in tale ambito, hanno usufruito dei restauri delle imprese di Diego Anemone il sub commissario di protezione civile in Abruzzo per i Beni Culturali, Luciano Marchetti (anno 2005). E  Cecilia Mencarelli, figlia della compagna dell’ingegnere Francesca Nannelli, funzionaria del ministero dei beni culturali di Firenze, anche lei distaccata all’ARCUS.

IL PALAZZO DEL CARDINALE
La casa, si sa, è un bene prezioso. Trovare appartamenti nel pieno centro di Roma e per di più a prezzi stracciati, con tanto di ristrutturazioni agevolate, è un po’ come vincere un terno a lotto. Se poi, più o meno indirettamente, posso addebitare le spese dei miei lussi allo Stato, è meglio. Molto meglio. A maggior ragione se controllori e controllati sono la stessa persona.
Il sistema di gestione degli appalti, che aveva uno dei sui perni nella distribuzione di immobili di pregio riconducibili a Propaganda Fide, era così collaudato nella sua certezza di impunità da essere sfacciato. Uno degli stanziamenti più clamorosi, messi in atto dalla straordinaria ARCUS S.p.A. è proprio il restauro del palazzo romano in cui ha sede la congregazione di Propaganda Fide, affacciato su Piazza di Spagna a Roma. Il problema dell’extraterritorialità viene ovviato con la scusa che l’edificio “aveva subito infiltrazioni e si era deteriorato a causa delle vibrazioni per il passaggio della metropolitana”, cosa che invece non sembra minimamente riguardare né giustificare alcun tipo di intervento per il resto dei palazzi confinanti.
 I “lavori di restauro e manutenzione provvisoria” vengono affidati alla supervisione dell’architetto
Angelo Zampolini (una garazia!) con l’allestimento dei ponteggi esterni e messa in sicurezza.
Nel 2005 arriva il primo finanziamento di ARCUS. Con un decreto ministeriale (20/07/05) a firma congiunta di Pietro Lunardi (Infrastrutture) e Rocco Buttiglione (Beni Culturali) vengono stanziati 2.500.000 euro. L’intervento contempla “il ripristino delle coperture e del sottotetto, restauro architettonico delle facciate, adeguamento statico delle murature verticali, restauro dei serramenti, la pinacoteca prevista al terzo piano, l’impianto antincendio e quello di rilevazione fumi.” E verrà definito dalla Corte dei Conti come “incongruo” e “non motivato”.
Nello stesso anno, il ministro Lunardi avvia le pratiche per l’acquisto agevolato del palazzetto in Via dei Prefetti, di proprietà della stessa congregazione.
Nel 2006 cambia il governo, ma i favori continuano. Al ministero dei Beni Culturali c’è ora Francesco Rutelli che rinnova lo stanziamento statale, sempre per decreto, con altri 2 milioni e mezzo di euro, giustificando il raddoppio con l’apertura di una pinacoteca ed un percorso museale, insieme alla biblioteca lignea del Bernini e l’archivio storico della congregazione. A tutt’oggi le sale restano chiuse al pubblico, almeno fino ad Ottobre 2010.
Ma i ‘tesori’ del Palazzo della Congregazione sono ben altri e destinati a riservare ancora interessanti sorprese….

 Continua.

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COMPAGNI DI MERENDE

Posted in Business is Business, Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 21 febbraio 2010 by Sendivogius

«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»

 Procura di Firenze
 Ordinanza di Custodia cautelare
 Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010

In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…

LA CRICCA DELLA FERRATELLA
 Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
 Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
 G-8 La Maddalena 2009;
 Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:

DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO:  Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]

In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:

Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?

Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col
CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.

L’OMBRA DELLA CAMORRA
 A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:

Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).

Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.

Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.

“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
 Intercettazione del 22/03/08

L’ALLEGRO CONSORZIO
 Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A(BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.

  Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:

«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano

A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al
“Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
 messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
 messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
 restauro della Caserma Pasquali
 realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).

♥  I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:

Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.

Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.

E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, Paese del Sole Immobiliare, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.

E alla fine arriva Giampi…
 Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…

«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»

 “I COMPARI E LA TRIARCHIA”
 Giuseppe D’Avanzo
 La Repubblica – 19/02/2010

Intanto L’Aquila marcisce…

Indice delle puntate precedenti:
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA

 E continua…

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GLI SCHIFOSI

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Alla Ferratella occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno
 Pierfrancesco Gagliardi

Eh Certo! Io stamattina alle tre e mezzo ridevo dentro al letto
 Francesco Maria De Vito Piscicelli

Io pure
 Pierfrancesco Gagliardi
 

A volte il cinico squallore della realtà supera anche la più perversa delle fantasie…
Forse, neanche il più truce dei marxisti, in una parodia anticapitalista dei padroni, sarebbe riuscito ad evocare l’immagine di questi sciacalli del mattone che si fregano le zampe, pregustando l’affare, pronti a tuffarsi nella mangiatoia della ricostruzione aquilana.
E mentre ancora si estraggono i cadaveri dalle macerie, loro ridono.
Pur se detestiamo l’autocitazionismo, del terremoto abruzzese avevamo già parlato
QUI, ma mai avevamo pensato si potesse scendere a tanto!
I due squallidoni, che sghignazzano compiaciuti
(è il 6 Aprile 2009), sono Pierfrancesco Gagliardi, imprenditore campano del Consorzio Stabile Novus’, al telefono col cognato Francesco Maria De Vito Piscicelli (un cognome aristocratico dell’antica nobiltà partenopea), direttore tecnico della Opere pubbliche e Ambiente Spa’, altra impresa napoletana con ramificazioni nella Capitale e appalti in gestione per tutta Italia.
È un business proficuo che segue i canali privilegiati (e occulti) sotto l’ombra munifica del potente dipartimento della Protezione Civile a conduzione personale del sottosegretario governativo Guido Bertolaso.
Soprattutto, è un business ristretto, quasi a livello familiare, tramite un intreccio di poche aziende fiduciarie che si spartiscono, in regime di monopolio, le commesse più ghiotte nell’ambito degli interventi edilizi e dei lavori pubblici affidati alla Protezione Civile.
Si tratta di un sistema collaudato, che si affida ad una politica decisionista dell’emergenza permanente sancita per decreto. E, grazie alla compartecipazione interessata dei vertici di garanzia, può contare sull’attribuzione discrezionale degli incarichi e sulla gestione privatistica delle risorse (pubbliche):
 Assegnazione diretta degli appalti;
 Nessuna gara e, soprattutto, nessun controllo;
 Sospensione degli standard di sicurezza per i lavoratori;
 Lievitazione smisurata dei costi di realizzazione;
 Opere appaltate, pagate, e mai realizzate;
 Abuso ed uso improprio del ‘segreto di Stato’.
È l’Italietta privatizzata del ‘fare’ nell’Era Berlusconiana, diretta emanazione del ducismo craxista nel solco di tangentopoli.

QUIS CUSTODET CUSTODES?
 Il 10 Febbraio, gli uffici della Protezione Civile vengono sconquassati da una raffica di arresti che ne decapita il gotha dirigenziale, con l’arresto di tre alti funzionari e la messa sott’inchiesta del grande capo, per corruzione aggravata e continuata:
Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, nonché “soggetto attuatore” su indicazione della Protezione Civile (con una ordinanza del 2008), per i lavori del fallito G-8 a La Maddalena e per la sua variante aquilana.
Fabio De Santis (47 anni) provveditore alle opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come «soggetto attuatore» e Mauro Della Giovanpaola (44 anni).
Entrambi, tramite le “strutture di missione” hanno avuto incarichi di rilievo nella Protezione Civile. Per conto del Dipartimento per lo sviluppo e turismo, seguono inoltre la gestione dei cosiddetti “Grandi Eventi”, affidati alla supervisione ed alla autonomia gestionale della Protezione Civile di Bertolaso:
 Campionati del mondo di nuoto di Roma 2009
 G-8 La Maddalena 2009
 Celebrazioni 150° Anniversario Unità d’Italia.

L’inchiesta ha origine da una serie di intercettazioni attuate dai Carabinieri del ROS di Firenze, in riferimento alle indagini sull’urbanizzazione dell’area di Castello, di proprietà dell’imprenditore siciliano, e presidente onorario di Fondiaria SAI, Salvatore Ligresti molto attivo anche nei lavori della Expo milanese. Nel Novembre 2008, la procura fiorentina ha disposto il sequestro dell’area, per una serie di irregolarità sul cambio di destinazione d’uso, su aumenti delle cubature edilizie in deroga al piano regolatore e variazioni progettuali, insieme ad un presunto giro di tangenti, che travolsero gli assessori comunali del PD locale e fecero gridare alla ‘questione morale’.
Tra gli indagati per concorso in corruzione c’era anche l’architetto Marco Casamonti, titolare dello studio di progettazione ARCHEA che tra le varie commissioni si occupava anche dei lavori per il mancato G-8 sardo, per conto della Gia.Fi Costruzioni.
Alla Gia.Fi furono affidati i lavori di riconversione in hotel extralusso dell’ex ospedale militare della Maddalena…

«Sedicimila e 800 metri quadri trasformati in un hotel di lusso. Facciata bianca che corre lungo la strada, con il mare di fronte ma non accessibile perché nessuno ha pensato di fare un accesso all’acqua cristallina, una banchina, una spiaggia. Un’opera da 75 milioni, 101 camere costate ognuna 742 mila euro. Spettrale. Una scatola vuota, riscaldata tutto il giorno e illuminata di notte con livide luci violette che sbattono sulla facciata. Nessuno lo vuole l’hotel. Il bando di gara, il 23 settembre 2009, è andato deserto»

 Paolo Berizzi e Fabio Tonacci
 L’Espresso  (28 Gennaio 2010)

Tramite le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti scoprono che gli appalti non solo sono pilotati, ma pure che Angelo Balducci storna una parte consistente dei pagamenti e degli appalti, a favore di società che ricadono sotto il suo controllo indiretto.

“Ma sono dei veri banditi questi qui!”
“…è una task force unita e compatta… Sono dei bulldozer”
…e il vero regista è questo Balducci!”

IL SISTEMA ‘GELATINOSO’
 Leggiamo dall’Ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Firenze:

“Le indagini hanno permesso di accertare in modo chiaro ed inconfutabile il totale ed incondizionato asservimento della pubblica funzione loro demandata (alquanto delicata attesi gli enormi potere loro concessi e rilevantissimi importi di denaro e risorse a carico della società e dagli stessi gestiti) da parte dei pubblici ufficiali BALDUCCI Angelo (direttore del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, diretta emanazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con uffici a Roma in V. della Ferratella in Laterano n° 51), DE SANTIS Fabio (alto dirigente del medesimo dipartimento) e della GIOVAMPAOLA Mauro (funzionario della stessa struttura con il ruolo di responsabile di controllo sui cantieri relativi al vertice del G-8 sull’Isola della Maddalena e, per quanto emerso dalle conversazioni intercettate nel giugno 2009, a capo della Struttura di Missione istituita presso il Dip. di Via della Ferratella) agli interessi dell’imprenditore ANEMONE Diego, e non solo, al centro di una complessa galassia di società, ben articolata.
(…) I fatti emersi sono gravissimi proprio per la sistematicità delle condotte illeciti e dei rapporti illeciti e di cointeressenza tra indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai bilanci della Stato, rese possibili tra l’altro da una normativa ampiamente derogatoria delle ordinarie regole in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici che presuppone in chi la deve gestire ed applicare ancora più rispetto delle regole di trasparenza, fedeltà ed imparzialità ed efficienza imposte dalla legge e dalla Costituzione (art.97) ai pubblici ufficiali competenti.”

IL GRANDE REGISTA
  Angelo Balducci è un ingegnere pesarese di 61 anni, che ha costruito le sue fortune professionali nella Pubblica Amministrazione in quota democristiana. Con un curriculum di tutto rispetto, è ai Lavori Pubblici dal 1976. Nel corso degli anni è stato:
Commissario nelle zone terremotate in Friuli;
Ingegnere Capo per il programma di realizzazione delle Capitanerie di Porto;
Provveditore alle Opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d’Aosta, Lombardia, Sardegna, Lazio;
Distaccato al Ministero degli Esteri, si è occupato della manutenzione delle ambasciate e della realizzazione degli Istituti di Cultura all’estero;
Nel tempo, si lega politicamente a
Giovanni Prandini, un’altro decisionista prestato ai Lavori Pubblici che ha diretto in qualità di ministro (1992-1993). Durante il suo dicastero, Prandini piazza i propri uomini di fiducia (tra i quali Balducci) nei posti che contano, silurando i vecchi dirigenti tramite feroci avvicendamenti del personale. Soprattutto inaugura, in anticipo sui tempi, gli affidamenti a trattativa privata. L’intenzione del ministro è elimininare le incrostazioni. Infatti, nel giugno 2001, Prandini viene condannato a 6 anni e 4 mesi per corruzione aggravata, a proposito delle tangenti per gli appalti dell’ANAS (1986-1993). Tra i condannati c’è anche Lorenzo Cesa (3 anni e 3 mesi), che si fa beccare mentre intasca mazzette per conto del ministro. Attualmente, i due pregiudicati militano nello stesso partito: l’UDC.
L’ing. Balducci però passa indenne la buriana e continua la sua sfolgorante ascesa, a tal punto da essere considerato
«la massima autorità istituzionale in materia di appalti e di realizzazione di opere per conto dello Stato». Pertanto, colleziona incarichi prestigiosi e di responsabilità: dalla ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari, al terremoto in Umbria e nelle Marche.
Professionista fluido, entra nelle grazie di
Francesco Rutelli, ma si adatta rapidamente a tutti i governi, prescindendo dai colori, fino all’exploit berlusconiano quando ottiene in rapida successione la nomina a Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi per i Mondiali di nuoto “Roma 2009”, il coordinamento come “attuatore” per i lavori a La Maddalena, e un incarico per la realizzazione delle opere legate alle celebrazioni dell’Unità d’Italia nel 2011.
Soprattutto, Angelo Balducci è un’altro di quelli che tiene famiglia e si preoccupa di sistemare i figliuoli ormai cresciuti…

“Tra qualche giorno Filippo compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui? Un cazzo!”

 Angelo Balducci  (11 Aprile 2009)

IL SISTEMA BALDUCCI
  Il metodo, svuotato dalla complessità trasversale delle scatole societarie, alla fine è semplice…
L’ing. Balducci, nell’ennesimo conflitto d’interessi che non scandalizza nessuno, è controllore e controllato. Sul tavolo dell’ingegnere passano tutte le opere architettoniche delegate alla Protezione Civile. In qualità di presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Balducci si occupa dell’allestimento progettuale dei cantieri e del conferimento degli appalti. Appalti che vengono attribuiti per assegnazione diretta, in virtù dei poteri eccezionali conferiti alla Protezione civile grazie alle “procedure d’urgenza”, mentre i criteri di scelta vengono coperti da… “segreto di Stato”! Un’altra grande stronzata made in Prodi e prontamente riconfermata da Re Silvio.
È da specificare che nell’Italia dell’emergenza permanente, vengono considerate “urgenze” a carico della Protezione Civile, pure la celebrazione delle feste patronali e le competizioni sportive! Di conseguenza, si sottrae la quasi totalità delle opere pubbliche agli organismi di controllo ed al rispetto delle procedure ordinarie di attribuzione.
Come “soggetto attuatore”, Angelo Balducci decide l’affidamento degli incarichi, provvede alla stipula dei contratti, controlla la direzione dei lavori e procede ai pagamenti.
Attraverso una cordata di imprese amiche, quote di partecipazione, fiduciarie e società intestate a figli e parenti, Balducci si auto-conferisce gli appalti, al prezzo più conveniente per il privato che non dovrà preoccuparsi né dei ritardi di consegna, né dei controlli, né dei mancati saldi di pagamento.

Tra i beneficiati del sistema c’è la ANEMONE Costruzioni Srl, società edile di Grottaferrata (RM) con all’attivo 26 dipendenti, che con il G-8 sull’Isola della Maddalena si è ciucciata da sola la bellezza di 117 milioni di euro sui 300 milioni inizialmente stanziati dal Governo:
58 milioni per la realizzazione del Centro Conferenze.
59 milioni per la costruzione del secondo albergo nella zona dell’Arsenale
, tramite una consociata della ANEMONE Srl. Si tratta della “Nuove Infrastrutture”, una srl di Fiano Romano.
Il controllo delle società del gruppo è ripartito tra i componenti della famiglia: i fratelli
 Luciano Anemone (classe 1954) e Dino Anemone (63 anni), insieme ad i figli di quest’ultimo (Diego e Daniele). E mentre al 35enne Daniele viene intestata buona parte delle aziende, è il fratello Diego Anemone (39 anni non ancora compiuti) a curare il grosso degli affari. 
Tra i “consulenti” della ANEMONE c’è naturalmente il giovane Filippo Balducci, che finalmente ha trovato lavoro presso i fortunati imprenditori della provincia romana.
Per dormire più tranquilli, ci si informa
(si “monitorizza”) anche sull’andamento di eventuali procedimenti giudiziari, chiedendo lumi al commercialista Camillo Toro, un altro figlio d’arte… il suo papà si chiama Achille ed è il procuratore aggiunto di Roma, nonché responsabile per le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione.

LO SCAMBIO DELLE MOGLI
Con una lunga serie di inchieste pubblicate dal settimanale L’Espresso, il giornalista Fabrizio Gatti ha portato alla luce il groviglio di interessi che, passando per gli appalti della Protezione Civile, lega le famiglie Anemone e Balducci…
Ai lavori in Sardegna partecipa pure la
ARSENALE Scarl. (costituita per l’occasione e riconducibile alla ANEMONE Srl) che si preoccupa di fornire le maestranze e che per il disturbo si cucca altri 300.000 euro dell’appalto originario. Tra i soci della ARSENALE Scarl. c’è Vanessa Pascucci (la moglie di Diego Anemone), amministratrice unica della REDIM 2000 di Grottaferrata (altra impresa edile legata agli Anemone), nonché socia alla pari della ERRETIFILM Srl, società di produzioni cinematografiche, insieme alla signora Rosanna Thau, coniugata con Angelo Balducci. E non è una omonimia.

UNA RIPASSATA IN PISCINA
Con la scusa dei mondiali di nuoto di “Roma 2009”. Il Gruppo Anemone & Friends si è aggiudicato anche una fetta degli appalti per la realizzazione dei nuovi poli notatori. Inutile dire che le piscine sono state consegnate in ritardo, o per niente, a mondiali finiti. Molte opere sono state giudicate non idonee ed alla fine gli atleti hanno gareggiato nelle strutture già preesistenti.
Il Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto è (manco a dirlo!) Angelo Balducci, fino alla sua rimozione nel Giugno 2008.
Anche in questa occasione, tutto si svolge in ‘famiglia’. L’iniziativa è affidata ai rampolli delle rispettive casate in affari…
Dal sodalizio Balducci-Anemone nasce il Salaria Sport Village, mega-centro sportivo a ridosso del fiume Tevere, lungo la Via Salaria nei pressi di Settebagni (estrema periferia di Roma nord-est), realizzato su una piana alluvionale destinata alle esondazioni del Tevere, in deroga a tutte le norme ambientali ed urbanistiche. È il complesso dove Guido Bertolaso non disdegna di trascorrere i suoi momenti di relax.
Sarà il caso anche per noi di fare una “ripassata”No, non è Francesca!

Per questo attingeremo parte delle informazioni riportate dal certosino lavoro di Enrico Pazzi, direttore di tramonline.org, e di Riccardo Corbucci, giornalista free lance e indipendente PD nel IV°Municipio di Roma.

«Il 19 maggio 2004 Filippo Balducci e Diego Anemone costituiscono la Società Sportiva Romana srl, con 50.000 euro di capitale sociale e rilevano l’ex centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni. Pochi mesi dopo l’acquisto del centro sportivo, i due si eclissano, cedendo le proprie quote a due fiduciarie, la Stube SpA e la Fidear srl. Queste ultime dopo aver acquistato la Società Sportiva di Roma (il 9 dicembre 2004), costituiscono contestualmente il Salaria Sport Village srl. Il 29 dicembre 2005 Silvio Berlusconi nomina il Commissario Straordinario per i Mondiali di Nuoto, nella figura di Angelo Balducci. A quest’ultimo, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3508 del 6 aprile 2006, viene data l’autorizzazione a intervenire “in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche e al vigente regolamento edilizio d’intesa con l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma su conforme parere della giunta comunale”. Angelo Baducci può quindi individuare, in accordo con l’Assessore all’urbanistica di Roma, aree sia pubbliche che private nelle quali realizzare nuove strutture sportive da utilizzare in previsione dei mondiali di nuoto. In seguito, il Salaria Sport Village fa recapitare la propria proposta progettuale, assunta dall’amministrazione con protocollo n. 469/RM09 del 22 febbraio 2007. Ben tre giorni dopo l’apertura della Conferenza di Servizi Istruttoria che deve discutere il progetto di ampliamento del centro sportivo di Settebagni. Il procedimento viene sospeso altre tre volte, tra richieste di rimodulazioni progettuali e la formalizzazione di pareri delle restanti amministrazioni interessate. Alla fine l’iter procedurale non si esaurisce completamente ed anzi vengono espressi due pareri non favorevoli al progetto. Il Comune di Roma con nota n. 1966 del 15 aprile 2007 esprime parere non favorevole, pur rimandando alle prerogative del Commissario Delegato. Mentre la Provincia di Roma, con nota del 31 marzo del 2008, rileva addirittura la non trasformabilità dell’area interessata dall’intervento, in quanto il progetto insiste su area “agro romano – aree agricole” e quindi non edificabile. Intanto il 13 giugno del 2008 Angelo Balducci viene rimosso sia dalla carica di Commissario delegato per il G8, sia da quella di Commissario Delegato ai Mondiali di nuoto Roma 2009. E il nuovo Commissario, l’ingegner Claudio Rinaldi, nonostante i pareri contrari del Comune di Roma e della Provincia, appena cinque giorni dopo la usa nomina, firma il 18 giugno del 2008 il protocollo d’intesa che sostituirebbe di fatto la consueta concessione edilizia. E’ così i lavori al Salaria Sport Village possono avere inizio nelle prime settimane di settembre 2008. Senza esporre alcun cartello sino all’inizio di ottobre. Lavori che per una reiterata coincidenza vengono attualmente eseguiti dalla ditta Redim 2002, società costruttrice di proprietà della moglie di Diego Anemone.»

  (Enrico Pazzi)

L’abuso è talmente sfacciato da rasentare l’assurdo.

“Un vero trasversale Balducci. Da Matteoli a Di Pietro vantando buone relazioni anche con Rutelli e il Vaticano. E con le mani in pasta ovunque: dal ponte sullo Stretto di Messina alla ricostruzione del Petruzzelli di Bari, per finire al programma dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si sospetta persino che la sua disatrosa ma affaristica gestione del G8 sia stata la vera causa dello spostamento del summit degli otto grandi a L’Aquila. Appalti milionari scanditi da ritardi enormi, lavoro nero e spese gonfiate. Non è tutto.
Dalla moglie al figlio. Dal G8 ai mondiali di nuoto di Roma del 2009, altro esempio catastrofico di opere appaltate ma non realizzate. L’ordinanza di rimozione firmata da Berlusconi riguardava infatti pure il ruolo di Balducci come «soggetto attuatore» dei lavori collegati alla kermesse sportiva. La catena Balducci-Anemone stavolta è nel segno di Filippo, rampollo di Angelo. Filippo Balducci e Diego Anemone nel 2004 comprano per un milione di euro il centro sportivo della Banca di Roma a Settebagni e danno vita al Salaria sport village tramite due fiduciarie cui hanno consegnato le loro quote. Piscina olimpionica, campi da tennis, centro estetico, un esclusivo bar e una discoteca dove sono stati visti anche Paolo Bonaiuti e Mariano Apicella, rispettivamente portavoce e menestrello del Cavaliere. Per triplicare le strutture, approfittando delle procedure d’urgenza previste dai mondiali di nuoto, Filippo non ha che da chiedere al papà. E così cinque giorni dopo la sua rimozione, il successore di Balducci, Claudio Rinaldi, firma l’autorizzazione ai lavori, scavalcando comune e provincia. La pratica finisce alla magistratura perché i lavori di ampliamento e potenziamento sono effettuati su terreni agricoli in una zona del Tevere a rischio esondazione.

Balducci “l’attuatore” trasversale
di Fabrizio d’Esposito
Il Riformista (11 febbraio 2010)

«Lo si è visto poche settimane fa, quando il Tevere si è mangiato un pezzo del campo di calcio del club e l’acqua di falda è risalita fino a far affondare il cantiere. Ma qui, a Settebagni, è regolare. Così ha deciso Claudio Rinaldi, mostrando i poteri di Commissario delegato alle opere pubbliche e private per i Mondiali di nuoto. Alla carica di Commissario, Rinaldi viene nominato da Berlusconi il 13 giugno 2008, al posto di Angelo Balducci. E dopo appena cinque giorni firma il provvedimento di intesa, atto che sostituisce la concessione edilizia, per la società fondata da Filippo Balducci, il figlio di Angelo. Cinque giorni per chiudere un procedimento aperto da 16 mesi. Gli ambientalisti di Italia nostra stanno preparando gli esposti. Rinaldi è finito su YouTube con un filmato che lo prende in giro. Colonna sonora, un inno fascista: ‘Me ne frego’.»

 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

È interessante scoprire come chi si riempie ad ogni istante la bocca con “popolo sovrano” ritenga assolutamente normale attribuire poteri straordinari a commissari delegati, svincolati da ogni controllo pubblico e in grado di scalvalcare le decisioni prese dai rappresentanti di Comune e Provincia. Un tempo si chiamavano “Federali del Fascio”.

«Rinaldi sostiene che i poteri del Commissario scavalchino Comune e Provincia. E che valgano i pareri positivi raccolti: tra cui quello firmato il 31 marzo 2008 da Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di bacino del Tevere.
(…)Nel frattempo, dopo anni all’Autorità di bacino, il segretario che ha autorizzato l’ampliamento del Salaria sport village, ottiene due incarichi di prestigio. Grappelli è ora presidente della metropolitana di Roma. E collaudatore delle grandi opere per il G8 alla Maddalena.»

 
 Premiata ditta Balducci & Co.
 di Fabrizio Gatti
 L’Espresso – (16 gennaio 2009)

To be continued…

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