Archivio per Calabria

DEI DELITTI E DELLE PENE

Posted in Kulturkampf, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , on 2 ottobre 2021 by Sendivogius

Finalmente la Calabria è una regione sicura!
Va da sé che, in uno dei territori a più alta densità criminale d’Europa, il problema fosse Mimmo Lucano, colpevole recidivo di umanità per lesa bestialità; protagonista involontario di uno dei più surreali processi kafkiani mai visti prima, che hanno condotto il plurincensurato ad una condanna grottesca.

A Domenico Lucano, ed ai suoi “complici”, per quella che probabilmente deve essere la più grande organizzazione criminale mai vista prima in Calabria, la Procura di Locri ha attribuito un’abbondante scodellata di reati contro la Pubblica Amministrazione, la “pubblica fede” ed il Patrimonio dello Stato, tramite l’apposita costituzione di un’associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di delitti”. Si tratta di un elenco necessariamente aperto nella sua indeterminazione, onde lasciare spazio a sempre nuovi reati, qualora alla Procura ne fosse scappato qualcuno nella sua sfilza infinita di accuse, da aggiungere alla quindicina di capi di imputazione (già vacillanti in sede cautelare): falso in atto pubblico e in certificato, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale, turbativa d’asta, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, peculato, associazione a delinquere, abuso d’ufficio (relativo all’affidamento diretto del servizio di raccolta differenziata ad alcune cooperative del luogo), favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti.
E l’inflessibile Tribunale di Locri di condanne gliene avrebbe rifilate almeno qualche altra dozzina, se non fosse stata limitata nella sua furia inquisitoria da un precedente giudicato della Corte di Cassazione, che sostanzialmente rigettava gran parte dell’impianto accusatorio in assenza di “gravità indiziaria”: traffico di rifiuti (!), concussione aggravata, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per falsità commesse mediante il rilascio di documenti d’identità a non aventi diritto. Soprattutto, in Cassazione veniva respinta la frode nell’assegnazione delle concessioni. Pare che alla Procura di Locri l’abbiano quasi presa come uno sgarbo personale, visto che sono state ignorate anche le obiezioni dello stesso giudice istruttore, che pure aveva rigettato gran parte dei capi di imputazione a carico di Lucano, ritenendoli tanto vaghi e generici, da essere inidonei a rappresentare una contestazione.
Pilastro dell’impianto accusatorio è una denuncia di tal Francesco Ruga, commerciante di Riace e curiosamente omonimo della ‘ndrina dei Ruga-Gallace che spadroneggia nella Locride. Il nostro eroe, diventato il teste fondamentale di accusa, era stato nel frattempo bollato come “inattendibile” dalla Cassazione che ne ha ravvisato le “contraddizioni plurime” nella sua deposizione, resa presso una quanto mai attenta Guardia di Finanza che aveva cominciato già da tempo ad ‘attenzionare’ il sindaco. Si tratta di una testimonianza che anche il magistrato per le indagini preliminari aveva trovato quanto mai tendenziosa e “viziata da forte astio personale” verso l’allora sindaco Lucano.
Evidentemente, contro il parere della Cassazione e del suo stesso GIP, la Procura di Locri ha deciso diversamente, reputando forse di dover dare un “esempio” eclatante attraverso punizioni esemplari. E chissà che non sia stata imboccata in tale esemplarità dalle aspettative di ‘qualcuno’ in più alta sede, che molto s’è dato da fare in tal senso durante il suo mandato…
Fatto sta, che Mimmo Lucano viene condannato alla pena abnorme di 13 anni e due mesi, il doppio rispetto alle richieste del Pubblico Ministero. Perché le pene vengono praticamente raddoppiate in giudizio a tutti i suoi collaboratori, imputati insieme a lui per l’incredibile associazione criminale volta all’accoglienza, attraverso un meccanismo giuridico come la somma delle pene edittali, nell’esclusione di tutte le attenuanti generiche; scelta che ha pochissimi precedenti nella giurisprudenza italiana, costituendo un caso più unico che raro, persino quando si tratta di delitti gravissimi contro la persona (omicidio, stupro, lesioni volontarie permanenti, tortura).

E certo la stessa severità non s’è vista, con chi i negri li prende a revolverate, come nella vicina Rosarno. Nel caso di reati contro la Pubblica Amministrazione, di solito il problema non si pone proprio…
 Per dire, Giuseppe Scopelliti, già presidente dimissionario della Regione Calabria, nonché ex sindaco di Reggio Calabria, per abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico, per gli illeciti ripetuti nella gestione e storno dei fondi comunali, insieme alle irregolarità di bilancio che hanno fatto collassare il Comune di Reggio Calabria sotto un voragine di 170 milioni di debito, è stato condannato nell’Aprile 2018 alla devastante pena di cinque anni e mezzo di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel frattempo però il reato di abuso di ufficio viene prescritto e la pena scende a 4 anni e 7 mesi, mentre l’interdizione “perpetua” scende a 5 anni; visto che le pene fino a 4 anni non prevedono detenzione, il bravo Scopelliti può subito accedere alla semilibertà dopo sette mesi. In merito al danno erariale, il risarcimento per il buco di 170 milioni di euro è stato computato a 120.000 euro.
Invece a Domenico Lucano, il Reprobo di Riace ed alla sua gang, la Procura ha richiesto la confisca di beni pari a oltre 700 mila euro, insieme al versamento di altri 531mila euro a titolo risarcitorio. A sua volta, il Ministero dell’Interno, in qualità di parte civile, ha ottenuto a titolo di risarcimento altri 200.000 euro. Si noti che nella richiesta originaria il Viminale aveva richiesto 10 milioni di euro dei quali due milioni a titolo provvisionale. Cioè oltre dieci volte tanto la cifra contestata nel reato di peculato (800.000 euro).
Peculato assai curioso, visto che Lucano è povero in canna e lo stesso tribunale ha dovuto riconoscere (suo malgrado) che con la sua indefessa attività criminale Lucano non s’è arricchito e che (seppur male) i soldi li spendeva davvero per l’accoglienza, pasticciando con le rendicontazioni nell’erogazione dei fondi.
Quindi, non trovando i soldi (e cadendo di fatto l’arricchimento illecito), gli zelanti PM sono subito corsi a cambiare l’impianto accusatorio, basandolo interamente sul gravissimo “movente politico”, volto alla costruzione di un sistema clientelare ramificato per il proprio “tornaconto elettorale” nella costruzione di consenso politico. In pratica Lucano faceva tutto ‘sto casino per farsi riconfermare sindaco di Riace; megalopoli di 1900 abitanti (minori inclusi), tra cui 470 stranieri residenti senza diritto di voto.
 In pratica, Mimmo Lucano coi suoi complici è un vero genio del crimine!
Di “politico”, in tutta questa farsa giudiziaria a scopo punitivo-intimidatorio, è stato soprattutto il processo, per una sentenza annunciata su condanna preventiva, che non poteva (e assolutamente non doveva) essere diversa, affinché il messaggio arrivasse forte e chiaro.
Probabilmente, Lucano avrebbe fatto molto meglio a fare il mafioso: gli avrebbero offerto un seggio in Parlamento e a quest’ora farebbe il sottosegretario di qualche ministero al Governo.

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RUSPA!

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , on 16 febbraio 2019 by Sendivogius

Che grande che è il Capitano!
Tra una foto dei compitini della prima elementare (pure sbagliati) e l’immancabile primo piano dell’inquietante piatto del giorno (che pare uno sformato di emorroidi fritte alla merda)… 

..dal balcone littorio di twitter, il Ministro della Polizia annuncia lo sgombero dei baraccati ammassati nella bidonville di S.Ferdinando, in quelle lande calabresi dell’ex Terronia che hanno condotto in trionfo il duce di ghisa per sopraggiunta sindrome di Stoccolma.
Salvini di oggi e di ieriNon una parola di cordoglio, fosse anche di circostanza, per il ragazzo senegalese bruciato vivo nella sua catapecchia, mentre cercava di ripararsi dal freddo della notte. Molta più empatia e considerazione ha trovato invece il puccelloso cagnolino di Bologna, scampato miracolosamente all’incendio del suo appartamento. E Onore ai Vigili del Fuoco (!).
I braccianti africani tante attenzioni non le meritano di certo. Sono negri, a loro piace vivere così. Meno che selvaggi. Portano “degrado ed illegalità”, che detto nella Calabria dominata delle ‘ndrine e sfregiata dall’abusivismo edilizio, è un po’ come dire che lo scioglimento della calotta artica è causata dalle scorregge degli orsi polari.
Il lavoro nero, lo sfruttamento, la criminalità organizzata… quelle vanno benissimo, non suscitano le apprensioni del Capitano, e meno che mai le inquietudini di quei bravi cittadini che sbavano adoranti per questo sudaticcio gargarozzone padano travestito da gendarme.
Cancellato, negato, spianato, ogni aspetto che abbia anche lontanamente una dimensione “sociale”, deprivato il fenomeno di ogni valenza “umana”, tutto è ridotto a problema securitario di ordine pubblico in funzione repressiva, a dimostrazione muscolare, per sorvegliare e possibilmente punire.

JIN-ROH

Ad ogni modo, ‘sti negri (di merda, per definizione) vanno cacciati via… deportati (e possibilmente tenuti nascosti là dove non possono essere visti)… SGOMBERATI!! twittato tutto in maiuscolo, con punto esclamativo brandito come manganello.
Perché Loro sono il Male e LVI è la cura.
Peccato però che senza i negracci ridotti alla miseria più nera e sfruttati nei campi con paghe da fame (quando e se vengono pagati), ai calabresi i pomodori, le olive e tutto il resto, toccherà raccoglierseli da soli.
È lo stesso paradosso che già affliggeva i redneck del Ku Klux Klan ai tempi belli della grande caccia al negro: come disporre di un bacino potenzialmente immenso di docile manodopera schiava a costo zero e al contempo tenere a bada una simile massa di scimmioni, tanto utili da sfruttare a morte quanto brutti a vedersi? Sempre per quella storia del “degrado”… meglio se unita alla minaccia strisciante dell’invasione aliena. Funziona sempre.

Lo sapevano anche i nazisti che costringevano gli ebrei a vivere in condizioni disumane, salvo poi additarli alla folla e dire: “Vedete? Sono parassiti, vivono nel sudiciume come ratti di fogna”.
Se il giochetto riusciva con gli ebrei, figuriamoci coi negri.
Che forza che è il Capitano!

 

A buon intenditor…

Posted in Muro del Pianto, Ossessioni Securitarie with tags , , , , , , , , , , , , , , on 9 gennaio 2010 by Sendivogius

 
A Rosarno c’è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni c’è stata troppa tolleranza, senza fare nulla di efficace, che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato una situazione di forte degrado

 (Roberto Maroni, Ministo dell’Interno)

 Un po’ come la ‘munnezza’ in Campania… Ricordate?
“Napoli, aveva un problema non stiamo a riparlarne, noi sappiamo quale”.
La Calabria pure… Fortuna che i maroni non mancano mai!
Ed è chiaro che, per l’Himmler padano prestato al Viminale, l’intollerabile problema che affligge il territorio calabrese siano i NEGRI.
Invece, non sembra destare alcuna preoccupazione nei Cattivik di governo la presenza, dominante nella regione, di una delle mafie più potenti del pianeta. La ‘Ndrangheta (così si chiama), notoriamente, è un’invenzione dei comunisti. Infatti, come tutti sanno, il vero problema sono le famigerate bande di negri che scorrazzano impunite per le amene contrade calabre, da sempre consacrate alla più stretta legalità finché non è giunta l’orda barbarica.
Sono i negri che controllano la grande criminalità. E negri sono i capi delle ‘ndrine locali.
Sono sempre i negri che condizionano il mercato degli appalti, organizzano le grandi truffe per accaparrarsi i finanziamenti pubblici, controllano il ‘voto di scambio’, impongono il pizzo alle poche attività autonome e impermeano col loro sistema criminale un intero tessuto economico.
Interamente composte da negri stranieri sono pure le cosche che gestiscono il traffico internazionale di stupefacenti, insieme al riciclaggio di denaro sporco (da oggi ancora più facile, grazie allo ‘scudo fiscale’ governativo).
Questi negri maledetti! Che per decenni hanno contaminato le coste calabresi con l’affondamento delle “navi dei veleni”, nella totale indifferenza di autorità e abitanti, tramite il lucroso smaltimento clandestino dei rifiuti tossico-radioattivi.
Negri sono pure i clan che organizzano rapimenti, eseguono omicidi, infettano il territorio con faide tribali che si consumano per decenni.
Sporchi NEGRI DI MERDA sono gli Strangio, i Mammoliti, i Piromalli, i Molè, i Tripodo, i Macrì, i Morabito, i Pelle, i Condello, i Bellocco… e gli oltre 150 gruppi criminali organizzati della regione a più alta densità mafiosa d’Italia.
Tuttavia, ciò che preoccupa il ministro Maroni ed i placidi abitanti di Rosarno (che di null’altro si preoccupano) sono i raccoglitori stagionali di origine africana. Sono, per l’appunto, i soliti ‘negri puzzolenti’… I nuovi Balotelli d’Italia! Gli alieni venuti dalla Luna…

Per quella sorta di entità criminofila chiamata “Stato italiano” è assolutamente normale ciò che avviene nelle campagne italiane, e non solo… È prassi comune che i braccianti agricoli vengano impiegati, rigorosamente al nero, nella raccolta stagionale da moderni negrieri che pagano loro 25 euro, per 12-14 ore di lavoro nei campi, incoraggiando con bastonate (quando la circostanza lo richiede) la produttività degli schiavi a giornata, e lesinando persino sull’acqua (mezzo litro al giorno). Inoltre, è cosa buona è giusta che i caporali che smistano il bestiame umano nei campi, pretendano ‘per il disturbo’ 5 euro da ogni lavorante.
Se poi qualcuno di questi animali bipedi si sente male, basta portarlo via e abbandonarlo a crepare da qualche parte lontano dal campo. Se qualcuno protesta, eliminalo! E che sia di lezione agli altri [qui].
Questo non preoccupa minimamente i vari maroni di governo… Non il Ministero del Welfare (per un popolo che non spiccica una parola di inglese ma ama i termini anglofoni). E meno che mai allerta gli ispettori degli “Uffici provinciali del lavoro”.
Certamente, gli standard di vita sub-umani e la grave situazione di sfruttamento illegale non interessano il Ministero delle Politiche sociali, quasi la cosa non lo riguardasse.
E tanto meno se ne sente coinvolta la Regione Calabria dell’incredibile governatore Loiero. Uno che per inviare saltuariamente un presidio mobile sanitario per normale (e doverosa) profilassi, montare qualche doccia da campo o svuotare un paio di cessi chimici, si aspetta forse di essere finanziato con qualche altro centinaio di milione di euro a fondo perduto.
Meno di tutti sembrano indignarsi i bravi abitanti di Rosarno e della Piana di Gioia Tauro, che invece non trovano niente di meglio che giocare al tiro a segno coi negri di ritorno dai campi. E guai se all’ennesima provocazione, che coincide con tentato omicidio, gli schiavi osano ribellarsi dando prova di un senso di comunità e di solidarietà collettiva, assolutamente sconosciuta da queste parti.
Rosarno, amministrazione sciolta per infiltrazione mafiosa, mica insorge contro lo strapotere della ‘ndrangheta. Noooo, sia mai! Presidia il territorio contro l’invasione dei negri, che si ribellano alla prepotenza dei picciotti affiliati alle cosche. E lo fa insieme ad Antonio Bellocco, compaesano benemerito e rampollo della ‘ndrina locale.
In fondo, sparare agli schiavi negri mica è reato! Dove sarebbe il problema?!?
Andate su un qualsiasi motore di ricerca; scrivete “omicidio a Rosarno” e fatevi una ‘cultura’… Oppure cliccate direttamente qui e gustatevi il resto del riepilogo. Su questo, specialmente a Rosarno, non hanno niente da dire… non risultano occupazioni del Municipio, o manifestazioni di pubblica condanna o blocchi stradali di protesta. No, i solerti cittadini di Rosarno e dintorni si fanno prendere dalle convulsioni securitarie solo quando il negraccio ingrato osa ribellarsi alla schiavitù, sfuggendo al naturale ordine delle gerarchie razziali.

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