Archivio per Armi chimiche

SYRIANA (III)

Posted in Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 aprile 2018 by Sendivogius

Quando le relazioni internazionali sono ridotte ad un tweet, allora capisci davvero che si è raschiato ben oltre il fondo del bidone dai percolanti liquami, dove sguazzano i cialtroni che governano il mondo.

“Io ho il missile più grande!”“Sì, ma il mio è più lungo del tuo”

Ormai il livello delle esternazioni è questo. Tutto il resto è conseguenza. Siamo di fronte a bulletti, che si provocano negli spogliatoi dopo la partita di calcetto, e che in genere si liquefanno davanti al primo che tiene loro testa.
Dopo le sue rodomontate, il cialtrone più grosso di tutti, Donald J. Trump, non poteva certo perdere troppo la faccia, per quanto da culo questa possa essere; con lo straordinario paradosso che stavolta sono propri i militari a tenere a freno il bullo presidenziale, invitandolo a maggior prudenza. Quindi qualche mortaretto sulla Siria doveva pur lanciarlo, stando ben attento a non fare troppi danni e così irritare oltre il dovuto l’orso russo, che per l’occasione ha minacciato di affondargli senza troppi complimenti i “lanciatori” dai quali sarebbero partiti i razzetti. E all’occorrenza scatenare la terza guerra mondiale, come leggero effetto collaterale.
Ormai è un copione collaudato: ogni qualvolta l’esercito siriano, grazie al fondamentale apporto russo, consolida le sue posizioni sul terreno contro le formazioni jihadiste dell’islamismo salafita, a battaglia ormai conclusa e miliziani in fuga, ecco che puntuale giunge il solito attacco chimico istantaneamente attribuito al “Regime di Assad”, onde cercare di annullare in qualche modo gli effetti della vittoria sul campo. E senza bisogno di altra dimostrazione se non la parola (sulla fiducia incondizionata) di quelli che eufemisticamente vengono definiti “ribelli moderati”. Seguono fiumi di indignazione telecomandata dai canali mediatici embedded e minacce di rappresaglie più o meno immediate, che di solito si traducono in una serie di sanzioni contro interessi russi, e all’occorrenza cinesi (tanto per non farsi mancare nulla), insieme a qualche operazione militare del tutto dimostrativa nel suo valore simbolico. La Siria è un pretesto come un altro, per una nuova guerra fredda che ha ben altre motivazioni.
 Il problema di Capello Pazzo, laggiù nel lontano Ovest, dalle parti della casa bianca nella prateria, è riassumibile in una sintesi di base:

a) Dopo il presunto (perché le prove non sono mai un optional) scandalo del cosiddetto “Russiagate”, Donald Trump deve dimostrare di non essere il manchurian candidate del Kremlino. Da lì, una politica particolarmente aggressiva nei confronti di Mosca, fatta più di minacce verbali che atti concreti, vista l’imprevedibilità delle conseguenze, onde cercare di fugare i dubbi di essere stato una marionetta eterodiretta.
b) Fin dai tempi dell’ammiraglio Thayer Mahan, gli Stati Uniti hanno sempre guardato al Pacifico come area primaria di interesse strategico. Il Medio Oriente (che deve il suo nome proprio ad A.T.Mahan), nella sua sponda mediterranea, non è mai davvero rientrato in questa sfera fondamentale, essendo l’attenzione statunitense concentrata soprattutto nel Golfo Persico a controllo delle grandi rotte petrolifere.
Sostanzialmente, l’agenda politica americana in Medio Oriente la detta Israele, che per ovvie ragioni ha tutto l’interesse affinché gli USA instaurino una forte presenza militare nella regione, a contrasto dell’espansionismo persiano. E, guarda caso, il ‘provvidenziale’ attacco chimico di Douma giunge proprio nel momento in cui l’Amministrazione Trump dice di voler alleggerire la sua presenza in Siria, alla ricerca di una rapida exit strategy.
c) La Gran Bretagna del catastrofico governo di Theresa May deve gestire i fallimenti di una Brexit condotta malissimo, dinanzi ad una opinione pubblica sempre più scontenta. In parole semplici, ha bisogno di un diversivo che storni l’attenzione altrove. E’ cose c’è di più funzionale se non catalizzare il rancore delle masse contro il classico nemico esterno?!? La Russia putiniana da questo punto di vista è un bersaglio perfetto. Dopo aver montato un caso internazionale sull’avvenelamento di un ex spione fellone del KGB, dai traffici poco chiari, senza prendersi il disturbo di produrre uno straccio di prova del coinvolgimento di Mosca, a Downing Street si cercava un pretesto come un altro per una qualche esibizione di forza. La farsesca strafexpedition siriana era il modo più semplice di colpire il ritrovato nemico russo per interposta procura, senza spiacevoli conseguenze, riconfermando peraltro il rapporto esclusivo ed incondizionato che lega la Gran Bretagna agli USA in nome della comune appartenenza anglosassone.
d) Sul ritrovato interventismo francese, ad opera della mezza checca all’Eliseo, Micron Le Frocion, ci sarebbe solo da ridere; a maggior ragione se la Francia dovesse davvero pensare di ripristinare una sorta di protettorato sulla Siria, in continuità con le sue politiche neo-coloniali in Africa. Come se non fossero già abbastanza i casini combinati in Libia.

E la UE?!? Al di fuori dei saldi contabili che accomunano una sommatoria di statarelli ininfluenti, l’Europa non esiste. Probabilmente non esisterà mai. E di sicuro non conta nulla. A meno che non si voglia attribuire una qualche influenza a questa docile muta di ignavi cagnetti da salotto, subito accucciati ai piedi del padrone. Della gilda mercantile con l’ossessione per il rigore di bilancio, che pletoricamente si fa chiamare “Unione Europea”, altro non si scorge se non il tremolante ditino ammonitore, che dinanzi alla pulizia etnica di Afrin ed al massacro della popolazione curda, è rimasto ben ficcato nell’orifizio della sua ipocrita indignazione a targhe alterne.
Pertanto, se attacco chimico a Douma c’è stato, è abbastanza probabile che si sia trattato di una provocazione orchestrata ad hoc, onde tirare per la mimetica gli USA da sempre riluttanti a farsi trascinare oltre l’indispensabile nel pantano mediorientale.
Al regime siriano di Bashar al-Assad, nell’immancabile reductio ad Hitlerum che completa la demonizzazione del nemico, già accusato di utilizzare camere a gas e forni crematori (rivelatisi poi falsi), finora sono stati attribuiti una decina di attacchi con uso di armi chimiche e senza che mai siano stati forniti elementi inoppugnabili delle responsabilità, nonché della provenienza.

Per esempio, nel caso del presunto bombardamento di Khan Shaykhun (“presunto”, perché i testimoni oculari non hanno visto, ma ‘sentito’ quelli che sembravano essere elicotteri), avvenuto nel distretto di Idlib il 04/04/17, e che portò alla ritorsione americana, il dossier fornito a giustificazione del raid consta di poco più di tre (diconsi TRE!) paginette scarne [QUI], nelle quali si afferma:

«Abbiamo in nostro possesso un numero credibile di segnalazioni provenienti da fonti aperte, che ci forniscono una versione chiara e consistente. Non possiamo rendere pubbliche le informazioni a nostra disposizione, perché abbiamo la necessità di proteggere le nostre fonti ed i nostri metodi

Le “fonti aperte” (open source reporting) delle quali parla il dispaccio di agenzia, che nella sua stringata essenzialità priva di qualunque evidenza probatoria sembra aver sostituito l’imbarazzante “smoking gun” delle guerre umanitarie dei Bush, sono i messaggini e le foto (spesso farlocche) raccolte su quel formidabile strumento di solida inchiesta investigativa che è twitter. E per questo messe a verbale (che non è dato leggere per tutelare le fonti) come prove inoppugnabili, senza bisogno di verifica altrui tanto da fornire una “clear and consistent story”. E da dove provengono così incontrovertibili “informazioni” (intelligence) del tutto obiettive e disinteressate?!? Naturalmente, dalla pro-opposition social media reports; ovvero dai “ribelli moderati” che operano nelle zone controllate dai miliziani salafiti legati ad Hayat Tahrir al-Sham, già conosciuto come Jabath Fatah al Sham (“Fronte per la conquista del Levante”), e meglio noto come Fronte al-Nusra, alias al-Qaeda.
Poi per le esigenza di regia, onde rendere meglio presentabili i social media reports”, al posto dei truci cacciatori di teste con mannaia, è meglio affidarsi ai brogliacci del fantomatico Osservatorio siriano dei diritti umani, dietro al nome altisonante del quale si nasconde in realtà un’emanazione dell’MI6 britannico composta da un unico membro ufficiale: tal Rami Abdulrahman, che dal suo negozietto di Coventry in Inghilterra gestisce via internet le informazioni reperite dai suoi contatti in Siria. Eppoi ci sono gli immancabili “White Helmets”, i volontari disarmati e senza paura che salvano vite umane sotto i bombardamenti. Molto spendibili mediaticamente grazie ad una campagna promozionale ben strutturata, onnipresenti in tutte le aree controllate dalle formazioni jihadiste di Al-Nusra, salvo scomparire con esse a bonifica compiuta, i “Caschi Bianchi” operano esclusivamente nei territori occupati dalle bande armate dell’integralismo salafita, agendo indisturbati laddove nessun’altra organizzazione umanitaria può accedere.
E queste sono le principali “fonti di informazione”, insieme alle notizie fornite da altri non meglio precisati attivisti, che vengono utilizzate dalle cancellerie occidentali.
Ormai, non ci si prende neanche più il disturbo di dover produrre quello che un tempo non troppo remoto si chiamava “onere della prova” a fondamento dell’accusa, nell’evidenza dei fatti contestati. Questo perché le prove poi possono essere confutate, soprattutto verificate, e all’occorrenza smentite.

Dunque, tanto vale glissare sulla presentazione delle stesse, facendo invece affidamento sulla grancassa mediatica di una pletora di contriti pappagalli, che ripetono a comando ciò che la propaganda di guerra prescrive loro di recitare, secondo il velinario del giorno. L’effetto riesce meglio, se vengono utilizzati i bambini per ampliare l’impatto emotivo…
Poi certo si può scegliere se prendere per oro colato tutto ciò che passa per twitter, ed estensivamente per i ‘social’, con argomentazioni mai più lunghe di uno slogan, senza mai prendersi il disturbo di appurare le fonti. Quindi si può decidere se promuovere campagne e movimenti di opinione, specialmente se si è in calo di visibilità, ammantando il proprio narcisismo con nobili finalità. Quello di cui invece non si sentiva il bisogno e del quale si poteva anche fare a meno, francamente, è questo…
Perché poi tanta gente, più o meno nota, con un infantilismo che viene scambiato per “impegno”, senta questa intrattenibile impellenza di rendersi inesorabilmente ridicola, liquidando questioni serissime con un selfie imbarazzante, è qualcosa che risulta incomprensibile dai tempi degli “orgoglioni”
E da questo capisci tutto… Che sarebbe anche ora di crescere!

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UNITED BOMBER

Posted in Masters of Universe, Risiko! with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 6 settembre 2013 by Sendivogius

Hellblazer - Pandemonium

Qualcuno di voi si ricorda del sig. Iyad Allawi?
Fondatore della Intesa Nazionale Irachena, sedicente capo dell’opposizione democratica in esilio, è stato l’inutile idiota pescato dalla CIA e sponsorizzato dal Dipartimento di Stato statunitense, per rappresentare quella solida democrazia che è l’Iraq pacificato dal dopo-invasione.
Peraltro si trattava di un uomo di paglia di seconda scelta, giacché inizialmente tutte le preferenze erano state accordate a tale Ahmed Chalabi ed al suo fantomatico Congresso Nazionale Iracheno (INC), la cui influenza e radicamento nella realtà irachena era tale quanto un pinguino può essere rappresentativo della fauna sub-sahariana.
Ahmed Chalabi Accreditatissimo presso l’amministrazione Bush, viene presentato come un eroe della democrazia (secondo il modello petrolifero-coloniale dei neocon) e definito contro ogni sprezzo del ridicolo il “George Washington dell’Iraq”, aggiungendo la farsa alla tragedia. Chalabi è in realtà un noto bancarottiere, truffatore internazionale, nonché mitomane conclamato, doppiogiochista e sospetto spione al soldo degli ayatollah iraniani, senza alcun seguito politico o legame con l’opposizione anti-saddamita in Iraq. Al contempo, l’INC è una protuberanza personale del furbo avventuriero levantino, che la usa per rastrellare (e mettersi in tasca) le decine di milioni di dollari destinati alla ricostruzione nel dopoguerra iracheno. Verrà subito nominato Ministro del Petrolio dai “Liberatori”, nel nuovo Iraq trasformato in colonia da estrazione.
IraqiFreedom-XD’altronde, Ahmed Chalabi è stato anche colui che ha prodotto le prove ‘inoppugnabili’ sui legami del regime laico ed ultra-nazionalista dei baathisti di Bagdhad con gli integralisti transnazionali di Al-Quaeda. Più facile che un cobra e una mangusta convivano insieme nella stessa tana. Altresì, sempre Chalabi è la fonte ‘incontrovertibile’ che a suo tempo fornì le Colin Powellcartucce esplosive alla famosa “smoking gun”, creando la strampalata favoletta sui laboratori mobili per la produzione delle “armi di distruzione di massa”, montati dagli iracheni su tir in movimento, ed esposta al Consiglio di sicurezza dell’ONU con dovizia di particolari (05/02/93) da un Colin Powell senza alcuna ombra di imbarazzo.
Adesso, con dieci anni di distanza e di guerre infinite che dallo scacchiere mediorientale si trascinano senza soluzione di causa tra gli altipiani dell’Afghanistan e le valli dello Swat pakistano, la nuova amministrazione USA si prepara a trascinare nell’ennesimo conflitto una nazione che, con ogni evidenza, non riesce proprio a stare lontano dalla guerra.
Obiettivo di turno è la Siria dello stralunato Bashar al-Assad, nella convinzione che per alleviare le sofferenze della popolazione civile non ci sia niente di meglio che innaffiarla con una pioggia di bombe.
if you don't come to democracySe le motivazioni e le manovre che nel 2003 portarono alla seconda Guerra del Golfo furono oggetto di critiche serrate, l’operazione condotta all’epoca dall’amministrazione Bush rischia di apparire addirittura un capolavoro politico e diplomatico, a paragone della raffazzonatissima strategia messa frettolosamente in piedi da O’Banana e dai bravi ragazzi del suo groupthink, dopo i conclamati successi in Libia ed Egitto.
Il mio amico GheddafiIl contestatissimo Bush jr, in flagrante violazione delle disposizioni ONU, riuscì comunque a mettere insieme una “coalizione di volenterosi” con una cinquantina di paesi compiacenti.
O'BananaIl presidente “Hope & Change”, premio Nobel alle intenzioni per la pace, e attuale commander in chief della nazione più guerrafondaia del pianeta si accinge ad attaccare la Siria, ovviamente senza mandato ONU, con l’apporto delle due principali ex potenze coloniali della regione: una recalcitrante Gran Bretagna e la fanfaronesca Francia del ‘socialista’ Hollande.
Inoltre, l’intervento militare è fortissimamente caldeggiato da noti baluardi democratici, oltremodo famosi per la difesa dei diritti umani, come quel campione della laicità e della libertà religiosa che è l’Arabia Saudita. All’atto pratico, i diretti beneficiari dell’attacco saranno i simpatici tagliagole barbuti delle formazioni salafite: gli affidabili “ribelli” che combattono per l’instaurazione della sharia e si dedicano alla caccia delle minoranze (a partire dai cristiani) in tutti i territori ‘liberati’, che finora ci hanno deliziato col solito corollario di decapitazioni, mutilazione dei prigionieri, e (davvero ci mancavano!) atti di cannibalismo immortalati nei loro filmini amatoriali orgogliosamente caricati su internet.
L’America dei neocon, traumatizzata dagli attentati del 9/11, pensò comunque di dover fornire le “prove” a legittimazione del proprio intervento armato, spendendosi nella pantomima dei mobile production facilities for WMD all’ONU.
O’Banana ed il suo staff invece si guardano bene dal presentare, e tanto meno dall’esporre pubblicamente, le indiscutibili informazioni sull’uso indiscriminato di armi chimiche da parte del famigerato regime siriano. In tal modo non si corre il rischio di venire smentiti, o di fare incresciose figure come quella fatta all’epoca dallo zelante Colin Powell.
Nel 2013 come nel 2003, il referente naturale dell’amministrazione USA è un evanescente “Consiglio” dell’opposizione in esilio, di cui non si sa assolutamente nulla e di cui si ignorano totalmente gli interlocutori e le reali influenze.
democracy coming soonSarà meglio invece sorvolare sulle ipocrite giustificazioni all’ennesima “guerra umanitaria”. La motivazione ufficiale con la quale O’Banana sta cercando di ammansire un’opinione pubblica sempre più scettica, in soldoni, è: “in Siria è stata violata la linea rossa con l’uso delle armi chimiche”. A dire il vero, finora l’uso conclamato dei gas asfissianti è stato attribuito con una certa soglia di sicurezza ai sedicenti “ribelli”, che in Afghanistan ed in Iraq vengono chiamati “terroristi” ma che in Siria tornano utili come i talebani nella guerra contro i sovietici. La cosiddetta “linea rossa” era già stata violata a maggio, senza che l’amministrazione USA si sia impensierita troppo: non era il sanguinario regime di Assad ad aver premuto il bottone e dunque tanto valeva fare finta di nulla. Del resto, era già avvenuto nel 2009, quando Tsahal non si faceva certo remore ad usare il fosforo bianco su Gaza (la città più densamente affollata al mondo); tra gli obiettivi, la scuola dove aveva sede l’agenzia ONU per i rifugiati ed il principale ospedale della città. All’epoca gli USA intervennero eccome, con assoluta prontezza, per mettere il veto ad ogni risoluzione di condanna per i crimini di guerra perpetrati dal comando militare israeliano.
D’altra parte, armi chimiche sono state utilizzate dallo USArmy durante la cosiddetta battaglia di Falluja. Proiettili all’uranio impoverito (il miglior modo per liberarsi delle scorie radioattive) sono stati sparacchiati senza riserva un po’ ovunque: dalla Bosnia al Kosovo, e per tutto l’Iraq.
Su quali presupposti etici, il Paese che detiene il più grande arsenale di armi chimiche e batteriologiche del pianeta; l’unico che abbia mai usato la bomba atomica, nuclearizzando un paio di città; lo stesso che ha scaricato tonnellate di Napalm sui villaggi vietnamiti, inondando le campagne con il famigerato Agente Orange… si permetta di ergersi a giudice morale è cosa ben curiosa. In quanto a crimini di guerra, la più grande democrazia del mondo li ha perpetrati praticamente tutti, nella più assoluta impunità.
VietnamI tentennamenti di Obama, che si è infilato da solo in un cul-de-sac coi controfiocchi, sono stati sprezzantemente liquidati da un certo Bill Clinton come “vigliaccheria”. È certo prova di grande coraggio invece lanciare missili dal largo delle coste siriane, in acque internazionali, mentre si sta al sicuro a migliaia di chilometri dal teatro delle operazioni. Mr Clinton è lo stesso presidente (“democratico”) che nel 1998 i missili li lanciò su un deposito di medicinali in Sudan, scambiato per una fabbrica di armi chimiche, a dimostrazione di una politica particolarmente intelligente e coraggiosa.
Attualmente il problema si chiama Iran, divenuto senza colpo ferire una macropotenza regionale, dopo la scomparsa dei suoi principali nemici alle frontiere: l’Iraq di Saddam Hussein ad ovest ed il regime feudale dei talebani in Afghanistan, per provvidenziale intervento USA su entrambe i fronti di guerra. Abbattere il regime degli Assad in Siria, priverebbe Teheran di un prezioso alleato e ne ridimensionerebbe l’influenza nella regione, rassicurando i falchi della destra israeliana.
Insomma, parlare a nuora (Siria) affinché suocera (Iran) intenda . In fondo è da oltre un decennio che al Pentagono si studia una possibile guerra con gli eredi di Serse… Oramai non se ne fa mistero neppure nell’industria dell’intrattenimento: da film come “300” a videogame come “Battlefield”.
Battlefield 3La scomparsa di uno dei pochi stati laici del Medio Oriente, con la creazione dell’ennesima ierocrazia di ispirazione wahabita, dove scorrazzano indisturbati gruppi di jihadisti armati fino ai denti che premono contro il fragilissimo Libano, e si incuneano nel bel mezzo di Stati amici come la Giordania ed Israele, con l’Egitto ridotto ad una polveriera pronta ad esplodere, denota invece una lungimiranza fuori dal comune. Straordinaria se si pensa che per ottenere l’eccezionale risultato, si vanno a pestare i piedi pure a superpotenze come la Russia e la Cina, irrompendo a suon di bombe in un paese da sempre sotto la loro influenza geopolitica.
Ma oramai Mr President mica può perdere la faccia. E dunque comincino i fuochi d’artificio!

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