Archivio per Camorra

SUPERCOP

Posted in A volte ritornano, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , on 30 giugno 2011 by Sendivogius

È fresca di giornata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Vittorio Pisani, capo della squadra mobile di Napoli, con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di sospetti camorristi e del clan dei fratelli Lo Russo, nell’ambito di una inchiesta per usura e riciclaggio di capitali illeciti (col coinvolgimento di dozzine di banche compiacenti), in una più vasta operazione di evasione fiscale, secondo le indagini condotte dai magistrati della Procura partenopea e per la quale risulta indagato anche il calciatore Fabio Cannavaro. E’ infatti il “calcio” un altro bel mondo che negli ultimi anni ci ha regalato grandi soddisfazioni fuori dagli stadi.  Sul merito, questo scrive il procuratore di Napoli, che pure indaga sugli scandali della P4:

«Il dottor Vittorio Pisani, legato con solidi e comprovati rapporti di amicizia con Marco Iorio ed in rapporti con Salvatore Lo Russo, suo confidente, non ha esitato a rivelare a Iorio l’avvio dell’indagine da parte di questo ufficio, informandolo al contempo del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso ufficio. Ciò inevitabilmente ha arrecato un serio pregiudizio alle indagini, specialmente sotto il profilo della compiuta individuazione ed acquisizione dei beni da sequestrare, essendosi sia Marco Iorio che Bruno Potenza, a sua volta informato da Iorio, immediatamente attivati per occultare i capitali, parte dei quali effettivamente già trasferiti all’estero, programmando in queste ultime settimane addirittura la vendita a prestanome delle stesse attività di ristorazione. Ma si è anche accertato che il dottor Vittorio Pisani era da anni a conoscenza del reimpiego dei capitali illeciti da parte di Marco Iorio e non solo non ha mai effettuato alcuna indagine, nè redatto alcuna comunicazione di notizie di reato, ma ha intrattenuto quotidiani rapporti amicali con questo ultimo

A suo tempo, del dott. Pisani avevamo già parlato [QUI]; il superpoliziotto è infatti famoso per l’insofferenza verso l’autodidatta Roberto Saviano, nei confronti del quale non ha mai nascosto la propria stizza, rimarcando con orgoglio virile il fatto che Lui, il superpoliziotto anticamorra, con i boss non ha mai avuto problemi:

«Io faccio anticamorra dal 1991. Ho arrestato centinaia di delinquenti. Ho scritto, testimoniato… Beh, giro per la città con mia moglie e con i miei figli, senza scorta. Resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni. Non ho mai chiesto una scorta. Anche perché non sono mai stato minacciato. Anzi, quando vado a testimoniare gli imputati mi salutano dalle celle».

Vittorio Pisani
Intervista rilasciata a Napoli on line
(14/10/2009)

Non si può dire che non sia un uomo schietto. Alla luce delle imputazioni (se confermate), tanta esibita sicurezza assume una colorazione diversa. E quantomeno ambigua…

Si dice che le “istituzioni” siano lo specchio del Paese che rappresentano. Solamente nell’ultimo anno, abbiamo avuto Carabinieri coinvolti in ricatti ed estorsioni (Caso Marrazzo a Roma);
omicidio ed usura (Camaiore); depistaggio e occultamento di cadavere (Arce); la Polizia penitenziaria che secca i fermati prima del processo; i massimi vertici della Guardia di Finanza invischiati in una colossale rete affaristico-spionistica, come non si vedeva dai tempi del SIFAR del generale De Lorenzo (o della P2 di Licio Gelli)… E chi più ne ha ne metta!

Adesso si capiscono tante altre cose…

Homepage

Il Tempo dei Maroni

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , on 23 novembre 2010 by Sendivogius


Durante la trasmissione “Vieni via con me”, tra un elenco e l’altro, ci mancava proprio la lista promozionale del leghista Roberto Maroni, in arte ministro, che da una settimana e passa imperversa in ogni possibile angolo dell’etere, lamentando la mancanza di pluralismo.
In previsione di possibili elezioni, si è trattato di un ottimo spot elettorale confezionato su misura, a consumo personale, e naturalmente a costo zero per l’interessato: cinque minuti di auto-promozione, in prime-time, durante un programma televisivo di massimo ascolto. Niente male.
In fin dei conti, le marchette (specialmente quelle politiche) sono una costante delle trasmissioni RAI…
 Di conseguenza, perché mai si dovrebbe negare al superministro padăo il suo momento di gloria mentre illustra i successi, naturalmente “epocali”, contro Mafia e Camorra, da parte di una compagine governativa dove (tra le varie dozzine di inquisiti) siedono pure Dell’Utri e Cosentino?!?
È rassicurante ascoltarlo mentre rivendica la tracciabilità dei pagamenti: istituita da Prodi; abolita (e poi reintrodotta) da Tremonti.
Gagliardo mentre sostiene la confisca dei patrimoni mafiosi, salvo omettere il mancato utilizzo degli stessi e, nei casi più estremi, le assegnazioni date in gestione ai familiari dei boss medesimi… Per non parlare poi dell’ipotesi di vendita all’asta dei beni, avanzata dal suo collega Roberto Centauro, già presidente della Commissione parlamentare Antimafia e attualmente vicepresidente della Commissione Giustizia.
Tuttavia, il Maroni da Varese il pezzo migliore ce l’ha riservato per la lettura conclusiva delle celebrazioni padane:

 «È stato affermato che la ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega. Affermazione ingiusta e offensiva per i tanti che come me contrastano da sempre ogni forma di illegalità. Ed è soprattutto  smentita dalle recenti operazioni fatte in Lombardia contro la ‘ndrangheta, che hanno portato al coinvolgimento e persino all’arresto di esponenti politici di altri partiti, ma non della Lega. Mi chiedo allora perché indicare proprio e solo la Lega?
Infine, le mafie si combattono eliminando gli storici e strutturali squilibri tra Nord e Sud. Dopo tanti inutili interventi statali che hanno sperperato interi patrimoni, bisogna cambiare le regole che governano la spesa pubblica e gli investimenti sui territori. I meccanismi ci sono: sono quelli propri dei moderni sistemi federali. Lo aveva già intuito, con sorprendente lucidità, un grande meridionalista, Gaetano Salvemini: “il federalismo è l’unica via per la soluzione della questione meridionale”. Disse Salvemini in un saggio, e concluse: “Date all’Italia meridionale una costituzione federale”.»

Quando si cita un autore, correttezza vuole che si riporti anche il nome dell’opera da cui la citazione proviene. Specialmente se parliamo di un personaggio del calibro di Salvemini.
Tuttavia, è probabile che l’estroso ministro abbia letto più che altro le dispense formato Bignami, appositamente preparategli da Gaetano Quagliarello: ennesimo prete spretato del radicalismo italiano, transitato alla corte di Re Silvio.
Perciò l’aiutiamo noi…

E certo se Maroni avesse letto davvero gli scritti di Gaetano Salvemini sul federalismo, se ne guarderebbe bene dal riproporli a sostegno della devolution secessionista in salsa leghista.
Poiché, in tal caso, il nostro ministro della polizia saprebbe che la proposta federalista di Salvemini ha una fortissima impronta marxista e trae i suoi valori fondanti nel movimento socialista, contro i regionalismi e gli egoismi locali:

«Salvemini individua tre classi sociali portanti e cioè latifondisti, piccola borghesia e proletariato rurale. L’analisi di Salvemini collega il conflitto di classe all’interno del Meridione alla dinamica di classe relativa all’intero territorio italiano: infatti l’alleanza  tra borghesia industriale del Nord e latifondisti agrari del Sud si riverbera nell’alleanza all’interno della società meridionale tra latifondisti (che si assicurano posti di potere nelle istituzioni nazionali) e piccola borghesia impiegatizia che combatte per occupare i posti nelle istituzioni locali al quasi esclusivo fine di arricchirsi. Lo Stato, in questo sistema di alleanze, non può svolgere una funzione riformatrice (come sognano i meridionalisti liberali accecati dall’interclassismo) ma garantisce alle classi dominanti una redistribuzione fiscale a loro esclusivo vantaggio ed ai latifondisti meridionali la repressione di ogni istanza di ribellione delle classi subalterne.
Salvemini a tale proposito individua la possibilità di un’alleanza tra proletariato industriale del Settentrione e proletariato rurale meridionale, alleanza necessaria in quanto il destino dell’uno era comunque legato a quello dell’altro, giacché il parassitismo meridionale comprometteva la possibilità delle riforme in tutto il paese.»

 [Italo Nobile]

Nella visione politica di Salvemini, il federalismo sarebbe diventato l’elemento di rottura col quale le masse rurali del proletariato meridionale avrebbero potuto travolgere la struttura del conservatorismo borghese, spezzando l’alleanza tra le camarille comorristiche del Sud ed il blocco militare-industriale del Nord, rafforzando invece la rappresentatività democratica e la partecipazione diretta in tutto il Paese.

«I moderati del Nord hanno bisogno dei camorristi del Sud per opprimere i partiti democratici del Nord, i camorristi del Sud hanno bisogno dei moderati del Nord per opprimere le plebi del Sud.»

 Gaetano Salvemini 
 Opere IV, Il Mezzogiorno e la democrazia italiana (vol. II)
 Movimento socialista e questione meridionale 
 a cura di G. Arfè
 Feltrinelli; Milano 1978, pp. 86-91

 L’idea federalista di Salvemini è anche, e soprattutto, un rifiuto netto contro ogni forma di legislazione speciale ed una critica esplicita all’istituzione di Commissari straordinari con poteri attuativi, per la risoluzione delle emergenze. Una prassi che sembra invece costituire la costante politica dell’attuale governo di cui la LEGA detiene le quotazioni di maggioranza.
Soprattutto, il federalismo propugnato dal socialista Salvemini non presuppone certamente la declinazione di ogni responsabilità. E, se non indulge affatto in vittimismi e populismi meridionalisti, d’altra parte denuncia con forza un certo ‘settentrionalismo’.
L’attualità di certe riflessioni lascia supporre che la supponenza razzistoide di certa “Padania”, depurata dalla matrice colonialista post-unitaria, non sia un frutto dei tempi ma la costante di una psicologia e di un pregiudizio di massa, presente fin dai primi anni dell’unificazione d’Italia:

«Perché è un fatto innegabile che, se i meridionali detestano i settentrionali, questi ripagano di eguale ed anche miglior moneta gli altri. È opinione diffusa del Nord che il Sud paga molte meno tasse del Nord e gode dei favori del governo: è un parassita che dà poco e prende molto. Lo sfruttamento economico è accompagnato dalla corruzione politica, della quale il Sud è inesauribile sentina.
…anche i meridionali onesti e sinceri, i quali pur riconoscendo l’inferiorità del loro paese, di fronte al disprezzo umiliante e irritante che traspira da ogni riga scritta dal Nord, finiscono spesso col perdere la pazienza e si sentono fervere il sangue nelle vene e provano una gran voglia di dar ragione ai rettili della stampa latifondista a camorrista. Fra i giornalisti e gli uomini politici settentrionali, poi, non credo che arrivino a due quelli che conoscono bene le condizioni del Mezzogiorno e le giudichino serenamente senza pregiudizi
…E mentre i partiti democratici non sanno affrontare risolutamente il problema e sviscerarlo, quali che debbano essere le conseguenze, i partiti reazionari hanno cominciato nel Meridione una lenta ed abilissima propaganda contro il Nord, dalla quale hanno molto da temere i partiti democratici del Settentrione.» 

 G.Salvemini
 La Questione meridionale e il Federalismo
 Pubblicata sulla “Critica Sociale”
 Milano, 1900

Il federalismo propugnato da Salvemini nasce per unire e per emancipare l’Italia intesa come un’unica comunità democratica e solidale.
Non si capisce cosa c’entri con Maroni e con i suoi etno-nazisti verdecamiciati.

Homepage

Eravamo quattro amici al bar

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 luglio 2010 by Sendivogius


«Non state a leggere i titoli dei giornali, stamattina hanno parlato di P3 ma sono quattro pensionati sfigati, che si sarebbero messi insieme per cambiare l’Italia. E se non ci riesco io…»
 (S.Berlusconi – 13/07/2010)

In effetti il Caro Leader è fedele al modello originale a cui si attiene con coerenza.
Perché inventarsi una presunta “P3” dal momento che il programma della floridissima Loggia P2 è stato elevato a prassi organica di governo?
Dopo le dimissioni dell’inconsapevol
e Claudio Scajola dallo ‘Sviluppo economico’, in pochi giorni abbiamo avuto quelle del pluripregiudicato Aldo Brancher, elevato a provvisorio Ministro del Nulla, insieme al sospetto camorrista Nicola Cosentino che rinuncia alla sua carica di ‘Sottosegretario all’Economia’.
Per essere la settimana del
ghe pensi mi, come risultato non c’è male.
Questo stillicidio dimissionario in flagranza di reato è la metafora inquietante di una Cleptocrazia che, in piena crisi economica, non ha alcun piano strategico di intervento, al di fuori del ladrocinio applicato.

Tornando ai “quattro pensionati sfigati”, questi sono in realtà amici di vecchia data di Re Silvio da Arcore…
C’è l’intramontabile
Flavio Carboni, con i suoi 78 anni vissuti pericolosamente nella presunzione di impunità; l’onnipresente Marcello Dell’Utri, sedicente bibliofilo con la passione per il duce e la mafia, che frequenta disinvoltamente guappi e picciotti; il dinamico Denis Verdini, coordinatore PdL e banchiere intrallazzone, assurto agli onori delle cronache giudiziarie come la variante casereccia di Winston Wolf nella Pulp Fiction delle Libertà.
Ma tra i giocatori di questo strano ‘scopone scientifico’ ci sono anche due vecchi arnesi in disarmo della politica pentapartita
Arcangelo Martino, ex assessore socialista del Comune di Napoli, sodale craxiano che avrebbe presentato (non si sa a che titolo) il messo comunale Elio Letizia, padre della più famosa Noemi, all’onnipotente “Cesare” al governo.
Pasquale Lombardi, geometra e sedicente giudice tributarista (in virtù della sua partecipazione a varie commissioni tributarie) col pallino degli affari.
Sono gli
“Sviluppatori” del nuovo millennio: parola di fresco conio per un mestiere antico che, nell’Italia che ruba, non conosce declino. Lo sviluppatore si preoccupa di procacciarsi le concessioni, acquisire terreni, convincere le amministrazioni comunali, gestire le compravendite, meglio se con un capitale sociale minimo, attraverso una rete di società a responsabilità limitata, e poi cedere tutta la gestione alle grandi compagnia.  Un tempo si chiamavano “faccendieri”

L’OSCURO FACCENDIERE
 Flavio CARBONI (Sassari, 14/01/1932) è uno specialista unico nel suo genere. Invischiato nelle trame più torbide dei misteri italiani, è un procacciatore d’affari che si muove a suo agio nel sottobosco della politica e nelle pieghe oscure delle finanza italiana (e vaticana), frequentando disinvoltamente monsignori e massoni, imprenditori e mafiosi. Per tutti è “il Faccendiere” esperto in mediazioni.
Condensare in una sintesi di poche righe le gesta di Flavio Carboni non è un’impresa ardua, ma cosa semplicemente impossibile. Perciò proveremo a dare una semplice idea d’insieme delle molte attività poste in essere in un trentennio di attività.

Tra le sue molte intermediazioni d’affari poco ortodosse, il “faccendiere” è entrato in relazione con personaggi di primo piano della famigerata Banda della Magliana (Domenico Balducci, il cravattaro della bandaccia), con mai chiarite implicazioni nel sequestro di Emanuela Orlandi (QUI); con i servizi segreti militari (SISMI) tramite Francesco Pazienza; con Licio Gelli e la Loggia P2; con la Mafia siciliana… In particolare, è stato in contatto con Giuseppe ‘Pippo’ Calò conosciuto come il Cassiere dei Corleonesi, per conto dei quali riciclava il denaro sporco e reinvestiva i proventi criminali in ambiziose operazioni finanziarie. Viene implicato nel gigantesco crack del Banco Ambrosiano ed invischiato nell’omicidio di Roberto Calvi, il Banchiere di Dio del quale potete leggere un’agevole biografia QUI dove è riportata in breve tutta la catena.
Tutti saldamente uniti nella fratellanza massonica di osservanza piduista.

«Calvi trasferisce somme stratosferiche su conti segreti intestati a Licio Gelli, Pippo Calò, Francesco Pazienza, Flavio Carboni, Umberto Ortolani, e opera scalate azionarie fino al tentativo di acquistare il “Corriere della Sera” nel 1976. gli è vicino un piccolo imprenditore sardo, che è in grado di fungere da ponte tra Roberto Calvi ed il mondo politico italiano.
[…]
Il 19/10/89 a Roma viene arrestato Flavio Carboni con l’accusa di truffa e ricettazione della borsa che Roberto Calvi aveva con sé quando espatriò clandestinamente a Londra, dove è morto. E nell’impeachment è implicato il vescovo cecoslovacco Pavel Hnilica che avrebbe ricevuto da Carboni documenti relativi allo IOR in cambio di alcuni assegni in bianco.»

 La Santa Casta della Chiesa
Claudio Rendina
Newton Compton; 2009.

E pur tuttavia, Carboni riesce ad uscire sempre indenne dalle inchieste che lo coinvolgono, ritornando immediatamente in gioco per sempre nuovi affari.
Questo “sfigato pensionato” è altresì una vecchia conoscenza di Silvio Berlusconi col quale ha condiviso più di una operazione di speculazione immobiliare in Sardegna, nell’ambito del cosiddetto progetto
Olbia 2 – Costa Turchese.
In proposito, alcune informazioni interessanti le trovate
QUI.
  P.S. Ripensando ad Olbia 2… questa storia delle città fotocopia (new towns), numerate in progressione, devono essere una vera fissazione del Cavaliere.

Il SODALICIUM
 Il 30/06/2010 il GIP del Tribunale ordinario di Roma, Giovanni De Donato, emette una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre dei comprimari già citati in apertura. Sono per l’appunto Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, e Arcangelo Martino.

«Perché in concorso con terze persone costituivano, organizzavano, e dirigevano un’associazione per delinquere, diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti, ivi compresi quelli di corruzione, abuso d’ufficio, diffamazione e violenza privata, caratterizzata dalla segretezza degli scopi, delle attività e della composizione del sodalizio, volta altresì a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali»

(Ordinanza di Custodia Cautelare)

Secondo gli inquirenti, la triade si ripartisce le competenze in base alle proprie specialità di intervento: A.Martino e F.Carboni gestiscono i rapporti col mondo dei politici e dell’imprenditoria; P.Lombardi cura i rapporti con gli ambienti di una certa magistratura oltremodo politicizzata, che non suscita alcuno scandalo a destra e piace più che mai agli intraprendenti cortigiani dell’Imperatore.
 I rapporti con la magistratura sono fondamentali, poiché grazie all’interessamento di giudici compiacenti non solo è possibile disinnescare la minaccia di eventuali controlli, stornando l’azione giudiziaria altrove, ma anche indirizzare gli interventi verso esiti pilotati a vantaggio esclusivo di determinati personaggi e gruppi politici.
Per la bisogna, il ‘Sodalizio’ sviluppa “una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura e della politica da sfruttare per i propri i fini segreti […] coinvolgendo con funzioni diverse anche personalità estranee al sodalizio”, ma utili al perseguimento degli obiettivi in cambio di un congruo corrispettivo in termini di vantaggi, di carriera, e di redditizie consulenze private.
Fra gli strumenti utilizzati per stabilire i contatti e le cooptazioni, vi è un’associazione denominata
Centro studi giuridici per l’integrazione europea “Diritti e Libertà”. Si tratta di un’invenzione di Lombardi (segretario) e Martino (responsabile).

«Tale struttura svolge in apparenza attività culturali nel settore giuridico, tramite l’organizzazione di convegni, spesso in località di prestigio, di elevato livello per temi trattati e qualità dei relatori e dei partecipanti. Tale attività risulta però strumentale rispetto alle finalità di costruire e consolidare rapporti confidenziali con personalità politiche»

Anche perché, stando a quanto ipotizzato dagli investigatori, il centro studi sarebbe cogestito in maniera occulta dallo stesso Carboni.

«Nel corso dei mesi di settembre e ottobre 2009, CARBONI, MARTINO e LOMBARDI hanno concordato e tentato l’avvicinamento di giudici della Corte Costituzionale, allo scopo di influire sull’esito giudiziario relativo alla Legge n.124/2008 (c.d. lodo Alfano), che aveva introdotto la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L’operazione, per quanto emerso, è stata compiuta essenzialmente da Lombardi, previo accordo e contatto costante con gli altri due, e si intreccia con il tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell’on. Nicola COSENTINO alla carica di presidente della Regione Campania.
[…] Dopo l’adozione di un’ordinanza cautelare nei confronti di quest’ultimo, hanno cercato di favorire un rapido accogliemento del ricorso proposto contro tale misura, grazie al rapporto esistente tra Lombardi ed il presidente della Corte di Cassazione, nel tentativo di recuperare la candidatura di Cosentino. Dopo il rigetto del ricorso e dove che i vertici del partito avevano individuato come proprio candidato Stefano CALDORO, il gruppo ha iniziato una intensa attività diretta a screditare il nuovo candidato e così ad escluderlo dalla competizione elettorale, tentando di diffondere, all’interno del partito e a mezzo internet, notizie diffamatorie sul suo conto.»

La rete è così capillare che Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, contesta loro il reato associativo con la costituzione di una nuova P2.
Ma andiamo per ordine…

GIOCO DI SQUADRA
 Il ‘Sodalizio dei Pensionati’ gioca principalmente su tre direttive:
1) “Attività di inferenza” nei confronti della magistratura, con lo scopo di coinvolgere componenti del TAR, della Corte di Cassazione, della Corte Costituzionale, fino al Consiglio Superiore della Magistratura, nelle attività del gruppo.
2) La mancata candidatura di Nicola Cosentino alla presidenza della Regione Campania e la campagna di diffamazione aggravata ai danni di Stefano Caldoro, rivale interno allo stesso PdL.
3) L’accaparramento di appalti in esclusiva, per lo sviluppo di impianti eolici in Sardegna.

In una informativa del 18/06/2010, i Carabinieri del ROS di Roma, che si occupano della conduzione pratica delle indagini, annotano:

«Il modus operandi e le attività degli indagati rivela una vera propria struttura riservata, costituita e partecipata, da Flavio Carboni, da Arcangelo Martino e da Pasquale Lombardi.
L’organizzazione svolgeva in maniera sistematica e pianificata un’intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionale di amministrazioni pubbliche, allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo. Un gruppo che si giova dell’appoggio di due referenti politici, i parlamentari Dell’Utri e Denis Verdini. Altri personaggi vicini al gruppo che prendono parte alle riunioni, nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni e che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza, sono individuati nei giudici Arcibaldo Miller, Antonio Martone ed il sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo (…) per pianificare l’avvicinamento di alcuni Giudici Costituzionali»

Alcune riunioni avvengono a Palazzo Pecci Blunt, in Piazza dell’Ara Coeli, dove si trova l’appartamento romano di Denis Verdini, il coordinatore nazionale del PdL già indagato per i suoi rapporti con la cricca Anemone-Balducci e gli appalti gestiti dalla Protezione Civile di Bertolaso-Letta.
In particolare, la sera del 23 settembre 2009 in casa Verdini si incontrano, oltre alla triade Carboni-Martino-Lombardi, il senatore
Marcello Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia (e magistrato) Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, per discutere l’approvazione del Lodo Alfano e cercare di pianificare una strategia di intervento per orientare, in qualche modo, i giudici costituzionali verso il nullaosta della legge ad personam.

1) Magistratura Amica
Antonio Martone, fino alle recenti dimissioni, è stato avvocato generale in Cassazione ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
Arcibaldo Miller è invece il capo degli ispettori ministeriali, che così tante volte hanno fatto visita alla Procura di Milano, per supervisionare gli atti riservati inerenti le inchieste su corruzione e politica (ad esempio, le carte del processo a Cesare Previti).
In particolar modo, Martone è preoccupato su cosa farà da vecchio e chiede a Carboni nuovi incarichi per il dopo-pensione.

La Corte Costituzionale
L’approvazione del Lodo Alfano, col suo giudizio di costituzionalità, sta particolarmente a cuore al sodalizio che si attiva per cercare di avvicinare i giudici, influenzarne il giudizio ed acquisire benemerenze politiche.
Il più attivo di tutti è Pasquale Lombardi che non lesina telefonate, nonostante le raccomandazioni alla prudenza dei suoi sodali:

«Digli di non telefonare ehhh… Lasciasse perdere tutto; si deve fermare, non chiamare, fermare! O sinnò gli togliamo i telefoni. Lui deve andare, non telefonare. Andare è diverso che telefonare»

 A.Martino che parla con un collaboratore, riferendosi a Lombardi.
(Intercettazione del 25/09/2009)

P.Lombardi però non desiste e contatta (26/09/09) lo stupito Renzo Lusetti, parlamentare PD, per sapere se ha “qualche amico nella Corte Costituzionale”.
Il 30 settembre è la volta dell’imbarazzatissimo Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, che non riesce a sgrullarselo di dosso.
L’insistenza di Lombardi è infatti motivata da una certezza:

«Dobbiamo essere duri, loro ci devono rispettare sotto ogni aspetto perché come ci muoviamo noi forse manco loro si possono muove dato il nostro potere… non nostro, il potere dei nostri amici che è quello che è»
 (01/10/2009)

Salvo constatare l’amara verità soltanto pochi giorni dopo, nonostante le promesse millantate agli “amici”:

«Eh che figura di merda… noi non cumandamm’ manc’ o cazz..! Non cumandamm niente cò ‘sti qua… co ‘sti quindici rincoglioniti [i giudici costituzionali n.d.r.]»
(07/10/2009)

In altri ambiti, le cose sembrano però andare meglio…

Consiglio Superiore della Magistratura
Anche in questo caso, a muoversi è soprattutto Pasquale Lombardi:

«A partire dal mese di ottobre 2009 sono state monitorate ripetute attività, poste in essere da Lombardi, dirette a pilotare, tramite pressioni esercitate su componenti del CSM, la nomina ad alcune cariche direttive di magistrati graditi al sodalizio, fra i quali Alfonso MARRA, aspirante alla carica di Presidente della Corte di Appello di Milano. Tali iniziative, delle quali Lombardi tiene informato Martino, sono dirette al fine di far acquisire all’associazione rapporti privilegiati con alcuni dirigenti di Uffici giudiziari e al tempo stesso acquisire meriti presso questi ultimi, in virtù dell’intervento operato»

 (Dall’Ordinanza di Custodia cautelare)

E sempre Lombardi dimostra una grande confidenza con certi ambienti giudiziari, prendendo contatti con Celestina Tinelli, componente del CSM, con la quale discute la nomina dei responsabili per le procure di Isernia, di Avellino, e di Nocera Inferiore, e soprattutto della Corte di Appello di Milano.
Dalle intercettazioni, Lombardi sembra essere in grande intimità col magistrato che si rivolge a lui, chiamandolo “Pasqualino” (cliccare sull’immagine per ingrandire il testo):

Per inciso, il ‘Carbone’ (cerchiato in rosso) di cui si parla è Vincenzo Carbone, primo presidente della Corte di Cassazione.
La questione del contendere è la nomina di un altro protetto del sodalizio, il campano Alfonso Marra (Fofò per gli amici), alla presidenza della Corte di Appello milanese, in contrapposizione al concorrente Renato Rodorf. Quest’ultimo è appoggiato da Giuseppe Berruti (fratello del più noto Massimo Maria) e l’avellinese Nicola Mancino, che però cambierà idea…
In questa specie di faida borbonica, consumata alla periferia del PdL, viene contattato pure l’ex magistrato Giacomo Caliendo, attuale sottosegretario alla Giustizia, “Giacomino” per il sodalizio.
Soprattutto è una squallida lotta tra le correnti interne alla magistratura, con scambio reciproco di favori e promozioni.
Naturalmente, Alfonso Marra diventa presidente della Corte di Appello a Milano.

TAR e Corte di Appello di Milano
Fresco di nomina, A.Marra si attiva subito in favore dei suoi patroni.
Il 01/03/2010 Martino e Lombardi contattano il magistrato per informarlo del rischio di esclusione della Lista Formigoni dalle prossime elezioni regionali, sollecitandone l’intervento.
Al contempo, il 05/03/2010, Arcangelo Martino contatta il magistrato
Arcibaldo Miller, capo dell’ispettorato presso il Ministero della Giustizia, con il quale concorda un incontro e…

«Chiede informazioni circa la possibilità ed il modo di provocare un’ispezione nei confronti dei magistrati componenti la Commissione elettorale»

Tuttavia, nonostante le insistenze e le pressioni, l’ispezione non verrà mai disposta.

 Ad essere sinceri, parlando da profani della materia, nel leggere le carte è difficile ravvisare fattispecie di reato, di gravità tale da reggere a tre gradi di giudizio, ad eccezione delle inevitabili dimissioni dei magistrati coinvolti. A parte le ingerenze indebite e la pressante azione lobbistica ai margini estremi della legalità, non fanno seguito azioni concrete, né è sempre evidente nelle conseguenze pratiche quel potere di condizionamento e di determinazione vincolante. D’altra parte, lo stesso Carboni è stato prosciolto da accuse ben più gravi in inchieste molto più delicate…
In poche parole, ‘sta roba probabilmente in un tribunale non regge. Questa almeno è l’impressione personale che se ne ricava e che, naturalmente, lascia il tempo che trova.
Più interessanti sono invece gli altri due filoni d’indagine…

2) La candidatura alla presidenza della Regione Campania
 Altro tema di discussione durante le riunioni romane con Denis Verdini, è la scelta del candidato governatore per la Regione Campania. La vittoria PdL è data per certa nell’ex satrapia di Antonio Bassolino (PD) dopo la sua dissennata gestione, quindi si tratta di una candidatura piuttosto ambita.
Il candidato ideale è
Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia ed alle Finanze (dimissionario), nonché coordinatore PdL in Campania.
Cosentino è fortemente indiziato (insieme a Mario Landolfi) di essere organico al clan camorristico dei Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto voti e finanziamenti elettorali nell’ambito dello smaltimento illegale di rifiuti tossici. Tant’è che nel Novembre 2009 la Giunta per le autorizzazioni a procedere per la Camera dei deputati respinge l’ordine di arresto emesso dal Tribunale di Napoli, facendo leva sull’immunità parlamentate dell’onorevole Cosentino, che dopo molte pressioni interne al partito si vede costretto a rinunciare alla sua candidatura campana.

Al contempo, si attiva anche il “sodalizio” che si muove alle spalle del sottosegretario e pone subito le basi per un serie di iniziative, potendo contare sul sostegno di Marcello Dell’Utri e Denis Verdini.

«Con lo scopo di contrastare le scelte a loro sgradite, operate dai responsabili politici, tenterà di sostenere nuovamente la candidatura di Cosentino, auspicando interventi presso la Corte di Cassazione la rapida fissazione e l’accoglimento del ricorso contro la misura cautelare, cercando d’altro lato di screditare la figura del candidato prescelto, Stefano Caldoro, con una mirata campagna diffamatoria»

Il principale referente in Cassazione è naturalmente il presidente Vincenzo Carbone, che si prodiga in ogni modo. Al contempo, si lavora ai fianchi il rivale Caldoro, con la costruzione di dossier falsi con l’aiuto di Ernesto Sica, che travolto dall’evidenza dei fatti sarà poi costretto a dimettersi da assessore della giunta Caldoro.

MARTINO: Abbiamo messo in piedi una cosa strepitosa, mi segui?
SICA: Tu pensi che una valanga mediatica sia opportuna? Ci vorrebbe un regista bravissimo…

Ai primi di Febbraio, gli aiuto-regista addetti al confezionamento del ‘pacco’ mediatico  comunicano a Cosentino che il rapporto su Caldoro è pronto:

«Dici a Nicola che dovrebbe uscire il rapporto su Caldoro con i trans, forse del problema ha parlato anche un pentito, che fine abbiamo fatto. Siamo finiti in un mondo di froci»

Caldoro diventa ufficialmente “l’innamorato dei ricchioncelli”. Tanto per completare il cappotto, vengono messe in giro on line voci su un presunto coinvolgimento di Caldoro con la camorra, al fine di costringere il partito a ritirare la sua candidatura onde evitare il pubblico scandalo.
Naturalmente, Nicola Cosentino segue tutte le mosse e commenta soddisfatto:

«Il fatto dei frocetti rimarrà nella storia»

Ma noi siamo certi che la Storia riserverà un posto anche per l’onorevole Cosentino… forse anche due: schedario criminale o gogna degli infami?

3) Impianti eolici in Sardegna
 Sicuramente, questo costituisce l’aspetto più ghiotto e più gravido di implicazioni penali nell’intera vicenda.
Il business delle energie alternative con l’installazione di pale eoliche sembra infatti costituire l’ultima frontiera della penetrazione mafiosa nel mondo dell’economia (apparentemente) legale, col reinvestimento dei capitali illeciti. Per non concludere, possiamo dire che nell’ambito del “sodalizio” l’interesse per il settore rientra nelle competenze di Flavio Carboni, come specificato nell’ordinanza di custodia cautelare:

«A partire dal mese di luglio 2009, Carboni ha posto in essere iniziative volte a realizzare in Sardegna impianti di produzione di energia eolica. A tale scopo dapprima ha ottenuto, grazie all’interessamento di esponenti politici ed istituzionali, la nomina di persona a lui gradita (tale FABRIS Ignazio) alla carica di direttore generale dell’ARPAS (l’organismo regionale competente nel settore della tutela ambiente e territorio). In seguito ha intrattenuto rapporti con Farris e con altri rappresentati istituzionali, allo scopo di ottenere l’approvazione di un regolamento regionale favorevole ai propri progetti»

Come specificato nella mission della stessa agenzia, l’Arpas è (o dovrebbe essere):

“un’agenzia regionale che opera per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la tutela e miglioramento della qualità degli ecosistemi naturali e antropizzati. L’Agenzia è l’organo tecnico che supporta le autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale, a tutti i livelli di governo del territorio: la competenza tecnico-scientifica è la sua componente distintiva e qualificante.
L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna esercita in particolare funzioni di:
– controllo delle fonti di pressioni ambientali determinate dalle attività umane che, prelevando risorse ed interagendo con l’ambiente circostante, producono degli impatti sull’ambiente (scarichi, emissioni, rifiuti, sfruttamento del suolo, radiazioni, ecc.);
– monitoraggio dello stato dell’ambiente determinato dal livello di qualità delle diverse matrici (acqua, aria, suolo, ecc.);
– supporto tecnico alla pubblica amministrazione nel definire le risposte messe in atto per fronteggiare le pressioni e migliorare così lo stato dell’ambiente”

Immaginate cosa potrebbe accadere se le competenze di tali enti venissero stravolte e piegate agli interessi particolari di speculatori senza scrupoli; se fossero occupate e trasformate in cavalli di Troia per il profitto illimitato e per l’avidità di gruppi privati, contigui alla grande criminalità organizzata…
Ne riparleremo presto..!

Homepage

COMPAGNI DI MERENDE

Posted in Business is Business, Kulturkampf, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 21 febbraio 2010 by Sendivogius

«Si è in presenza di un sistema che definire “gelatinoso” dà solo in parte l’idea della sua insidiosità e pericolosità corrodendo in modo profondo rapporti economici, istituzionali, e anche sociali; l’insidiosità si ricava anche dal coinvolgimento a vario titolo di personaggi di grossa levatura istituzionale.
Già si è detto di BERTOLASO, ma dalle indagini emergono anche rapporti poco chiari con consiglieri della Corte dei Conti, quali Mario SANCETTA e Antonello COLOSIMO.
E ancora ANEMONE risulta avere rapporti poco chiari con un prelato, don Evaldo BIASINI (economo provinciale della Congregazione dei Missionari del Santissimo Sangue di Roma) al quale chiede e dal quale ottiene denaro»

 Procura di Firenze
 Ordinanza di Custodia cautelare
 Proc. 1460 R. Gip – 08/02/2010

In questa sorta di banchetto luculliano, pochi ma voracissimi commensali si contendono i posti migliori di una tavolata dove le portate sembrano non finire mai.
E se il gruppo ANEMONE la fa da padrone, le altre imprese in gioco si spartiscono il resto del piatto secondo la legge di compensazione, per evitare eventuali denunce da parte degli imprenditori scontentati: ognuno con il suo referente politico e relative coperture istituzionali, le proprie clientele, e famigli associati. È una ragnatela ibrida dove pubblico e privato si intrecciano in un groviglio di interessi particolarissimi, regalie e favori personali, anche se l’egemonia incontrastata degli Anemone (sponsorizzati da Angelo Balducci) dispiace a molti degli altri convitati, che se ne lamentano con i loro protettori nella ricerca di una sponda politica…

LA CRICCA DELLA FERRATELLA
 Sistematicamente tagliati fuori dagli appalti più ricchi, che sembrano essere appannaggio esclusivo del gruppo ANEMONE (favorito dal tandem Bertolaso-Balducci), gli imprenditori esclusi attivano i loro canali istituzionali.
Tra i più attivi c’è il conte Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello che la notte del terremoto a L’Aquila se la rideva dentro il letto. Nelle intenzioni del conte c’è forse l’idea di costituire un cartello imprenditoriale per la lottizzazione degli appalti, tramite un gioco di lobbies contro lo strapotere degli Anemone.
Piscicelli, per conto della Opere pubbliche e Ambiente SpA, si rivolge a Fabio DE SANTIS: una vecchia conoscenza, per una storia di abusi edilizi all’Argentario che li coinvolge entrambi. Ma Fabio De Santis è soprattutto un alto funzionario della Protezione civile, che segue la gestione dei ‘Grandi Eventi’:
 Mondiali di Nuoto, Roma 2009;
 G-8 La Maddalena 2009;
 Celebrazioni 150 anni Unità d’Italia
L’ing. De Santis ha evidentemente due pregi…
Innanzitutto, non apprezza l’intraprendenza affaristica (ai limiti dell’impudenza) del suo collega Balducci i cui appetiti sembrano insaziabili. Infatti, il più discreto De Santis se ne lamenta con Enrico Bentivoglio, un altro funzionario della Ferratella:

DE SANTIS: Comunque bisogna dirglielo [a Balducci n.d.r]… “Tu c’hai 60 anni! Ma è possibile che non capisci un cazzo?!? (…) O tu ci fai deficienti, e questo mi fa incazzare, e ti do una capocciata sul naso e ti taglio il pisello!”
BENTIVOGLIO: È questo il problema… è che ti fa incazzare… che ti prende per il culo! (…) Guarda la madonna!
DE SANTIS: Gli dico… senti… “Oh! Hai rotto proprio il cazzo! Guarda squalo dacci i soldi che ci devi dare e vaffanculo!”
BENTIVOGLIO:  Te e quell’altro ladro di… [Anemone n.d.r]

In secondo luogo, Fabio De Santis è incazzato nero pure con Diego Anemone, per ‘motivi di famiglia’… Marco De Santis, fratello di Fabio, è imprenditore della Elettrica Leopizzi, una società che in passato ha lavorato più volte con le imprese di Anemone.
Nel luglio del 2008, Fabio De Santis si accorda con Diego Anemone per riservare al fratello una fetta degli appalti per il G-8 sardo, ma i patti non vengono rispettati. E il funzionario è furioso:

Bella figura del cazzo ci avete fatto! (…) Il rispetto va sempre tenuto per tutti, capito? E al di là del momento perché poi tornano utili tutti, capito? (…) Uno non può fare tutte le cose per convenienza, no?

Anemone promette che compenserà l’impresa di De Santis con una commissione nei lavori a L’Aquila. Evidentemente considera la ricostruzione abruzzese una questione di sua proprietà. Visti i precedenti, Fabio De Santis però non si fida troppo e si muove per favorire l’impresa rivale del conte De Vito Piscicelli, il quale nel frattempo non resta con le mani in mano…
Piscicelli infatti è in affari col
CONSORZIO STABILE NOVUS di Napoli, dove lavora il cognato Pierfrancesco Gagliardi. L’ingresso nel consorzio è finalizzato alla partecipazione nelle gare d’appalto, gestite dai funzionari della Protezione civile presso il dipartimento ministeriale della Ferratella.

L’OMBRA DELLA CAMORRA
 A controllare il consorzio, come socio occulto di maggioranza, è Antonio DI NARDO, funzionario ministeriale alle Infrastrutture ma anche personaggio dalle frequentazioni pericolose… Secondo un rapporto dal titolo inequivocabile (“Di Nardo Antonio – Clan dei Casalesi”), sarebbe «in contatto con soggetti indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose e camorristiche» in riferimento ad alcune note informative della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Napoli: 14 marzo 2003 e 8 luglio 2003. La DIA napoletana si sofferma poi sui legami imprenditoriali che intercorrono tra Di Nardo e Carmine Diana, titolare della “Impregica Costruzioni srl” e ritenuto vicino al boss casalese Francesco Bidognetti, meglio conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte.
Tra i principali soci in affari del funzionario-imprenditore ci sono:

Pietro Di Miceli, commercialista palermitano con referenze importanti. Di Miceli viene sospettato di frequentazioni mafiose a partire dal 1992, in seguito ad una serie di segnalazioni anonime e di pentiti che lo indicano come referente dei Corleonesi. Nel settembre del 2000, il professionista siciliano viene indagato dalla Procura di Caltanissetta per “concorso esterno in associazione mafiosa”, come «curatore degli interessi della mafia e vicino ai servizi segreti». In particolare, la Procura lo sospetta di avere «un rapporto di stabile collaborazione» con Cosa Nostra e di approfittare del suo «incarico di consulente tecnico presso il tribunale, incidendo sulla trattazione e sull’esito di procedimenti penali e di misure patrimoniali, in particolare di quello relativo ai beni sequestrati al costruttore Giovanni Pilo», ma (dopo anni di inchieste) non può fare a meno di proscioglierlo dalle accuse per l’assenza di riscontri probatori (il 9 Febbraio 2006).

Mario Fecarotta, imprenditore siciliano specializzato in lavori pubblici.
Le grane giudiziarie per Fecarotta cominciano l’11 giugno del 2001. Giuseppe Riina, figliuolo di Totò u Curtu (al secolo Salvatore Riina), è ormai adulto e vuole reinvestire il patrimonio di famiglia in attività pulita. Tuttavia, il ragazzone ha difficoltà a trovare una banca che sia disponibile ad aprirgli un conto corrente. Per la bisogna, Riina si rivolge proprio a Fecarotta, che a sua volta chiede l’intercessione dell’allora viceministro dell’economia Gianfranco Micciché (attuale coordinatore PDL in Sicilia). Inoltre, nel 2002 Fecarotta venne arrestato per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni). Condannato in prima istanza per “concorso esterno in associazione mafiosa”, è stato assolto nel 2008 dalla Corte d’Appello di Palermo.

Rocco Lamino, titolare della LARA Costruzioni Srl.
Sembra che il conte Piscicelli, in carenza di liquidità per soddisfare le richieste della banda Balducci, abbia contratto con l’imprenditore un prestito da 100.000 euro con l’intermediazione di Antonio Di Nardo, finendo per restituirne 140.000.

“Il tenore dei dialoghi intercettati induceva a ritenere che si trattasse di un prestito usuraio, elargito da soggetti che lo stesso De Vito Piscicelli indicava al cognato come pericolosi (son quella gente che è meglio che ci stai lontano… se si sgarra è la fine!)”
 Intercettazione del 22/03/08

L’ALLEGRO CONSORZIO
 Oltre alla ‘Opere Pubbliche e Ambiente’ di Piscicelli ed alla ‘LARA Costruzioni’ di Lamino, al Consorzio si affiancano, su proposta dello stesso Piscicelli, anche le toscane GIAFI Costruzioni di Valerio Carducci e ‘Baldassini Tognozzi Pontello S.p.A(BTP) di Riccardo Fusi.
L’alleanza prevede “la spartizione dell’enorme torta costituita dai 465 milioni di euro stanziati per la realizzazione di 17 opere (Febbraio 2008) nell’ambito del programma di interventi relativo alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Vanno aggiunti alla torta i lavori del mancato G-8 sardo e del dopo-terremoto abruzzese.
La BTP, decima azienda di costruzioni in Italia, attraversa un periodo di grandi difficoltà economiche. Il suo presidente, Riccardo Fusi (attualmente dimissionario) in cerca di aiuto si rivolge ad un suo vecchio amico d’infanzia… Lo sponsor politico della BTP è dunque Denis VERDINI, coordinatore nazionale del PdL e Presidente della Banca di Credito Cooperativo (BCC) per la Toscana. L’onorevole Verdini si preoccupa di fornire a Riccardo Fusi (ed al Consorzio Stabile Novus) i contatti giusti e di limitare, con la sua intercessione, l’avidità di Balducci.

  Sono Denis e risolvo problemi…
Roma, 30 luglio 2008. Riccardo Fusi e Denis Verdini si incontrano per un pranzo di lavoro a “Il Circolo della caccia”. Al tavolo siedono anche Francesco Piscicelli (l’anfitrione che ha prenotato il ristorante), l’immancabile Antonio Di Nardo, e Leonardo Benvenuti. Quest’ultimo è un siciliano 38enne, originario di Gela, che lavora come portaborse di Rocco Girlanda (PdL).
I ROS dei Carabinieri osservano e fotografano.
Affabile, bonario, disponibile, Verdini contatta Angelo Balducci e, a quanto pare, trovano subito l’accordo. È lo stesso Balducci a parlarne con De Santis:

«Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto… programma… eccetera (…) Gli ho detto dei problemi di… insomma… un po’ tutto. Lui mi ha detto: “Io sono qua per risolvere insieme a lei… insieme a chi dice lei questi problemi… sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni”. È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano

A partire da questo momento, in seguito ad una serie di fortunate (e complicate) circostanze, tutto sembra volgere al meglio per la BTP di Fusi ed al ‘Consorzio Stabile Novus’.
Improvvisamente rilanciata verso la conquista del mercato e degli appalti aquilani, la BTP fa di più e si associa pure al
“Consorzio FEDERICO II” (direttore tecnico è Libero Fracassi), che raccoglie una cordata di imprenditori abruzzesi (Barattelli; Vittorini Emidio; Marinelli ed Equizi) cari al sottosegretario Gianni LETTA.
Il consorzio FEDERICO II in realtà è una creatura che gravita nell’orbita dello ‘Stabile Novus’… L’intraprendente conte De Vito Piscicelli, col cognato Pierfrancesco Gagliardi, provvedono alla quadratura del cerchio. Sono proprio quelli che, secondo Letta, non avrebbero mai avuto un centesimo dagli appalti per L’Aquila.
Gagliardi elabora la costituzione di una società specializzata in restauri di opere d’arte e ritaglia l’incarico su misura per il ‘Federico II’.
Il 14 maggio 2009, Riccardo Fusi incontra l’onnipotente sottosegretario Letta.
La BTP consorziata alla ‘Federico II’ ottiene appalti per 12 milioni di euro:
 messa in sicurezza della sede della Cassa di Risparmio della Provincia de L’Aquila, con recupero e restauro delle opere d’arte presenti;
 messa in sicurezza del Palazzo Branconi Farinosi;
 restauro della Caserma Pasquali
 realizzazione dei moduli scolastici provvisori.
A tal proposito, il 22 luglio il consorzio ottiene pure l’appalto per la realizzazione della scuola media ‘Carducci’ (altri 7,3 milioni di euro).

♥  I Servitori dello Stato…
I giudici della Corte dei Conti dovrebbero preoccuparsi della contabilità pubblica, insieme al controllo ed alla verifica delle spese. Dovrebbero…
Accade che in un Paese dove gli interessi pubblici e privati si mescolano, decisamente a favore di questi ultimi, qualcuno dei revisori possa perdere il senso dell’orientamento:

Mario Sancetta è l’ex presidente della Corte dei Conti per la Campania, ma è anche molto attivo nel procacciare appalti al Consorzio Stabile Novus, tenendosi a stretto contatto con Rocco Lamino ed Antonio Di Nardo. Il magistrato scalpita e va in giro a battere favore tra ex ministri più o meno beneficiati dalle sue revisioni contabili: Pietro Lunardi; Lucio Stanca; Altero Matteoli. Ma contatta pure l’immancabile Verdini e soprattutto Gianni Guglielmi, il provveditore per le opere pubbliche di Lazio e Abruzzo, competente per la ricostruzione. Guglielmi, che è pure ‘amico fraterno’ di Antonio Di Nardo, in cambio del disturbo chiede un aiutino per diventare presidente dell’ANAS.

Antonello Colosimo è un altro magistrato della Corte dei Conti; dal 2005 al 2008 è stato vice Alto Commissario per la lotta alla contraffazione. È anche uno dei favoriti di Gianni Letta, che ha sostenuto a lungo la sua candidatura a segretario generale del CNEL.
Anche il dott. Colosimo ha interessi nel Consorzio Stabile Novus; non foss’altro, ha prestato 200.000 euro all’accoppiata Piscicelli-Gagliardi.

E per (non) concludere, dalle indagini condotte dai Carabinieri, salta fuori pure il nome di un giudice della Corte Costituzionale… quella che secondo B. sarebbe stata infiltrata da un commando di bolscevichi.
Si tratta di Giuseppe Tesauro, nella Consulta dal 2005 e presidente dell’Antitrust fino al 2004. Il giudice Tesauro sarebbe socio (almeno dal 2007) di una delle società, Paese del Sole Immobiliare, che aderiscono al consorzio di Antonio Di Nardo.

E alla fine arriva Giampi…
 Un uomo generoso Giampaolo Tarantini; uno che si preoccupa degli amici e non fa mancare loro nulla…

«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. E’ il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. E’ accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»

 “I COMPARI E LA TRIARCHIA”
 Giuseppe D’Avanzo
 La Repubblica – 19/02/2010

Intanto L’Aquila marcisce…

Indice delle puntate precedenti:
1) GLI SCHIFOSI
2) L’UOMO CON LA TUTA

 E continua…

 homepage

VERITA’ SUPPOSTE

Posted in Kulturkampf, Stupor Mundi with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 novembre 2009 by Sendivogius

Supposta

 A dispetto di un certo femminismo che vede nell’introduzione delle cosiddette “quote rosa” la remissione di ogni pubblico male, una buona politica non è questione di genere, poiché gli idioti (ancorché utili) non hanno sesso.
E tutti hanno bisogno di un padrone presso cui accucciarsi…

AlessandraMussolini “TORNA A CASA LASSIE
Lo sanno bene le pasionarie nere della diaspora neo-fascista, le ‘spirituali’ Alessandra Mussolini e Daniela Santanché, le ‘figliole prodighe’ smarritesi nella selva oscura, che alfine ritrovano la diritta via verso la Casa del Fascio, accolte al cospetto del Papi.
Certi pellegrinaggi, seppur brevi, ricordano gli eroi popolari del nostro passato presente, che tutto sopportano pur di tornare a casa, come Lassie: la cagna fedele, protagonista di zuccherosi filmetti che hanno funestato l’infanzia di intere generazioni.
Naturalmente, c’è un prezzo da pagare…

“Io credo che ormai ci sia l’impunità perché i processi non vengono celebrati. Io ho visto ieri la Finocchiaro che mi sembrava un’attrice di una soap opera brasiliana con questo fiore nero, che ha lanciato il fascicolo contro il muro. Mi meraviglio che non abbia lanciato il fascicolo quando in Campania noi abbiamo Antonio Bassolino che governa con avvisi di garanzia che gli piovono anni e anni, da 20 anni. Quindi questo vuol dire non avere la possibilità né per le vittime avere il processo né, per chi delinque, di andare in galera. Attualmente è così. Quindi io credo che questo sia un atto giusto (…) Quindi io credo che avere il diritto ad un processo breve sia una cosa sacrosanta. Perché non si indigna la Finocchiaro per tutti quelli che non hanno un processo e intanto stanno a governare?!?”

 Alessandra Mussolini (12-11-09)
 La video-intervista integrale la potete ascoltare qui.

C’è da chiedersi se la Ducia redenta creda davvero alle stronzate che va seminando in giro senza onta né vergogna.
In pratica, la soluzione ai processi troppo lunghi consiste nel non celebrarli affatto. Azzerare entro due anni i tempi di prescrizione, vuol dire infatti estinguere il reato a carico degli indagati che avranno la garanzia dell’impunità, nonché la fedina immacolata, e non andranno MAI “in galera”. Invece, per le vittime che hanno subito la violenza, oltre al danno si aggiungerà la beffa, dal momento che con l’annullamento del processo verrà negata loro ogni forma di giustizia legale, ma saranno comunque costretti a pagare le spese.
“Avere diritto ad un processo breve è una cosa sacrosanta”. Ma se i tempi si allungano, eliminare il processo è meglio. Anzi! “È un atto giusto”.
Siccome una cazzata chiama l’altra, la Ducia tuona giustamente contro Antonio Bassolino, il pluri-avvisato governatore campano, ma trova assai normale sostenere come candidato alternativo Nicola Cosentino contro il quale, oltre agli “avvisi di garanzia” legati alla sciagurata gestione rifiuti, è stato chiesto l’arresto per associazione camorrista. Figuriamoci poi se desta imbarazzo il fatto che Cosentino, in qualità di sottosegretario all’Economia, possa indirizzare i fondi ministeriali per gli appalti pubblici in Campania.
Dulcis in fundo, la Mussolini sì che si indigna “per tutti quelli che non hanno un processo e intanto stanno a governare”. Dice ‘Berlusconi’, ma pensa ‘Bassolino’.     

santanche_dito “COME TI SISTEMO L’ISLAMICO
La paura porta voti. In tempi di crociata, la costruzione di uno spirito identitario è imprescindibile dalla individuazione del Nemico: il suo rogo in effige rassicura e rafforza il senso di ‘comunità militante’.

  Ingredienti per l’uso:
1) Prendete un musulmano o anche più. Soprattutto, fate in modo che sia presente almeno uno di quelli barbuti, magari con posizioni di matrice fondamentalista. Meglio ancora se non parla bene l’italiano.
2) Invitateli in una di quelle trasmissioni d’intrattenimento, dove tra i culi e le tette delle vallette si trova anche un angolino per l’approfondimento. Preparate con cura la trappola.
3) Assicuratevi che al “dibattito” partecipi indisturbato qualche professionista della provocazione… Ce ne sono tanti; Sgarbi; Mussolini; Santanché; leghisti di contorno come Bricolo e Salvini.

Adesso, non vi resta che scegliere il livello di cottura:

Livello Estremo. L’ospite è irritante, intrinsecamente antipatico, irriducibilmente insopportabile. In tal caso, il pestaggio virtuale non basta. Al saraceno bisogna impartire una lezione vera, in nome della catarsi collettiva del popolo fattosi Nazione.
Ne sa qualcosa Adel Smith. È l’11 gennaio 2003 e l’indisponente “presidente dell’Unione Musulmani d’Italia” partecipa ad una trasmissione della padana TeleNuovo, con sorpresa finale. Dietro le quinte c’è una trentina di squadristi di Forza Nuova, ansiosi di dare il loro contributo alla discussione. Entrano in studio; pestano Smith ed il suo collaboratore; indisturbati se ne vanno.
Mission accomplished! La Cristianità è salva.
 (I dettagli potete leggerli qui)

Livello Consigliato. L’ospite è cortese e bene educato. Risponde a requisiti politically correct, come si conviene ad un pubblico domenicale di famiglie… C’è un problema però! E qualora facesse bella figura, risultando persino convincente?!?
8 Novembre. La trasmissione è “Domenica Cinque”; conduce Barbara D’Urso e l’invitato di punta è Ali Abu Shwaima, imam di Segrate, al quale si contrappone la raffinata Daniela Santanché.
Tra gli altri, ci sarebbe pure la signora Isabella Cazzoli (Unione Atei e Agnostici Razionalisti), ma per lei è già pronto un Vittorio Sgarbi sbavante in solito eccesso di salivazione.
Nonostante tutto, esiste il rischio (remotissimo) che possa uscire fuori un qualche ragionamento di senso compiuto. Per questo la Santanché circoscrive subito il pericolo:

“Maometto aveva nove mogli, l’ultima era una bambina di nove anni. Maometto era un poligamo e un pedofilo!
(…) In Arabia Saudita danno le bambine agli sceicchi… Chi sposa una bambina di 9 anni nella mia cultura è un pedofilo e Maometto è un pe-do-fi-lo!”

Si potrebbe obiettare che la “poligamia” è soltanto un aspetto nell’ambito delle numerosissime prescrizioni, con le quali il Corano disciplina il diritto matrimoniale e di famiglia.
Si potrebbe aggiungere che tale opzione (non certo un obbligo) è prevista nel III° versetto della IV Sura coranica. È un verso particolarmente contorto che parla dell’assistenza agli orfani ed alle vedove, salvaguardando i diritti e gli assetti ereditari di entrambe.
E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti.
L’interpretazione più semplice per la società beduina dell’Higiaz (parliamo del VII° sec. d.C.) consisteva nel contrarre più matrimoni regolari, in modo da assicurare alla nuova sposa una serie di diritti riconosciuti. Diritti rigorosamente specificati e riportati nei versetti successivi.
Storicamente, l’introduzione ufficiale della poligamia avviene in seguito alla Battaglia di Uhud (marzo del 625) in virtù del gran numero di vedove e per rinsaldare, tramite il matrimonio, una serie di alleanza tra clan familiari (in Oriente, come nell’Occidente cristiano).
Ne sa qualcosa lo stesso profeta Muhammad che sposa Aisha, la famosa bimba di 9 anni, sotto le pressioni del padre di lei, Abu Bakr, uno degli alleati più fedeli ed importanti.
DanielaSantanchéSull’effettiva consumazione delle nozze, dalla lettura del Corano, non si ricavano notizie certe. Per concludere, la poligamia serviva soprattutto per distinguere le donne maritate dalle concubine, nonché dalle cortigiane…
Ma le nostre sono considerazioni inutili. Tempo e fatica sprecata nell’Italietta integralista che gioca alle guerre di religione.
Tant’è che “Maometto è pedofilo! E in Arabia danno le bambine agli sceicchi!”. Il che è un po’ come dire che i preti cattolici sodomizzano i chierichetti in parrocchia, ma questo la Santanché crucesignata si guarda bene dal gridarlo.
Comunque, nella cristianissima Europa certi matrimoni non sono mai avvenuti. Infatti, tanto per dire, basta guardare alla civilissima Italia del Rinascimento…
Nell’anno del Signore 1473, la nobile Caterina Sforza (giusto 10 anni) sposa in prime nozze Girolamo Riario (che di anni ne ha 28), il quale pretenderà di esercitare da subito, e in più occasioni, i suoi ‘diritti coniugali’. Dall’arabico fattaccio è trascorso giusto un millennio. Girolamo è nipote del papa, Sisto IV, che evidentemente non ha nulla da eccepire. In più, nomina cardinale un altro suo nipote sedicenne. Meglio di Sisto faranno in parecchi… Il suo successore, Innocenzio VIII, non ha nipoti da sistemare, ma sette figli. In compenso è un amante fedele. Anche papa Alessandro VI (1492-1503) ha 7 figli ma da 3 donne diverse, e un’altra amante ufficiale, in più si sospetta un relazione incestuosa (del papa!) con un delle sue figliuole.
In fondo che male c’è? Come riporta la Bibbia, il saggio Loth non faceva forse le stesse cose con le proprie figlie.
Superiorità delle Radici Cristiane.

Homepage

Italiani Brava Gente

Posted in Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , on 24 settembre 2008 by Sendivogius

“NON È UN PAESE PER NEGRI”

 

 Germania, 15-08-07. Sei immigrati vengono trucidati a fucilate, all’uscita di un ristorante. Tutti vengono finiti con un colpo di pistola alla testa. In tutto sono stati esplosi 70 proiettili: tanti i bossoli ritrovati. È strage. Nelle cronache verrà ricordata come laStrage di Ferragosto. La città di Duisburg ne è sconvolta ed esprime il suo sgomento portando fiori e bigliettini di cordoglio sul luogo del delitto. La stampa tedesca, impressionata dalla gravità della carneficina, riserva alla notizia il massimo rilievo.

Le sei persone uccise sono tutte originarie della Calabria (Italia). Cinque delle giovani vittime provengono dal borgo aspromontano di S.Luca. Da anni le ‘ndrine del paese si scannano in una faida sanguinosa che oppone il clan dei Nirta-Strangio a quello dei Pelle-Vottari. Una faida che non conosce confini.

Italia, 18-09-08. È buio sulla Statale Domitiana, ma i killers ci vedono benissimo. Una tempesta di fuoco e tungsteno rovente si abbatte su quel piccolo pezzo d’Africa, che dopo il lavoro nei campi si riconosce davanti la sartoria Exotic, e ne trapassa il corpo come fosse di burro. Si spara a casaccio nel grande safari di Castel Volturno, tanto i negri si assomigliano tutti: la stessa faccia scura della miseria. La selvaggina non manca… è caccia grossa stasera!

I proiettili sparati sono 130; si usano pistole semiautomatiche, UZI, Kalashnikov. Sei sono i corpi che rimangono sull’asfalto. Sei ragazzi venuti da posti lontani, da luoghi che pochi saprebbero indicare sull’atlante: Liberia, Togo, Ghana…. Soltanto sei negri. Sei negri di meno.

Nel paese delle emergenze le sirene dell’allarme criminalità sono rimaste mute. Né mi risulta che ci sia stata particolare indignazione contro “la barbarie che minaccia la nostra civiltà”.

Certamente, non da parte dei nostrani paladini di Ordine e Sicurezza, di solito così solerti nel denunciare “l’aggressione extracomunitaria” alle nostre città. L’ineffabile Maroni, ministro agli Interni, ha detto che l’impiego dell’Esercito per questo tipo di circostanze “non serve” (subito smentito al successivo Consiglio dei Ministri). Infatti i militari sono molto più utili a presidiare il Nulla nel centro di Milano: forse è una rilettura post-moderna della “piccola vedetta lombarda” nel deserto dei Tartari. Sicuramente sono indispensabili a Firenze, per la serie: marmittoni in gita con badante al seguito. Fondamentali a Roma per la lotta agli scippatori (meglio se zingari). Assolutamente superflui invece a Castel Volturno, altrimenti bisognerebbe spiegare che in Italia c’è un’emergenza CAMORRA; bisognerebbe chiarire che con la MAFIA non si convive. E questo non giova agli affari, nevvero ministro?!?

Ma la cosa non sembra preoccupare nemmeno quei giornali, che hanno relegato la notizia alla cronaca interna dopo l’infortunistica stradale: normale regolamento tra bande di spacciatori, affari loro. Caso chiuso. Titoli meravigliosi del tipo: “Casertano. Emergenza Criminalità: extracomunitari aggrediscono la Polizia”.

Nel paese dove criminali notori sono innocenti fino al III° di giudizio, se sei negro, sei colpevole a prescindere. Giudicato, condannato… sentenza eseguita. Morte.

 

P.S.  Ieri (martedì 23 settembre) si sono svolti i funerali di Abdul Guibre, detto “Abba”, ladro di biscotti e (colpa ben più grave) “sporco negro”. È stato ammazzato a bastonate nella Milano da dimenticare del sindaco Moratti. La morte di questo Abba, ha creato inutili difficoltà a due bianchissimi cittadini dell’Italia che lavora, i sigg. Fausto e Daniele Cristofoli, che incidentalmente si sono trovati a sprangare il negretto impertinente. Pare che i poveri Cristofoli abbiano piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio (Truffa? Ricettazione? Furto? Rapina?). Peccatucci veniali…mica roba paragonabile alle colpe di Abba!

Ho ascoltato ai TG pezzi di rara maestria giornalistica dei nostri pennivendoli con cervello all’ammasso, appendici del loro microfono, che MAI pongono e si pongono una domanda:

Guibre in fondo era colpevole perché più che i biscotti, pare, avesse rubato i soldi nella cassa del bar.

Certo come no?!? Notoriamente i bar alle 6,00 di domenica mattina hanno la cassa piena per l’eccezionale numero di clienti.

Da parte dei baristi non c’era volontà omicida.

Come potrei mai pensare che menare cinque fendenti con una spranga uncinata e di ferro possa spaccare il cranio ad un ragazzo di 19 anni?!?

Tantomeno c’era pregiudizio razziale.

Da noi infatti dire a qualcuno che è un “negro di merda” è un complimento.