Archivio per Denis Verdini
(104) Cazzata o Stronzata?
Posted in Zì Baldone with tags Berlusconismo, Denis Verdini, Italia, Liberthalia, Matteo Renzi, PD, Politica, Renzismo on 31 ottobre 2017 by SendivogiusA mal vedere, il “renzismo” è riuscito nella missione impossibile di far dimenticare in brevissimo tempo persino le nefandezze (e lo squallore) della pornocrazia berlusconiana, fino all’impensabile resurrezione dell’osceno papi della patria e della sua corte dei miracoli, con l’immancabile corollario di barzellette zozze e aneddoti puttaneschi, tanta è la ripugnanza che riesce a suscitare il partito bestemmia e le sue miserabili prestazioni al governo. Tale è lo schifo che riesce a suscitare, da poter dire che il renzismo sia quasi una versione puritana del berlusconismo; nel senso che se va a mignotte non lo sbandiera ai quattro venti. Ma l’orgia di potere è sostanzialmente la stessa, con la differenza che la mummia incartapecorita di Arcore riesce a sembrare persino più ‘giovane’ e più ‘nuova’ del bolso cialtrone di Pontassieve, precocemente decotto nel brodo rancido della ribollita democristiana nella quale questo fanfarone da bar sport galleggia felice. Fortuna che durerà ancora per poco… Lasciatelo dunque giocare coi trenini a grandezza naturale, attorniato dai suoi compiacenti lacché e la claque riunita a comando, nell’avvicendamento della servitù di due regimi complementari e sostanzialmente sovrapponibili.
[18 Ott.] «Gli Italiani muoiono troppo tardi e ciò incide negativamente sui conti dell’Inps.»
[09 Ott.] «Quanto ci tengo da 1 a 10 a fare il premier? 6!»
[05 Ott.] «Noi siamo responsabili e coerenti, non potevamo certo far mancare il nostro appoggio in un momento così delicato. Questa è una fase in cui ci vuole responsabilità, non si scherza su queste cose. È in gioco il destino del Paese. Noi rimaniamo i guardiani delle riforme, e non lo facciamo per ottenere poltrone.»
[23 Ott.] «Il referendum sull’autonomia non è carta straccia: condizionerà i processi decisionali. Per anni si è guardato al muro di Berlino e molti strateghi si interrogavano su quando potesse cadere. Un giorno dei ragazzi si sono arrampicati e il muro è venuto giù. Così anche questo Referendum: è il big bang delle riforme.»
[22 Ott.] «Io e il Pd non possiamo difendere l’attuale assetto di potere, non possiamo stare dalla parte dei presunti salotti buoni della finanza. Noi stiamo con i risparmiatori.»
[27 Ott.] « È indubbio che l’assalto concentrico dei poteri forti, del sistema mediatico e di buona parte del mondo politico, che si sta manifestando con particolare virulenza abbia come nemico assoluto Matteo Renzi. Solo gli sciocchi possono ritenere che questo sia davvero dovuto alla personalità e al carattere del segretario del Partito Democratico, che peraltro sta tenendo condotte persino inusuali quanto a mitezza e disponibilità. In realtà colpire e abbattere Matteo Renzi è il passaggio obbligato per sconfiggere non solo una piattaforma riformista che ha operato con rara efficienza ed efficacia negli ultimi tre anni, ma anche il tentativo di resurrezione e rilegittimazione della politica che ha caratterizzato il governo dei millegiorni e caratterizza oggi l’azione di Paolo Gentiloni.»
[05 Ott.] «Anche oggi #Istat e #Ocse: crescita c’è, si rafforza, produce lavoro stabile grazie a riforme strutturali governi PD. Passo e chiudo.»
[13 Ott.] «Ognuno ha i suoi sogni: il mio è quello di avere Renzi premier e Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio.»
[26 Ott.] «Matteo Renzi è sempre il candidato premier del Pd, può essere il nostro barone di Münchhausen, che tirandosi su per i capelli riuscì a scavallare la palude. Matteo ha questa forza e può tirare su il paeseMatteo Renzi è sempre il candidato premier del Pd, può essere il nostro barone di Münchhausen, che tirandosi su per i capelli riuscì a scavallare la palude. Matteo ha questa forza e può tirare su il paese.»
[28 Ott.] «Lagos, la capitale della Nigeria, 5 milioni di abitanti, nel centro dell’Africa, è considerata una delle Capitali dove si vive meglio al mondo. Se guardate le fotografie è pazzesca, sembra Las Vegas, verde, spiagge, palme»
Fedele alla linea
Posted in Muro del Pianto with tags Andrea Scanzi, Coerenza, Costituzione, Costume, Democrazia, Denis Verdini, Italia, Liberthalia, Matteo Renzi, Referendum, Roberto Benigni, Società on 2 giugno 2016 by SendivogiusL’apologeta della Carta nata dalla Resistenza… Il cantore ufficiale della costituzione più bella del mondo declamata in versi, che come una sceneggiatura, un racconto corre articolo per articolo fino all’ultimo, il 139… Il bardo ispirato di una carta perfetta nonché capolavoro di pedagogia democratica… È l’uomo che sussurrava alla Costituzione, in un aulico susseguirsi di ispirate profusioni estatiche di un poeta rapito dall’incanto per la sua amata…
«Dietro la Carta, se si tende l’orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c’era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia.
[…] Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. Noi siamo qui riuniti – disse Calamandrei in quei giorni – per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi.»Roberto Benigni
(02/06/2016)
Ma anche no! A maggior ragione che certi amori non durano per sempre…
Perché la stessa Costituzione è ottima quando si tratta di incrementare lo share per panegirici profumatamente retribuiti per l’intrattenimento della nuova EIAR, nella più compiuta figura di successo dell’agit-prop travestito da intellettuale organico (un tempo si chiamavano così), e macinare ascolti ad uso dei gonzi che affollano i salottini progressisti della ‘sinistra’ (parola grossa!) riformista ai vernissage del politicamente corretto, ma immediatamente superabile e facilmente stravolgibile se le circostanze lo richiedono…
Perché se rientra nelle necessità de “il Partito”, allora quella che fino ad un minuto prima era decantata come la “costituzione più bella del mondo”, improvvisamente si rivela un paradiso che può facilmente diventare un inferno.
Perciò, dinanzi ad una raffazzonatissima riforma costituzionale, confezionata male e in fretta, che stravolge il testo originale senza scioglierne i nodi ed anzi peggiorandoli, in una sequela pasticciata di articoli incomprensibili per la concessione di poteri illimitati ad un premier onnipotente, il Benigni nazionalpopolare non ha dubbi:
«Se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì.
Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il “sì”, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile.»
Tra cuore e mente, il nostro aedo nazionale sembra piuttosto scegliere altro, in più bassa e periferica sede… e sforna un ragionamento dove la coerenza è davvero l’ultima delle preoccupazioni, pur di non scontentare l’amico Matteo:
«Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto.»
E quindi la Costituzione della Repubblica val bene un qualunque cialtrone di provincia, foss’anche con l’appoggio di un Denis Verdini al massimo trasformismo:
«Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l’Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi.»
Insomma, un simpatico gaglioffo con cui fare coppia ed insieme riscrivere la costituzione nella comune spartizione del potere, attraverso la sua toscanissima occupazione. Oh che simpatia! Ma che risate, signora mia!
Non per niente,
«dopo settant’anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta»
E infatti, come se non avessimo già dato…
A proposito di altri toscani, forse sul personaggio aveva proprio ragione un Andrea Scanzi…
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VERDINOSUS
Posted in Kulturkampf with tags Breviario dei politici, Cultura, Denis Verdini, Giulio Raimondo Mazzarino, Liberthalia, Politica, Storia on 18 marzo 2016 by Sendivogius
«Cuopri, e non ti dar per inteso, se vieni a notizia dell’altrui accusa contro di te, nè tosto emendati di ciò, che ti s’imputa, acciocchè la spia non s’avveda del tuo camminar sott’acqua, e dica, lui aver fatte le sue parti per zelo, e carità. Venendoti però il taglio avanti il Giudice, protesta costantemente, colui essere un vituperoso spione, e tuo nemico implacabile, e che da lui, come superiore, e Giudice cotal fatta d’uomini traditori si desidera, non già s’ama: digli inoltre, che colui pratica lo stesso stile teco degli altri, venendo a dipingerti con li colori i più infausti; e pur egli con esso loro professa amicizia. Dunque tal sorte di gente, non già vuol aversi in conto di compagni, e amici, ma di pubblici detrattori, e maligni; e benchè esso per obbligo della carica se li veda volentieri d’intorno, a suo tempo ne sperimenterà anch’egli gli effetti, e indegni operati. In somiglianti casi di malinconia ingòlfati ne’ maneggi, come per distrarti con un sollievo serioso, e grave. Guardati frattanto dall’accusatore, e consigliati, che potresti fare, per isbrogliarti, dal medesimo Giudice, come se consigliassi un tuo amico. Se tal’uno, per alienarti l’amico, gli avesse riferiti fatti enormi della tua persona; parlando col medesimo amico, non gli dir, se non bene del tuo malevolo. Potendo, proccura far complice in giudizio lo stesso tuo accusatore, o pure dimostra, esser cose notorie le accuse, ch’egli crede produr, come novissime, ed i successi furono appunto in quell’anno, che egli in pena de’ suoi misfatti dovea esser casso dalla milizia, e simili facezie plausibili. Se sei accaggionato d’un gruppo di accuse; non negar affatto ogni cosa, per non ti far perdere il credito, con quelle negative ostinate. Alcuni capi, avvegnachè falsissimi, lasciali correre, per farti conoscer docile, e non già patrocinare i falli: per lo più è meglio non passar discolpe col Padrone, dov’egli non ne ricerchi, quantunque tu sappi di certo, essergli arrivate le doglianze. Perchè così susciteresti maggiori torbidi, e ti avvilupperesti di vantaggio. Comincia bensì a guardarti d’incorrere in quel difetto, anzi ad operar tutto l’opposto.»
Giulio Raimondo Mazzarino
“Breviarium politicorum secundum Rubricas Mazarinicas“
(1684)
I SIGNORI DEL VENTO
Posted in Business is Business with tags Ambiente, Antonio Aquara, Arpas, Corrado Costanzo, Corruzione, Credito Cooperativo fiorentino, Denis Verdini, Ecologia, energia, Eolico, Flavio Carboni, Giuseppe Tomassetti, Impianti eolici, L'Espresso, Liberthalia, Mafia, Piano Paesaggistico, Pinello Cossu, Renato Soru, Romano Comincioli, Saras, Sardegna, Tutela del territorio, Ugo Cappellacci on 19 luglio 2010 by SendivogiusLa salvaguardia ambientale non è certo un problema che possa turbare gli italiani.
Meno che mai potrebbero esserlo le tediosissime “questioni morali” che ormai spuntano un giorno sì e l’altro pure, in un rutilante susseguirsi di cricche in affari, felicemente unite dalla crapula, nel paese dell’eterna cuccagna. L’Italianità si misura con la capacità di magnare. Di conseguenza, ‘corruzione endemica’ ed ‘illegalità diffusa’ sono cosine di nessun conto, o al limite un’occasione da sfruttare per i più intraprendenti. Niente di cui doversi tediare l’anima: siamo gente vissuta noi italiani… Dinanzi allo scandalo non ci indigniamo; ci conviviamo sereni, nell’indifferenza del nostro savoir-vivre che certo “tutto il mondo ci invidia”. L’importante è crederci.
Di sicuro, non indigna la “Mafia”: vera specialità nazionale d’esportazione, con ben tre varianti regionali (Cosa Nostra; Camorra; ‘Ndrangheta) ed altri sottoprodotti locali, in attesa di riconoscimento doc (Basilischi; Stidda; Sacra Corona Unita..).
La tremenda recessione economica in corso poi gli italiani non li riguarda minimamente, fintanto che non tocca il loro personale posto di lavoro; se poi capita, si corre subito da quegli usurai legalizzati, chiamate Finanziarie, a chiedere un prestito per continuare ad esibire lo stesso “tenore di vita”. Questo perché nel Paese che odia poveri e diversi, sembrare ricchi e felici è un imperativo sociale. Lo sanno bene tutte quelle scimmiette ubbidienti, che imitano i propri padroni in cambio di una ciotola che chiamano salario, con la zampetta sempre tesa per la questua e in cerca di raccomandazioni.
In compenso, non preoccupa alcunché lo smantellamento scientifico di ogni servizio ed assistenza sociale, perché “soldi” per il Pubblico non ci sono, mentre non mancano mai finanziamenti statali per miliardi agli amici nel Privato…
Ma, d’altra parte, è difficile capire cosa interessi davvero alla maggior parte degli italiani, una volta superato il pratino dei loro ristretti orizzonti domestici, oltrepassati i recinti familistici dove vivono trincerati nella difesa ad oltranza della “roba”, nel terrore dell’Uomo Nero e degli altri Bau-Bau televisivi, che come spauracchi pendono fuori dalle finestre delle loro casette di marzapane. E nel cinismo della disillusione, la patria degli idioti-furbi (perché ogni imbecille è convinto di esser più sveglio del suo compare) persegue il peggio seguendo le piccolezze del proprio opportunismo.
Per questo, nel disinteresse generale, ecologia ed energie rinnovabili sono state trasformate nell’ennesimo surrogato per profitti illeciti, devastazione del territorio, e grandi ruberie associate sotto il segno delle mafie. Del resto, nel Malpaese che ha smarrito sé stesso insieme ad ogni residuo di senso etico, che di nulla si interessa e di zero si preoccupa, “saccheggio” è sempre più sinonimo di “progresso”.
Tanto così fan tutti: in questa gara al ribasso si eliminano i migliori e si premiano i peggiori. La nostra è una marea nera che nessuno ha intenzione di fermare; libera di espandersi, non conosce confini. Rimosso ogni ostacolo residuo, sembra essere la Sardegna la nuova frontiera del malaffare, L’identità di un popolo non dovrebbe risiedere solo nella lingua o in qualche sagra paesana, ma nell’amore verso il proprio territorio e nella sua preservazione. Evidentemente, molti sardi non erano ancora appagati da decenni di devastazione…
PALE AL VENTO
I progetti di sviluppo di impianti per la produzione di energia eolica costituiscono una ghiottissima occasione di arricchimento per profittatori ed avventurieri dell’imprenditoria, sbarcati sull’isola dei vilayet del Sultano.
Il 27/02/09, Ugo Cappellacci, figlio del commercialista sardo di Berlusconi, candidato su raccomandazione di Romano Comincioli (antico socio d’affari di Carboni e dei boss della Magliana), diventa governatore della Regione Sardegna, al posto del dimissionario Renato Soru silurato dalla sua stessa maggioranza di centrosinistra. La colpa imperdonabile di Soru consisteva infatti nell’aver varato il nuovo Piano Paesaggistico Regionale, che prevedeva la tutela del territorio sardo, in nome di uno sviluppo sostenibile e norme urbanistiche più severe per la salvaguardia delle coste:
Il P.P.R. persegue le seguenti finalità:
a) preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo;
b) proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità;
c) assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità.
A tale fine il P.P.R. contiene:
a) l’analisi delle caratteristiche ambientali, storico-culturali e insediative dell’intero territorio regionale nelle loro reciproche interrelazioni;
b) l’analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l’individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, nonché la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo;
c) la determinazione delle misure per la conservazione dei caratteri connotativi e dei criteri di gestione degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico e delle aree tutelate per legge;
d) l’individuazione di categorie di aree ed immobili qualificati come beni identitari;
Il Piano contemplava altresì “la previsione degli interventi di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree significativamente compromessi o degradati […] nel contesto paesaggistico, cui devono attenersi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate […]al fine di orientare e armonizzare le sue trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile”.
Nell’Italia degli intrallazzi e delle trattative riservate sottobanco, il P.P.R. di Soru deve essere sembrato peggio di una bestemmia in chiesa.
Sventata quindi la minaccia dei vincoli paesaggistici ed edilizi, tra i “faccendieri” interessati alle prospettive di speculazione che si aprono con la nuova amministrazione Cappellacci c’è l’inossidabile Flavio Carboni che, di fatto, sembra controllare la giunta regionale. In ballo ci sono investimenti per 400 installazioni: briciole per i peones compiacenti degli enti locali e milioni di euro per una manciata di imprese.
Per disinnescare ciò che rimane delle tutele paesaggistiche e sbloccare anche gli abusi più evidenti, bisogna però piazzare l’uomo giusto all’ARPAS: l’agenzia regionale per l’ambiente.
In secondo luogo, è necessario agire sul presidente Cappellacci (“Ughetto” nelle intercettazioni) per ulteriori revisioni alla legislazione vigente, in senso “più lucrevole e agevole”.
Il candidato ideale per l’ARPAS è Ignazio Farris, sponsorizzato dalla premiata ditta Carboni & company.
Il 06/08/09, Farris viene nominato direttore dell’agenzia ambientale per la Sardegna. Secondo i suoi promotori, il neo-direttore sarebbe in possesso di un curriculum ineccepibile che tuttavia ben pochi hanno avuto la fortuna di visionare, giacché continua a restare celato alla curiosità dei profani e degli addetti ai lavori.
Ed i titoli di merito di Ignazio Farris sono talmente evidenti che il gip De Donato annota nella sua ordinanza:
«Si accertava che tale nomina è avvenuta sulla base della mera verifica di sussistenza del titolo formale richiesto dalla legge regionale [possesso della laurea], quindi senza alcuna valutazione comparativa condotta sulla base dei titoli posseduti dai numerosi aspiranti. Infatti l’elenco formato dalla commissione tecnica di valutazione è consistito non già da una graduatoria formata sulla base di punteggi attribuiti secondo criteri predeterminati, ma in un mero elenco dei candidati idonei.»
Il trio Carboni-Verdini-Dell’Utri praticamente impone la nomina di Ignazio Farris al titubante Cappellacci, che male informato lo crede “un uomo di Soru”. E di questo solo si preoccupa il governatore sardo. Evidentemente, per le nomine dirigenziali dei pubblici funzionari non è richiesta altro che la fedeltà clientelare per appartenenza politica.
Così, piazzato Farris all’ARPAS, si passa alla realizzazione degli impianti eolici che tanto premono al terzetto. Appalti dei quali Farris è parte in gioco:
«Quest’ultimo risulta costantemente informato e coinvolto nei progetti di Carbone, al punto che il suo interessamento va ben oltre gli ordinari interventi riferibili a iniziative coerenti col suo ruolo istituzionale.
[…] Al piano eolico non risulta estraneo neanche Arcangelo Martino.
[…] Nello stesso tempo Carboni si adopera per reperire le risorse finanziarie indispensabili: a tal fine conclude un accordo commerciale con la SARDINA RENEWABLE ENERGY PROJECT Srl collegato al versamento di cospicue somme.
La natura e la qualità dell’interferenza operata da Carboni nei suoi contatti con Fabbris emergono costantemente tra i colloqui tra i due.»
In proposito, in una intercettazione del 03/11/09 Carboni esplicita chiaramente:
«È pronta una delibera della presidenza della giunta che chiarirà che sarà l’assessorato della regione a rilasciare le autorizzazioni […] La delibera sarà approvata nella prossima seduta o al massimo la settimana prossima»
Della partita fa parte anche Pinello Cossu (UDC), ex assessore ai Servizi sociali della provincia di Cagliari. Il progetto prevede altresì la realizzazione di un parco eolico nella zona industriale di Cagliari.
«Da una conversazione tra Farris e Cossu del giorno 11/10/09 si ricava che il progetto eolico richiede l’individuazione di almeno 10 società, onde fare più domande a nome di soggetti diversi, allo scopo di disporre di più vaste aree in concessione.
[…] Dallo stesso colloquio emerge il ruolo centrale che svolgerebbe tal ingegner Piga, indicato da Farris come “l’uomo di totale fiducia del presidente”.
[…] I contatti proseguono fino alla metà del mese di Febbraio quando è reso noto il coinvolgimento dell’on. Verdini, nelle indagini condotte dalla Procura di Firenze sugli appalti della Protezione Civile»
Su chi siano gli imprenditori con le mani in pasta nell’eolico, con riserva di causa, potete farvi eventualmente un’idea QUI.
Il 12/03/2010 la giunta regionale della Sardegna approva infine il nuovo regolamento. La delibera, che prevede la costituzione di società a partecipazione pubblica alle quali affidare la gestione dell’eolico, in effetti delude le aspettative di Carboni.
Il governatore Cappellacci, evidentemente preoccupato per l’inchiesta fiorentina che coinvolge Verdini, scarica i vecchi compagni di cordata:
«Eh va bé! Che se la prendano tutti in culo, guarda! […] È chiusa la bottega e andate a rompere i coglioni da un’altra parte che qua non è cosa da romperci i coglioni insomma! Basta, mi sono veramente rotto le palle!»
Meglio tardi che mai…
I SOLDINI DELL’UOMO VERDE
Per l’intrapresa però Carboni ha provveduto a rastrellare un bel po’ di denaro dalle società interessate all’eolico, in particolar modo dalla “Karios 32 srl” e dalla “Sardinia Reneweble Energy Project”, che passano per la Banca del Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini:
430.000 euro tra il 29 Giugno ed il 16 Sett. 2009;
due bonifici per il totale di un milione di euro il 01/10/2009 su c/c della compagna di Carboni (Maria Laura Scanu Concas).
Altri 200.000 euro in assegni, negoziati sempre dal Credito Fiorentino.
Il 18/11/09, sul conto di Giuseppe Tomassetti, collaboratore di Carboni, transitano altri bonifici per circa un milione e mezzo di euro, tramite l’Unicredit.
Ovviamente, uno dei diretti interessati, Denis Verdini, nega che si possa trattare del versamento di “fondi neri”. Verdini che in totale ha visto dirottare a tutto vantaggio della sua banca la modica cifra di 800.000 euro (spicciolo più spicciolo meno) sarebbero infatti “l’aumento di capitale per introdurre altri soci nella società editrice del Giornale di Toscana”. Il socio in questione sarebbe però l’autista personale di Carboni (G.Tomassetti) che a quanto pare sembra godere di una incredibile liquidità finanziaria, tanto si guadagna facendo lo chauffeur.
Nell’inchiesta naturalmente non poteva mancare il raffinato Marcello Dell’Utri, che cerca in ogni modo di emulare i suoi eroi preferiti con la coppola in testa… Ma questo è un’altro aspetto dell’inchiesta che non mancarà di contributi interessanti…
IL BAGATTO
Posted in Masters of Universe with tags Andrea Ronchi, Bagatto, Denis Verdini, Liberthalia, Manifestazione PdL, Masaniello, Pazzia, Silvio Berlusconi on 22 marzo 2010 by Sendivogius
È matto.
Ormai è completamente andato.
La psiche malata, persa negli stati allucinatori di una realtà parallela.
20/03/10 (un sabato fascista). Pericolante sui tacchi fuori ordinanza, imbalsamato in un gessato da gangster anni ’30, pelata incatramata e volto inceronato, il Re Bagatto grufola alle plebi riunite di Borgo Citrullo:
“Pianteremo 100 milioni di alberi”; è la rivoluzione verde, made in Silvio.
“Realizzeremo il treno ad alta velocità per collegare l’oceano Atlantico a quello Pacifico”; le visioni del mistico di Arcore superano e glissano quelle di un’altro arruffapopolo, il partenopeo Masaniello, che almeno si accontentava di progettare ponti tra Napoli e la Sardegna.
“Vinceremo il cancro nei tre anni che mancano alla fine della legislatura” (!!)
A questo punto, alcuni omini vestiti di bianco, hanno trascinato via il poveretto che, entrato in trance, ripeteva febbricitante lo stesso ritornello vecchio di 20 anni: toghe rosse… magistratura politicizzata… complotto della sinistra… Komunisti!!!… tana libera tutti!… è tutto mio!!!
Mentre l’ambulanza fendeva la folla a sirene spiegate, dalla piazza si levava alto il peana: “Silvio sei più grande di Giulio Cesare!”
E pur tuttavia, sembra che la mente devastata da una follia crescente abbia contagiato pure i troppi servi della corte, raccolti attorno al capezzale del vecchio pazzo.
Nonostante in Piazza S.Giovanni ci siano più gazebo che persone, il fido Denis Verdini conteggia anche majorette, passanti, e manifestanti a chiamata con contratto interinale. Si decreta che i partecipanti sono “un milione”. A prescindere. In realtà, i matti in libera uscita non arrivano a 90.000 e la Questura romana tarda un po’ nel fornire il suo conteggio ufficiale, sudando a freddo per non scontentare il Bagatto di governo… Lascia o raddoppia? 150.000 è infine l’ardua sentenza, mentre lo sventurato questore, reo di lesa maestà, è inseguito dall’ira funesta dei manganellatori in livrea dell’offeso reuccio.
Il ministro Ronchi, più pragmatico, ipotizza un 300.000… “Forse”. E comunque “valgono il doppio”, quindi vanno conteggiate come se fossero 600.000 persone. Per la serie ‘anche la matematica è un opinione’.
C’è da notare che questi casi clinici sono gli stessi individui che tengono la contabilità dello Stato e stabiliscono i bilanci pubblici..!
COMPAGNI DI MERENDE
Posted in Business is Business, Kulturkampf, Masters of Universe with tags ANEMONE, Angelo Balducci, Antonio Di Nardo, Baldassini Tognozzi Pontello, BTP, Camorra, Consorzio FEDERICO II, Consorzio Stabile Novus, Corte dei Conti, Cricca della Ferratella, Denis Verdini, DIA, Diego Anemone, Direzione Investigativa Antimafia, ELETTRICA LEOPIZZI, Enrico Bentivoglio, Enrico Intini, Evaldo Biasini, Fabio De Santis, Francesco Bidognetti, Francesco De Vito Piscicelli, Giampaolo Tarantini, Gian Luca Calvi, Gianni Letta, Giuseppe D'Avanzo, Giuseppe Riina, Giuseppe Tesauro, Guido Bertolaso, IMPREGICA Costruzioni, L'Aquila, LARA Costruzioni, Leonardo Benvenuti, Liberthalia, Mafia, Mario Fecarotta, Mario Fecarottta, Mario Sancetta, MYRMEX, Opere pubbliche e Ambiente SpA, PdL, Pierfrancesco Gagliardi, Pietro Di Miceli, Procura di Firenze, Protezione Civile, Riccardo Fusi, Rocco Girlanda, Rocco Lamino, ROS on 21 febbraio 2010 by Sendivogius
«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»
Procura di Firenze
Ordinanza di Custodia cautelare
Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010
In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…
LA CRICCA DELLA FERRATELLA
Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
G-8 La Maddalena 2009;
Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:
DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO: Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]
In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:
“Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?”
Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.
L’OMBRA DELLA CAMORRA
A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come “Cicciotto di Mezzanotte”.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:
Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).
Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.
Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.
“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
Intercettazione del 22/03/08
L’ALLEGRO CONSORZIO
Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A’ (BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.
♣ Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:
«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano.»
A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al “Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
restauro della Caserma Pasquali
realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).
♥ I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:
Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.
Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.
E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, ‘Paese del Sole Immobiliare’, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.
E alla fine arriva Giampi…
Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…
«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»
“I COMPARI E LA TRIARCHIA”
Giuseppe D’Avanzo
La Repubblica – 19/02/2010
Intanto L’Aquila marcisce…
Indice delle puntate precedenti:
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA