Dopo lunga gestazione, i frutti della grande costipazione berlusconiana sono alfine giunti a maturazione, pronti per la germinazione generale.
Come era facilmente prevedibile, l’immane bolo fecale, nella sua rappresa concentrazione, non si è esaurito con la regressione senile del suo insano portatore; cresciuto a dismisura, il rilascio è stato fragoroso ed incontenibile in un’unica onda marrone, che tutto sommerge sotto una coltre oscura dove tutti i pagliacci si tingono di bruno.

Comunque vada, le prossime elezioni europee saranno un disastro: cospargeremo la sonnolenta aula brussellese di deiezioni come mai s’era visto prima, nella più grande esportazione di massa che la storia elettorale ricordi. Giusto per tenere alta la reputazione di cui gli italioti già godono ampiamente fuori dal letamaio patrio.
Cos’altro aggiungere per definire una manica di populisti rabbiosi e imbonitori d’accatto, che si contendono orde di queruli citrulli a colpi di bonus e lancio di dentiere, mille euro per tutti e redditi garantiti fuori da ogni copertura?!? Al confronto, Cetto La Qualunque sembra un grande statista, consacrato a sobrietà e competenza!
Nel magma catodico, inflazionato da cialtroni allo sbaraglio, in un’alternanza di strampalate fanfaronate e deliri psichiatrici, tutti legati assieme appassionatamente dal vuoto cosmico che li contraddistingue, spicca per chiassosità demagogica, sedizioni controllate, rodomontate neo-golpiste, virulenza intestinale e promesse di linciaggio, il gran revival Anni ’20 tornati di gran moda…
«Dicono che io sono Hitler. Ma io non sono Hitler… Io sono oltre Hitler!
Il nostro populismo è la più alta espressione della politica!
[…] La Digos è tutta con noi, la Dia è tutta con noi, i Carabinieri pure. Noi facciamo un appello, non date più la scorta a questa gente. Non ce la fanno più a scortare quella gente al supermercato o al festival. Loro sono noi!
[…] I primi giorni in cui andremo al governo abbiamo il dovere e il diritto di fare un processo pubblico a questa gente. Sui giornalisti, sui politici sugli imprenditori che hanno rovinato questo paese. Faremo un’indagine per vedere come hanno usato i nostri soldi. Faremo un processo pubblico, caso per caso, sulla rete. Daremo un verdetto virtuale. Almeno il diritto di uno sputo virtuale ce l’avremo.»Beppe Grillo (17/05/14)
E così via ragliando, tra uno sputo e l’altro. In concreto, non una proposta dotata di un qualche senso; non un’iniziativa che non sia mera buffonata coreografica, per esibizionismi a ritorno mediatico; non uno straccio di idea degna di questo nome, foss’anche mezza.
Non vale nemmeno la pena perdere tempo a confutare un simile delirio, foriero di una grave psicosi allucinatoria. Ma invece di tirarlo giù dal palco e accompagnarlo al più vicino centro di igiene mentale per una TSO d’urgenza, la folla applaude e osanna l’ennesimo buffone che volle farsi duce, mentre discetta di potenziali linciaggi, tribunali speciali, rastrellamenti di massa e processi sommari, putsch e pronunciamientos polizieschi, invocando guerre civili nella promessa dell’apocalisse. E frattanto che blatera di decrescite felici, inneggia al tracollo del Paese.
Dopo il bastone, con le solite promesse di sangue, ovviamente segue la carota… rigorosamente in TV dove la mente del movimento riesce a bofonchiare qualcosa, senza dire assolutamente nulla in mezzora di monologo autoreferenziale, con tutta l’autorevolezza e l’incisività di un peto disperso nell’incommensurabilità dello spazio, rimettendo ogni decisione ai pretoriani della sua guardia digitale: inquietante fenomeno di braccia sottratte alla masturbazione compulsiva.
Per non farci mancare proprio nulla, gli aspiranti führer si litigano pure la paternità della prossima “Marcia su Roma” tra l’attempato Capo politico ed il Papi della Patria, mentre un Salvinix precocemente imbolsito organizza raid di stampo neo-squadrista davanti al portone di casa dei suoi nemici politici, da processare in effige.
Com’è noto, il sonno della Ragione genera ‘mostri’ (e incubi, e soprattutto succubi), ma bisogna pur sempre avere un cervello per poter essere in grado di riconoscerli.
La maggior parte dei popoli, e massimamente gli europei, non sono attrezzati per il superamento degli stati di crisi in stress prolungati. E ciò avviene a prescindere dal livello di sviluppo di una società complessa: la caccia alle streghe raggiunse il suo apice in pieno Rinascimento; il cosiddetto “secolo dei Lumi” fu attraversato da una serie quasi ininterrotta di guerre per i motivi più futili. Lo straordinario periodo di sviluppo scientifico, prosperità, e sperimentazione culturale, che caratterizzò l’inizio ‘900 e che non per niente è conosciuto come Belle Epoque, si concluse nell’immane mattanza della prima guerra mondiale. La Germania, il paese più socialmente avanzato e tecnologicamente all’avanguardia, nell’Europa degli anni ’30, si gettò fideisticamente e con entusiasmo tra le braccia dei nazisti…
Gli italiani non sembrano attrezzati meglio. E certo non rifulgono per doti particolari. Dunque perché stupirci dell’involuzione in corso, frutto di una vera e propria regressione antropologica?
E se la (peggior) risposta ad una simile deriva è rimessa ad un ciarliero Signor Cretinetti che, spacciando con ampio ritardo le amerikanate più
ritrite, e già insulse di proprio, come delle dirompenti novità fresche d’importazione, scimmiotta O’Banana fuori tempo massimo e imita minchiate elettorali degne di un remake di “Vacanze in America”, col ritorno di Don Buro, allora si ha davvero la misura di quanto la situazione sia drammaticamente senza speranza.
“Springtime for Hitler”
di Alessandra Daniele
(04/05/2014)
«Quanto vale numericamente il voto antisemita in Italia? Parecchio a quel che sembra, perché in molti gli stanno dando la caccia. Scaricare tutta la colpa della bancarotta italiana sui tedeschi non basta più, quindi si ricorre a un classico: gli ebrei. Non direttamente, almeno non all’inizio. Si comincia con una battuta sulla Shoah. In questa campagna elettorale si sono fatte più battute sulla Shoah che sulla Boschi, e in un paese sessista come l’Italia è un record.
Poi quando qualcuno legittimamente s’incazza, si dice: “ma questi ebrei, quanto sono permalosi. Ma di cosa si lamentano? Hanno le banche, hanno i giornali. Controllano l’economia”.
Poi naturalmente si smentisce con indignazione, dichiarandosi fraintesi, strumentalizzati. E magari “grandi amici del popolo ebraico”. Ecco un problema che molti hanno in comune col popolo ebraico: avere degli amici di merda.
L’antisemitismo in Italia ha radici antiche, che risalgono a prima del cristianesimo, e millenni di egemonia culturale vaticana non hanno certo migliorato le cose, come non lo hanno fatto decenni di sistematica rimozione della Memoria collettiva, di Revisionismo storico, letterario, linguistico, semantico, giuridico.
Il fatto che Berlusconi ai servizi sociali sia stato assegnato al reparto malati di Alzheimer è profondamente metaforico.
Se c’è un paese negazionista oggi è proprio l’Italia, per ignoranza e ur-fascismo cronico. Il paese dei polpettoni televisivi e cartacei sui ”fascisti buoni”, che ancora si crogiola nell’illusione degli “italiani brava gente”, perlopiù innocenti e ignari delle persecuzioni.
L’Italia che tracanna avidamente le peggiori stronzate complottiste sugli ebrei mutanti ninja che dominano il mondo dai sotterranei steampunk della piramide di Cheope, ma diventa diffidente di fronte all’evidenza storica documentata, e pensa che leggi razziali, rastrellamenti effettuati dai fascisti, e campi di concentramento e transito verso Auschwitz istituiti dalla Repubblica Sociale siano calunnie inventate dai comunisti.
I “ragazzi di Salò” hanno sistematicamente collaborato alla Shoah, e non sono certo stati gli unici italiani a farlo.
E oggi l’Italia è fra i paesi più destronzi dell Unione Europea, come questa primavera elettorale continua a dimostrare in modo ogni giorno più sguaiato, disgustoso e inquietante.
In testa ai sondaggi, il cazzaro che sta azzerando i residui diritti dei lavoratori col PrecariAct promette di svuotare la Costituzione d’ogni presidio antifascista istituito contro l’endemica deriva autoritaria d’un paese sempre in cerca di Uomini della Provvidenza.
Un paio di vecchi miliardari livorosi e dispotici si contende il secondo posto a colpi di complottismo e battute sulla Shoah.
L’unica formazione vagamente di sinistra, la lista Tsipras, non ha né origini autoctone, né speranze di raggiungere il quorum, ferma su percentuali inferiori persino a quelle miserrime degli avanzi berlusconiani di Alfano e Meloni, dei rimasugli Montiani, e della residuale Lega millenarista di Salvini, ancora indecisa se a scatenare la zombie apocalypse sarà prima l’Ebola, o l’Euro.
Per quanto grottesco, il fascismo in Italia diventa ogni giorno più virulento.
Ed è questa l’epidemia che dovrebbe preoccuparci.»