Solitamente, un sistema articolato di garanzie e di controlli serve a tutelare i cittadini contro gli abusi del potere, vigilando costantemente sulle anomalie e sanzionando severamente le violazioni, nel nome del principio di legalità. Per questo esistono gli organismi di vigilanza.
Nell’Italietta berlusconizzata, avviata a diventare uno stato patrimoniale nelle disponibilità del Sovrano, tramite la potestà delle istituzioni, le agenzie di controllo (farsescamente chiamate authorities) sono parte integrante di una finzione democratica a corollario del potere assoluto dei Re.
Si assiste così ad un curioso paradosso: invece di limitare e censurare gli appetiti autocratici dell’Unico, con la rimozione del mostruoso conflitto di interessi, se ne da per scontata la sostanza e l’esistenza, costituendo un contorno di sedicenti organismi di controllo, a cartina di tornasole, che lasciano però intatto il problema originale, con la nomina di ‘garanti’ da parte di chi è causa integrante dell’anomalia che si vorrebbe contenere.
Nella panchina degli osservatori impotenti e spesso benevoli c’è sicuramente l’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che svolge la sua attività di controllo nel mercato strategico delle comunicazioni, “volta alla soluzione di questioni di particolare delicatezza” in considerazione dei “rilevanti interessi economici di soggetti operanti ne settore”. Insieme all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, l’AgCom dovrebbe vigilare anche sui casi di “conflitto d’interessi”, nella remota ipotesi che il governo favorisca gli interessi privati del premier e le attività imprenditoriali della sua famiglia, assicurando “la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali dei cittadini”.
Pertanto, i componenti dell’Autorità “sono chiamati a tenere un comportamento ispirato a lealtà, imparzialità, diligenza e correttezza personale”, con la sottoscrizione di un Codice etico al quale attenersi scrupolosamente:
Art. 5 – Doveri di imparzialità
1. I Componenti e i dipendenti operano con imparzialità, senza indulgere a trattamenti di favore; assumono le proprie decisioni nella massima trasparenza e respingono indebite pressioni. Non determinano, nè concorrono a determinare, situazioni di privilegio e non ne fruiscono.
2. Nello svolgimento dei suoi compiti il dipendente:
a) non assume impegni, nè fa promesse ovvero dà rassicurazioni in ordine a questioni che rientrino nella competenza dell’Autorità;
b) non promuove incontri informali con soggetti interessati, dedicati a questioni rilevanti ai fini dell’attività d’ufficio, nè vi partecipa, se a ciò non espressamente autorizzato dal dirigente responsabile; in particolare, non partecipa ad incontri informali aventi ad oggetto provvedimenti non ancora deliberati dall’Autorità o non comunicati formalmente alle parti;
c) mantiene un comportamento imparziale in occasione di esami o di concorsi pubblici, nonchè in occasione di promozioni o trasferimenti.
3. Il dipendente evita di assumere incarichi di rappresentanza in associazioni, circoli od altri organismi di qualsiasi natura, qualora da ciò possano derivare obblighi, vincoli o aspettative tali da poter compromettere l’esercizio delle funzioni dell’Autorità.
Con italica coerenza, gli 8 Commissari che ne compongono il Consiglio sono tutti di nomina politica, gravitanti nel mondo dei partiti dei quali rispecchiano gli equilibri: ci sono parlamentari, ex dipendenti Mediaset e persino un paio di sottosegretari di governo.
Il Presidente dell’Agcom invece viene scelto direttamente dal Capo del Governo.
IL CONSIGLIO DEI GUARDIANI
L’attuale Garante è Corrado Calabrò (classe 1935), giurista esperto e già magistrato della Corte dei Conti, raffinato letterato, dal prestigioso curriculum istituzionale con esperienze importanti nella giustizia amministrativa. Il dott. Calabrò viene nominato presidente dell’Agcom il 18/03/05 su indicazione di Gianfranco Fini, allora vice-premier, con l’assenso di Silvio Berlusconi che al momento della votazione si astiene.
Tutti i componenti sono chiamati a garantire l’autonomia di questo fondamentale organismo indipendente, uniformemente spalmati tra le due commissioni che costituiscono l’Autorità di controllo:
§ Commissione per le infrastrutture e le reti (CIR)
Prof. Stefano Mannoni
Nato a Sondrio il 1 aprile 1966. E’ professore ordinario di storia delle costituzioni moderne alla Facoltà di Giurisprudenza di Firenze e avvocato.
È il commissario in quota Lega, nonché editorialista de Il Foglio e de Il Giornale.
«Il costituzionalista Prof. Mannoni si è distinto, tra l’altro, per aver fatto, a suo tempo, un tempestivo e singolare commento all’indomani della pubblicazione della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 31/01/2008 in merito all’assegnazione delle frequenze occupate da “Rete 4” a scapito di “Europa 7”, che (com’è noto) è stata favorevole a “Centro Europa 7”, vincitrice di regolare gara d’appalto indetta dallo Stato italiano.
Su “Il Giornale” l’editorialista Stefano Mannoni ha prontamente dispensato una lettura (che si pretende) “senza pregiudizi” della suddetta sentenza, curiosamente simile al comunicato Mediaset, secondo la cui nota, emessa il giorno precedente, “quale che sia il contenuto della sentenza, questa non può comportare alcuna conseguenza sull’utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset, inclusa ovviamente Retequattro”»(fonte: ADUSBEF)
Dott. Nicola D’Angelo
Giurista di prestigio, “Ha lavorato presso il Ministero delle Comunicazioni, dove ha diretto uffici con competenze giuridiche nel settore della radiotelevisione pubblica e privata e delle telecomunicazioni. Si è inoltre occupato di problematiche relative alla pianificazione delle frequenze, alla convenzione e al contratto di servizio della RAI, alle trasmissioni per l’estero e per le minoranze linguistiche. Nel 1995 è stato consulente giuridico della Commissione speciale della Camera dei deputati per il riordino del settore radiotelevisivo e componente della rappresentanza italiana nel Comitato del Consiglio d’Europa per i mezzi di comunicazioni di massa.
È stato membro della I Commissione TV e minori istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In rappresentanza del Ministero delle Comunicazioni è stato membro del Consiglio di amministrazione della Stet e di Telecom Italia.
Ha poi vinto il concorso in magistratura amministrativa.
È stato consigliere giuridico del Ministro delle Comunicazioni, Capo Ufficio Legislativo del Ministero del Commercio con l’Estero, Capo Ufficio Legislativo del Ministero delle Riforme Istituzionali.
In particolare, in qualità di consigliere giuridico del Ministro delle Comunicazioni ha collaborato alla stesura della legge istitutiva dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e delle norme in materia di riassetto del settore radiotelevisivo e di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni.
Magistrato amministrativo e professore presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUMSA di Roma, dove insegna Teoria delle organizzazioni pubbliche, è autore di pubblicazioni nel settore giuridico e delle comunicazioni.”
Dott. Roberto Napoli
Nato a Battipaglia (SA) il 18 aprile 1950, medico chirurgo specializzato in Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina del Lavoro, è “editorialista su numerose riviste specializzate sui temi dell’informazione e della formazione ambientale e della privacy. Ha curato la pubblicazione di studi e ricerche in materia di comunicazione, svolgendo stages, corsi e master sui temi della comunicazione di massa, la privacy e la formazione ambientale”.
Nel 1994 è stato eletto al Senato ove è stato ex Presidente di gruppo parlamentare dell’UDEUR.
Dott. Enzo Savarese
Nato a Brescia il 3 gennaio 1953, una laurea in Giurisprudenza, ex deputato di AN, è stato responsabile di Alitalia per le relazioni internazionali e consigliere di amministrazione per Atesia s.p.a. Curiosamente, entrambe le aziende sono miseramente fallite.
§ Commissione per i servizi ed i prodotti (CSP)
Dott. Michele Lauria
Nato ad Enna il 09/11/42. Una laurea in filosofia; Ex sindaco democristiano di Enna; ex senatore della Margherita; ex sottosegretario nei governi Prodi-D’Alema-Amato.
È uno dei commissari Agcom in quota centrosinistra.
Dott. Sebastiano Sortino
Nato a Sortino (SR) il 9 settembre 1938. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Catania. Ha frequentato corsi di specializzazione nelle materie economiche in Italia ed all’estero.
È stato per oltre dieci anni responsabile del settore piccola industria presso la Confindustria, e per più di cinque anni responsabile dei rapporti con le Regioni e gli Enti Locali presso l’Ente Nazionale Idrocarburi. Attualmente, conserva il suo incarico nel CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro). Dal gennaio 1977 è direttore generale della FIEG, Federazione Italiana Editori Giornali. E forse è l’unico che capisce davvero qualcosa di editoria.
Dott. Gianluigi Magri
Medico bolognese, “è specialista in Medicina interna e cardiologia. Attualmente è ricercatore confermato presso il Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia dell’Università di Bologna.
È autore di circa 270 pubblicazioni scientifiche ed ha collaborato a progetti di ricerca con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Ministero della Salute ed il CNR.
Consigliere del Comune di Bologna eletto nel 1985 è stato rieletto nel 1990 e nel 1995. In questo periodo è stato capogruppo della DC e poi del CCD nel Consiglio comunale di Bologna.
Dal 1994 al 2003 ha fatto parte dell’Assemblea della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (in rappresentanza degli enti territoriali).
Dal 1997 all’ottobre del 2002 siede nel Consiglio di Amministrazione di SEABO di Bologna, poi HERA.
Dal febbraio 2003 al 2005 è stato Sottosegretario di stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze del Governo Berlusconi. Durante il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea ha presieduto il consiglio Ecofin Bilancio preparando e discutendo il primo bilancio europeo allargato a 25 Paesi, che ha firmato, nel dicembre 2003, con il presidente europeo Pat Cox. Ha inoltre seguito i rapporti con la stampa internazionale sul tema del bilancio europeo, collaborando con gli organi istituzionali di informazione sulla materia in oggetto”.
Giancarlo Innocenzi
Nato a Verona il 19 agosto 1945, una laurea in Economia e Commercio, è un ex dirigente Fininvest: ex direttore dei servizi giornalistici di Canale 5, Italia 1, Rete 4.
Ex Sottosegretario di Stato al Ministero delle Comunicazioni dal 2001 al 2005 di Forza Italia, è stato pure presidente della commissione per lo Sviluppo del digitale terrestre (grande business di Mediaset).
Dubbi sull’imparzialità del personaggio e sul rispetto del codice etico, erano già stati sollevati dal presidente Calabrò un paio di anni fa. Naturalmente, Innocenzi è rimasto in servizio permanente agli ordini del Grande Capo, che a tutti gli effetti lo considera (e lo tratta) come un suo dipendente. Tanto fedele da guadagnarsi l’inossidabile soprannome di Inox.
Il commissario Innocenzi è uno che deve aver ben compreso il suo ruolo di garanzia…
Padron Silvio si è appena travestito da paladino dell’Amore (proprio): se non lo ami ti spegne.
Ossessionato da Santoro, Floris e dalla libera stampa in generale, abituato alla sua corte di ruffiani e cicisbei non riesce a comprendere la differenza che intercorre tra il panegirico e l’informazione anche critica. Pertanto se ne lamenta al telefono con i suoi agenti del Min.Cul.Pop. delle Libertà.
Tra questi c’è appunto Innocenzi, il quale deve sorbirsi le sfuriate del boss che si crede istituzione vivente e che (parole sue) “lo manda a fare in culo ogni tre ore”:
È arrabbiatissimo. E, come sempre quando non gli piace cosa passa la Rai, chiama il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi. I toni non sono esattamente garbati: il Presidente del consiglio parla al responsabile dell’Autorità garante come fosse un suo dipendente. Gli dice di non avere “dignità”, gli consiglia “di dimettersi” se non è in grado di svolgere il lavoro per il quale viene pagato. Lo accusa di non riuscire a “difenderlo” abbastanza, come invece dovrebbe fare. Anche perché – gli ricorda il premier – è stato lui ad averlo “messo in quel posto!”. Berlusconi è furibondo, Innocenzi prova inutilmente a parlare, a difendersi: “Ma insomma: prima Ezio Mauro. Poi Eugenio Scalfari. Ma dove siamo? Mi attaccano, parlano male di me dai canali della televisione pubblica. Ma ti pare una cosa possibile? Come si può fare per far intervenire l’Agcom su una vicenda come questa?” e giù altri giudizi sulla inadeguatezza al ruolo che ricopre del commissario di Agcom.
Innocenzi tenta di giustificarsi in tutte le maniera, sostiene che può fare molto poco, giura al presidente del consiglio di non aver potuto “bloccare” quella trasmissione perché è troppo complesso, troppo difficile.La Repubblica – 15 marzo 2010
Il fatto è che alcuni giornalisti hanno osato violare la damnatio memoriae decretata dell’Imperatore, intervistando l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, oltre ai direttori de La Repubblica Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari, tutti colpiti da mandato di ostracizzazione.
Il Joker di Arcore inoltre è tormentato dal faccione contadino di Antonio Di Pietro, che non vuole più vedere credendosi forse il ceronato più bello del reame.
Soprattutto l’Imperatore non vuole si parli delle sue grane giudiziarie, giacché il problema non è la reiterazione del reato ma la sua pubblicazione. Se ne lamenta col fido Scondizolini, direttorissimo del TG-1 che prontamente esegue. Col direttore RAI, l’impomatato Mauro Masi che per un istante sospetta di essere in una dittatura africana o peggio: “Certe cose non avvengono neanche nello Zimbabwe“, si lamenta. Poi però ci ripensa e prontamente si allinea ai desiderata del Mugabe brianzolo… del Mogamboni al governo.
Questo perché in uno Stato criminale su base proprietaria il problema non è l’Anomalia elevata a regola, ma chi la denuncia…
Innocenzi non può certo deludere Re Silvio e per tirare giù le saracinesche sulla trasmissione dell’esecrato Michele Santoro convoca anche un altro ex manager della Fininvest in disarmo ma sempre fedele, tale Alessio Gorla.
“È Gorla a svolgere il ruolo di ponte tra Innocenzi e la Rai. È lui a fornire al commissario dell’Agcom le carte utili per far scrivere al presidente dell’Autorità una lettera pepata contro Michele Santoro. Gorla, a 73 anni è stato premiato con la poltrona di consigliere della Rai dopo avere rivestito cariche manageriali nel gruppo Fininvest.
Nel 1994 è entrato in Forza Italia e ha coordinato la campagna elettorale del partito. Passato in Rai come direttore delle risorse è stato pensionato nel 2006 e richiamato in consiglio lo scorso anno. Anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, prima di cercare in ogni modo di eliminare dal video i suoi rivali mediatici, è stato dipendente di Berlusconi come segretario generale di Palazzo Chigi. Infine Giorgio Lainati, l’uomo che si definisce un soldato nelle intercettazioni della Procura di Trani e che si lamenta contro Mauro Masi e contro i precedenti direttori generali che non sono riusciti a chiudere Annozero nonostante sette esposti presentati (non solo da lui) dalla Commissione di Vigilanza, quel Giorgio Lainati che oggi è vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, per anni è stato un dipendente proprio di Mediaset. Prima di essere eletto nelle file di Forza Italia in Parlamento è stato giornalista di Studio Aperto e Canale5.”
Il Fatto Quotidiano – 14 marzo 2010