Archivio per Civiltà

Regressioni trendy

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 28 marzo 2016 by Sendivogius

Autoflagellazione di massa in India

Ci sono diversi modi per reagire agli chock, che inevitabilmente scaturiscono dalle situazioni di fortissimo stress. Si chiamano “meccanismi di difesa” e di solito sono proporzionali all’incidenza del conflitto, nelle forme e nei modi che a suo tempo furono teorizzati con successo dalla dottoressa Ann Freud: la brillante figlia del più conosciuto Sigmund e che non per niente si occupava di psicoanalisi infantile.

«Di fronte ad una situazione che genera eccessiva angoscia, l’Io ricorre a varie strategie per fronteggiare l’estrema portata ansiosa dell’evento, con lo scopo preminente di escludere dalla coscienza ciò che è ritenuto inaccettabile e pericoloso. Raramente i meccanismi di difesa intervengono separatamente: nella maggior parte dei casi sono combinati per fronteggiare l’evento o l’effetto sotto più profili

Arte della mediazioneL’arte della mediazione
Raffaella Verga e Damiano Marinelli
Edizioni Franco Angeli (2013)

Quando il fenomeno ha valenza collettiva, come nel caso della recrudescenza terroristica di matrice salafita, le dinamiche di contenimento dell’esperienza traumatica non sembrano poi essere troppo diverse, rispetto a quelle messe in atto a livello individuale.
Se poi dovessimo giudicare in base alle immagini preconfezionate che la vulgata mainstream ama trasmettere in onda sui circuiti mediatici, con copertura alla cannella su conformismo diffuso, ci sarebbe quasi da credere di essere dinanzi ad una regressione infantile di massa, coi suoi pennarelli… i gessetti… le candeline… i fiorellini di carta… i cuoricini… i messaggini strappalacrime e gli orsetti di peluche… che adornano gli altarini colorati di certe piazze europee, sprofondate nel torpore di una melassa indistinta per bimbiminkia troppo cresciuti, che non riescono a distinguere l’elaborazione del lutto dal bricolage dell’asilo.
I Gessetti della generazione CretinettiArnold J. Toynbee, nella sua monumentale ricerca sulla genesi, sviluppo e dissoluzione delle civiltà, sosteneva che queste si strutturano in reazione ad una serie di stimoli ambientali, attraverso l’adozione di soluzioni originali che ne determinano l’identità e la sopravvivenza.

“In caso contrario, la civiltà si arresta; la società si chiude nella ripetitività delle risposte istituzionalizzate e alla fine si verifica un crollo per l’incapacità suicida di rinnovarsi.”

Solitamente, le trasformazioni avvengono sotto la spinta propulsiva del ceto dirigente; o per meglio dire, ad opera di “minoranze creative” in grado di orientare le società dal loro interno. Nel suo ideale di autodeterminazione assoluta, Toynbee esprimeva la preoccupazione che queste elite potessero trasformarsi in oligarchie oppressive, a seguito della loro incapacità di fornire risposte sociali adeguate.
nazismoSe ci dovessimo rimettere ad un’osservazione assolutamente superficiale, si direbbe che nel corso dei secoli, siamo passati dalla barbarie delle crociate al rincoglionimento delle frociate..!
petalosoDinanzi alle minacce terroristiche che le aberrazioni del fanatismo religioso hanno importato nelle placide comunità europee, la sostanziale acquiescenza nell’assenza di risposte concrete sembrerebbe pertanto essere compensata dai classici schemi comportamentali, alla base di quei meccanismi di difesa assurti a dimensione di massa.
Tra le reazioni più ricorrenti c’è la Rimozione

«La Rimozione è forse il meccanismo di difesa più conosciuto, consiste nell’allontanamento degli effetti pulsionali dell’esperienza traumatica (o più generalmente inaccettabile) dalla sfera di coscienza. La rimozione sembra uno dei meccanismi di difesa più arcaici ed universali. Consente nell’inconsapevole cancellazione di un ricordo, di una esperienza che il soggetto ha vissuto come angosciante o traumatica. Un esperienza si dice traumatica quando presenta le seguenti caratteristiche:

• Accade improvvisamente
• Produce uno spavento acutissimo
• Il soggetto diventa impotente ed incapace di controllare situazioni.
• Il soggetto sente si subire qualcosa di così tremendo da produrre un danno anche fisico irreparabile.

[…] Si ha nell’inconscio ed è un meccanismo efficace nelle situazioni angosciose ed eventi traumatici

(Raffaella Verga e Damiano Marinelli)

In ambito collettivo, come non pensare alla facilità con cui attentati, stragi, massacri indiscriminati, vengono velocemente rimossi, ed altrettanto facilmente dimenticati, non appena il cordoglio di circostanza si estingue per consumazione naturale puttanateed il circo mediatico torna ad interessarsi d’altro, imponendo nuovi trend ‘virali’? Ad ogni nuova mattanza, i rituali coreografici vengono riproposti intatti, nell’inutilità intrinseca di un copione eterodiretto e volto a metabolizzare in fretta le circostanze traumatiche. E se iniziano a capirlo anche i principali anchorman della narrazione nazional-popolare…

Enrico Mentana e Bruxelles

Contrastanti ma a loro modo complementari, ci sono poi i meccanismi di “proiezione” ed “identificazione”. Sono comportamenti particolarmente cari alla psicopatologia forense: il prof. Vincenzo Mastronardi (quello che aveva invitato Schettino in una conferenza universitaria) ne parla diffusamente nel suo manuale. A livello clinico, rientrano invece nell’ambito delle nevrosi.
Voices - Art of TechnochristCon qualche forzatura, concedeteci una variante sul tema, senza alcuna presunzione scientifica.

«L’Identificazione proiettiva: è il meccanismo di difesa che consiste nel porre nell’altro delle parti di sé “buone” (per evitare la separazione dall’oggetto quando si teme di perderlo o per tenere le stesse parti buone dell’oggetto d’amore al sicuro dalle cose cattive che sono dentro il soggetto come per esempio nel caso della necessità di “umanizzare il proprio aggressore” per ragioni di abnorme paura di vendetta che si teme lo stesso aggressore possa mettere in atto verso la sua persona nel caso il soggetto lo odiasse = Sindrome di Stoccolma) o “cattive” in modo da controllare l’oggetto per liberarsene e distruggerlo

Brutalmente parlando, nella categoria si può inserire l’oramai abnorme pippone buonista col quale ipercomprensivi commentatori, davanti ai corpi dilaniati di cadaveri ancora fumanti, sentiranno l’impellente bisogno di investigare le ragioni recondite all’origine di tanto furore omicida, esprimendo una qualche ‘comprensione’ per i carnefici, in virtù di fatti remoti o lontani che vengono consumati in tutt’altro contesto e circostanze.

ALERT

15 Aprile 2013 – Attentato alla maratona di Boston.

L’esempio più calzante in materia resta sempre il Dibba-Pensiero (16/08/14):

05 - DIBBA er Minchia“Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore.”

ISIS e Puericoltura..L’interlocutore da elevare..

Nell’ambito di tale processo può rientrare altresì la Razionalizzazione intesa come:

«..tentativo di “giustificare” attraverso comportamenti, ragionamenti, ed argomenti un fatto o un processo relazionale che il soggetto ha trovato angoscioso. In altre parole, la razionalizzazione consiste nel costruire attribuzioni, ipotesi o ragioni esplicative di comodo, per poter contenere e gestire l’angoscia

Trattasi di una dinamica prediletta dagli esegeti del pensiero cosiddetto “antagonista” (nel pessimo uso che i diretti interessati fanno del termine), spesso innestata sulle distorsioni del processo introiettivo.
La
 “Razionalizzazione” è parallela, quando non direttamente connessa, al meccanismo della Intellettualizzazione che si può definire come:

«un controllo razionale delle pulsioni…. che si verifica ogni volta che il soggetto durante il colloquio, non appena viene sfiorato un argomento per lui fonte di disemotività, filosofeggia, interpreta o giustifica intellettualmente ogni cosa trasformando in intellettualizzazioni le sue ansietà più profonde per la assoluta necessità di controllare ogni cosa, pena la conseguente estrema insicurezza e lo scompenso.
[…] Si tratta di un tipo particolare di razionalizzazione, in cui non solo si producono “spiegazioni apparentemente logiche”, ma tali spiegazioni vengono direttamente fondate o riferite a dati teorici, scientifici, culturali, di una certa astrazione

CERNL’Intellettualizazzione costituisce la modalità preferita dagli intellettuali tascabili che solitamente imperversano nei solottini buoni dell’intrattenimento progressista, dove vi stordiranno di dati, informazioni e sofisticate riflessioni culturali. Non che siano sbagliate di per sé, o contengano inesattezze (anzi!). Peccato solo che se messi dialetticamente alle strette, ovvero richiesti di una qualche soluzione a sintesi di tante pensose elucubrazioni, nella migliore delle ipotesi non vi risponderanno, defilandosi nella cortina fumogena di nuove ed interessantissime divagazioni. Oppure ricorreranno ad una serie di stereotipi, attinti direttamente dal più conformista dei pensierini politicamente corretti. Della categoria in oggetto avevamo già accennato QUI.
politically-correct-monstersSe posti di fronte a realtà sconvenienti in riferimento alle architetture del loro impianto teorico, faranno proprio il processo di “rimozione” per diniego, eludendo il problema in ogni sua forma semplicemente non parlandone. Capita così che un notissimo portale di “controinformazione”, in concomitanza con la strage di Bruxelles, dedichi il suo miglior editoriale agli spoiler sulle serie televisive della RAI (!). Così come combattivissime attiviste dei diritti di genere, pronte a spendere fiumi di inchiostro sulla preistoria dell’emancipazione femminile nelle caverne del paleolitico, sembrano non trovare il tempo di sprecare una sola riga sulla condizione delle donne nelle società islamiche o sulla reintroduzione della schiavitù sessuale (con tanto di tariffario e modalità di ‘consumazione’) nelle terre del Califfo.

Isis-sex-slaves

Alla loro ‘destra’ (più o meno estrema), fanno il verso altri meccanismi di reazione, nell’accezione estensiva del termine, tra i quali si può riscontrare:

«La Scissione o dissociazione primitiva: estrinseca l’assoluta necessità di effettuare una netta divisione degli oggetti esterni in “tutti buoni” o “tutti cattivi”: la fisiologica coesistenza di una parte buona e di una cattiva in ciascun essere umano è inaccettabile in quanto il riconoscere una parte cattiva all’interno di un’altra persona abitualmente considerata buona è insopportabile per il soggetto che quindi vive tale possibile coesistenza come francamente minacciosa

Vincenzo Mastronardi
“Manuale per operatori criminologici
e psicopatologi forensi”
Giuffrè Editore (2001)

E’ il must imprescindibile di islamofobi, paranoici ossessivi in camicia verde, e razzisti confluiti nelle fascisterie della destra sedicente “identitaria” e “nazionalista” (la new entry del momento). La tendenza è in crescita e molti dei diretti interessati, se in grado di articolare grugniti di senso compiuto, amano definirsi social-nazionali, che fa il paio con “nazista” nell’incapacità di comprendere la sottile differenza.
nazionalistiDa qui lo spostamento proiettivo, ossia la Proiezione dei propri sentimenti inaccettati all’esterno, su un altro soggetto o sull’intero ambiente. La Proiezione è un meccanismo alla base della paranoia ed opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità ritenute “buone” e “cattive”, con queste ultime che vengono proiettate all’esterno.
Ad essa si accompagna lo “Spostamento”, ovvero:

«..investimento di sentimenti inaccettabili su un oggetto sostitutivo…. Interviene spesso nella genesi delle fobie, per cui si ‘sposta’ il sentimento inaccettabile sull’oggetto detto “fobigeno”

I meccanismi di difesa, nonostante le apparenti differenze, sono strettamente collegati tra di loro e presentano dinamiche comuni su atteggiamenti regressivi.
instantcheckmategirllookingsurprisedIn quanto al diffuso infantilismo di ritorno… sarebbe ora di crescere!

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L’ennemi intérieur

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , on 19 novembre 2015 by Sendivogius

Architettura islamica in Iran

«Caro mondo musulmano,
[…]  Ti vedo in una condizione di miseria e di sofferenza che mi rende tremendamente triste, ma che rende ancora più duro il mio giudizio di filosofo! Questo poiché vedo che stai mettendo al mondo un mostro che preferisce essere chiamato Stato islamico e al quale qualcuno preferisce dare il nome di demonio: DAESH. La cosa peggiore è che ti vedo perdere il tuo tempo e il tuo onore, rifiutando di riconoscere che questo l’hai fatto nascere tu, è frutto dei tuoi vagabondaggi, delle tue contraddizioni, della tua interminabile scissione tra passato e presente, della tua duratura incapacità a trovare un posto nella civiltà umana.
daesh (isis)Che cosa dici davanti a questo mostro? Qual è il tuo discorso? Tu urli “Non sono io!”, “Non è l’Islam”. Rifiuti che i crimini commessi da questo mostro siano commessi sotto tuo nome (hashtag #NotInMyName). Sei indignato davanti ad una tale mostruosità, insorgi quando il mostro usurpa la tua identità, e hai sicuramente ragione di farlo. È indispensabile che davanti al mondo proclami, ad alta voce che l’islam denuncia le barbarie. Ma è assolutamente insufficiente! Poiché tu ti rifugi nel riflesso dell’autodifesa senza assumerti anche, e soprattutto, la responsabilità dell’autocritica. Ti accontenti d’indignarti, quando invece questo momento storico sarebbe stata un’occasione incredibile per rimetterti in discussione! E come sempre, tu accusi invece di prenderti la tua responsabilità: “Smettetela, voi occidentali e tutti voi nemici dell’Islam, di associarci a questo mostro! Il terrorismo non è l’islam, il vero islam, l’islam buono che non vuole la guerra, ma la pace!”.
Islam (2)Sento questo grido di rivolta che sale dentro di te e ti capisco, oh mio caro mondo musulmano. […] Ma dalla mia posizione distante, vedo anche qualcos’altro, qualcosa che tu non riesci a vedere o che non vuoi vedere… E questo suscita in me una domanda, La grande domanda: perché questo mostro ti ha rubato il volto? Perché questo mostro ignobile ha scelto il tuo viso e non un altro? Perché ha preso la maschera dell’islam e non un’altra? La verità è che dietro quest’immagine del mostro si nasconde un immenso problema che tu non sembri pronto a guardare in faccia. Tuttavia è necessario, è necessario che tu abbia il coraggio.
Daesh - Lezioni di decollazioneQuesto problema è quello delle radici del male. Da dove provengono i crimini di questo cosi detto “Stato islamico”? Te lo dirò, amico mio. E questo non ti farà piacere, ma è mio dovere di filosofo. Le radici di questo male che oggi ti ruba il volto risiedono in te, il mostro è uscito dal tuo ventre, il cancro è nel tuo corpo. E cosi tanti nuovi mostri, peggiori di questi, usciranno ancora dal tuo ventre malato, fintanto che tu ti rifiuterai di guardare in faccia questa verità e che impiegherai del tempo a ammettere e ad attaccare finalmente questa radice del male!
daeshAnche gli intellettuali occidentali, quando dico loro questo, lo vedono con difficoltà: la maggior parte ha talmente dimenticato che cos’è la potenza della religione, nel bene e nel male sulla vita e sulla morte, che mi dicono ” no, il problema del mondo musulmano non è l’islam, non è la religione ma la politica, la storia, l’economia, etc.”. Vivono in società cosi secolarizzate che non si ricordano per niente che la religione può essere il cuore del reattore di una civilizzazione umana! E che nel domani il futuro dell’umanità passerà, non soltanto attraverso la risoluzione della crisi finanziaria e economica, ma in maniera più essenziale anche attraverso la risoluzione della crisi spirituale che attraversa tutta la nostra umanità, senza precedenti! Sapremo unirci tutti, a livello planetario, per affrontare questa sfida fondamentale? La natura spirituale dell’uomo ha paura del vuoto, e se non trova nulla di nuovo per riempirlo lo farà domani con delle religioni sempre più inadatte al presente e si metteranno quindi a produrre dei mostri, come fa l’islam attualmente.
Islam[…] Nella Umma ci sono delle donne e degli uomini civilizzati che sostengono l’idea di un futuro spirituale per l’essere umano. Ma questi uomini non sono ancora abbastanza numerosi e la loro parola non è ancora cosi potente. Onoro la lucidità e il coraggio di tutti loro, i quali hanno capito perfettamente che la nascita dei mostri terroristici dal nome di Al Qaida, Al Nusra, AQMI o dello “Stato islamico” è il risultato della condizione generale della profonda malattia del mondo musulmano. Hanno capito bene che risiedono là, su di un immenso corpo malato, i sintomi più gravi e più visibili delle seguenti malattie croniche: incapacità di istituire delle democrazie durature nelle quali la libertà di coscienza sui dogmi della religione, è riconosciuta come un diritto morale e politico; prigione morale e sociale di una religione dogmatica, idiomatica e ogni tanto totalitaria; fatiche croniche nel migliorare la condizione delle donne riguardo a uguaglianza, responsabilità e libertà; incapacità di distinguere a sufficienza il potere politico dal suo controllo da parte dell’autorità religiosa; incapacità d’istituire un rispetto, una tolleranza e un vero riconoscimento del pluralismo religioso e delle minorità religiose.
Tolleranza islamicaSarebbe pertanto tutto ciò un errore dell’Occidente? Quanto tempo prezioso, quanti anni cruciali perderai ancora, o mio caro mondo musulmano, a causa di questa accusa stupida alla quale tu stesso non credi più e dietro alla quale ti nascondi per continuare a mentire a te stesso? Se ti critico in modo cosi severo non è perché sono un filosofo “occidentale”, ma perché sono uno tra i tuoi figli consapevoli di tutto ciò che hai perduto, della grandezza sbiadita da cosi tanto tempo che è diventata un mito!
Sergio ToppiIn particolare dal XVIII secolo, è giunto il momento di confessartelo insomma, sei stato incapace di rispondere alla sfida dell’Occidente. O ti sei rifugiato nel passato in modo infantile e mortificato, con l’intollerante e cupa regressione del wahabismo la quale continua a fare dei danni praticamente ovunque all’interno dei tuoi confini, un wahabismo che tu diffondi a partire dai tuoi luoghi santi dell’Arabia Saudita come un cancro che partirebbe anch’esso dal tuo cuore. Oppure hai seguito il peggio di questo Occidente, producendo com’esso dei nazionalismi e un modernismo che è caricatura della modernità, voglio parlare di questa frenesia di consumo o meglio ancora di questo sviluppo tecnologico incoerente insieme ai loro arcaismi religiosi, che rende le tue ricchissime “élites” del Golfo soltanto delle vittime consenzienti della malattia oramai mondiale che è il culto del dio denaro.
WahabismeChe cos’hai di ammirevole oggi, amico mio? Che cosa rimane in te che sia degno di suscitare il rispetto e l’ammirazione degli altri popoli e civiltà della Terra? Dove sono le tue persone sagge? Hai ancora una saggezza da proporre al mondo? Dove sono i tuoi grandi uomini, chi sono i tuoi Mandela, i tuoi Gandhi, chi sono i tuoi Aung San Suu Kyi? Dove sono i tuoi grandi pensatori, i tuoi intellettuali i cui libri dovrebbero essere letti nel mondo intero come al tempo in cui i matematici e i filosofi arabi e persiani facevano riferimento dall’India alla Spagna? In realtà sei diventato cosi debole, cosi impotente dietro la certezza che risiede sempre in te…..
Islam (1)Hai scelto di considerare che Mohammed fosse profeta e re. Hai scelto di definire l’islam una religione politica, sociale, morale che deve regnare come un tiranno tanto sullo Stato quanto sulla vita civile, tanto per strada e in casa quanto all’interno di ciascuna coscienza. Hai scelto di credere e d’imporre che l’Islam significa sottomissione quando invece il Corano stesso proclama che “non c’è costrizione nella religione” (La ikraha fi Dîn). Tu hai fatto del suo Richiamo alla libertà l’impero della costrizione! Come può una civiltà tradire il suo testo sacro, fino a questo punto? Penso che sia il momento, nella civilizzazione dell’islam, di istituire questa libertà spirituale, la più sublime e difficile di tutte, al posto di tutte le leggi inventate da generazioni di teologici!
toppi-tarots-04[…] Troppi credenti hanno talmente interiorizzato una cultura della sottomissione alla tradizione e ai “maestri della religione” (imams, muftis, shouyoukhs, etc.), che non capiscono neanche che si parla loro di libertà spirituale e non ammettono che si osi parlare loro di scelte personali a proposito dei “pilastri” dell’islam. Tutto ciò costituisce per loro una “linea rossa”, qualcosa di troppo sacro perché possano dare alla loro coscienza il permesso di rimetterlo in discussione! E ce ne sono tante di queste famiglie, di queste società musulmane nelle quali tale confusione tra spiritualità e servitù è radicata nelle loro menti dalla più giovane età e nelle quali l’educazione spirituale è talmente misera che tutto quello che riguarda la religione, in un modo o nell’altro, rimane pertanto qualcosa su cui non si discute!
Foto ricordoAdesso questo non è sicuramente imposto dal terrorismo di qualche pazzo, da qualche gruppo di fanatici inviati dallo Stato islamico. No, questo problema è infinitamente più profondo e infinitamente più vasto! Ma chi lo vedrà e chi lo pronuncerà? Chi vuole ascoltarlo? C’è silenzio a questo proposito nel mondo musulmano e nei media occidentali si sente solo più parlare di questi specialisti del terrorismo che aumentano giorno dopo giorno la miopia generale! Bisogna fare in modo che tu, amico mio, non ti illuda credendo e facendo credere che quando si finirà con il terrorismo islamico, l’islam avrà risolto i suoi problemi! Poiché tutto quello che ho evocato, una religione tirannica, dogmatica, letteraria, formalista, maschilista, conservatrice, regressista, è troppo spesso, non sempre, ma troppo spesso, l’islam ordinario, l’islam quotidiano che soffre e fa soffrire troppe coscienze, l’islam della tradizione e del passato, l’islam deformato da tutti coloro i quali lo utilizzano politicamente, l’islam che riesce ancora a mettere a tacere le Primavere arabe e la voce di tutti i giovani che chiedono qualcos’altro. Allora quando farai la tua vera rivoluzione?
niqab[…] Sicuramente nel tuo immenso territorio ci sono degli isolotti di libertà spirituale: delle famiglie che trasmettono un islam di tolleranza, di scelta personale, di approfondimento spirituale; dei contesti sociali nei quali la gabbia della prigione religiosa si è aperta o semi-aperta; dei luoghi in cui l’islam da ancora il meglio di sé che corrisponde ad una cultura della condivisione, dell’onore, della ricerca di sapere e una spiritualità alla ricerca di questo luogo sacro dove s’incontrano l’essere umano e la realtà ultima chiamata Allah. In Terra islamica e ovunque nelle comunità musulmane del mondo ci sono delle coscienze forti e libere, ma esse sono condannate a vivere la loro libertà senza certezza, senza riconoscenza di un diritto veritiero, lasciate a loro rischio e pericolo di fronte al controllo comunitario o addirittura talvolta di fronte alla polizia religiosa. Fino ad ora non è mai stato riconosciuto il diritto di dire “Io scelgo il mio islam”, “Ho il mio proprio rapporto con l’islam” da parte dell’ “islam officiale” di coloro che hanno una dignità. Questi ultimi invece si ostinano a imporre che “la dottrina dell’islam è unica” e che “l’obbedienza ai pilastri dell’islam è la sola soluzione”.
Egyptian SalafistQuesto rifiuto del diritto alla libertà religiosa è una delle fonti del dolore di cui tu soffri, o mio caro amico mondo musulmano, uno dei ventri oscuri dove crescono i mostri che fai infuriare da qualche anno davanti ai volti spaventati del mondo intero. Poiché questa religione del fare impone una violenza insostenibile interamente a tutte le tue società. Questa rinchiude sempre troppe delle tue figlie e tutti i tuoi figli in una gabbia di un Bene e di un Male, di un lecito (halâl) e di un illecito (harâm) che nessuno sceglie ma che tutti subiscono. Imprigiona le volontà, condiziona gli spiriti, impedisce o ostacola qualsiasi scelta di vita personale. In troppi dei tuoi paesi tu associ ancora religione e violenza, contro le donne, contro i “cattivi credenti”, contro le minoranze cristiane o altre, contro i pensatori e gli spiriti liberi, contro i ribelli, in modo tale da arrivare a confondere questa religione e questa violenza , tra i più squilibrati e i più fragili dei tuoi figli, nella mostruosità del jihad!
jihadPertanto, ti prego, non ti stupire, non fare più finta di stupirti che dei demoni come il cosiddetto Stato islamico ti abbiano rubato il volto! Poiché i mostri e i demoni rubano solo i volti già deformi a causa di troppe smorfie! E se vuoi sapere come fare per non mettere più al mondo tali mostri, te lo dirò. È allo stesso tempo semplice e molto difficile. Devi iniziare dal riformare tutta l’educazione che fornisci ai tuoi bambini, è necessario che tu riformi ciascuna delle tue scuola, ciascuno dei tuoi luoghi di sapere e di potere. È necessario che le riformi per dirigerle secondo dei principi universali (anche se non sei il solo a non rispettarli o a persistere nella loro ignoranza): la libertà di coscienza, la democrazia, la tolleranza e il diritto di cittadinanza per ogni diversità nella visione del mondo e nelle credenze, l’uguaglianza dei sessi e l’emancipazione delle donne sotto tutela maschile, la riflessione e la cultura critica del religioso nelle università, la letteratura, i media. Non puoi più tornare indietro, non puoi più fare di meno di tutto ciò! Non puoi più fare meno della rivoluzione spirituale la più completa! È il solo modo per te per non mettere più al mondo tali mostri e se non lo fai sarai ben presto distrutto dalla potenza della distruzione. Quando avrai correttamente portato a termine questo compito colossale, invece che rifugiarti ancora nella malafede e nell’accecamento volontario, allora più nessun mostro spregevole potrà venire a rubarti il volto.
All'asilo del califfo[…] Non sarei mai stato cosi severo in questa lettera se non credessi in te. Come si dice in francese: “Chi ama profondamente, castiga bene”. Al contrario, tutti coloro i quali non sono abbastanza severi con te attualmente, che ti scusano sempre, che ti voglio considerare sempre una vittima, o che non vedono la tua responsabilità in quello che ti accade, tutti loro in realtà non ti fanno del bene! Credo in te, credo nel tuo contributo nel fare del nostro pianeta un universo più umano e allo stesso tempo più spirituale! Salâm, che la pace sia in te

Abdennour BidarAbdennour Bidar
(15/10/2014)
Lettera aperta al
mondo musulmano
(trad. Stella Punzo)

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GEHENNA

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , on 22 agosto 2015 by Sendivogius

Gehenna by Irie-Stock

Scaduto il fatto, archiviato l’evento. È il destino triste della notizia liofilizzata e concentrata per il consumo veloce, da metabolizzare in fretta nella dimenticanza dell’oblio; finché il prossimo scempio o una nuova strage non giungerà a ricordare la persistenza della minaccia presente, che si vorrebbe credere lontana. E dunque estranea.
Khaled Al-AsaadC’è solo una cosa che indigna più della ‘passione’ dell’anziano Khaled al-Asaad, archeologo 82enne e direttore del sito Khaled Asaadarcheologico di Palmira in Siria, torturato, decapitato e infine crocifisso dalle belve barbute dello “Stato Islamico”, per aver difeso la blasfemia e diffuso il politeismo avendo messo al sicuro le pietre scolpite dell’antica città romana trasformata dal pio “Califfato” in un teatro per esecuzioni di massa ed altre perversioni collettive…
Esecuzioni nel teatro romano di PalmiraEsecuzioni nel teatro romano di Palmira (1)È la sostanziale pusillanimità di un “Occidente” distratto e assente, per un Europa china sulla sola quadratura contabile, che si consola con le bandiere a mezz’asta e qualche drappo a lutto nella sostanziale indifferenza del pubblico, che preferisce non vedere e non sentire…

Occidente

Piazza del Duomo a Milano (11-07-2004)

E lo fa nell’ipocrita illusione che ciò basti ad arginare l’avanzata dell’orda nera, o abbia una qualche funzione deterrente nei confronti del truce fondamentalismo che alimenta i sogni malati degli irsuti montoni dalle barbe caprine, confluiti nell’abisso senza fondo dell’ISIS.
Kindergarten a RaqqaCiò che questi inciabattati selvaggi regrediti ad uno stadio ferino di brutalità primordiale portano in dote è un mondo oscuro, senza arte, né cultura, né musica, né poesia, senza alcuna bellezza, e finanche senza alcuna memoria di sé, consacrato ad una divinità primitiva e crudele da compiacere nel sangue di un’orgia di distruzione iconoclastica, per un nuovo medioevo barbarico, ansiosi come sono di condividere col resto del mondo l’inferno che li ha vomitati sulla terra.
Lo SchiaccianociRaramente, il male si è manifestato in modo così radicale ed assoluto, a tal punto da rasentare tratti dalla natura demoniaca tanto è profonda la malvagità che ne esplica l’azione, come forse non s’era visto nemmeno durante il nazismo, in una sorta di unicum senza termini di paragone nella storia recente.

La nuova Siria liberata

C’è qualcosa di profondamente morboso e malato nelle distorsioni di un credo religioso e perverso, votato alla morte, che coltiva ed esalta gli istinti peggiori dei suoi adepti; che ne divora a tal punto l’animo e le menti, da condizionarne persino l’aspetto in una metamorfosi belluina che sembra cambiare persino fisicamente i suoi allucinati seguaci, tanto da deformarne i tratti in una sorta di animalesco ibrido umanoide e scimmiesco, che sembra richiamare certe mutazioni lovecraftiane.
Isl'Amici a BerlinoCome una neoplasia in espansione, si accumula nel grembo delle civiltà nella negazione delle stesse, spargendo le sue metastasi, mentre il chirurgo indugia pensando che certi carcinomi in crescita possano essere in qualche modo assorbiti e reintegrati nel riassorbimento del tessuto tumorale, tramite il ristabilimento dell’equilibrio omeostasico. Come se fosse possibile convivere con un cancro.

Members of a heavily armed militia group hold their weapons in Freedom Square in Benghazi February 18, 2014. The Morning Glory affair is one of the starkest symbols yet of how weak Libya's central authority is. Three years after a NATO-supported revolt toppled Muammar Gaddafi, Libya is at the mercy of rival brigades of heavily armed former rebel fighters who openly and regularly defy the new state. Picture taken February 18, 2014. To match Insight LIBYA-MILITIAS/ REUTERS/Esam Omran Al-Fetori (LIBYA - Tags: CIVIL UNREST POLITICS) - RTR3J62V

«Il male vince sempre grazie agli uomini dabbene che trae in inganno; e in ogni età si è avuta un’alleanza disastrosa tra abnorme ingenuità e abnorme peccato

Gilbert Keith Chesterton
“Eugenics and Other Evils”
(Londra, 1922)

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Un Galantuomo d’altri tempi

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , on 30 gennaio 2012 by Sendivogius

“Dobbiamo essere noi stessi nella democrazia e nella libertà, facendo spazio a noi stessi, eliminando le patologie che si inseriscono terribilmente.
Le troviamo anche in casa nostra quelle patologie, e allora bisogna essere spietati!
Non c’è amnistia.
E Buone battaglie.
Non arrendetevi mai…MAI.
Non esiste!”

  Oscar Luigi Scalfaro
(09/09/1918 – 29/01/2012)

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REQUIEM

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , on 13 settembre 2011 by Sendivogius

“Vedo l’Italia. Vedo me. Non sono io.
L’Italia è un luogo che ho disimparato ad amare”

(Giuseppe Genna – Italia De Profundis)

 Dopo un breve soggiorno in paesi ben più civili del nostro, capita di approcciarsi alle miserie italiche con serafico distacco, nell’amara constatazione di quanto sia abissale la distanza che ci separa dagli altri contesti europei e abnormi le anomalie di un’Italietta miserabile (e imbarazzante), che da piccola malata d’Europa rischia di diventarne l’escrescenza cancerosa, nella consapevolezza che non esiste cura per i suoi mali, tant’è radicata la metastasi nel suo corpo (in)civile.
Dinanzi al marcio che ci sovrasta, capita di non avere né la voglia né lo stomaco di commentare, né di aggiungere altro… Cos’altro si potrebbe mai aggiungere infatti sull’indecente salma in plastilina, in perenne erezione chimica, che pienamente incarna il “paese di merda” tra papponi, truffatori, e latitanti? Cosa dire ancora di un frequentatore abituale di pregiudicati, che nella sua irrefrenabile coazione a delinquere è il miserabile ostaggio di ricattatori, loschi faccendieri e prostitute, presso le più squallide suburre del malaffare diffuso? Che cosa si potrebbe scrivere di più su un vigliacco matricolato, perennemente in fuga dalle sue ossessioni, dai suoi processi, dalle sue responsabilità, attorniato da una “corte dei miracoli”?!? Di uno che usa le istituzioni per coprire le proprie perversioni e indegnamente va elemosinando un incontro tra i massimi vertici della UE, che imbarazzati lo schifano con sommo disgusto come l’ultimo degli appestati?
 Se un epitaffio bisogna tracciare, meglio lasciare la parola a Giuseppe Genna, autore difficile e complesso, dalla prosa compulsiva e dalla metafisica corrosiva di psicosi autodistruttive, ma capace di tracciare un ritratto al vetriolo e disperato della “scena italiana” nella colliquativa dissoluzione di un intero corpo sociale in putrefazione.
Per coloro che dai più alti scranni istituzionali non avevano capito la gravità della “crisi” (non solo economica), Genna scrive nel 2007 nell’evidenza di ciò che, a volerlo vedere, era da tempo sotto gli occhi di tutti..!
«I periodi glaciali che non conducono a nulla di nuovo spaventano. Gli italiani appaiono indifferenti al clima psichico. Da vent’anni la loro collettività è entomologica, termitica.
[…] Gli italiani stanno raggiungendo il culmine dell’idiozia. Concionano. Berciano contro le tasse. Non si smuovono. Non intuiscono la crepa. L’orizzonte di deflazione psichica a cui stanno correndo incontro, con gioiosa incoscienza. Nemmeno la morbosità, nemmeno la rassegnazione, nemmeno l’indignazione hanno più presa su questo popolo diviso in due caste sommarie, la ricca e la povera che vive nella finzione di una ricchezza elusiva, l’agio ostentato a spese di una povertà occulta ritmata dal pagamento delle cambiali: debiti contratti per andare in vacanza in luoghi di culto estivo per vip e segnalati come costanti del desiderio dai magazine del gossip, questa stampa non patinata, in carta a bassissima grammatura e inchiostrata male, che viene sfogliata avidamente da due terzi del Paese.
Sono raddoppiate le procedure di pignoramento.
Sta incombendo, sulla nazione che utilizza il bene rifugio del mattone, la bolla speculativa edilizia, un tumore che partirà entro un decennio dall’area angloamericana e investirà come un tornado gli italiani, i proprietari di case, gli scopritori delle bellezze rumene della multiproprietà sul Mar Nero e sul Mar Caspio, i detentori di mutui trentennali, difficoltosi da ottenere dalle banche, codici proibitivi che richiedono un esame spettrografico condotto attraverso una miriade incontenibile di appretti cartacei, autocertificazioni complesse, impegni che rasentano il giogo dell’usura.
La spesa per la telefonia cellulare è la più alta del continente.
I SUV hanno invaso le metropoli, inutili abbozzi di Transformers.

[…] Il cinema italiano eietta prodotti, non opere. Si tratta di pellicole la cui consistenza è sentimentale, secondo i canoni della finzione dei sentimenti a cui si è abituata la popolazione nel corso degli ultimi vent’anni. Successi popolari catastroficamente generalizzati, film imperdibili per la suburra che è diventata la nazione. Il tutto spacciato come arte del nostro tempo, come rappresentazione del nostro presente. Il che è vero: in senso opposto a quanto la generalità suppone.
Sono storie elementari, trame infantili, fanno perno sull’amore finto, sulle corna, si accompagnano con colonne sonore dozzinali e semplicistiche composte da romani accolti come maestri, sono ruoli insulsi a cui gli attori credono di lavorare con rigore stanislavskiano […] Sono storie sentimentali e devono fare sorridere, o ridere, ma la risata è facile, basta un ciccione pelato che con gli sci inforca un paletto che si abbatte sui genitali e le platee natalizie, debordanti, esplodono in risate.
[…] L’industria cinematografica italiana è smantellata.
Producono vicende di un intimismo irreale e, per questo, realistico secondo i canoni mentali della popolazione rimbecillita che assiste a uno spettacolo indifferente da quello che crede di ravvedere fuori dal cinema. Raffigurano ciò che gli altri, la gente, desidera desiderare. Non è applicabile alcuna strumentazione analitica raffinata a questo decalage nazionale, debordante inarrestabile.
Una marea di merda ricopre l’Italia. […] Gli altri tentano l’approdo americano. Sono i produttori delle storie neoborghesi, in cui facilmente si identificano appunto gli ex borghesi che non hanno ancora compreso che non sono più borghesi, bensì appartenenti alla fascia alta della casta più bassa, ora che la borghesia altro non è che cognitariato, spesso precario, spesso sottopagato, comunque dedito all’extratime lavorativo.
Durante la bolla speculativa del Web, rizzando nuovamente il capo abbronzato ai raggi UVA, gli ex borghesi, percependosi nuovamente borghesi e pronti a fare il balzo verso la casta superiore, lavoravano fino alle dieci di sera nelle compagnie dot com, vedevano partner aziendali e stringevano accordi di cobranding, discutevano dei budget pubblicitari, commentavano le operatrici marketing, single in eterna ripetizione del ciclo seduttivo, che non originava in alcun caso rapporti stabili, e tutti si nutrivano nelle città del boom di Internet con junk food somministrato in lounge bar in estenuanti incontri di finto tempo libero, parlavano e parlavano e parlavano, di lavoro, ma esprimevano anche la loro visione del mondo, rozza, semplicistica, imperniata sul guadagno e sull’attività fisica continua, esasperata, i nomi di località montane in cui fare snowboard, mentre Linux insedia Gates, o il competitor ha asset minori.
Le dot com hanno chiuso a un ritmo da tappa cronometrica del Giro d’Italia.
Dappertutto: mutazione.
Analisi finanziarie condotte sull’economia dei derivati, senza minimamente tenere conto della forbice che future e bond hanno aperto rispetto a un’economia reale o, quantomeno, realistica.
[…] Fusioni di banche senza che il sistema bancario muti.
Re-engeneering: taglio dei posti doppi creati dalla fusione, e poi taglio anche di singoli posti e attribuzione di più compiti e funzioni a un impiegato o a un quadro, fino a condurlo alla nevrosi dell’overtime.
Ragionamenti spezzati orizzontalmente dal fiorire di problemi paralleli, di finestre parallele sulla scrivania Windows. Power-point mai riciclati, a causa del subitaneo e mutevole flusso di dati cangianti: Power-point per continue presentazioni, per accordi stretti sul nulla, per contratti eterei, soldi sganciati dalla produzione reale.
La massima azienda telefonica della nazione nasconde un gruppo occulto che scheda e interagisce illegalmente con i servizi segreti italiani. E’ stata acquistata più volte, dal momento che si è deciso di privatizzarla, è monopolista della rete, governi di finta destra e finta sinistra si sono avvicendati per rivendere l’azienda a compratori d’assalto, che la hanno acquistata con debiti, con denaro futuribile e inesistente, o evadendo il fisco grazie a sistemi aziendali strutturati a scatole cinesi.

[…] Lo zapping è il programma statisticamente più visto in televisione: un programma fatto di vuoto.
Le società di produzione di format televisivi vomitano programmi che evocano “cultura generale” e non prevedono nemmeno una domanda o una prova di intelligenza: bisogna esibirsi vestiti da cuochi che cantano lo jodl, compiere trucchi da prestigiatore domestico, per accedere alla prova finale, che peraltro in una obiettiva considerazione della trasmissione sarebbe l’unica prova reale e dunque iniziale, consistente nell’indovinare quale scarto del sistema vip si nasconde in una cabina di mare multicolore, mentre vallette inutili portano in scena indizi grotteschi, vestite come un cittadino elvetico vestirebbe durante un soggiorno caraibico, e il presentatore squilla scettico, si vede che nemmeno lui ci crede, e il pupazzo Gabibbo, una delle voci della coscienza della nazione, rutilante nel suo accento genovese gutturale, spara stronzate di contorno.
Fa ridere abbastanza?
Poiché il Paese desidera ridere, spensieratamente.

[…] Hanno tutti paura dei cinesi.
Hanno paura dei cinesi, ma vendono i loro bar ai cinesi, poiché i cinesi si presentano con un addetto cinese in paralisi facciale quasi parkinsoniana, robotticamente apre una ventiquattrore in finta pelle nera, mostra somme di un terzo superiori al prezzo di vendita, in contanti, e gli italiani vendono.
In sei mesi, nel 2007, sono stati recuperati 5,4 miliardi di euro da evasori fiscali, prevalentemente appartenenti alla casta superiore.
La lotta di classe non esiste più, la lotta tra caste si stenta a vedersi all’orizzonte di questo stivale di terra congestionato da ecomostri, percorso da ecomafie, bucherellato da discariche abusive, popolato da formiche ciarliere che, nella spazzatura, sognano il lindore che, da Dallas in poi, gli lucida i crani dall’interno.
La vita politica prosegue al di fuori di qualunque dibattito politico. I confronti sono finzioni. La rappresentanza, il meccanismo fondamentale del sistema democratico, è vanificata dall’assoluta assenza di percezione di un’effettività, di una possibilità di intervento sulla realtà, da parte della quasi totalità degli elettori. La democrazia si è trasformata in demagogia. L’élite politica, un migliaio tra deputati e senatori e funzionari di partiti leggeri, si limita a realizzare le direttive che provengono dall’estero, in particolare dal Fondo Monetario Internazionale, cioè dall’élite statunitense e inglese, dietro la facciata da protettorato distante che il continente ha elaborato rovinosamente a Bruxelles, col patto di Maastricht e col successivo allargamento a venticinque nazioni dell’Unione Europea.
L’area di manovra politica è inesistente.
La società non è liquida, come sostengono i sociologi: è vaporosa.
E’ un termitaio.
I paradigmi di sinistra e destra, questa opposizione che ha fatto, di riflesso alla situazione internazionale, l’ultima metà del secolo passato, sono stati strategicamente fatti evaporare, per non essere sostituiti da nessun paradigma ideologico. Al momento, perfino l’esistenza di un penetrante paradigma ideologico (il più funzionale risulterebbe l’opposizione tra centro e periferia: cioè la lotta di casta) non appiccherebbe alcun fuoco rivoluzionario o trasformativo. Si alternano su ciò che, in maniera filologicamente corretta, viene definito “palcoscenico della politica”, finzioni in forma di sagome umane e argomentazioni ipocrite tese ad aumentare le percentuali elettorali attraverso la promessa di elargizioni, le più grette possibili: abbattimento delle tasse (cioè il corretto sostentamento della vita naturale e organizzativa di uno Stato), aumento fantasmatico del lavoro (cioè delle possibilità di raggiungimento delle soglie di sopravvivenza), indurimento dei protocolli di sicurezza (cioè legittimazione della violenza contro coloro che nemmeno entrano a partecipare alle comunità delle caste, non raggiungono la soglia di entrata nemmeno dell’immensa classe più bassa: extracomunitari e immigrati, soprattutto, e microcriminali e antagonistti della legalità, che sempre sono esistiti e fortunatamente sempre esisteranno). Le sagome fantascientifiche, che simulano un gioco di contrasto a favore del pubblico (poiché tale è) elettorale, si attestano su enunciazioni fumose e incisive allo stesso tempo – si schierano per “valori” che non specificano, discettano di “famiglia” nel momento in cui il nucleo familiare non è per nulla l’elemento centrale della società, si scontrano sulla sofferenza dei malati terminali, conducono battaglie di principio che sono prive di fondamento effettivo.
Il Partito Comunista diventa una forza che ambisce a ricoprire il ruolo che fu quello storico della corrente di sinistra e popolare della Democrazia Cristiana.
L’autentico tavolo da gioco politico è l’economia, nel senso che l’unica direttiva da applicare è la sottrazione dell’intervento politico in àmbito economico. Di qui, una fiumana di privatizzazioni condotte “all’italiana”, come ormai si dice con significazione tecnica: favoritismi, dismissione a prezzi stracciati del patrimonio pubblico. Allegria Titanic.
Eppure tutto ciò non è centrale.
Crollano i saperi, in primo luogo quelli a carattere umanistico. La zona formativa, scuola e università, viene ristretta a un vuoto rito di passaggio, che si riduce a una camera iperbarica di attesa indefinita. Il numero di pagine studiate per un esame universitario viene ridotto per legge: è la legislazione dell’ignoranza collettiva. Un tronchese potente quanto invisibile, eppure storico, definitivamente ha imposto il distacco dal ricordo della storia, passata e recente, alle nuove generazioni. La tecnologia è elevata a metafisica esistenziale. Apprendere è una finzione che prepara a una finzione ulteriore, ovverosia l’entrata nel mondo del lavoro. Il lavoro è finzionale, grazie a una legislazione ad hoc che il Fondo Monetario Internazionale consiglia (cioè impone) a tutti i Paesi sviluppati e a quelli che ambiscono a entrare nel ristretto circolo delle nazioni pesantemente industrializzate. Il risultato è che attualmente, agosto 2007, il 45,4% dei lavori è a tempo determinato, mentre il 42,6% gode ancora di un contratto stabile.
Il precariato dilaga e, con esso, l’ansia di futuro, che è tutta un’ansia borghese, di stabilità commisurata all’ambizione di beni e lussi che non si addicono alla storia della nazione, fatta eccezione per gli ultimi trent’anni: dal momento in cui la strategia di disappropriazione del politico è stata attuata. Il disagio psichico dovuto a questo insieme di fattori, cioè l’appartenenza a nuova classe povera che si finge benestante e l’insicurezza dovuta al mutamento delle strutture lavorative, crea un disagio psichico ed esistenziale abnorme. L’Italia è il massimo consumatore in Europa di psicofarmaci (dalle benzodiazepine ai triciclici alla quarta generazione). Un fenomeno che accade nel momento in cui, con il crollo dei saperi e la conseguente avversione generalizzata verso la cultura come riparatrice e sutura terapeutica autoconsapevole, il paradigma di cura psichica subisce determinanti trasformazioni. E’ un boom di terapie psichiche a breve durata, la cura è stupida poiché misura il sintomo e lo fa regredire. […] A Milano, il 54% degli abitanti vive solo.
Il tetto di sviluppo è stato toccato, il peak point della ricchezza finta del Paese è ormai un ricordo e ci si prepara a un orizzonte deflatorio: il congelamento dei consumi e dei desideri – il che, sia chiaro, è una delle ferite che il mercato, coltello bilame, apre nel proprio costato. Questo serpente che si mangia la coda non ha più coda e, se fosse possibile, resterebbe alla testa da mangiare se stessa. Non è possibile. Le nazioni tutte sono indebitate, quella che vanta il maggiore debito interno ed estero sono gli Stati Uniti, cioè il Paese che occupa il trono vacante dell’imperatore. Un mercato che si sostiene sullo sfondo di un colossale ubiquitario indebitamento.
In Italia è alle stelle il debito pubblico, una situazione che impone soluzioni “drastiche” come propagandano i media, tacendo che ogni tipologia di debito è virtuale, sul piano della totalità dei mercati. Il debito estero è un’astrazione simbolica che nasconde una possibilità di violenza. Il mercato esprime e impone una violenza più atmosferica, apparentemente più soffice, ma chi pone il proprio sguardo fuori dal mercato può osservarne l’infinita abiezione di violenza praticata su scala planetaria, a livelli di sterminio: garbage humanities, umanità spazzatura, vengono cancellate in tragedie silenziose, ovunque. Trecentomila deceduti a causa dello tsunami in Estremo Oriente, solo tre anni fa, sono stati immediatamente dimenticati dalla collettività, e mentre la tragedia era in corso, in periodo di ferie natalizie, gli italiani affollavano gli aeroporti per partire comunque verso mete estremorientali, dove si consumava un dramma di dimensioni immani, dovuto ai mutamenti climatici. Gli italiani hanno fatto il bagno a Natale, a temperature estive, nelle acque in cui galleggiavano a distanza cadaveri gonfi.
Gli italiani hanno espresso la pienezza della finzione sentimentale in occasione del decesso del pontefice Giovanni Paolo II, il polacco. E’ comparso, negli anni della decadenza, afflitto da un devastante morbo di Parkinson, sempre più impotente, fino al gorgoglio strozzato alla finestra dell’Angelus domenicale, all’agonia che “ha tenuto col fiato sospeso” milioni di italiani, che ancora si credono cattolici, e che, morto il papa, si sono catapultati in un happening funebre spazzato da un vento fortissimo e fortissimamente simbolico. Le esequie sono state celebrate dal cardinale che avrebbe sostituito il cadavere nelle sue funzioni. Quest’ultimo pontefice, che sfiora gli ottant’anni ed è già stato colpito da due ictus, è impegnato a riscoprire il nucleo della fede cristiana, è pressato dalla Curia che, avanguardia della dottrina sociale che ha cancellato il nucleo metafisico della religione cattolica, deve rincorrere l’apparato politico, poiché la società, e quindi i fedeli, le è sfuggita di mano. Questa Chiesa sposa del Cristo, che annuncia con la saccenza più priva di fondamento della sua storia bimillenaria, sconta ora tutti gli svantaggi della scelta secolare. Pochissimi dei suoi fedeli ha letto e conosce il Libro Sacro. La fede è emotiva, cioè si concreta in una finzione di sentimento, e sempre in forma di domanda: la preghiera è una domanda ormai, non una pratica metafisica, cioè una tecnica di indentramento che mira a fare sì che l’uomo senta se stesso. Il cattolicesimo si è protestantizzato sotto gli occhi fissi e parkinsoniani delle gerarchie ecclesiastiche. Nessuno crede più che esista l’inferno o il purgatorio. Il diavolo è contratto a superstizione popolare, all’interno della Chiesa le alte gerarchie non elaborano alcuna credenza in merito. Lo scetticismo e l’ironia scatenano una reazione: la Chiesa è in questa fase l’avanguardia reazionaria. La reazione è tutta giocata sul politico, a favore di un ripristino valoriale di una società che la storia ha già masticato, digerito, evacuato. Avviene dunque un’adesione collettiva dei fedeli a forme esteriorizzate, lontanissime dal lavoro metafisico. La Chiesa è la valva fossile disabitata dallo Spirito. Non produce immaginario, incanto, sogno, mistero, paura. Dio non affascina più. E’ una variabile percettiva individuale: ognuno ne ha un’idea propria.
Soltanto l’aldilà, la possibilità aliena dei morti e della vita extraterrestre, l’esistenza di dimensioni parallele – soltanto queste possibilità, che pressano la realtà con il miraggio dell’imminenza della propria manifestazione, sono oggi forme di universalità. Dio non tocca con un brivido nessuno più, mentre la possibile sopravvivenza dei trapassati sì.
[…] Insieme alla Chiesa, la finta élite intellettuale italiana è la componente più reazionaria che sta operando nel Paese.

E’ in questo àmbito della vita pubblica, non a caso, che si manifesta palesemente ciò che non è mai stato: l’interruzione della trasmissione dei saperi, il che cela un’ulteriore lotta che non deflagra in scontro aperto, ma viene trattenuta a spese della vita psichica ed emotiva di una vasta parte del Paese: è la lotta tra generazioni, che è bloccata da un trentennio circa, e che investe in realtà anche il settore produttivo, quello della finta rappresentanza politica, quello latamente esistenziale. Trasversale al conflitto di casta, che non esplode, il conflitto generazionale è mantenuto nel recinto delle energie compresse e, perciò, inespresse. L’esposizione a finti orizzonti di desiderio e, in pari tempo, la saturazione della finzione di desiderio (ben emblematizzata dalla bolla del mercato pubblicitario: la pubblicità non esercita in realtà nessuna funzione di controllo o instillamento del desiderio, come risulta dalle ricerche interne fatte realizzare dalle società mediatiche e mai esposte o rivelate alla pubblica opinione) costituiscono la tenaglia che ha il compito, perfettamente assolto, di mantenere ad alto livello la disgregazione sociale e l’individualizzazione finta che impedisce il coagularsi di una forza propulsiva e di massa, la quale inverta il processo e realizzi, anche violentemente, il rinnovamento delle classi anagrafiche operanti nella società.
A ciò è congeniale il processo di glaciazione a cui gli italiani hanno sottoposto la propria storia, che è una storia di tragedie, di guerre civili palesi e sotterranee, di ipocrisie e trasformismi, di odio covato ed esploso in pubblico o in occulto. Dalla Resistenza al fascismo fino alla stagione dei conflitti degli anni Settanta, non una risoluzione è stata data: piuttosto, una sospensione dei fatti e dei personalismi, diffusissimi, di quelle parabole storiche, tra le quali si pongono cospirazioni e scandali che avrebbero travolto ovunque le classi dirigenti, ma non in Italia.
Nella sospensione glaciale di questi periodi di sisma sociale, viene evitato il metabolismo naturale che la Storia commina come funzione basale per l’evoluzione di una società.
L’italiano medio, il giudizio storico sotto glaciazione, rimane fermo a una condanna appoggiata sul suo naturale giacobinismo, sul suo microfascismo antropologico e legalista, ipocritamente mutando parte con agilità sorprendente, mettendo sotto continuo scacco revisionista ciò che della storia del Paese è certo e non disciogliendo i nodi umani che occludono ciò che della storia del Paese è incerto o addirittura irrisolvibile. Questa perennità della presenza di una memoria irrisolta è uno degli elementi decisivi che dà linfa a una classe dirigente formatasi appunto in uno di quei periodi, gli Anni di Piombo, che videro esplodere una carica terroristica senza pari in alcuna nazione del mondo industrializzato. E’ questa un’arma nemmeno tanto implicita con cui la classe dirigente mantiene nella precarietà di vita e di storia le generazioni successive, intrappolate da un blocco del presente che, non giudicando il passato, lo giudica in continuazione, ricercando emblemi viventi su cui sfogare i propri istinti aggressivi, tanto più carichi d’ira quanto più pavida fu la condotta dei censori in quel passato e nel futuro che ne seguì, e condannandolo senza avere gli elementi effettivi di conoscenza delle carte processuali e delle storie individuali e degli eventi e financo del contesto storico e ambientale, nonostante la generazione al potere abbia vissuto esattamente quel contesto storico e ambientale, salvo mutare, nel corso degli anni Ottanta, il proprio baricentro ideologico ed esistenziale.

[…] Insieme a quello degli Stati Uniti, il popolo italiano è il più alienato del pianeta. In un certo senso, lo è anche in misura maggiore della popolazione statunitense: poiché quest’ultima non ha storia da abolire e fare evaporare, il suo infantilismo finzionale, palese quando la sicumera di una nazione che si pensa impero e non lo è viene intaccata, come nel caso dell’attacco al World Trade Center e al Pentagono o nella risibile (a fronte delle altre del pianeta) tragedia del ciclone Kathrina, è in un qualche modo un infantilismo sinceramente finto. Di fatto, non esiste un’alienazione americana, poiché il popolo americano è da sempre alienato: la sua storia coincide con una storia dell’alienazione. Polarmente opposto il caso italiano, cioè quello della comunità che parla la lingua moderna più antica del pianeta, la lingua più umanistica del comparto contemporaneo. L’espropriazione linguistica e immaginale, in Italia, coincide con la resecazione di una storia e di un’evoluzione comunitaria particolarissima, formatasi per induzioni e osmosi nel corso di una fase post-imperiale assai estesa nel tempo, quindi provenendo da una disgregazione ricomposta nell’arco di più di un millennio, fino all’avvento della Seconda Guerra mondiale, al termine della quale il sottile colonialismo di mercato ha indotto a mutare parametri che erano sì tradizionali, ma mai statici o cristallizzati in costumi.
Tutto ciò che è stato scritto è sconcertantemente banale. Non è neppure un’analisi, poiché è una constatazione. Non c’è argomentazione opponibile a questa oggettività.»

  Giuseppe Genna
Italia De Profundis
  Minimum Fax  (2008)

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