Archivio per Denis Verdini

(104) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , on 31 ottobre 2017 by Sendivogius

Classifica OTTOBRE 2017”

A mal vedere, il “renzismo” è riuscito nella missione impossibile di far dimenticare in brevissimo tempo persino le nefandezze (e lo squallore) della pornocrazia berlusconiana, fino all’impensabile resurrezione dell’osceno papi della patria e della sua corte dei miracoli, con l’immancabile corollario di barzellette zozze e aneddoti puttaneschi, tanta è la ripugnanza che riesce a suscitare il partito bestemmia e le sue miserabili prestazioni al governo. Tale è lo schifo che riesce a suscitare, da poter dire che il renzismo sia quasi una versione puritana del berlusconismo; nel senso che se va a mignotte non lo sbandiera ai quattro venti. Ma l’orgia di potere è sostanzialmente la stessa, con la differenza che la mummia incartapecorita di Arcore riesce a sembrare persino più ‘giovane’ e più ‘nuova’ del bolso cialtrone di Pontassieve, precocemente decotto nel brodo rancido della ribollita democristiana nella quale questo fanfarone da bar sport galleggia felice. Fortuna che durerà ancora per poco… Lasciatelo dunque giocare coi trenini a grandezza naturale, attorniato dai suoi compiacenti lacché e la claque riunita a comando, nell’avvicendamento della servitù di due regimi complementari e sostanzialmente sovrapponibili.
Tuttavia, il condensato mefitico di cinismo, reso ancora più rancido e insopportabile da massicce iniezioni di opportunismo piacione ed ipocrisia buonista che un tempo si sarebbe chiamato “gesuitismo”, di arroganza, incompetenza ed ignoranza abissale, piaggeria cortigiana e le massicce dosi di propaganda a misura di tweet, insieme ad una inestinguibile sete di potere, rende la miscela letale pure per quella che alla riprova dei fatti sembra essere la peggior compagine politica di tutta la storia repubblicana e forse unitaria. È come se nella generale discesa al ribasso questi avessero una specie di marcia in più… Non so voi, ma a leggerne le dichiarazioni io li trovo inquietanti (quasi peggio delle pur sempre insuperabili merde a cinque stelle)..!

Hit Parade del mese:

01. SUPERCINISMO

[18 Ott.] «Gli Italiani muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps.»
 (Pier Carlo Padoan, il Becchino)

02. SUFFICIENZE

[09 Ott.] «Quanto ci tengo da 1 a 10 a fare il premier? 6!»
 (Matteo Renzi, il Cazzaro)

03. RESPONSABILTÀ

[05 Ott.] «Noi siamo responsabili e coerenti, non potevamo certo far mancare il nostro appoggio in un momento così delicato. Questa è una fase in cui ci vuole responsabilità, non si scherza su queste cose. È in gioco il destino del Paese. Noi rimaniamo i guardiani delle riforme, e non lo facciamo per ottenere poltrone.»
 (Denis Verdini, il Responsabile)

04. GANG-BANG

[23 Ott.] «Il referendum sull’autonomia non è carta straccia: condizionerà i processi decisionali. Per anni si è guardato al muro di Berlino e molti strateghi si interrogavano su quando potesse cadere. Un giorno dei ragazzi si sono arrampicati e il muro è venuto giù. Così anche questo Referendum: è il big bang delle riforme.»
 (Luca Zaia, il Gauleiter veneto)

05. SALOTTINI

[22 Ott.] «Io e il Pd non possiamo difendere l’attuale assetto di potere, non possiamo stare dalla parte dei presunti salotti buoni della finanza. Noi stiamo con i risparmiatori.»
 (Matteo Renzi, il Supercazzaro)

06. POTERI FORTI

[27 Ott.] « È indubbio che l’assalto concentrico dei poteri forti, del sistema mediatico e di buona parte del mondo politico, che si sta manifestando con particolare virulenza abbia come nemico assoluto Matteo Renzi. Solo gli sciocchi possono ritenere che questo sia davvero dovuto alla personalità e al carattere del segretario del Partito Democratico, che peraltro sta tenendo condotte persino inusuali quanto a mitezza e disponibilità. In realtà colpire e abbattere Matteo Renzi è il passaggio obbligato per sconfiggere non solo una piattaforma riformista che ha operato con rara efficienza ed efficacia negli ultimi tre anni, ma anche il tentativo di resurrezione e rilegittimazione della politica che ha caratterizzato il governo dei millegiorni e caratterizza oggi l’azione di Paolo Gentiloni.»
 (Ivan Scalfarotto, la Finocchiella)

07. LA VELINA

[05 Ott.] «Anche oggi #Istat e #Ocse: crescita c’è, si rafforza, produce lavoro stabile grazie a riforme strutturali governi PD. Passo e chiudo.»
(Lorenzo Guerini, l’Apologeta)

08. INCUBI

[13 Ott.] «Ognuno ha i suoi sogni: il mio è quello di avere Renzi premier e Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio.»
(Denis Verdini, l’Innovatore)

09. FORZE COSMICHE

[26 Ott.] «Matteo Renzi è sempre il candidato premier del Pd, può essere il nostro barone di Münchhausen, che tirandosi su per i capelli riuscì a scavallare la palude. Matteo ha questa forza e può tirare su il paeseMatteo Renzi è sempre il candidato premier del Pd, può essere il nostro barone di Münchhausen, che tirandosi su per i capelli riuscì a scavallare la palude. Matteo ha questa forza e può tirare su il paese.»
 (Pietro Fassino, il Maggiordomo)

10. EDEN AFRICANO

[28 Ott.] «Lagos, la capitale della Nigeria, 5 milioni di abitanti, nel centro dell’Africa, è considerata una delle Capitali dove si vive meglio al mondo. Se guardate le fotografie è pazzesca, sembra Las Vegas, verde, spiagge, palme»
 (Beppe Grillo, l’immancabile coglione)

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Fedele alla linea

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , on 2 giugno 2016 by Sendivogius

Roberto Benigni

L’apologeta della Carta nata dalla Resistenza… Il cantore ufficiale della costituzione più bella del mondo declamata in versi, che come una sceneggiatura, un racconto corre articolo per articolo fino all’ultimo, il 139… Il bardo ispirato di una carta perfetta nonché capolavoro di pedagogia democratica… È l’uomo che sussurrava alla Costituzione, in un aulico susseguirsi di ispirate profusioni estatiche di un poeta rapito dall’incanto per la sua amata…

«Dietro la Carta, se si tende l’orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c’era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia.
[…] Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. Noi siamo qui riuniti – disse Calamandrei in quei giorni – per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi

Roberto Benigni
(02/06/2016)

Ma anche no! A maggior ragione che certi amori non durano per sempre…

Finché morte non vi separi

Perché la stessa Costituzione è ottima quando si tratta di incrementare lo share per panegirici profumatamente retribuiti per l’intrattenimento della nuova EIAR, nella più compiuta figura di successo dell’agit-prop travestito da intellettuale organico (un tempo si chiamavano così), e macinare ascolti ad uso dei gonzi che affollano i salottini progressisti della ‘sinistra’ (parola grossa!) riformista ai vernissage del politicamente corretto, ma immediatamente superabile e facilmente stravolgibile se le circostanze lo richiedono…
Perché se rientra nelle necessità de “il Partito”, allora quella che fino ad un minuto prima era decantata come la “costituzione più bella del mondo”, improvvisamente si rivela un paradiso che può facilmente diventare un inferno.
Perciò, dinanzi ad una raffazzonatissima riforma costituzionale, confezionata male e in fretta, che stravolge il testo originale senza scioglierne i nodi ed anzi peggiorandoli, in una sequela pasticciata di articoli incomprensibili per la concessione di poteri illimitati ad un premier onnipotente, il Benigni nazionalpopolare non ha dubbi:

«Se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì.
Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il “sì”, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile

culo di cavalloTra cuore e mente, il nostro aedo nazionale sembra piuttosto scegliere altro, in più bassa e periferica sede… e sforna un ragionamento dove la coerenza è davvero l’ultima delle preoccupazioni, pur di non scontentare l’amico Matteo:

«Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto

E quindi la Costituzione della Repubblica val bene un qualunque cialtrone di provincia, foss’anche con l’appoggio di un Denis Verdini al massimo trasformismo:

Verdini e Berlusconi«Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l’Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi

Insomma, un simpatico gaglioffo con cui fare coppia ed insieme riscrivere la costituzione nella comune spartizione del potere, attraverso la sua toscanissima occupazione. Oh che simpatia! Ma che risate, signora mia!
Non per niente,

«dopo settant’anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta»

E infatti, come se non avessimo già dato…

Riforma Costituzionale Renzi - by Edo Baraldi

A proposito di altri toscani, forse sul personaggio aveva proprio ragione un Andrea Scanzi

Scanzi vs Benigni

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VERDINOSUS

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , on 18 marzo 2016 by Sendivogius

CARIATIDE - by Edoardo Baraldi«Cuopri, e non ti dar per inteso, se vieni a notizia dell’altrui accusa contro di te, nè tosto emendati di ciò, che ti s’imputa, acciocchè la spia non s’avveda del tuo camminar sott’acqua, e dica, lui aver fatte le sue parti per zelo, e carità. Venendoti però il taglio avanti il Giudice, protesta costantemente, colui essere un vituperoso spione, e tuo nemico implacabile, e che da lui, come superiore, e Giudice cotal fatta d’uomini traditori si desidera, non già s’ama: digli inoltre, che colui pratica lo stesso stile teco degli altri, venendo a dipingerti con li colori i più infausti; e pur egli con esso loro professa amicizia. Dunque tal sorte di gente, non già vuol aversi in conto di compagni, e amici, ma di pubblici detrattori, e maligni; e benchè esso per obbligo della carica se li veda volentieri d’intorno, a suo tempo ne sperimenterà anch’egli gli effetti, e indegni operati. In somiglianti casi di malinconia ingòlfati ne’ maneggi, come per distrarti con un sollievo serioso, e grave. Guardati frattanto dall’accusatore, e consigliati, che potresti fare, per isbrogliarti, dal medesimo Giudice, come se consigliassi un tuo amico. Se tal’uno, per alienarti l’amico, gli avesse riferiti fatti enormi della tua persona; parlando col medesimo amico, non gli dir, se non bene del tuo malevolo. Potendo, proccura far complice in giudizio lo stesso tuo accusatore, o pure dimostra, esser cose notorie le accuse, ch’egli crede produr, come novissime, ed i successi furono appunto in quell’anno, che egli in pena de’ suoi misfatti dovea esser casso dalla milizia, e simili facezie plausibili. Se sei accaggionato d’un gruppo di accuse; non negar affatto ogni cosa, per non ti far perdere il credito, con quelle negative ostinate. Alcuni capi, avvegnachè falsissimi, lasciali correre, per farti conoscer docile, e non già patrocinare i falli: per lo più è meglio non passar discolpe col Padrone, dov’egli non ne ricerchi, quantunque tu sappi di certo, essergli arrivate le doglianze. Perchè così susciteresti maggiori torbidi, e ti avvilupperesti di vantaggio. Comincia bensì a guardarti d’incorrere in quel difetto, anzi ad operar tutto l’opposto

BreviarioGiulio Raimondo Mazzarino
Breviarium politicorum secundum Rubricas Mazarinicas
(1684)

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Posted in Muro del Pianto, Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 novembre 2014 by Sendivogius

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Piaga antica, il Trasformismo è una costante della politica italiana di cui costituisce la norma, contrassegnando il degrado della vita pubblica: dai feudi elettivi su base ereditaria ai notabili locali, coi loro pacchetti di voti in dote al miglior offerente; dai corporativismi castali, ai cacicchi del trasversalismo consociativo; dai signori delle tessere, ai padrini delle clientele e delle cosche elettorali… È il gusto arcaico di un ‘potere’ dalle forme barcocche, inteso innanzitutto come arbitrio personale ed esercitato all’ombra degli ‘affari’, nella presunzione dell’impunità.
Boardwalk EmpireIl proliferare di certi figuri istituzionali misura l’intorbidamento di valori e prospettive ideali, progressivamente imputridite nelle acque di una politica tossica, impantanata nelle torbiere della grande palude centrista. Nessun corpo ne è immune. Una volta effettuato l’innesto per ibridazione democristiana, la contaminazione è irreversibile. Si diffonde come una neoplasia tumorale ed agisce alla stregua di un virus mutogeno, che rigenera le cellule dell’organismo ospite a propria immagine e somiglianza. In questa prospettiva, la trasformazione di un PD impollinato dalle spore della Margherita può ritenersi un processo ormai compiuto.
Luigi Lusi ed i milioni sparitiDopo il caso di Fracantonio Genovese, purosangue DC, stavolta è il turno dell’onorevole Marco Di Stefano, per una vicenda passata tutta in sordina e che invece vale la pena delineare nella sua valenza paradigmatica…
Marco-Di-StefanoApostolo del renzianesimo nei circoli della Capitale, mentre alla Leopolda si è occupato di coordinare il tavolo sui “pagamenti digitali”, il deputato Di Stefano è una sorta di emblema del trasformismo applicato a forma vincente di ascesa tutta personale, nel nuovo corso intrapreso da un “centrosinistra”, senza più aspirazioni né funzionalità storica che non sia mera transizione spartitoria.
MARCO DI STEFANOCinquantenne rampante (Roma, il 12/05/1964), Marco Di Stefano nasce politicamente a destra; attraversa tutto l’arco centrista e infine approda a ‘sinistra’, sotto l’illuminata leadership veltroniana, con una di quelle operazioni di mera cooptazione elettorale per acquisizione voti di cui Goffredo Bettini è sempre stato l’immaginifico deus ex machina.
Le sue evoluzioni acrobatiche nelle brughiere della politica romana, che ha fatto delle piroette trasformiste la prassi ordinaria di sottogoverno capitolino, rappresentano un certificato di garanzia.
riot controlEx poliziotto, è stato (manco a dirlo!) un ‘fascista’; bazzica gli ambienti della destra romana e nel 1989 aderisce ufficialmente al MSI. Nel 1993, conosce il MSIsuo primo esordio elettorale di successo, venendo eletto consigliere circoscrizionale, per l’immenso suburbio dell’Aurelio che accorpa i quartieri di Casalotti, Boccea, e Primavalle, nella periferia ovest della città. Sui banchi consiliari della XVIII Circoscrizione di Roma, fa la Stefano De Lilloconoscenza di un altro ras della politica capitolina: quello Stefano De Lillo che, insieme ai suoi fratelli, tanto si darà da fare nella Roma di Alemanno, piazzando mezzo parentado in ogni posto disponibile a carico pubblico. De Lillo, transumato nel “Nuovo Centrodestra” di Angelino Alfano, fa parte a pieno titolo dell’attuale maggioranza di governo di “centrosinistra”. Tornando a Di Stefano, nel corso di un ventennio, passa al CCD (Centro Cristiano Democratico) della triade D’Onofrio-Casini-Mastella, e Mario Baccininel 1997 diventa consigliere comunale. Si mette sotto l’ala protettiva di Mario Baccini, il ferale impresario di pompe funebri in stile anni ’30 recentemente passato anche lui al NCD di Alfano. Aderisce all’UDC di cui diviene segretario provinciale. Segue il grande balzo a ‘sinistra’, quando forte delle sue 14.000 preferenze viene eletto nella lista civica che sostiene la candidatura di Piero Marazzo alla Regione Lazio.
beating-a-dead-horse-call-me-maybeTra un incarico e l’altro, nel 2000 svolge anche le funzioni di sub-commissario governativo dell’UNIRE (Unione nazionale incremento razze equine), feudo personale di Franco Panzironi e della “destra sociale” di Gianni Alemanno, che schiantano l’ente sotto una cascata di debiti.
Goffredo Bettini - Er SeccoNel 2007 passa all’UDEUR di Clemente Mastella, che lo promuove vice-segretario nazionale. Ma nel Febbraio del 2008 molla tutto per entrare nel nuovo PD di Walter Veltroni in quota Fioroni (ex Margherita), per scoprirsi fan accanito di Letta (Enrico) e poi renziano di ferro.
Il governatore Marrazzo, prima di essere travolto dalla sordidissima storiaccia di ricatti, prostituzione transessuale e cocaina, lo nomina assessore al Demanio ed al Patrimonio, con un occhio di riguardo alla cassa ed alle potenzialità di investimento che la sua gestione comporta.
buco neroE qui cominciano i primi guai per il sanguigno Marco Di Stefano… Infatti, secondo la Procura di Roma, l’ex consigliere regionale nel 2008 avrebbe condotto una serie di trattative agevolate, in deroga ai regolamenti previsti dai bandi di gara, con i fratelli Pulcini, noti costruttori romani, assai attivi nel settore immobiliare, per l’affitto di due palazzi alla Regione Lazio (in deficit di bilancio e surplus di immobili), alla Lazio Servicemodica cifra di 7 milioni e 327 mila euro l’anno, per conto della Lazio Service (altra controllata regionale e noto carrozzone clientelare), nell’Agosto del 2008.
pulciniIl ‘bello’ (o il brutto) è che i Pulcini sembrano non detenere nemmeno la proprietà degli immobili interessati alla locazione, ma tramite la propria società di investimenti ne gestiscono l’assegnazione, ricavando lucrose plusvalenze.
Guardia di Finanza Secondo il nucleo di Polizia valutaria della Finanza, attraverso una serie di triangolazioni societarie (la Belgravia Invest srl e la Coedimo), Di Stefano avrebbe predisposto i contratti di locazione al solo fine di soddisfare gli interessi economici degli imprenditori Antonio e Daniele Pulcini a canoni esorbitanti e completamente fuori mercato. Per il disturbo, Di Stefano si sarebbe fatto pagare una ‘provvigione’ pari ad un milione e 800 mila euro, dei quali 300.000 sarebbero stati destinati al suo Lostsegretario e collaboratore personale, tale Alfredo Guagnelli di cui non si hanno più tracce dall’08/10/09 dopo un suo misterioso viaggio a Firenze. Una scomparsa provvidenziale, che priva gli inquirenti della procura romana di un tassello fondamentale dell’inchiesta in atto, insieme al corpo del reato (il denaro).
Alfredo Guagnelli Alfredo Guagnelli (classe 1972), viveur e fama di donnaiolo, è uno dei tanti faccendieri dei quali l’Italia abbonda, sempre a cavallo tra affari e politica. Con la sua Internazionale immobiliare e la Genco Srl gestisce compravendite di immobili ed intermediazioni di affari. È di casa in Costa Azzurra ed a Montecarlo, con un occhio sempre attento alla politica domestica per rapporti trasversali… Attraverso la propria concessionari di auto di lusso, World Rent Car si preoccupa di carrozzare Marco Di Stefano. È in ottimi rapporti con Paolo Bartolozzi, eurodeputato di Forza Italia, di cui sosteneva le campagne elettorali. Ed è grande amico di Michele Baldi, un altro specialista nel cambio multiplo di casacche: Alleanza Nazionale, poi Forza Italia, e infine capolista della “Lista Zingaretti” alle ultime elezioni regionali, folgorato anche lui sulla via del Nazareno. Ma Guagnelli in passato ha frequentato pure l’ex consigliere provinciale del Pdl Enrico Folgori e Giulio Gargano (ex DC, ex AN, ex FI, ex tutto), prima di volatizzarsi nel nulla diventando uccel di bosco.

la società dei magnaccioniLa truffa degli enti previdenziali
Gli enti previdenziali costituiscono da sempre la cuccagna per affaristi e politicanti senza scrupoli, che scambiano le casse pensionistiche (altrui) come una specie di bancomat personale a cui attingere liberamente.
Nel 2008, le palazzine già interessate dalla trattativa tra Di Stefano e Guagnelli e Pulcini sullo sfondo della Regione Lazio, tutte situate in Via del Serafico, nel quartiere Ardeatino dove il valore immobiliare di mercato si aggira attorno ai 4.000 € al m², sono oggetto di una seconda transazione…
Enpam Il 14 Ottobre del 2008, la commissione patrimoniale dell’ENPAM (l’Ente di Previdenza ed Assistenza di Medici e Odontoiatri) prende in esame l’acquisto del palazzo di via Serafico 107 già affittato alla Regione. A curare la trattativa è sempre la Belgravia Investimenti.
Il 21 Ottobre i fratelli Pulcini avviano la compravendita dell’immobile con prezzo fissato a 29 milioni di euro, firmando un contratto preliminare con versamento di 2 milioni di euro.
Il 22 Ottobre, la Belgravia Invest Srl, per gentile intercessione dell’assessore Di Stefano partecipa al bando regionale per l’affitto dei nuovi locali della “Lazio Service”.
A Marzo 2009, l’immobile viene venduto all’ENPAM per 58 milioni di euro, con una plusvalenza del 100%. Nel 2010 viene acquistato (tramite la Coedimo Srl) anche il secondo immobile per 31 milioni di euro e subito rivenduto all’ENPAM al costo di 59,7 milioni di euro.
Per una così lungimirante operazione immobiliare, soprattutto per la cassa previdenziale degli odontoiatri, la Procura di Roma ha disposto una indagine per truffa aggravata nei confronti dell’ex presidente dell’Ente Eolo Parodi, Maurizio Dallocchio, docente all’università Bocconi ed ex consigliere esperto dell’ente, l’ex direttore generale Leonardo Zongoli e l’ex responsabile degli investimenti finanziari Roberto Roseti. L’ex direttore del dipartimento immobiliare dell’ente, Luigi Antonio Caccamo è stato invece indagato, per la compravendita di un immobile di sei stanze a Trastevere, dismesso a prezzo particolarmente vantaggioso da parte dei Pulcini.
WackyRacesAntHill_MobLe gigantesche creste ai danni dei bilanci degli enti previdenziali, che oltre a salassare le categorie professionali di riferimento sono chiamati a corrispondere le future pensioni dei medici (tra cui giovani e precari che pagano contributi salatissimi) ed erogare quelle dell’oggi, vista la sostanziale impunità del reato con la restituzione del malloppo, passando per la (s)vendita degli immobili pubblici, tendono a ripetersi con modalità più o meno sempre uguali.
D’altronde, da Pietro Lunardi a Claudio Scajola, le case sono da sempre una grande passione della “politica”, con immobili di pregio che variano di prezzo tra una cessione ed una compravendita, a velocità della luce, dove a guadagnarci sono in pochissimi e quasi sempre gli stessi…
Enpapi È il caso dell’ENPAPI (l’ente previdenziale degli infermieri), con l’acquisto della sua nuova sede in Via Farnese capace di rivalutarsi del 25% in un solo giorno, con immobili che passano di mano nel giro di 24 ore…

«Una sede prestigiosa acquistata per un controvalore di 20 milioni di euro. È quanto ha fatto Enpapi, cassa previdenziale degli infermieri, il 29 aprile 2009 comprando la villa di via Farnese 3, in Roma (quartiere Prati), dalla società Dm Immobiliare. Villa che, nello stesso giorno, Dm Immobiliare aveva rilevato da Citec International (gruppo Citec, specializzato in soluzioni informatiche) per un corrispettivo di 16 milioni.»

Vitaliano D’Angerio
La villa che si rivaluta del 25% in un giorno
Il Sole 24 Ore – (02/02/2012)

Plusvalenza alla vendita: 4 milioni di euro. Tanto a pagare sono gli infermieri.
ENPAPMa niente batte l’incredibile vicenda dell’ENPAP (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza degli Psicologi), con un intero palazzo comprato e rivenduto in un solo giorno, con una cresta da 18 milioni di euro tutta a carico delle casse previdenziali dell’ente.
Il 31 gennaio 2011, l’immobiliare bresciana Estate due srl acquista dal Fondo Omega, un palazzo di oltre 3.000 mq (cinque piani con seminterrato) in pieno centro di Roma, in Via della Stamperia nello storico rione Trevi, al costo di 26 milioni e mezzo di euro e nello stesso giorno rivenduto all’Ente previdenziale degli psicologi per la modica cifra di 44 milioni e mezzo di euro.
Riccardo Conti Amministratore unico dell’immobiliare di Brescia (con un capitale sociale di 73.720 euro e nessuna struttura organizzativa) è Riccardo Conti, che all’occorrenza è anche senatore PdL e che per inciso in tutta la compravendita non sborsa un solo euro.
Il Fondo Omega che detiene la proprietà del palazzo a prezzo variabile è il fondo immobiliare della banca Intesa San Paolo, su gestione della Fimit. A presiedere Angelo Arcicasal’ENPAP e sottoscrivere l’acquisto è invece il lungimirante Angelo Arcicasa, al quale potevano vendere benissimo anche la fontana di Trevi data la sua disponibilità di spesa ed il valore che attribuisce al denaro, peraltro non suo.
In pratica, la nuova sede dell’Enpap viene pagata 14.000 euro a mq. E con IVA inclusa l’intera spesa arriva a sfiorare i 54 milioni di euro. Come invece il costo di un immobile possa aumentare di 18 milioni di euro in una sola giornata lavorativa, è mistero che non l’oculato Angelo Arcicasa, né la FIMIT di Massimo Caputi si sono mai dati la pena di spiegare per un ‘affare’ clamorosamente in perdita.
L’unico a guadagnarci (e parecchio pure!) è il senatore Conti, che non contento si guarda bene dal versare l’IVA dovuta. E si dimentica pure di pagare la ditta che effettua (da contratto) i lavori di ristrutturazione. Si tratta in fondo di una peculiarità distintiva per tutti i ladri che affollano la corte dei papiminkia.

Pappone costituente

En passant, la società immobiliare del senatore Conti si dimentica anche di fornire i certificati di agibilità e le planimetrie catastali del palazzo venduto all’ENPAP, senza che peraltro il presidente Arcicasa si sia mai preso il disturbo di richiederli, col risultato che in tal modo la proprietà risulta invendibile né cedibile a terzi.
Denis VerdiniCom’è, come non è, un milione di euro legato alla compravendita della sede ENPAP finiscono rigirati dal senatore Conti nelle tasche del senatore Denis Verdini, suo degno collega di partito, senza che si capisca bene a che titolo (la penale per un precedente prestito mai chiarito di 10 milioni di euro).
E d’altronde l’amico Denis non è nuovo a simili intrallazzi. Infatti, oltre ad illecito finanziamento (si sospetta la creazione di una provvista di fondi neri), l’intraprendente Verdini dovrà rispondere anche per gli appalti pilotati nella costruzione della nuova Scuola per la formazione dei marescialli dei Carabinieri a Firenze, nell’ambito della sua indefessa attività di “mediatore” al centro di alcuni dei più torbidi intrighi del ventennio berlusconiano nell’ambito della cosiddetta P3 (ne avevamo parlato QUI).
Renzi e VerdiniAttualmente, Denis Verdini è l’interlocutore privilegiato (e si può dire unico) del Telemaco trapiantato a Palazzo Chigi: quello che litiga tutti i giorni con ogni cosa sia collocabile vagamente a sinistra, insulta i sindacati, e odia i “professoroni” a meno che non gli diano sempre ragione. Però è pappa e ciccia con la Confindustria (che gli paga Leopolda e campagna elettorale) e riscrive la Costituzione col pappone di Arcore, di cui Verdini è il plenipotenziario di fiducia.
CUOREIn quanto a Marco Di Stefano, l’entità dell’affare e dell’aggravio di spesa ai danni della Regione Lazio, non hanno impedito al nostro eroe di essere ricandidato a tutte le tornate elettorali successive e maturare il suo bel vitalizio. Inserito nel listino bloccato alle ultime elezioni amministrative, in quota PD nella circoscrizione Lazio1, Marco Di Stefano è risultato essere il primo dei non eletti alla Camera, ed è potuto entrare in Parlamento solo ad agosto 2013, per la rinuncia di Marta Leonori entrata come assessore al Comune di Roma.
Shingeki no kyojinIn virtù delle sue passate e straordinarie esperienze gestionali, a Di Stefano è stato subito assegnato un posto come membro della Commissione Finanze del Parlamento. Attualmente (bontà sua!) si è autosospeso.
Boardwalk-EmpireSono i soliti avanzi di ‘nuovo’, che non passano mai.

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I SIGNORI DEL VENTO

Posted in Business is Business with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 luglio 2010 by Sendivogius

La salvaguardia ambientale non è certo un problema che possa turbare gli italiani.
Meno che mai potrebbero esserlo le tediosissime “questioni morali” che ormai spuntano un giorno sì e l’altro pure, in un rutilante susseguirsi di cricche in affari, felicemente unite dalla crapula, nel paese dell’eterna cuccagna. L’Italianità si misura con la capacità di magnare. Di conseguenza, ‘corruzione endemica’ ed ‘illegalità diffusa’ sono cosine di nessun conto, o al limite un’occasione da sfruttare per i più intraprendenti. Niente di cui doversi tediare l’anima: siamo gente vissuta noi italiani… Dinanzi allo scandalo non ci indigniamo; ci conviviamo sereni, nell’indifferenza del nostro savoir-vivre che certo “tutto il mondo ci invidia”. L’importante è crederci.
 Di sicuro, non indigna la “Mafia”: vera specialità nazionale d’esportazione, con ben tre varianti regionali (Cosa Nostra; Camorra; ‘Ndrangheta) ed altri sottoprodotti locali, in attesa di riconoscimento doc (Basilischi; Stidda; Sacra Corona Unita..).
La tremenda recessione economica in corso poi gli italiani non li riguarda minimamente, fintanto che non tocca il loro personale posto di lavoro; se poi capita, si corre subito da quegli usurai legalizzati, chiamate Finanziarie, a chiedere un prestito per continuare ad esibire lo stesso “tenore di vita”. Questo perché nel Paese che odia poveri e diversi, sembrare ricchi e felici è un imperativo sociale. Lo sanno bene tutte quelle scimmiette ubbidienti, che imitano i propri padroni in cambio di una ciotola che chiamano salario, con la zampetta sempre tesa per la questua e in cerca di raccomandazioni.
In compenso, non preoccupa alcunché lo smantellamento scientifico di ogni servizio ed assistenza sociale, perché “soldi” per il Pubblico non ci sono, mentre non mancano mai finanziamenti statali per miliardi agli amici nel Privato…
Ma, d’altra parte, è difficile capire cosa interessi davvero alla maggior parte degli italiani, una volta superato il pratino dei loro ristretti orizzonti domestici, oltrepassati i recinti familistici dove vivono trincerati nella difesa ad oltranza della “roba”, nel terrore dell’Uomo Nero e degli altri Bau-Bau televisivi, che come spauracchi pendono fuori dalle finestre delle loro casette di marzapane. E nel cinismo della disillusione, la patria degli idioti-furbi (perché ogni imbecille è convinto di esser più sveglio del suo compare) persegue il peggio seguendo le piccolezze del proprio opportunismo.
Per questo, nel disinteresse generale, ecologia ed energie rinnovabili sono state trasformate nell’ennesimo surrogato per profitti illeciti, devastazione del territorio, e grandi ruberie associate sotto il segno delle mafie. Del resto, nel Malpaese che ha smarrito sé stesso insieme ad ogni residuo di senso etico, che di nulla si interessa e di zero si preoccupa, “saccheggio” è sempre più sinonimo di “progresso”.
Tanto così fan tutti: in questa gara al ribasso si eliminano i migliori e si premiano i peggiori. La nostra è una marea nera che nessuno ha intenzione di fermare; libera di espandersi, non conosce confini. Rimosso ogni ostacolo residuo, sembra essere la Sardegna la nuova frontiera del malaffare, L’identità di un popolo non dovrebbe risiedere solo nella lingua o in qualche sagra paesana, ma nell’amore verso il proprio territorio e nella sua preservazione. Evidentemente, molti sardi non erano ancora appagati da decenni di devastazione…

PALE AL VENTO
I progetti di sviluppo di impianti per la produzione di energia eolica costituiscono una ghiottissima occasione di arricchimento per profittatori ed avventurieri dell’imprenditoria, sbarcati sull’isola dei vilayet del Sultano.
Il 27/02/09,
Ugo Cappellacci, figlio del commercialista sardo di Berlusconi, candidato su raccomandazione di Romano Comincioli (antico socio d’affari di Carboni e dei boss della Magliana), diventa governatore della Regione Sardegna, al posto del dimissionario Renato Soru silurato dalla sua stessa maggioranza di centrosinistra. La colpa imperdonabile di Soru consisteva infatti nell’aver varato il nuovo Piano Paesaggistico Regionale, che prevedeva la tutela del territorio sardo, in nome di uno sviluppo sostenibile e norme urbanistiche più severe per la salvaguardia delle coste:

Il P.P.R. persegue le seguenti finalità:
a) preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;
b) proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;
c) assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità.
A tale fine il P.P.R. contiene:
a) l’analisi delle caratteristiche ambientali, storico-culturali e insediative dell’intero territorio regionale nelle loro reciproche interrelazioni;
b) l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l’individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, nonché la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo;
c) la determinazione delle misure per la conservazione dei caratteri connotativi e dei criteri di gestione degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico e delle aree tutelate per legge;
d) l’individuazione di categorie di aree ed immobili qualificati come beni identitari;

Il Piano contemplava altresì “la previsione degli interventi di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree significativamente compromessi o degradati […] nel contesto paesaggistico, cui devono attenersi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate […]al fine di orientare e armonizzare le sue trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile”.
Nell’Italia degli intrallazzi e delle trattative riservate sottobanco, il P.P.R. di Soru deve essere sembrato peggio di una bestemmia in chiesa.
Sventata quindi la minaccia dei vincoli paesaggistici ed edilizi, tra i “faccendieri” interessati alle prospettive di speculazione che si aprono con la nuova amministrazione Cappellacci c’è l’inossidabile Flavio Carboni che, di fatto, sembra controllare la giunta regionale. In ballo ci sono investimenti per 400 installazioni: briciole per i peones compiacenti degli enti locali e milioni di euro per una manciata di imprese.
Per disinnescare ciò che rimane delle tutele paesaggistiche e sbloccare anche gli abusi più evidenti, bisogna però piazzare l’uomo giusto all’
ARPAS: l’agenzia regionale per l’ambiente.
In secondo luogo, è necessario agire sul presidente Cappellacci (“Ughetto” nelle intercettazioni) per ulteriori revisioni alla legislazione vigente, in senso “più lucrevole e agevole”.
 Il candidato ideale per l’ARPAS è
Ignazio Farris, sponsorizzato dalla  premiata ditta  Carboni & company.
Il 06/08/09, Farris viene nominato direttore dell’agenzia ambientale per la Sardegna. Secondo i suoi promotori, il neo-direttore sarebbe in possesso di un curriculum ineccepibile che tuttavia ben pochi hanno avuto la fortuna di visionare, giacché continua a restare celato alla curiosità dei profani e degli addetti ai lavori.
Ed i titoli di merito di Ignazio Farris sono talmente evidenti che il gip De Donato annota nella sua ordinanza:

«Si accertava che tale nomina è avvenuta sulla base della mera verifica di sussistenza del titolo formale richiesto dalla legge regionale [possesso della laurea], quindi senza alcuna valutazione comparativa condotta sulla base dei titoli posseduti dai numerosi aspiranti. Infatti l’elenco formato dalla commissione tecnica di valutazione è consistito non già da una graduatoria formata sulla base di punteggi attribuiti secondo criteri predeterminati, ma in un mero elenco dei candidati idonei.»

Il trio Carboni-Verdini-Dell’Utri praticamente impone la nomina di Ignazio Farris al titubante Cappellacci, che male informato lo crede “un uomo di Soru”. E di questo solo si preoccupa il governatore sardo. Evidentemente, per le nomine dirigenziali dei pubblici funzionari non è richiesta altro che la fedeltà clientelare per appartenenza politica.
Così, piazzato Farris all’ARPAS, si passa alla realizzazione degli impianti eolici che tanto premono al terzetto. Appalti dei quali Farris è parte in gioco:

«Quest’ultimo risulta costantemente informato e coinvolto nei progetti di Carbone, al punto che il suo interessamento va ben oltre gli ordinari interventi riferibili a iniziative coerenti col suo ruolo istituzionale.
[…] Al piano eolico non risulta estraneo neanche Arcangelo Martino.
[…] Nello stesso tempo Carboni si adopera per reperire le risorse finanziarie indispensabili: a tal fine conclude un accordo commerciale con la SARDINA RENEWABLE ENERGY PROJECT Srl collegato al versamento di cospicue somme.
La natura e la qualità dell’interferenza operata da Carboni nei suoi contatti con Fabbris emergono costantemente tra i colloqui tra i due.»

In proposito, in una intercettazione del 03/11/09 Carboni esplicita chiaramente:

«È pronta una delibera della presidenza della giunta che chiarirà che sarà l’assessorato della regione a rilasciare le autorizzazioni […] La delibera sarà approvata nella prossima seduta o al massimo la settimana prossima»

Della partita fa parte anche Pinello Cossu (UDC), ex assessore ai Servizi sociali della provincia di Cagliari. Il progetto prevede altresì la realizzazione di un parco eolico nella zona industriale di Cagliari.

«Da una conversazione tra Farris e Cossu del giorno 11/10/09 si ricava che il progetto eolico richiede l’individuazione di almeno 10 società, onde fare più domande a nome di soggetti diversi, allo scopo di disporre di più vaste aree in concessione.
[…] Dallo stesso colloquio emerge il ruolo centrale che svolgerebbe tal ingegner Piga, indicato da Farris come “l’uomo di totale fiducia del presidente”.
[…] I contatti proseguono fino alla metà del mese di Febbraio quando è reso noto il coinvolgimento dell’on. Verdini, nelle indagini condotte dalla Procura di Firenze sugli appalti della Protezione Civile»

Su chi siano gli imprenditori con le mani in pasta nell’eolico, con riserva di causa, potete farvi eventualmente un’idea QUI

Il 12/03/2010 la giunta regionale della Sardegna approva infine il nuovo regolamento. La delibera, che prevede la costituzione di società a partecipazione pubblica alle quali affidare la gestione dell’eolico, in effetti delude le aspettative di Carboni.
Il governatore Cappellacci, evidentemente preoccupato per l’inchiesta fiorentina che coinvolge Verdini, scarica i vecchi compagni di cordata:

«Eh va bé! Che se la prendano tutti in culo, guarda! […] È chiusa la bottega e andate a rompere i coglioni da un’altra parte che qua non è cosa da romperci i coglioni insomma! Basta, mi sono veramente rotto le palle!»

Meglio tardi che mai…

I SOLDINI DELL’UOMO VERDE
 Per l’intrapresa però Carboni ha provveduto a rastrellare un bel po’ di denaro dalle società interessate all’eolico, in particolar modo dalla “Karios 32 srl” e dalla “Sardinia Reneweble Energy Project”, che passano per la Banca del Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini:
430.000 euro tra il 29 Giugno ed il 16 Sett. 2009;
due bonifici per il totale di un milione di euro il 01/10/2009 su c/c della compagna di Carboni (Maria Laura Scanu Concas).
Altri 200.000 euro in assegni, negoziati sempre dal Credito Fiorentino.
Il 18/11/09, sul conto di Giuseppe Tomassetti, collaboratore di Carboni, transitano altri bonifici per circa un milione e mezzo di euro, tramite l’Unicredit.
Ovviamente, uno dei diretti interessati, Denis Verdini, nega che si possa trattare del versamento di “fondi neri”. Verdini che in totale ha visto dirottare a tutto vantaggio della sua banca la modica cifra di 800.000 euro (spicciolo più spicciolo meno) sarebbero infatti “l’aumento di capitale per introdurre altri soci nella società editrice del Giornale di Toscana”. Il socio in questione sarebbe però l’autista personale di Carboni (G.Tomassetti) che a quanto pare sembra godere di una incredibile liquidità finanziaria, tanto si guadagna facendo lo chauffeur.
Nell’inchiesta naturalmente non poteva mancare il raffinato Marcello Dell’Utri, che cerca in ogni modo di emulare i suoi eroi preferiti con la coppola in testa… Ma questo è un’altro aspetto dell’inchiesta che non mancarà di contributi interessanti…

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Eravamo quattro amici al bar

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«Non state a leggere i titoli dei giornali, stamattina hanno parlato di P3 ma sono quattro pensionati sfigati, che si sarebbero messi insieme per cambiare l’Italia. E se non ci riesco io…»
 (S.Berlusconi – 13/07/2010)

In effetti il Caro Leader è fedele al modello originale a cui si attiene con coerenza.
Perché inventarsi una presunta “P3” dal momento che il programma della floridissima Loggia P2 è stato elevato a prassi organica di governo?
Dopo le dimissioni dell’inconsapevol
e Claudio Scajola dallo ‘Sviluppo economico’, in pochi giorni abbiamo avuto quelle del pluripregiudicato Aldo Brancher, elevato a provvisorio Ministro del Nulla, insieme al sospetto camorrista Nicola Cosentino che rinuncia alla sua carica di ‘Sottosegretario all’Economia’.
Per essere la settimana del
ghe pensi mi, come risultato non c’è male.
Questo stillicidio dimissionario in flagranza di reato è la metafora inquietante di una Cleptocrazia che, in piena crisi economica, non ha alcun piano strategico di intervento, al di fuori del ladrocinio applicato.

Tornando ai “quattro pensionati sfigati”, questi sono in realtà amici di vecchia data di Re Silvio da Arcore…
C’è l’intramontabile
Flavio Carboni, con i suoi 78 anni vissuti pericolosamente nella presunzione di impunità; l’onnipresente Marcello Dell’Utri, sedicente bibliofilo con la passione per il duce e la mafia, che frequenta disinvoltamente guappi e picciotti; il dinamico Denis Verdini, coordinatore PdL e banchiere intrallazzone, assurto agli onori delle cronache giudiziarie come la variante casereccia di Winston Wolf nella Pulp Fiction delle Libertà.
Ma tra i giocatori di questo strano ‘scopone scientifico’ ci sono anche due vecchi arnesi in disarmo della politica pentapartita
Arcangelo Martino, ex assessore socialista del Comune di Napoli, sodale craxiano che avrebbe presentato (non si sa a che titolo) il messo comunale Elio Letizia, padre della più famosa Noemi, all’onnipotente “Cesare” al governo.
Pasquale Lombardi, geometra e sedicente giudice tributarista (in virtù della sua partecipazione a varie commissioni tributarie) col pallino degli affari.
Sono gli
“Sviluppatori” del nuovo millennio: parola di fresco conio per un mestiere antico che, nell’Italia che ruba, non conosce declino. Lo sviluppatore si preoccupa di procacciarsi le concessioni, acquisire terreni, convincere le amministrazioni comunali, gestire le compravendite, meglio se con un capitale sociale minimo, attraverso una rete di società a responsabilità limitata, e poi cedere tutta la gestione alle grandi compagnia.  Un tempo si chiamavano “faccendieri”

L’OSCURO FACCENDIERE
 Flavio CARBONI (Sassari, 14/01/1932) è uno specialista unico nel suo genere. Invischiato nelle trame più torbide dei misteri italiani, è un procacciatore d’affari che si muove a suo agio nel sottobosco della politica e nelle pieghe oscure delle finanza italiana (e vaticana), frequentando disinvoltamente monsignori e massoni, imprenditori e mafiosi. Per tutti è “il Faccendiere” esperto in mediazioni.
Condensare in una sintesi di poche righe le gesta di Flavio Carboni non è un’impresa ardua, ma cosa semplicemente impossibile. Perciò proveremo a dare una semplice idea d’insieme delle molte attività poste in essere in un trentennio di attività.

Tra le sue molte intermediazioni d’affari poco ortodosse, il “faccendiere” è entrato in relazione con personaggi di primo piano della famigerata Banda della Magliana (Domenico Balducci, il cravattaro della bandaccia), con mai chiarite implicazioni nel sequestro di Emanuela Orlandi (QUI); con i servizi segreti militari (SISMI) tramite Francesco Pazienza; con Licio Gelli e la Loggia P2; con la Mafia siciliana… In particolare, è stato in contatto con Giuseppe ‘Pippo’ Calò conosciuto come il Cassiere dei Corleonesi, per conto dei quali riciclava il denaro sporco e reinvestiva i proventi criminali in ambiziose operazioni finanziarie. Viene implicato nel gigantesco crack del Banco Ambrosiano ed invischiato nell’omicidio di Roberto Calvi, il Banchiere di Dio del quale potete leggere un’agevole biografia QUI dove è riportata in breve tutta la catena.
Tutti saldamente uniti nella fratellanza massonica di osservanza piduista.

«Calvi trasferisce somme stratosferiche su conti segreti intestati a Licio Gelli, Pippo Calò, Francesco Pazienza, Flavio Carboni, Umberto Ortolani, e opera scalate azionarie fino al tentativo di acquistare il “Corriere della Sera” nel 1976. gli è vicino un piccolo imprenditore sardo, che è in grado di fungere da ponte tra Roberto Calvi ed il mondo politico italiano.
[…]
Il 19/10/89 a Roma viene arrestato Flavio Carboni con l’accusa di truffa e ricettazione della borsa che Roberto Calvi aveva con sé quando espatriò clandestinamente a Londra, dove è morto. E nell’impeachment è implicato il vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica che avrebbe ricevuto da Carboni documenti relativi allo IOR in cambio di alcuni assegni in bianco.»

 La Santa Casta della Chiesa
Claudio Rendina
Newton Compton; 2009.

E pur tuttavia, Carboni riesce ad uscire sempre indenne dalle inchieste che lo coinvolgono, ritornando immediatamente in gioco per sempre nuovi affari.
Questo “sfigato pensionato” è altresì una vecchia conoscenza di Silvio Berlusconi col quale ha condiviso più di una operazione di speculazione immobiliare in Sardegna, nell’ambito del cosiddetto progetto
Olbia 2 – Costa Turchese.
In proposito, alcune informazioni interessanti le trovate
QUI.
  P.S. Ripensando ad Olbia 2… questa storia delle città fotocopia (new towns), numerate in progressione, devono essere una vera fissazione del Cavaliere.

Il SODALICIUM
 Il 30/06/2010 il GIP del Tribunale ordinario di Roma, Giovanni De Donato, emette una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre dei comprimari già citati in apertura. Sono per l’appunto Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, e Arcangelo Martino.

«Perché in concorso con terze persone costituivano, organizzavano, e dirigevano un’associazione per delinquere, diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti, ivi compresi quelli di corruzione, abuso d’ufficio, diffamazione e violenza privata, caratterizzata dalla segretezza degli scopi, delle attività e della composizione del sodalizio, volta altresì a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali»

(Ordinanza di Custodia Cautelare)

Secondo gli inquirenti, la triade si ripartisce le competenze in base alle proprie specialità di intervento: A.Martino e F.Carboni gestiscono i rapporti col mondo dei politici e dell’imprenditoria; P.Lombardi cura i rapporti con gli ambienti di una certa magistratura oltremodo politicizzata, che non suscita alcuno scandalo a destra e piace più che mai agli intraprendenti cortigiani dell’Imperatore.
 I rapporti con la magistratura sono fondamentali, poiché grazie all’interessamento di giudici compiacenti non solo è possibile disinnescare la minaccia di eventuali controlli, stornando l’azione giudiziaria altrove, ma anche indirizzare gli interventi verso esiti pilotati a vantaggio esclusivo di determinati personaggi e gruppi politici.
Per la bisogna, il ‘Sodalizio’ sviluppa “una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura e della politica da sfruttare per i propri i fini segreti […] coinvolgendo con funzioni diverse anche personalità estranee al sodalizio”, ma utili al perseguimento degli obiettivi in cambio di un congruo corrispettivo in termini di vantaggi, di carriera, e di redditizie consulenze private.
Fra gli strumenti utilizzati per stabilire i contatti e le cooptazioni, vi è un’associazione denominata
Centro studi giuridici per l’integrazione europea “Diritti e Libertà”. Si tratta di un’invenzione di Lombardi (segretario) e Martino (responsabile).

«Tale struttura svolge in apparenza attività culturali nel settore giuridico, tramite l’organizzazione di convegni, spesso in località di prestigio, di elevato livello per temi trattati e qualità dei relatori e dei partecipanti. Tale attività risulta però strumentale rispetto alle finalità di costruire e consolidare rapporti confidenziali con personalità politiche»

Anche perché, stando a quanto ipotizzato dagli investigatori, il centro studi sarebbe cogestito in maniera occulta dallo stesso Carboni.

«Nel corso dei mesi di settembre e ottobre 2009, CARBONI, MARTINO e LOMBARDI hanno concordato e tentato l’avvicinamento di giudici della Corte Costituzionale, allo scopo di influire sull’esito giudiziario relativo alla Legge n.124/2008 (c.d. lodo Alfano), che aveva introdotto la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L’operazione, per quanto emerso, è stata compiuta essenzialmente da Lombardi, previo accordo e contatto costante con gli altri due, e si intreccia con il tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell’on. Nicola COSENTINO alla carica di presidente della Regione Campania.
[…] Dopo l’adozione di un’ordinanza cautelare nei confronti di quest’ultimo, hanno cercato di favorire un rapido accogliemento del ricorso proposto contro tale misura, grazie al rapporto esistente tra Lombardi ed il presidente della Corte di Cassazione, nel tentativo di recuperare la candidatura di Cosentino. Dopo il rigetto del ricorso e dove che i vertici del partito avevano individuato come proprio candidato Stefano CALDORO, il gruppo ha iniziato una intensa attività diretta a screditare il nuovo candidato e così ad escluderlo dalla competizione elettorale, tentando di diffondere, all’interno del partito e a mezzo internet, notizie diffamatorie sul suo conto.»

La rete è così capillare che Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, contesta loro il reato associativo con la costituzione di una nuova P2.
Ma andiamo per ordine…

GIOCO DI SQUADRA
 Il ‘Sodalizio dei Pensionati’ gioca principalmente su tre direttive:
1) “Attività di inferenza” nei confronti della magistratura, con lo scopo di coinvolgere componenti del TAR, della Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale, fino al Consiglio Superiore della Magistratura, nelle attività del gruppo.
2) La mancata candidatura di Nicola Cosentino alla presidenza della Regione Campania e la campagna di diffamazione aggravata ai danni di Stefano Caldoro, rivale interno allo stesso PdL.
3) L’accaparramento di appalti in esclusiva, per lo sviluppo di impianti eolici in Sardegna.

In una informativa del 18/06/2010, i Carabinieri del ROS di Roma, che si occupano della conduzione pratica delle indagini, annotano:

«Il modus operandi e le attività degli indagati rivela una vera propria struttura riservata, costituita e partecipata, da Flavio Carboni, da Arcangelo Martino e da Pasquale Lombardi.
L’organizzazione svolgeva in maniera sistematica e pianificata un’intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionale di amministrazioni pubbliche, allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo. Un gruppo che si giova dell’appoggio di due referenti politici, i parlamentari Dell’Utri e Denis Verdini. Altri personaggi vicini al gruppo che prendono parte alle riunioni, nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni e che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza, sono individuati nei giudici Arcibaldo Miller, Antonio Martone ed il sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo (…) per pianificare l’avvicinamento di alcuni Giudici Costituzionali»

Alcune riunioni avvengono a Palazzo Pecci Blunt, in Piazza dell’Ara Coeli, dove si trova l’appartamento romano di Denis Verdini, il coordinatore nazionale del PdL già indagato per i suoi rapporti con la cricca Anemone-Balducci e gli appalti gestiti dalla Protezione Civile di Bertolaso-Letta.
In particolare, la sera del 23 settembre 2009 in casa Verdini si incontrano, oltre alla triade Carboni-Martino-Lombardi, il senatore
Marcello Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia (e magistrato) Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, per discutere l’approvazione del Lodo Alfano e cercare di pianificare una strategia di intervento per orientare, in qualche modo, i giudici costituzionali verso il nullaosta della legge ad personam.

1) Magistratura Amica
Antonio Martone, fino alle recenti dimissioni, è stato avvocato generale in Cassazione ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
Arcibaldo Miller è invece il capo degli ispettori ministeriali, che così tante volte hanno fatto visita alla Procura di Milano, per supervisionare gli atti riservati inerenti le inchieste su corruzione e politica (ad esempio, le carte del processo a Cesare Previti).
In particolar modo, Martone è preoccupato su cosa farà da vecchio e chiede a Carboni nuovi incarichi per il dopo-pensione.

La Corte Costituzionale
L’approvazione del Lodo Alfano, col suo giudizio di costituzionalità, sta particolarmente a cuore al sodalizio che si attiva per cercare di avvicinare i giudici, influenzarne il giudizio ed acquisire benemerenze politiche.
Il più attivo di tutti è Pasquale Lombardi che non lesina telefonate, nonostante le raccomandazioni alla prudenza dei suoi sodali:

«Digli di non telefonare ehhh… Lasciasse perdere tutto; si deve fermare, non chiamare, fermare! O sinnò gli togliamo i telefoni. Lui deve andare, non telefonare. Andare è diverso che telefonare»

 A.Martino che parla con un collaboratore, riferendosi a Lombardi.
(Intercettazione del 25/09/2009)

P.Lombardi però non desiste e contatta (26/09/09) lo stupito Renzo Lusetti, parlamentare PD, per sapere se ha “qualche amico nella Corte Costituzionale”.
Il 30 settembre è la volta dell’imbarazzatissimo Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, che non riesce a sgrullarselo di dosso.
L’insistenza di Lombardi è infatti motivata da una certezza:

«Dobbiamo essere duri, loro ci devono rispettare sotto ogni aspetto perché come ci muoviamo noi forse manco loro si possono muove dato il nostro potere… non nostro, il potere dei nostri amici che è quello che è»
 (01/10/2009)

Salvo constatare l’amara verità soltanto pochi giorni dopo, nonostante le promesse millantate agli “amici”:

«Eh che figura di merda… noi non cumandamm’ manc’ o cazz..! Non cumandamm niente cò ‘sti qua… co ‘sti quindici rincoglioniti [i giudici costituzionali n.d.r.]»
(07/10/2009)

In altri ambiti, le cose sembrano però andare meglio…

Consiglio Superiore della Magistratura
Anche in questo caso, a muoversi è soprattutto Pasquale Lombardi:

«A partire dal mese di ottobre 2009 sono state monitorate ripetute attività, poste in essere da Lombardi, dirette a pilotare, tramite pressioni esercitate su componenti del CSM, la nomina ad alcune cariche direttive di magistrati graditi al sodalizio, fra i quali Alfonso MARRA, aspirante alla carica di Presidente della Corte di Appello di Milano. Tali iniziative, delle quali Lombardi tiene informato Martino, sono dirette al fine di far acquisire all’associazione rapporti privilegiati con alcuni dirigenti di Uffici giudiziari e al tempo stesso acquisire meriti presso questi ultimi, in virtù dell’intervento operato»

 (Dall’Ordinanza di Custodia cautelare)

E sempre Lombardi dimostra una grande confidenza con certi ambienti giudiziari, prendendo contatti con Celestina Tinelli, componente del CSM, con la quale discute la nomina dei responsabili per le procure di Isernia, di Avellino, e di Nocera Inferiore, e soprattutto della Corte di Appello di Milano.
Dalle intercettazioni, Lombardi sembra essere in grande intimità col magistrato che si rivolge a lui, chiamandolo “Pasqualino” (cliccare sull’immagine per ingrandire il testo):

Per inciso, il ‘Carbone’ (cerchiato in rosso) di cui si parla è Vincenzo Carbone, primo presidente della Corte di Cassazione.
La questione del contendere è la nomina di un altro protetto del sodalizio, il campano Alfonso Marra (Fofò per gli amici), alla presidenza della Corte di Appello milanese, in contrapposizione al concorrente Renato Rodorf. Quest’ultimo è appoggiato da Giuseppe Berruti (fratello del più noto Massimo Maria) e l’avellinese Nicola Mancino, che però cambierà idea…
In questa specie di faida borbonica, consumata alla periferia del PdL, viene contattato pure l’ex magistrato Giacomo Caliendo, attuale sottosegretario alla Giustizia, “Giacomino” per il sodalizio.
Soprattutto è una squallida lotta tra le correnti interne alla magistratura, con scambio reciproco di favori e promozioni.
Naturalmente, Alfonso Marra diventa presidente della Corte di Appello a Milano.

TAR e Corte di Appello di Milano
Fresco di nomina, A.Marra si attiva subito in favore dei suoi patroni.
Il 01/03/2010 Martino e Lombardi contattano il magistrato per informarlo del rischio di esclusione della Lista Formigoni dalle prossime elezioni regionali, sollecitandone l’intervento.
Al contempo, il 05/03/2010, Arcangelo Martino contatta il magistrato
Arcibaldo Miller, capo dell’ispettorato presso il Ministero della Giustizia, con il quale concorda un incontro e…

«Chiede informazioni circa la possibilità ed il modo di provocare un’ispezione nei confronti dei magistrati componenti la Commissione elettorale»

Tuttavia, nonostante le insistenze e le pressioni, l’ispezione non verrà mai disposta.

 Ad essere sinceri, parlando da profani della materia, nel leggere le carte è difficile ravvisare fattispecie di reato, di gravità tale da reggere a tre gradi di giudizio, ad eccezione delle inevitabili dimissioni dei magistrati coinvolti. A parte le ingerenze indebite e la pressante azione lobbistica ai margini estremi della legalità, non fanno seguito azioni concrete, né è sempre evidente nelle conseguenze pratiche quel potere di condizionamento e di determinazione vincolante. D’altra parte, lo stesso Carboni è stato prosciolto da accuse ben più gravi in inchieste molto più delicate…
In poche parole, ‘sta roba probabilmente in un tribunale non regge. Questa almeno è l’impressione personale che se ne ricava e che, naturalmente, lascia il tempo che trova.
Più interessanti sono invece gli altri due filoni d’indagine…

2) La candidatura alla presidenza della Regione Campania
 Altro tema di discussione durante le riunioni romane con Denis Verdini, è la scelta del candidato governatore per la Regione Campania. La vittoria PdL è data per certa nell’ex satrapia di Antonio Bassolino (PD) dopo la sua dissennata gestione, quindi si tratta di una candidatura piuttosto ambita.
Il candidato ideale è
Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia ed alle Finanze (dimissionario), nonché coordinatore PdL in Campania.
Cosentino è fortemente indiziato (insieme a Mario Landolfi) di essere organico al clan camorristico dei Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto voti e finanziamenti elettorali nell’ambito dello smaltimento illegale di rifiuti tossici. Tant’è che nel Novembre 2009 la Giunta per le autorizzazioni a procedere per la Camera dei deputati respinge l’ordine di arresto emesso dal Tribunale di Napoli, facendo leva sull’immunità parlamentate dell’onorevole Cosentino, che dopo molte pressioni interne al partito si vede costretto a rinunciare alla sua candidatura campana.

Al contempo, si attiva anche il “sodalizio” che si muove alle spalle del sottosegretario e pone subito le basi per un serie di iniziative, potendo contare sul sostegno di Marcello Dell’Utri e Denis Verdini.

«Con lo scopo di contrastare le scelte a loro sgradite, operate dai responsabili politici, tenterà di sostenere nuovamente la candidatura di Cosentino, auspicando interventi presso la Corte di Cassazione la rapida fissazione e l’accoglimento del ricorso contro la misura cautelare, cercando d’altro lato di screditare la figura del candidato prescelto, Stefano Caldoro, con una mirata campagna diffamatoria»

Il principale referente in Cassazione è naturalmente il presidente Vincenzo Carbone, che si prodiga in ogni modo. Al contempo, si lavora ai fianchi il rivale Caldoro, con la costruzione di dossier falsi con l’aiuto di Ernesto Sica, che travolto dall’evidenza dei fatti sarà poi costretto a dimettersi da assessore della giunta Caldoro.

MARTINO: Abbiamo messo in piedi una cosa strepitosa, mi segui?
SICA: Tu pensi che una valanga mediatica sia opportuna? Ci vorrebbe un regista bravissimo…

Ai primi di Febbraio, gli aiuto-regista addetti al confezionamento del ‘pacco’ mediatico  comunicano a Cosentino che il rapporto su Caldoro è pronto:

«Dici a Nicola che dovrebbe uscire il rapporto su Caldoro con i trans, forse del problema ha parlato anche un pentito, che fine abbiamo fatto. Siamo finiti in un mondo di froci»

Caldoro diventa ufficialmente “l’innamorato dei ricchioncelli”. Tanto per completare il cappotto, vengono messe in giro on line voci su un presunto coinvolgimento di Caldoro con la camorra, al fine di costringere il partito a ritirare la sua candidatura onde evitare il pubblico scandalo.
Naturalmente, Nicola Cosentino segue tutte le mosse e commenta soddisfatto:

«Il fatto dei frocetti rimarrà nella storia»

Ma noi siamo certi che la Storia riserverà un posto anche per l’onorevole Cosentino… forse anche due: schedario criminale o gogna degli infami?

3) Impianti eolici in Sardegna
 Sicuramente, questo costituisce l’aspetto più ghiotto e più gravido di implicazioni penali nell’intera vicenda.
Il business delle energie alternative con l’installazione di pale eoliche sembra infatti costituire l’ultima frontiera della penetrazione mafiosa nel mondo dell’economia (apparentemente) legale, col reinvestimento dei capitali illeciti. Per non concludere, possiamo dire che nell’ambito del “sodalizio” l’interesse per il settore rientra nelle competenze di Flavio Carboni, come specificato nell’ordinanza di custodia cautelare:

«A partire dal mese di luglio 2009, Carboni ha posto in essere iniziative volte a realizzare in Sardegna impianti di produzione di energia eolica. A tale scopo dapprima ha ottenuto, grazie all’interessamento di esponenti politici ed istituzionali, la nomina di persona a lui gradita (tale FABRIS Ignazio) alla carica di direttore generale dell’ARPAS (l’organismo regionale competente nel settore della tutela ambiente e territorio). In seguito ha intrattenuto rapporti con Farris e con altri rappresentati istituzionali, allo scopo di ottenere l’approvazione di un regolamento regionale favorevole ai propri progetti»

Come specificato nella mission della stessa agenzia, l’Arpas è (o dovrebbe essere):

“un’agenzia regionale che opera per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la tutela e miglioramento della qualità degli ecosistemi naturali e antropizzati. L’Agenzia è l’organo tecnico che supporta le autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale, a tutti i livelli di governo del territorio: la competenza tecnico-scientifica è la sua componente distintiva e qualificante.
L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna esercita in particolare funzioni di:
– controllo delle fonti di pressioni ambientali determinate dalle attività umane che, prelevando risorse ed interagendo con l’ambiente circostante, producono degli impatti sull’ambiente (scarichi, emissioni, rifiuti, sfruttamento del suolo, radiazioni, ecc.);
– monitoraggio dello stato dell’ambiente determinato dal livello di qualità delle diverse matrici (acqua, aria, suolo, ecc.);
– supporto tecnico alla pubblica amministrazione nel definire le risposte messe in atto per fronteggiare le pressioni e migliorare così lo stato dell’ambiente”

Immaginate cosa potrebbe accadere se le competenze di tali enti venissero stravolte e piegate agli interessi particolari di speculatori senza scrupoli; se fossero occupate e trasformate in cavalli di Troia per il profitto illimitato e per l’avidità di gruppi privati, contigui alla grande criminalità organizzata…
Ne riparleremo presto..!

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IL BAGATTO

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , on 22 marzo 2010 by Sendivogius

 È matto.
Ormai è completamente andato.
La psiche malata, persa negli stati allucinatori di una realtà parallela.
20/03/10 (un sabato fascista). Pericolante sui tacchi fuori ordinanza, imbalsamato in un gessato da gangster anni ’30, pelata incatramata e volto inceronato, il Re Bagatto grufola alle plebi riunite di Borgo Citrullo:
Pianteremo 100 milioni di alberi; è la rivoluzione verde, made in Silvio.
Realizzeremo il treno ad alta velocità per collegare l’oceano Atlantico a quello Pacifico; le visioni del mistico di Arcore superano e glissano quelle di un’altro arruffapopolo, il partenopeo Masaniello, che almeno si accontentava di progettare ponti tra Napoli e la Sardegna. 
Vinceremo il cancro nei tre anni che mancano alla fine della legislatura (!!)
A questo punto, alcuni omini vestiti di bianco, hanno trascinato via il poveretto che, entrato in trance, ripeteva febbricitante lo stesso ritornello vecchio di 20 anni: toghe rossemagistratura politicizzatacomplotto della sinistraKomunisti!!!tana libera tutti!è tutto mio!!!
Mentre l’ambulanza fendeva la folla a sirene spiegate, dalla piazza si levava alto il peana: “Silvio sei più grande di Giulio Cesare!”
E pur tuttavia, sembra che la mente devastata da una follia crescente abbia contagiato pure i troppi servi della corte, raccolti attorno al capezzale del vecchio pazzo.
Nonostante in Piazza S.Giovanni ci siano più gazebo che persone, il fido Denis Verdini conteggia anche majorette, passanti, e manifestanti a chiamata con contratto interinale. Si decreta che i partecipanti sono “un milione”. A prescindere. In realtà, i matti in libera uscita non arrivano a 90.000 e la Questura romana tarda un po’ nel fornire il suo conteggio ufficiale, sudando a freddo per non scontentare il Bagatto di governo… Lascia o raddoppia? 150.000 è infine l’ardua sentenza, mentre lo sventurato questore, reo di lesa maestà, è inseguito dall’ira funesta dei manganellatori in livrea dell’offeso reuccio.
Il ministro Ronchi, più pragmatico, ipotizza un 300.000… Forse”. E comunque “valgono il doppio”, quindi vanno conteggiate come se fossero 600.000 persone. Per la serie ‘anche la matematica è un opinione’.
C’è da notare che questi casi clinici sono gli stessi individui che tengono la contabilità dello Stato e stabiliscono i bilanci pubblici..!

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COMPAGNI DI MERENDE

Posted in Business is Business, Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 21 febbraio 2010 by Sendivogius

«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»

 Procura di Firenze
 Ordinanza di Custodia cautelare
 Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010

In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…

LA CRICCA DELLA FERRATELLA
 Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
 Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
 G-8 La Maddalena 2009;
 Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:

DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO:  Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]

In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:

Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?

Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col
CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.

L’OMBRA DELLA CAMORRA
 A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:

Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).

Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.

Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.

“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
 Intercettazione del 22/03/08

L’ALLEGRO CONSORZIO
 Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A(BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.

  Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:

«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano

A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al
“Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
 messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
 messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
 restauro della Caserma Pasquali
 realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).

♥  I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:

Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.

Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.

E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, Paese del Sole Immobiliare, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.

E alla fine arriva Giampi…
 Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…

«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»

 “I COMPARI E LA TRIARCHIA”
 Giuseppe D’Avanzo
 La Repubblica – 19/02/2010

Intanto L’Aquila marcisce…

Indice delle puntate precedenti:
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA

 E continua…

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