APPLAUDITE!

Può un intero parlamento essere piegato (e piagato) alle ambizioni di un uomo solo che vorrebbe il comando (meglio se assoluto), e che persegue il potere per il potere nel bulimico gusto dell’esercizio dello stesso? 
Può il senato della Repubblica essere trasformato nel docile giocattolo tra le mani dell’ennesimo guitto bonapartista, che questo sventurato paese non cessa di defecare nell’anomalia prevalente della sua dissenteria post-democratica?
Può un intero complesso istituzionale e democratico essere svuotato dal suo interno, nella sua costante deprivazione di senso, verso qualcosa che è altro da sé e da quello che vorrebbe sembrare, attraverso la costante forzature delle regole comuni fino al loro totale stravolgimento?
Può l’abuso diventare la regola di una maggioranza supina ai voleri del ‘capo’, nell’eccezione che si costituisce in stato, nel nome di un distorto principio di necessità che non conosce legge ma si fa esso stesso legge?
Evidentemente sì. E l’unica cosa divertente è che non sarà questo grottesco coso qui, l’obesa personificazione vivente del disturbo narcistico di personalità, a raccoglierne i risultati; a dispetto dell’incontenbile hybris che divora il suo ego smisurato e patologico…

E questo nonostante lo zelo dei suoi ubbidienti balilla, pronti a prostituire la democrazia per una ricandidatura in lista, nell’ossequiosa disperazione che precede l’ormai prossima disfatta.

Così muore la libertà, sotto gli scroscianti applausi di un parlamento addomesticato e morente, l’assenza di un presidente della repubblica fantasma, e la pusillanimità compiacente di un capo del governo fantoccio: il soporifero Quisling del renzismo d’accatto che si crede d’assalto. E che evidentemente trova la sua più compiuta realizzazione, nell’appagare lo spirito di rivalsa e soddisfare le capricciose pretese di un tronfio cialtrone obeso, frustrato nel suo orgoglio da trombato di lusso, in una repubblichetta marchettara delle mancette.

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