Ti conosco mascherina
Ma quanta tenerezza fa Maurizio Belpietro, che dalle pagine della sua “pravda” ultrasovranista, organo ufficioso del salvinismo d’assalto, vorrebbe davvero dare ad intendere che a “sinistra” si viva in una sorta di carnevale permanente di equivoci figuri in déshabillé (e un Toninelli tatuato in prima fila), meglio se “figli di papà”, ovviamente tutti “radical-chic”, meglio ancora se froci, con gli abiti centrifugati nel frullatore, per solleticare gli umori della fascisteria di contorno che invece ci crede convinta?!?
Chissà se un dandy raffinato e ricercatamente snob come Tom Wolfe, scrittore eccentrico dall’omosessualità evidente, avrebbe mai immaginato in bocca a chi sarebbe finito il suo fortunato neo-logismo e l’uso totalmente distorto che ne avrebbero fatto. Tuttavia, conoscendo il personaggio, se ne sarebbe potuto facilmente indovinare la naturale repulsione che precede il rigetto.
Tom Wolfe, da conservatore moderato e distinto gentiluomo aristocratico del vecchio Sud confederato, quale piaceva immaginarsi, guardava con ironia sottile e feroce alle nevrosi schizofreniche dell’élite liberal di Manhattan durante gli Anni ’70, per una psicologia sociale molto americana e specificatamente di origine puritana.
Per inciso, del buon Mr. Wolfe in bianco, riesce meravigliosa la parodia (involontaria?) di Peter Stormare in “Costantine”, che nei panni di Lucifer sembra pescare allo stesso guardaroba immacolato, tanto pare condividerne il taglio di sartoria…
È ovvio che Belpietro e gli altri capimanipolo della sugna sovranista, a proposito dell’abusato Tom Wolfe (che ne avrebbe schifato gli umori plebei peggio della merda), non abbiano letto assolutamente nulla.
Il problema del furbesco Maurizio (e non solo lui), stretto nel suo inconfondibile ghigno, è che nell’ansia di stringersi al suo Capitone unto e bisunto (quello che si vanta di puzzare, come inconfondibile segno di ‘popolo’, e non per guerra personale contro il sapone, per intenderci!), tenendo il moccolo al seborroico fenomeno da sagra dei sughi, pensa davvero che a qualcuno freghi qualcosa se ai suoi raduni pecorecci di obesi citrulli, soppressati insieme come lardo in salamoia per un selfie, le trippe al vento siano munite o meno di mascherina d’ordinanza, nell’effluvio di odori e sudori dal fragrante amalgama, per lo scambio di flussi corporei. Tutti adunati attorno al fiero gargarozzone, che chiama “ubriacone” (proprio LVI?!?) chi lo contesta.
L’argomento deve sembrargli così ghiotto, che ne ha fatto una sorta di polemica a puntate, per l’uso e consumo del corpo del duce sovranista, da toccare, suggere, e leccare, in estasi da selfie. E gli sfugge che, con o senza mascherina (o mutanda che sia), li si riconosce a naso. Perché l’odore resta inconfondibile.
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