Archivio per Austerità

Letture del tempo presente (I)

Posted in Kulturkampf with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 ottobre 2018 by Sendivogius

Con l’apertura di questa nuova ‘rubrica’, ci accingiamo a pubblicare tutta una serie di articoli che, a nostro sindacabilissimo giudizio, possano fornire una qualche bussola per orientarsi nei marosi del tempo presente ed in qualche modo contribuire ad interpretare la realtà attuale.
 Ovvero, senza troppe pretese, abbiamo deciso di condividere interventi ed estratti, per autori diversi, che semplicemente ci sono piaciuti e che, in un panorama asfittico, meglio di altri aiutano a comprendere la crisi della ‘sinistra’ (non solo italiana) in tutte le sue declinazioni, ma soprattutto i mutamenti antropologici (ed i vizi antichi) di un corpo sociale ripiegato su se stesso, depresso e svuotato dopo la grande recessione economica, alla disperata ricerca di un nuovo senso dell’esistenza.
Insomma, si tratta di una raccolta di idee e spunti di riflessione, per un breviario minimo di sopravvivenza, in tempi cinici di regressioni culturali.

“I totem rovesciati. Marx per Le Pen e Salvini. I Gracchi per Bannon e Meloni. Liberismo UE per Bersani e PD”

Andrea Del Monaco
(14/10/2018)

 «Rivendicare Più Europa quando il neoliberismo UE significa austerità, svalutazione del lavoro e riduzione del welfare è il modo migliore per far vincere le destre neofasciste. Quando un esponente del fu centrosinistra rivendica la costruzione mercatista dell’architettura europea Matteo Salvini e Giorgia Meloni brindano. I risultati delle elezioni europee del 2019 vedranno trionfare le Destre se la Sinistra lascia a Salvini e Meloni il monopolio della critica all’austerità. Una conferma di questo pericolo si è avuta nel dibattito tra Marine Le Pen e Pierluigi Bersani su Rete 4 nella trasmissione “Quarta Repubblica” dell’8 ottobre 2018: Marine Le Pen guarda Bersani, e, con pacatezza, ripete ciò che nella mattinata aveva detto nella conferenza stampa con Matteo Salvini: “si fanno arrivare gli emigrati perché sono un serbatoio infinito di manodopera a basso costo… si accetta questa immigrazione massiccia per avere una manodopera molto malleabile, con poche difese che accetti qualunque cosa. Pensiamo a ciò che ha fatto la Germania con i mini-jobs. Essi hanno fatto sì che si pagassero i lavoratori due euro l’ora. Considero questa una nuova forma di schiavismo, con tutte le conseguenze che comporta per la diminuzione drastica dei salari: se il mercato è pieno di manodopera a buon mercato, ci sarà sempre qualcuno disposto a lavorare a basso costo”.
 Pierluigi Bersani non guarda in faccia Marine Le Pen. L’ex segretario del PD è in difficoltà, quasi alza la voce: “Li conosciamo da 400 anni i difetti dell’Europa che volete voi: Stati Nazione, dogane, frontiere”. Bersani difende la mobilità delle merci nell’Unione Europea. Questo scambio di battute esplicita perché Bersani e il suo ex partito, il PD, sono destinati a perdere. Marine Le Pen, senza nominarlo, cita Karl Marx, in particolare il paragrafo 3 del capitolo 23 del primo libro de “Il Capitale” dal titolo “Produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa ossia di un esercito industriale di riserva”. Cosa avrebbe dovuto obiettare Bersani a Le Pen? Molto semplicemente avrebbe potuto dire: “cara Marine Le Pen, i cittadini africani che arrivano in Italia scappano spesso dalle ex colonie francesi come Mali, Repubblica Centro-Africana, Ciad, Niger, Costa d’Avorio, Congo. I migranti fuggono dalla povertà generata dal vostro neocolonialismo e dalle politiche predatorie delle vostre multinazionali: lei, se fosse Presidente della Repubblica francese, rinuncerebbe al colonialismo e ai profitti delle vostre multinazionali?”. Insomma, per aiutare veramente (non come sostengono Salvini e Le Pen) i migranti a casa loro, non costringerli a fuggire per diventare i nuovi schiavi dell’esercito industriale di riserva, non abbassare i salari in Europa è necessario rinunciare ai profitti del neo-colonialismo e investire in Africa. Nessun presidente francese l’ha mai fatto. Al contrario negli ultimi 50 anni, le classi dirigenti delle ex colonie francesi che hanno tentato di sottrarsi alle politiche neocoloniali francesi, sono state spazzate via da colpi di Stato.

Perché Pierluigi Bersani non ha fatto simili obiezioni a Marine Le Pen? Per tre ragioni: ha abbandonato un’analisi di classe sul lavoro; per opporsi al neocolonialismo delle multinazionali francesi dovrebbe opporsi al neocolonialismo dell’ENI in Niger; per contrastare il neoliberismo UE dovrebbe tornare al socialismo. E così il lavoratore, precario dopo lo smantellamento dell’articolo 18 operato dai Governi di Centro-Sinistra, e l’esodato, prodotto dalla riforma Fornero varata da PD e FI, votano sempre più Lega e FdI. La Sinistra, dopo la repressione di Genova nel 2001, ha progressivamente abbandonato l’opposizione alla globalizzazione neoliberista.
Le destre monopolizzano abilmente la critica al neoliberismo e danno ad esso risposte autoritarie, distorcendo categorie patrimonio della sinistra come il marxista “esercito industriale di riserva”. Salvini l’8 ottobre ha fatto un’abile conferenza stampa anti-UE con Marine Le Pen. Giorgia Meloni il 22 settembre ha invitato ad ‘Atreju’ Steve Bannon, lo stratega politico che ha portato alla Casa Bianca il presidente USA Donald Trump. Bannon ha catturato i militanti di Fratelli d’Italia con tale quesito retorico: “Perché sono populista? Perché la mia famiglia è una famiglia della classe operaia. Chi vorrei vedere al Governo? Le prime cento persone di Fratelli d’Italia che sono venute qui oggi o le prime cento persone che vanno a Davos? Io risponderei le prime cento persone di Fratelli d’Italia che sono venute qui”. Bannon ha collocato il suo partito “The Movement” contro il Forum Economico Mondiale: esso è una Fondazione creata da Klaus Schwab, svolge il suo evento invernale ogni anno a Davos in Svizzera, è finanziato da imprese multinazionali con fatturato superiore a 5 miliardi: tali imprese, quando delocalizzano producono nuovi disoccupati potenziali elettori del Governo Conte.
Per la presenza di Bannon, Bloomberg, CNN, Associated Press, Reuters, Cnn, France 24 hanno mandato i loro inviati ad Atreju. Bannon li definisce suoi odiatori, in quanto legati a Davos. Giorgia Meloni (e Matteo Salvini) oggi battono gli avversari su due campi: abilità mediatica ed egemonia culturale. Ciò che rimane della Sinistra e dell’Ulivo di Romano Prodi riflettano su questo. Dopo aver magnificato la globalizzazione neoliberista, imitando Tony Blair e Bill Clinton, accettato l’austerità della UE, oggi Pierluigi Bersani, ex segretario del PD e ora leader di LEU, critica tardivamente “la mucca nel corridoio”. Nel contempo Matteo Richetti, Francesco Boccia, Marco Minniti, Nicola Zingaretti, Dario Corallo, Cesare Damiano, candidati alla segreteria nazionale del PD, accettano l’impianto mercatista dei Trattati UE.

E così, poiché in Italia e in Europa le Sinistre non difendono più il lavoro e il potere di intervento dello Stato, l’uscita dalla globalizzazione neoliberista avviene da destra. Una Destra molto abile nell’appropriarsi di miti della Sinistra. L’esempio lo fornisce Alessandro Giuli intervistando Bannon ad Atreju: citando Tiberio e Caio Gracco ha chiesto a Bannon “I Gracchi sono morti per dare terra e cittadinanza ai loro fratelli d’Italia, il secondo è morto al Gianicolo, il colle di Giano. Oggi il partito di Giorgia Meloni raccoglie l’eredità ideale di quel movimento, che cosa si aspetta da FDI?” La risposta di Bannon è molto chiara: FDI e la Lega, non avranno solo un grande risultato elettorale nella primavera del 2019 ma invieranno un messaggio a Bruxelles: i due partiti rappresentano un’Italia libera e sovrana che non prenderà ordini su cosa fare”.
Direbbe Tonino Di Pietro, che c’azzecca Bannon con i Gracchi? Molto poco. […] Bannon, pur volendo uno Stato leggero e il dominio del mercato, si appropria di un mito della storiografia marxista: nella rivoluzione francese, dopo la sconfitta e la decapitazione nel 1794 del capo giacobino Maximilien de Robespierre, François-Noël Babeuf, detto Gracchus, ultimo dei robespierristi, organizzò nel 1796 la Congiura degli Eguali contro il Governo del Termidoro. Filippo Buonarroti, pronipote di Michelangelo, partecipò agli eventi e ne scrisse la storia nell’opera Cospirazione per l’Eguaglianza detta di Babeuf, considerata il primo esempio di storiografia marxista. Oggi Bannon definisce il suo “The Movement” partito dei patrioti. In realtà, come ricordano Albert Mathiez e Georges Lefebvre nel volume “La rivoluzione francese”, i rivoluzionari giacobini si definirono patrioti in contrapposizione agli agenti controrivoluzionari al servizio del premier inglese William Pitt: egli tentava di restaurare monarchia e ancien Régime nella Francia rivoluzionaria. I patrioti della rivoluzione francese, i giacobini, misero in discussione la proprietà privata con la Costituzione del 1793: Bannon, Salvini, Meloni e Le Pen non avrebbero certamente appoggiato i giacobini

“I totem rovesciati”
Andrea Del Monaco
(14/10/2018)

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HYBRIS

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 febbraio 2015 by Sendivogius

MordorNell’autistico isolamento della gelida fortezza di Asgard, dove dimorano le vestali norreniche dei conti ordinati e dei compiti a casa, il riverbero del sole sui ghiacci deve aver finito con l’accecare gli spiriti minimi, che dall’alto dei loro piedistalli si ergono come statue di sale e di pietra, vegliando nella preservazione del dogma del rigore.

Beccamorto«Ha un’idea poco chiara della realtà chi dice di non vedere che noi, attraverso i due programmi di aiuto europei, finalmente abbiamo portato la Grecia sulla strada della crescita, della riduzione della disoccupazione e abbiamo reso progressivamente sostenibili sul lungo periodo le finanze pubbliche.»

  Wolfgang Schäuble
  (05/02/2015)

Se i bramini dell’Austerity di tanto in tanto sfogliassero i Classici invece di dare i numeri, scoprirebbero come gli dei confondono la mente di coloro che peccano di tracotanza, nella presunzione di poter diventare essi stessi divinità. Aristotele ed i poeti della tragedia greca la chiamavano Hýbris. E di solito si ritorceva sempre contro il superbo, con effetti terribili nell’ineludibilità del fato, dopo che questo era stato colmato di potere e ricchezze destinate a crollare.

Malcom Morley - Flight of IcarusPiù prosaicamente, nel caso di Schäuble siamo dinanzi all’ennesima forma di distorsione cognitiva, secondo il bias mutuato da una formazione che prima ancora che ‘culturale’ è religiosa, condizionata com’è da un rigidissimo impianto luterano nel più cupo protestantesimo evangelico. La mistica di Schäuble in fondo è semplice: si nutre di una dimensione tutta tedesca, che vive nell’etica della punizione attraverso la pedagogia del castigo, vissuto come momento di espiazione della colpa (il debito), nell’irrimediabilità del peccato per il quale non esiste perdono né redenzione possibile. La macchia rimane ed è indelebile. Per questo il castigo deve essere inflessibile, mortificante, ed il più severo possibile, servendo come esempio morale e monito per tutti i trasgressori.
Luca_signorelli,_compianto,_cortona,_predella,_04_flagellazioneQuello della Grecia non si configura infatti come un “contagio”, ma una forma di contaminazione mediterranea contro la purezza contabile dei laboriosi popoli norreni, minacciandone l’integrità morale. Ogni deroga al dogma del rigore è una forma di eresia, che va immediatamente ricondotta all’ortodossia monetarista.

Inquisizione Monaco

Schäuble è l’inquisitore che veglia sul mantenimento di un ordine che reputa immutabile. Ogni concessione è un intollerabile cedimento al peccato.
Wolfgang Schäuble Come poi questa brutta copia carrozzata di Gollum prestata alla politica, che a suo tempo paragonò Gorbaciov e la sua Perestroika (grazie al quale fu possibile la riunificazione tedesca) a Joseph Goebbels (!), invischiato in un giro di tangenti organizzato dal trafficante d’armi internazionale Karlheinz Schreiber, sia potuto diventare ministro plenipotenziario in Europa, tanto da condizionarne l’intera politica finanziaria, la dice lunga sullo spirito tedesco e sull’identità di questa UE mercatista a trazione franco-germanica.
Gollum Evidentemente, nei club esclusivi dove si danno convegno l’inflessibile ministro e tutti gli altri ragionieri contabili, che amano immaginarsi élite dominante, deve essere sfuggita qualche piccola variabile…
Vampires di John CarpenterNei cinque anni di prestiti a strozzo imposti dalla troi(k)a vampirica a tutti coloro che si sono rimessi alle sue ‘cure’ estreme, tra i principali segnali di una insostenibile ripresa, la Grecia può vantare primati eccitanti. Ad esempio, può godere dei benefici effetti di un PIL diminuito del 25% insieme alla distruzione del 18% dei posti di lavoro, su un tasso di disoccupazione del 27% che supera il 50% tra i più giovani. E per chi ancora non condivide la ritrovata libertà dalla schiavitù del lavoro, c’è sempre il taglio dei salari che per i più fortunati può arrivare anche ad una riduzione del 40% (insieme all’eliminazione di altri inutili privilegi come la “tredicesima”). In cantiere vi è pure la riduzione del 22% del salario minimo. Tanto per restare più ‘sereni’, sono stati cancellati i contratti collettivi di lavoro, avviate privatizzazioni di massa e smantellato l’intero sistema di tutele sociali, che certi lussi non ce li si può più permettere.

Matteo Renzi, Alexis Tsipras

Altrimenti bisognerebbe iniziare ad incidere sui margini di profitto dei grandi trust armatoriali e cominciare a far pagare le tasse ai super-ricchi, che invece hanno avuto tutto il tempo di far sparire i loro capitali all’estero. Soprattutto, Francia e Germania avrebbero dovuto rinunciare alle lucrose commesse militari, affidate loro in linea diretta dai compiacenti governi ellenici degli amici Karamanlis e Samaras, che tra reazionari ci si intende sempre.
Vacanze in Grecia - Karamanlis-MerkelCome risultato tangibile, circa 1/3 dei greci vive sotto la soglia di povertà, ed il 40% di questi sono minori, mentre il 20% manifesta problemi di denutrizione.
Secondo statistiche piuttosto contestate, la mortalità infantile sarebbe balzata al 43%. Ma solerti commentatori ‘liberali’ vi spiegheranno come questo non sia assolutamente collegabile ai tagli imposti alla spesa sanitaria. Sarà per questo che, a fronte di un crollo radicale della natalità, in un quinquennio il numero dei bambini abbandonati negli ospedali e negli orfanotrofi è aumentato del 336% (!): percentuali da quarto mondo nell’Europa dei G20.
Quantomeno, e nonostante i danni collaterali, le ricette macroeconomiche imposte dalla infamissima trinità BCE-FMI-UE sono servite almeno a rilanciare il tessuto produttivo ellenico, aiutando il paese a contenere i suoi deficit strutturali… E invece no. Sbagliato! Visto che il debito greco ha superato il 175% in rapporto al prodotto interno lordo di un paese schiantato da una depressione senza uscita.
Per questo bisogna perseverare negli errori con diabolica determinazione, continuando ad applicare pedissequamente i “programmi di aiuto europeo” (ma sarebbe più appropriati definirli piani di rientro bancario dalla truffa dei derivati) approntati a Berlino, con la collaborazione altrettanto interessata di Parigi.
Secondo gli osservatori più maliziosi, ovvero quel Wall Street Journal noto in tutto il mondo per il massimalismo marxista dei suoi editoriali, la concessione dei prestiti franco-tedeschi sarebbe stata condizionata dall’imprescindibile acquisto di dotazioni militari. Ad ogni nuova tranche della troi(k)a per il rifinanziamento del debito ellenico, uno stock di acquisti obbligati per una di quelle offerte che non si può rifiutare, secondo lo stile ‘austero’ dei Vito Corleone seduti nei board delle tecnoburocrazie europee.
Vito CorleoneSarà per questo che Berlino e Parigi si sono aggiudicati rispettivamente il 22,7% ed il 12,5% delle forniture belliche della Grecia, per oltre 10 miliardi di euro. In particolare, se la Francia si è accaparrata la vendita di sei fregate e 15 elicotteri per la Marina da guerra, a sbancare è la Germania che riesce a piazzare persino i suoi fondi di magazzino, sottraendoli alla rottamazione, come i 223 vecchi obici di artiglieria da dismettere. Ma anche 170 panzer Leopard-2-A6 di ultima generazione ed il fondamentale acquisto di quattro nuovi sottomarini a fabbricazione ThyssenKrupp: sì, proprio quella del rogo degli operai di Torino e nata dalla fusione con quelle Acciaierie Krupp, che furono tra i principali finanziatori (e beneficiati) dell’ascesa nel nazismo.
Gruppo KruppQuando l’effimero governo socialista ha provato a tagliare l’acquisto delle forniture, nell’ambito della politica di bilancio ed in ottemperamento ai tagli della spesa statale, ha ricevuto un secco NEIN! insieme all’ingiunzione a confermare l’acquisto e pagare quanto prima il saldo. In merito, a perorare la causa dell Thyssen, è intervenuta fraulein Merkel in persona, abbaiando qualcosa sul rispetto degli impegni, che culminarono con la pronta rimozione del premier disubbidiente. Perché ci sono spese che si possono tagliare (sanità e servizi sociali) ed altre invece che sono intaccabili; specialmente quando queste interessano Berlino.
nazi_uboot_grToglietegli tutto ma non il mio U-Boot!

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La Signora delle Mosche

Posted in Masters of Universe, Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 7 febbraio 2015 by Sendivogius

Lord of the Flies by Greyflea«Perfino le farfalle lasciarono la radura dove quella cosa oscena ghignava e sgocciolava. Simone abbassò il capo, tenendo gli occhi ben chiusi, poi li riparò ancora con la mano.
Lord of the Flies[…] Il mucchio di budella era un grumo nero di mosche che ronzavano come una sega. Dopo un po’ le mosche scoprirono Simone e, ormai sazie, si posarono lungo i suoi rivoletti di sudore, a bere. Gli fecero il solletico sulle narici, gli saltellarono sulle cosce. Erano innumerevoli, nere, e d’un verde iridescente; e di fronte a Simone il “Signore delle mosche” ghignava, infilzato sul bastone. Alla fine Simone cedette e riaprì gli occhi: vide i denti bianchi, gli occhi velati, il sangue… e restò affascinato, riconoscendo qualcosa di antico, di inevitabile

Il signore delle moscheWilliam Golding
“Il Signore delle Mosche”
Mondadori, 1980

   Piccole, insignificanti, irrilevanti… sono le mosche che ronzano nel putrescente carnaio di un’Europa ridotta a squallida propaggine bancaria per esazione debiti, tra i bigattini impupati nelle ooteche di robotiche tecnocrazie consacrate alle divinità immutabili ed austere di un mercato divinizzato.
Il nulla che avanzaÈ la danza funebre di uno sciame avvitato attorno alla nera signora del Rigore, nella contemplazione estatica delle budella putrescenti di un capitalismo finanziario che si nutre di punizioni collettive e sacrifici di massa. Nella sua evanescenza pervasiva, costituisce l’idolo assurto a sommo feticcio di riti profani, nell’oscenità macabra di un’oligarchia mercatista che prostituisce le aspirazioni e la dignità di un intero continente, agli appetiti di una Troi(k)a specializzata nelle perversioni dell’austerità espansiva: ossimoro perdente di una stupidità reiterata a prassi di governo.
Troika PartyÈ una congregazione di elite schizofreniche, chiuse nell’autismo della loro autoreferenzialità dissociata. Sono monumenti all’inutile, stagliati verso il nulla siderale, nell’incapacità congenita di ritagliarsi un ruolo internazionale, di affrontare i problemi interni, e di risolvere qualsiasi situazione che non sia circoscritta alla fiscalità generale.
Angela MerkelSi umilia la Grecia (culla della civiltà europea) e si martirizza il popolo ellenico, ma si garantiscono sostegni economici ed aiuti militari ai nazisti dell’Ucraina, coi quali invece ci si intende benissimo. Evidentemente, ognuno si sceglie gli ‘amici’ a sé più affini.
Nazi UkesCi si piega docilmente alle ingerenze geopolitiche ed alle pressioni strategiche degli USA. Si scatena una guerra commerciale senza senso con la Russia. Si ventila con demenziale faciloneria la minaccia di risoluzioni militari, rischiando la deflagrazione di un conflitto armato su scala continentale nel bel mezzo dell’Europa. E al contempo si sottovalutano i rischi di una guerra, che le cancellerie europee non saprebbero minimamente come gestire. E con che alleati poi!
Nazisti ucraini del Battaglione AzovEsattamente, come non si possiede la più pallida idea su come affrontare la minaccia terroristica di matrice salafita; la pressione dei profughi provenienti dalle coste del Nord-Africa; il collasso della Libia, dopo la scalcinata avventura militare anglo-francese, e le infiltrazioni di gruppi armati sempre più radicali, ispirati ai simpaticoni dell’ISIS che imperversano indisturbati tra Siria e Iraq.
ISIS-Japanese-HostagesMa nemmeno si sa bene come gestire problemi più ordinari e di natura economica, come l’uscita dalla grande depressione europea ed il rilancio dell’occupazione.
Manifesto di propaganda nazistaÈ il modello neo-coloniale di una sedicente “unione”, mera pluralità di egoismi nazionali, sempre più simile ad una immensa zollverein per il libero transito delle merci tedesche, attraverso l’Europa La germania vi invitagermanizzata in una nuova confederazione anseatica, oggi come allora alla ricerca di manodopera a buon mercato. Per sopravvivere, un simile moloch ha bisogno di cannibalizzare gli anelli periferici, nell’espiazione del debito come peccato capitale, attraverso la riduzione della colpa su pagamento regolare e senza dilazioni. Perché i popoli vanno prima estromessi dai processi decisionali e poi rieducati, nello spirito propedeutico di un “rigore” elevato a immanenza metafisica. Si tratta di un potere effimero che si inebria degli effluvi mefitici del Deutschen Wesen: lo “spirito tedesco” che non ha mai guarito il mondo, ma che ogni volta l’ha trascinato verso gli orrori dell’eugenetica.
Archivio ANPI di Lissone In questa distopia mercantilista, ciò che più conta è la preservazione della purezza dei mercati santificati da ogni intervento regolatore, nell’illibatezza della quadratura contabile di bilanci purgati da ogni spesa sociale e dirottati verso le funzionalità di un mercato ‘liberalizzato’. Sullo sfondo, resta un continente diviso; dilaniato da una crisi sempre più irreversibile delle democrazie rappresentative.
Lord of the flies (fire-detail)È facile temere che non tarderanno a farsi sentire gli effetti di una simile cancrena, se questa non verrà curata per tempo…

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Riformite acuta

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 settembre 2014 by Sendivogius

Dracula (1992) - F.F.Coppola

Puntuale come la morte, dopo il consueto sermone di Santa Commissione, segue consueta rettoscopia a cura dei volenterosi carnefici della UE, per sondare la disponibilità di Lavoratori e cittadinanza (passiva) a più incisive asportazioni di diritti e tutele sociali. Trattasi sempre di interventi dolorosi (e tagli necessari) da effettuarsi doverosamente senza anestesia, in autodafé collettivo, giacché non ci si può certo sottrarre ai penitenziali atti di contrizione, in ossequio ai sacerdoti di stretta osservanza neo-liberista, consacrati al dogma unico del dio Mercato, fedeli ai fondamenti del sacro verbo Monetarista e devoti alla santissima trinità del capitale finanziario: Austerità, Rigore, Pareggio di bilancio.
Mary Poppins In questo, le estrose Mary Poppins del “riformismo” a-sociale sono insuperabili. Al contrario dell’accigliosa governante tedesca, come una premurosa Mamma Goebbels, sono bravissime ad indorare la pillola (al cianuro) a quei bambini, che non hanno ben svolto i compiti a casa e recitato a dovere le preghierine (funebri) dell’eterno riposo. Per i più riottosi, c’è sempre in agguato lo spauracchio della Troika vampirica, che si nasconde negli angoli bui delle loro camerette in un tunnel senza uscita.
Troika vampiricaÈ una malattia pandemica che non conosce altra cura all’infuori del salasso, reiterato fino alla morte del paziente per consunzione. Ne esistono tipologie Le vampirediverse a seconda dei ceppi virali all’origine dell’infezione, ma le modalità di decubito e decesso sono sempre le stesse. Esattamente come il trattamento prescritto, ogni volta fallimentare eppure sempre ripetuto, invariato nella forma e nella sostanza, mentre si alternano i dottori al capezzale del moribondo.
In Italia, il veleno eutanasico scambiato per farmaco si chiama “riformite”. A somministrarlo, dopo la parentesi di ferali beccamorti bocconiani, c’è un nuovo patch-clown che per essere più credibile ci mette la faccia..!

MATTEO RENZI

E allora via di corsa, tra inaugurazioni e gelatini, ad annunciare una riforma al mese, d’intesa col Pornonano ai servizi sociali:

«Entro febbraio riforma elettorale, del Senato, e del Titolo V della Costituzione.
Entro marzo riforma del mercato del lavoro, e sblocco totale del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Entro aprile riforma della burocrazia, più un miliardo e mezzo di finanziamenti per la tutela dell’ambiente, e tre miliardi e mezzo per la messa in sicurezza delle scuole pubbliche.
Entro maggio energia meno cara per le aziende.
Entro giugno riforma della Giustizia, con specifica accelerazione dei tempi della Giustizia civile.
Entro luglio era prevista l’attivazione dello stargate di Cuneo per Atlantide, che però è slittata a causa del semestre europeo, per il quale Renzi ha promesso di contestare i vincoli di bilancio “che ci chiede l’Europa”.
E poi di rispettare i vincoli di bilancio, “ma non perché ce lo chiede l’Europa”.
Perché “ce lo chiedono i nostri figli”.
Come ci chiedono riforme strutturali, da fare entro i primi cento giorni.
Anzi, i primi mille

Alessandra Daniele
“Le favole del Fantaboschi”
(27/07/2014)

E’ lo stesso fanfarone contagiato da “annuncite” che ogni volta, prima di partire a prendere ordini nei farseschi vertici brussellesi, carica le sue rodomontate come un pupazzo a molla in training autogeno, mentre cinguetta tutto impettito: spezzeremo le reni alla Merkel! Basta col rigore! Ci faremo rispettare! E lo fa in una crepitante raffica di tweet, innocui come una salva di mortaretti al passaggio del santo patrone in processione tra i fedeli.
ghost in the shell 2 - l'attacco dei cyborgPoi, alla prova dei fatti, come tutti i cazzari, prima si piega e poi si spezza, lasciando ad intendere che un galletto per quanto esuberante non è un aquila. Giusto il tempo di tornare in Italia, a mani vuote e qualcos’altro di rotto… salvo ritrovare nuovamente il coraggio una volta a casa. E allora il bullo, ben lontano dal ring, si esibisce in duelli a distanza con gli stessi tecnoburocrati che a Bruxelles aveva ossequiato.
Sono le stesse intrinseche nullità scelte per l’assoluta irrilevanza dei paesi di provenienza (Lussemburgo, Finlandia, Estonia..), ma allineati a Berlino nel nome del “Rigore” (degli altri) che poi è recessione permanente e deflazione nella stagnazione. Lo chiamano euro-monetarismo: variante continentale del thatcherismo, applicato al vecchio ordoliberismo che poi consiste nel fare i compiti a casa imposti da qualche siderale elite tecnocratica immune ad ogni controllo costituzionale. E soltanto dopo distribuire qualche caramella nel piatto vuoto dei più “meritevoli” (che tutti gli altri possono anche crepare), al posto delle vecchie lenticchie ormai stantie o dei tortellini bolognesi in salsa ‘socialdemocratica’.

Mangiatore di fagioli (Carracci)

La Commissione Juncker rompe il Patto del Tortellino

«La commissione Juncker sembra in effetti studiata apposta per umiliare i socialisti e far loro ingoiare il maggior numero di rospi possibili, con alcune punte di autentico sadismo che portano secondo molti le impronte digitali di Angela Merkel. A cominciare da alcune nomine controverse, per usare un eufemismo. Quella più indigesta a Sanchez riguarda l’Energia e l’Ambiente, affidati al Miguel Arias Cañeteconservatore spagnolo Miguel Arias Cañete, il quale a varie macchie – dal conclamato sessismo all’amore sviscerato per il cemento testimoniato durante i tre anni da ministro dell’ecologia nel governo Rajoy – aggiunge un clamoroso conflitto d’interessi, essendo robusto azionista di società petrolifere. “E´come mettere una volpe a guardia di un pollaio”, ha commentato Pedro Sanchez.
Miguel Arias Cañete Ma nel bouquet di nuovi commissari non mancano altre scelte che denotano un certo macabro senso dell’umorismo. L’uomo che dovrà Tibor Navracsicsoccuparsi di cultura e informazione, l’ungherese Tibor Navracsics è attuale ministro del governo ultra nazionalista di Orban, messo sotto accusa delle stesse istituzioni europee per aver approvato leggi liberticide della libertà di stampa. I laburisti inglesi si sono chiesti se “si tratta di uno scherzo o di una provocazione” la scelta ai Servizi Finanziari del britannico Johnathan Hill, detto il barone della City, celebre lobbista delle banche d’affari che dovrebbe in teoria occuparsi di rendere più trasparente la finanza continentale.
Johnathan HillQuanto al commissario per l’Immigrazione, una novità voluta proprio dai progressisti dopo le tragedie nel Mediterraneo, la poltrona è grottescamente toccata al conservatore greco Dimitris Avramopoulos, del quale circolano su Internet fotografie mentre, in tuta mimetica e con un fucile in spalla, pattuglia la frontiera greca contro il pericolo di “un’invasione islamica”.
Dimitris Avramopoulos, al centro con gli occhiali a specchioLa piccola galleria degli orrori va poi inserita in un quadro generale dove i socialisti (191 deputati) ottengono soltanto 8 commissioni, contro le 13 e presidenza dei popolari (220 deputati) e le 6 dei liberali, fedeli alleati della Merkel, che hanno però soltanto 68 eletti a Strasburgo. Senza contare il bassissimo peso politico della squadra socialista al servizio di Juncker, almeno dopo che il commissario all’economia, il francese Moscovici, è stato a sua volta commissariato e sottoposto ai veti del falco rigorista finclandese Katainen, nominato vice di Juncker con ampie deleghe.
Se l’obiettivo dell’operazione Juncker, tele comandata da Berlino, era quello di spaccare il fronte progressista, come molti degli stessi socialisti ormai pensano, Angela Merkel vi è già riuscita. Sulla porta della nuova commissione è intimato ai socialisti, soprattutto del Sud Europa, di perdere ogni speranza di cambiare il verso alle politiche di austerità. Possono chinarsi per entrare oppure stare fuori a testa alta, come gli spagnoli. Tertium non datur

Curzio Maltese
(17/09/2014)

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CAMERIERI

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , on 15 settembre 2014 by Sendivogius

Festa Unita': La sinistra europea in camicia bianca

Pantaloni neri, camicia bianca d’ordinanza, maniche accuratamente arrotolate…
Quando ci si imbatte in immagini come questa, superato lo sconcerto iniziale (ce li eravamo persi!), la prima impressione è quella di essere davanti ad una squadra di camerieri delle peggiori trattorie, in attesa di ordinazione. Sono quelli fintamente friendly, senza pavillon o strangolati dal cravattino, che fanno gli amiconi col cliente gonzo mentre gli servono gli avanzi riscaldati della sera prima, o la zuppa di pesce liofilizzata, con i gamberetti “freschissimi”, appena pescati (nel surgelatore). Sono quelli che accattivanti ti sventolano sotto il naso il menù turistico, t’arintontoniscono di chiacchiere , e una volta che vi siete seduti a tavola, con un sorriso a 36 denti e finto imbarazzo, ti dicono candidamente che i 2/3 delle portate promesse o sono esaurite, o non fanno più parte del piatto del giorno, finché quando ormai è troppo tardi scopri che tutto il servizio in pratica si riduce a cibi precotti da mensa aziendale in liquidazione fallimentare.
Perché non ci sono alternative e questo c’è; insieme al conto da saldare, meglio se scarabocchiato su un pezzo di carta, insieme al finto sconticino di consolazione.
Trattasi di realismo culinario, per un pranzo di merda.
E poco importa se così facendo il ristorante rischia il crack (col botto!).
È un po’ quanto succede nelle cucine brussellesi del premiato ricettario a marchio UE: stessa sbobba da trent’anni a questa parte, per pietanze indigeste a intossicazione collettiva.
Ricette preparate da altri, supervisionate dai soliti chef dell’Austerità che dettano istruzioni in cucine da incubo, con smorfie saccenti di disgusto per ogni deroga non prevista (e non ammessa). Il tutto rigorosamente servito dagli accondiscendenti camerieri del “riformismo” in salsa rancida, col compito ingrato di far inghiottire l’indigeribile ad una clientela stordita dai fumi di cottura.
Dinanzi al tracollo, ci si consola con le nomine dei Masterchef alla nomination degli sguatteri: insuperabile il francese Serge Moscovici, promosso a Supercommissariato per l’Economia, e Federica Mogherini, la figurina di bandiera agli Affari Esteri, al posto dell’invisibile Lady Ashton che finalmente potrà tornare a dedicarsi senza altre preoccupazioni ai suoi cocktail-party. Il contentino riservato alla servitù zelante, comprata con un piatto di tortellini, per l’elezione del mummificato Jean-Claude Juncker, ad una commissione immolata al brodetto germanico di fraulein Merkel.
La fuffa è servita.

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Il Nuovo che avanza…

Posted in Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 febbraio 2014 by Sendivogius

We Want Renzi

In Italia, dove la “politica” galleggia sulle parole, pretendere una certa coerenza dai suoi loquaci professionisti, inzuppati in una pioggia incessante di dichiarazioni ininterrotte, è impresa vana ancorché vacua, nell’assoluta assenza di fatti concreti compensata però da una bulimia dichiarazionista, che non teme smentite e non conosce pudore, incurante com’è del principio di non contraddizione.
Matteo Renzi Campione indiscusso di un arte tanto discutibile è certamente Matteo Renzi, fresco di investitura quirinalizia per la formazione del nuovo governo di “Larghe Intese”: stessa maggioranza e vecchio programma. Forse, tra un tweet e l’altro, per il Bambino Matteo, che non sta più nei calzoni per l’eccitazione, sarebbe assai opportuno mostrare un atteggiamento un pochino più dimesso, invece di gongolare per l’incarico ricevuto, esibendo tutto il suo appagamento personale nel suo pasciuto aspetto ridanciano. Specialmente in un Paese che ha sempre meno da sorridere e meno che mai da ridere.
Ma noi vogliamo essere generosi ed evitare i processi alle intenzioni. Perciò ci limiteremo a ricordare le profusioni di lealtà e sostegno che il Bambino Matteo, in perfetto stile democristiano, non ha mai fatto mancare in questi mesi all’Enrichetto nazionale mentre lo rosolava a fuoco lento, tra i limi della palude in cui il Letta nipote si era andato a cacciare, rispondendo all’irresistibile richiamo doroteo della stabilità cimiteriale.
Pertanto, in anticipo su Cazzata o Stronzata? forniamo un piccolo riassunto antologico, a peritura memoria dei posteri, dove il pensiero è debole e la parola data è effimera. Del resto, i precedenti illustri non mancano, quanto gli italiani sono famosi per i loro giri di valzer coi quali cambiano idea e alleanze secondo convenienza. Da questo punto di vista, Matteo Renzi è l’arcitaliano per eccellenza. E non è un complimento…
La carriera dell’intraprendente Renzi è infatti costellata di dichiarazioni costantemente smentite dai fatti; la cosa gli riesce talmente naturale che il nostro eroe non reputa nemmeno necessario coprire le falle con qualche inutile rettifica, tanto è indifferente al fiume parolaio delle sue dichiarazioni.
È il 29/11/2012 ed il Rottamatore, nell’ansia di assestare una qualche bordata pure a Vendola, sgancia la sua ennesima bordata contro la vecchia nomenklatura partitica, annichilita dalla logica dell’inciucio:

«Il mio incubo è la logica dell’inciucio. Così il centrosinistra ha perso la sua sfida nel 1998, quando Vendola ha mandato a casa Prodi e D’Alema ha fatto l’inciucione con Cossiga e Mastella»

Tempora mutantur et nos mutamur in illis. Con ogni evidenza, alla sensibilità del Bambino Matteo, l’inciucione (dopo aver mandato a casa Letta) con Alfano, Monti, l’esercito della pulci di Casini, e compagnia brutta, non desta alcun imbarazzo; senza dimenticare un redivivo Silvione opportunamente resuscitato: da papi a padre costituente per le “riforme”!

Berlusconi (1)

Ma le performances migliori il Rottamatore le riserve all’amico Enrico, a cui raccomanda di stare “tranquillo”; confermando così l’aneddoto.

«Questa storia che io sono contro Letta è una barzelletta perfetta. Se Letta fa bene – e io lo spero – l’Italia sta meglio. E io prima di essere sindaco e candidato, sono cittadino italiano e voglio che Letta faccia bene»
  (05/07/2013)

«La realtà dei fatti è che io non ho alcun interesse a far saltare il Governo Letta. E il bello è che lo sanno tutti! C’è una ragione ideale, per me: faccio il tifo per il mio Paese, non spero nel disastro. Sempre. Ma se non credete agli ideali, credete alla convenienza, perché c’è una ragione persino utilitaristica, per cui non ho alcun interesse a far cadere il Governo, specie adesso. Lasciate stare quello che vi dicono nell’ipocrisia dei comunicati stampa: nei palazzi romani non c’è proprio nessuno che voglia tornare alle elezioni, nemmeno tra i parlamentari delle minoranze. Insomma se cade Letta, non si vota. E se anche si formasse un nuovo Governo non sarei io candidabile avendo più volte detto che se andrò a Palazzo Chigi un giorno, ci andrò forte del consenso popolare non di manovre di Palazzo. Dunque, di che cosa stiamo parlando?»
  (17/07/2013)

Matteo Renzi (1)Certe cose l’importante e dirle. In quanto a farle, è tutto un altro paio di maniche. Meglio se arrotolate!

«La rappresentazione mediatica ha una sua fondatezza nelle nostre diverse modalità di esprimerci. Ma anche Letta ha capito che bisogna cambiare. E sa che, con me segretario, il governo sarebbe più forte, non più debole»
(06/10/2013)

«Che ci siano ambienti politici e culturali che immaginano un grande centro è un dato di fatto. Ma sarebbe dannoso per l’Italia. È un disegno che va respinto. Per questo chiedo che dal congresso esca con forza l’indicazione per il bipolarismo, senza ambiguità. I nostalgici del grande centro sono certo anche in Scelta Civica, ma li abbiamo anche noi, li ha il PdL. Però nel Paese sono minoranza.
[…] Se vinco io, il PD presenterà una proposta di legge elettorale molto netta che imponga il bipolarismo e l’alternanza. Io voglio che le larghe intese non tornino mai più. Se qualcuno immagina che le larghe intese siano il futuro, e non mi riferisco a Enrico Letta che è un convinto bipolarista, sappia che con noi non riusciranno»
(20/10/2013)

Dopo l’esperienza Letta (e Monti), difficile immaginare esecutivo più democristiano e meno bipolarista di quello Renzi. Ma evidentemente è una questione di prospettive…

«Mai più larghe intese e giochini sulle spalle degli italiani»
(27/10/2013)

Big MatteoE infatti la posta in gioco non sono le “spalle degli italiani”, ma qualcos’altro a più basse latitudini e peraltro già abbondantemente abusato, a prescindere dal consenso.
A scanso di equivoci, l’imperturbabile Rottamatore ribadisce il concetto in concomitanza con la cacciata dal Senato del condannato e plurinquisito Silvio Berlusconi. Dimesso da senatore, lo andrà presto a riverire da privato cittadino per riscrivere insieme la Costituzione.

«Dopo la sentenza della Consulta qualche politico brinda al ritorno alla vecchia Repubblica, stasera quella bottiglia di spumante a quel politico, burocrate gliel’abbiamo mandata di traverso. Ai teorici dell’inciucio: vi è andata male! Il bipolarismo è salvo e se avete voglia di pigiare il tasto indietro, vi diciamo no. Le primarie del PD hanno deciso che si cambia verso e da domani il PD metterà tutto il proprio onore a servizio della difesa del bipolarismo e abbattere i costi della politica con un disegno di legge costituzionale»
  (09/12/2013)

Questo è un pezzo magistrale! Per trovare qualcosa all’altezza di simili dichiarazioni, bisognerebbe riesumare le intemerate del maresciallo Badoglio.
Fedele al vecchio motto excusatio non petita accusatio manifesta, Gennaio è il mese delle rassicurazioni:

«No agli intrighi di palazzo per prendere il posto di Letta»
  (14/01/2014)

«La prospettiva personale che mi riguarda non è un giochino tutto interno agli intrighi di palazzo per andare il posto di Enrico»
  (16/01/2014)

«Non sto facendo tutta questa manfrina per fregare Letta. Lanciamo l’hashtag : #enricostaisereno, nessuno vuole prendere il tuo posto»
  (18/01/2014)

E così via proseguendo in manifestazioni di fedeltà al premier… L’esito è noto.

Darth-Vader-Camping

Concentrarsi invece sulla composizione dell’imminente Governo Renzi, quello che mai l’inciucio e no alle larghe intese, costituisce un’incognita molto più azzardata delle improvvide dichiarazioni che il premier incaricato sforna a ciclo continuo. A prima vista, è un mix inquietante di arnesi confindustriali, vecchi ministri del precedente esecutivo, con la solita inzuppata ciellina (là dove ci sono i soldi), e dilettanti allo sbaraglio.
Al Fano A proposito di ‘ministeri chiave’, tanto per dire, è interessante notare come il benemerito Angelino Alfano sia stato riconfermato agli Interni, a riprova della coerenza che da sempre contraddistingue il pensiero, le opere, e le parole del Presidente del Consiglio in pectore.
Dell’Alfano ministro si ricorda più che altro la disastrosa gestione del Caso Shalabayeva, quando il nostro Angelino si aggrappò con le unghie e coi denti alla poltrona di governo, scaricando tutte le responsabilità addosso ai suoi subordinati, dopo aver esibito la sua faccia di bronzo migliore.
All’epoca (giusto sei mesi fa) Matteo Renzi giocava ancora al Rottamatore ed in tale ruolo era tra i principali sostenitori delle dimissioni del ministro Alfano, riservando i propri strali alla sua insipienza morale prima ancora che incompetenza materiale:

«Prima di ragionare di cosa accadrà ad Alfano o Letta possiamo spendere una parola per dire che abbiamo fatto una figuraccia come Paese e non é la prima. Mi dispiace che il mio Paese abbia caricato con 40 uomini delle forze speciali una donna e la sua bambina che si chiama Alua e ha sei anni e li abbia rimpatriati senza fare una discussione per dire chi ha sbagliato. Non possiamo dare il messaggio ai giovani che pagano solo i pesci piccoli. Qualcuno può dire se abbiamo fatto bene o abbiamo sbagliato?»
(17/07/13)

Ai posteri l’ardua sentenza. Ancor più espliciti, i “renziani” presenti in Parlamento tuonavano all’unisono in dichiarazione congiunta, per bocca di Stefano Lepri, vice-capogruppo del PD al Senato:

«La posizione del ministro Alfano è oggettivamente indifendibile. Chiederemo al PD, nella riunione dei gruppi domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro. Il passo indietro di Alfano serve per restituire al governo, la necessaria credibilità sul piano internazionale e nazionale

Talmente “indifendibile” e tale il discredito, che Alfano non solo non si è mai dimesso, ma è comodamente rimasto seduto al suo posto, imperturbabile ai cambiamenti. Hic manebimus optime.
C’è da chiedersi se Renzi rilegga mai ciò che dice e che scrive.

Andrea Orlando Da segnalare invece la nomina a guardasigilli di una totale nullità come Andrea Orlando, personaggio del quale avevamo già parlato QUI, in tempi insospettabili, a proposito della sua “riforma della giustizia” molto gradita al Pornocrate di Arcore.
Ad onor del vero, Matteo Renzi aveva proposto per l’incarico Nicola Gratteri, attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria. Ad opporsi fortissimamente all’incarico pare sia stato il Nonno al Quirinale: siccome in Parlamento ci sono anche i mafiosi, non è opportuno che un magistrato antimafia faccia il Ministro della Giustizia. È una questione di “governabilità”.
Perciò, l’Uomo del Colle ha detto no.
Renzi si è subito adeguato, che sia mai gli sfumasse l’investitura!

Federica Guidi Complimentoni invece per la scelta di Federica Guidi allo “Sviluppo economico”. La Guidi è figlia d’arte: il papà è quel Guidalberto, recordman dei consigli di amministrazione (ne presiede una quarantina), patron e padrone della Ducati Energia, ed esponente di punta dei duri di Confindustria.
È superfluo dire che Federica Guidi, fino a qualche settimana fa con una candidatura quasi certa al parlamento europeo tra le fila del PDL, è portatrice di un gigantesco conflitto di interessi con pochi precedenti, ad eccezione del suo sponsor di Arcore e del dimenticato ministro ‘tecnico’ Corrado Passera, con un intreccio di commesse pubbliche e di appalti e di rinnovi contrattuali che passano tutti per il Ministero dello Sviluppo economico.
Un articolo eloquente sul groviglio di relazioni e implicazioni lo potete leggere QUI.
Tanto per non farsi mancare nulla, al neo-ministro è stata affidata anche la delega alla Comunicazioni, sotto la quale passa il rinnovo delle concessioni televisive che tanto interessano al Papi, con cui la Guidi intrattiene così amichevoli rapporti fatti di incontri informali e cene in famiglia.

Pier Carlo PadoanUn’incognita sulla quale invece vale davvero spendere due righe è la nomina di Pier Carlo Padoan al ministero dell’Economia e delle Finanze. È un nome praticamente imposto dal Presidente della Repubblica, cui peraltro si deve la scelta dei ministri Giovannini e Saccomanni nel precedente governo e dei quali non si rammentano certo le prestazioni eccelse.
Del prof. Padoan è bastato ricordare i suoi trascorsi di direttore scientifico nella fondazione dalemiana “Italiani Europei”, e le sue collaborazioni come consigliere economico dei governi Amato e D’Alema, ed il presunto riferimento ad una tassazione delle rendite finanziarie insieme all’introduzione di una “patrimoniale” (che in realtà Padoan non ha mai proposto), per accreditarlo come keynesiano di ferro.
Peccato solo che il prof. Padoan sia innanzitutto un ‘rigorista’ convinto e che non ha mai messo in discussione l’ideologia della Austherity, la quale così strabilianti benefici sta portando al rilancio delle economie europee, nella sostanziale continuità delle attuali politiche monetariste.
In realtà, l’idea di Padoan è piuttosto semplice e ben poco “keynesiana”: ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese, che poi sono i costi legati alla previdenza ed al versamento contributivo dei lavoratori. Duole ricordare che con le tasse si pagano poi i servizi pubblici. Ma qualcuno fa sempre finta di credere che ospedali, scuole, trasporti si finanzino da soli per divina provvidenza.
Per compensare il disavanzo legato alla detassazione, il prof. Padoan propone un incremento (molto thatcheriano) della tassazione indiretta sui beni al consumo (l’aumento dell’IVA è uno di questi provvedimenti) e la tassazione delle proprietà immobiliari coi valori rivisti al rialzo. Che incideranno non poco sul potere d’acquisto del reddito effettivo delle famiglie. Si può star certi che come sempre saranno esclusi dalla tassazione le proprietà del principale immobiliarista nazionale: il Vaticano.
In concreto di Carlo Padoan andrebbe ricordata piuttosto la sua esperienza al FMI, dal 2001 al 2005, come direttore esecutivo per l’Italia. Sotto la sua lungimirante supervisione, durante la direzione del Fondo Monetario, come risultato tangibile si ebbe la bancarotta dell’Argentina con la dichiarazione di default, dopo che il paese aveva pedissequamente seguito la cura da Cavallo imposta dal FMI.
L’opera di sacerdote dell’Austerità e custode dell’ortodossia del Rigore, continuata nel successivo incarico all’OCSE, si è potuta esplicare al meglio con le opportune prescrizioni impartite per il rilancio della crescita di Portogallo e Grecia: dopo averne devastato il tessuto economico, ne stanno ora distruggendo quello sociale, in un bagno di lacrime e sangue da cui i due paesi non riescono ad uscire, ricacciati ogni volta più a fondo dai sacri vincoli di stabilità.
Carlo Padoan è stato altresì un entusiasta sostenitore della riforma pensionistica di un’altra professoressa, Elsa Fornero, che ha schiantato i conti dell’INPS con un buco stratosferico dopo anni di bilanci in attivo.
A riprova delle fede “keynesiana” del prof. Padoan, sono ormai famosi gli screzi col premio nobel per l’economia Paul Krugman, i cui consigli hanno dato ben altri frutti per la formidabile ripresa USA. Per Krugman i tecnoburocrati UE e massimamente Padoan non sanno riconoscere l’errore delle loro politiche rigoriste nemmeno se ci dovessero sbattere contro col naso:

«L’OCSE in generale, e Pier Carlo Padoan in particolare, in qualità di capo economista, sono stati tra le più grandi e principali cheerleaders dell’austerity; potete capire perché non vogliano ammettere come essi siano nei fatti le cheerleaders che hanno trascinato l’Europa verso il disastro.»

Di fronte ai loro nasi
NYT (16/09/2013)

fat cheerleaders

Avremo presto l’opportunità di testare presto le straordinarie virtù dell’ennesimo professore prestato all’economia, se non fosse che il nuovo esecutivo si rivelerà probabilmente una riedizione aggiornata del vecchio ma con una spruzzata di vitalismo in più, come se un pizzico di spezie (Matteo Renzi) bastasse a insaporire una ricetta a corto di ingredienti.

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Natale in casa Letta

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 24 dicembre 2013 by Sendivogius

Babbo Natale

“Letterina di Natale,
sotto il piatto del papà
sta tranquilla, zitta e buona
finché lui ti troverà.
Quando poi, finito il pranzo,
saran letti i miei auguri,
saran lette le promesse
per il tempo che verrà,
letterina te ne prego
tu per me non arrossire:
per quest’anno le promesse
io ti posso garantire,
perché quel che ho scritto dentro
sarà proprio tutto fatto.”

Ma quant’è carino l’Enrichetto natalizio, sobrio chierichetto di governo, che decanta i suoi meriti di bimbo virtuoso, convinto com’è di aver ben svolto i compitini da bravo scolaretto zelante, mentre inzuppa pensierini nel caldo brodino della propria vanità.
Vuoto come un calzino spaiato in attesa dell’arrivo della Befana, il piccolo Letta rischia di ritrovarsi presto con un pugno di carbone tra le mani…
JoulupukkiA noi la pena, ed il ludibrio, di vederlo intonare vuoti pensierini sulle magnifiche sorti progressive del suo governo di inconsistenza allargata, nella declamazione delle buone intenzioni alla fiera delle ovvietà, in un personale monumento all’inutile, mentre celebra il proprio elogio sbrodolandosi in cerimoniosi complimenti a se medesimo.
Tra profusioni di ringraziamenti dispensati a destra e manca, partendo dal nume tutelare consacrato al Quirinale, tra vacui richiami al “senso di responsabilità” ed ai drammi di una fatica sociale, opportunamente inabissata nelle palude di un immobilismo compassato nel galleggiamento istituzionale, preoccupa l’atarassia di una svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana italiana. Ovvero, lo spettacolo deprimente, messo in scena dall’avvento di una pletora precocemente invecchiata di mediocri “quarantenni” in grisaglia (e sorvoliamo sul resto della cucciolata!), tali da far rimpiangere perfino le cariatidi fossili delle prima repubblica. È il ritorno escatologico, attraverso la religione del rigore, negli arcani pre-moderni di un epoca immota ed eterna, dove la “stabilità” è stasi comatosa e la “ripresa” assomiglia più che altro al fuoco fatuo di un fenomeno tanatologico.
Nell’ascoltare le prolusioni dell’Enrico di Letta e di governo non si sa bene se si ha a che fare con un austero cretino, inguaribilmente affetto dalla Sindrome di Pollyanna, nella rimozione delle cause della crisi e delle catastrofiche “cure” finora impartite, per effetto di scotomizzazione.
Titanic by Alexiuss (2011)Oppure, si tratta di una copia ancor più catatonica del capitano Smith, che sulla plancia del Titanic (l’Inaffondabile) rassicura i ricchi passeggeri di prima classe, già appollaiati sulle scialuppe mezze vuote della salvezza, dopo aver chiuso i passeggeri più miserabili in coperta, bloccando l’accesso ai ponti. Un sacrificio necessario. E senza nemmeno l’orchestrina di consolazione.
Sono le gioie a venire di un altro Sobrio Natale.

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In saecula saeculorum

Posted in Muro del Pianto with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 settembre 2013 by Sendivogius

FORZA ITALIA

VIRUSCi sono fenomeni patogeni che, se innestati in un organismo esterno, dopo una rapida incubazione, finiscono con lo sviluppare alterazioni così profonde nel corpo ospite, a tal punto da rendere il ceppo originario irriconoscibile, a tutto vantaggio della componente esogena, operando un processo di mutazione tale da rendere l’ibridazione irreversibile.
Dopo l’implosione dell’antico calderone DC, variante politica del Vaso di Pandora, qualcosa di simile è avvenuto attraverso l’inseminazione democristiana, con la dispersione delle spore (o scorie?) in attesa di futura germinazione.
Benedetti da una congiuntura storico-politica particolarmente favorevole, i transfughi della diaspora democristiana, più per la fortuna del caso che per meriti propri, si sono ritrovati nella straordinaria condizione di ottenere il massimo dei vantaggi con il minimo dei consensi, tramite una sovra-rappresentanza istituzionale in rapporto al peso elettorale delle loro minuscole formazioni centriste, sotto la spinta propulsiva degli organismi infettati per patogenesi.
Gramigna democristianaIn prospettiva, il governo delle Laide Intese, con l’imprescindibile trinomio BNL (Berlusconi-Napolitano-Letta), sembra costituire piuttosto il frutto ideale di una lunga incubazione, finalmente giunta a maturazione dopo il travaglio dell’Esperimento Monti.
La DC ti difende dal divorzioBen lungi dal rappresentare una parentesi provvisoria, l’esecutivo Letta è una formula neo-consociativa, a composizione variabile nella sua imprescindibile egemonia centrista a vocazione dorotea, destinata a durare nel tempo, in una prosecuzione oltre l’attuale legislatura.
Per un governo che si vorrebbe “di servizio”, ma la cui definizione ideale dovrebbe essere a “bagnomaria”, l’esecutivo con durata limitata e programma minimo si è rapidamente raggrumato in una marmellata informe, dove tutto si rinvia pur di non comprometterne la tenuta dilatata in eterno. Ovviamente, la stesura di una nuova legge elettorale è l’ultima preoccupazione di un esecutivo che vede nell’eccezione di una maggioranza frammentata nella coatta convivenza degli opposti, la maggior garanzia di sopravvivenza. La cristallizzazione di un’anomalia sostanziale sembra accompagnarsi alla normalizzazione del “principio di necessità”, evidentemente speculare ad un determinato assetto di potere non più raggiungibile per vie elettorali.
Letta - TIME A sua giustificazione, il mito della governabilità, nell’esigenza di stabilità, costituisce il corollario fondamentale dell’esecutivo guidato da Enrico Letta. E nell’assunzione del dogma, per indebita ingerenza quirinalizia, troppo spesso si dimentica che:

«..è proprio il mito della cosiddetta “governabilità” uno dei veleni più potenti ed efficaci nei confronti delle democrazie non particolarmente robuste, o che stanno attraversando un momento di spossatezza. Quello della governabilità può anche essere scelto come parametro fondamentale di progresso, ma si deve essere ben consci che, facendo così, si decide di mettere in un cassetto il concetto di democrazia, perché è evidente che il massimo di governabilità è costituito da una forte dittatura monocratica. La forza dirompente e l’essenza della democrazia è costituita, invece, dalla sua perfettibilità. Se non si basa più su questo lento e discontinuo incedere comune verso il meglio, cessa di essere democrazia

  Giampaolo Carbonetto
“Il falso mito della governabilità”
(08/12/2009)

Sono significative (e al contempo inquietanti) le continue dilazioni di una riforma elettorale tale da garantire maggioranze certe e definite con un loro programma di governo. Si aggiunga la spasmodica demonizzazione del ricorso al voto, nel constante esorcismo di ogni alternativa alle Laide Intese, evidente reputate la migliore delle opzioni possibili. E, in questo, il contributo di una setta idiota di fanatici cialtroni come il M5S resta impagabile!
Il PiccioneNaturalmente il serafico Enrico Letta, quello che non è attaccato alla poltrona e (come un altro L'amaro caliceprima di lui) starebbe lì a sacrificarsi per il paese, bevendo dall’amaro calice, ad ogni vibrazione tellurica per il suo governo ricorre agli spauracchi consolidati del terrorismo psicologico…
Dopo il “ce lo chiede l’Europa” ed il “volete finire come la Greeecia?!” della premiata ditta Monti-Fornero, è tempo del “se cade il governo non vi leviamo l’IMU”. E in più vi arrivano i commissari di Bruxelles a imporre la manovra correttiva (ma i conti non erano in ordine?). Il che è un po’ come passare dallo stato di protettorato a colonia, nell’imprescindibilità di una UE trasformata in una tecnoburocrazia finanziaria dai gravi deficit democratici e che con ogni evidenza non funziona, ma che si accetta a prescindere nell’accettazione acritica dei suoi dogmi con la rinuncia ad ogni modifica.
Nell’assoluto vuoto di idee che ne contraddistingue l’immobilismo, l’unica garanzia che al momento il Governo è in grado di offrire è la convenzionale deferenza all’ideologia neo-mercantilista d’ispirazione monetarista, a cura degli zelanti discepoli dei Chicago Boys, educati alla chiesa di Milton Friedman. Più per conformismo che per convinzione: nelle facoltà di economia non si insegna altro.
Poco importa se l’Italia è l’unico paese in area euro ancora pesantemente in recessione, dopo la fallimentare cura rigorista di Monti & Co. Da noi si perseguono le vie misteriose ed Igumox (1)imperscrutabili della Austerità espansiva, predicata dall’accoppiata bocconiana Alesina-Ardagna. Tipico esempio di “cervelli” transitati all’estero (e che per nostra sfortuna ogni tanto ritornano!), le tesi di Alberto Alesina e Silvia Ardagna sono state ridicolizzate su scala mondiale, ma ovviamente non in Italia dove sono assurte a verità di fede.
Nella fattispecie italiana è difficile poi credere che i mercati internazionali possano essere preoccupati dal fatto che formidabili intelligenze come Angelino Alfano (Interni), Beatrice Lorenzin (Sanità), Flavio Zanonato (Sviluppo economico), o Nunzia De Girolamo (Agricoltura)… non siano più ministri. Ammesso che gli investitori abbiano la più pallida idea di chi siano: per nostra fortuna, no!
E.Giovannini Tra la galleria fantasma di assolute nullità che affollano il Governo Letta, vale la pena ricordare il prof. Enrico Giovannini: invisibile Ministro del Lavoro e Politiche sociali, fortissimamente raccomandato dal presidente Napolitano.
Eminente esperto di statistica, il prof. Giovannini troverà molto utile la scienza matematica per tenere aggiornate le tabelle della disoccupazione italiana:
Circa un milione di disoccupati nella fascia di età dai 25 ai 35 anni, con 750.000 nuovi disoccupati negli ultimi tre anni. A questi si devono aggiungere gli oltre 400.000 disoccupati ricompresi tra i 35 ed i 44 anni, insieme ai 350.000 disoccupati nella fascia dai 45 ed i 54 anni.
Nel complesso la disoccupazione in Italia ammonta (per difetto) ad almeno 3.500.000 di persone alla disperata ricerca di un lavoro e senza alcuna integrazione o sostegno al proprio reddito. In massima parte si tratta di persone giovani e nel pieno del loro ciclo produttivo, certo non in età da prepensionamento e tagliati fuori da ogni “ammortizzatore sociale”.
Il Quarto Stato si ritiraNella preoccupazione di non sforare i sacri parametri europei, furbescamente, nei conteggi ufficiali non è contemplata la fantomatica categoria tutta italiana degli “inoccupati”; ma nemmeno i lavoratori in mobilità o cassa-integrazione, formalmente senza lavoro ma non ancora disoccupati. Altrimenti le nostre statistiche sarebbero le peggiori d’Europa!
Simili risultati sono d’altronde un piccolo saggio circa l’eccezionale efficacia della controriforma del lavoro (ovviamente “epocale”) di Elsa Fornero: la spocchiosa maestrina del direttorio Monti, venuta a imporre il suo fallimentare programma didattico; quella dei “choosy” e del “lavoro bisogna meritarselo”, alla quale un abbonamento di ‘vaffanculo’ per sola andata non basterebbe a compensare la presuntuosa arroganza di un’abissale incompetenza, fuori dal mondo perfetto del suo bunker accademico.
Coerentemente, la massima preoccupazione del Governo Letta è la disoccupazione dei ragazzi tra i 16 ed i 24 anni (che fino ai 18 anni dovrebbero ancora essere a scuola e studiare), per i quali in concreto non si sta approntando nulla. Nel concreto, per tutti, la prospettiva è prosciugare ciò che resta di eredità avite e pensioni dei nonni. Perché se c’è chi a 24 anni non riesce ad entrare nel mondo del lavoro, c’è chi a 33 anni (l’età di Gesù Cristo) ne viene inesorabilmente espulso senza alcuna possibilità di ritorno, in un calvario fatto di precarietà estrema ed immiserimento progressivo nell’assenza di soluzioni.
Enrico Letta e la preghierinaE’ rassicurante sapere che il ministro Giovannini ed il Governo Letta stanno approntando l’ennesimo piano di sgravi contributivi, ad esclusivo vantaggio delle imprese che assumono (e a totale svantaggio per i neo-assunti con pensioni da fame domani), secondo una serie di modalità collaudate che così strabilianti risultati hanno dato negli anni passati. E nel reperire fondi non trovano di meglio che il solito aumento di benzina e sigarette.
POTEVA ANDARE PEGGIO (Liberthalia)La devastante crisi occupazionale offre anche la possibilità di reperire legalmente nuova manodopera schiava a costo zero, con il potenziamento dell’apprendistato e forme di flessibilità sempre più estreme per paghe miserabili (quando e se pagano).
Ma il buon Enrico, il presidente Napolitano, e le vestali della stabilità tutte ammoniscono in un sol coro: “Se cade il governo…”
Non se ne accorge nessuno!

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(45) Cazzata o Stronzata?

Posted in Zì Baldone with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 novembre 2012 by Sendivogius

Classifica NOVEMBRE 2012

 Dopo Monti c’è solo Monti… Ce lo chiede l’Europa… Fare i compiti a casa… Finire come la Greeeeciaahh… Pensiamo ai ggggiovani… La Crescita c’è ma non si vede… La Crisi è finita… La Ripresa comincerà a metà del 2013… Continuare l’Agenda Monti… Cresci Italia… Salva Italia… Sviluppa Italia… FOTTI ITALIA!
C’è da chiedersi chi mai sia lo spacciatore di fiducia di questi austeri fattoni in overdose techno-mode, dopo i savage party dei bunga-bunga house.
Dopo il Cazzaro scollacciato in versione nana, abbiamo la variante ‘sobria’… La differenza è che il primo raccontava le barzellette zozze ai vertici internazionali; invece il secondo sembra perennemente sotto carica, mentre articola suoni meccanici utilizzando la batteria di riserva.
Sono i tempi dell’austerità per decreto, con la partecipazione straordinaria del Monitore dall’alto del Colle. Tutto ciò che ai tempi del Pornonano era tabù e ad ogni spiffero faceva gridare le anime candide dell’opposizione responsabile all’emergenza democratica (al Lupo! Al Lupo!) è diventata prassi ordinaria di governo, senza che si levi più il minimo sussurro. Il risultato è eccezionale. Il Governo Monti è riuscito ad ottenere in pochi mesi, ciò che al povero Silvione non era riuscito di fare in 20 anni di indefessa attività politica: l’abolizione dell’art.18 con la libertà di licenziamento senza giusta causa; la cancellazione dei contratti collettivi di lavoro; il totale isolamento della CGIL; la distruzione della Scuola pubblica; il manganellamento indiscriminato di ogni oppositore, con la proposta di leggi speciali che limitino la libertà di partecipazione; la stesura di una legge liberticida contro la libera informazione; la deroga ai limiti della costituzionalità delle normative dello Stato; l’accentramento quasi esclusivo delle funzioni legislative, da parte dell’esecutivo; l’abuso istituzionalizzato della decretazione d’urgenza; lo svuotamento delle prerogative parlamentari, attraverso il ricorso spropositato al voto di fiducia; l’eliminazione di ogni politica sociale, in nome del liberismo più estremo… E, per concludere in bellezza, lo smantellamento progressivo del Servizio Sanitario nazionale.
Forse qualcuno dovrebbe spiegare alla dirigenza del povero Partito Democratico in drammatica crisi di identità, che attualmente sta appoggiando (insieme ai vari Cicchitto e i Gasparri) un governo di destra, di ultra-liberisti neo-monetaristi, composto quasi esclusivamente da ex consulenti ed ex sottosegretari dell’esecrato Governo Berlusconi, dal quale in massima parte il prof. Monti ha ereditato la famosa “agenda”…
Il contorno, se possibile, è anche peggio… Da segnalare: la discesa in campo di un’altra mezza dozzina di miliardari, come se uno non avesse già fatto danni a sufficienza.
E poi c’è il Celeste che fotografa gli UFO, durante la sua trasferta francese; siamo agli incontri ravvicinati del III tipo: Formigoni giganti dallo spazio profondo invadono Parigi
Per non parlare del finto rapimento del ragionier Spinelli, addetto al pagamento delle marchette pro domine
In compenso ci sono le “primarie”! Dalle Non-Primarie del PdL, alle Ultimarie del PD, con il bambino Matteo che pretende di farsi eleggere coi voti dei berlusconiani in incognito.
Ovviamente Beppe Grillo, col suo marchio di proprietà (M5S), rilasciato su concessione in franchising, non ha di questi problemi: decide tutto lui (al massimo evoca lo spirito del Casaleggio), mentre gli adepti della setta preparano i casting per la campagna promozionale interna.
È interessante constatare come, dopo mesi di flatulenze rivoluzzzionarie, ad eccezione dei latrati rabbiosi del tribuno ligure e della sua cucciolata ringhiosa di piccolo borghesi dalle pulsioni criptofasciste, che si abbevera confusamente al sito vendite del Profeta, il sedicente M5S sia totalmente ASSENTE ovunque vi sia una protesta sociale vera: dalla Scuola alla Sanità, dall’ILVA alla FIAT, dall’ALCOA al SULCIS, dai licenziati dell’Almaviva alle operaie cassaintegrate della OMSA… In compenso, Giancarlo Cancellieri, l’apostolo della rivoluzione in Sicilia, ha scoperto l’incredibile scandalo del listino prezzi al bar del Palazzo dei Normanni! Chissà cosa accadrà quando apprenderà dell’esistenza di quella strana ‘cosa’ chiamata mafia..!
Per le prossime elezioni politiche, insieme ai cialtroni che non mancano mai, tra le offerte più gettonate, ad eccezione del  ritorno del Fronte dell’Uomo Qualunque, e della sopravvivenza dei nazi-padani della Lega, smarrita ogni opposizione e velleità di cambiamento, abbiamo un unico programma di governo, scritto tra Berlino e Bruxelles (il Programma B.B), e il ritorno della Democrazia Cristiana in forma tripartita: democristiani di osservanza andreottiana (PdL); democristiani di osservanza forlaniana (UdC); democristiani di osservanza morotea (PD).

“Only the Paracul Survive”

 di Alessandra Daniele
 (19/11/12)

 Dopo alluvioni e uragani, è apparso un nuovo inquietante fenomeno climatico: piovono lacrimogeni.
La catastrofe incombe, come sopravvivere? Possiamo imparare dalla specie che in tutta la nostra Storia se n’è dimostrata più capace, ben oltre i limiti dell’umano: i democristiani. Originari del Cristocene, ma de-evoluti nella forma attuale durante il Giuliassico (Andreottiano) sono stati erroneamente considerati a rischio estinzione dopo la glaciazione di Tangentopoli, ma sono riusciti, anche assimilando altre specie, a tornare al vertice della catena alimentare della politica italiana. Oggi, vent’anni dopo la morte presunta della DC di Forlani, di fatto un democristiano è Presidente del Consiglio, forse a vita; il vice di Forlani ha il voto decisivo sulle riforme; e la leadership della ricostituita DC, partito di maggioranza relativa, è contesa fra il democristiano d’allevamento Renzi, e Papa Bersani XXIII.
Quali sono le regole per riuscire a sopravvivere a tutto, e a risalire di corsa in cima alla dispensa, come solo i democristiani sanno fare? Vediamone alcune:
– Accumulare risorse
Procurarsele non basta: mentre altri le sperperano in ostriche, puttane, e videopoker, un vero democristiano sa come risparmiarle e farle fruttare. Anche quando si concede una vacanza esotica, fa in modo che gli sia pagata da altri.
– Saper adoperare qualsiasi cosa come arma
Per la maggior parte di noi non è facile usare un’arma contro un nostro simile. Per la maggior parte dei democristiani è facilissimo anche usare noi come armi contro i nostri simili. Tutte le volte che spingono una categoria contro l’altra ugualmente sfruttata, discriminata, tartassata da stangate che mai toccano le loro risorse.
– Adattarsi e mimetizzarsi
L’esplosione della vecchia DC ha emanato una micidiale ondata di democristiani che sono schizzati a ficcarsi ovunque come i frammenti d’una bomba, comportandosi all’inizio come quelle schegge di plastica concepite apposta per non essere individuate ai raggi X. A seconda del gruppo in cui s’erano infilati, si sono finti riformisti, liberisti, federalisti da sempre. Così, non sono stati rimossi in tempo.
– Insediarsi e assimilare
Appena acquistato il minimo di potere necessario, i democristiani hanno ricominciato a comportarsi come le cellule della Cosa – The Thing – assimilando, e trasformando ogni partito nel quale si trovavano in una copia della DC. Corrotta, clericale, classista, in balia delle lotte fra correnti: tutta la politica parlamentare italiana è oggi un’unica Democrazia Cristiana, alla collettiva ricerca d’una legge elettorale che le consenta di rimanere tutta al governo per sempre, tenendone lontano il M5S.
Finché non l’avranno assimilato.

Nota: «La notizia più grave del giorno è il ritiro di Mussolini dal potere. L’accolgo con molta calma. Il gesto del Duce lo credo atto di saggezza, che gli fa onore. No, io non getterò pietre contro di lui. Anche per lui sic transit gloria mundi. Ma il gran bene che lui ha fatto all’Italia resta» – Papa Giovanni XXIII (allora arcivescovo Roncalli) citato da Pierluigi Bersani come suo maestro Jedi di riferimento.

Hit Parade del mese:

01. POTEVA ANDARE PEGGIO…

[20 Nov.] «L’OCSE recentemente ha stimato che le riforme messe in campo contribuiranno a una crescita di 4 punti percentuali sul Pil nei prossimi 10 anni»
  (Mario Monti, l’austero cazzaro)

02. PIÙ PIL(U) PER TUTTI

[11 Nov.] «L’andamento del PIL in Italia sarà del meno 2,4% o meno 2,3% quest’anno e meno dello 0.2% [0,5% – 0,8% n.d.r.] o addirittura in pareggio nel 2013.
Il segno meno permane in tutti e due gli anni considerati, ma tra l’uno e l’altro si registra un miglioramento di te punti che significa un aumento di circa il 50% di PIL non sono la luce?
A me sembrano considerazioni elementari»
 (Eugenio Scalfari, elementare Watson!)

03. LA BUONA POLITICA

[28 Nov.] «Voglio spiegare ai ragazzi la buona politica, come ci si muove, come trattare»
  (Domenico Scilipoti, il Mentore)

04. EMERGENZA SOCIALE

[15 Nov.] «Ma cosa dovrebbe fare un parlamentare che a 40 anni, dopo due legislature, non può più candidarsi? L’esodato di Stato? Ci vorrebbe un’indennità di reinserimento, mentre cerca lavoro»
 (Giuliano Amato, il Compassionevole)

05. BONJOUR FINESSE!

[02 Nov.] «Polizia e carabinieri votano tutti per noi: mi dicono che hanno due coglioni gonfi così di portare i politici a fare la spesa, accompagnarli ai concerti o a scopare le loro fighette»
  (Beppe Grillo, il Fogna)

06. BUNGA-BUNGA!!!

[13 Nov.] «Ma quale crisi!? Sono passata davanti ad un famoso bar di Roma alle 10 del mattino, ed era pieno di gente che si faceva cornetto e cappuccino! Se ci fosse davvero tutta ‘sta povertà!»
 (Michaela Biancofiore, la MarieAntoiniette del cappuccino)

07. Primarie PDL (I)

[18 Nov.] «Le primarie del Pdl saranno un evento storico non perché saranno le prime nella storia del nostro movimento, ma perché dovranno scegliere il successore di Berlusconi.»
 (Silvio Berlusconi, Belli Capelli)

07.bis Primarie PDL (II)

[23 Nov.] «Se alla primarie del PdL ci sono indagati non mi candido»
 (Angelino Alfano, l’Immacolato)

07.ter Primarie PDL (III)

[08 Nov.] «Andrò alle convention delle primarie Pdl per spiegare agli italiani cosa votare. Gli italiani devono imparare a votare»
 (Silvio Berlusconi, il Pedagogico)

08. ANCHE I POVERI RIDONO

[10 Nov.] «Farei una patrimoniale per chi ha più di 10 milioni di euro patrimonio. Non perché ‘anche i ricchi piangono’, ma perché anche i ricchi devono fare vedere che intendono farsi parte attiva del risanamento e avere la legittimazione morale. La patrimoniale la vogliono i ricchi»
 (Giampiero Samorì, l’Aspirante)

08.bis FRESH & SHIT

[27 Nov.] «Forza Italia evoca freschezza e ricambio. Ci sarà tutta la Berlusconi generation»
  (Michaela Biancofiore, la Papigirl)

09. COPYRIGHT

[07 Nov.] «Non voglio dire che i democratici americani hanno copiato le parole del mio movimento, “Avanti Insieme”, ma sono proprio le formule usate da Obama … “avanti” e “insieme” … e questo è indicativo»
 (Giulio Tremonti, Maitre a Penser)

10. LE IDEE CHIARE

[01 Nov.] «Lei sta facendo un danno a Berlusconi con quello che dice, non gli sta facendo un favore! Ma per chi lavora lei? È pagato dal PD o da Berlusconi?»
 (Maria Stella Gelmini, la Maestrina)

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LE PAROLE E I FATTI

Posted in Business is Business, Masters of Universe with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 novembre 2012 by Sendivogius


Ci sono due modi per smantellare l’impalcatura sociale di un Paese:

1) Da una parte, l’impeto fracassone e la cialtroneria ducesca delle nuove oclocrazie populiste, che si alimentano dell’esibizionismo pornografico e dell’arroganza pacchiana dei provinciali arricchiti, attraverso il saccheggio compulsivo della respublica.
2) Dall’altra, il mondo fluttuante della finanza globalizzata, il verbo liberista sceso ad ispirare i teatrini della post-democrazia, che diventa carne geneticamente modificata nell’austerità tecnocratica di distinti signori borghesi, provenienti delle aristocrazie timocratiche e dalle sagrestie della finanza bianca d’ispirazione confessionale.
In entrambe i casi, a perderci è la Democrazia.
Solitamente, il primo sistema si nutre del gigionismo esasperato di vecchi avanzi da cabaret. Spesso, la loro eccitazione istrionica attira troppe attenzioni e viene reputata sconveniente nei salotti che contano: gli utili idioti hanno in genere tempi di scadenza ravvicinati. Perciò, la tendenza a strafare e l’eccessiva sovraesposizione finiscono quasi sempre con l’annullare gli effetti desiderati. Nei casi più estremi, si rischia di mandare a puttane intere nazioni. E mai metafora fu interpretata alla lettera come in Italia!

Al contrario, il secondo sistema punta all’esatto opposto del primo: liquidata la volgarità dei servi, concentra tutto sulla sobria austerità della nobiltà padronale, travestita da buon fattore. Se il trucco riesce, si finisce con lo scambiare la tutela di una serie di interessi proprietari per interessi comuni. La prassi ordinaria rifugge da gesti eclatanti e da ignobili pagliacciate. Piuttosto, si nutre di imperativi categorici, quasi sempre provenienti da entità astratte di eterea collocazione: Ce lo chiede l’Europa… Bisogna assecondare le percezioni dei mercati… Ce lo chiedono gli investitori
È un po’ come Mosé che sente le voci e convince il popolo a seguirlo nella “Terra Promessa”, salvo girare a vuoto per 40 anni in un deserto inospitale!
Il paradosso più eclatante di una situazione surreale, che la dice lunga sulla maturità democratica di un popolo e l’intelligenza politica degli italiani, è di aver considerato come una cosa assolutamente normale la presenza in cucina di un pornomane che grufola, mangia con le mani e flatuleggia, mentre si ingozza insieme alla sua vorace corte dei miracoli. Secondo i moderati nostrani, non c’era niente di meglio disponibile sulla piazza. Invece, si è reputata un’eccezione la presenza di un’ospite che a tavola si serve di coltello e forchetta, sa come si usano e conosce le basi della buona educazione.
È il caso fortunato del prof. Mario Monti: antitetico nei modi e nell’aspetto al suo predecessore, ne eredita il programma di governo e la prassi emergenziale, insieme a certe estemporaneità promozionali: come il Pornonano, va in giro per il mondo a rilanciare l’immagine del Paese e la propria (fortunatamente con effetti diametralmente opposti!). Avido di complimenti e di riconoscimenti, ad un anno dal suo insediamento al governo, se li tributa da solo con manifesti celebrativi pubblicati on line sul sito del governo: 14 pagine di indulgente auto-sbrodolamento. Naturalmente, non perde occasione di incensare il suo operato, con un’opera dal titolo evocativo: Le Parole e i Fatti. Evidentemente, il magnifico professore non sa che chi si loda s’imbroda. E magnifiche sono state le circostanze di promozione editoriale: all’Università Bocconi, davanti una platea di privilegiati, mentre all’esterno dell’ateneo privato gli studenti della scuola pubblica in protesta contro i tagli del governo all’Istruzione venivano manganellati dalla polizia.
Raccoglie il copione dal passato, ma reinterpreta il tutto in maniera “sobria” all’insegna dell’Austerità. Ad un anno dall’insediamento del professore e del suo direttorio tecnocratico, così com’era comparsa inaspettata, come per incanto la famigerata crisi è svanita.
I risultati ci sono, ma non si vedono (è sempre un problema di percezione!). E dunque, ad un anno di distanza vediamoli questi risultati così eclatanti…
I dati sono desunti dalla Banca d’Italia ed elaborati dal Sole 24 Ore (noto foglio bolscevico). Giudicate da soli:

DER PROFESSOR
Dalla sua realtà parallela, Mario Monti interpreta il triplice ruolo di Commissione, Studente e Professore, si valuta da solo e ovviamente si promuove a pieni voti.
In un afflato rassicurante, ci fa sapere che l’Italia è una grande potenza industriale (ma va?!?) dai solidi fondamenti economici e sopratutto (udite! udite!):

L’Italia non è un paese debitore, non deve neanche un euro ai fondi ‘salva-Stati’ ed è il terzo contributore non solo dei bilanci Unione Europea, ma anche dei salvataggi verso Atene e il Portogallo.
 (18/11/2012)

Ad un anno dalla terapia ‘tecnica’ che sta stroncando il nostro tessuto produttivo e sociale, apprendiamo dunque che l’Italia non solo non è mai stata a rischio default e che, nonostante un debito pubblico nel frattempo lievitato a 2.000 miliardi (in massima parte pregresso), il Paese non è esposto verso i creditori esteri, ma si può altresì permettere di foraggiare gli anelli deboli della UE. E dunque la famosa emergenza?

«Il governo ha cercato di mettere in sicurezza i propri conti pubblici, come richiesto dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea […] Per farlo si sono messe in atto politiche rigorose ma necessarie sia in termini di consolidamento di bilancio che di riforme strutturali. Il governo ha proseguito in questo senso l’impegno preso nell’estate del 2011 dal precedente esecutivo di portare il bilancio dello Stato in pareggio già nel 2013, cioè prima rispetto a tutti gli altri stati dell’Unione Europea

Praticamente, in base al necrologio celebrativo per la prossima dipartita di questa pestilenza tecnocratica, il direttorio bocconiano ci sta dicendo che ha guidato l’Italia verso la peggiore recessione degli ultimi 80 anni, con incipienti fenomeni di stagflazione e depressione economica, per fare bella figura con la BCE ed i tecnoburocrati di Bruxelles, quando poteva negoziare condizioni meno draconiane?!?
E se al contrario la crisi congiunturale del Paese era così grave, perché non si è intervenuto in anticipo per la rimozione del Pornocrate e la sua banda di predoni? Perché non si è intervenuti finché la situazione era ancora recuperabile, nel lontano Dicembre 2010, quando il governo del pornonano fu salvato con la più scandalosa compravendita di voti della storia parlamentare e grazie ai temporeggiamenti del Monitore dall’alto del Colle, che nulla ebbe a dire sulla circostanza, né prima, né durante, né dopo?!?
In compenso, è consolante sapere cheforse alcuni errori sono stati commessi, ma che tutte le misure prese, a partire dalla fantomatica ‘riforma del lavoro’, sono state finalizzate “a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani”. E la differenza si nota! Sarà per questo che, da quando i tecnici sono arrivati al governo, sono aumentati i pestaggi legalizzati della polizia?

UN ANNO DI SUCCESSI
 Ad ogni modo, usando le “parole”, vediamoli in sintesi questi “fatti” del Governo Monti, i cui fautori millantano la prosecuzione ad libitum, in una sorta di monarchia tecnocratica per investitura oligarchica.

1. CREDIBILITÀ
Gli ostensori del direttorio tecnico sottolineano come l’Italia avesse un problema di “credibilità” in ambito internazionale… Succede, quando hai un gangster plurinquisito come premier, che fa cambiare le leggi in parlamento dai suoi avvocati-deputati, per mandare in prescrizione i processi che lo riguardano; si circonda di una corte di lenoni, papponi, faccendieri e mafiosi che gli riempiono le ville di mignotte, ripagandoli con commesse pubbliche e creste milionarie sugli appalti di Stato. E ciò è avvenuto senza che peraltro l’opinione pubblica, né stampa benpensante, né vertici istituzionali se ne scandalizzassero più di tanto.
Forse, i ‘mercati internazionali’ più che ai vizi privati del caligola brianzolo, erano molto più interessati alla solvibilità creditizia dell’Italia ed alla quantificazione del suo debito strutturato in prodotti derivati, da parte di amministrazioni locali (Regioni e Comuni) completamente fuori da ogni controllo contabile. Al contrario che da noi, gli investitori stranieri il problema se l’erano posto eccome. E cercavano rassicurazioni in proposito. Bastava sfogliare la stampa specializzata in questioni finanziarie per comprenderlo, così come certi provvedimenti scaturivano più da una ideologia neo-mercantilista del capitale finanziario, che non da un’esigenza dell’economia reale.
Noi ne avevamo parlato QUI e ripreso il discorso QUI.

2. Lo SPREAD impazzito
 Protagonista indiscusso delle disamine economiche degli ultimi mesi, è praticamente scomparso dalle valutazioni dell’agenda del Governo Monti.
Se pensate che la febbre degli spread sia stata debellata da una massiccia cura di antibiotici e dall’inoculazione di un valido vaccino, vi sbagliate di grosso.
La cura approntata per placare l’esplosione dei differenziali dei titoli di Stato assomiglia un po’ ai rimedi medioevali in caso di influenza: qualche pannicello caldo, brodo di pollo, e tante preghiere confidando nella guarigione per intercessione divina.
Una ‘ricaduta’ è possibile in qualsiasi momento…
Innanzitutto, perché le armi di distruzione di massa in dotazione alla speculazione finanziaria non sono state affatto disinnescate, o messe in condizioni di non nuocere, da chi avrebbe potuto e dovuto. Per farvi una piccola idea sull’argomento, potete leggere QUI.
E poi perché al momento c’è una sorta di tregua in armi da parte dei famigerati speculatori senza volto, i quali tutto sono tranne che sconosciuti, travolti per troppa ingordigia e attualmente in attesa (non si uccide la pecora che si vuole tosare).
Se volete avere una piccola panoramica sulle loro identità e la potenza di fuoco a loro disposizione, potete dare un’occhiata QUI.
Valutate quindi quale sia il reale potere di contrasto dei raffazzonati provvedimenti, messi in piedi dalla UE e sistematicamente boicottati da Berlino.

3. Le RIFORME EPOCALI
 Ovvero come produrre fuffa, ma venderla bene spacciandola per oro colato…
Un prodotto di marketing, per essere vendibile, richiede sempre un nome ad effetto. Nella pioggia di decreti-leggi, che ha fatto del ricorso alla decretazione d’urgenza la prassi ordinaria del Governo Monti, ci sono certamente il “Salva-Italia” ed il “Cresci-Italia”.

Il SALVA-ITALIA arriva in tempi di spread alle stelle, una voragine di discredito internazionale grazie al Grande Statista di Arcore, ed il totale fallimento della finanza creativa targata Tremonti. Quindi si concede al Governo Monti il beneficio delle buone intenzioni, sotto le pressioni fortissime del momento, con l’urgenza di mettere in sicurezza i conti pubblici.
E infatti, per non far torto a nessuna delle elite cooptate al governo nazionale, si provvede subito a garantire le banche, con la presa in carico del loro debito privato da parte dello Stato. Innanzitutto, si proroga e si amplia la concessione di garanzie dello Stato sulle passività degli Istituti di Credito. Quindi con la scusa della lotta all’evasione fiscale, si riduce il limite della tracciabilità dei pagamenti a 1.000 euro per far impazzire gli uffici di tesoreria delle grandi aziende e spingere i correntisti a usare la carta di credito (il miglior strumento di indebitamento individuale che esista). Ma ci si guarda bene dall’introdurre il registro clienti-fornitori, che permetterebbe invece di tracciare qualunque flusso ingente di denaro.
Quindi, si provvede a fare cassa, aumentando il gettito delle entrate…
In ossequio alla conformazione classista di tipo ottocentesco di un esecutivo, che sembra uscito fuori tempo massimo da un gabinetto sabaudo, NON vengono toccati i costosissimi giocattolini dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola, nel frattempo transitato alla Difesa.
Stipendi ed emolumenti dei super-manager e boiardi di Stato vengono appena lambiti dalla riforma, mentre tutte le politiche fiscali del governo vengono modulate in segno restrittivo, con il ricorso ad un fiscalismo bizantino che ha il suo punto di forza nella tassazione indiretta e, contro ogni principio di equità, è completamente sbilanciato a carico dei ceti medi e medio-bassi. Soprattutto, colpisce i consumi delle famiglie piuttosto che i redditi e meno che mai le rendite di posizione, innescando una micidiale spirale recessiva, ulteriormente aggravata dalla perdita di potere d’acquisto e contrazione salariale.
Anni di studi e ricerche specializzate nell’olimpo accademico della teoria economica, hanno prodotto risultati eclatanti e provvedimenti altamente tecnici come l’aumento delle accise sui carburanti, l’aumento di due punti dell’IVA, delle sigarette e degli alcolici.
Sono queste alcune delle riforme epocali che hanno stupito il mondo!
Al contempo, il Governo Monti esclude categoricamente ogni forma di ‘patrimoniale’ o di reale contributo da parte dei redditi più alti, con prelievi sui patrimoni mobili e finanziari. La motivazione ufficiale è che una patrimoniale, sui valori mobiliari e non, in realtà è stata già introdotta.
La tutela castale dei ceti sociali di riferimento è talmente evidente nella protervia di salvaguardia di classe, da risultare quasi provocatoria nell’irrisorietà degli atti…
 TASSAZIONE IMMOBILIARE. Si introduce l’IMU, con la tassazione della prima casa e delle proprietà immobiliari, ma si rimanda ad un secondo momento la revisione degli estimi catastali, col risultato che gli immobili vengono tassati a prescindere dal reddito, dalla composizione del nucleo familiare e di eventuali persone a carico, senza alcuna progressività nel calcolo delle aliquote né la possibilità di esenzioni. Si tassano i vani, ma non l’estensione in mq. In compenso, fino ad ora è escluso dal pagamento dell’IMU l’immenso patrimonio immobiliare del Vaticano, beneficiato da anacronistiche guarentigie.
In pratica, un disoccupato che ha perso il lavoro, ma con il mutuo da pagare e una famiglia da mantenere, deve versare la tassa di proprietà sulla casa in cui vive. Un convento trasformato in albergo extralusso invece non paga nulla.
 RENDITE FINANZIARIE. Dopo molte insistenze, il Governo Monti ha introdotto una tassazione sui cosiddetti “capitali scudati”, ovvero sui soldi riciclati all’estero da delinquenti ed evasori fiscali, rientrati in Italia grazie al condono di Giulio Tremonti [QUI].
L’aliquota aggiuntiva di bollo è fissata al 10 per mille (avete letto bene!) per l’anno 2012, al 13,5 per mille per l’anno 2013 e al 4 per mille a decorrere dall’anno 2014 dei capitali, che rimangono così anonimi. Ma per coloro che decidono di rinunciare all’anonimato non è dovuto alcun importo!
Viene introdotta la revisione del bollo su titoli, strumenti e prodotti finanziari, con la strabiliante aliquota dell’1,5 x mille. È un’imposta di tipo regressivo: più soldi hai e meno paghi.
In pratica, per un conto titoli di 50.000 euro si pagano circa 50 euro. Ma in ogni caso la tassa non può superare un importo massimo di 1.200 euro: sia che si abbia un patrimonio da un milione di euro, o da dieci o da cento milioni, il contribuente continuerà a versare sempre lo stesso importo per non più di 1.200 euro.
Al contrario, l’imposta sui conti deposito (in pratica i libretti postali al risparmio) sale allo 0,15% col risultato che i risparmiatori si trovano a pagare più tasse di chi specula in Borsa.
Quantomeno, è stata reintrodotta l’addizionale erariale per i veicoli oltre i 185 kw. Il Pornocrate aveva circoscritto il pagamento ai veicoli superiori a 225 kw. Ma l’imposta diminuisce sensibilmente in base all’anno di immatricolazione.
 Ed è stata ripristinata altresì l’imposta erariale su aerei ed elicotteri privati e barche. Berlusconi l’aveva abolita nel 1994 con un occhio alla sua flotta privata e l’altro a quella dei suoi amici. E’ ovvio che in assenza di controlli supplementari ed una migliore definizione della norma, la tassa può essere facilmente elusa, registrando aerei e yacht all’estero. E quindi è inefficace
Ci si richiama genericamente ad una lotta senza quartiere contro gli evasori fiscali, ma a tutt’oggi non è stato ancora approntato lo strombazzato “redditometro”, per la verifica incrociata dei dati tra reddito dichiarato e patrimonio posseduto. Né è stato firmato, nonostante le profferte della controparte elvetica, il patto con la Svizzera per la consegna dei nominativi degli evasori che nascondono i soldi nei caveau d’oltralpe. In compenso, si lanciano messaggi in codice agli evasori: forse, non so quando, dovrò fare una patrimoniale o scovare i vostri capitali anonimi… perciò, fate sparire il malloppo finché siete ancora in tempo! In ogni caso, il povero evasore può sempre contare sul pagamento di una aliquota ridotta al 25% e comunque trattabile

 Nel cosiddetto Decreto CRESCI-ITALIA si ravvisano tanti buoni propositi, ma nel concreto risultati risicati. A meno che non si voglia credere davvero che la soluzione alla disoccupazione giovanile consista nell’improvvisarsi tutti imprenditori, con capitale sociale di un euro, ma 45 giorni per aprire un C/C alle Poste e 5.000 euro o più da versare in contributi annuali, a prescindere dalle entrate e dal ritorno economico dell’attività commerciale, anche se a gestione unica.
Le liberalizzazioni delle tariffe e la revisione degli Ordini professionali rimangono nel novero delle buone intenzioni e più che altro si esplicano in una presa in giro che rasenta la farsa.
In merito alla crescita, più che intravedere la luce alla fine del tunnel, sembra di osservare la luna dal fondo di un pozzo… Freschi di giornata sono gli ultimi dati ISTAT, su fatturato e ordinativi dell’industria, in riferimento al Settembre 2011. Nell’ordine, rispetto al mese di Agosto (un periodo di solito fiacco), l’industria registra una riduzione del 4,2% dei fatturati, con una diminuzione del 3,7% sul mercato interno e del 5,3% su quello estero.
Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano cali congiunturali per l’energia (-9,6%), per i beni strumentali (-4,7%), per i beni intermedi (-4,5%) e per i beni di consumo (-1,5%).
La diminuzione più pesante si verifica nel settore della metallurgia, con un devastante -15,5%. Che nei fatti si traduce in licenziamenti di massa per un’industria in via di dismissione. Fino a pochi anni fa, prima dei vincoli UE, eravamo uno dei principali produttori europei, in concorrenza con la Germania. Coincidenze?
Da notare che il crollo della fabbricazione di lavorati in metallo comporta una flessione delle nostre esportazioni (che costituiscono ormai la voce più importante del nostro PIL), con un abbassamento delle vendite di macchinari e apparecchi in Cina, Francia e Germania (a tutto vantaggio di quest’ultima). La diminuzione tendenziale di tali esportazioni comporta un punto in meno del PIL.
Prodotto Interno Lordo che in alternativa si è pensato di incrementare con una serie di proposte demenziali, tipiche dei nostri ‘economisti’ da salotto, che nulla hanno capito della crisi ma hanno le idee chiarissime su chi debba pagarne le conseguenze: più ore lavorate a parità di salario, riduzione della pausa pranzo; eliminazione delle pause da 10 minuti in catena di montaggio dopo 4 ore di lavoro; cancellazione delle feste nazionali, ma solo quelle laiche! Si elimina la celebrazione di fondazione della Repubblica, la Festa dei Lavoratori (che di questi tempi hanno poco da gioire)… In compenso si festeggia la Befana, per non dispiacere il Vaticano.
Altri bagliori nel buio hanno illuminato in tempi recenti l’operato dei professoroni di finanza e governo [QUI].
Sulla famigerata controriforma del lavoro, fatta per rispondere ad una percezione dei mercati piuttosto che ad una serie di problematiche e distorsioni oggettive, che spaccia per nuove alcune normative e tutele già esistenti, ma cancella tutte le altre senza minimamente incidere sulla precarietà lavorativa, abbiamo già parlato diffusamente QUI e anche QUI.
Tuttavia, la parola d’ordine è sempre la stessa: “Monti ha salvato l’Italia”.
C’è da chiedersi chi salverà gli italiani…

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