Archivio per Criminalità

GAME RAPE

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , on 13 gennaio 2022 by Sendivogius

La riconoscete?! Specialità tipicamente nordafricana, rilanciata a nuova popolarità sulla piazza egiziana, dopo i grandi successi del 2005 che l’hanno resa nota al grande pubblico, è progressivamente diventata virale su scala globale, divenendo un tipico prodotto a certificazione garantita su esportazione diffusa, approdando infine nell’accogliente Europa, per un sicuro successo collaudato sul campo, e divenendo in fretta uno dei massimi intrattenimenti di Capodanno.
Si chiama, a sottilinearne la peculiarità univoca ed inconfondibile, taharrush al-jinshi.
Pare un “normale” stupro di gruppo, ma non lo è. Ed è assai più ‘sofisticato’ rispetto ad una brutale gangbang, rapportata alle dimensione di un assalto di massa, organizzato e coordinato, con accerchiamento concentrico ad ondate, esteso ad una dimensione mai vista, nel vortice brulicante di mani che arraffanno, afferrano, si insinuano, violano, lacerano e strappano.
Nella sua diffusione oramai assurta a dimensione globale, fece il suo esordio alla grande nella notte di S.Silvestro 2015, quando le principali città dell’Europa centrale furono trasformate in territorio di caccia per predatori sessuali, organizzati in orde e lasciati liberi di scorazzare indisturbati, per portare un po’ di colore nella scialba monotonia delle serate mittleuropee, percorrendo mezza Germania (Stoccarda, Amburgo, Colonia), ma anche Svizzera, Austria, Svezia… per arrivare fino alla capitale finlandese. 
Noi ne avevamo parlato a suo tempo [QUI], senza troppe ipocrisie o infingimenti, né reticenze: diretti, come abbiamo sempre fatto!
Nel frattempo il fenomeno, lungi dall’essere contrastato, s’è esteso appestando con pieno successo le piazze italiane, col riuscitissimo esperimento di Milano. Adesso, possiamo a pieno titolo considerarci parte integrante di questa Europa così moderna e all’avanguardia, che gattona impotente.

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Marocchinate

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 6 gennaio 2016 by Sendivogius

GOUMIERS

Incappando in un vecchio cliché di sicuro successo a cui i Simplicissimustedeschi (e non solo loro..) sono parecchio sensibili, con conseguenze quasi sempre nefaste (che poi certe cose si sa come vanno a finire..), c’è da scommettere che l’assalto sessuale di massa contro donne preferibilmente sole, braccate in gruppo da mute arrapate di maschi in calore, non si esaurirà nelle notti brave di capodanno, tra le piazze di una Germania trasformata in serraglio esotico delle bianche per la caccia selvaggia alle “femmine” da montare, come sfacciato gesto di sfida e di dominio, ma anche di disprezzo e sottomissione sessista, nell’esercizio di un improbabile diritto di preda per chi sembra marcare il territorio come un animale.
DOG IN HEATColonia… Amburgo… Stoccarda… il rituale si è ripetuto con modalità più o meno identiche, attraverso una violenza generalizzata nella molestia indiscriminata a sfondo sessuale, che certo non sarà organizzata, ma sembra comunque conformata ad un agire comune contraddistinto da una certa consuetudine nella pratica. Dinanzi alla viralità dello swarming di fine anno, le sbalordite autorità di polizia hanno farfugliato qualcosa a proposito di “reati di una dimensione completamente nuova”. In realtà si tratta di una tattica mutuata direttamente dalle tecniche della guerra asimmetrica; o quanto meno la ricorda parecchio… Invece, noterete la reticente ipocrisia, il peloso imbarazzo, con cui media e funzionarini pubblici hanno dovuto ammettere che nella quasi totalità si trattava di giovani uomini “dall’aspetto originari di regioni arabe o nordafricane”, che evidentemente hanno inteso il pacchetto accoglienza come all-inclusive. Ovviamente, il dato è tutto da vagliare, estrapolare, ponderare, sminuzzare, ridimensionare. Perché naturalmente certe evidenze generano correlazioni pericolose, e magari sollevano qualche interrogativo di troppo, mettendo in discussione questa variante melensa e auto-colpevolizzante, costruita attorno al “mito del buon selvaggio” che poi è quanto di più ipocritamente razzista (questo sì!) ha prodotto l’illuminismo settecentesco.
Circle of hell_Mob sexual assaultsChe gli “arabi e nordafricani” queste cose non le fanno, tanto costituiscono appannaggio esclusivo del corrotto degrado dell’edonismo occidentale. E razzista sarebbe soltanto formulare il dubbio. In fondo, durante le strombazzate “primavere arabe” trasformatesi presto nell’inverno profondo Lara Logandella civiltà, certe cose non avvenivano mica. Piazza Tahrir, coi suoi stupri di massa, rimane un modello tuttora insuperato di emancipazione femminile da diventare un caso internazionale.
Nel nostro piccolo, in Italia, avevamo già avuto un piccolo assaggino durante il Capodanno del 2008 nella centralissima Piazza Castello a Milano. Il fattaccio fu archiviato in fretta, senza troppi clamori e rimosso dagli archivi dei quotidiani on line, tanto che oggi la notizia (per chi non ha buona memoria) si riesce a reperire a fatica.. per esempio QUI. Perché non bisogna generare facili “allarmismi”. E chi si allarma?!?
PunisherIn Svezia, pare che la cosa rientri quasi nella normalità… ma non si può dire, altrimenti si passa per “xenofobi” e dozzine di siti specializzati in bufale vi spiegheranno con dovizia di sofismi al posto delle statistiche che il fatto non sussiste, finendo però col convincervi del contrario e che la cosa, nonostante tutto, qualche fondamento ce l’abbia.
C’è da chiedersi se non dovremo abituarci a questa riedizione soft delle marocchinate; o almeno un tempo le chiamavano così…
Two WomanOggi magari verranno definite “goliardate”, più o meno simpatiche.

rape joke

E per fortuna troverete sicuramente qualche buonpensante che correrà a spiegarvi come l’atto non sia di per se stesso Goumiers - Delcampe.netesecrabile, relativizzerà la gravità dello stupro in quanto tale, perché certi fenomeni sono giustamente inammissibili, se riferiti al singolo molestatore e/o stupratore ‘autoctono’, quale espressione di intollerabile sopraffazione di genere. Ma qualora riguardi una di queste irrinunciabili “risorse umane” di importazione venute a pagarci le pensioni e fare i lavori che “noi non vogliamo fare più”, La Ciociaraallora le violenze vanno estrapolate dal contesto per essere inserite in una più ampia cornice ‘interpretativa’ che tenga in debita considerazione le diverse “sensibilità culturali”, espresse (come dire?!) in una dimensione collettiva. E non mancherà tra i “giustificazionisti” chi paragonerà la sordida “mano morta” del maniaco solitario nei bus affollati, alla stessa stregua di una gangbang in pieno centro città e che certamente è da considerarsi meno grave. Vuoi mettere la differenza?!?
BuonismoA proposito, per gli esemplari menzionati della categoria di cui sopra, moralisti della parrocchietta bella… troll in missione suicida il primo stronzo che mi dà del “para-salviniano”… flamer riscaldati ed altri tarzanelli rimasti attaccati in coda, sono pregati di astenersi dai commenti: semplicemente verranno ignorati, o rimossi, o smerdati a piacere. E non ci guadagnate nulla.
Anno nuovo, policy nuova.

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Mafia Capitale

Posted in Roma mon amour with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 5 dicembre 2014 by Sendivogius

SpectreIn una città dove tutti chiacchierano troppo, dove ti raccontano qualunque cosa senza neanche bisogno di fare le domande giuste, e mantenere un segreto è praticamente impossibile, della cricca affaristico-criminale cresciuta sulle ceneri della Banda della Magliana, ufficialmente, nessuno sapeva niente.
L'insostenibile scandalo della Panda RossaDi certo, non s’erano accorti di nulla i giornalini della stampa reazionaria, con fascistume aggregato al seguito, che per mesi si sono concentrati con maniacale dedizione alle soste della panda del sindaco Ignazio Marino sul sacro parcheggio del Senato. In alternativa, c’erano sempre le proteste dei ‘cittadini’ contro la nuova gestione dei centri immigrazione e dei campi rom, su cui le trasmissioni nazional-populiste di Formigli-Paragone avevano montato sopra un vero e proprio set a puntate. E s’è visto poi chi c’era dietro la “rivolta spontanea” e quali interessi ci girano attorno…
La solita nazi-merdaIl letargo è durato finché la sonnacchiosa magistratura romana, col nuovo corso inaugurato dal procuratore Pignatone, non ha ‘scoperto’ la cupola fascio-mafiosa che da decenni governa indisturbata la Capitale, dal suo sottobosco di relazioni trasversali. A quel punto, ai watchdogs della retorica anti-ka$ta non è parso vero di poter fare di tutte le erbe un Fascio (mai metafora fu più azzeccata!), potendo giocarsi in contemporanea il “Rosso” (Salvatore Buzzi) ed il “Nero” (Massimo Carminati). Specialista del fortunato giochino è, ça va sans dire, l’organo non ufficiale degli Marcello De Vito il fondamentale rappresentante del M5S al Campidoglioensiferi: il giornaletto forcaiolo dell’inconfondibile Travaglio. Non appena è stata scoperchiata la fogna, immancabili come le mosche sulla merda sono arrivati anche i pentastellati al gran completo, dopo due anni di opposizione non pervenuta in Campidoglio.
Flic e FlocTuttavia, sfugge una differenza fondamentale: mentre Buzzi (piaccia e soprattutto non piaccia) è un personaggio pubblico, con un ruolo riconosciuto ed una reputazione ‘blasonata’ nell’ambito del cosiddetto “Terzo Settore”, e dei servizi sociali in appalto, Carminati è stato la primula nera dell’eversione neo-fascista, a cavallo tra criminalità comune, “servizi segreti” (ovviamente deviati), e la Roma-bene che conta, con protezioni insospettabili tra le “forze dell’ordine”, sempre invischiato in alcune delle vicende più oscure della storia italiana e mai condannato, in regime di sostanziale impunità.
Massimo Carminati Massimo Carminati (sulla cui biografia avremo modo di tornare) è il Re nero del “mondo di mezzo”. Pubblicamente impresentabile, gode di un prestigio illimitato tra i camerati romani (rimasti orfani di Mimmo Concutelli) e di un timore reverenziale presso la malavita capitolina, di cui condiziona traffici e ‘investimenti’ grazie ad un potere mai intaccato. In certi ambienti, il suo nome è ‘leggenda’.
I re di RomaPer accedere al lucroso mondo delle commesse municipali ed ai finanziamenti pubblici, Carminati ha bisogno della faccia (ri)pulita di un imprenditore del ‘sociale’, ben agganciato agli ingranaggi dell’amministrazione capitolina, accantonando le divisioni ideologiche in ossequio al vecchio detto pecunia non olet. “Perché la politica è una cosa, gli affari sono affari”.
Salvatore Buzzi Si tratta di Salvatore Buzzi, ex impiegato di banca, condannato nel 1984 a 24 anni di reclusione per l’omicidio del suo complice in truffe. In carcere, Buzzi si trasforma in un detenuto modello, diventando dopo le rivolte carcerarie degli Anni’70 il fiore all’occhiello del nuovo corso inaugurato dalle amministrazioni penitenziarie. Si laurea a pieni voti in Lettere Moderne con una tesi sull’economista Vilfredo Pareto e intraprende studi di giurisprudenza. Partecipa ad ogni attività possibile, per il recupero riabilitativo dei detenuti. Si fa promotore di nuovi percorsi culturali, in concomitanza con la realizzazione dei primi laboratori teatrali, fino alla rappresentazione dell’Antigone di Sofocle tra le mura di Rebibbia, per la regia di Ennio De Dominicis, con il patrocinio della Provincia di Roma e dell’allora vicepresidente Angiolo Marroni, poi diventato “garante per i detenuti”. In tale veste, diventa uno dei principali relatori al primo convegno dedicato alle Misure alternative alla detenzione e ruolo della comunità esterna, il 29/06/1984, sulle pene alternative alla carcerazione e sui nuovi percorsi di promozione sociale. Quindi, nel 1985 fonda una delle prime cooperative di detenuti: Rebibbia 29 Giugno, con esplicito riferimento al Convegno che segna la sua rinascita. Ottiene i suoi primi lavori, in regime di semilibertà, per la ripulitura di alcuni tratti della Via Tiberina, nei comuni della provincia a nord di Roma, e avvia altre piccole attività imprenditoriali in ambito cooperativo, fino alla sua scarcerazione nel 1991.
Carcere di RebibbiaA suo modo, Salvatore Buzzi incarna per molti anni un esempio riuscito di riabilitazione carceraria e di reinserimento sociale. E come icona ad uso politico, ottiene tutta una serie di agevolazioni e di aiuti istituzionali, per la sua cooperativa che viene giudicata “un modello da seguire” e da replicare. La onlus “29 Giugno” (che nel frattempo si è liberata della dicitura Rebibbia) si specializza nei Mappa dei Municipi di Romaservizi di giardinaggio, provvedendo alla manutenzione degli spazzi verdi dell’allora V Circoscrizione di Roma (attualmente Municipio IV), assumendo ex detenuti, portatori di handicap, ex tossicodipendenti. Persone che diveramente avrebbero poche o nessuna possibilità di impiego lavorativo. Le grandi fortune per la cooperativa arrivano nel 1993 con l’insediamento della giunta Rutelli e l’adesione (nel 1994) al Consorzio Nazionale Servizi, che raggruppa oltre 200 cooperative di settore. Durante il Giubileo del 2000, alla cooperativa di Buzzi viene affidata la manutenzione delle aree verdi davanti alle basiliche di S.Giovanni e S.Paolo. Ma col tempo il giro di affari si amplia sempre di più, estendendosi ai servizi di igiene urbana, pulizia di immobili pubblici e privati, servizi di portineria (all’Università di Roma 3); ottiene in gestione la raccolta porta a porta della spazzatura differenziata per conto dell’AMA, ed allarga il suo business fino all’affidamento dei centri di accoglienza dei quali, insieme alle cooperative cattoliche della “Domus Caritatis”, detiene la gestione quasi in esclusiva, spesso in assegnazione diretta o con bandi di gara ritagliati su misura, in regime di sostanziale monopolio.
Basilica di S.Giovanni in LateranoGli introiti sono tali, che nel 2013 la “29 Giugno”, insieme alla sua consorziata “Eriches29” può dichiarare un fatturato di quasi 60 milioni di euro ed oltre mille addetti.
A tutti gli effetti, la Onlus di Salvatore Buzzi diventa uno dei soggetti cooperativi più importanti di Roma e Provincia. Attraverso la Eriches29 detiene quote partecipative in decine di cooperative e controlla al 20% il “Consorzio Formula Ambiente” (di cui a Roma condivide medesimo indirizzo e sede), nell’ambito della LegaCoop, particolarmente attivo su sette regioni (Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo, Marche, Puglia) e con importanti appalti per conto della emiliana HERA.
Quartiere TiburtinoSi tratta di una realtà imprenditoriale, travestita da onlus, di primo livello, attivissima sul territorio e con un ruolo ben riconosciuto, in grado di garantire voti e finanziamenti elettorali, con la quale amministratori e politici locali devono fare i conti e soprattutto ne ricercano gli appoggi, in quanto Buzzi è esponente di spicco di una delle più grandi realtà associative in Italia.
In tal senso, non dovrebbero stupire le frequentazioni ‘istituzionali’, per quanto riguarda quelle certificate e riconosciute, del management del Consorzio con esponenti pubblici in occasioni semi-ufficiali. Non si tratta di incontri carbonari, o convegni segreti in qualche catacomba, ma prassi ordinaria di una normale attività politica. Sventolare dunque le foto (peraltro pubbliche) delle cene con l’ex sindaco Gianni Alemanno, o dell’attuale ministro Giuliano Poletti (presidente di LegaCoop) con Salvatore Buzzi in convegni ufficiali, come amano fare certi giornali e Roberto Savianol’immancabile Roberto Saviano, auto-promossosi ad esperto mondiale di mafia, non ha davvero senso ed assume un valore di denuncia del tutto pretestuoso. Suscitano scandalo le foto che ritraggono politici e vertici della cooperativa a cena, con Gianni Alemanno e Luciano Casamonicasullo sfondo Luciano Casamonica (quello con la maglia Italia) esponente dell’omonimo clan zigano. Casamonica, in semilibertà è dipendente del consorzio che, per dire, tra i suoi associati ha anche Pino Pelosi, condannato per l’omicidio Pasolini.

Cena socialeRoma, 28/09/2010. Cena sociale organizzata presso il centro di accoglienza gestito dalla Cooperativa 29 Giugno.
Da sinistra, Giuliano Poletti, Franco Panzironi, Umberto Marroni e Daniele Ozzimo (in piedi in fondo).
Da destra, Gianni Alemanno, Salvatore Buzzi (col maglione rosso) e Angiolo Marroni (garante per i diritti dei detenuti del Lazio).

Salvatore Buzzi e Simona Bonafé Se per questo, nell’albo fotografico della cooperativa (reperibile sul sito della stessa) si possono trovare immagini che ritraggono Salvatore Buzzi anche insieme all’iper-renziana Simona Bonafé.
È lo stesso Salvatore Buzzi indicato fino a qualche mese fa come imprenditore di successo ed esempio riuscito di riscatto sociale, invitato a raccontare la sua “straordinaria esperienza” per convegni in tutta Italia.
Salvatore Buzzi e Giuliano PolettiE del resto, a volerli guardare con la lente giusta, le attività del “compagno Buzzi” avrebbero dovuto suscitare più di qualche sospetto tra quanti ora puntano il ditino accusatore del moralista a mezzo stampa:

Romanzo Criminale«D’altronde, che a Roma ci fosse del marcio era, da tempo, sotto gli occhi di tutti. Dalle periferie violente gli omicidi di strada, dai negozi che passano rapidamente e misteriosamente di mano, allo sfaldarsi del tessuto di solidarietà fra i cittadini, la presenza di un’agguerrita “mala” si percepiva eccome
 (03/12/2014)

A scriverlo sulle prime pagine de La Repubblica, è l’ex magistrato Giancarlo De Cataldo, l’ottimo autore di “Romanzo Criminale”. Peccato che poi lo stesso De Cataldo avesse uno spazio di pubblicazione proprio sul giornalino della Cooperativa 29 Giugno, con Buzzi presidente e Carlo Guarany come direttore editoriale, entrambi arrestati in seguito all’inchiesta promossa dal procuratore Pignatone.
Giancarlo De CataldoE se non s’era accorto di nulla nemmeno De Cataldo..!
Alessandro Di Battista da Civita (VT) Anche il “Movimento Cinque Stelle”, che ora si agita tanto, in tempi recentissimi s’era interessato della Eriches29. In un’accorata interpellanza alla Camera, la deputata-cittadina Carla Ruocco, una dei cinque membri del nuovo direttorio pentastellato fresco di nomina, il 14/04/2014 chiedeva alla “Presidenza del Consiglio dei Ministri” per quale motivo al Consorzio Eriches29 non fosse stata affidata la gestione del centro rifugiati di Castelnuovo di Porto. Per la bisogna si rifaceva ad una solerte denuncia de “Il Tempo”:

Carla Ruocco«…la sezione del Tar del Lazio presieduta dal giudice Sandulli ha trattato cause relative alla gestione del centro di accoglienza per i rifugiati di Castelnuovo di Porto e che proprio alla Proeti s.r.l., di proprietà dei coniugi Sandulli, è stata aggiudicata, con procedura negoziata, la manutenzione straordinaria degli alloggi del citato centro; si legge su altro articolo pubblicato su Il Tempo il 20 marzo 2014 che il presidente del consorzio Eriches 29, già aggiudicatario di gara per il servizio di gestione del centro, lamenta di «aver subito un pregiudizio dai pronunciamenti emessi dalla sezione prima ter» ed afferma che «vogliamo essere giudicati da un giudice sereno, che non abbia più parti in commedia. Perché se è fornitore per la Prefettura di Roma proprio per il Cara di Castelnuovo di Porto, chi ci assicura che l’accanimento nei nostri confronti sia solo legato alle ragioni di diritto?»; a giudizio degli interroganti le circostanze e le condotte riportate dalla stampa appaiono, ove rispondenti, al vero particolarmente allarmanti perché evocano una pericolosa commistione di ruoli e fanno paventare il rischio dell’alterazione della necessaria terzietà ed indipendenza del giudice

Seduta parlamentare del 14/04/2014
Interrogazione n.4-04499

Il TempoSi scoprirà poi che l’articolo in questione era stato ispirato su diretto intervento di Massimo Carminati, che per la bisogna s’era incontrato direttamente con Gianmarco Chiocci, il direttore del noto quotidiano fascista della Capitale.
Strage di BolognaNon è dato sapere quando l’ex terrorista nero dei NAR abbia deciso di prendere sotto la propria cappella ‘imprenditoriale’, Salvatore Buzzi ed il suo entourage, mettendo a disposizione la propria rete di relazioni nel sottobosco della malavita romana. Ma basandosi sui trascorsi giudiziari del Guercio, se ne può far salire la collaborazione alla fine degli anni ’90, dopo l’ultima condanna di Carminati a 6 anni e mezzo di reclusione, nel Febbraio del 1998, NARper i suoi trascorsi con la Banda della Magliana. Certo in galera non dev’esserci stato granché, visto che l’anno successivo (il 17/07/1999) Er Cecato veniva nuovamente arrestato per il clamoroso quanto misterioso furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma, insieme ad altri vecchi esponenti dei NAR riciclatisi nella criminalità comune.
Morte di CaravillaniA far gola al Consorzio, che controlla per via diretta una quindicina di cooperative, è soprattutto la gestione dei centri di accoglienza per immigrati: le anime morte che vengono smistati nei centri e computati alla stregua di capi di bestiame, per far crescere l’importo dei risarcimenti in rapporto al numero degli ospitati, che a bocca dello stesso Buzzi rendono meglio del traffico di droga (60 euro al giorno per ciascun adulto e 85 euro per i minori). Meglio ancora se i profughi vengono stornati verso strutture di proprietà di altre società immobiliari controllate dal gruppo che così, oltre alla quota giornaliera, si fa pagare anche l’affitto a carico degli enti pubblici di competenza.
soldiTra le società interessate ci sono la Rogest srl, a sua volta controllata dalla “Luoghi del Tempo”, intestata a Lucia Mokbel, sorella di quel Gennaro, esponente della destra neo-nazista romana, implicato nello scandalo Telekom-Sparkle, ed interessato agli appalti di Finmeccanica. Oltre alla militanza nell’estrema destra e le frequentazioni con gli ambienti eversivi dei NAR, Mokbel e Carminati condividono anche lo stesso commercialista, Marco Iannilli, a cui è intestata la villa di Sacrofano dove risiede la ex primula nera. Insieme a Lorenzo Cola (altro fascistone), Iannilli era già stato coinvolto nello scandalo delle commesse pilotate di Finmeccanica.
Ma tra le società potenzialmente interessate agli affari del Consorzio di Buzzi ci sono anche la Edil House 80, tra i cui proprietari si distingue Andrea Munno, anche lui un passato nell’estrema destra.
Anni_di_piomboSotto la giunta Alemanno, tra gestione dei punti verde e immigrati, il fatturato delle cooperative dell’accoppiata Buzzi-Carminati si decuplica nella manciata di pochi anni, con un giro per decine di milioni di euro. Impongono le nomine ai vertici delle aziende partecipate del Comune, stabiliscono le assunzioni nella municipalizzata per la raccolta dei rifiuti (AMA), condizionano l’attribuzione degli appalti ed il confezionamento dei bandi di assegnazione. Per questo pagano un fiume di tangenti a funzionari e politici compiacenti.
La spartizione criminale di RomaPer il recupero crediti e le altre attività di riscossione sul territorio, ci pensa invece il factotum di Carminati. Si tratta di Riccardo Brugia, a suo tempo assurto agli onori del gossip per una sua tresca con Anna Falchi, in realtà è un ex rapinatore di banche ed altro esponente storico della destra neo-fascista romana, col compito di coordinare le attività nei settori del recupero crediti e dell’estorsione, di custodire le armi in dotazione del sodalizio, mentre le attività vengono coordinate presso la tavola calda di un distributore di benzina in Corso Francia.
In ambito ufficiale, al Consorzio vengono affidati su assegnazione diretta gli interventi per l’emergenza maltempo a Roma, la manutenzione delle piste ciclabili e dei parchi pubblici. Ad interessarsi della pratica è Claudio Turella, funzionario del Comune di Roma, con la responsabilità per la programmazione e manutenzione delle aree verdi. Per il suo disturbo, Turella avrebbe ricevuto: 25.000 euro per l’emergenza maltempo, la promessa di 30.000 euro per le piste ciclabili, più la promessa di altre somme di denaro.
Riccardo ManciniSe Franco Panzironi e Riccardo Mancini, due fedelissimi di Gianni Alemanno, sono a libro paga ordinario della cupola, provvedendo all’assegnazione di appalti ed allo sblocco dei pagamenti, alla grande cuccagna partecipa anche Giovanni Fiscon, direttore generale dell’AMA, e una vita da ‘dirigente’ nelle partecipate pubbliche (ACEA e SOGEIN). Mentre Franco Panzironi è il democristiano passato al Littorio, esperto in assunzioni clientelari di massa e grande elemosiniere della fondazione alemanniana Alemanno e Mancini“Nuova Italia”, Riccardo Mancini è l’ex avanguardista, storicamente legato a Massimo Carminati, e portato da Alemanno fino ai vertici dell’EUR S.p.A. Stando agli atti dell’inchiesta, i due pubblici ufficiali a libro paga forniscono all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti, oltre allo sblocco dei pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione e tra il 2008 e il 2013 come garanti dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale. Della partita fa parte anche Carlo Pucci, il tabaccaio di Viale Europa, promosso a direttore marketing dell’ente pubblico, per la sua straordinaria competenza nella vendita di gratta e vinci.
EURFabrizio Franco Testa, un’altra creatura di Alemanno e della sua “destra sociale” che ha infeudato l’ENAV, è la testa di ponte dell’organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell’associazione, si occupa della nomina di persone gradite all’organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione. Nel 2009 viene nominato alla presidenza di ENAV-Tecnosky e per questo era già indagato per un presunto giro di sovra-fatturazioni e costituzione di provviste in nero.
Luca Gramazio Luca Gramazio è invece un figlio d’arte: ha ereditato voti e referenze da papà Domenico, detto Er Pinguino, fascista verace e storico personaggio della destra missina, tra i fondatori del sindacato CISNAL. Attuale capogruppo di “Forza Italia” alla Regione Lazio e già presidente dei consiglieri comunali di Roma durante l’era Alemanno, il Gramazio junior che ha frequentazioni dirette e continue con Carminati, è sospettato dagli inquirenti di “essere uno dei collegamenti dell’organizzazione con il mondo della politica e degli appalti” e per questo remunerato con un contributo da 50.000 euro. Sempre che il quadro indiziario venga confermato in sede probatoria.
Domenico GramazioMa a quanto risulterebbe dalle indagini il giochino andava avanti da tempo, col coinvolgimento trasversale di pezzi pregiati legati invece alla vecchia amministrazione veltroniana…
Interessati al business potenzialmente infinito dell’accoglienza agli immigrati africani, che a partire dal 2011 affluiscono ad ondate Luca Odevainedalla Libia in fiamme, la cricca si affida niente meno che a Luca Odevaine; precedenti per detenzione di sostanze stupefacenti ed emissione di assegni a vuoto, che non gli impediscono di fare una sfolgorante carriera politica, a tal punto da diventare vice-capo gabinetto dell’allora sindaco Walter Veltroni, per conto del quale cura i rapporti con le Forze dell’Ordine, la Polizia Municipale, rappresentando il Sindaco nel Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza. Fino Polizia provincialeal Gennaio 2013 è stato pure responsabile della “polizia provinciale” (a proposito di corpi inutili). Insomma l’uomo giusto al posto giusto. Per conto della giunta Veltroni, è stato anche direttore dell’Ufficio per il decoro urbano e contro l’abusivismo edilizio, delegato del sindaco alla Polizia Municipale, nonché direttore dei centri per rifugiati politici. Soprattutto, Odevaine fa parte del “Tavolo di coordinamento nazionale”, voluto dal Ministero degli Interni per fronteggiare l’emergenza immigrazione. In pratica, grazie al suo ruolo, Odevaine può «orientare le scelte del Tavolo di coordinamento nazionale al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dai soggetti economici riconducibili a Buzzi». In tale veste come coordinatore per l’accoglienza ai rifugiati, aumenta il numero delle quote degli immigrati da destinare nei centri accoglienza di Roma e del Lazio, favorendo gli interessi dei centri gestiti dal consorzio Buzzi-Carminati, ricevendone un contro-stipendio da 5.000 euro al mese più regalie.
Luca OdevaineA (non) completare l’elenco delle figure istituzionali poste nei punti chiavi e funzionali all’ottenimento di appalti commissionati su misura, ci sono altresì Mario Schina, che dal 2001 al 2007, sempre sotto la giunta Veltroni, è stato responsabile per il “decoro urbano” al Comune di Roma. E pure Emanuele Salvatori, coordinatore comunale per l’attuazione del “Piano rom e interventi di inclusione sociale”.
Tra gli indagati, c’è invece Eugenio Patené, consigliere regionale in quota PD, Walter Politano (responsabile dell’anticorruzione!), e Daniele Ozzimo che durante l’epoca Veltroni era assessore capitolino alla Casa.
Daniele Ozzimo Daniele Ozzimo (classe 1972) esordisce come consigliere municipale nell’ex Municipio V, dove la cooperativa muove i suoi primi passi per la manutenzione degli spazi verdi ed i servizi di giardinaggio. E quindi sarebbe naturale che il consigliere PD, che in null’altro s’era distinto finora se non per il record di assenze dai banchi del consiglio comunale (con tassi di assenteismo del 98%), intrattenga fin da subito rapporti con una delle più importanti realtà cooperative attive sul territorio locale. Il fatto di aver ricoperto, tra i suoi molteplici incarichi pubblici, la carica di vice Presidente della Commissione Politiche Sociali, diventando poi membro della Commissione Lavori Pubblici, Scuola e Sanità, lo rende un referente piuttosto privilegiato per la coop. “29 Giugno”. E quindi, al di là dei facili sensazionalismi mediatici, qualche dubbio sul suo reale conivolgimento nella vicenda sarebbe più che lecito… Anche perché nell’Ordinanza della Procura, a leggere gli atti resi pubblici, finora NON sembrerebbero emergere fatti penalmente rilevanti a carico di Ozzimo. Tra i presunti beneficiati della cricca ci sarebbe invece Mirko Coratti, presidente Mirko-Corattidimissionario dell’attuale consiglio capitolino. Coratti è una vecchia conoscenza. È stato vice-coordinatore romano per “Forza Italia” fino al 2005, quando dai suoi feudi elettorali concentrati tra le borgate di Fidene e Villa Spada, ed i quartieri della periferia N.E, passa con voti e bagagli al ‘centrosinistra’, transitando per l’Udeur. Alfiere del renzismo nella Capitale, Coratti era più che altro famoso per le sue pagliacciate mediatiche come quando si incatenò ad un lampione di Via del Plebiscito, per protestare contro “le violenze dei no-global ed il ripristino (bontà sua!) della legalità[QUI]. La cricca gli avrebbe rigirato una stecca da 150.000 euro, per sbloccare un pagamento da 3 milioni di euro destinato alle cooperative del Consorzio di Buzzi, insieme alla aggiudicazione del bando di gara AMA n. 30/2013 riguardante la raccolta del multimateriale; lo sblocco dei pagamenti sui servizi sociali forniti al Comune di Roma; la nomina di un nuovo direttore del V Dipartimento, in sostituzione della neo incaricata Gabriella Acerbi, ritenuta persona poco disponibile. Sempre secondo gli atti della magistratura inquirente.
Sinking of TitanicMa il verminaio scoperchiato dalla Procura romana sembra solo la punta di un iceberg destinato a travolgere altri nomi ‘eccellenti’ della politica capitolina, e contro il quale rischia concretamente di impattare come una sorta di Titanic, l’intera Regione Lazio in un nuovo scandalo ancora da esplorare.
Perché oscura è profonda è la tana del Bianconiglio…

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MAGNIFICAT

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 aprile 2009 by Sendivogius

 

berlusconi-pescaraCinegiornale Luce

 

 “Non voglio arrivare a dire di azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e certi protagonisti della stampa, però sono tentato…

 (S.Berlusconi, 04 Aprile ‘09)

 

Un buon cortigiano anticipa sempre i desideri del potente. Ne interpreta i voleri prima ancora che questi siano formulati con richieste esplicite. Annusa con fiuto infallibile l’aria che tira e subito si adegua alla direzione del vento, piegando le vele là dove la corrente è più forte. E l’Italia, dove i servi abbondano, vanta una secolare esperienza nell’antica arte di compiacere i propri padroni. 

Infatti la cosiddetta “Informazione”, specie se pubblica (cioè di partito), ha una funzione essenzialmente celebrativa, speculare al potere politico. Se ‘Servizio’ esiste, non può che essere esercitato alle dipendenze altrui, nel nome di un protettore a cui votarsi e di una corte alla quale legare le sorti della propria sopravvivenza. Pertanto bisogna saper valutare, puntando su un candidato vincente, possibilmente dalla fortuna duratura. In Italia non è una scelta difficile…

Bastonate con furore dal sedicente giornalismo ‘liberale’ quando sono al governo, cannoneggiate senza tregua quando sono all’opposizione, le friabili coalizioni di centrosinistra vengono e sopratutto se ne vanno con la velocità di una meteora. Berlusconi invece resta. Sempre.

Brevi parentesi nel (quasi) ventennale interregno del Cavaliere Nero, i governi di centrosinistra durano quel tanto che basta per essere accusati di ogni nefandezza… anche della crocifissione di Gesù Cristo, se necessario all’acquisizione di crediti. Stranamente, l’intransigente spirito dei nostrani liberali svapora in mute nuvole di consenso incondizionato, dinanzi all’enorme conflitto d’interessi e alle preoccupanti anomalie del bulimico monocrate di Arcore… Nulla deve turbare il naturale corso degli eventi: un lungo fiume tranquillo che scorre veloce, incanalato tra solidi argini e ali di folla festante al passaggio in barca di Silvio, l’azzurro timoniere. Per questo, gli avvenimenti vanno filtrati e depurati da ogni contenuto destabilizzante. La TV serve per illustrare le gesta agiografiche del sovrano, incensare le sue virtù, e rassicurare il popolo raccolto nell’adorazione di Silvio il Magnifico. È un aggiornamento dei vecchi cinegiornali Luce. Gli argomenti devono essere semplificati per essere consumati in fretta. I TG diventano i fast food della notizia precotta, immediatamente fruibile come prodotto di massa, per una società che viaggia veloce e nella quale non c’è spazio per le incrostazioni del dubbio. La complessità, la critica, gli approfondimenti… sono il fastidioso companatico di un panino già bello e confezionato, che non ammette variazioni nella sua rigida composizione.

Non si contesta tanto la sostanza, quanto il principio di esistenza di ogni possibile voce dissonante dal peana magnificante.

La trasmissione “Report” della bravissima Milena Gabanelli dedica una trasmissione alla social card ed alle politiche fiscali del ministro Tremonti l’Infallibile? Il programma viene deferito al ‘comitato etico di vigilanza’ della RAI.

“Annozero” dell’incontenibile Michele Santoro denuncia inefficienze nelle operazioni di soccorso e responsabilità nei disastri del terremoto in Abruzzo? Santoro è uno sciacallo politico! Non certo coloro che hanno trasformato la tragedia abruzzese nel palcoscenico ideale di un enorme spot elettorale, dove il cinico reality show governativo sul dramma degli sfollati si mescola con falsi sentimentalismi e leziosità da Mulino Bianco. Si unisce nel “tiro al Santoro” anche Bruno Vespa: il necrofilo della pedemontana. Il direttore Masi, indignato, sospende il vignettista Vauro, per offesa ai defunti…

vauro

In Abruzzo, oltre alla Casa dello Studente, sono crollate scuole ed edifici pubblici come la Prefettura (poteva essere una strage ancora peggiore). Ma per Silvio, spalleggiato dai suoi scatenati lacché, è da “sciacalli” indagare sulle società costruttrici e sulla qualità dei materiali utilizzati nelle costruzioni e sul rispetto delle norme di sicurezza. Bisogna provvedere alla ricostruzione… cioè distribuire soldi per appalti e clientele. Eventuali accertamenti sono il peggiore dei mali possibili, nonché una inutile perdita di tempo. Non parliamo poi degli errori di valutazione inerenti l’attività sismica in Abruzzo, con relativo ridimensionamento del rischio compiuto dalla Protezione Civile. L’argomento è tabù e Guido Bertolaso un monumento nazionale, con appoggi molto più solidi della basilica di Collemaggio. In quanto alle eventuali responsabilità, in quanto alla lettera (ignorata) che il sindaco de L’Aquila aveva inviato alla Protezione Civile: “le responsabilità di controllo sono della sinistra”. Amen! Discorso chiuso.

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Grande giubilo per l’incredibile somma di 5 milioni di euro offerti dalla Conferenza Episcopale italiana ai terremotati. Le centinaia di milioni di euro che invece pagheremo come pizzo alla Lega, per il mancato accorpamento delle elezioni di Giugno, sono irrilevanti. Tanto ci costa un Bossi al governo. Le spese del referendum? La colpa è dei promotori!

 

CANCELLATA LA NOTIZIA

ELIMINATO IL FATTO

berlusconi-funerali1Nel momento in cui i mezzi di informazione smettono di informare, evidentemente fanno qualcos’altro… PROPAGANDA. 

In alternativa, campano di “emergenze” (vere o costruite per la bisogna), che vengono pompate nel circuito mediatico a flusso alternato, perché anche le notizie hanno una loro data di scadenza. E soprattutto censurano le notizie ‘scomode’, insieme ai giornalisti sgraditi.

 Emergenza Criminalità e Rapine in villa. Tema dominante della campagna elettorale, è praticamente scomparso dai palinsesti televisivi. Ma le rapine continuano con incredibile ferocia, 3 solamente il 16 Aprile: A Vicenza; A Posillipo, dove l’ex “re del grano” Franco Ambrosio è stato ammazzato a bastonate insieme alla moglie; Nelle campagne torinesi dove gli aggrediti, una famiglia di tre persone, hanno dovuto fingersi morti per sottrarsi alla violenza bestiale dei loro aguzzini. Un normale fattarello di cronaca da dimenticare in fretta. Parola d’ordine: le città sono sicure. Ora.

 Crisi Alitalia. Altro tema dominante in tempo di elezioni: Azienda a rischio fallimento; perdite per milioni di euro su ogni giorno di ritardo nell’acquisizione CAI; il commissario Fantozzi minaccia di portare i libri contabili in tribunale… Che fine ha fatto l’Alitalia?!? E soprattutto è decollata la CAI di Colaninno e soci?

 Immigrazione clandestina e sbarchi in Sicilia. Dopo che i media avevano lanciato l’emergenza nazionale, scatenando una sindrome da invasione barbarica, le notizie in proposito vengono costantemente annacquate, stemperate, mitigate. Adesso al governo c’è super Silvio insieme ai castigamatti della LEGA! Infatti le espulsioni degli irregolari sono, di fatto, ferme. La Romania, grande accusata per la l’ondata di criminalità predatoria nelle nostre città, non solo rifiuta di riprendersi la propria feccia esportata in Italia e condannata in definitiva dai pur nostri lentissimi tribunali, secondo gli accordi bilaterali, ma fa pure l’offesa e passa al contrattacco, dopo l’enorme casino delle indagini per lo stupro al Parco della Caffarella di Roma. Di fatto non collabora minimamente, nonostante le sceneggiate del governo italiano. E che dire dell’accordo epocale stipulato con Gheddafi, per bloccare il flusso di migranti in partenza dalle coste libiche? Finora gli sbarchi continuano con una media di 200 arrivi al giorno. Non male come risultato per il cattivo Maroni, ministro che insieme ad altri si presta a ben altre rime…

 Smaltimento dei rifiuti campani. Emergenza conclusa. Il governo lo ha stabilito per decreto ed altro non è dato sapere.

 Crisi economica. A giudicare dal tenore delle dichiarazioni di Tremonti, lui la crisi l’aveva prevista con largo anticipo rispetto al resto del mondo. Infatti ha stilato una finanziaria triennale come se nulla fosse. La Crisi non esiste, il sistema bancario italiano è solidissimo, ed i disoccupati vadano a lavorare!

Lasciamo poi perdere il noiosissimo piano di riordino delle frequenze televisive. A gennaio dovrebbero essere scattate le sanzioni di mora da parte della UE per le inottemperanze dell’Italia. Ma non è concesso avere notizie più certe.

In questo, le ‘nuove’ nomine RAI sono davvero il male minore in un ‘eterno ritorno al sempre uguale’. A tal proposito, se volete, potete leggervi un articolo di Sebastiano Messina, datato 06/11/03. Noterete come tutto si ripete in uno strano ciclo perverso…

 

“La novità del berlusconismo è il telegiornale di Mimun e il giornale radio di Socillo.

TG e GR: la fabbrica delle notizie che non disturba mai il governo”

Cosa sta succedendo alla tv italiana? Ha ragione Francesco Rutelli, quando accusa il centro-destra di aver “messo sotto controllo politico l’informazione televisiva” e di star trasformando la democrazia italiana “in una oligarchia mediatica dominata dal monopolio berlusconiano”? Alla vigilia della delicatissima battaglia delle europee di primavera – e mentre il governo spinge verso il voto finale, con tutte le sue forze, la contestatissima legge Gasparri – la questione dell’equilibrio dell’informazione torna al centro dello scontro politico. Con una novità non di poco conto: per la prima volta nella sua storia, il principale telegiornale italiano – il Tg1 di Clemente Mimun? È contestato sia dalla maggioranza che dall’opposizione, bersagliato da attacchi convergenti, accusato dall’Udc di essere diventato “un monumento al servilismo” e dai Ds di praticare addirittura “un giornalismo marchettaro”. Mimun ha risposto con querele e richieste di danni. Ma ormai non si tratta più di casi isolati, di polemiche personali, di episodi sporadici. Più del fondamentalismo militante del Tg4, del cerchiobottismo apparente del Tg5, delle romantiche divagazioni del Tg2, del clima da riserva indiana del Tg3 e della furba latitanza del Tg di Italia Uno, la vera novità dell’anno terzo del berlusconismo è proprio la normalizzazione del Tg1. Una testata che non è mai stata antigovernativa, certo, ma che oggi è diventata il luogo dove la politica viene metodicamente sminuzzata, frullata e bollita per cucinare ogni giorno un minestrone dolciastro dall’effetto soporifero, un bollettino perennemente ottimista e fiducioso nelle magnifiche sorti, e progressive, del governo Berlusconi. Mettiamo, per esempio, che il governatore della Banca d’Italia accusi il governo di aver peggiorato i conti pubblici, di aver fatto salire il deficit statale, di non aver ridotto il debito. Come si fa a ignorare una così autorevole bacchettata? Nessun problema: basta trovarci il lato positivo. Il Tg1 di venerdì 31 ottobre presenta la vicenda con un titolo insapore: “A confronto sull’economia”. Poi, nel sommario, il conduttore spiega con voce profonda: “Fazio: risanamento e riforme perché l’Italia riparta”. Tutto qui? No. Almeno un accenno, ai conti pubblici, bisogna farlo. Così: “Sui conti pubblici, dice Tremonti, andiamo meglio di Francia e Germania”. Del gelo tra i due, della “fredda stretta di mano” su cui titola il Tg5, non c’è traccia nel sommario del Tg1. Insomma, l’allarme di Fazio diventa un incoraggiamento al governo e il ministro dell’Economia tira già le conclusioni: siamo tra i migliori d’Europa. Un piccolo capolavoro… Mettiamo che il centro-sinistra vinca le elezioni in Trentino Alto Adige. Come si fa a nascondere la notizia? Semplice: la si elimina dai titoli e dal sommario, riducendola a una notiziola. Mettiamo, infine, che la riforma dei tribunali minorili venga clamorosamente affondata in Parlamento. Come si fa, di fronte a una simile sconfitta, ad addolcirne l’impatto? Basta usare le parole giuste: e così, ieri sera, il Tg1 titolava: “Confronto nella Cdl”. Come se invece di un agguato dei franchi tiratori ci fosse stato un convegno di accademici. È un lavoro di forbici e colla, il cui esempio massimo rimangono l’aggiunta di un uditorio posticcio al discorso del presidente del Consiglio all’ONU? meritoriamente smascherato da “Striscia” – e il taglio al sonoro di Berlusconi che prometteva all’eurodeputato tedesco Schulz un posto di kapò in un film sui nazisti. Unico telegiornale europeo? Insieme a quello svedese, per essere precisi? a negare ai suoi ascoltatori l’audio di quella gaffe, il Tg1 ricevette allora gli ironici complimenti del Financial Times: “Il telegiornale sovietico di Breznev non avrebbe saputo fare di meglio”.

Tagliare e cucire, troncare e sopire. Non è solo Berlusconi, l’oggetto delle premurose attenzioni del Tg1. Quando Bossi straparla, per dire, si dà il minimo indispensabile, possibilmente la frase meno spinosa, quella più commestibile. Mercoledì 22 ottobre, il giorno in cui il ministro leghista definisce il mandato di cattura europeo “criminale”, frutto nientemeno che di una “follia nazista”, il Tg1 cancella queste parole dal suo servizio, e già che c’è anche la durissima risposta del segretario dell’Udc Marco Follini: “I ragionamenti, se vogliamo generosamente chiamarli così, dell’onorevole Bossi?”. La sera stessa, il partito degli ex DC? quelli che un tempo erano gli “editori di riferimento” del Tg1? Bolla il telegiornale di Mimun come “un monumento al servilismo”.

 Ma il vero segno della nuova stagione? più del brusco ridimensionamento dello spazio per l’opposizione – è nella mutazione genetica del giornalismo televisivo. Una volta i telegiornali intervistavano i politici: il giornalista faceva delle domande, e il ministro (o il segretario di partito) rispondeva. Oggi l’intervista è scomparsa dal Tg1: è un lusso concesso solo al direttore. Il contraddittorio è stato abolito. I cronisti sanno che non devono fare domande a nessuno. “Quando c’è da far parlare un politico, per esempio Schifani? racconta un cronista parlamentare – parte una sola persona: il telecineoperatore, l’uomo della telecamera. A fare la domanda ci pensa il suo addetto stampa, Edy Benedetti. E noi mandiamo in onda la risposta del capogruppo al suo portavoce”. Ai ministri sta bene così. Non a tutti, però. L’ultima volta che Gianni Alemanno ha visto arrivare il telecineoperatore ha chiesto: “E il giornalista, dov’è?”. “Ma lei sa già tutto, mi hanno detto?” ha risposto l’altro, imbarazzatissimo. “No, io non so niente. E non mi piace farmi le interviste da solo” è sbottato il ministro. Sono molti, i giornalisti del Tg1 ai quali non piace questa riedizione tardiva del collateralismo militante. Ma nulla possono, contro il metodo blindato del “panino”. Cos’è il “panino”? E’ il contrario del “bidone”, che era il sistema adottato dai telegiornali dell’Ulivo: ogni giorno un cronista seguiva il centro-sinistra e un altro si occupava del centro-destra, poi a fine giornata ciascuno dei due amalgamava le notizie sul suo schieramento (in un “bidone”, come fu subito soprannominato questo contenitore dalla forma elastica) e il Tg mandava in onda i due servizi affiancati. Con l’arrivo di Mimun l’era del “bidone” è finita. Il nuovo direttore ha voluto il “panino”, ovvero una specialissima nota politica nella quale il ruolo del pane e quello del companatico sono assegnati in partenza: la prima fetta di pane spetta al governo, in mezzo c’è la fettina di mortadella dell’opposizione (che in genere “protesta”, “attacca”, “contesta” o si produce in altre attività negative) e poi arriva, puntualmente, la seconda fetta di pane, quella della maggioranza. Se manca il governo, poco male: l’ultima parola deve toccare comunque al centro-destra, anzi a Forza Italia, ovvero a Schifani o a Bondi.

Certo, i giornalisti non sono obbligati a rispettare questa direttiva. Possono anche dare l’ultima parola a un esponente dell’opposizione. Però poi la pagano cara. Il cdr ricorda il caso di Andrea Montanari, che un giorno doveva montare una risposta del diessino Calvi all’avvocato Taormina. Lui seguì la logica, invece di accogliere il ripetuto invito a invertire l’ordine delle dichiarazioni. “Non posso dare prima la risposta e poi la domanda” spiegò, testardo. Risultato: il servizio venne sfilato dall’edizione delle 20 e mandato in onda solo a mezzanotte. Quanto a Montanari, quel servizio se lo ricorderà per un pezzo perché da allora non gliene hanno più affidato uno, neanche a Pasqua o a Ferragosto.

 Il dissenso nella maggioranza è sfumato e addolcito. Le proteste dell’opposizione sono diventate una sfoglia sottile nel panino quotidiano. C’era ancora uno spazio incontrollato, nel Tg1. Relegato dopo la mezzanotte, tra Vespa e Marzullo, ma c’era: la rassegna stampa. Alla fine del telegiornale, ogni sera un ospite diverso era invitato a commentare i giornali dell’indomani. Capitava che ai titoli dei quotidiani, qualche volta severi con Berlusconi, si aggiungesse anche l’opinione dell’ospite, incidentalmente non filogovernativo. Non poteva durare. All’inizio dell’anno la rassegna stampa è stata ribattezzata “Non solo Italia”, le prime pagine sono state ridotte a una sola (quella del giornale dell’ospite) e le domande rigorosamente limitate alle notizie dall’estero. Poi, a settembre, la rassegna è stata definitivamente abolita. Niente più giornali irriverenti, niente più ospiti impertinenti.

Per una singolarissima coincidenza, la stessa sorte nello stesso momento? È toccata alle interviste ai direttori dei giornali che erano diventare un appuntamento fisso del Gr3 delle 8,45. Ogni mattina, a turno, i giornalisti che guidano i sette maggiori quotidiani italiani venivano interpellati dal caporedattore centrale Licia Conte sulle notizie del giorno. Poi, un giorno, il nuovo direttore del Giornale Radio, Bruno Socillo, convoca la Conte. “Bisognerebbe allargare la rosa da sette a quattordici direttori”, dice. Lei esegue, però non basta. “Bisognerebbe registrarle prima, queste interviste, invece di mandarle in diretta”. I direttori si rifiutano. “Bisognerebbe delimitare il tema delle domande e delle risposte” insiste Socillo. Non funziona: evidentemente si parla ancora troppo di Berlusconi, in quelle telefonate alla radio. Insomma, da settembre i direttori dei giornali non vengono più chiamati dal Gr3. La rubrica è “sospesa”. Fino a nuovo ordine. È in questo campo da gioco desertificato, è con questa informazione militarizzata, che si combatteranno le prossime sfide tra la Casa delle Libertà e l’Ulivo. Non si sa come finirà: quello che è certo è che il suo derby decisivo, Berlusconi lo giocherà in casa.

 

I Numeri di Alemanno

Posted in Roma mon amour, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 8 gennaio 2009 by Sendivogius

 

8 Mesi al buio.

La lunga notte di Retromanno

 

giovanni-alemanno1 Da quando Gianni è diventato sindaco, ancora non se ne capacita… Sta lì con quegli occhietti febbricitanti da civetta in calore, onnipresente ovunque e comunque, stretto nella sua fascia tricolore a ricordare un vecchio proverbio: “culo che non vide mai pantalone se ne fece per cent’anni meraviglia”.

Siccome governare una metropoli è cosa difficile, Gianni preferisce delegare ad altri l’onere (un disturbo profumatamente pagato), dedicandosi a ciò che gli riesce meglio: la Propaganda.

Proclami e strombazzate costituiscono lo spettacolino pirotecnico, che dovrebbe distrarre dal black out amministrativo di una metropoli consegnata al buio dell’improvvisazione.

Una faccia per ogni circostanza. Forse Roma meritava qualcosa di più che diventare il teatrino piombato per un’orgia presenzialista, dove inscenare il reality show del virtuoso camerata superdodato. Ad Alemanno piace indossare i panni del sindaco-vigilante che veglia sulla città e sui suoi abitanti, esibendo la grinta interventista del ferreo risolutore secondo un copione ormai collaudato. Peccato che le improvvise ritirate e le vorticose inversioni di marcia abbiano fatto guadagnare al neo-sindaco il soprannome di Retromanno.

“Per prima cosa rimuoveremo la teca dall’Ara Pacis di Augusto. Fa schifo!”

La vituperata teca dell’architetto Meier sta sempre là. Verrà forse rimossa in futuro, con un ‘referendum popolare’, o magari no.

“Non permetterò mai che si realizzi all’EUR, l’orribile Nuvola di Fuksas.”

Naturalmente, l’opera architettonica di Fuksas si farà.

“Abolirò la ‘Festa del Cinema’! Anzi no, la cambierò!”

Gianni ha ragione: troppo cosmopolita, troppo aperta, troppe star internazionali… Meglio qualcosa di più casereccio, che gli ricordi le vecchie sagre paesane alle quali evidentemente è più avvezzo. Qualcosa che sia all’altezza dell’alemannico palato e in sintonia con i gusti pecorecci dei post-missini in Campidoglio…

“Sopprimerò i menù etnici da tutte le mense delle scuole elementari!”

Per il momento Alemanno, romano d’adozione, s’ingozza con la Pajata per rilanciare la cucina tradizionale dei quiriti. Che cos’è la pajata?!? ‘È merda!’ come ebbe a dire Alberto Sordi ne ‘Il Marchese del Grillo’. A ciascuno il suo. In fondo, sosteneva Feuerbach, un grande pensatore tedesco, “Sei ciò che mangi”.

Contro il traffico che stritola la Capitale, siamo alla schizofrenia:

§   “Via la sosta a pagamento e le strisce blu!”

Dopo aver costruito a tavolino, e alimentato per anni, la fortunata leggenda urbana secondo cui la STA (la società che gestisce i parcometri) apparterrebbe alla ‘moglie di Rutelli’ (!?!), si doveva dare un forte segnale di ‘discontinuità’. Risultato: traffico impazzito, perdite ingenti per le casse erariali, ripristino di tutti i parcometri

§   Eliminazione delle cosiddette ‘strade verdi’, per la gioia dei bottegari e un pò meno dei residenti.

§   Eliminazione dei blocchi della circolazione o delle targhe alterne.

§   Eliminazione della ZTL (Zona Traffico Limitato): auto ovunque e dappertutto. Stronzate demenziali come parcheggi e apertura alla circolazione delle banchine del Tevere, lungo gli argini, sono state momentaneamente abbandonate dopo la (non) esondazione del fiume.

§   Eliminazione delle ‘Domenica senza auto’, sostituite però dal picnic ai parchi cittadini.

§   No alla costruzione dei sottopassi per decongestionare il traffico dell’EUR.

§   Condono di multe e contravvenzioni. “Sì; No; Non so; No; Nì…”

Un poco meglio invece sul fronte del ‘decoro urbano’, con una serie di ordinanze:

Antiprostituzione, che ha convinto le prostitute a lasciare le strade consolari per battere le vie laterali.

Antiborsoni. Si applica anche ai viaggiatori della tratta Roma-Fiumicino?

Antibivacco. E il picnic day domenicale?

Antiaccattonaggio e antirovisamento. Questi ultimi provvedimenti, concepiti per gli zingari, hanno ad oggetto gli ultimi degli ultimi: si impartisce al barbone che fruga nei bidoni in cerca di cibo una multa pecuniaria. Anche un imbecille capirebbe l’assurdità di un provvedimento, privo di qualsiasi efficacia per sua stessa natura. Alemanno invece non l’ha compreso. Spieghiamo dunque per le menti semplici: Se avessi i soldi per mangiare, rovisterei nella spazzatura? E una volta multato, come pensi io possa pagare? Misteri della ‘tolleranza zero’. 

Antigraffitari e Antirifiuti. Da questo punto di vista, la città fa ancora più schifo di prima e l’indignato Primo Cittadino se l’è presa coi romani, che sarebbero degli zozzoni e ignorano i suoi appelli. Vero. Verissimo! Che vogliamo fare sindaco?!? “Riduciamo gli obiettivi della raccolta differenziata al raggiungimento del 25-30%”. Sfolgorante!

 

LA BANDA DEL BUCO

“Vorrei regalarvi mari e monti, di tutto e di più, calare la Luna in un pozzo e farvene dono, ma non posso. Perché?!? Ma è così chiaro! È colpa del buco lasciato dalla sinistra”.

L’invenzione tremontiana è l’alibi perfetto, la calunnia ad effetto, la manipolazione mediatica preferita da ogni cialtrone senza ritegno, che voglia entrare nella stanza dei bottoni senza pagare pegno. La menzogna è il nuovo strumento di governo per manovratori deresponsabilizzati, ma eticamente disturbati. Perciò, ad ogni difficoltà, denunciamo prima il famoso buco di Prodi e ora quello di Veltroni. A sentire Retromanno ed i suoi sodali, il nuovo buco in questione supererebbe la fantasmagorica cifra dei 10 miliardi di euro. E in effetti si tratta davvero del buco senza fine, tipico di tutte le stronzate senza fondo. Gianni dovrebbe capire che non si può continuare a sparare minchiate a oltranza (per questo c’è già l’inesauribile Gasparri). La drammatica verità è che Alemanno ha promesso troppo, ma si trova a corto di quattrini. E non può rivelare l’inconfessabile: l’abolizione dell’ICI ha prosciugato le casse comunali (solo 406 milioni di euro in meno). Ora che è sindaco ha scoperto che la città dovrebbe anche essere amministrata, possibilmente nei limiti della decenza, e che lui non sa da che parte cominciare. Per questo, dopo gli stravolgimenti attuati dalla nuova giunta, la città non ha un piano mobilità, non ha una vera prospettiva sulle iniziative di rilancio culturale e di intervento sociale. Né ha una pianificazione urbana, soprattutto dopo le infinite varianti previste a modifica dell’ultimo PRG.  Proprio perché ha a cuore l’edilizia sociale, la giunta Alemanno ha bloccato (stornando i fondi altrove) i cosiddetti piani di zona, volti al finanziamento di opere pubbliche e servizi nelle zone periferiche della città: Romanina; Settecamini, dove in compenso verranno ammassati i rom sgomberati nei raid propagandistici del sindaco; Massimina e Casal Brunori. Ciò comporta il mancato completamento del II° Piano di Edilizia Economica e Popolare, ossia la costruzione delle case destinata alla vendita e all’affitto calmierato per le famiglie più svantaggiate. In alternativa, il sindaco pensa di continuare ad imbonire i romani con tante belle parole sul Social Housing (termine nuovo per un problema antico), ovvero sull’emergenza abitativa, per nascondere un’unica devastante realtà: la più grande speculazione edilizia dai tempi del sindaco Rebecchini, con una mostruosa cementificazione di ciò che ancora resta dell’Agro Romano. Insomma, si tratta dell’ennesimo regalo agli insaziabili palazzinari romani: gli immarcescibili Caltagirone, i Mezzaroma, i Lamaro, i Toti, i Bonifaci, con l’aggiunta del sempreverde Ligresti col corollario di vecchi e nuovi immobiliaristi d’assalto. L’obolo inevitabile che ogni amministrazione versa ai veri re di Roma: i signori del mattone, già beneficiati in abbondanza dalla pure generosa giunta Veltroni. E questo mentre si tolgono i soldi per le case popolari già previste.

Di concreto, finora è stato attuato un feroce e radicale spoil system che non ha neppure risparmiato il vecchio prefetto della città, reo di non assecondare la nuova giunta nei suoi deliri securitari, insieme all’occupazione manu militari di tutte le aziende municipalizzate e le società partecipate, con la moltiplicazione delle poltrone per amici e capibastone.

 

UNA COMMISSIONE PER OGNI PROBLEMA

squadristi2Attualmente, l’unica cosa che sembra fiorire in città è lo spropositato numero di commissioni alle quali affidare la gestione capitolina, comprese tutte quelle mansioni che, di norma, rientrerebbero nelle competenze del sindaco. La Commissione Marzano (la Attalì de noantri), per i lavori della quale sono stati stanziati 200.000 euro. La Commissione sulla sicurezza e sull’ordine pubblico, affidata al generale Mori: un singolare doppione che si contrappone alla delega per la sicurezza, recentemente sottratta al povero Samuele Piccolo che si è permesso di contestare il generalissimo; si sovrappone alle competenze della Prefettura; e tallona la Questura.

È in studio anche una Commissione per il controllo del Tevere.

E una per l’uso intelligente della carta igienica.

Evidentemente, i nuovi emolumenti non rientrano nel piano di rientro e nelle variazioni di bilancio, previste per sopperire al famigerato “buco di Veltroni”, perciò il capo di Gabinetto del Sindaco può contare su uno stipendio di circa 26.700 euro lordi mensili. E poi ci sarebbero le spese per l’Ufficio di Presidenza del consiglio comunale: alla bisogna sono stati stanziati 740.000 euro. Per recuperare la cifra, è stata annullata la prevista costruzione delle scuole ai quartieri: Torrino, Mezzocamino, Cinquina. In fin dei conti, per l’istruzione ci sono già i privati e sarebbe ora di valorizzarli di più.

È l’illusione del Fare sovrapposta alla sostanza dell’Agire, attraverso le mistificazioni populiste del grande inganno decisionista.

È stato scritto che Giovanni Alemanno abbia condotto “una campagna elettorale segnata da un interventismo linguistico e pratico degno d’attenzione”. Più che il linguaggio, hanno potuto le scelte dei brillanti strateghi del PD, in primis Bettini, che hanno fortissimamente voluto la candidatura del margherito Rutelli, secondo una politica di scambio e di bilanciamento degli equilibri tutta interna al partito. Per il resto, non si ricordano grandi temi sollevati in campagna elettorale da questo insospettabile mago della comunicazione, a parte lo sventolio (piuttosto indegno) degli stracci insanguinati dagli ultimi fatti di cronaca nera. Salvo poi calare il sipario sull’emergenza criminale ad elezione avvenuta. Spirito austero ha subito eliminato l’odiata ‘Notte Bianca’, troppo legata all’immaginario veltroniano di una metropoli serena e socializzante. In compenso, Alemanno e i suoi consiglieri sono riusciti a creare la percezione diffusa di una città violenta e pericolosa. Il primo effetto pratico di una visione di così ampio respiro è stata la flessione del turismo a Roma, con relativo crollo delle presenze. E se due turisti olandesi di mezza età vengono aggrediti, brutalizzati e violentati da due romeni, a pochi passi da Ponte Galeria, dove c’è un CIE (Centro di Identificazione e di Espulsione), con tanto di presidio militare (i famosi soldatini in città)… Cazzi loro! Il sindaco mica può presidiare anche le aree più periferiche. Oltre al danno l’insulto, per chi osa offuscare la ritrovata sicurezza della città spaventata ad arte.

 

CHIACCHIERE E DISTINTIVO

Ad ennesima riprova che Roma non è la delta city insicura e letale che la destra (post?) fascista descrive ad intermittenza, a seconda di chi la governa, il 2008 ha visto una ulteriore riduzione dei reati secondo quanto riferito dalla Questura. La criminalità a Roma rimane incredibilmente bassa, se rapportata alle grandi metropoli europee. Ma certi trionfalismi nella lettura dei dati risultano ugualmente stucchevoli.

La statistica è una scienza fredda e senz’anima, incapace di rendere il dramma del singolo, se maneggiata dal vituperato governo Prodi e da Amato ministro. Incontestabile e inoppugnabile quando si tratta di incensare i presunti successi della destra di governo, in una dimensione dove la matematica, da scienza, diventa opinione.

numeri-alemanno1

Coerentemente, l’Ufficio Propaganda del camerata Gianni ha subito festeggiato l’evento col solito manifesto celebrativo. “I numeri di Alemanno: 6216 espulsione nel 2008”. Appunto, numeri. Si tratta infatti di decreti di espulsione emessi dal questore, il classico “foglio di via”: un prestampato nominale, col quale viene intimato allo straniero indesiderato di allontanarsi dal territorio nazionale entro 30 giorni, o giù di lì. Carta straccia priva di effetti pratici. I rimpatri effettivi, con accompagnamento coatto alla frontiera, sono stati 1304.  Tra questi, i cittadini comunitari espulsi (leggi: Rumeni) sono stati 324. Da notare che i decreti di allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza nei confronti di cittadini comunitari sono stati 1032. Questo vuol dire che in città circola a piede libero, o in stato di fermo presso i CIE, la bellezza di 708 stranieri delinquenti abituali: i temutissimi figli di Dracula, che tanto terrorizzano i poveri fans di Retromanno.

Nel 2008 gli omicidi a Roma sono stati 41, i responsabili dei quali sono stati per circa il 50% individuati. Questo vuol dire che ci sono almeno 20 potenziali assassini a piede libero.

Crollano del 20% le rapine in banca, che però vengono abbondantemente compensate con le rapine agli uffici postali aumentate del 15%.

Funzionano alla perfezione poi le strutture di recupero e reinserimento sociale previste dal DDL contro la prostituzione da strada: delle 3064 “peripatetiche” (adoro il gergo poliziesco) fermate, ben 33 persone si sono rivolte ai “centri appositamente preposti”.

WOW! Un successone!

In questo florilegio di dati, invece non è dato conoscere il numero delle violenze sessuali consumate in città. Non ne fornisce comunicazione la Questura, non la Prefettura, meno che mai il Comune. Secondo le tabelle del Viminale, a giugno 2008 sembrano esserci stati a Roma 96 violenze denunciate. Secondo Telefono Rosa, le violenze carnali nell’Urbe sarebbero state 163, ma non ci sono conferme. E non fa per niente piacere sapere che il 2009 si apre con una ragazza pestata a sangue e violentata negli affollatissimi padiglioni della Fiera di Roma, durante le celebrazioni di Capodanno. Lo stupro è un argomento delicato… e politicamente sensibile. Per questo è meglio non parlarne… specie da parte di chi, con assoluto cinismo, ne ha fatto uno strumento di lotta elettorale. Eliminata la notizia, eliminato il fatto.

 

I NUMERI CHE NON PIACCIONO

Tra le classifiche che Alemanno si guarda bene dal pubblicizzare, c’è sicuramente quella stilata da ‘Il Sole 24 sulla qualità della vita nelle città italiane: le Pagelle Sole 24 Ore – 2008

Sei criteri di valutazione incentrati su:

1.          Tenore di vita

2.          Affari e lavoro

3.          Servizi e ambiente

4.          Ordine pubblico

5.          Popolazione

6.          Tempo libero

Roma è precipitata dall’8° al 28° posto in un solo anno, perdente su tutti i parametri di riferimento.

Gianni Alemanno è il sindaco, ma indovinate di chi è la colpa?

 

Italiani Brava Gente

Posted in Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , on 24 settembre 2008 by Sendivogius

“NON È UN PAESE PER NEGRI”

 

 Germania, 15-08-07. Sei immigrati vengono trucidati a fucilate, all’uscita di un ristorante. Tutti vengono finiti con un colpo di pistola alla testa. In tutto sono stati esplosi 70 proiettili: tanti i bossoli ritrovati. È strage. Nelle cronache verrà ricordata come laStrage di Ferragosto. La città di Duisburg ne è sconvolta ed esprime il suo sgomento portando fiori e bigliettini di cordoglio sul luogo del delitto. La stampa tedesca, impressionata dalla gravità della carneficina, riserva alla notizia il massimo rilievo.

Le sei persone uccise sono tutte originarie della Calabria (Italia). Cinque delle giovani vittime provengono dal borgo aspromontano di S.Luca. Da anni le ‘ndrine del paese si scannano in una faida sanguinosa che oppone il clan dei Nirta-Strangio a quello dei Pelle-Vottari. Una faida che non conosce confini.

Italia, 18-09-08. È buio sulla Statale Domitiana, ma i killers ci vedono benissimo. Una tempesta di fuoco e tungsteno rovente si abbatte su quel piccolo pezzo d’Africa, che dopo il lavoro nei campi si riconosce davanti la sartoria Exotic, e ne trapassa il corpo come fosse di burro. Si spara a casaccio nel grande safari di Castel Volturno, tanto i negri si assomigliano tutti: la stessa faccia scura della miseria. La selvaggina non manca… è caccia grossa stasera!

I proiettili sparati sono 130; si usano pistole semiautomatiche, UZI, Kalashnikov. Sei sono i corpi che rimangono sull’asfalto. Sei ragazzi venuti da posti lontani, da luoghi che pochi saprebbero indicare sull’atlante: Liberia, Togo, Ghana…. Soltanto sei negri. Sei negri di meno.

Nel paese delle emergenze le sirene dell’allarme criminalità sono rimaste mute. Né mi risulta che ci sia stata particolare indignazione contro “la barbarie che minaccia la nostra civiltà”.

Certamente, non da parte dei nostrani paladini di Ordine e Sicurezza, di solito così solerti nel denunciare “l’aggressione extracomunitaria” alle nostre città. L’ineffabile Maroni, ministro agli Interni, ha detto che l’impiego dell’Esercito per questo tipo di circostanze “non serve” (subito smentito al successivo Consiglio dei Ministri). Infatti i militari sono molto più utili a presidiare il Nulla nel centro di Milano: forse è una rilettura post-moderna della “piccola vedetta lombarda” nel deserto dei Tartari. Sicuramente sono indispensabili a Firenze, per la serie: marmittoni in gita con badante al seguito. Fondamentali a Roma per la lotta agli scippatori (meglio se zingari). Assolutamente superflui invece a Castel Volturno, altrimenti bisognerebbe spiegare che in Italia c’è un’emergenza CAMORRA; bisognerebbe chiarire che con la MAFIA non si convive. E questo non giova agli affari, nevvero ministro?!?

Ma la cosa non sembra preoccupare nemmeno quei giornali, che hanno relegato la notizia alla cronaca interna dopo l’infortunistica stradale: normale regolamento tra bande di spacciatori, affari loro. Caso chiuso. Titoli meravigliosi del tipo: “Casertano. Emergenza Criminalità: extracomunitari aggrediscono la Polizia”.

Nel paese dove criminali notori sono innocenti fino al III° di giudizio, se sei negro, sei colpevole a prescindere. Giudicato, condannato… sentenza eseguita. Morte.

 

P.S.  Ieri (martedì 23 settembre) si sono svolti i funerali di Abdul Guibre, detto “Abba”, ladro di biscotti e (colpa ben più grave) “sporco negro”. È stato ammazzato a bastonate nella Milano da dimenticare del sindaco Moratti. La morte di questo Abba, ha creato inutili difficoltà a due bianchissimi cittadini dell’Italia che lavora, i sigg. Fausto e Daniele Cristofoli, che incidentalmente si sono trovati a sprangare il negretto impertinente. Pare che i poveri Cristofoli abbiano piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio (Truffa? Ricettazione? Furto? Rapina?). Peccatucci veniali…mica roba paragonabile alle colpe di Abba!

Ho ascoltato ai TG pezzi di rara maestria giornalistica dei nostri pennivendoli con cervello all’ammasso, appendici del loro microfono, che MAI pongono e si pongono una domanda:

Guibre in fondo era colpevole perché più che i biscotti, pare, avesse rubato i soldi nella cassa del bar.

Certo come no?!? Notoriamente i bar alle 6,00 di domenica mattina hanno la cassa piena per l’eccezionale numero di clienti.

Da parte dei baristi non c’era volontà omicida.

Come potrei mai pensare che menare cinque fendenti con una spranga uncinata e di ferro possa spaccare il cranio ad un ragazzo di 19 anni?!?

Tantomeno c’era pregiudizio razziale.

Da noi infatti dire a qualcuno che è un “negro di merda” è un complimento.

 

“Chi coltiva il seme di Phobos…”

Posted in Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , on 16 settembre 2008 by Sendivogius

 

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LA PAURA COME FABBRICA DEL CONSENSO  

 

 

  Una società sana possiede in sé gli anticorpi necessari per superare i traumi e rigettare gli eccessi, senza rinunciare per questo alle sue responsabilità nei confronti della collettività. Quando però quella stessa società giace schiacciata tra le labili prospettive di una realtà stagnante, il seme di Phobos germoglia. L’esempio più lampante è forse il caso Roma, dove una cattiva gestione dell’ordine pubblico, aggravata dai colpevoli ritardi di un governo inconcludente, ha condotto l’attuale sindaco Alemanno ad una insperata vittoria, sull’onda lunga di un crescente allarmismo sociale sui temi della criminalità e di una sicurezza avvertita come troppo labile. Considerata fino a non molto tempo fa una città felice (con un tasso di criminalità tra i più bassi), la Città Eterna è precipitata tra le metropoli più ansiogene in assoluto, trasformandosi (secondo la recente indagine del CENSIS) nella città più impaurita del mondo. Un disagio indotto esclusivamente da una inaspettata recrudescenza della delinquenza e della violenza da strada?
La sottovalutazione del problema criminalità esaspera la maggior parte dei cittadini, che con quel problema ci devono convivere loro malgrado. Sminuire la gravità del crimine perpetrato, offende coloro che il reato lo hanno subito. Tuttavia, dilatare la percezione dell’insicurezza, fomentare le paure, esasperarne la portata, strumentalizzando il loro effetto destabilizzante, è un pò come quel medico incosciente che alimenta le paranoie del malato ipocondriaco.
Un malato va innanzitutto rassicurato e curato con responsabile professionalità.
In una comunità depressa, ripiegata in un declino incipiente, spaventata dalle incognite di un futuro sempre più incerto, la politica dell’emergenza può colmare il vuoto programmatico che affligge quei ceti dirigenti dalla pomposa inconsistenza, e travestire le ripetute improvvisazioni in rapide decisioni. L’uso politico della paura affievolisce le riserve critiche del pensiero complesso, in nome della coesione sociale contro la comune minaccia. Delinea gli schieramenti di battaglia con una definizione identitaria forte quanto approssimativa, nei suoi contenuti forzosamente semplificati dalla visione manichea di una società in stato di guerra. Coesione sociale coagulata intorno alla definizione di un nemico. È speculare all’edificazione di una società elementare, fatta di rassicuranti certezze, in libertà vigilata. Ma la paura non è un rubinetto che si può aprire e chiudere a piacimento, secondo le proprie convenienze elettorali. Una persona spaventata continuerà ad avere paura, anche dopo che la causa originaria del suo disagio sarà venuta meno, giacché le vecchie angosce saranno soppiantate da nuovi timori, giunti ad alimentare i primi mai sopiti. Il demone della paura, una volta evocato, è difficile da esorcizzare.
La paura risveglia gli istinti più inconsci dell’individuo, ne riduce le aspirazioni a necessità primarie in una fittizia lotta per la sopravvivenza. Risponde a pulsioni irrazionali e travalica in fretta l’entità dell’episodio scatenante. La paura distorce l’evento delittuoso, ingigantendone la valenza criminogena a livelli di pandemia. Trasforma le singole cicatrici di una società ferita in metastasi diffuse, per le quali le uniche cure possibili sono rimesse ad amputazioni frettolose in ambito di garanzia e libertà personali. Corrode la nostra serenità. Scava nei nostri malumori, smuove i gas intestinali nella pancia delle nostre insofferenze, anestetizza le coscienze. Al contempo, offusca la nostra lucidità di giudizio. E, come si sa (se non ci si sveglia in tempo), il sonno della ragione può generare mostri.
Una società spaventata è più malleabile, maggiormente predisposta a immolare sull’altare della sicurezza i propri diritti, in cambio di assicurazioni e protezione. Obbediranno per una parvenza d’ordine. Sacrificheranno le loro libertà per chiudersi dentro un recinto guardato a vista e ringrazieranno i loro carcerieri per questo.
Sotto questa prospettiva, riflessione e ponderatezza sono inutili concessioni verso un nemico sempre più astratto, che si materializza nelle forme dello straniero, del diverso, del non omologato, tutti ridotti a qualcosa di alieno, destrutturato in categorie de-umanizzate. La comprensione una debolezza esecrabile, che mina la compattezza del gruppo, assediato nel suo fragile fortino.
Naturale conseguenza è la compressione dei diritti di cittadinanza che vengono limati, erosi, sbriciolati in progressione, con metodica costanza. È questo che rende ammissibili, persino desiderabili, soluzioni che non avremmo mai accettato in momenti di maggior lucidità: accettare l’esercito nelle strade come una necessità contingente; la militarizzazione delle metropoli come qualcosa di auspicabile e positivo per sedare i demoni della paura. Il controllo diffuso. Il presidio armato permanente a normale espressione del panorama urbano. E invece di provare imbarazzo dinanzi all’inquietante analogia sudamericana, ci si sente rassicurati e compiaciuti dal ritrovato spirito marziale dell’Italietta in uniforme.