Archivio per Chiesa

In Nome del Papa Re

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , on 23 giugno 2021 by Sendivogius

Era il 2013 ed il gesuita furbo travestito da francescano si esibiva in un’altra delle sue performance mediatiche, che tanto incantano i gonzi alla sinistra del papa. Ve la ricordate?!?

“Chi sono io per giudicare un gay?”

Poi, nel frattempo, oltre al (pre)giudizio, è arrivato pure l’anatema, con tanto di interdizione pontificia, contro una legge che vorrebbe porre un limite al pestaggio dei froci come sport nazionale.
Pare che qualche spirito laico, sbagliando, si sia risentito per (l’ennesima) indebita intromissione in faccende altrui, da parte del pontefice massimo e la sua ingombrante ecclesia. Mai infatti tanta indignazione contro l’ingerenza vaticana fu più malriposta.
Per un’associazione a delinquere fondata sullo sfruttamento della credulità popolare e sulla circonvenzione di incapace, finalizzata all’appropriazione indebita di risorse pubbliche, nonché all’accantonamento e riciclaggio internazionale di fondi neri, dove gli affiliati nel tempo libero si inculano i bambini o peggio (ma se lo stupratore è un prete, non è “peccato”), in regime di impunità permanente, una nota di protesta formale contro la Repubblica Italiana (succursale vaticana) per un disegno di legge parlamentare, che qualora fosse malauguratamente approvato renderebbe più complicato discriminare froci e affini, additandoli al pubblico disprezzo come stigma liturgico, costituisce veramente l’ultimo dei problemi. Visto che un tempo, nemmeno troppo remoto, la Chiesa gli omosessuali era solita mandarli a meditare a fuoco lento, direttamente sul rogo, lanciando finocchi (da lì il simpatico nomignolo) sulla pira ardente, onde coprire il lezzo della carne bruciata, parliamo proprio di quisquiglie. Si tratta di un niente, per chi nel suo ordinamento giuridico, attraverso il sistematico ricorso alla pena capitale, prevedeva l’esecuzione per squartamento, estesa ai delitti di lesa maestà, e generosamente dispensata fino alll’anno di grazia 1828.
E adesso si vorrebbe sollevare un caso, destinato a sgonfiarsi nelle prossime 24h tra la supina accondiscenza cortigiana al primato del papa-re, su ingerenza clericale, col solito codazzo di atei-devoti e sovranisti col rosario, perché alle ultime metastasi di questa teocrazia medioevale (dove peraltro la pederastia è di casa) non piace l’approvazione di una legge che, in linea puramente teorica, dovrebbe introdurre qualche blanda e del tutto simbolica “misura di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenzaper motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”?!? Ma suvvià, signora mia!
Per inciso, la Chiesa è ferocemente contro il divorzio, la contraccezione, l’aborto, e perfino contro le coppie di fatto e la convivenza extramatrimoniale. Fino al 1970 pregava anche contro “i perfidi giudei” (nel frattempo c’era stato anche un tentativo di genocidio, ma vabbé certe tradizioni sono dure da cambiare)… e c’è chi si scandalizza perché si scaglia tanto contro i sodomiti?!? Le pratiche dei quali sono peraltro apprezzatissime nelle sacre stanze del Vaticano.

Ci si meraviglia pure se da 2000 anni la Chiesa ce l’ha ossessivamente coi froci… ma anche coi miscredenti… con gli atei… gli eretici… gli apostati… L’elenco completo lo trovate QUI, si chiama “Sillabo” e non risulta sia stato mai abolito.
Contro qualcuno i papi dovranno pur lanciare anatemi, mentre sculettano sul pulpito indossando una gonna.
Con ogni evidenza, rientra nel “modo di vivere cristiano”.

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Il verbo dei signori

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , on 29 Maggio 2017 by Sendivogius

Di parole, quando se ne hanno di così fulminanti, non ne servono altre…

“BASTA LA PAROLA”
di Alessandra Daniele
(28/05/17)

«Dopo essersi scagliato varie volte contro i mercanti d’armi, Papa Bergoglio la settimana scorsa ha ricevuto in pompa magna il più grosso mercante d’armi del mondo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il quale, dopo aver piazzato 110 miliardi di dollari di armi ai principi sauditi, maggiori sponsor del terrorismo islamista, ha loro raccomandato con un solenne discorso ufficiale di combattere il terrorismo islamista.
Basta la parola.
Quello che s’è svolto in Vaticano è stato dal punto di vista mediatico una specie d’incontro fra materia e antimateria. Se Donald Trump è unanimemente disprezzato dai media mainstream, che tifano per il suo impeachment con una furia da ultras, Papa Bergoglio gode d’una estasiata idolatria indiscussa. Persino fra gli opinionisti atei solitamente mangiapreti è considerato un imprescindibile obbligo sociale adorarlo, e dichiararlo l’unico leader credibile del pianeta, l’unica speranza di riscatto per i poveri e i perseguitati.
Se Wojtyla era famoso ma controverso come una rockstar, Bergoglio in arte Francesco non è nemmeno in discussione. È santo subito. A prescindere.
Ma perché i media mainstream ci tengono tanto a santificare qualcuno che dice cose apparentemente così contrarie all’establishment? Perché le dice, ma non le fa.
Al netto di slogan e gadget tipo la Misericordina, quali sostanziali cambiamenti concreti il suo pontificato ha davvero portato finora?
La Chiesa ha rinunciato alle sue ricchezze terrene per devolverle ai poveri, aprendo i propri palazzi a profughi e rifugiati?
No.
Non ha nemmeno rinunciato all’otto per mille, né alle detrazioni fiscali.
La Chiesa ha abolito il malsano celibato obbligatorio per i consacrati, ha aperto al sacerdozio femminile, ha smesso di definire l’aborto un infanticidio?
Macché.
Non ha nemmeno smesso di fare pressioni indebite sul parlamento italiano, cercando di soffocare le poche già esili leggi sui diritti civili.
Forse però aspettarsi mutamenti così radicali è troppo. Bisogna accontentarsi d’un repulisti, una Mani Pulite oltretevere. Almeno quella c’è stata?
Figuriamoci.
La narrazione, come sempre in questi casi, è che Papa Bergoglio ci stia provando, ma non ci riesca perché bloccato dalle gerarchie, dalle burocrazie, dalle consorterie. Dal TAR. Dal CNEL.
Benché nessun autentico rinnovamento stia avvenendo, Bergoglio è quindi considerato comunque un grande rinnovatore, per quello che dice.
Basta la parola.
E così, con la sua fotogenia ruffiana, il gesuita Bergoglio restaura la maschera benevola del potere che Trump con la sua spudorata mostruosità ogni giorno distrugge.
In un mondo nel quale ormai le élite sono giustamente considerate il Nemico, un leader, anzi un sovrano assoluto che riesca a dare l’impressione che il potere non sia un male in sé, purché si trovi nelle mani “giuste”, è in realtà una benedizione per ‘tutti’ i potenti

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MAMMA LI FROCI!!

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 12 febbraio 2016 by Sendivogius

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Checca, finocchio, culattone, busone, ricchione…
C’è qualcosa di straordinario nella quantità di sinonimi che la lingua italiana riesce a produrre per esprimere il medesimo concetto, declinato in ogni sua sfaccettatura possibile, meglio se Playnanoin senso dispregiativo. Solo la prostituzione, considerata (a torto) come una peculiarità femminile, è fonte privilegiata nella ispirazione di una ricchezza lessicale perfino maggiore; senza che peraltro ci sia un’uguale corrispondenza di sinonimi per indicare il virile ‘cliente’, o per meglio dire: l’utilizzatore finale della fruizione a pagamento.
Sinonimi di prostituta - TreccaniPer contro, è quantomeno interessante notare come, al di fuori degli ambiti meramente domestici e subordinati, il termine assuma invece una valenza onnicomprensiva, essendo estensibile ad ogni situazione che possa insidiare la naturale supremazia maschile con le sue friabili sicurezze di ruolo, costantemente alla ricerca di riconferme nell’alveo rassicurante di stereotipi condivisi.
Parità di genereRuolo che ha bisogno di essere ribadito nell’esibizione dell’identico disprezzo per froci e puttane (estensivamente ‘donne’). Sicché proprio il disprezzo è l’unico elemento che sia davvero in grado di trascendere i generi per assicurare la sola “parità” riconosciuta in un sano contesto tradizionale, tale da tener conto del giusto rapporto tra sessi diversi secondo le regole di natura.
Milo Manara - humanityTra i soliti idioti dell’integralismo fascio-clericale (questo è ed ipocrita sarebbe chiamarlo diversamente) la sola evocazione della parola “omosessuale” può provocare crisi di rigetto incontrollate per reazione immediata. Funziona come il biancospino per i licantropi o l’aglio per i vampiri: la natura del fascio-integralista viene subito fuori, rivelandosi per ciò che è in Baby squillotutto il suo squallore culturale. Perché se l’omosessualità resta indifferente ai più, al netto delle ironie, sembra invece generare scompensi insostenibili a questi difensori della famiglia sacralizzata dal santo vincolo del matrimonio (ammesso che una simile definizione voglia davvero dire qualcosa), tanto basta un nonnulla a mettere in crisi un modello di vita che evidentemente così solido non deve essere. Il riconoscimento di una situazione oggettiva, con l’estensione di un pacchetto minimo di diritti che nulla toglie a questi alfieri della “famiglia tradizionale”, costituisce una minaccia insostenibile e lascia supporre un’identità sessuale (con relative inclinazioni represse) quanto mai incerta, che vacilla ad ogni minimo sussulto e viene esorcizzata nell’esibizione teatrale di un’omofobia militante, ogni volta viene pronunciata la parola proibita.

Ovvio che poi gli effetti collaterali abbiano risvolti altrettanto esilaranti, che nei casi più estremi rasentano i sintomi tipici del disturbo psicotico.
Forza Nuova In fondo a destra, accanto ai deliri mistico-identitari dei catto-talebani e dei nazisti di Forza Nuova, una parentesi a parte meriterebbero i deliri complottisti di una nutrita accolita di dementi tra i quali, per furore e livore, si distinguono le paranoie di nevrotiche compulsive, nonché sedicenti “psicologhe sperimentali” (non facciamo nomi per pubblicità Forza Nuova - Lotta studentescainopportune), convinte che la presunta “teoria del gender” (?) sia uno strumento delle entità occulte del Nuovo Ordine Mondiale, per fiaccare lo spirito combattivo dei maschi europei (!!) e così favorire l’invasione allogena (leggi ‘islamica’) con sostituzione etnica e ibridazione razziale per crollo della natalità, presumibilmente come complemento dell’immaginario Piano Kalergi.
A tali stronzate possono arrivare le perversioni di una mente disturbata!
il-giornale-prima-paginaFortuna che rispetto al dramma prevale la farsa colorata di un Roberto “Bobby” Formigoni: lo scroccone votato alla castità (dice lui), già famoso per le sue sceneggiate (da “checca isterica”) in aeroporto, le improbabili camicie fiorate e la collezione di giacche salmonate dagli equivoci colori pastello. Altresì è lo stesso che può vantare una decennale convivenza col suo compagno (di preghiere) Alberto Perego, quale riuscitissima coppia di fatto per un duraturo legame ‘omosessuale’, nel senso di convivenza tra persone dello stesso sesso sotto il medesimo tetto non coniugale.

Roberto FormigoniMa abbiamo anche la più grande comunità gay non riconosciuta del pianeta: quell’associazione consacrata al pubblico mantenimento di uomini in sottana che si fa chiamare “chiesa”, con le sue ossequienti protuberanze in Roberto Formigoniparlamento. Non per questo vogliamo ignorare la compagnia di giro che ruota attorno ai rituali sanfedisti del Family Day, con le sue sentinelle in piedi, sdraiate, sedute, che fingono di leggere libri mai nemmeno sfogliati; i devoti del papa-re; gli adoratori di cadaveri imbalsamati per esposizioni necrofile; i nostalgici dei roghi e della santa inquisizione… che si arrogano il diritto di decidere cosa sia “morale” e cosa invece no. Perché la morale, come diceva Oscar Wilde (guarda caso un omosessuale punito per “reati contro la morale”), è semplicemente l’atteggiamento che adottiamo nei confronti di individui che, personalmente, non ci piacciono.

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ECUMENISMI

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , on 20 giugno 2015 by Sendivogius

8 x mille

Grande successo per il raduno sanfedista a Roma, organizzato dal Comitato difendiamo i nostri figli. Ovviamente non contro gli abusi sessuali reiterati nella sostanziale impunità dei troppi preti pedofili in libera circolazione, spesso protetti dietro ad un impenetrabile muro di omertà e complicità diffuse: quello va benissimo ed in fondo essere molestati dal proprio confessore in parrocchia non è mica peccato.
Librescamente.Splinder (Opera di CALURI-CARDINALI)Bensì contro il riconoscimento delle unioni civili, che non riguardano necessariamente i soli omosessuali e che non toglie nulla (ma vai a farglielo capire) alla “famiglia fondata sul matrimonio”, giacché i suoi sedicenti difensori ritengono un loro irrinunciabile dovere negare l’esistenza e la tutela di tutte le altre, in quanto non consone ad una corretta dottrina “cristiana” in uno stato che laico certamente non è.
gay_jesusOra, a proposito di cristianesimo e tradizione, voi come definireste dodici maschi adulti che indossano sottane e convivono tra di loro, scambiandosi in continuazione equivoche effusioni, sbaciucchiandosi e dormendo abbracciati insieme?

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Il complotto germanico

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 11 febbraio 2013 by Sendivogius

sex-doll

Maledetti tedeschi! Con tempismo tutto teutonico, i perfidi crucchi della Merkel hanno tirato fuori le armi segrete, per bloccare la marcia trionfale di Bagonghi alla televendita elettorale.
A sorpresa, Papa Ratzinger si è dimesso!
L'Uomo che rideL’improvviso ritiro del pontefice tedesco è stato sicuramente ispirato dalla volpina cancelliera di Berlino, in accordo con le forze dell’internazionale bolscevica, per distogliere l’attenzione dal Pornonano in overdose televisiva.
Il bidone ceronato, che già doveva affrontare la terribile minaccia comunista del Festival di Sanremo, in concorrenza canterina con le sue barzellette, rischia ora di ritrovarsi relegato ai titoli di coda nei palinsesti televisivi, riconquistati alle vicende vaticane e finalmente costretti ad occuparsi di qualcosa di più serio del cazzaro spennellato.
Si spera solo che adesso non pretenda di partecipare al conclave come aspirante papa, a titolo di compensazione..!

Opera di Edoardo Baraldi

Infatti, questa necrotica parodia di Cetto La Qualunque è davvero convinto The Walking Deadche milioni di italiani non abbiano niente di meglio da fare, che ascoltare le flatulenze gassose della salma parlante. Impegnato in un estenuante lascia o raddoppia elettorale, altre due settimane, e prometterà di regalare villa e macchinone, con troione incluso, a chi lo vota! Questo almeno prima che arrivassero le pontificie dimissioni a scombussolare i palinsesti…
Ach! Questi tedeschi!

paparazzi

Da miscredenti, concedeteci invece qualche parola sul “gran rifiuto” di papa Benedetto XVI
Se si escludono un paio di anti-papi, era dai tempi di Celestino V (1294) che un pontefice non rassegnava le dimissioni!
Babbo Natale Al contrario di una vulgata diffusa, a noi papa Ratzinger è sempre stato umanamente simpatico. E, pur non condividendolo, ne abbiamo sempre apprezzato il rigore teologico, riconoscendo nel pontefice un indubbio spessore culturale. Di papa Benedetto XVI ci piaceva soprattutto il suo distacco dalle beghe mondane e l’ostilità con la quale ha sempre cercato (invano) di non lasciarsi coinvolgere dalle miserie di una Chiesa più interessata ai denari di Cesare che alla salvezza della sua anima, cercando (senza successo) di porre un freno alle ingerenze ed agli intrallazzi dei suoi porporati invischiati più che mai nelle vicende temporali della ‘politica’ italiana. Schiacciato com’era, tra l’intrigante intraprendenza di Bertone e Bagnasco.
PalpatineSicuramente, di papa Ratzinger… Papa-Razzi… Mazingher… ci mancheranno gli straordinari cappellini e la sua meravigliosa somiglianza con l’imperatore Palpatine (il cattivone di Star Wars).
  Indubbiamente, ne ammiriamo il coraggio e rendiamo merito alla dignità di chi, profondamente disgustato dagli intrighi della Curia, è riuscito a mettere a nudo la propria indignazione, col suo sdegnoso silenzio, attraverso il Cani e Porciritiro improvviso. E nel farlo sceglie proprio la campagna elettorale, che vede così inopinatamente impegnati troppi cardinali e troppi prelati. Ne rimbrotta le tifoserie. Li coglie di sorpresa. Altresì, ne scompagina alleanze e progetti. Ne sconvolge i giochi politici, in virtù della proclamazione di un conclave che non sarà né facile né sereno.
E lascia un esempio che non è da sottovalutare.

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(46) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , on 1 gennaio 2013 by Sendivogius

Classifica DICEMBRE 2012

Santa Claus engagged

Siete sopravvissuti alla trincea delle feste? Avete fatto i brindisi di capodanno? Bene, auguri a voi tutti!
Non c’è niente di peggio che aprire il nuovo anno con i deliri dell’allegro manicomio di Montecitorio e dintorni, tre new entries ed aspiranti tali…
Perciò, non vale la pena di dilungarsi oltre nelle presentazioni; gli ospiti li conoscete già: alcune sono vecchie glorie, altri aspirano ad un loro posticino nel firmamento delle glorie effimere della cazzata universale. Come potremo non accontentarli?!? Ai posteri l’ardua sentenza…

 Hit Parade del mese:


01. NUOVI POVERI

[11 Dic.] «Io sto pagando la seconda rata dell’Imu e i soldi non li ho, ho dovuto chiederli in banca»
  (Renato Brunetta, lo Gnomo malefico)

02 - Salma di governo02. PRECISIONE CRONOMETRICA

[11 Dic.] «La ripresa ci sarà nella seconda metà del 2013; non ci risultano ritardi.»
  (Vittorio Grilli, il Veggente)

03 - Drag Queen03. CHI MINACCIA LA PACE NEL MONDO

[14 Dic.] «I matrimoni gay sono un’offesa contro la verità della persona umana e una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace»
(Joseph Ratzinger, Drag Queen)

03b - Giulio Mazza03b. OBSESSION

[15 Dic.] «Il rock è una musica dannata: e andate ad ascoltarvi all’incontrario la canzone “Indietro” di Tiziano Ferro, dice “grazie Satana, lui mi tiene libero”. Da Tiziano Ferro non me lo sarei aspettato.»
(don
Giulio Mazza, Catto-demente)

04 - Il Caro Estinto04. I RACCONTI DALLA CRIPTA

[02 Dic.] «Io non mi sono mai definito “l’Unto del Signore”, anche perché preferisco non essere troppo unto, io ho una bella pelle risplendente, una pelle che mi fa dimostrare 30 anni in meno, quelli che penso di avere»
(Silvio Berlusconi, il Bello della politica)

05 - Merdone05. UNO VALE UNO

[12 Dic.] «Non venite a rompere i coglioni a me sulla democrazia, io mi sto arrabbiando seriamente: se qualcuno dentro al movimento reputa che io non sia democratico o che Casaleggio si tenga i soldi, prende, e va fuori dalle palle»
(Beppe Grillo, il Democratico)

05b - Grillo05b. NON AVRAI ALTRO FÜHRER ALL’INFUORI DI ME

[15 Dic.] «Se noi non entriamo in Parlamento a quel punto arrivano le ‘Albe dorate’, alla Camera arrivano i nazisti con il passo dell’oca. Sta tornando la destra che non discute: se c’è Hitler, non è che puoi andare a parlargli del comma 5.»
  (Beppe Grillo, Stella dorata)

06 - Deficiente alla fiera dei Citrulli06. INFORMAZIONI RISERVATE

[09 Dic.] «So per certo che gli extraterrestri ci stanno spiando, ci tengono sotto controllo. Ci temono. Gli alieni hanno paura dell’uso che possiamo fare del nucleare, e sono qui fin dalla notte dei tempi … sugli Ufo abbiamo una documentazione scientifica notevole, ci sono le prove di veicoli extraterrestri. E se ci sono i veicoli ci deve essere pure qualcuno dentro»
(Mario Borghezio, il Nazi-Deficiente)

07 - Sallusti il Nosferatu07. INCONTRI PROIBITI

[10 Dic.] «Alessandro Sallusti è uno degli uomini più affascinanti che si possano incontrare, ho sempre sognato uno come lui: mi ha insegnato molto, ora sono una persona migliore»
  (Daniela Santanché, la donna di plastica)

08 - A.Ingroia08. RIPENSAMENTI

[18 Dic.] «Io non ho nessuna brama di seggi elettorali. In Guatemala sto bene in un lavoro che mi impegna molto. E non intendo indossare casacche di partito, né di colorare la mia toga di rosso o di arancione. Sono convinto, però, del fatto che in questo momento difficile e cruciale il nostro Paese ha bisogno di atti di coraggio e di responsabilità da parte dei non professionisti della politica che diano il contributo che possono.»
(Antonio Ingroia, il Laconico)

09 - A noi ce piace de magnà e beve09. LEGA DI GREPPIA E DI GOVERNO

[15 Dic.] «Sulle cartucce da caccia che mi hanno rimborsato c’è stato un malinteso, l’impiegata pensava fossero cartucce della stampante. Le salsicce di Norimberga invece sì, le ho prese io, e ho mangiato anche i lecca-lecca, e le caramelle: se sto facendo attività politica, io al bar prendo quello che voglio e mi faccio rimborsare»
(Pierluigi Toscani, il Benintenzionato)

09b - Cesare Marini09b. TOSSICO-DIPENDENZE

[19 Dic.] «Lasciare questo posto è come dire a un prete di restituire la tonaca. È difficile capire la mia condizione ed io non voglio esagerare, ma io senza la politica muoio. Temo che questa aria mi manchi, come l’ossigeno che ti fa campare.»
(Cesare Marini, l’Intossicato)

10 - Fallout10. SOGNI ATOMICI

[02 Dic.] «Sarei felice se la Sicilia fosse piena di centrali nucleari. Centrali sicure e controllate, costruite da veri scienziati.»
(Antonino Zichichi, Giovane promessa)

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L’Odore della Paura

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 ottobre 2011 by Sendivogius

 Roma, 15/10/2011: Un pomeriggio di ordinaria rivolta urbana, nella cosiddetta giornata dell’Indignazione mondiale. Ancora una volta, proprio a Roma, si è visto l’unico (vero) momento di collera generazionale nel panorama stereotipato di proteste addomesticate di chi si indigna, ma poi non si inkazza, e piagnucolando patisce.
Lungi dall’essere poche centinaia di “facinorosi”, lungo Via Labicana… Via Merulana… fino alla battaglia di Piazza San Giovanni… c’erano migliaia di giovani e giovanissimi, in massima parte provenienti dalle immense periferie dimenticate che avvolgono il centro storico della Capitale, pervasi da una collera cieca e disperata, di chi non ha niente da perdere perché la speranza l’ha smarrita da tempo e un vero futuro non l’ha mai avuto.
Quella che si è vista a Roma, è stata un’esplosione incontrollata del furore nichilista di una generazione perduta; animata da una furia iconoclasta scatenata contro obiettivi ingenui ma precisi…
Contro le “banche”: espressione concreta del potere finanziario, degli speculatori senza volto, e del credito negato a precari e famiglie.
Contro le “agenzie interinali” del lavoro somministrato (a dosi controllate): rappresentazione materiale della precarietà lavorativa senza prospettive, attraverso le forme di un caporalato legalizzato.
Contro i simboli di una ricchezza ostentata (Suv e auto di grossa cilindrata): tanto più offensiva quanto più immune agli effetti dei tagli sociali e di sacrifici che colpiscono a senso unico.
E, per la prima volta, contro una “Chiesa”, percepita (a torto o a ragione) sempre più come una fucina di privilegi anacronistici; sempre più invasiva con le sue ingerenze nel campo della sessualità e delle scelte di vita “non conformi alla dottrina”, ma incredibilmente indulgente con la pornocrazia immorale che domina il Paese e sopravvive grazie ad uno scandaloso mercimonio di poltrone.
Ma ciò che più ha colpito è stato l’odio rabbioso e violentissimo contro le “Forze dell’Ordine”, in senso lato, considerate come il nemico assoluto. Evidentemente, non tutti hanno dimenticato le cariche gratuite, i pestaggi di Genova, con le torture a Bolzaneto e la mattanza alla scuola Diaz: i responsabili in divisa? Tutti impuniti e tutti promossi!
Ma una parte dei romani non ha nemmeno dimenticato l’omicidio di Gabriele Sandri e di Stefano Cucchi (e nemmeno certi poliziotti che festeggiavano la morte di Carlo Giuliani). E ieri ha presentato il conto all’incasso, con tanto di interessi.
Una certa vulgata ama parlare di poche centinaia di “black-bloc” infiltrati, provenienti chissà da dove e organizzati da chissà chi… Ieri c’erano migliaia di ragazzini seminudi che, come impazziti, si lanciavano ad ondate contro gli agenti pesantemente bardati in tenuta anti-sommossa; resistevano alle cariche; ricacciavano indietro i plotoni della Celere, sfidando le folli gimcane dei cellulari e dei furgoni dei Carabinieri che fendevano la folla a tutta velocità. Impressionava lo sguardo quasi spaurito e incredulo, di poliziotti e carabinieri, che non riuscivano a capacitarsi di una simile resistenza; sconcertati dalla reazione di un folla che non fugge, che li irride e li insegue mentre ripiegano. Per quattro ore, le forze di polizia hanno cercato di riconquistare Piazza S.Giovanni, sgomberare le barricate e riprendere il controllo delle vie limitrofe, senza mai riuscirci… Carabinieri che scappavano via con le mani alzate; scene di panico; interi reparti allo sbando che si ritiravano disordinatamente… La gestione dell’ordine pubblico, senza falsi eufemismi, ieri è stata una disfatta totale. Si aveva l’impressione di una città espugnata, conquistata, liberata; con i pochi presidi di polizia assediati e asserragliati attorno ai fortini di un potere sempre più evasivo ed arrogante.
Naturalmente, all’indomani di questa guerriglia metropolitana, l’esercizio collettivo si concentra per intero nelle esibizioni di sdegno e nella “unanime condanna”, mentre fioccano le dissociazioni e le prese di distanza dei neo-capi e capetti che si contendono la leadership di un “movimento” che rischia di assopirsi presto sotto massicce dosi di cloroformio.
Parliamo di persone degnissime; tutte convinte, con ogni evidenza, che per drizzare le storture del mondo finanziario basti sfilare ad un orario prestabilito, incolonnati lungo un percorso autorizzato, come pecore in transumanza, con il beneplacito di Questura e Governo, verso i recinti protetti della protesta blindata e controllata a distanza. Sono gli stessi che credono la censura di Stato e le “leggi vergogna” si combattano appiccicandosi un post-it sulla bocca.
A questo punto, immaginiamo che alcuni tra i nostri lettori più suscettibili stiano già dando abbondanti segni di insofferenza…
E allora precisiamo: Noi abbiamo grandissima simpatia per il movimento degli Indignados e condividiamo la quasi totalità delle loro aspirazioni ideali. È chiaro che tutti coloro che intendono manifestare pacificamente le proprie idee hanno il sacrosanto diritto di non ritrovarsi coinvolti in una battaglia metropolitana, trovandosi improvvisamente catapultati in zona di guerra. È altrettanto chiaro che un dissenso, per essere legittimo, non dovrebbe mai essere violento, giacché una critica costruttiva si nutre di proposte concrete.
Tuttavia, per instaurare un dialogo costruttivo, affinché i progetti possano germogliare, bisogna avere un interlocutore che sia quantomeno disposto ad ascoltare…
La gran parte delle rivendicazioni avanzate dagli ‘Indignati’ italiani coincidono con le istanze che reti sociali e associazioni di base promuovono da più di dieci anni e che vennero soffocate in un bagno di sangue durante il G8 del 2001 a Genova (stesso governo e stessi ministri di oggi). I promotori vennero sprezzantemente bollati alla stregua di terroristi… ‘no-global’ divenne un insulto… e ogni istanza di cambiamento spazzata via a colpi di manganello, fino alla catastrofe attuale.
Da allora i referenti non sono mai cambiati…
Si può compiutamente parlare di “democrazia”, quando l’arbitrio e gli abusi dei potenti (e del Potente) diventano la norma in una sorta di “dittatura della maggioranza”?
Quale dialogo è possibile con chi ignora bellamente gli esiti delle consultazioni referendarie: finanziamento pubblico ai partiti; legge elettorale; ritorno al nucleare; privatizzazione dell’acqua…?
In Parlamento sono state depositate decine di leggi di iniziativa popolare… Non sono nemmeno state calendarizzate! Quale dialogo è possibile con chi boicotta anche i minimi strumenti di democrazia diretta, a disposizione di una cittadinanza che non si rassegna ad essere mero elettorato passivo.
Quante manifestazioni… cortei… proteste… tutte rigorosamente “pacifiche” e “gioiose” e “ordinate”… sono state organizzate nel corso di questi anni sulle più diverse tematiche sociali?!?
Tutte sistematicamente irrise il giorno dopo: dalla Questura che coi suoi comunicati screma il numero dei partecipanti, anche contro ogni evidenza; all’intera stampa berlusconiana (con in testa Libero e Il Giornale) che si diverte a confezionare in serie editoriali offensivi e volutamente provocatori…
Si è mai ottenuto qualcosa? Dove erano i nostri naturali “referenti” democratici e istituzionali?
Si chiedevano più fondi all’Istruzione pubblica e sostegni alla ‘ricerca’; è arrivata la c.d. “riforma Gelmini” con tagli indiscriminati, privatizzazione dell’università, e finanziamenti freschi per le scuole confessionali.
Si chiedevano maggiori garanzie contrattuali per il lavoro flessibile, con retribuzioni più dignitose, e la risposta è stata un’atomizzazione del lavoro in nome di una precarietà estrema con salari da fame.
In tempo di crisi, si chiedeva la salvaguardia dei posti di lavoro ed una rete protettiva anche per i lavoratori atipici; in risposta si è avuta la stesura dell’art.8 che introduce i licenziamenti facili, la deroga dai contratti nazionali, e lo spostamento della riforma che prevede l’estensione degli ammortizzatori anche per i lavoratori precari, solo a crisi finita. Cioè quando non servono più!
Si chiedono più risorse e sostegni per i servizi sociali e la sanità pubblica; ci viene prospettato un piano di lacrime e sangue con l’intero smantellamento delle politiche sociali, in nome della riduzione del debito. Ma quello stesso patto di stabilità, così ferreo nei confronti dei cittadini, improvvisamente sparisce per finanziare le banche (e gli speculatori) con miliardi di soldi pubblici.
Che tipo di dialogo, di intesa, si può ottenere all’interno di un meccanismo distorto che, sotto un’apparenza di democrazia formale, tutela i forti a scapito dei più deboli? Quali margini di mediazione possono esistere, quando gli arbitri giocano a favore della squadra più ricca e riscrivono le regole sotto dettatura dei potenti?
Naturalmente, con la violenza non si ottiene nulla. Ma la violenza allora va sempre condannata in tutte le sue espressioni. A partire dalle più subdole. Anche i soprusi sono una forma di violenza. Non si può condannare poi soltanto la reazione (per sbagliata che sia), quando si ignora o si tollera la causa scatenante e la sua reiterazione continuata nel tempo.
In Italia, complice anche l’afasia degli anni ’80, il “conflitto” è diventato il grande tabù di una società sempre più sclerotizzata che teme ed aborre i processi conflittuali in tutte le loro varianti.
La nostra è una società che al suo interno ricerca il ‘consenso’… l’approvazione… in nome di un conformismo sociale, che concepisce i cambiamenti soltanto come una forma di cooptazione clanica nella condivisione del potere. “Potere” immutabile nelle forme e nella ripartizione, spesso ereditaria. Pertanto, è quasi scomparso il conflitto generazionale che segna l’ingresso nel mondo degli adulti attraverso la maturazione di una specifica individualità (e indipendenza), separata e distinta rispetto a quella dei propri genitori. E del resto è difficile trovare una propria sfera autonoma, quando si continua a dipendere dalla famiglia di origine per indisponibilità di reddito.
Di riflesso è scomparsa ogni forma conflittuale in tutti gli ambiti sociali, cosa che non presuppone una stato di guerra permanente, ma una transazione ordinaria di mansioni, responsabilità e opportunità, attraverso una rivendicazione di ruoli e di istanze che sono alla base del ricambio sociale (e generazionale). In Italia invece si preferisce mettersi d’accordo… trovare un buon patrono in grado di fornire la giusta raccomandazione… si ricerca la protezione del ‘potente’ che va irretito e mai irritato… Ci si arrangia. E di solito lo si fa sottobanco.
Se si contesta un determinato sistema, sarà bene ribadire che il cambiamento non avviene cercando la benevolenza di chi siede ai vertici, nella speranza che questo si alzi e ceda cortesemente il posto di comando perché glielo si è chiesto con gentilezza.
Invece sembra di assistere ad una vera e propria “ansia di consenso”, quasi ci si aspettasse una sorta di riconoscimento, un accredito di benevolenza da parte di interlocutori spesso sordi ed indifferenti, quando non apertamente ostili.
E allora, in concreto, la protesta deve essere rigorosamente pacifica, rassicurante, indolore, simpatica, goliardica… e sostanzialmente INUTILE.
Non deve creare problemi di alcun tipo, nella maniera più assoluta… Perché diversamente potrebbe mettere in imbarazzo i partiti che sostengono il ‘movimento’… perché sennò allontana il fantomatico “voto moderato”… perché la massima aspirazione è leggere articoli favorevoli sulla stampa conservatrice e magari ricevere i complimenti proprio da coloro verso cui la protesta è diretta. Il caso di Mario Draghi è emblematico.
Si ricerca dunque l’apprezzamento del bravo conservatore: quello che, se non storce la bocca con disprezzo, sibilando “komunista!” anche se hai il poster di Montanelli in camera, ti guarda con commiserazione e con aria vissuta ti sussurra che “tanto così va il mondo”, reputandoti poco meno di un innocuo cretino idealista.
Questa è la generazione che come unica certezza sa che vivrà peggio dei loro genitori… Ieri a Roma sembrava quasi ci fossero due piazze:
 il figlio istruito e ben educato della buona borghesia impiegatizia e del tranquillo ceto medio, che improvvisamente ha scoperto che si ritroverà a vivere come i proletari delle borgate. E cerca disperatamente di essere riconosciuto e accettato da quelli che reputa i suoi pari, per essere inserito in un sistema che non rifiuta affatto e dal quale non vuole essere escluso.
 E i proletari delle borgate che, retrocedendo di una casella, si ritroveranno a vivere come i vecchi baraccati dei racconti pasoliniani. E che nulla chiedono né si aspettano da un sistema che li ha sempre emarginati e che ora li immola in nome del mercato, come scorie inevitabili quanto inutili. La protesta in questo caso è diventata rivolta, nel rifiuto radicale di un sistema percepito come irriducibilmente ostile.
In questo caso la condanna delle violenze, frutto di una frustrazione legittima convertita in rabbia, è irreversibile e senza appello. Non prevede incidenti né danni collaterali. Non è scusabile come chi scarica bombe a grappolo durante una festa di matrimonio in Afghanistan… o bombarda col fosforo bianco un ospedale a Gaza… Infatti è molto più grave bruciare il suv marziano dell’imprenditore che dichiara un reddito inferiore a quello della sua domestica… o sfasciare il bancomat di una banca che pensa di farsi ripianare il buco di bilancio dallo Stato, dopo aver ingurgitato titoli tossici e spacciato derivati.
La protesta, come le rivendicazioni sociali, sono sempre un atto di rottura rispetto ad una serie di schemi escludenti ed assetti prestabiliti.
O davvero, cari amici Indignati, credete che le conquiste sociali dell’ultimo secolo si siano ottenute, perché i manifestanti erano tanto carini, cortesi e ben educati? Chi detiene la gestione del “potere”, con i privilegi e le posizioni di rendita che questo garantisce, non lo cede tanto volentieri a meno che non sia costretto… Per quanto la cosa possa essere spiacevole e disturbante, l’elemento dominante alla base di ogni concessione o reazione, è la PAURA. E si basa su specifici equilibri di forze… Non bisogna scomodare Georges Sorel o Ivan Turgenev per capirlo.
 Nel nostro passato recente, la concessione di diritti, garanzie, tutele, è sempre stato improntato su un calcolo di opportunità basato sulla “paura”. Nella fattispecie, a seconda del periodo storico, si può parlare di “paura dei comunisti”… “delle intemperanze socialiste”… del “nichilismo degli anarchici”… Concessioni e diritti sociali sono sempre stati erogati, secondo convenienza, per disinnescare la potenziale minaccia ‘rivoluzionaria’ ed eversiva, ogni qualvolta ci si è resi conto che ciò (a livello socio-economico) era meno dispendioso del ricorso alle baionette ed ai golpe militari.
Scomparso l’orrido spettro rosso, è scomparsa la paura e si è chiuso il rubinetto delle concessioni, oggetto di un progressivo smantellamento, con una ‘sinistra’ in preda ai sensi di colpa ed improvvisamente convertita al mercato (nel frattempo globalizzato). Una ‘sinistra’ fattasi progressivamente ‘centro’ (ma senza elettori), ansiosa di farsi accettare nei salotti che contano e in cerca di nuova legittimazione presso i vecchi avversari.
Ieri, dopo anni si sentiva finalmente odore di paura… bastava ascoltare le reazioni sgangherate di una Destra isterica e dei suoi fogliacci prezzolati.
E questo è solo l’inizio…

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IL CRISTIANO DEVOTO

Posted in Business is Business, Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , on 25 settembre 2011 by Sendivogius

Chissà cosa mai passerà per la mente dell’arcigna suor Carla (ammesso che pensi), nel buio della sua clausura sanfedista, mentre davanti alle grate della sua camera inquisitoria sfilano vagonate di troie giulive, in transito verso il putiniano lettone del Nano della Provvidenza, per le esigenze postribolari del sultano, tanto caro a Santa Romana Casta
Chissà cosa penserà nel segreto del suo improvviso voto di silenzio, questo devoto difensore della famiglia tradizionale e flagello dei sodomiti, intransigente nemico di ogni droga, riguardo alle fregole compulsive del suo Unto dal Signore, che si fa rifornire di “patonza” fresca da un cocainomane fallito e si scambia le donnine in vendita con gli amici-papponi, come fossero figurine mancanti nel mazzo da collezionare.
È il paradosso del povero Carlino: il moralista a gettone passato dai Carabinieri all’Inquisizione, solitamente così loquace quando si tratta di infierire gratuitamente contro omossessuali e tossicodipendenti; ma improvvisamente cieco e muto dinanzi agli squallidi baccanali di un vecchio pornocrate, che premia le sue favorite con incarichi di governo e piazza le cortigiane nelle grandi compagnie pubbliche (mica nelle sue aziende!) per meriti… di letto! Crocifisso tempestato in diamanti, affondato tra le poppe in mostra, e una naturale disponibilità “a vendersi la madre” se le convenienze del momento lo richiedono.
In compenso, il truce inquisitore modenese è sempre pronto all’intervento feroce dell’integralista organico al potere: contro Stefano Cucchi, che ebbe l’indelicatezza di crepare dopo un pestaggio di polizia [QUI]; contro gli omossessuali, in senso lato, per il solo fatto che esistano; contro la maternità consapevole, la fecondazione eterologa e, di converso, contro ogni contraccezione per chi invece di gravidanze non ne vuole.
Tuttavia, l’uomo (si fa per dire) delle crociate, e dei pellegrinaggi annunciati urbi et orbe, è pronto ad immolarsi per cause ancora più grandi… ad esempio, insieme a tutta la compagnia di giro, scatta per riflesso pavloviano contro la povera Madonna (la rockstar), che ha osato pronunciare il nome del Porco invano. Tra un invettiva e l’altra, suor Carla non perde però occasione per correre con le braghe calate a prostrarsi ai piedi del vescovo-conte di turno, giunto a corte per reclamare prebende e denari. Gli ultimi della serie sono il vescovo ausiliare per la città de L’Aquila, Giovanni D’Ercole, insieme all’arcivescovo Giuseppe Molinari, venuti a ciucciare 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici, per progetti di ricostruzione inesistenti, a cura della Curia diocesana e dei relativi prestanome in affari.

I due porporati pare infatti che abbiano costituito una bella ‘onlus’ di scopo e una “Fondazione”, con tanto di sede nella curia arcivescovile, per accaparrarsi parte dei fondi della ricostruzione e correre subito a Palazzo Chigi, in cerca di raccomandazione presso l’Utilizzatore finale.
E subito si rivolgono a suor Carla che prontamente obbedisce:

io vengo lì con i soldi cash… Altro che carriole o non carriole.. scusami, altro che popolo delle carriole! Ce l’ho qua i soldi!

Altro che famiglie e sfollati! Che infatti possono aspettare, continuando a marcire nelle dimenticate new towns berlusconiane, mentre nelle alcove istituzionali fervono le celebrazioni notturne del bunga-bunga, con l’interessata benedizione ecclesiastica in perenne indulgenza contro cassa.
Date a Dio ciò che gli spetta, che a mungere Cesare ci pensano loro…

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1° MAGGIO

Posted in Masters of Universe, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 1 Maggio 2011 by Sendivogius

Nell’Italia dei senza lavoro e della crisi infinita è festa grande.
Finalmente restituito alla sua vera natura medioevale, un intero Paese è fermo nelle celebrazioni pubbliche dell’enorme autodafé pontificio: la più grande operazione commerciale a profitto ecclesiastico, mai organizzata dai tempi delle indulgenze giubilari.
In concomitanza con una delle poche feste laiche della Repubblica, rottamata in nome del profitto e per le tasche dei bottegari, si sovrappone la beatificazione del papa polacco, amico di dittatori e gran protettore dei pedofili (purché in tonaca), restauratore del potere temporale dei pontefici e campione della conservazione più intransigente. Però è stato un papa fotogenico, abile nell’autopromozione, e tanto basta a considerarlo “buono”.
Aperto ad ogni modernità, tanto per dire, è stato capace di istituire una commissione di studio per confutare (negli anni ’80!) la validità delle teorie di Galileo e valutare un’eventuale revisione della condanna. Ancora non era convinto..!
L’ennesimo revival sanfedista di una superstizione necrofila, fondata sull’esposizione di pezzi di cadavere, con l’adorazione di secrezioni ed umori colliquativi morbosamente conservati, è l’occasione per ribadire in pompa magna la supremazia del Papa-Re sul “giardino” italiano. Non per niente il piccolo imperatore è corso a presentare formale atto di sottomissione al primato del papato, seguito da tutto il resto dell’arco istituzionale.

TRIPOLI BEL SUOL D’AMOR…
 Con spirito cristiano, le città libiche vengono benedette da una provvidenziale pioggia di bombe (però intelligenti) e in nome dell’accoglienza si respingono i profughi che si vorrebbero liberare da una feroce tirannia.
Come il generale von Clausewitz, il presidente Giorgio Napolitano ci ricorda, a modo suo, che “la guerra è una naturale prosecuzione della politica”… per l’esattezza, “un’evoluzione naturale”. Un ottimo modo per festeggiare il centenario della Guerra di Libia (1911-2011). Del resto abbiamo un’eccellente copertura giuridica perché, come gli antichi romani, noi aborriamo le iniusta bella.
Per questo i bombardamenti italiani (su una nostra ex colonia) sono cominciati con l’autorevole avvallo presidenziale, mai così solerte, prima ancora che se ne potesse discutere in Parlamento, in nome della sacra risoluzione n.1973 dell’ONU, mentre già si sussurra l’invio di truppe di terra. Peccato che la risoluzione delle Nazioni Unite non contempli l’eliminazione fisica del rais e lo sterminio della sua famiglia, non autorizzi l’uccisione dei suoi figli e dei suoi nipoti con attacchi notturni alle loro abitazioni private, non preveda la distruzione delle stazioni televisive del regime e delle infrastrutture.
Si tratta di gravi violazioni al mandato originario, che conferiscono agli attacchi l’infame natura di rappresaglie terroristiche. Tuttavia, questo il presidente Napolitano ha omesso di ricordarlo.
E del resto la situazione libica avrebbe richiesto un minimo di prudenza…

Innanzitutto, dopo mesi, non si è ancora ben capito chi siano i nuovi referenti politici… il fantomatico consiglio di Bengasi?!? L’ex ministro degli interni (un fedelissimo di Gheddafi) passato alla causa degli insorti insieme ad alcuni militari caduti in disgrazia?
A tutt’oggi, in Cirenaica non esiste un direttorio unificato; si ignorano chi siano questi “ribelli” né si conosce una linea programmatica precisa e soprattutto condivisa.
Manca completamente un vero centro di coordinamento, tanto meno  è stato costituito  un credibile governo provvisiorio. Ogni centro abitato e regione insorta ha il proprio consiglio cittadino improvvisato ed i vari comitati si muovono disordinatamente per proprio conto, irrimediabilmente divisi tra appartenenze claniche e gelosie tribali.
Se questa è la situazione politica. Ancora peggio è la realtà militare… qui mancano anche le basi minime e le più elementari nozioni di combattimento:
 1) I combattenti improvvisati ci hanno messo un mese per capire che i pick-up bianchi in mezzo al deserto sono un bersaglio ideale per qualsiasi artiglieria e che quindi andrebbe improvvisata un minimo di mimetizzazione. Soprattutto non ci si muove asserragliati in mandrie tanto per farsi coraggio o incitarsi a vicenda. Non parliamo poi di formazione a ventaglio, disposizione allargata, e altre cosucce che a quelle latitudini sembrano fantascienza.
 2) Qualcuno deve aver spiegato ai ribelli che le armi vanno tenute pulite e ben oliate. E giustamente abbiamo assistito a scene dove le mitragliatrici calibro 50 venivano lavate con acqua e sapone e gli AK-47 impastati di grasso. Il sistema migliore, e più rapido, per renderli inutilizzabili.
 3) Non esiste alcuna logistica, né un comando unificato, nessun piano strategico. Ci si muove alla spicciolata, secondo l’ispirazione del momento; si sparacchia a casaccio, possibilmente davanti alle telecamere; ci si mobilita secondo il capriccio del giorno, né si concordano gli obiettivi con gli altri gruppi di combattimento, tanto meno ci si preoccupa di segnalare gli spostamenti. Non esistono ponti radio, né un sistema di comunicazione e coordinamento delle varie unità.
Come risultato immediato, è facilissimo incorrere nel cosiddetto “fuoco amico” e farsi annientare dalle sortite a sorpresa degli irregolari governativi.
Ne consegue che il prossimo ed inevitabile passaggio successivo ai bombardamenti su scala tattica della NATO sarà l’invio di una forza militare d’occupazione (o d’interposizione che dir si voglia), ad integrazione dell’inconsistenza politica e militare dei nostri nuovi “alleati” libici. Ma questo il solerte Napolitano che tanto si è sbrigato a sottoscrivere l’attacco, tuffandoci in questo pantano, preferisce non dirlo; meno che mai il ministerume e parlamentarucoli di ogni colore, assiepati intorno al dicastero della guerra, tutti in ben altro affaccendati…
Evviva l’Imperatore!! Evviva il Papa-Re e pure il Papi-Re!!

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Gli Amici degli Amici

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 giugno 2010 by Sendivogius


I favori li ho fatti come persona, non come ministro. Io sono una persona corretta
Pietro Lunardi
(14/06/2010)

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI:
 Diego Anemone è un giovane imprenditore romano in odore di sagrestia, che controlla una rete di imprese edili a conduzione familiare. In breve tempo, il Gruppo Anemone riesce ad estendere il suo giro di affari lungo tutta la Penisola, attraverso un ‘sistema’ che gli inquirenti non esiteranno a definire gelatinoso. Il Sistema è spalmato in realtà su tre strati di potere: Politici, Prelati, Funzionari pubblici, che interagiscono in comunanza di interessi a beneficio di poche aziende private, con la costituzione di vere e proprie “cricche”, garantendo le coperture istituzionali e le necessarie protezioni. In tale ambito, l’intesa prevede appalti e agevolazioni in cambio di favori: ristrutturazioni immobiliari; assunzione di figli e congiunti nelle imprese del gruppo; appartamenti in regalo… A questi si aggiungono regali di lusso e prostitute d’alto bordo, per rabbonire la ‘concorrenza’.
Disposti i pezzi sulla scacchiera, l’intraprendente Anemone crea quindi un asse di ferro con
Angelo Balducci, (ex) “Gentiluomo di Sua Santità” (come Gianni Letta) e soprattutto (ex) presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, per conto del Ministero delle Infrastrutture. E nella sua veste di referente privilegiato l’imprenditore riesce ad aggiudicarsi il grosso delle commesse pubbliche e degli appalti di Stato, legati alla gestione dei “Grandi Eventi” e rimessi alla discrezionalità decisionale del dipartimento di Protezione Civile a guida Bertolaso-Letta.
[Per coloro che volessero approfondire la vicenda, consigliamo la lettura delle precedenti puntate: QUI, e QUI, e ancora QUI.]
Al contempo, intorno alle attività di Anemone viene predisposto uno speciale cordone di sicurezza, pronto a disinnescare la minaccia di eventuali controlli e verifiche…
Oltre agli interventi del fidato Balducci per l’assegnazione degli appalti, in caso di revisioni contabili sugli stanziamenti pubblici, si può sempre sperare sull’interessamento di
Mario Sancetta e Antonello Colosimo, entrambe giudici della Corte dei Conti, ai quali i malevoli sostengono che Anemone abbia ristrutturato appartamenti e ville a costo zero. Ma la cosa (peraltro difficilmente dimostrabile) non costituirebbe reato, in assenza di comprovate “utilità”. Ad ogni modo, Mario Sancetta diventerà pure capo dell’ufficio legale di Pietro Lunardi (altro beneficiato dalle ristrutturazioni di Anemone) quando questi era ministro alle infrastrutture.
A Roma, per le variazioni sul piano regolatore e revisioni urbanistiche, come per la costruzione del Salaria Sport Village (famoso per certi massaggi), c’è invece il commissario delegato alle opere pubbliche Claudio Rinaldi.
In caso di indagini da parte della magistratura, si può sempre richiedere una consulenza ad Achille Toro, il procuratore con delega ai reati contro la Pubblica Amministrazione, tramite i buoni auspici del figlio Camillo.
Per disinnescare i ricorsi ostili al TAR, si potrebbe forse chiedere una piccola cortesia al presidente Pasquale De Lise, magari chiedendo consiglio all’avv. Patrizio Leozappa nonché genero di De Lise.
Per eventuali controlli fiscali della Guardia di Finanza, c’è poi il generale Francescu Pittorrru, che per il disturbo si è fatto intestare un paio di appartamenti oltre all’assunzione della figlia. Ma le positive ricadute sull’occupazione, hanno riguardato tra gli altri anche i figli di Angelo Balducci; Francesco e Gloria Piermarini, rispettivamente cognato e moglie di G. Bertolaso; e Paolo Palombelli, cognato di Francesco Rutelli.
Poi ci sono quelli che intervengono a puro titolo di amicizia, come il banchiere Denis Verdini, responsabile PdL. C’è chi si fa comprare gli appartamenti a “sua insaputa” come il dimissionario ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola. E quelli che si fanno ristrutturare ville ed immobili a gratis, come l’ex ministro alle Infrastrutture: il leghista Pietro Lunardi (quello del “bisogna convivere con la mafia”)…
È una saga criminale che sembra non conoscere fine né decenza. E proprio dall’incontenibile espandersi dell’inchiesta, nasce l’impellenza della Legge Bavaglio contro le intercettazioni (e non solo), che tanto preme al gangster di Palazzo Grazioli.

LA MESSA PER FARLI CONOSCERE
La fortunata ascesa degli Anemone è riconducibile al “Grande Giubileo” del 2000: l’anno magico che sancisce il sodalizio tra alcuni dei principali protagonisti dell’intricata vicenda. Nella più classica tradizione simoniaca che caratterizza le indulgenze giubilari, dove il ‘Sacro’ lascia ben presto il posto al ‘Profano’, la celebrazione si risolse in una alluvione di miliardi pubblici piovuti a foraggiare la greppia del grande evento religioso, conformemente alla laicità dello Stato.
Per l’occasione, l’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli, fu nominato commissario straordinario del Governo per il coordinamento operativo degli interventi e dei servizi di accoglienza. Er Cicoria, l’ex radicale che di lì a poco si sarebbe convertito sulla via di Damasco, elevò Guido Bertolaso al ruolo di vice commissario vicario. La controparte vaticana era invece monsignor Crescenzio Sepe, segretario del Comitato per l’organizzazione del Giubileo.
Gli interventi infrastrutturali rientravano infine nelle competenze di Angelo Balducci, all’epoca Provveditore alle opere pubbliche per Roma e per il Lazio, ma con ottime entrature in Vaticano. Prima di cadere in disgrazia, Balducci è stato infatti membro dell’esclusiva “famiglia pontificia” (dal 1995) su nomina di Giovanni Paolo II ed in ottima amicizia con monsignor Francesco Camaldo, il chiacchierato cerimoniere pontificio già segretario particolare del cardinale Ugo Poletti (fino al 1997), recentemente diventato Prelato d’onore di Sua Santità.
Inoltre, la collaborazione con l’ex sindaco Rutelli deve rivelarsi particolarmente proficua, perché ancora nel Dicembre del 2006 Er Piacione, in qualità di vicepremier e ministro dei Beni Culturali, nomina Balducci commissario straordinario per la ricostruzione del Teatro Petruzzelli di Bari, sulla quale la locale procura ha aperto tre indagini separate e ancora in corso.

Pro Domo Sua
Tuttavia, l’esperienza giubilare sembra portare fortuna anche a Crescenzio Sepe, che nel 2001 viene elevato da papa Woytila al rango di cardinale e promosso Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, meglio conosciuta come ‘Propaganda Fide’, dove il porporato rimane fino al 2006.
De Propaganda Fide è la principale immobiliare del Vaticano, con un patrimonio stimato intorno ad un miliardo e 300.000 euro, per un totale di 761 fabbricati, di 445 terreni e 2.325 alloggi. Soltanto a Roma e Provincia, la “sacra congregazione” di Propaganda Fide possiede qualcosa come 725 fabbricati, 325 terreni e 2.211 vani, per un valore di mercato di un miliardo e 267 milioni. In massima parte si tratta di immobili di pregio, in pieno centro storico capitolino. La stima approssimativa è stata fatta da “Libero”: noto quotidiano bolscevico.
E pare sia stimata per difetto, poiché l’importo esatto sembra ammontare a 1.287.390.675 di euro (20 milioni in più).
A queste andrebbero poi aggiunte le proprietà vaticane distribuite nel resto d’Italia, per esempio: a Rovigo (valore di mercato 7,3 milioni); a Napoli (quattro milioni); a Mantova, con terreni per un valore di 2,7 milioni. Nel complesso, la Santa Sede possiede circa il 23% del patrimonio immobiliare italiano, affidato in prevalenza alla APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica): una controllata dello IOR. Per non parlare delle infinite attività commerciali o messe a profitto. Tutte, naturalmente, esenti dal pagamento dell’ICI, in virtù dell’esenzione fiscale introdotta dal Governo Amato con il decreto legislativo n°506 del 30/12/1992 e successivamente estesa con un nuovo decreto legge (17/08/2005) dal Governo Berlusconi III.

«Varato nel ’92, bocciato da una sentenza della Consulta nel 2004, resuscitato da un miracolo di Berlusconi con decreto del 2005, quindi decaduto e ancora recuperato dalla Finanziaria 2006 come omaggio elettorale, il regalo dell’Ici alla Chiesa è stato in teoria abolito dai decreti Bersani (sempre nel 2006). Molto in teoria, però. Di fatto gli enti ecclesiastici (e le onlus) continuano a non pagare l’Ici sugli immobili commerciali, grazie a un gesuitico cavillo introdotto nel decreto governativo e votato da una larghissima maggioranza (…) Basta insomma trovare una cappella votiva nei paraggi di un cinema, un centro vacanze, un negozio, un ristorante, un albergo, e l’Ici non si paga più. In questo modo la Chiesa cattolica versa soltanto il 5 o 10 per cento del dovuto allo Stato italiano con una perdita per l’erario di almeno 400 milioni di euro ogni anno, senza contare gli arretrati.»

  Curzio Maltese
  (25/06/2007)

Nella Città che di eterno ha soprattutto l’emergenza abitativa, gli appartamenti sono locati a prezzo di favore, o messi a disposizione a titolo gratuito, a potenti e ricchissimi, mentre per i comuni mortali l’affitto di un bilocale in periferia può arrivare anche a 900 euro mensili.
Nel 2001, a gestire l’immenso patrimonio dell’ente benefico, il cardinale Sepe chiama il pio Angelo Balducci come Consultore della Congregazione.

«Con Balducci, che ha competenza per la parte strutturale del patrimonio immobiliare, siedono nel comitato il manager Francesco Silvano, ex presidente dell’ospedale Bambin Gesù (per la parte economica) e l’avvocato dello Stato Ettore Figliolia (sarà capo dell’ufficio legislativo del vicepremier Francesco Rutelli nel secondo governo Prodi e lo si ritroverà a presiedere in almeno tre circostanze arbitrati che decidono le sorti di contenziosi su grandi opere pubbliche).»

  Carlo Bonini
La Repubblica
  (07/05/2010)

Alla gestione patrimoniale degli immobili della Congregazione partecipano anche Pasquale De Lise (da poco nominato presidente del Consiglio di Stato) e suo genero, l’avv. Fabrizio Leozappa. Francesco Silvano (memores domini di Comunione e Liberazione) è colui che avrebbe consegnato, le chiavi dell’appartamento di Via Giulia a Guido Bertolaso, secondo la testimonianza da lui resa e smentita nei fatti dal legittimo proprietario dell’immobile.
Alla manutenzione e ristrutturazione degli alloggi provvedono come sempre le ditte del solito ANEMONE, che per la bisogna si avvale come progettista dell’architetto Angelo Zampolini.
Zampolini è l’uomo che stacca gli assegni per gli affitti di Bertolaso; è colui che contribuisce alle spese per l’acquisto del mega-appartamento di Claudio Scajola, con vista Colosseo, in Via del Fagutale, erogando un piccolo contributo di soli 900.000 euro. Naturalmente ad insaputa del ministro. Del resto, per le spese correnti ed i pagamenti cash in pronta consegna, Diego Anemone può sempre contare su don Evaldo Biasini, economo della Congregazione del Preziosissimo Sangue di Gesù, le cui casse funzionano come deposito personale (ed in nero) della famiglia Anemone. Sembra che attraverso la congregazione siano transitati nelle tasche dell’imprenditore di Settebagni qualcosa come un milione di euro: 400 mila in assegni circolari intestati a società variamente riconducibili ad Anemone, più altri 600 mila euro in contanti.
L’istituzione religiosa di don Biasini è collegata alle Opere missionarie pontificie che fanno capo alla potentissima Propaganda Fide, il cui dicastero tra le sue numerose ramificazioni sembra riesca a rastrellare entrate annuali per 50 milioni di dollari.
Inflessibile sulla riscossione dei canoni di locazione, la Congregazione per l’Evangelizzazione si rivela incredibilmente generosa con il leghista Pietro Lunardi, che per 14 mesi viene ospitato gratuitamente in una appartamento, a Roma, nella centralissima Via dei Prefetti. Si direbbe a “titolo di prova” visto che nel 2004 Lunardi compra tutto lo stabile per la cifra di 4 milioni e 160.000 euro: tre piani per un totale di 720 mq. Si tratta di un prezzo completamente fuori mercato per il centro storico romano, dove i prezzi possono arrivare ad 8.000 euro per mq.

LA SOCIETÀ DEI MAGNACCIONI
La Curia pontificia è rigidissima nell’applicazione del principio di territorialità insieme alla sua totale autonomia gestionale e fiscale. Tuttavia, quello stesso principio così gelosamente rivendicato, decade ogni qualvolta si profili qualche onere a carico delle finanze vaticane che, se da una parte rivolgono i propri sospiri al cielo, hanno gli occhi ben piantati sui denari di Cesare… Se è vero che non c’è limite alla Provvidenza, non c’è ritegno nella rapacità con cui la Chiesa drena le risorse dello Stato italiano, considerato alla stregua di una sussidiaria della Camera Apostolica.
Del resto, quando si tratta di reperire e stanziare fondi a totale beneficio della Santa Sede, i governi italiani non conoscono né crisi, né recessione, né tagli. Perciò, visto lo status di profonda indigenza in cui versano le finanze vaticane, ed in particolar modo quelle della Congregazione di Propaganda Fide, non poteva certo mancare l’intervento ordinario dello Stato che, non contento di destinare il 44,64% del gettito proveniente dal proprio 8 per mille nella conservazione beni culturali legati al culto cattolico (contro il 23,03% stanziato per la conservazione beni culturali civili), elabora sempre nuove forme di finanziamento…
Tra i carrozzoni inutili che il ministro Tremonti si guarda bene dall’eliminare, funzionali però all’elargizione della questua, c’è l’ARCUS, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Si tratta di una S.p.A. costituita nel Febbraio 2004, dall’allora ministro Giuliano Urbani, con atto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, ai sensi della Legge 291 del 16/10/03.
Come recita lo statuto, “il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell’Economia, mentre l’operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni le Attività Culturali – che esercita altresì i diritti dell’azionista – di concerto con il Ministro delle Infrastrutture. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome”.
Fedele alla filosofia mercantilista che la ispira, all’ARCUS spetterebbe il compito di valorizzare il patrimonio culturale attraverso la sua capitalizzazione, in base al potenziale d’uso e consumo ed in “connessione con le infrastrutture, perseguendo la visione di contribuire a tradurre i beni e le attività culturali da oggetto passivo di osservazione a soggetto attivo di sviluppo”. La Cultura ridotta a fast food. Per questo abbiamo Bondi ministro e Mario Resca come consulente generale.

“Arcus si muove anche nell’ottica di aggregare attorno ai progetti i possibili stakeholders potenzialmente interessati. Di volta in volta, pertanto, vengono contattate fondazioni di origine bancaria e non, enti locali, esponenti delle autonomie e della società civile, università e anche soggetti privati, al fine di coagulare attorno alle iniziative risorse crescenti e finanziamenti coordinati.”

Il direttore generale della società è Ettore Pietrabissa, un passato all’IRI e quindi all’ABI. Il Presidente è invece Salvatore Italia, antico democristiano di scuola andreottiana. Entrambi guidano un CdA di sei consiglieri, per un’entità che conta 4 dipendenti e 6 “consulenti” con contratto a termine. Più generali che soldati. Come tutti i carrozzoni politici, nemmeno l’ARCUS poteva rinunciare ad una sede prestigiosa. La folla di dipendenti necessitava di ampi spazi di bivacco e dunque  l’amministrazione ha optato per 350 mq, in Via Barberini 86, a Roma, al modico affitto di 16 mila euro al mese. Tra annessi e connessi, ARCUS costa all’erario circa 2 milioni di euro all’anno. Arcus in 6 anni di vita ha speso mezzo miliardo di euro.
 Dal 2004-2008, hanno fatto parte del CdA anche l’archeologa Elena Francesca Ghedini, sorella del più famoso Niccolò (avvocato-deputato-inquisito), che si è ritrovata nella duplice veste di erogatrice e fruitrice dei finanziamenti, per il suo dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova. La dott.ssa Ghedini, per le istituzioni sotto il suo patronato è riuscita ad incassare 3.200.000 euro: più di quanto la ARCUS abbia stanziato per la messa in sicurezza del patrimonio culturale abruzzese nei prossimi tre anni. Interessante anche la partecipazione di Ercole Incalza, attuale responsabile della struttura di missione del ministro Altero Matteoli, e beneficiario di 520.000 euro pagati dal solito architetto Zampolini, in conto Anemone, per l’acquisto casa della figliola.

Excusatio non petita…
Tra gli addetti ai lavori, molti devono essersi interrogati sull’effettiva utilità di ARCUS e sulla necessità della sua esistenza. Per questo, con una irresistibile ironia del tutto involontaria, i suoi inventori hanno inserito questa pietra miliare nello statuto della società, confermando un vecchio adagio medioevale (…accusatio manifesta):

«E’ importante che venga ben compresa la specificità operativa di Arcus, così come emerge da quanto precede: la Società interviene a sostegno organizzativo e finanziario su progetti di rilievo, mentre in nessun modo è assimilabile un’agenzia di erogazione di fondi, né può essere annoverata fra i “distributori a pioggia” di fondi pubblici o privati.»

Forse è per questo che gli stanziamenti sono discrezionali, non soggetti a verifica preventiva. I suoi decreti operativi vengono adottati dal ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le Infrastrutture di Altero Matteoli, senza alcun controllo parlamentare, giacché mai nessun atto di ARCUS è mai stato sottoposto al vaglio delle Camere. Tra le “distribuzioni” oculate e specifiche su “soggetti di rilievo” operate da Arcus, di sicuro livello culturale, ci sono i 500 mila euro vengono destinati alla «partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».
I più malevoli scrivono che:

“Nella prassi Arcus è la cassaforte dove i ministri che si sono succeduti alla cultura e alle infrastrutture hanno attinto per operazioni di facciata, disinvolte e talvolta anche opache. Tanto che nel 2007 Arcus è stata commissariata, e si scoprì che i soldi venivano erogati perfino per una tappa del giro d’Italia. Ancora una volta la disinvoltura non manca: si finanziano teatri commissariati come il Carlo Felice di Genova o il San Carlo di Napoli, Mario Resca l’uomo assunto dal ministro Bondi alla Valorizzazione del patrimonio museale per attirare i capitali dei privati, per ora si prende quelli di Arcus, cioè dello stato, per la sua Direzione Generale e per l’Expò di Shanghai. I 16 milioni per Cinecittà vanno a un generico progetto di «Valorizzazione e rilancio della attività», senza considerare i 500 mila euro per la Fondazione Pianura Bresciana, in passato promotrice dell’indimenticabile Convegno sulle cinque razze autoctone dei suini. Ultimo paradosso, attraverso Arcus foraggia anche la Fondazione Banco di Napoli, vale a dire una di quelle fondazioni bancarie private che avrebbero per statuto quello di finanziare la ricerca, la cultura e così via. Altro che intervento dei privati nella cultura: questa è una pioggia gelatinosa di danaro pubblico.”

 L’Unità – “Il segreto di Arcus”
Luca Del Fra
28/02/2010

Ma ARCUS sembra soprattutto concepita come l’ennesimo collettore di indebiti finanziamenti, a tutto beneficio delle strutture ecclesiastiche ed extraterritoriali, dal momento che il grosso delle sue erogazioni ha per oggetto immobili di proprietà vaticana, per un importo superiore ai 20 milioni di euro che comprende arcidiocesi, diocesi, parrocchie, conventi ed ordini religiosi.
Sarà il caso di riportare qualche esempio…

LA MANNA
 Le erogazioni dell’ARCUS, non diversamente motivate forniscono un eloquente informativa sui capitoli di spesa che caratterizzano gli interventi della SpA e che, con poche eccezioni, hanno un’unica finalità strategica. Ecco alcuni degli interventi più sostanziosi:

– ANNO 2004 –
Arcidiocesi di Napoli: € 1.000.000 “Progetto museo diocesano”.
Diocesi di Palestrina (RM): € 40.000 per il recupero del percorso giubilare di Paliano; rifinanziato nel 2005 con altri 300.000 euro.
Comunità di S.Patrigano: € 500.000

 – ANNO 2006 –
Pontificia Università Gregoriana di Roma: € 1.000.000 per il restauro dei Palazzi Lucchesi e Frascara. Rifinanziata con altri 800.000 euro nel 2007. In seguito all’intervento del ministro Bondi, la ARCUS avrebbe stanziato per il restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana di Roma altri 1,5 milioni tra il 2010 ed il 2011. E questo nonostante lo Stato fosse già intervenuto con 899.944 euro presi dai fondi dell’8 per mille: € 457.444 nel 2009 ed altri € 442.500 nel 2007.

 – ANNO 2007–2008 –
Diocesi di Torino: 2 milioni di euro per la realizzazione di un Auditorium.
Diocesi  di Ancona: € 900.000 per il restauro dell’Istituto Colle Ameno.
Diocesi di Terni: € 100.000 per il FilmFestival Interreligioso “Popoli e Religioni”, a cura dell’Istituto Studi Teologici e Storico-Sociali.
Arcidiocesi di Urbino: € 400.000 per il Museo diocesano “Albani”- ampliamento e riqualificazione funzionale.
Arcidiocesi di Pesaro: € 250.000 per il Polo museale diocesano, con stanziamento successivo di altri € 600.000.
Frati Minori (Osimo-AN): € 75.000 per il restauro della Basilica di San Giuseppe da Copertino.
Pontificio Istituto Maestre Pie Filippine: € 400.000 per il Restauro Chiesa di (S. Caterina) S.Benedetto.
Chiesa S.Maria Assunta di Mogliano Veneto (TV): € 490.000 per il recupero dell’Abbazia Benedettina di Mogliano Veneto.
Parrocchia di Maria S.S. Annunziata di Tuglie (Lecce): € 165.000 per il restauro del Santuario Madonna del Monte Grappa.
Parrocchia di San Giovanni Elemosiniere  (Morciano di Leuca – Lecce): € 400.000 per il restauro della parrocchia (!)
Vicariato di Roma: € 500.000 per il restauro degli affreschi del Gesù Nazareno all’Argentina.
Compagnia di Gesù all’Argentina: € 200.000 per la costituzione del Museo della Compagnia di Gesù.
Compagnia di Gesù: € 300.000 per il restauro di Palazzo Cariati, sede dell’Istituto Pontano (Napoli).
Santuario della Basilica di Pompei (che ha ben poco di artistico): € 1.000.000 solo per i progetti di restauro in Basilica.
Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba: € 2.700.000
Comune di Salerno: € 150.000 per il progetto “Restauro Campanile Chiesa SS. Annunziata”.
Comune di Tredozio (Forlì): € 200.000 per il restauro del Monastero della SS. Annunziata.
Comune di Orvieto: € 300.000 per il restauro del Convento San Francesco.
Comune di Pellezzano (SA): € 100.000 per il restauro della Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Comune di Sulmona (AQ): € 2.000.000 per il Restauro dell’Abbazia Celestiniana.
Comune di Messina: € 400.000 per il restauro della Chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio.
Comune di Camerano (AN): € 185.000 per il restauro della Chiesa di San Francesco.
Basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma: € 350.000 per il restauro superfici decorate delle navate.
Missionari dei Sacri Cuori (Beato Gaetano Errico): € 185.000 per il restauro del Santuario dell’Addolorata.
Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma (Monache Agostiniane): € 300.000 Restauro del chiostro.
Pontificio Istituto Maestre Pie Filippine: € 400.000 per il Complesso monumentale ex convento delle Benedettine (TEGGIANO).
Basilica Parrocchiale di S.Andrea delle Fratte a Roma: € 700.000 per consolidamento strutturale e restauro della basilica.
Casa di Sant’Agnese dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi: € 250.000
Arcivescovo metropolita di Napoli: € 650.000 per il museo diocesano.
Convento dei Cappuccini di Frascati (RM): € 1.000.000 per il restauro della chiesa San Francesco dei Cappuccini.

Non mancano poi le spese ‘esotiche’ come € 3.500.000 per il “Progetto sale cinematografiche Schermi di qualità”.
Da notare che tra i maggiori beneficiari ci sono regioni come il Lazio, le Marche (terra d’origine del pesarese Angelo Balducci) e, da quando il card. Sepe è diventanto arcivescovo di Napoli, la Campania.
Le procedure di assegnazione seguite da ARCUS sono così cristalline e circostanziate, da provocare anche il duro intervento della Corte dei Conti che lamenta l’assenza di un regolamento attuativo che, seppur previsto, non è mai stato redatto. Nel 2007, criticando l’arbitrarietà dell’Istituzione, la Corte dei revisori denuncia:

«Il soggetto societario in mano pubblica è stato trasformato in un organismo che in concreto ha assolto prevalentemente una funzione di agenzia ministeriale per il sostegno finanziario di interventi, decisi in via autonoma dai ministri e non infrequentemente ed a volte anzi dichiaratamente, indicati come integrativi di quelli ordinari, non consentiti dalle ridotte disponibilità correnti del bilancio (…) che avrebbe portato a decisioni apparentemente non ispirate a principi di imparzialità e trasparenza».

In particolare, la stesura del regolamento dell’ARCUS era stato in origine affidato a Mario Sancetta, già beneficiato dalle premurose attenzioni della cricca Balducci-Anemone ed attualmente indagato per corruzione.
Ci sarebbe da aggiungere che tra gli affittuari d’elite della case di Propaganda Fide risultano essere anche funzionari ricollegabili ad ARCUS ed al Ministero dei Beni Culturali, che la società controlla. Ed in tale ambito, hanno usufruito dei restauri delle imprese di Diego Anemone il sub commissario di protezione civile in Abruzzo per i Beni Culturali, Luciano Marchetti (anno 2005). E  Cecilia Mencarelli, figlia della compagna dell’ingegnere Francesca Nannelli, funzionaria del ministero dei beni culturali di Firenze, anche lei distaccata all’ARCUS.

IL PALAZZO DEL CARDINALE
La casa, si sa, è un bene prezioso. Trovare appartamenti nel pieno centro di Roma e per di più a prezzi stracciati, con tanto di ristrutturazioni agevolate, è un po’ come vincere un terno a lotto. Se poi, più o meno indirettamente, posso addebitare le spese dei miei lussi allo Stato, è meglio. Molto meglio. A maggior ragione se controllori e controllati sono la stessa persona.
Il sistema di gestione degli appalti, che aveva uno dei sui perni nella distribuzione di immobili di pregio riconducibili a Propaganda Fide, era così collaudato nella sua certezza di impunità da essere sfacciato. Uno degli stanziamenti più clamorosi, messi in atto dalla straordinaria ARCUS S.p.A. è proprio il restauro del palazzo romano in cui ha sede la congregazione di Propaganda Fide, affacciato su Piazza di Spagna a Roma. Il problema dell’extraterritorialità viene ovviato con la scusa che l’edificio “aveva subito infiltrazioni e si era deteriorato a causa delle vibrazioni per il passaggio della metropolitana”, cosa che invece non sembra minimamente riguardare né giustificare alcun tipo di intervento per il resto dei palazzi confinanti.
 I “lavori di restauro e manutenzione provvisoria” vengono affidati alla supervisione dell’architetto
Angelo Zampolini (una garazia!) con l’allestimento dei ponteggi esterni e messa in sicurezza.
Nel 2005 arriva il primo finanziamento di ARCUS. Con un decreto ministeriale (20/07/05) a firma congiunta di Pietro Lunardi (Infrastrutture) e Rocco Buttiglione (Beni Culturali) vengono stanziati 2.500.000 euro. L’intervento contempla “il ripristino delle coperture e del sottotetto, restauro architettonico delle facciate, adeguamento statico delle murature verticali, restauro dei serramenti, la pinacoteca prevista al terzo piano, l’impianto antincendio e quello di rilevazione fumi.” E verrà definito dalla Corte dei Conti come “incongruo” e “non motivato”.
Nello stesso anno, il ministro Lunardi avvia le pratiche per l’acquisto agevolato del palazzetto in Via dei Prefetti, di proprietà della stessa congregazione.
Nel 2006 cambia il governo, ma i favori continuano. Al ministero dei Beni Culturali c’è ora Francesco Rutelli che rinnova lo stanziamento statale, sempre per decreto, con altri 2 milioni e mezzo di euro, giustificando il raddoppio con l’apertura di una pinacoteca ed un percorso museale, insieme alla biblioteca lignea del Bernini e l’archivio storico della congregazione. A tutt’oggi le sale restano chiuse al pubblico, almeno fino ad Ottobre 2010.
Ma i ‘tesori’ del Palazzo della Congregazione sono ben altri e destinati a riservare ancora interessanti sorprese….

 Continua.

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