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LADRI D’ACQUA

Posted in Business is Business with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 novembre 2009 by Sendivogius

Della privatizzazione dell’acqua avevamo già parlato: chi volesse può (ri)leggersi “La Guerra dell’Acqua”. Nell’articolo raccontavamo i ‘benefici’ che la gestione privata delle risorse idriche, affidata a consorzi europei, ha portato alle fortunate popolazioni di Messico e America latina.
In virtù dei brillanti risultati che hanno caratterizzato le precedenti esperienze, ricordavamo come l’iniziativa abbia conquistato anche le menti eccelse della politica italiana.
Comincia la ministra Lanzillotta insieme ai liberalizzatori del provvisorio governo Prodi. Ma a completare il lavoro, ci pensa però il governo Berlusconi, con la partecipazione straordinaria del ministro Tremonti impegnato a svendere il Paese a tranci pur di fare cassa…

I PRECEDENTI
 Nel Luglio 2006, Linda Lanzillotta, in veste di Ministro per gli Affari Regionali (quota ‘Margherita’), presenta il Disegno di Legge n° 772 “per il riordino dei servizi pubblici locali”. Si tratta di un collegato alla Finanziaria 2007 controfirmato dall’allora ministro Pier Luigi Bersani (DS), di concerto con i ministri: Giuliano Amato (Ulivo); Antonio Di Pietro (IdV); Emma Bonino (Radicali). 
Il DDL 772 è importante perché contiene il progetto embrionale per l’affidamento ai privati di servizi fondamentali per la collettività, pur con le opportune garanzie e “fatte proprie le finalità pubbliche”.
Infatti, tramontato il governo Prodi, l’ipotesi di privatizzare i servizi idrici (e non solo) viene subito ripresa da Giulio Tremonti, che inzeppa il provvedimento nell’onnicomprensivo Decreto Legge 112 del 25/06/08 (ne avevamo accennato qui). La successiva Legge 133 del 06/08/08 (art.23bis) ha reso la possibilità di privatizzare l’acqua molto più di un’ipotesi…

OGGI
 18 Novembre 2009. Con l’ennesimo ricorso al voto di fiducia, in un Parlamento cassato a bivacco fedele di disciplinatissimi manipoli, il governo Berlusconi decreta che l’acqua cessa di essere un diritto, per diventare una merce a consumo. È uno strumento di lucro e come tale è in vendita.
A rendere attuativa la norma che prevede la (s)vendita del nostro patrimonio idrico, ci pensa il solito ‘decreto legge’, per l’esattezza il DL 135 (Sett.2009) concernente “disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari”.
Ultimamente va di moda attribuire ogni porcata del governo ad una imprecisata volontà europea: “Ce lo chiede l’Europa!”
Certo, come no?!? Peccato che dalla UE non ci sia mai pervenuta nessuna richiesta esplicita né vincolante in materia. In compenso, ci arrivano le ‘procedure di infrazione’ ma quelle non destano alcuna preoccupazione…
In pratica, il DL 135/09 impone la privatizzazione coatta delle acque e di tutti i servizi idrici a gestione pubblica o municipalizzata, esautorando i Comuni e gli enti locali di ogni autonomia decisionale sulla questione, a prescindere sull’efficienza del servizio erogato e la solidità di bilancio.
In dettaglio, con la scusa dell’Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, l’art.15 intima a tutte le società, “a partecipazione pubblica e privata o mista” (quotate in borsa o meno), di vendere le proprie quote di maggioranza a gruppi privati.
In caso contrario,

  “Le società a partecipazione pubblica già quotate in borsa a tale data e a quelle da esse controllate, cessano alla scadenza prevista nel contratto di servizio, a condizione che la partecipazione pubblica, si riduca anche progressivamente, attraverso procedure ad evidenza pubblica ovvero forme di collocamento privato presso investitori qualificati e operatori industriali, ad una quota non superiore al 30 per cento entro il 31 dicembre 2012; ove siffatta condizione non si verifichi, gli affidamenti cessano, improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell’ente affidante, alla data del 31 dicembre 2012”

È un ultimatum. Se le società pubbliche che gestiscono il servizio non riducono la loro quota di partecipazione al 30% entro il capodanno 2012, la concessione di servizio verrà rivista unilateralmente (dal governo) ed affidata d’imperio a soggetti privati che dovranno in ogni caso detenere la maggioranza azionaria ed il pieno controllo della società con una partecipazione non inferiore al 40%.

  “2.b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l’attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento”

Attenzione però! Al privato, per legge, si riserva comunque la fetta migliore della torta. Infatti, qualora la rete idrica richieda interventi di manutenzione straordinaria, implichi costi ed oneri particolari, o sia semplicemente anti-economica ed in contrasto con le aspettative di profitto del gestore privato, allora l’acqua resta rigorosamente pubblica.

  “3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l’affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall’ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione cosiddetta “in house” e, comunque, nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria in materia di controllo analogo sulla società e di prevalenza dell’attività svolta dalla stessa con l’ente o gli enti pubblici che la controllano.”

A CHI CONVIENE?
 Attualmente, il business dell’Acqua è in mano ad un ristretto numero di colossi economici, in massima francesi, che attraverso una serie di fusioni societarie controllano la quasi totalità del mercato globale.
GdF SUEZ, un gigante energetico nato nel 2008 dalla fusione tra Gaz de France e SUEZ S.A. nella quale, a sua volta, sono confluite la belga Compagnie de Suez e la francese Lyonnaise des Eaux. La multinazionale, specializzata in utilities, ha compartecipazioni nell’erogazione e produzione di elettricità e metano, insieme allo stoccaggio e trasporto di gas naturale allo stato liquido. Tramite la SUEZ Environment, detiene una quota importante nella gestione mondiale dei servizi idrici e nello smaltimento rifiuti. Ma ha ramificazioni anche nel multiservicies e nel mercato immobiliare. Il fatturato complessivo del gruppo, nel Luglio 2008, ammontava a 75 miliardi di euro.
In Italia, la GdF SUEZ è presente attraverso la ELECTRABEL, società di erogazione elettrica che collabora da tempo con ACEA, la municipalizzata di Roma che da parte sua controlla buona parte le risorse e le reti idriche dell’Italia centrale, e con la quale ha costituito una intraprendente joint venture. Ma di questo parleremo in dettaglio in un prossimo aggiornamento…

Ad operare da tempo e in modo capillare sul territorio italiano è invece il gruppo VEOLIA, che si contende con SUEZ un’altra consistente porzione di mercato. VEOLIA è un’evoluzione dell’antica Compagnie Generale des Eaux di Lione ed è specializzata nel trattamento rifiuti, smaltimento scorie tossiche e riciclaggio rifiuti pericolosi, trasporti, gestione acque, servizi energetici. Sono queste le principali divisioni strategiche che la Veolia eredita dalla VIVENDI Environnement, destrutturata in sussidiaria della holding corporation.
Inutile dire che la prevista privatizzazione dei servizi ambientali interessa molto alla società francese, che in Italia è gia presente con la VEOLIA ACQUA ed è particolarmente attratta dalle risorse idriche del Nord-Italia dove opera tramite:
SICEA S.p.A. (Piemonte; Toscana; Marche)
SAP, Società Acqua Potabile (Liguria)
SAGIDEP e Compagnia Generale delle Acque

Diversamente, VEOLIA agisce tramite una serie di  partenership strategiche.
Lo sanno bene i comuni di Latina ed Aprilia (Lazio) che da anni stanno cercando di affrancarsi dalla disastrosa gestione di ACQUALATINA, nella quale la compagnia francese detiene una partecipazione significativa.
In Calabria, è presente con SORICAL che dovrebbe gestire l’acqua potabile all’ingrosso, tramite gli invasi di raccolta. A Reggio, quando non è torbida, dalla rete domestica arriva acqua di mare.
In Sicilia, si distingue per efficienza la SICILIACQUE a cui è demandata la “gestione del servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione a scala sovrambito”, degli acquedotti e dei bacini idrici, dove la dispersione raggiunge il 38%.
SiciliAcque gestisce in linea diretta 7 invasi artificiali, compreso quello di Fanaco che dovrebbe rifornire di acqua potabile le province di Agrigento, Enna, Caltanissetta. Dal mese di Marzo, a ben 23 comuni delle province interessate viene erogata acqua inquinata da triolometani e manganese. Altamente tossica, assolutamente imbevibile. A tutt’oggi il problema persiste.
La SiciliAcque ha altresì chiesto ed ottenuto una serie di deroghe sui parametri di potabilizzazione e qualità delle acque, aumentando la presenza di arsenico, boro, vanadio, fluoro, cloriti, sodio, cloruri e nitrati. In compenso le bollette siciliane, a fronte di un servizio pessimo, sono tra le più care d’Italia. Tra le province, si distingue proprio Caltanissetta, dove tra l’altro gli investimenti per manutenzione e ammodernamento della rete ammontano all’1% da parte del consorzio privato.
Ennesima dimostrazione che i privati non hanno interesse a migliorare la rete idrica, tanto meno ad ottimizzare il servizio col potenziamento dell’erogazione, eliminando dispersioni e sprechi. Questo perché il profitto è legato innanzitutto al consumo del potenziale cliente: più consumi più paghi; più acqua viene dispersa e più alte saranno le bollette, giacché le tariffe dovranno coprire la perdita di materia prima che vede in tal modo aumentare il proprio valore di mercato. Ovunque l’acqua è stata privatizzata, i costi sono aumentati a dismisura ed il servizio peggiorato.
Il gruppo Veolia-Vivendi inoltre ha interessi concreti nell’industria cinematografica e multimediale: telecomunicazioni; editoria; TV satellitare (Canal plus). Ma è attiva anche nell’entertainment, dalla musica (Universal Music Group) ai videogames, tramite ACTIVISION che ha prodotto opere d’arte come la serie ‘Total War’ e ‘Call of Duty’.
E questi ambiti imprenditoriali potrebbero forse interessare di più al gruppo MEDIASET, per una futura piattaforma d’affari, specialmente quando la contropartita da offrire a Veolia non costa nulla al gruppo del Biscione….
A pensar male si commette peccato, però si indovina quasi sempre. 

“SIGNORI, IL DELITTO È SERVITO!”
 Riunita tutta la banda al gran completo, sarà adesso il caso di elencare i principali protagonisti della vicenda, evidentemente molto orgogliosi del loro prezioso contributo:

 I Mandanti:
Silvio BERLUSCONI; Presidente del Consiglio
Giulio TREMONTI; Ministro dell’economia e finanze.
 
 I Complici:
Angelino ALFANO; Ministro della giustizia.
Franco FRATTINI; Ministro degli affari esteri.
Stefania PRESTIGIACOMO; Ministro dell’ambiente e tutela del territorio e del mare.
Maurizio SACCONI; Ministro del lavoro, salute, politiche sociali.
Ignazio LA RUSSA; Ministro della difesa.
Altero MATTEOLI; Ministro delle infrastrutture e trasporti.
Claudio SCAJOLA; Ministro per lo sviluppo economico.
Raffaele FITTO; Ministro senza portafoglio per i rapporti con le Regioni.
Mariastella GELMINI; Ministro dell’istruzione, università e ricerca.
Luca ZAIA; Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

 Il Sicario:
Andrea RONCHI; Ministro senza portafoglio per le politiche europee.

Si ringraziano inoltre per la loro partecipazione amichevole almeno i 3/5 del Parlamento.
Special guest: la LEGA NORD  che dopo tanto ragliare si è subito allineata, saldamente legata davanti al carro del padrone.

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