
La sociologia è una scienza bistrattata, soprattutto incompresa, nella sua aspirazione a farsi ‘popolare’ e fuggire dai confini angusti delle accademiche stanze, con risultati non sempre riusciti…
È il caso dell’esimio e pensoso Professor Ricolfi.
Luca Ricolfi appartiene a quell’elite colta di intellettuali liberali, convinti di essere di “sinistra”, semplicemente perché provano (ancora) una certa repulsione naturale (sentimento di cui però si vergognano) verso quella plebaglia becera, che infesta le latrine del web e sbava appresso al Pifferaio di turno, attribuendo estensivamente alla “Sinistra” un elitismo (il suo) che in realtà è solo una forma di anticorpo civico, ma che per l’egregio professore è “scollamento sociale” nel rifiuto di mangiare merda insieme ad un’umanità avariata che fa tanto “popolo”.
Ovviamente, certe illuminate elucubrazioni del prof. Ricolfi, che pure è studioso di valore, piacciono soprattutto a Destra (almeno a quella che legge), verso la quale nicchia ricercandone i consensi, mentre continua a professare la propria appartenenza a Sinistra contro cui riserva ogni suo strale.
Al grande (si fa per dire) pubblico, il prof. Ricolfi è conosciuto soprattutto per un suo pamphlet dal titolo evocativo: “Perché siamo antipatici. La sinistra e il complesso dei migliori”. Notare l’uso del plurale maiestatis, per descrivere innanzitutto se stesso e dare la stura a certi livori che gli rodono dentro.
Sull’irresistibile simpatia e la proverbiale modestia che contraddistingue invece la destra italiana abbiamo già parlato e non è il caso di ripetersi, tanta è l’evidenza.
Ma il paradosso non sembra toccare il professore, in tutta la sua contraddizione.
Poi bisogna capire bene cosa Ricolfi intenda esattamente per “sinistra”… Per dire, il professore è uno che ha trovato troppo radical persino l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (!). E naturalmente non perde occasione per scagliare le sue critiche contro l’antifascismo militante: oggetto obsoleto del passato; mentre il fascismo gode di ottima salute per uno straordinario ritorno di fiamma. Ma questo il prof. Ricolfi non lo vede, giacché i problemi sono “ben altri”. E tutto sommato, al professore il prodotto pare non dispiaccia poi troppo. Non ama le sue espressioni troppo dirette però, tipo il “sovranismo”, ma non se ne scandalizza più di tanto. A pensar male, e certamente la realtà non sarà così, uno potrebbe credere che si tratti di una sorta di retaggio aristocratico… un po’ come quegli junker tedeschi che negli Anni Venti (del ‘900) non rigettavano il nazionalsocialismo, ma disprezzavano i nazisti perché considerati troppo rozzi e disdegnavano lo Zio Adolfo perché non sapeva usare le posate a tavola.
Comunque sia, per meglio circostanziare il proprio pensiero, anche il prof. Ricolfi si è creato la sua immancabile fondazione privata, per l’ennesimo think tank autoreferenziale di filosofi aspiranti consiglieri non richiesti dei sovrani. E da uomo de sinistra qual’è, l’ha intitolata a David Hume: rispettabilissimo gigante dell’Empirismo inglese, ma noto soprattutto per essere stato un rivoluzionario proto-bolscevico.
Attualmente, il professore è ridotto a fare l’editorialista su “Il Messaggero” di Roma (meglio conosciuto tra gli affezionati come “Il Menzognero”), house organ della Famiglia Caltagirone, dalle cui colonne instilla al popolo le sue perle di saggezza.
Ed è proprio sulle pagine de Il Messaggero che il nostro si produce in un articolo di rara imparzialità e di equilibrata moderazione, come si conviene ad un uomo di studio, contro ogni sensazionalismo terroristico o allarmismo apocalittico, all’insegna di una responsabile sobrietà.
Evidentemente, il professore (che pure abbiamo molto apprezzato per le sue analisi ed i suoi lavori passati) s’è preso tanta paura, a tal punto da perdere di lucidità critica e razionale. Tanto che uno potrebbe chiedersi, leggendo, se si tratti davvero della stessa persona e se nel frattempo non sia già cominciata la fine del mondo…
L’esordio è inconfondibile sin dal titolo, “Coronavirus, calcoli sbagliati: le gravi responsabilità del governo” (tanto per non sbagliarci), ma il seguito è ancora meglio:
“Non ho molti dubbi sul fatto che gli storici del futuro avranno molto da dire sulle responsabilità del governo Conte. Su ciò che è accaduto in questo cruciale mese di febbraio. È molto verosimile che, quando la distanza temporale degli eventi avrà reso gli animi più distaccati e le menti più lucide, alla mediocre classe dirigente che ha gestito questa crisi verranno imputati tre errori fatali, dislocati più o meno a una settimana di distanza l’uno dall’altro”.
È nota invece la straordinaria efficacia delle misure intraprese dalle regioni a trazione leghista, per contenere la diffusione del contagio, fino alla perfetta gestione del presidio di Codogno che infatti ha agito benissimo (e guai a metterne in dubbio l’operato!), tanto che il virus si è sparso su quattro continenti. Per non parlare dei due presidenti di Regione, quelli che amano farsi chiamare “governatore”, manco fossimo in Texas: uno che non riesce nemmeno a infilarsi una mascherina, calata sul viso come un paio di mutande, mentre è ancora indeciso sul fatto che si tratti di pandemia globale o semplice influenza. E quell’altro fenomeno da sagra, che blatera di cinesi che mangiano topi vivi. Ovviamente tutto in diretta facebook. Alla faccia della tanto decantata efficienza e competenza lombardo-veneta!
È l’altra classe dirigente, quella seria e responsabile, che fino a due mesi fa era impegnata a starnazzare contro la presenza dei troppi froci al Festival di Sanremo, per preoccuparsi d’altro. E che con ogni evidenza sembra piacere al compassato Professore de Sinistra (dice lui).
E dunque, dopo un siffatto preambolo, andiamoli a vedere ‘sti tre errori fatali, mentre all’orizzonte risuonano gli zoccoli dei cavalieri dell’Apocalisse…
“Errore 1: avere sottovalutato, nonostante le avvertenze degli esperti (il primo allarme di Roberto Burioni è dell’8 gennaio, ben due mesi fa), la gravità della minaccia dell’epidemia di coronavirus, non solo respingendo la linea rigorista dei governatori del Nord, ma tentando di approfittare politicamente delle circostanze: un’emergenza sanitaria è stata trattata come un’emergenza democratica, come se la posta in gioco fosse l’antirazzismo e non la salute degli italiani (il medesimo Burioni, per le sue proposte di quarantena, è stato accusato di fascio-leghismo).”
Nessuno, ad eccezione degli imbecilli no-vax (ma lì siamo nell’ambito delle patologie mentali), mette in dubbio la competenza scientifica del prof. Burioni. Ma se poi il medesimo Burioni passa più tempo a fare il bullo sul web, senza risparmiare allusioni sessiste alle sue colleghe (tipo la “Signora del Sacco”), piuttosto che occuparsi di ricerca clinica, allora può capitare che tra le persone serie si arricci il naso, a scapito della incisività del virologo-vip che ancora il 28 Gennaio (meno di due mesi fa) sosteneva pubblicamente l’esatto contrario, con la stessa foga con la quale oggi contraddice se stesso:

“Coronavirus? Prima di tutto, facciamo chiarezza: il virus in Italia ancora non c’è. Quindi, non ha nessun senso evitare i cinesi, i ristoranti cinesi, i quartieri cinesi. Non dobbiamo farci prendere dal panico. C’è però una situazione in rapida evoluzione che deve preoccuparci e non dobbiamo fare i faciloni. Ma ribadisco: niente panico, nessuna discriminazione nei confronti dei cinesi.”
Evidentemente, un problema “razzismo” (si chiama sinofobia ad essere pignoli) c’era, visto che lo stesso Roberto Burioni se n’è accorto subito. Luca Ricolfi, no. Lui si occupa di altro e si gonfia di sdegno nel denunciare come “un’emergenza sanitaria” sia stata trattata alla stregua di “un’emergenza democratica” (?!). Forse per il sociologo la soluzione era pestare a sangue tutti i musi gialli mangia-topi (vivi), come misura straordinaria per debellare il contagio su intimidazione preventiva.
C’è chi l’ha fatto. E forse il professor Ricolfi apprezzerà l’iniziativa che molto ha contribuito alla difesa della salute degli italiani; oppure non ha davvero la consapevolezza di ciò che va scrivendo. Certo un pogrom avrebbe potuto dare risultati migliori.

“Errore 2: aver rinunciato, quando la misura sarebbe stata ancora efficace, a una campagna massiccia di tamponi, per la paura di danneggiare l’immagine dell’Italia all’estero.”
Veramente all’Italia si ‘rimprovera’ di averne fatti anche troppi di tamponi, a cazzo di cane, senza alcun coordinamento istituzionale e con dubbia efficacia, mentre ogni autorità locale o meno si organizzava come meglio credeva, fregandosene delle direttive ministeriali e facendosene pubblico vanto. Ed è il principale motivo per cui gli italiani vengono additati come i principali untori su scala continentale, proprio perché nulla è stato tenuto nascosto. Gli altri paesi europei, semplicemente, i tamponi non li hanno fatti. E di certo non a tutti su applicazione massiva. Motivo per cui da noi i contagi gonfiano le statistiche, mentre all’estero i focolai di infezione restano pressoché sconosciuti fino alla loro esplosione.
Se preferisce, al professor Ricolfi la prossima volta lo spieghiamo coi disegnini ed i mattoncini colorati.

“Errore 3: aver insistito per giorni sulla necessità di far ripartire l’economia, come se questo obiettivo – se perseguito nel momento di massima espansione dell’epidemia – non avesse l’effetto di facilitare il contagio. Non so se, in queste ore, il governo correggerà la rotta, e in che misura eventualmente lo farà. Ma penso di poter dire, sulla base dell’evidenza statistica disponibile, che non essere intervenuti drasticamente e subito avrà un costo enorme in termini di vite umane, prima ancora che in termini di ricchezza.”
Al prof. Ricolfi qualcuno dovrebbe spiegare che non tutti hanno il privilegio di venir pagati per starsene nel salotto di casa a scrivere stronzate. E che senza lavoro, la gente comune non mangia. In genere funziona così.
E qualcun altro ancora dovrebbe spiegargli che nessun paese al mondo può bloccare di punto in bianco tutte le sue attività produttive e rinchiudersi in casa con scorte di viveri infinite a tempo indeterminato, a meno di non voler innescare la più grande crisi sociale ed economica dell’ultimo millennio e regredire ai tempi dell’invasione longobarda, fino alla propria dissoluzione. Non è un problema di “ricchezza”, ma di sopravvivenza: qualunque sistema sociale collasserebbe, sotto una simile pressione.
Strano che un sociologo non capisca un concetto tanto elementare.

“Il numero di persone già contagiate è molto più ampio del numero di positivi, e il numero di morti raddoppia ogni 48 ore senza, per ora, mostrare alcun segno di rallentamento. Il tasso di propagazione dell’epidemia, il famigerato R0, è tuttora largamente superiore a 2, probabilmente prossimo a 5 contagiati per infetto. Se, come molti esperti considerano possibile, il virus dovesse raggiungere anche solo il 20% della popolazione (12 milioni di persone), i morti non sarebbero il 3% (circa 360 mila) ma almeno il triplo o il quadruplo, ovvero 1 milione o più. In quel caso, infatti, i posti di terapia intensiva necessari per salvare i pazienti gravi non sarebbero sufficienti, nemmeno ove – tardivamente – il governo varasse oggi stesso un piano per raddoppiare o triplicare la capacità attuale (oggi i posti disponibili sono 5000, con 12 milioni di contagiati ce ne vorrebbero più di 50 mila, ossia 10 volte la capacità attuale).
[…] E non voglio neppure pensare che cosa potrebbe accadere se, come alcuni esperti ritengono possibile, l’epidemia dovesse raggiungere quasi l’intera popolazione italiana.”
Il fatto di insegnare psicometria non è che svincoli i docenti dallo sparare minchiate in libertà, inanellando numeri a cazzo ed inventando incidenze statistiche totalmente campate in aria, con tassi di contagio e di mortalità a tempo di record, che manco la peste nera del 1348 o la famigerata “influenza spagnola” del 1917 hanno mai raggiunto!

“So di star per dire una cosa non provabile in modo inoppugnabile (i dati sono ancora parziali) ma solo plausibile, e tuttavia voglio dirla lo stesso, perché proteggere la mia reputazione di studioso è meno importante che avvertire di un pericolo che è largamente preferibile sopravvalutare che ignorare. Ebbene, nelle prossime 72 ore, se nulla cambia, è verosimile che l’Italia attraversi la barriera dei 60.000 contagiati, un limite oltrepassato il quale il rischio di interagire con persone contagiate diventa non trascurabile, ed enormemente più grande di quello che avevamo anche solo fino a un paio di settimane fa.“
Ecco, segnatevelo! Perché le 72 ore sono belle che passate, i 60.000 contagiati non si sono ancora visti (praticamente un ritmo di oltre 800 nuovi infetti all’ora!), e la reputazione del terrorizzato professore in piena crisi di nervi è già bella che andata irrimediabilmente a puttane, per il Cassandro fuori tempo massimo.
Avrete notato tutti i bulldozer che scavano le fosse comuni nei parchi, con le cataste di cadaveri che vengono bruciati durante la notte? O l’inquietante presenza dell’esercito in tenuta NBC che presidia le strade dove agonizzano gli infetti?

“Non spetta a me, né ne avrei gli strumenti, per redigere un piano che limiti i danni. […] Due cose, però, mi sento di dirle. La prima è che la priorità non può essere far ripartire l’economia subito, perché questo non farebbe che accelerare la circolazione del virus. Le risorse economiche dovrebbero essere indirizzate prima di tutto a moltiplicare le unità di terapia intensiva e sub-intensiva, perché quasi certamente fra 2 o 3 settimane i malati gravi saranno molto più numerosi dei posti disponibili. La seconda è che, se vogliamo limitare il numero dei morti, dovremo rinunciare, per almeno qualche settimana, a una parte delle nostre libertà e, probabilmente, anche a una frazione di ciò che siamo abituati a pensare come parte integrante della democrazia. Quando dico rinunciare alle nostre libertà, penso soprattutto alla libertà di circolazione e di spostamento. E quando dico rinunciare a una frazione della democrazia intendo dire che, se vogliamo salvare il servizio sanitario nazionale, dobbiamo avere il coraggio di nominare un commissario per l’emergenza, che sia competente, dotato di pieni poteri, di un budget adeguato, e completamente immune alle interferenze della magistratura e della politica.”
Ah! In pratica tutto ‘sto casino, per affidarsi fideisticamente ad un dittatore che tiene il camice bianco sopra la divisa; non risponde alle Leggi, né alla Costituzione, né ai Parlamenti, ma agisce con pieni poteri.
E dagli! Cos’è una fissazione?!?
Questo a voler essere melodrammatici, perché poi tutto si riduce ad un Bertolaso-bis che tante fortune e formidabili risultati ha prodotto in Italia, ai tempi del suo mandato incontrastato.
Grazie ciccino, abbiamo già dato!

“L’alternativa esiste, naturalmente, ed è di continuare con la rancida minestra che ci sta somministrando questo governo. Ma bisogna sapere, allora, che il costo non si misurerà in termini di consenso, o di punti di Pil perduti, bensì in termini di vite umane che si è rinunciato a salvare.“
Ehhh bouuum!!! Qui siamo oltre le profezie da arma fine di mondo!

«Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: ‘Vieni!’. Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.»
(Apocalisse 6, 7-8)
Prima o poi, questa tragica pantomima finalmente finirà… allora “gli storici del futuro” (e soprattutto gli psicologi) avranno molto da dire su come uomini apparentemente dotati di senno e di solida cultura, con un’onorata carriera accademica alle spalle, abbiano buttato al cesso la propria reputazione e credibilità, per prodursi senza ritegno in così iperboliche stronzate deliranti. E ci si chiede seriamente se non fossero sopravvalutati anche prima e se non sia il caso di ricorrere d’urgenza ad una salutare TSO, per ovvi motivi di igiene (mentale).
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This entry was posted on 7 marzo 2020 at 02:26 and is filed under Kulturkampf with tags Contagio, Coronavirus, Epidemia, Italia, Liberthalia, Luca Ricolfi, Matteo Salvini, Roberto Burioni, Satira. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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7 marzo 2020 a 11:10
Dopo aver letto il delirio di Ricolfi ho cercato disperatamente in rete qualcuno che lo reputasse (come ho fatto subito io) un ciarlatano. HO TROVATO SOLO VOI. MI CONSOLA NON ESSER SOLO…
7 marzo 2020 a 12:00
Non sei solo
7 marzo 2020 a 12:00
Non sei solo
7 marzo 2020 a 13:04
A me consola invece il fatto di essere in buona compagnia..;)
Pochi, ma ottimi!
25 Maggio 2020 a 21:34
m
25 Maggio 2020 a 21:45
Trentaduemila morti, di cui la metà in lombardia e, secondo indagine INPS di settimana scorsa, basata su dati ISTAT tratta da confronti con mortalità degli anni precedenti, dovrebbero essere quasi il doppio. Oltre duecentotrentamila infetti. Insomma, direi superati ampiamente gli orizzonti “catastrofisti” del virologo… Certo, capisco che scrivere oggi a quasi due mesi è facile, ma questo sito (peraltro interessante) l’ho scoperto or ora, ma ensavo di trovare una considerazione sullo stato dell’arte. Forse non ho ancora esplorato bene.
26 Maggio 2020 a 15:42
Gentilissimo Ezio… se il riferimento al “virologo catastrofista” è rivolto al prof. Ricolfi, facciamo cortesemente notare che Luca Ricolfi è un sociologo (NON un virologo), esperto in sociometria (variante spuria della statistica). E capisce di malattie infettive, così come il sottoscritto si intende di termodinamica.
Motivo per cui chi scrive si astiene dal cimentarsi in ambiti scientifici dei quali non abbia quantomeno un minimo di conoscenza, evitando supposizioni prive di qualunque supporto empirico.
Ovvio che poi abbia la mia opinione, ma in questo caso preferisco tenerla per me, consapevole di quanto certi argomenti vadano trattati con un minimo di cautela; non foss’altro per un minimo di senso di responsabilità, onde evitare eccessi allarmistici o, di contro, minimizzazioni per troppo ottimismo.
Ora, il sociometro Ricolfi, improvvisato virologo, interpretando i dati a gusto suo, profetizzava la bellezza di 60.000 contagi in 72 ore, aumentabili progressivamente a 12 milioni (!) per oltre un milione di morti soltanto in Italia.
Dati alla mano, in data odierna, i contagi certificati sono in totale 230.158. Di questi, 197.281 risultano essere i guariti.
33.877 sono i decessi riconosciuti come causati dal Covid-19.
E tutto questo in 72 GIORNI, non in 72 Ore.
Di conseguenza, anche volendo ipotizzare che i morti reali siano 70.000, da lì a raggiungere i numeri apocalittici evocati dal prof. Ricolfi ce ne corre!
Perciò, mi pare che per l’apocalisse virale, almeno per il momento, ci sarà da aspettare, così come ancora lontani mi sembrano gli orizzonti catastrofisti del non-virologo…