Archivio per Confindustria

THE MANGLER

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , on 27 Maggio 2021 by Sendivogius

I Signori di Confindustria se li chiami “padroni” si offendono.
A lor signorie piace infatti immaginarsi come benefattori, per l’incommensurabile privilegio di poter lavorare per loro con stipendi al massimo ribasso e garanzie inesistenti, sfruttando lo stato di necessità dietro la minaccia della miseria, prima di essere buttati via una volta spremuti a dovere.
Loro ovviamente la chiamano “opportunità di mercato”, su contenimento dei costi.

«Il blocco dei licenziamenti va rivisto, perché non va bene lasciare in cig ad oltranza persone che potrebbero essere ricollocate, ora che la manifattura sta ripartendo. […] Non ha senso bloccare queste persone in aziende che non hanno futuro: è meglio che vengano ricollocate sul mercato


 È la signora Laura Dalla Vecchia che vi parla. La presidente degli industriali di Vicenza, in attesa dell’Autunno che verrà, ci regala l’ennesimo saggio di darwinismo sociale estremo e di cinismo padronale, con l’algida naturalezza di chi reputa la cosa normalissima, quando si è di casa nei buffet dove le brioches non mancano mai, mentre ci sorridono incorniciate nel tailleur d’ordinanza.

E insomma, a chi tocca non s’ingrugna!

«C’è un sacco di brava gente che avrebbe voglia di rimettersi in pista, ma se hai un curriculum inadeguato è difficile. Avevamo già chiesto al precedente governo di potenziare l’alternanza scuola-lavoro: serve a far capire ai giovani che tipo di offerta c’è nel territorio. I lavori legati alla manifattura ti danno soddisfazione, garanzia di salario, permettono di vivere con dignità

Luana D’Orazio, morta a 22 anni, risucchiata in un orditoio tessile, mentre lavorava per 980 euro mensili (lordi!).

“I lavori legati alla manifattura ti danno soddisfazione, garanzia di salario, permettono di vivere con dignità.”

E segnatevele ‘ste parole!

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Overlook Hotel

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , on 8 gennaio 2017 by Sendivogius

shining-partyPerché l’economia italiana non cresce? Perché, a dispetto dei media prezzolati che fantasticano di riprese immaginarie, in un paese che non esiste se non nelle loro narrazioni romanzesche, l’Italia sta entrando (caso unico) nel settimo anno consecutivo di una crisi senza soluzione? Forse perché al netto di una classe politica totalmente azzerbinata agli istinti predatori di un capitalismo selvaggio e (in)opportunamente assistito in conto pubblico, abbiamo la peggiore casta ‘imprenditoriale’ del pianeta, a prova di qualunque rottamazione, merito o ricambio che sia, di cui la “politica” non è altro che supina emanazione a tutela corporativa di interessi particolarissimi. Una cosca padronale che detta l’agenda e re-inventa la realtà, a seconda delle proprie convenienze.
Soltanto un mese fa, le proiezioni per l’anno 2017 erano queste…
Le Profezie di ConfindustriaPoi il referendum costituzionale è andato come doveva andare, perché il popolo è molto meno cialtrone dei suoi padroni, e con la stessa noncuranza (e immutata faccia da culo) i sedicenti “centri studio” di settore, dinanzi alla mancata apocalisse ampiamente preannunciata con dovizia di numeri sparati a cazzo, sono subito corsi ai ripari con una nuova infornata di dati riadattati alla situazione contingente…

In poche settimane [????] lo scenario economico globale è cambiato. Nuovi fattori si sono materializzati, sebbene alcuni maturassero da tempo. Per numero e rilevanza costituiscono uno snodo cruciale di una lunga crisi. In un nuovo contesto il Centro Studi Confindustria (CSC) rivede al rialzo le previsioni per l’Italia.”

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Contrordine compari! Abbiamo cambiato idea. E infatti per il 2017 il mitico C.S.C stima gli investimenti aumenteranno dal 2% al 2,8% entro il mese di Settembre, insieme alle altre mirabolanti previsioni di una ripresa infallibile:

PIL: +0,8%
Consumi: +1%
Investimenti: +2,1%
Esportazioni: +2,4%
Occupazione: +0,6%
Saldo commerciale: +3,4%

Perché la “ripresa mondiale più solida” ed il “commercio mondiale è in ripartenza”. Le “borse azionarie sono in rialzo”, così come i tassi di interesse. E soprattutto sono stati superati i minimi dell’inflazione (infatti l’Italia è entrata ufficialmente in deflazione come non accadeva da 60 anni!). Ma vabbé, non vorrete mica stare a guardare il capello?!?
overlook_hotelE cosa di grazia avrebbe provocato un simile miracolo economico?
shining Udite! Udite! La causa di siffatto miglioramento sarebbe l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti (!!). Gli alfieri del libero mercato, i sacerdoti della “mano invisibile” che tutto regge e tutto regola, i cantori dello “stato minimo” e del laissez faire, in nome dello spirito salvifico del capitale globalizzato, hanno disseppellito John Maynard Keynes resuscitato a nuova vita. Anzi, di più! Secondo il famigerato Centro Studi di Confindustria, l’organo di propaganda economica dei padroni delle ferriere, la soluzione della crisi economica è in realtà a portata di mano grazie ad un piano rivoluzionario, con l’adozione di una sorta di socialismo di mercato applicato al contrario: togliere ai poveri per dare ai ricchi; smantellare l’intero settore pubblico e sfondare i vincoli di bilancio, per impiegare tutte le risorse statali nel sostegno di un capitalismo assistito, con l’ovvia distribuzione privata dei profitti, attraverso la socializzazione delle perdite.
capitalist-pigCome piatto del giorno, Confindustria ‘suggerisce’:
1) Maggiori investimenti pubblici, con l’elargizione di maxi incentivi fiscali a carico dello Stato per rinnovare il suo obsoleto parco industriale fermo agli Anni ’70.
2) Politiche di bilancio espansive, da attuare tramite il ricorso a maggior deficit nella legge di bilancio e allentando i vincoli di stabilità, per rifinanziare il debito così creato attraverso un tagli radicale dei servizi pubblici e sociali.
3) Ricorso al protezionismo di Stato (magari con l’introduzione di dazi doganali), in quanto “legittimato grazie alle promesse di Trump” (!). E alla faccia di quella globalizzazione e fluidità dei capitali con la quale ce l’hanno menata per 20 anni; quando i padroni ingrassavano come maiali, andando a sfruttare la manodopera schiavizzata negli angoli più remoti del pianeta, mentre delocalizzavano le produzioni, invocando la totale assenza di regole e smantellando interi distretti industriali.
pigs-troughE il “popolo”?!? Come diceva il Poeta, er popolo se gratta!

La Patria sta tranquilla;
annamo a colazzione…
E er popolo lontano,
rimasto su la riva,
magna le nocchie e strilla:
– Evviva, evviva, evviva… –
E guarda la fregata
sur mare che sfavilla.

Padroni di merda!

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Rondeau Vénitienne

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 agosto 2015 by Sendivogius

BAUTA

Immaginare un’intera amministrazione comunale che passa a setaccio i libricini per l’infanzia, sezionando ogni singola riga, pagina per pagina, alla capillare ricerca di eventuali tracce di “apologia gender” per una ancor più demenziale riedizione dell’Index Librorum Prohibitorum, rende bene l’idea, con tutto il suo sconcertante squallore, della crisi irreversibile in cui sta sprofondando la meravigliosa Venezia, patrimonio dell’umanità, ridotta a disneyland per croceristi da diporto e alfine espugnata da quei rozzi villici del contado dai quali s’era sempre orgogliosamente distinta nel corso della sua gloriosa storia millenaria.

Venezia, 28/02/2011. Il passaggio in bacino della nave Msc Magnifica. (c)Andrea Pattaro/Vision

Fu così che l’aristocratica Signora, l’orgogliosa Regina del Mediterraneo, si risvegliò nei panni cenciosi di una raggrinzita baldracca di palude per marchette oscurantiste da versare al soglio clericale.
index librorum prohibitorumÈ il destino senile di una metropoli cosmopolita e culturale, ripiegata a borghetto di provincia e ridotta a scegliere tra Orsoni e vescovonimargherite sfogliate col gusto per la mazzetta e padroncini arricchiti dell’entroterra con vocazione alla reazione, da eleggersi a sindaco per una città che meriterebbe assai di meglio. E dopo l’ennesimo rigurgito democristiano, deglutito nella cloaca accogliente del partito bestemmia e scaracchiato sulla poltrona di ‘primo cittadino’, prima di farsi arrestare con le zampette incastrate negli ingranaggi oliati del MOSE, adesso è il turno dell’ennesimo arnese confindustriale assemblato in politica: Luigi Brugnaroquel Brugnaro da Mirano passato dalla fornitura a tempo di manodopera in “somministrazione” (per dosi interinali), tramite quei centri di caporalato legalizzato che chiamano “agenzie di lavoro”, fino ai raffinati stucchi di Ca’ Farsetti.
Che brutta fine ha fatto Venezia: un tempo Serenissima ed oggi oscurissima; degradata com’è a propaggine periferica della Vandea veneta, col suo podestà “bigotto e bifolco” caracollato sull’onda lunga del sanfedismo di ritorno nella splendida città lagunare, convertita nel parco giochi privilegiato delle sue crociate personali per questa parodia carnevalesca di inquisitore medioevale.
Il Fornaretto di VeneziaFa male al cuore vedere la perla dell’Adriatico trasformata nel teatrino politico di un moderno “negriero” che ha fatto i soldi vendendo il lavoro altrui; che si compra intere isole della Laguna per trasformarle in resort esclusivi da riservare a milionari di lusso, dietro lauto compenso, e poi parla di “arroganza dei ricchi”, mentre setaccia biblioteche in cerca di libri da bruciare, allergico alla cultura come tutti gli ominidi del fare (i cazzi propri). Stizzito, se la prende con un Elton John che l’ha riconosciuto per ciò che è: un bifolco ottuso e bigotto. Chiede i soldi per salvare Venezia, Lui l’impresario miliardario del lavoro somministrato in affitto. E lo fa con tutta l’arroganza del vecchio campiere giunto a pretendere il pagamento della quota che ritiene dovuta dai suoi schiavi moderni: Fora i schei!.

Give me the money

E in tal modo segna la fondamentale differenza che intercorre tra un ricco signore ed un miserabile riccastro affamato di quattrini (ovviamente altrui).
Oramai siamo alle intimidazioni del balordo da strada che taglieggia i passanti per una dose da spendere in voti.

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(69) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , on 27 novembre 2014 by Sendivogius

Classifica NOVEMBRE 2014”

Omelette

Sistematicamente, con cadenza ciclica regolare, fioccano bollettini dal prudente entusiasmo, che annunciano la “ripresa” prossima e imminente con la fine della ‘crisi’.
Se dovessimo riepilogare tutti gli annunci trionfalistici a cura di anal-(isti) ‘esperti’ sull’uscita dal tunnel, che si sono susseguiti in questi ultimi anni, mentre la contrazione economica si trasformava in recessione e incancreniva a tal punto da diventare depressione, potremmo riempire abbondantemente le pagine di questa rubrica, stilando una classifica a parte.
Tuttavia, ben pochi sono in grado di raggiungere le vette auliche, oltre le quali si proiettano le limpide previsioni del sedicente “centro studi” di Confindustria, con sfoggio di rara piaggeria cortigiana nei confronti del governo più amato dal sindacato corporativo degli industriali. Urne vuote, astensione record e disgusto massimo, ma tavoli della Leopolda pieni coi padroni in coda a staccare assegni per un coperto.

Palafitta  «Nel mare dell’incertezza sgorgato dalla crisi si stagliano alcuni solidi pilastri su cui poggia l’espansione globale destinata a rafforzarsi nei prossimi trimestri.
[…] In Italia l’export è tornato ad aumentare, l’occupazione mostra i primi segnali di recupero, si è arrestata l’emorragia di credito alle imprese e la riduzione dei tassi, di cui hanno molto beneficiato titoli pubblici e bancari inizia a essere trasmessa alle piccole aziende.
[…] Le riforme strutturali danno frutti nel medio termine, ma nell’immediato rispondono alla domanda di cambiamento del Paese e restituiscono così la fiducia necessaria a rilanciare consumi e investimenti

 Centro Studi Confindustria
 (26/11/2014 )

Prossima data di rilancio prevista: Gennaio 2015.
Perciò segnatevelo sul calendario e non mancate all’appuntamento, che la ripresa vi aspetta su solidi pilastri e 80 euri nelle tasche.

Hit Parade del mese:

Coglione del Mese01. LICENZIARE È TUTELARE

[22 Nov.] «Il Jobs Act è la riforma più a sinistra che sia mai stata fatta»
(Matteo Renzi, il Sinistrato)

Galletti02. PENULTIMO CONDONO

[11 Nov.] «In questo Paese non ci saranno mai più condoni edilizi»
(Gian Luca Galletti, Condonato di governo)

 

Il voto è importante03. La democrazia è una delega in bianco contrassegnata da una X

[23 Nov.] «Il voto è l’unico filo che ci lega sistematicamente alla democrazia, quindi uno può essere contento o scontento, ma se rinuncia al voto, rinuncia a qualcosa»
(Romano Prodi, il Tessitore)

Di Battista04. VOCI DALLA FOGNA

[22 Nov.] «Non mi ricandido. L’ho deciso. Se arriviamo al 2018, io non mi ricandido. Non vedo l’ora di uscire di qui, per non avere più a che fare con queste merde»
(Alessandro Di Battista, materia fecale certificata 5 stelle)

Paolo Bernini05. LA CONGIURA DEL SIGNORAGGIO

[14 Nov.] « L’ISIS stampa moneta senza il consenso di USA e FMI. Minare così tanto gli interessi occidentali non è più tollerabile»
(Paolo Bernini, Coglione interstellare)

Berlusconi06. VOTA SILVIO! VOTA SILVIO! VOTA SILVIO!

[19 Set.] «Avrete assistenza medica gratuita: dentiere, operazioni alla cataratta e convenienze varie… cinema al pomeriggio e treno durante la settimana gratuiti, bonus taxi e bonus acquisti, veterinario gratuito una volta al mese per i vostri amici a quattro zampe. Dovete andare a votare, ve lo dice un vostro coetaneo che vi vuole bene»
(Silvio Berlusconi, Riciclatore di patacche)

Pittella07. ABBIAMO UN MARSHALL A BRUXELLES

[26 Nov.] «Il “Piano Juncker” per me è un sette. Segna la fine dell’austerità dell’era Barroso. Ora porte aperte alla flessibilità»
(Gianni Pittella, Calamità europoide)

La donna perfetta08. E ‘STI CAZZI?!?

[18 Nov.] «In politica io voglio avere il mio stile, l’essere sempre a posto, è un quid in più. Rosy Bindi ha avuto il suo stile, il nostro stile è diverso, e per fortuna… Io ad esempio ho deciso di andare dall’estetista ogni settimana. Mi prendo cura di me, mi faccio le meches, mi faccio la tinta. Cosa dovrei andare in giro con i peli ed i capelli bianchi? Ho un ruolo pubblico, rappresento tante persone, e voglio rappresentarle al meglio. Il nostro stile di fare politica è ‘Ladylike’, uno stile che deve piacere»
(Alessandra Moretti, Miss ceretta)

Maurizio Gasparri09. PASTA AI FINOCCHI

[24 Nov.] «Guido Barilla è passato dalla difesa della famiglia alla subalternità a lobby gay. Non compriamo più Barilla.»
(Maurizio Gasparri, culo chiacchierato)

Grillo10. BEATI GLI ULTIMI

[22 Nov.] «Con cinque consiglieri in Emilia Romagna abbiamo vinto»
(Beppe Grillo, dissociato mentale)

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Adeste Fideles

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , on 4 novembre 2014 by Sendivogius

LeonardoDiCaprio-DjangoUnchained

Farò dimagrire i politici
(Matteo Renzi)

Anno 2006. Matteo Renzi presenta il suo primo best-seller E se lo dice uno che vive di “politica” da quando aveva 15 anni (all’epoca il suo mito rivoluzionario era Benigno Zaccagnini, ex segretario DC!) e che certamente magro non è, ci si può fidare!
Abituati come eravamo agli show del “Presidente Operaio”, paragonato al puffo incipriato con elmetto calcato sulla pelata incatramata, quello che raccontava barzellette zozze alla folla ridente New Town L'Aquila - vista panoramica su balconee trotterellava a inaugurare new towns in cartapesta, già pronte a crollare dopo il primo inverno, questa attuale replica digitalizzata di Fanfani riscaldato in brodo doroteo assomiglia più che altro ad una spalla comica, subentrata per passaggio di consegne e di ruoli al Grande Mattatore, dopo il ritiro di quest’ultimo dalle scene.
Presidente operaioAgenda politica, frequentazioni, elettorato di riferimento, ‘cultura’ (nel senso di nessuna), faciloneria fanfarona unita al livello di minchioneria applicato… sono praticamente gli stessi, rigenerati per processo di partenogenesi. Tuttavia, rispetto all’Ulisse di Arcore, il Telemaco dai molti padri può contare su una fetta consistente degli attartufati elettori del partito bestemmia, finalmente conquistati dalle lucine pirotecniche del decisionismo di ducetti da operetta; o mestamente rassegnati per il bene della “Ditta”, nonostante questa sia prossima alla demolizione previo riciclaggio rottami.
Andreotti e RenziE se il papi della patria amava intrattenere gli operai dei cantieri con raffinati apologhi sulle grazie di una Rosy Bindi, il figlioccio adottivo i lavoratori non li incontra proprio, tanto sono alieni alla sua narrazione futurista ed intrisa di retorica giovanilistica fine a se stessa. Nessun altro valore aggiunto se non l’età. Le battutacce sulla Bindi sono invece una costante che accomuna papi e figlio, giusto per non distinguersi dal modello originale.
sexy-construction-worker-ladder  Operai, disoccupati, atipici, cassaintegrati, parasubordinati… rimangono rigorosamente circoscritti sullo sfondo. Non sono fotogenici. Hanno un valore d’uso limitato. E soprattutto non staccano assegni a cinque zeri, per finanziare l’adorazione pubblica del Bambino Matteo.
matteo-renzi-scout-1D’altronde, è un fatto che l’intraprendente Principino, tra una convention ed una kermesse, non trovi mai il tempo di incontrare i lavoratori delle realtà in crisi. Di certo non si è visto alle acciaierie di Terni; meno che mai all’Ilva di Taranto; alla Luxottica; alla Alcoa; alla Omsa di Faenza…
Perché se il cuore del premier “è con loro”, l’anima, la faccia e il culo (non di rado indistinguibili), e le tasche, stanno sempre schierate da una parte sola: finanza, grandi gruppi di interesse, confindustria, e ovunque batta il cuore pulsante del potere in ogni sua forma. Più ci si ritrova destra e meglio è.
construction-workers-react-to-wrecking-ballPertanto, vanno tenuti separati a distanza di sicurezza dalla platea del Capo, in regime di profilassi, e controllati a vista da reparti della polizia in tenuta anti-sommossa. All’occorrenza vanno razzolati, con moderazione, giacché un manganello sa essere molto più convincente della fuffa di governo e ben più tangibile di 80 euro ascritti su una busta paga che non c’è più. Sottratti provvisoriamente dal recinto in cui sono confinati, al massimo possono essere selezionati come esemplari da esposizione, per l’albo delle figurine della Leopolda come nel caso di Marta, 28 anni, precaria e incinta. 16 anni incintaInvenzione di marketing politico che a suo modo costituisce il tipico esempio di sfruttamento commerciale del corpo e del ruolo delle donne, su cui il piccolo principe fiorentino è maestro indiscusso, nella manipolazione strumentale di una condizione diffusa tramite l’invenzione di un ologramma pubblicitario: la fantomatica Marta.
Non serve l’approccio diretto al problema dei senza lavoro e dei senza diritti, basta la sua rappresentazione virtuale, attraverso l’utilizzo di archetipi narrativi a valenza simbolico. È un trucco vecchio quanto le tecniche di comunicazione: come sa bene anche l’ultimo dei ‘creativi’, un prodotto si vende meglio, se pubblicizzato da famiglie fintissime che però sembrano vere.
Di pacco, paccotto e contropacco, succede così che il segretario, e padroncino, di un partito che (bontà sua!) si definisce di “centrosinistra”, nella prassi, si incontri unicamente con gli “imprenditori” e le loro rappresentanze di categoria, in fabbriche e aziende preventivamente svuotate da coloro che ci lavorano. Sono abboccamenti privati, roba loro, col premier mai eletto chiuso in splendido isolamento con la razza padrona, che finanzia le sorti e l’ascesa del miglior utile idiota, attualmente disponibile sulla piazza della rottamazione ad oltranza dei diritti, e giunto a prendere ordini direttamente dai suoi sponsor di governo.
Matteo Renzi con la sua tipica espressione intelligenteCerto non saranno i professionisti della tartina, ma si trattano comunque benissimo né si fanno mancare alcunché.
In una situazione surreale, lo stesso padronato confindustriale che vorrebbe cancellare le feste laiche della Repubblica, eliminare i minuti della pausa di lavoro, e vietare i bisogni fisiologici, per incrementare la “produttività”, arriva a chiudere gli impianti mettendo tutti i dipendenti in ferie forzate, per accogliere al meglio il proprio figliol prodigo. Per il premier che vuole aprire le fabbriche contro chi minaccia di occuparle, una riunione privata tra amici: i Padroni dentro, la Polizia intorno, e chi lavora fuori dai cancelli.
La chiamano “modernità”..!

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Democristiani 2.0

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 26 ottobre 2014 by Sendivogius

Partito Democratico CristianoAl netto di battutacce da trivio e risposte scontate… dove va la “nuova sinistra” del premier più figo che ci sia?!?
SELFIE-MAN (3)Mentre a Roma sfilava un milione di persone sotto le bandiere rosse della CGIL, un migliaio di sottopanza del boss e aspiranti tali si davanoOLYMPUS DIGITAL CAMERA appuntamento in un vecchio capannone abbandonato, di quelli adibiti a deposito per rottami post-industriali, per celebrare i fasti ed i trionfi del renzismo più garrulante che trionfante, tra slides e masturbazioni collettive, ansimando 41% e aaancoraaah 80 eurooh!!!
Finalmente, un ventata di aria nuova!
Renzi il FichissimoNon più gli stanchi rituale di una “sinistra” antica: la dignità del lavoro; la difesa dei diritti; l’estensione delle tutele; gli operai (in mobilità); i precari ed i parasubordinati; i pensionati, che con la loro pensione mantengono IL MOSTRO ROSSOfigli e nipoti disoccupati; e poi c’è il sindacato… Per non parlare di tutti quei pallosissimi fossili improduttivi di una società triste, che una certa Sinistra si ostina a voler difendere e rappresentare alla luce del giorno, mostrando quelli che un tempo si sarebbero chiamati i più deboli.
Che roba, Contessa! Che noia, signora mia!
Vuoi mettere i salottini patinati di una Barbara D’Urso, in equilibrio coi trampoli ai piedi?
La DifferenzaO le conventicole raccolte al chiuso di un garage, trasformato in una sorta di sala bingo, coi tavolini numerati, ad appiccicare post-it su una lavagna e stilare pensierini minimalisti su come fabbricare l’acqua calda.
Shunya Yamashita (detail) Va in onda la Leopolda.5: il raduno delle cheerleaders adunate alla convention del Capo, per il nuovo lancio promozionale degli annunci, nella campagna di televendite al netto della fuffa smerciata finora.
Soprattutto, la Leopolda segna la schiusa completa per gli ambiziosi pulcini dell’ultima covata democristiana, rimasta in caldo nella pancia del partito bestemmia, dopo la lunga incubazione dalle parti della “Margherita”, per una rinascita finalmente completa della Democrazia Cristiana, nella sua variante peggiore: quella demagogica e populista di Fanfani, in aggiunta all’apparato affaristico-industriale dei dorotei, col suo potere sotterraneo fatto di relazioni e lottizzazioni. Il puzzo di sagrestia è lo stesso, ma con quel pizzico in più di berlusconismo, che ancora mancava ad insaporire l’immondo pastone.
heikkileis_mould11Ma la Leopolda, creatura personalistica del Bambino Matteo per l’epifania di se medesimo, costituisce anche la passerella d’onore dei fighetti rampanti, approdati alla corte del piccolo principe fiorentino. Ovviamente, all’appello non mancano mai i ruffiani compiacenti: fiutano l’odore del potere, come le mosche quello della merda. E ci vivono appiccati addosso, tanto non ne possono fare a meno.
Proprio come vuole l’antica concordia ordinum nell’applicazione di 02 - Charles_Mansondemocristiana memoria, la Leopolda è occasione di incontro e negazione: Lavoratori e Padroni insieme, come una Grande Famiglia (Manson). Perché siamo tutti sulla stessa barca: nel senso che la maggioranza dell’equipaggio rema, fermo al suo posto e legato alla panca del vogatore, come nelle galee di una volta, mentre pochissimi impartiscono gli ordini, all’occorrenza usano la frusta per farsi ubbidire, e se ne stanno comodamente nella cabina di poppa. Se la nave affonda, hanno sempre la scialuppa pronta per sé, mentre tutti gli altri vengono lasciati ad affogare.
Siamo tutti sulla stessa barca (Liberthalia'13)Ad aprire la sfilata dei ricchi e schifosi, si segnala in prima fila Davide Serra, consigliere e gran finanziatore del Telemaco alla rivoluzione dei tweets. Intervistato, lo Davide Serraschizzatissimo Serra, ad essere cattivi, sembrava un cocainomane fresco di tiro, per una sniffata consumata in fretta nei cessi della Leopolda. È lo stesso che vuole proibire il diritto di sciopero, ma è anche un esperto di politica salariale e tutela del potere d’acquisto dei lavoratori, come sanno bene alla Elettrolux.
Il NegrieroDi questo passo, proporrà la reintroduzione del lavoro servile, l’uso delle frusta e l’eliminazione dell’inutile riposo notturno (perché la gente ha bisogno di dormire?) per incrementare la produttività.
Tuttavia, oltre al sostanzioso contributo di Davide Serra (175.000 euro), nel suo complesso la kermesse renziana ha raccolto in pochi giorni due milioni di euro di finanziamenti privati. A maggior ragione, a riempirne la pancia e ad alimentarne gli ‘ideali’ c’è un po’ di tutto: speculatori con volto e portafoglio bello pieno; imprenditori della delocalizzazione a sfruttamento estero; padroni delle ferriere ed i negrieri di Confindustria, in orgasmo multiplo da licenziamento facile; boiardi di Stato e arrivisti rampanti, in cerca di nomine e poltrone.
Insomma, si tratta proprio della tipica “Italia che lavora”.

SELFIE-MANLa velocità, l’informalità, la struttura a rete, che fa della Leopolda, ancora più del Movimento 5 Stelle, la versione politica di Facebook. Un gigantesco social network, senza gerarchie, almeno in apparenza. Che negli ultimi otto mesi, da quando Renzi ha conquistato Palazzo Chigi, convive con l’antica materialità del potere, da conquistare e da spartire secondo le regole di sempre. La fedeltà e l’obbedienza al Capo.
«Lo schema è molto semplice», spiega uno dei mediatori, alla frontiera tra la politica e l’economia, neppure tanto desideroso di auto-definirsi renziano «perché tanto tutti giurano di esserlo». «Basta vedere come sono stati composti i consigli di amministrazione nell’ultima infornata di nomine. La presidenza spetta a una donna, per simboleggiare la novità. In ogni cda c’è un uomo della Leopolda che deve fare da sentinella, uno vicinissimo al premier e un amministratore delegato che gli deve la promozione». Una nuova forma di lottizzazione rispettata alla lettera. La regola aurea del nuovo potere. Non più il manuale Cencelli. Il manuale Leopolda.”

Marco Damilano
“Leopolda, raduno della nuova classe dirigente
Qui nasce la lottizzazione made in Renzi”
L’Espresso (23/10/14)

Il servizio assistenza catering è invece affidato a qualche attempato boyscout, che a trent’anni suonati girano ancora in bermuda e patacche colorate appuntate sulla camicia a maniche arrotolate, e disperati in cerca di raccomandazione per un posto di lavoro.
ditinoSono i nuovi “giovani”, quelli che non si sporcano mai con le manifestazioni in piazza per la difesa dei diritti, e meno che mai con l’odioso sindacato, perché sono troppo impegnati a compiangersi ed ingraziarsi il “datore di lavoro”, e perché loro le tutele non ce l’hanno (quindi meglio negarle a tutti), ma che finalmente possono aspirare ad un ruolo da “protagonista”: dalle coreografie sceniche a comparsa per le celebrazioni del Grande Capo.

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Il Genio della Fuffa

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 ottobre 2014 by Sendivogius

Manneken Pis by Oona

Dopo lunga e attenta valutazione, il Bambino d’Oro del governo più amato dalla destra italiana e dai padroni di Confindustria ha finalmente scoperto con ampio ritardo il principio dei vasi comunicanti: se uno si svuota, l’altro si riempie.
Partita di giroSe poi a riempirsi sono le tasche dei soliti noti, attraverso una immensa partita di giro, con corollario aggiunto di provvedimenti dal sapore squisitamente demagogico, l’intera operazione si qualifica per ciò che realmente è…
Renzi il Paraculo  Perché risulta assai facile “ridurre le tasse”, togliendole soprattutto a chi le ha sempre eluse, spostando il carico fiscale dallo Stato agli enti locali, con buona pace di chi poi è chiamato a risponderne sul territorio; incidendo sulla qualità delle prestazioni e dei servizi sociali, che hanno un costo e che inevitabilmente risentono di un minor gettito di spesa.
A Roma c’è un detto, volgare ma efficace: “fare il frocio col culo degli altri”.
È in pratica quanto va facendo il governo centrale, che delega l’onere dei tagli a totale carico delle regioni, bullandosi pubblicamente della riduzione delle imposte (dirette) e declinando ogni ogni responsabilità sulle conseguenze, che una manovra così confezionata inevitabilmente avrà in assenza di coperture garantite.
Matteo Renzi pupazzoPer il lavoro, sporchissimo, Telemaco ha a disposizione una squadra di economisti allevati di preferenza nel vivaio bocconiano, una mezza dozzina di riserve in panchina, e un solo centravanti di sfondamento, Yoram Gutgeld, che decide per tutti all’insaputa dell’intero ‘cucuzzaro’ in spremuta permanente (lo chiamano brain storming).
Yoram Gutgeld Il prof. Gutgeld è il super-esperto targato McKinsey & Company, la società famosa per le ottime consulenze gestionali, a suo tempo fornite alla Enron (chiusa per bancarotta fraudolenta, in uno dei più grandi scandali finanziari della storia USA), alla Swissair (la compagnia di bandiera svizzera liquidata per fallimento), alla General Motors (condotta sull’orlo del tracollo), e la compagnia telefonica AT&T (che sconsigliò di investire nella telefonia mobile, giudicata con rara lungimiranza un “mercato di nicchia”).
mobile-phonesMa alla fin fine la c.d. Legge di Stabilità imposta dal Bambino Matteo, e che accorpa in sol blocco la vecchia “finanziaria” e “manovre correttive” (chiamate “aggiustamenti”), si inserisce nel solco tutto democristiano delle più classiche alchimie di dorotea memoria:

Forza Italia «..drastiche restrizioni alla spesa pubblica e ai bilanci comunali e provinciali…. invece promettendo, in modo caotico e irresponsabile, incentivi e finanziamenti non corrispondenti ad alcuna organica valutazione delle necessità dello sviluppo regionale…. in una intollerabile ridda di demagogiche promesse.
[…] Si deve allora pensare che sia prevalso finora un orientamento di pratica subordinazione o almeno di insufficiente resistenza alla linea moderata e conservatrice della Democrazia Cristiana…. sia bloccata ogni dialettica democratica e siano schiacciate sotto il peso del listone andreottiano-doroteo

Sono le parole con cui l’Unità (defunta) salutava la conferenza regionale del primo Governo Moro nel lontano Maggio del 1964, ma possono benissimo valere anche per l’oggi.
FuffaIndorata la pillola e agitato il manganello, ovviamente non manca la carota; meglio se grattugiata a piccoli bocconcini, per palati di bocca buona…
80 euriSi conferma la marchetta tutta elettorale degli strombazzati 80 euri (con un disavanzo di quasi 10 miliardi di euro), riservata ai lavoratori dipendenti sotto i 1.500 euro mensili e convertita in detrazione fiscale, ma dalla quale resteranno esclusi i pensionati, i lavoratori parasubordinati, e gli impiegati (a reddito fisso) della Pubblica Amministrazione. Quindi i 2/3 degli italiani a più basse entrate.
Renzi televenditaIl trasferimento del TFR in busta paga (fortunatamente su base volontaria), oltre a privare i lavoratori di una fondamentale integrazione al reddito per la fine del rapporto di lavoro, verrà sottoposto a imposizione ordinaria, mentre ora gode di una tassazione separata e agevolata.
manoSe la bozza finanziaria dovesse essere confermata, l’accredito in busta paga del TFR verrebbe assoggettato a tassazione ordinaria e non imponibile ai fini previdenziali e quindi sommato all’imponibile IRPEF, con un notevole aggravio fiscale per i redditi al di sopra dei 15.000 euro (lordi) all’anno. Questo vuol dire che sommando il tfr alla variabile dello stipendio e degli eventuali straordinari, il lavoratore incorre nel serio rischio di passare ad uno scaglione di reddito più alto, oltrepassando la fascia ridotta e vedendosi applicare un’aliquota maggiorata ai fini fiscali. Ne riceverebbe un danno triplicato, col risultato di non avere più il trattamento di fine rapporto al momento della pensione o della cessazione del contratto di lavoro, pagare un’aliquota piena che può arrivare fino al 38% del proprio imponibile, e perdere in tal modo tanto l’eventuale bonus degli 80 euro quanto le detrazioni fiscali riservate ai redditi più bassi.
In pratica, al netto dei benefici presunti nella capacità di spesa, meno soldi e più tasse in busta paga. Più che di una partita di giro, si tratta di una truffa bella e buona, consumata a tutto svantaggio degli idolatrati ceti medi.
Middle ClassLungi dal costituire un vantaggio per il Fisco, l’operazione non è nemmeno indolore ed ha costi scandalosi, qualora andasse in porto secondo gli auspici governativi…
In pratica, è previsto un “tetto di garanzia” di 100 milioni di euro, a totale carico pubblico e cioè dei contribuenti.
bank Ad anticipare la somma, saranno gli istituti di credito privato che aderiranno alla convenzione e che, su certificazione dell’INPS (l’ente previdenziale pubblico) da parte dell’azienda interessata, provvederanno al pagamento. Ovverosia, l’impresa dispone le quote di TFR nella busta paga del dipendente che ne faccia richiesta, ma i soldi ce li mette per intero la banca (che si fa pagare gli interessi del credito: il 2,25%), alla stregua di un normale finanziamento. In caso di mancata restituzione della somma da parte degli imprenditori, il saldo verrà interamente accollato alle casse dell’INPS che risponderà in solido del finanziamento, con una contro-garanzia dello Stato che si sostituisce al creditore (l’azienda) insolvente, con un ulteriore aggravio sulla spesa pubblica ma a fini privati. Un capolavoro!

Il Sirenetto (by Edoardo Baraldi)«Tolgo l’Articolo 18, i contributi e la componente lavoro dall’Irap.
Cosa vuoi di più? Per chi vuole assumere verranno meno tutti gli alibi!»

Matteo Renzi
(15/10/2014)

Una frase quella degli “alibi” già troppe volte sentita in passato…
Per le imprese che assumono sono altresì previsti ulteriori agevolazioni fiscali per un costo (iniziale) di due miliardi di euro. Il provvedimento, più volte utilizzato in passato, ha finora dato risultati minimi in termini occupazionali, per costi massimi in materia di spesa.
In pratica, si abolisce in blocco tutta la normativa che proibisce i licenziamenti senza giustificato motivo, si riduce l’indennità del lavoratore licenziato (senza giusta causa) da 20 a 12 mensilità, si lascia sostanzialmente invariata la selva dei contratti atipici e parasubordinati (una cinquantina di tipologie), si solleva l’imprenditore, ovvero il padrone, dal pagamento degli oneri contributivi per tre anni.
Ovviamente, il versamento dei contributi (all’INPS), fondamentali per il calcolo della pensione e per l’erogazione dei sussidi di disoccupazione, è a totale carico pubblico dello Stato.
00-greedy-capitalist-pig-15-09-12Dal momento che con l’abolizione di ogni residuo dell’Art.18 si introduce la totale libertà di licenziamento, in forme sconosciute tanto in Germania quanto in Gran Bretagna, non ha alcun senso di parlare di contratti a tempo indeterminato, col risultato che l’azienda, intascate le detrazioni, potrà tranquillamente licenziare i lavoratori allo scadere dei tre anni, conseguendo il massimo beneficio a costo zero. Al momento, dinanzi all’ipotesi più che plausibile non sono previste contro-partite o clausole di salvaguardia da parte del Governo, il cui modello economico di riferimento è probabilmente la Serbia.
Fiat SerbiaI lavoratori licenzianti però potranno contare su un miliardo e mezzo di euro in “ammortizzatori sociali”, assolutamente insufficienti a fronteggiare il disagio economico persino degli attuali disoccupati.
Prendi tutto e non dare nullaA questo si aggiunga il taglio dell’IRAP, sulla componente lavoro, per la bellezza di 5 miliardi di euro, a tutto beneficio dei grandi gruppi industriali. E peccato che l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) costituisca una delle principali entrate nei bilanci regionali, che destinano il 90% del gettito così ottenuto al finanziamento della Sanità ed il rimanente per i servizi sociali.
Come le singole realtà locali potranno continuare a mantenere ospedali, scuole, trasporti, manutenzione pubblica, beni culturali.. e per giunta senza ricorre a nuove imposte, è un mistero che il bullo fiorentino si guarda bene dallo spiegare tra un twitter ed un selfie.
Il Bullo FiorentinoÈ ovvio che nella Confindustria abbiano le lacrime agli occhi per la commozione: non avrebbero potuto ottenere di più nemmeno da una Margaret Thatcher rediviva!
E sempre a proposito di ‘regalie’, i provvedimenti per il recupero dell’evasione fiscale, con un gettito aleatorio e tutto da dimostrare di circa 4 miliardi di euro, è in realtà l’ennesima sanatoria nascosta a beneficio dei ladri. Si abbassano ulteriormente le sanzioni minime che saranno inferiori ad 1/8 della cifra evasa.
Però, nei 36 miliardi (e oltre) della manovra, sono previsti 500 milioni di aiuti alle famiglie più bisognose e con minori a carico: le detrazioni sono previste fino al terzo anno di età dei figli. Poi ci si può anche arrangiare.
homelessBriciole verranno stanziate anche per il fondamentale rilancio dell’innovazione e della ricerca scientifica: 300 milioni di euro, con trasferimento dei crediti d’imposta.
Per l’ammodernamento della macchina giudiziaria e digitalizzazione informatica delle pratiche documentali: 250 milioni.
In compenso, non poteva mancare il classico provvedimento clientelare, con l’ennesima infornata di massa che in passato tanto hanno giovato al sistema scolastico, e l’assunzione in blocco di 150.000 precari della scuola; rigorosamente senza concorso pubblico, con buona pace delle graduatorie, dello stato di servizio, e di chi per anni ha seguito corsi di specializzazione presso SSIS sobbarcandosi tutti gli oneri e le spese.
La signora Agnese sarà contenta.
Insomma, dalla Fuffa alla Truffa, fintanto che gli italiani vorranno stare al bluff.

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LETTA FOREVER

Posted in Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 luglio 2013 by Sendivogius

LA PACIFICAZIONE

In un’orgia di scandali veri (il Caso Shalabayeva, con la moglie e la figlia del principale dissidente kazako deportate e ‘vendute’ al dittatore Nazarbaev) e presunti (le solite calderolate), c’è un’altra questione che dovrebbe preoccupare l’ambizioso premier del “governo di servizio”, fondato sul rinvio, e che mette a nudo la rete di relazioni trasversali su cui si basa il Gianni Lettapotere del Giovane Letta; in sinergia con l’ossidata immanenza di Gianni il Vecchio: il conte zio delle relazioni pericolose nel sottobosco delle intese allargate…
In tempi di post-democrazia, le decisioni (quelle che contano) ovunque passano fuorché nei parlamenti, rigorosamente “al riparo dal processo elettorale” e da tutti quei fastidiosi condizionamenti che un sistema democratico impone per potersi definire realmente tale.
Ovvio che i centri decisionali esulano dal loro tradizionale alveo istituzionale, per assurgere a dimensione privata come intreccio di rapporti particolari, progressivamente estromessi dai controlli della cittadinanza e sottratti alla sovranità popolare, trovando la loro legittimazione e ossatura nei circoli ristretti del nuovo potere oligarchico.
Umbrella Corporation by SuchtIl modello di riferimento è il think-tank di matrice anglosassone (nelle sue derivazioni “net”), declinato nelle forme e nelle modalità delle “fondazioni” private le quali hanno il duplice vantaggio di essere ottimi collettori di contatti coi grandi gruppi economico-finanziari e correnti di potere personale. Strutturate all’interno dei vecchi partiti, permettono altresì di costruire leadership politiche, convogliando finanziamenti privati e consensi clientelari a fini elettorali.
La creazione dei think-tank, col progressivo fiorire di fondazioni e centri studi omologhi ai loro corrispettivi statunitensi, è speculare alla cosiddetta “crisi della politica” ed al tracollo delle ideologie che, a livello di massa, hanno lasciato il passo a ‘movimenti’ populistici su base demagogica e nessuna prospettiva di lungo periodo.
La preghierina del buon democristo Sempre al passo coi tempi, anche l’intraprendente Enrico Letta (peraltro in copiosissima compagnia) non poteva non crearsi la sua bella fondazione personale ad uso politico, per la promozione in sordina delle sue smisurate ambizioni presso i salotti che contano davvero.
Il principale pensatoio di Enrico Letta si chiama “VeDrò – L’Italia al Futuro” e costituisce una tipica filiazione politica del nipote d’arte prestato alle Istituzioni. Per disinteressato “servizio”, s’intende!
Nata nel 2005, sotto i buoni auspici del tenero Enrico e dell’avv. Giulia Buongiorno (la finiana divenuta celebre per la difesa di Giulio Andreotti al processo per mafia), l’associazione riflette il cazzeggio fintamente giovanilista dei suoi promotori:

«VeDrò è un think-net nato per riflettere sulle declinazioni future dell’Italia e delineare scenari provocatori, ma possibili, per il nostro Paese.
Sulla scena dal 2005, la nostra è una rete di scambio di conoscenza formata da più di 4.000 persone: professori universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo.
I vedroidi, oltre che dal dato generazionale, sono accomunati dalla disponibilità ad apprendere costantemente, a mettersi in discussione, ad analizzare temi e fenomeni senza barriere ideologiche o tesi precostituite, secondo una chiave interpretativa lungimirante che vada oltre la contingenza dei dibattiti in corso.
veDrò ha fatto dell’informalità la propria cifra e tutti gli eventi organizzati sono costruiti sull’interazione paritaria e de-gerarchizzata, dove l’ibridazione di competenze diverse diventa progetto e dove l’incontro è tra persone, non tra ruoli

Meno enfaticamente, VeDrò è una creatura personale a partecipazione trasversale, ripartito in 17 working group, per la cooptazione allargata: un po’ di berlusconiani e un po’ di ex democristiani confluiti nel PD, con un nutrito contorno di industriali e boiardi di Stato al gran completo. E con finalità che, ad essere maliziosi, è facile intuire…
L’associazione è inserita in un network molto più ampio di organizzazioni private, dove il minimo comun denominatore è sempre lui: Enrico Letta.
Tra aderenti, semplici sostenitori, partecipanti agli incontri, ad animare la struttura ci sono personaggi di tutte le tendenze e orientamenti, pescati nei settori che contano: dai Media allo Sport; dalla Politica all’Industria, dalla Cultura alla Magistratura (Raffaele Cantone, Nicola Gratteri, Stefano Dambruoso).
NuclearePer dire, del mazzo pare facciano parte anche il leghista Flavio Tosi e Adolfo Urso, presidente della fondazione FareFuturo, già viceministro allo Sviluppo economico nell’ultimo Governo Berlusconi e grande fautore del ritorno al nucleare.
Renata Polverini Tra gli altri, vi partecipano a vario titolo pure Mara Carfagna e Mariastella Gelimini (il ministro che ha smantellato la Scuola pubblica); Renata Polverini, dimenticabile governatore del Lazio costretta alle dimissione per lo scandalo dei rimborsi regionali [QUI]. Ci sono inoltre Angelino Alfano, Maurizio Lupi, e Josefa Idem, opportunamente messi agli Interni, alle Infrastrutture, e alla Pari Opportunità (dimissionata) dell’attuale “governo di servizio”, presieduto dall’ineffabile Enrico e contraddistinto dalle notevolissimi prestazioni.
C’è da chiedersi da quanto tempo fossero già in incubazione le “larghe intese”, prima che si consumasse il falso psicodramma della rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica.
Da questo punto di vista, Enrico Letta è una sorta di precursore, mentre VeDrò è soltanto la naturale evoluzione di un lungo percorso cominciato altrove…
Nino AndreattaPer esempio nella AREL, Agenzia di Ricerche e Legislazione, fondata nel lontano 1976 da Beniamino Andreatta: grande protettore e sponsor politico di Letta junior, che infatti nel 1994 ne diventa il segretario generale.
E continuata successivamente presso la filiazione italiana dell’onnipresente Aspen Institute, di cui Enrico Letta è vicepresidente dal 2003, al fianco di Giulio Tremonti che ne detiene invece la presidenza. D’altronde, proprio alla struttura ed all’organizzazione dell’Aspen Institute il Letta nipote si ispira apertamente, mosso com’è da incondizionata ammirazione, tenendo i fili dei contatti con l’influente amico americano ed il suo imprescindibile patrimonio di relazioni trasversali con l’establishment finanziario d’Oltreoceano.
Aspen

Con la creazione di VeDrò, il dinamico Letta mette a frutto un’esperienza a lungo meditata, in vista della sua investitura finale come candidato premier alle prossime elezioni politiche. E con buona pace di Matteo Renzi (pure lui dentro ‘VeDrò’), il quale infatti ha mangiato la foglia e ora scalpita irrequieto.
Il think-net lettiano agisce in sordina, ma ha entrature importanti…
Per i fondamentalisti “anti-casta” ossessionati dai rimborsi elettorali, c’è da dire che “VeDrò” non costa un centesimo alle casse pubbliche. Infatti si regge esclusivamente su finanziamenti e donativi privati, che ovviamente sarebbe ingenuo considerare a fondo perduto.
Tra gli sponsor privati che elargiscono i fondi sui quali si regge l’intera baracca, c’è infatti tutto il gotha industriale che conta: gli energetici ENEL ed ENI, ma anche Edison; i colossi delle tlc come Telecom Italia e Vodafone. Ci sono poi i giganti come Sky, ma anche Lottomatica e Sisal, Autostrade per l’Italia. Ci sono i colossi agro-alimentari come Nestlé ed il Gruppo Cremonini (quello della carne Montana). C’è il settore farmaceutico con l’intera associazione di categoria: Farmindustria.
Tra i nomi che spiccano, vale inoltre la pena ricordare: Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria; Luisa Todini (Costruzioni e Acciaio), già eurodeputata per Forza Italia. Nonché, Anna Maria Artoni, amministratrice unica dell’omonimo gruppo, con incarichi alla SAIPEM, alla PIRELLI, e nel gruppo RCS, nonché componente del comitato investimenti delle “Credem Private Equity” per la gestione del risparmio privato e membro del consiglio direttivo di Confindustria. 
E certamente non poteva mancare l’onnipresente Corrado Passera, già amministratore delegato del Gruppo Intesa-SanPaolo, nonché ministro ‘tecnico’ dell’ex esecutivo Monti. Nell’estate del 2010, in occasione del convegno di VeDrò sulla mobilità elettrica e le smart cities, organizzato presso la centrale idroelettrica di Fies di Dro (Trento), Passera fu tra i massimi finanziatori insieme ad ENEL. Oltre ad essere uno dei principali sponsor, ENEL è anche la protagonista del working group che VeDrò dedica al settore ‘Energie’. A dimostrazione che i sostenitori attivi non si limitano solo a finanziare le iniziative, ma altresì orientano anche l’indirizzo dei lavori.
Mose E, a conferma del vecchie detto secondo il quale il denaro non ha odore, tra i finanziatori di VeDrò giunge fresco dalla ribalta delle cronache il caso del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dei lavori per la realizzazione del contestatissimo (e costosissimo) sistema di dighe artificiali, chiamato Mose, per la salvaguardia (tutta da verificare) della Laguna di Venezia. L’ex presidente del Consorzio, l’ing. Giovanni Mazzacurati, è finito agli arresti insieme ad altre 14 persone tra imprenditori e amministratori per una presunta serie di illeciti che, come hanno avuto modo di circostanziare gli investigatori della Guardia di Finanza insieme al nucleo di Polizia tributaria, contemplano:

«..la distorsione del regolare andamento degli appalti di Giovanni Mazzacurati, che predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto, di tacitare i gruppi economici minori con il danaro pubblico proveniente da altre Pubbliche amministrazioni e quindi di conservare a favore delle imprese maggiori il fiume di danaro pubblico destinato al Consorzio Venezia Nuova

Con un simile intreccio di interessi, partecipazioni e (nel caso) collusioni opache, ci sarebbero tutti gli estremi per un colossale conflitto inerente la posizione di personaggi con ruoli istituzionali e di governo, che si trovano ad essere contemporaneamente controllori, controllati, e beneficiari di elargizioni liberali e donazioni da parte di gruppi imprenditoriali, ex monopoli dello Stato, coinvolti in appalti e concessioni pubbliche, di importanza strategica per miliardi di euro.
GodzillaÈ quantomeno discutibile che un premier ed esponente politico di punta si faccia alfiere delle privatizzazioni, al contempo incassando (legalmente) i finanziamenti privati per la sua associazione da quei settori (come ENI ed ENEL), che dovrebbero essere oggetto della (s)vendita, ed al contempo dai gruppi interessati all’acquisto del patrimonio pubblico, come se la cosa fosse esente da possibili ripercussioni o condizionamenti. Basterebbe una semplice dose di buonsenso, per comprendere l’inopportunità di simili legami.
Ma tutto questo non sembra certo turbare i sonni dell’imperturbabile Enrico e della sua “strana maggioranza”, nel silenzio reiterato del Monitore che dall’alto del Colle pare non abbia niente da dire, a partire dalla vergognosa rendition kazaka.
ERGO PROXYFortunatamente, a vigilare sulla regolarità dei conti di VeDrò c’è il tesoriere Riccardo Capecchi. A meno che non si tratti di una omonimia, Capecchi divenne famoso per essere il funzionario di Palazzo Chigi, immortalato nel 2007 mentre si accingeva a salire sull’aereo di Stato che conduceva il Mastella ministro e figlio al Gran Premio di Monza. Nella circostanza, ebbe il raro buongusto di dimettersi senza clamori né polemiche.
Com’è ovvio, Capecchi non si pone troppo domande circa i motivi e la provenienza dei finanziamenti. Lui, da bravo ragioniere, incassa e registra. Ma non domandategli dettagli sui benefattori perché, per motivi di riservatezza, non vi risponderà.

«Noi per ovvie ragioni di privacy non diffondiamo l’entità delle contribuzioni. Quello che posso dire, è che la contribuzione media è di circa 30 mila euro. Anche se poi, ovviamente c’è chi dà meno e chi dà molto di più»

Si è recentemente giustificato il gentile Riccardo. E d’altra parte, da Renzi a Grillo, il segreto su bilanci e finanziatori sembra essere una costante in comune a tutti.
Informalmente, pare che VeDrò disponga di un budget oscillante attorno al milione di euro. Di per sé, non è una grande cifra, mentre interessanti restano i sottoscrittori.
Benedetta RizzoInsieme a Capecchi, alla presidenza dell’organizzazione c’è la 44enne Benedetta Rizzo, mentre la 35enne MonicaMonica Nardi Nardi (soprannominata “la Letta di Letta”) si occupa delle relazioni coi media. Ma le cariche come le sedi sono interscambiabili, perché la VeDrò condivide lo stesso indirizzo romano (Via del Tritone 87) insieme all’associazione “Trecentosessanta” che, nata nel 2007, funziona un po’ come comitato elettorale permanente di Enrico Letta.
Boccia Soprattutto, tra i “vedroidi” c’è Francesco Boccia: altro bocconiano prestato al PD, rigorista alfiere ad oltranza dell’austerity contabile, convinto che gli F-35 siano elicotteri destinati allo spegnimento degli incendi boschivi (salvo smentita a posteriori); l’eterno rivale (perdente) di Vendola, ripetutamente candidato alla presidenza della Regione Puglia e sistematicamente sconfitto. Uomo d’apparato, e pretoriano del governissimo, Boccia è il presidente della commissione Bilancio della Camera. Una carica questa che gli permette di gestire per conto del Presidente del Consiglio (Enrico Letta) i rapporti con l’industria parastatale dei colossi energetici e della difesa: da Finmeccanica ad ENI, passando per ENEL.
Insieme a Letta, l’amico Boccia condivide la comune origine democristiana e la provenienza dall’AREL sotto l’ala protettiva di Andreatta e poi di Prodi, che si sospetta non abbia esitato a sacrificare sull’altare delle “larghe intese”. Peraltro, prima di convolare a felici nozze con Boccia, anche Nunzia De Girolamo (PdL) pare abbia frequentato a lungo la comunità dei “vedroidi”. E infatti, non si sa con quali competenze ma per sicure parentele, è diventata l’attuale ministro alle Politiche Agricole nell’accogliente governo dell’amico Letta (Enrico). Ça va sans dire!

Il giovane Enrichetto

Sono i primi passi di una nuova razza padrona, che certo non ci farà rimpiangere la vecchia ma al contempo non promette nulla di buono: Post-Democrazia, Oligarchie, Tecnocrazia, Liberismo spinto e Monetarismo rigorista. Ma in veste ggggiovane.
Allegria!!!

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CAVE CANEM

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , on 19 aprile 2012 by Sendivogius

Ora che la “percezione psicologica” di bunga-bunghiana memoria si è concretizzata in una drammatica realtà, degenerata in una crisi sistemica senza precedenti, abbondano i profeti di sventura, armati di mannaia per la cura “lacrime e sangue” nella generale sfilata di sepolcri imbiancati. Sono le redivive cariatidi del ‘rigore’ e dell’austerità ritrovata, meglio se inversamente proporzionale al reddito: la cura dimagrante applicata al popolo supino, a profitto della bulimia dei mercati, che taglia i bisogni in nome dei bilanci santificando lo spread.
Sono gli stessi opinionisti ‘liberali’ che, quando c’era Lui, declamavano panegirici in versi, onorando la lungimiranza del “governo del fare”. Sono quelli che, computi e sdegnosi, ti ripetevano con contrita sufficienza che, nonostante tutto, “non esistono alternative a B.” e ora si prostrano in massa ai piedi del nuovo esecutivo tecnocratico, con ritrovato entusiasmo.
Sono i medesimi declamatori del “Tremonti grande economista”… i rassicuranti analisti del “peggio è ormai alle spalle”…
Sono gli stessi industriali che si affastellavano copiosi, agitando la sportula davanti alle alcove mercenarie di Arcore, praticando il meretricio in forma diversamente utile, e che ora piangono miseria lamentando la pessima gestione della crisi economica. È gente che ha perso da tempo la faccia e che, abituata a vendere le terga, è ormai incapace di distinguere la differenza, esibendo indistintamente ora l’uno ora l’altra senza notare la discrepanza.
Per coloro che volessero ricordare, QUI trovate un piccolo campionario, selezionato nel lontano Maggio 2010, con alcune delle migliori perle troppo in fretta consegnate all’oblio dei posteri.
I prodromi del collasso imminente erano evidenti, a voler cogliere i segnali d’allarme, ma nessuno osava interrompere la festa nella grande abbuffata berlusconiana del ladrocinio istituzionalizzato (ma ‘devoto’), all’ombra di Comunione e Lottizzazione, dei Grandi Eventi, e dei rapaci Gentiluomini di Sua Santità
E c’è lo stesso Presidente della Repubblica che mai nulla ebbe ad eccepire nei trascorsi anni di governo e di scandali a cielo aperto; che accettò la nomina a ministro di un pugno di ladroni secessionisti in camicia verde. È lo stesso Presidente che nel Settembre del 2010 impedì con la sua (im)moral suasion la caduta di un governo ormai decotto, quando ancora molto poteva essere fatto per impedire l’attuale tracollo politico ed economico, salvo tirare fuori dal cilindro il Montinator a catastrofe ormai avvenuta.

 – La politica del baubau –

Perché Monti continua a farci del male, agitando lo spettro della Grecia? Possibile che nella squadra dei tecnici non ci sia uno psicologo in grado di spiegargli che i cittadini non sono bambini da spaventare, ma adulti da motivare? Anche ieri la solita storia: cari italiani, se non vi tassassimo a sangue, fareste la fine di Atene. Nel racconto montiano l’Italia è un viandante sopravvissuto miracolosamente alla prima fase della carneficina, ma tuttora inseguito da un branco di lupi a cui ogni giorno deve sacrificare uno stinco o un gomito per avere salva la vita. Una fotografia vera, ma schiacciata sul presente. Manca ciò che da tempo si chiede invano ai governanti: una visione del futuro. Aumentare la benzina è un’aspirina, non una cura. E non lo è neppure combattere l’economia sommersa dei privati senza toccare la spesa pubblica e il sottobosco corrotto della burocrazia.
I nostri nonni possedevano il nulla, ma si sentivano dire dalla politica che, sgobbando con passione, avrebbero potuto avere tutto o almeno qualcosa. Adesso il sentimento dominante nel discorso pubblico non è più la voglia, ma la paura. Quella peggiore, poi: la paura di perdere, anticamera della sconfitta sicura. Il cittadino è disposto a sacrificarsi se gli si offrono una direzione di marcia e una prospettiva di riscossa. Ma se ci si limita a spaventarlo col babau della povertà, lungi dal reagire si dispera e si arrende. Forse, oltre che uno psicologo, a questa squadra di tecnici manca un filosofo. Uno che li aiuti a capire che nel destino delle nazioni esiste qualcosa di più grande dello spread.”

  Massimo Gramellini
La Stampa (19/04/2012)

È ovvio che nella spirale recessiva, innescata dai vortici senza controllo delle speculazioni finanziarie, il problema siano le politiche sociali e non gli spiriti distruttivi di un turbo-liberismo selvaggio, che ha sostituito lo scambio di merci con i flussi di cassa. In fondo, si tratta dell’ennesima riedizione di un vecchio copione già scritto (in tempi non sospetti, avevamo fornito una nostra modesta disamina QUI) nei troppi ricorsi della Storia.

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ASSOCIAZIONE A DELINQUERE

Posted in Business is Business with tags , , , , , , , , on 22 febbraio 2012 by Sendivogius

«Noi vorremmo avere un sindacato che lotta, anche fortemente, per tutelare i propri lavoratori, ma vorremmo avere un sindacato che non protegge gli assenteisti cronici, i ladri, quelli che non fanno il proprio mestiere»

  Emma Marcegaglia Presidente uscente di Confindustria
(21/02/2012)

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Vorremmo una Confindustria che non protegga le imprese che frodano sistematicamente il Fisco, evadendo le tasse; che falsificano i bilanci; che organizzano truffe sui falsi rimborsi dei crediti IVA; che costituiscono provviste in nero su conti off-shore nei paradisi fiscali; che ingannano i risparmiatori vendendo loro bonds senza alcun valore.

Vorremmo una Confindustria che non difenda chi delocalizza la produzione all’estero, come la OMSA o la Sigma-Tau o la FIAT, chiudendo gli stabilimenti dopo aver intascato milioni di finanziamenti pubblici, esenzioni fiscali dallo Stato ed “incentivi” alla vendita, magari dopo aver saccheggiato la vecchia “Cassa del Mezzogiorno”.

Vorremmo una Confindustria che non tuteli quegli ‘imprenditori’, che abusano della cassa integrazione, accollando i costi d’impresa alla collettività; che cercano di liberarsi dei lavoratori ultra-cinquantenni attraverso la “cessione dei rami d’azienda”.

Vorremmo una Confindustria che denunci quegli ‘imprenditori’ che discriminano le donne; che minacciano di licenziamento le ragazze che dovessero restare incinta; che molestano sessualmente le proprie dipendenti; che costringono i neo-assunti a firmare dimissioni in bianco; che ricattano i giovani con contratto a tempo minacciandoli col mancato rinnovo; che abusano del ricorso agli stage per non pagare il personale più qualificato e laureato.

Vorremmo una Confindustria che intervenga contro quelle imprese che truccano le gare d’appalto; che ricorrono alla corruzione per addomesticare le concessioni pubbliche; che gonfiano artificialmente i costi dell’opera; che realizzano manufatti con materiale scadente; che non rispettano gli standard sulla sicurezza; che falsificano i dati sui collaudi; che riciclano capitali illeciti e di origine mafiosa.

Vorremmo una Confindustria che non protegga chi mette in serio pericolo la salute dei propri lavoratori. Vorremmo che non giustifichi chi lascia bruciare vivi i propri operai in fonderia; chi li avvelena fino alla morte con l’esposizione prolungata a sostanze tossiche come a Porto Marghera, come a Casale Monferrato, come all’ILVA di Taranto, come nelle miniere del Sulcis, perché risparmia sui sistemi di sicurezza.

Vorremmo una Confindustria che non nasconda chi viola le norme di salvaguardia ambientale; che si disfa illegalmente delle scorie tossiche di produzione; che avvelena la terra e contamina le falde acquifere, per liberarsi dei rifiuti chimici e risparmiare sui costi di smaltimento.

Vorremmo una Confindustria che si preoccupi della salvaguardia del capitale investito, ma anche della qualità de lavoro; che sia socialmente responsabile verso quelle comunità che ospitano i suoi impianti; che investa sullo sviluppo per il lungo periodo e non sulla mera speculazione predatoria, volta al massimo profitto attraverso lo sfruttamento delle maestranze, approfittando della disperazione dei popoli o della legislazione favorevole di regimi semi-dittatoriali.

Vorremmo una Confindustria che non fosse composta in massima parte da figli di papà, che giocano al grande imprenditore con la fabbrichetta di famiglia; di vecchi latifondisti e contesse che hanno convertito i fondachi feudali in industrie; di amministratori delegati che incassano milioni di euro di bonus e stock option, mentre comprimono i salari delle maestranze da 1200 euro al mese ed esternalizzano gli oneri delle crisi cicliche di sistema.

Vorremmo una Confindustria che lotti, anche fortemente, per tutelare i propri interessi privati (diventare sempre più ricchi fino a scoppiare), ma che non protegga sempre e comunque i grandi ladri, i bancarottieri professionisti, i puttanieri in politica, i truffatori cronici, che magari rifilano al Pubblico aziende ormai decotte dopo averle spolpate rivendicando la privatizzazione di quelle sane, e tutti coloro che fanno della propria inclinazione padronale una coazione a delinquere.

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