Archivio per Corano

MAOMETTO E CARLOMAGNO

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 dicembre 2015 by Sendivogius

The roots of jihad

L’opera di Henri Pirenne si è sempre prestata a tutte le opinioni e tutte le contestazioni, prima di cadere nell’oblio e ridursi a letture antologiche in estratti per svogliatissimi studenti liceali che non saprebbero distinguere un tordo da una quaglia.
Henri PirenneApprossimativo, superato, inesatto. Acuto, innovativo, brillante. Pirenne è un autore che va letto, non foss’altro per la sua prosa semplice e scorrevolissima. Fa sempre la sua bella figura nella vostra più o meno copiosa biblioteca domestica. Ed è comunque un ottimo regalo di natale, al posto di ben altri orrori letterari che infestano le librerie.
In un’epoca confusa e ipocrita come la nostra, in cui le guerre si combattono ma si passa il tempo a negarne l’esistenza, riscoprire le pagine del dimenticato Pirenne (a ottanta anni dalla sua scomparsa) potrebbe costituire un’interessante sorpresa. In fondo, con più di qualche forzatura, è una storia di immigrazione, scontri e integrazioni culturali… Nel delineare gli aspetti dell’espansione islamica nel Mediterraneo e le trasformazioni più o meno conseguenti dell’Europa carolingia, lo storico belga forse è uno dei pochi studiosi ad infrangere, si potrebbe dire a sua insaputa, un certo cliché consolidato (a cui si oppongono altrettanti stereotipi contrari) e costruito attorno alla favoletta buona di un islam delle origini, tanto aperto quanto e tollerante (ma certamente non pacifico), in contrapposizione alle cupezze di un medioevo oscuro e barbarico di un Europa sprofondata nei secoli bui. Attraverso una prosa agevole e accattivante, Pirenne intuisce l’essenza di tanta “tolleranza”, cogliendone forse la natura più prossima al vero, liquidata in poche e significative righe:

Siege of Amorium«Per comprendere l’espansione dell’Islam nel VII secolo niente è più suggestivo che confrontarla, nel suo impatto sull’Impero romano, con le invasioni germaniche….. Quando l’Impero, con le sue frontiere in frantumi, abbandona la lotta, i suoi invasori si lasciano subito assorbire da esso e, per quanto possibile, ne continuano la civiltà entrando nella comunità su cui essa si fonda.
Late Romans vs Germanic Goths[…] Il problema che si pone è capire perché gli Arabi, che non erano certamente più numerosi dei Germani, non furono come questi assorbiti dalle popolazioni dei paesi di civiltà superiore di cui si impadronirono. Il nocciolo della questione è tutto qui. C’è solo una possibile risposta ed è di ordine morale. Mentre i Germani non avevano niente da opporre al cristianesimo dell’Impero, gli Arabi erano esaltati da una nuova fede. Fu questo e questo soltanto che li rese inassimilabili. Per il resto infatti non avevano maggiori prevenzioni dei Germani contro la civiltà dei popoli che avevano conquistato. Anzi, l’assimilarono con sorprendente rapidità: nelle scienze si misero alla scuola dei Greci, in arte a quella dei Greci e dei Persiani. Non erano neanche fanatici, almeno all’inizio, e non avevano intenzione di convertire i loro sudditi. Ma volevano che obbedissero al dio unico, Allah, e al suo profeta Maometto, e poiché costui era arabo all’Arabia. La loro religione universale era al tempo stesso nazionale. Erano i servitori di dio.
Esercito OmayadeIslam significava rassegnazione o sottomissione a Dio e musulmano significa sottomesso. Allah è uno ed è logico quindi che tutti i suoi servitori abbiano l’obbligo di imporlo ai miscredenti, agli infedeli. Quello che essi si propongono non è, come abbiamo detto, la loro conversione ma il loro assoggettamento. Sono questi i principi che essi portano con sé. Dopo la conquista non chiedono di meglio che prendere come bottino la scienza e l’arte degli infedeli: le coltiveranno in nome di Allah. Si impadroniranno anche delle istituzioni, nella misura in cui saranno loro utili. Per dominare l’impero che hanno fondato non possono più basarsi sulle proprie istituizioni tribali, così come i Germani non poterono imporre le loro all’Impero romano. La differenza è che, ovunque si trovino, dominano. I vinti sono loro sudditi ed essi soli pagano l’imposta, perché sono fuori dalla comunità dei credenti. La barriera è insormontabile: non può esserci alcuna fusione tra le popolazioni conquistate ed i musulmani….. Presso i Germani il vincitore andrà spontaneamente al vinto. Con gli Arabi è il contrario: il vinto andrà al vincitore e potrà farlo solo servendo, come lui, leggendo come lui il Corano, imparando dunque la lingua araba che è la lingua santa e al contempo la lingua stessa dei dominatori.
Guerriero arabo VIII secoloNessun proselitismo e neppure alcuna pressione religiosa, come invece era avvenuto per i cristiani col trionfo della Chiesa. “Se Dio avesse voluto”, dice il Corano, “avrebbe fatto di tutti gli uomini un solo popolo”, e condanna testualmente la violenza contro l’errore. Esige solo obbedienza ad Allah, obbedienza esteriore di esseri inferiori, degradati, spregevoli, che sono tollerati ma vivono nell’abiezione. E ciò è insopportabile e demoralizzante per l’infedele. La sua fede non viene combattuta, ma ignorata. E questo è il mezzo più efficace per distaccarlo e condurlo ad Allah il quale, restituendogli la sua dignità, gli aprirà al tempo stesso le porte della città musulmana. E poiché la sua religione obbliga il mussulmano a trattare l’infedele come soggetto, l’infedele va a lui e così facendo spezza i legami con la sua patria ed il suo popolo. Il Germano si romanizza dal momento in cui penetra nella “Romania”, il Romano invece si arabizza dal momento in cui viene conquistato dall’Islam, e poco importa che, ancora in pieno ‘medioevo’, sopravvivano in mezzo ai musulmani piccole comunità di copti, nestoriani, e soprattutto Ebrei. Questo non impedisce una profonda trasformazione di tutto l’ambiente. Avviene una rottura, un taglio netto con il Coranopassato. Il nuovo signore non permette più che nell’ambito in cui esercita il proprio dominio una qualche influenza possa sfuggire al rigido controllo di Allah. Il suo diritto, la cui principale fonte è costituita dal Corano, si sostituisce al diritto romano, la sua lingua al greco ed al latino.
Cristianizzandosi, l’Impero aveva per così dire cambiato anima; islamizzandosi cambia a un tempo anima e corpo. La società civile non è meno trasformata della società religiosa. Con l’Islam un nuovo mondo irrompe su quelle coste del Mediterraneo dove Roma aveva diffuso il sincretismo della sua civiltà. Si produce una lacerazione che durerà fino ai giorni nostri

Henri Pirenne
“Maometto e Carlomagno”
Newton Compton
Roma, 1993

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Oriente e Occidente (II)

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 agosto 2015 by Sendivogius

Raffaello Sanzio - 'Scuola di Atene'

«Anis si era dunque ribattezzato “Rushdie” in onore di Ibn AverroesRushd, colui che in Occidente è noto come Averroè, il filosofo arabo-spagnolo di Cordoba del XII secolo che era diventato il “qadi”, o giudice, di Siviglia, traduttore e commentatore celebrato delle opere di Aristotele. Suo figlio portò quel nome per due decenni prima di rendersi conto che il padre, un vero studioso dell’islam a cui però mancava completamente la fede religiosa, lo aveva scelto perché di Ibn Rushd ammirava le argomentazioni razionalistiche all’avanguardia nei confronti degli islamici che, ai suoi tempi, tendevano a interpretare le scritture in modo strettamente letterale.
teologo-arabo[…] Dalla tomba, suo padre gli aveva consegnato un vessillo sotto il quale era pronto a lottare, il vessillo di Ibn Rushd, ossia dell’intelletto, dell’argomentazione, dell’analisi e del progresso, per la libertà della filosofia e dell’insegnamento dai ceppi della teologia, per la ragione umana contro la cieca fede, la sottomissione, l’accettazione prona e l’immobilismo. Nessuno vuole andare in guerra, ma se ti ci trovi in mezzo, che almeno sia una guerra giusta, per le cose più importanti che ci sono al mondo, e allora potresti anche chiamarti “Rushdie”, se dovessi andare a combatterla, e collocarti laddove ti ha messo tuo padre, nel solco della tradizione del grande aristotelico, Averroè, Abuˉ ’l-Walˉıd Muhammad ibn Ahmad ibn Rushd.
Abuˉ ’l-Walˉıd Muhammad ibn Ahmad ibn Rushd[…] Anis era un senza Dio, il che è ancora considerato una condizione scioccante negli Stati Uniti, sebbene sia tutt’altro che eccezionale in Europa, e completamente incomprensibile nella maggior parte del resto del mondo, dove la sola idea di “non credere” è difficile persino da formulare. Ma era esattamente ciò che era: un ateo che però sapeva molto di Dio e ci pensava spesso. Le origini dell’islam lo affascinavano poiché erano le uniche a essere storicamente documentate tra le grandi religioni del mondo, e perché il Profeta non era una leggenda glorificata da “evangelisti” che avevano scritto cento o più anni dopo la vita e la morte dell’uomo reale, né un piatto riscaldato da quell’eccezionale proselitista che era stato san Paolo per un facile consumo globale, ma piuttosto un uomo dalla vita ampiamente certificata, di cui si conoscevano bene le condizioni economiche e di censo, vissuto in un’epoca di profondi cambiamenti sociali, un orfano diventato mercante Al-Qurandi successo dalle tendenze mistiche, che un giorno, sul monte Hira vicino alla Mecca, aveva visto l’arcangelo Gabriele stagliarsi all’orizzonte riempiendo la volta celeste e istruendolo su come “recitare” e pertanto creare a poco a poco il testo della “Recitazione salmodiata”, al-Qur’an, il Corano.
Anis aveva tramandato al figlio la convinzione che la nascita dell’islam fosse affascinante proprio perché si era verificata “dentro la storia”, e che, in quanto tale, non poteva che essere stata influenzata dagli eventi, dalle pressioni e dalle idee circolanti al tempo della sua creazione; e che storicizzare l’accaduto, cercare di capire come una grande idea potesse essere modellata da quelle diverse forze, era di fatto l’unico approccio possibile all’argomento; e che si poteva considerare Maometto un autentico mistico – così come si può accettare che Giovanna GABRIEL - Far from Graced’Arco abbia realmente sentito delle voci o che la Rivelazione di san Giovanni riporti effettivamente l’esperienza “reale” di un’anima tormentata – senza necessariamente stimare come vero che, se qualcuno fosse stato accanto a lui quel giorno sul monte Hira, avrebbe assistito a sua volta all’apparizione dell’arcangelo.
La rivelazione doveva essere intesa come un evento interiore, individuale, non come una realtà oggettiva, e la parola rivelata andava indagata come ogni altro testo, usando tutti gli strumenti critici a disposizione, letterari, storici, psicologici, linguistici e sociologici. In breve, il testo doveva essere considerato come un artefatto umano e, in quanto tale, preda della fallibilità e dell’imperfezione degli uomini.
Il critico americano Randall Jarrell, con una frase diventata famosa, ha definito il romanzo come “un lungo scritto con qualcosa di sbagliato dentro”. Ecco, Anis Rushdie pensava di sapere cosa ci fosse di sbagliato nel Corano: alcuni passaggi sembravano sconnessi.
MaomettoSecondo la tradizione, Maometto, che era forse analfabeta, quando scese dalla montagna cominciò a recitare e chiunque appartenesse alla sua più stretta cerchia e gli fosse vicino in quel momento trascrisse le sue parole su quanto aveva sottomano: pergamena, pietra, pelle, foglie, e talvolta, si dice, persino ossa. Questi brani furono conservati in un forziere custodito nella sua abitazione fino alla sua morte, quando i compagni si riunirono per stabilire la corretta sequenza della rivelazione, ed è alla loro risolutezza che dobbiamo il testo del Corano diventato canonico. Per poterlo considerare “perfetto”, il lettore è chiamato a credere che: a) l’arcangelo abbia riferito la Parola di Dio senza alcuna imprecisione, il che è del tutto ammissibile dal momento che si presume che gli arcangeli siano immuni da refusi; b) il Profeta, o, come preferiva chiamarsi, il Messaggero, si sia ricordato le parole dell’arcangelo con assoluta precisione; c) le frettolose trascrizioni dei compagni, buttate giù nel corso di una rivelazione durata ventitré anni, siano parimenti esenti da errori; d) quando essi si riunirono per disporre il testo nella sua forma definitiva, la loro memoria collettiva della corretta sequenza fosse a sua volta perfetta.
Quraysh Anis Rushdie era riluttante a contestare le proposizioni a), b) e c). La d), invece, gli risultava più difficile da digerire, perché, come facilmente si accorge chiunque legga il Corano, parecchie sure, o capitoli, contengono profonde discontinuità, cosicché un argomento è lasciato cadere d’un tratto, senza preavviso apparente, per poi magari essere ripreso inaspettatamente più avanti, all’interno di una sura che fino a quel momento riguardava tutt’altro. Anis coltivò a lungo il desiderio di ricomporre quelle discontinuità per poter così giungere a un testo che fosse più chiaro e più facile da leggere. Non si trattava di un piano segreto o nascosto, tutt’altro, ne discuteva apertamente con gli amici anche a cena. Non c’era nessun brivido in quell’impresa, nessuna sensazione che essa potesse costituire un pericolo. Forse i tempi erano diversi, e un’idea del genere poteva essere sostenuta senza temere ritorsioni; o forse le persone al corrente erano davvero meritevoli di fiducia; o semplicemente Anis era soltanto un eccentrico inoffensivo. Fatto sta che quello studioso revisionista crebbe i suoi figli in un’atmosfera di indagine libera e aperta, senza divieti, senza tabù. Tutto, persino le sacre scritture, poteva essere vagliato e, almeno potenzialmente, migliorato

Salman RushdieSalman Rushdie
Joseph Anton
Mondadori, 2012

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L’oppio dei popoli

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 7 gennaio 2015 by Sendivogius

HEBDO (5)

Per capire come un giornalino illustrato dalla satira irriverente, HEBDO (4)ricercatamente provocatoria, non di rado a sfondo religioso e spesso di cattivo gusto, col tratto stilistico delle vignette volutamente sgradevole, possa scatenare la furia omicida di una banda di psicopatici assassini, bisognerebbe scandagliare i meandri più oscuri di menti pesantemente disturbate, nei gorghi insani del più profondo sonno della ragione, diventato letargo e degenerato alfine in coma irreversibile, nel culto morboso della morte (altrui).
2012-09-18-delucqDi “Charlie Hebdo” tutto si poteva dire, tranne che facesse sconti ad alcuno… Cattolici, musulmani, ebrei, indistintamente e senza eccezioni venivano fatti veil-charlie-hebdooggetto delle sue caricaturali vignette, il cui obiettivo non era dileggiare le religioni in quanto tali, ma ridicolizzare l’integralismo e l’intolleranza religiosa in ogni sua forma, senza troppe sottigliezze, ricorrendo spesso e volentieri alla dissacrazione dei fanatismi, irrisi nei loro simboli più esteriori.
HEBDO - La cena dei cretiniPoi le vignette di “Charlie Hebdo” potevano anche non piacere, essere più o meno discutibili, ma questo tra persone mediamente civilizzate rientra nell’ambito dei gusti personali e della libera scelta, divenendo oggetto di diatriba dialettica e, per i più cavillosi, motivo di citazione in tribunale.
HEBDO (1)Come si sa, i fanatici non brillano certo per il loro senso dell’umorismo. Si prendono maledettamente sul serio e sono terribilmente suscettibili. Ma nessuna religione, nemmeno nelle sue appendici più cupe e apocalittiche, sembra raggiungere le perversioni psicotiche dilatate a nevrosi collettiva di massa, come nel caso del più truce fondamentalismo islamico.

HEBDO (2)

Per dire, col Vaticano e le ossessioni omofobe di molti porporati, “Hebdo” ci andava giù pesantissimo ma nessuno aveva mai sparato addosso ai suoi redattori…

Conclave

È straordinario come una singola religione, più di ogni altro credo confessionale, riesca a catalizzare le ossessioni e le paranoie mistiche di un così gran numero di sociopatici, convogliandole in pulsione omicida da celebrare in olocausti purificatori. Se ogni religione investe a piene mani nella sfera dell’irrazionale, c’è qualcosa di profondamente malato nel culto della morte celebrata e vissuta, che pare pervadere le componente più insana dei devoti seguaci del “profeta”.

Abu Osama Al-Faranci (il Francese)

E basta osservare gli sguardi spiritati, ma inesorabilmente vuoti, in uno stato di allucinazione permanente, dei “foreign fighters” confluiti nell’ISIS…
Foreign fighterIn una nota (e contestatissima) intervista del 2001, lo scrittore Michel Houellebecq aveva affermato:

Charlie HebdoIo dico che il fatto di credere in un unico Dio è il comportamento di un cretino, non riesco a trovare un’altra parola. E la religione più stupida è l’islam. La lettura del Corano lascia prostrati.”

Più semplicemente, come tutti i libri ‘rivelati’, nella sua parte migliore, è una raccolta di prescrizioni elementari e norme di profilassi di base, riservate a tribù barbare di analfabeti pastori semi-nomadi e che hanno bisogno di ammantarsi di volontà divina per essere eseguite. Il successivo corollario di totem e tabù rientra nei condizionamenti posticci, spiegati fin troppo bene dall’opera di Sigmund Freud.

caricature_mahomet_cabu

Se la dobbiamo dire tutta, teologicamente il Corano è di una povertà assoluta: un plagio letterario che reinventa la Bibbia ebraica e attinge abbondantemente dal cristianesimo monofisista dei Ghassanidi. Poi certo c’è sempre un “profeta” autonominatosi tale, che si inventa una nuova fede, ci costruisce una religione sopra, e la usa per conquistare il potere assoluto, eliminando tutti i propri avversari.
HEBDO (1)Che in pieno 2015 ci sia gente disposta ad uccidere per una serie di storielle mitologiche, elette a verità di fede va ben oltre i canoni ordinari della follia.

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VERITA’ SUPPOSTE

Posted in Kulturkampf, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 novembre 2009 by Sendivogius

Supposta

 A dispetto di un certo femminismo che vede nell’introduzione delle cosiddette “quote rosa” la remissione di ogni pubblico male, una buona politica non è questione di genere, poiché gli idioti (ancorché utili) non hanno sesso.
E tutti hanno bisogno di un padrone presso cui accucciarsi…

AlessandraMussolini “TORNA A CASA LASSIE
Lo sanno bene le pasionarie nere della diaspora neo-fascista, le ‘spirituali’ Alessandra Mussolini e Daniela Santanché, le ‘figliole prodighe’ smarritesi nella selva oscura, che alfine ritrovano la diritta via verso la Casa del Fascio, accolte al cospetto del Papi.
Certi pellegrinaggi, seppur brevi, ricordano gli eroi popolari del nostro passato presente, che tutto sopportano pur di tornare a casa, come Lassie: la cagna fedele, protagonista di zuccherosi filmetti che hanno funestato l’infanzia di intere generazioni.
Naturalmente, c’è un prezzo da pagare…

“Io credo che ormai ci sia l’impunità perché i processi non vengono celebrati. Io ho visto ieri la Finocchiaro che mi sembrava un’attrice di una soap opera brasiliana con questo fiore nero, che ha lanciato il fascicolo contro il muro. Mi meraviglio che non abbia lanciato il fascicolo quando in Campania noi abbiamo Antonio Bassolino che governa con avvisi di garanzia che gli piovono anni e anni, da 20 anni. Quindi questo vuol dire non avere la possibilità né per le vittime avere il processo né, per chi delinque, di andare in galera. Attualmente è così. Quindi io credo che questo sia un atto giusto (…) Quindi io credo che avere il diritto ad un processo breve sia una cosa sacrosanta. Perché non si indigna la Finocchiaro per tutti quelli che non hanno un processo e intanto stanno a governare?!?”

 Alessandra Mussolini (12-11-09)
 La video-intervista integrale la potete ascoltare qui.

C’è da chiedersi se la Ducia redenta creda davvero alle stronzate che va seminando in giro senza onta né vergogna.
In pratica, la soluzione ai processi troppo lunghi consiste nel non celebrarli affatto. Azzerare entro due anni i tempi di prescrizione, vuol dire infatti estinguere il reato a carico degli indagati che avranno la garanzia dell’impunità, nonché la fedina immacolata, e non andranno MAI “in galera”. Invece, per le vittime che hanno subito la violenza, oltre al danno si aggiungerà la beffa, dal momento che con l’annullamento del processo verrà negata loro ogni forma di giustizia legale, ma saranno comunque costretti a pagare le spese.
“Avere diritto ad un processo breve è una cosa sacrosanta”. Ma se i tempi si allungano, eliminare il processo è meglio. Anzi! “È un atto giusto”.
Siccome una cazzata chiama l’altra, la Ducia tuona giustamente contro Antonio Bassolino, il pluri-avvisato governatore campano, ma trova assai normale sostenere come candidato alternativo Nicola Cosentino contro il quale, oltre agli “avvisi di garanzia” legati alla sciagurata gestione rifiuti, è stato chiesto l’arresto per associazione camorrista. Figuriamoci poi se desta imbarazzo il fatto che Cosentino, in qualità di sottosegretario all’Economia, possa indirizzare i fondi ministeriali per gli appalti pubblici in Campania.
Dulcis in fundo, la Mussolini sì che si indigna “per tutti quelli che non hanno un processo e intanto stanno a governare”. Dice ‘Berlusconi’, ma pensa ‘Bassolino’.     

santanche_dito “COME TI SISTEMO L’ISLAMICO
La paura porta voti. In tempi di crociata, la costruzione di uno spirito identitario è imprescindibile dalla individuazione del Nemico: il suo rogo in effige rassicura e rafforza il senso di ‘comunità militante’.

  Ingredienti per l’uso:
1) Prendete un musulmano o anche più. Soprattutto, fate in modo che sia presente almeno uno di quelli barbuti, magari con posizioni di matrice fondamentalista. Meglio ancora se non parla bene l’italiano.
2) Invitateli in una di quelle trasmissioni d’intrattenimento, dove tra i culi e le tette delle vallette si trova anche un angolino per l’approfondimento. Preparate con cura la trappola.
3) Assicuratevi che al “dibattito” partecipi indisturbato qualche professionista della provocazione… Ce ne sono tanti; Sgarbi; Mussolini; Santanché; leghisti di contorno come Bricolo e Salvini.

Adesso, non vi resta che scegliere il livello di cottura:

Livello Estremo. L’ospite è irritante, intrinsecamente antipatico, irriducibilmente insopportabile. In tal caso, il pestaggio virtuale non basta. Al saraceno bisogna impartire una lezione vera, in nome della catarsi collettiva del popolo fattosi Nazione.
Ne sa qualcosa Adel Smith. È l’11 gennaio 2003 e l’indisponente “presidente dell’Unione Musulmani d’Italia” partecipa ad una trasmissione della padana TeleNuovo, con sorpresa finale. Dietro le quinte c’è una trentina di squadristi di Forza Nuova, ansiosi di dare il loro contributo alla discussione. Entrano in studio; pestano Smith ed il suo collaboratore; indisturbati se ne vanno.
Mission accomplished! La Cristianità è salva.
 (I dettagli potete leggerli qui)

Livello Consigliato. L’ospite è cortese e bene educato. Risponde a requisiti politically correct, come si conviene ad un pubblico domenicale di famiglie… C’è un problema però! E qualora facesse bella figura, risultando persino convincente?!?
8 Novembre. La trasmissione è “Domenica Cinque”; conduce Barbara D’Urso e l’invitato di punta è Ali Abu Shwaima, imam di Segrate, al quale si contrappone la raffinata Daniela Santanché.
Tra gli altri, ci sarebbe pure la signora Isabella Cazzoli (Unione Atei e Agnostici Razionalisti), ma per lei è già pronto un Vittorio Sgarbi sbavante in solito eccesso di salivazione.
Nonostante tutto, esiste il rischio (remotissimo) che possa uscire fuori un qualche ragionamento di senso compiuto. Per questo la Santanché circoscrive subito il pericolo:

“Maometto aveva nove mogli, l’ultima era una bambina di nove anni. Maometto era un poligamo e un pedofilo!
(…) In Arabia Saudita danno le bambine agli sceicchi… Chi sposa una bambina di 9 anni nella mia cultura è un pedofilo e Maometto è un pe-do-fi-lo!”

Si potrebbe obiettare che la “poligamia” è soltanto un aspetto nell’ambito delle numerosissime prescrizioni, con le quali il Corano disciplina il diritto matrimoniale e di famiglia.
Si potrebbe aggiungere che tale opzione (non certo un obbligo) è prevista nel III° versetto della IV Sura coranica. È un verso particolarmente contorto che parla dell’assistenza agli orfani ed alle vedove, salvaguardando i diritti e gli assetti ereditari di entrambe.
E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti.
L’interpretazione più semplice per la società beduina dell’Higiaz (parliamo del VII° sec. d.C.) consisteva nel contrarre più matrimoni regolari, in modo da assicurare alla nuova sposa una serie di diritti riconosciuti. Diritti rigorosamente specificati e riportati nei versetti successivi.
Storicamente, l’introduzione ufficiale della poligamia avviene in seguito alla Battaglia di Uhud (marzo del 625) in virtù del gran numero di vedove e per rinsaldare, tramite il matrimonio, una serie di alleanza tra clan familiari (in Oriente, come nell’Occidente cristiano).
Ne sa qualcosa lo stesso profeta Muhammad che sposa Aisha, la famosa bimba di 9 anni, sotto le pressioni del padre di lei, Abu Bakr, uno degli alleati più fedeli ed importanti.
DanielaSantanchéSull’effettiva consumazione delle nozze, dalla lettura del Corano, non si ricavano notizie certe. Per concludere, la poligamia serviva soprattutto per distinguere le donne maritate dalle concubine, nonché dalle cortigiane…
Ma le nostre sono considerazioni inutili. Tempo e fatica sprecata nell’Italietta integralista che gioca alle guerre di religione.
Tant’è che “Maometto è pedofilo! E in Arabia danno le bambine agli sceicchi!”. Il che è un po’ come dire che i preti cattolici sodomizzano i chierichetti in parrocchia, ma questo la Santanché crucesignata si guarda bene dal gridarlo.
Comunque, nella cristianissima Europa certi matrimoni non sono mai avvenuti. Infatti, tanto per dire, basta guardare alla civilissima Italia del Rinascimento…
Nell’anno del Signore 1473, la nobile Caterina Sforza (giusto 10 anni) sposa in prime nozze Girolamo Riario (che di anni ne ha 28), il quale pretenderà di esercitare da subito, e in più occasioni, i suoi ‘diritti coniugali’. Dall’arabico fattaccio è trascorso giusto un millennio. Girolamo è nipote del papa, Sisto IV, che evidentemente non ha nulla da eccepire. In più, nomina cardinale un altro suo nipote sedicenne. Meglio di Sisto faranno in parecchi… Il suo successore, Innocenzio VIII, non ha nipoti da sistemare, ma sette figli. In compenso è un amante fedele. Anche papa Alessandro VI (1492-1503) ha 7 figli ma da 3 donne diverse, e un’altra amante ufficiale, in più si sospetta un relazione incestuosa (del papa!) con un delle sue figliuole.
In fondo che male c’è? Come riporta la Bibbia, il saggio Loth non faceva forse le stesse cose con le proprie figlie.
Superiorità delle Radici Cristiane.

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