Kill’em All!

Deadly Vipers

L’ironia della storia a volte sa essere beffarda, a tal punto da divenire spietata nella riproposizione macchiettisitica di situazioni e personaggi ridotti al rango di caricature.
Come spiegare diversamente la fulminante parabola di un Mario Monti ed il suo cagnolino Empy, ridotto a fare il paio con Silvione lo Sporcaccione e Dudù, nella deprimente cornice delle Laide Intese?
Mario con Empy È il destino ingeneroso del Cincinnato in loden, che nella pretesa di infallibilità evidentemente si credeva insostituibile. Investito di poteri semi-dittatoriali per intercessione presidenziale, con la modestia e la riconoscenza che da sempre lo contraddistinguono, il Brüning de’noantri tuona ora contro quei partiti che hanno reso possibile (sputtanandosi irrimediabilmente) il suo governo tecnico, con esperti del calibro di Elsa Fornero assegnati alle politiche sociali. La scelta della maestrina sabauda è comparabile alla promozione di Amelia Elizabeth Dyer alla cura dell’infanzia.
Assistere alla dipartita politica di Mario Monti, ricorda altri drammi incompresi… Ad esempio, lo spegnimento di HAL 9000: il supercomputer impazzito in “2001 Odissea nello spazio”.
HAL 9000Ma l’effetto prevalente è quello di un freak da laboratorio, sfuggito al controllo del suo improvvido creatore. Ed è divertente ascoltare i clangori metallici del cyborg Monti (type Napolitan-2011) mentre lancia pezzi di ricambio obsoleti, ribellandosi alla precoce rottamazione, sostituito com’è dal più docile modello Letta jr DC/2000 (type Napolitan-2013).
Re-AnimatorD’altronde, il Professore costituisce un altro degno prodotto della premiata ditta Bocconi, che può vantare altre personalità prestigiose: come i banchieri Passera e Profumo con le loro brillanti operazioni finanziarie (tipo l’Alitalia); solidi imprenditori come Marco Tronchetti Provera a cui si deve l’illuminata amministrazione della Telecom; falchi dell’ultraliberismo neo-monetarista come Giavazzi e Zingales, ma soprattutto un fulmine dell’economia mondiale come Alberto Alesina, molto esperto nello sviluppo dei grafici in excel e nel calcolo equazionale…
Il nostro preferito resta però l’insostituibile Stefano Fassina, immancabilmente accompagnato dal suo Doppelgänger con smentita incorporata. Se la coerenza non è una virtù della politica, Fassina ha fatto della contraddizione un’arte oltre i confini estremi del ridicolo, che lo lascia imperterrito anche quando ne viene travolto. Fassina e doppelgängerUn politico normale, tra una contraddizione ed una smentita, se è furbo, lascia passare almeno 20 giorni: il tempo fisiologico affinché gli italiani non ricordino nulla di niente. Fassina, invece no! Lui dice tutto ed il suo esatto contrario in meno di 20 ore: “mi dimetto; non mi Fuori Serviziodimetto; resto”. A tutt’oggi, costituisce l’intermezzo comico più riuscito nel “Governo di (dis)servizio”, tramite la ripetizione ad oltranza dello sketch più abusato nella nuova palude dorotea: le finte dimissioni.
Per molti “democrats” il PD è al governo e tanto basta: certo non sarà il migliore degli esecutivi possibili, ma poco ci manca. Il tutto nell’appagante illusione di aver fatto ‘risultato’ e tuttavia ben lungi dall’aver vinto il campionato. Nessuna crisi di rigetto (innesto riuscito!) per gli Alfano, i Lupi, i Brunetta… che affollano la plancia di comando imponendo la rotta. A quanto pare, la convivenza forzosa suscita ben pochi imbarazzi nel di per se stesso imbarazzante Partito Democratico. Vengono considerati effetti collaterali in nome della stabilità (dei sacri mercati), nel mito della governabilità alla quale il partito bestemmia ha ormai venduto l’anima e regalato il culo.
ANALMa il più affidabile puntello alle Laide Intese lo offrono alcune tra le sue principali forze di Olindo e Rosa Bazzi‘opposizione’: la miglior legittimazione in cui così pessima compagnia potesse sperare; a meno di non voler considerare una valida alternativa di governo quella succursale padana del Ku Klux Klan, a cui sono ormai ridotti i nazisti della Lega Nord.
Oppure i bimbiminkia del M5S… Qui siamo nel mondo inquietante e disturbato delle psicopatologie; di “virale” c’è solo il susseguirsi di disturbi psicotici e paranoici, più o meno aggravati nella loro evidenza. Ormai, per spiegare le dinamiche interne al moVimento e del suo duce 2.0 serve più che altro un manuale diagnostico dei disturbi mentali.

agenti viraliSindrome di Cassandra. In un susseguirsi di suggestioni collettive, di profezie apocalittiche, e distopie prossime venture, la tensione mitopoietica trova il suo archetipo dominante nel complesso di Cassandra:

«Richiamando l’attenzione sulla propria persona, e distogliendola, in definitiva, dal problema incombente e da una possibile soluzione preventiva, la Cassandra mitizza i contorni del problema stesso celandone le vere dimensioni storiche e politiche. Il complesso esita in una profonda frustrazione per l’incapacità di agire tempestivamente ed efficacemente: Cassandra finisce per distruggere se stessa; mentre trova conferma della propria ideologia di salvezza, provoca, proprio per questo, la catastrofe collettiva annunciata

agenti virali (1)Delirio di onnipotenza. Ovvero, la tendenza costante a sopravvalutare le proprie capacità e risorse, nell’assoluta convinzione di essere investiti di una sorta di missione divina, in quanto detentore di chissà quale talento maliziosamente non riconosciuto dai propri detrattori. Ovviamente invidiosi e timorosi di cotanta grandezza.

agenti virali (2)Effetto Dunning–Kruger. Ovvero, la tendenza che alcuni individui hanno nel sopravvalutare costantemente le loro abilità, sovrastimando le proprie compentenze, nell’incapacità di riconoscere la propria inadeguatezza e dunque di ammettere i loro errori, riconoscere i limiti o la propria ignoranza.

agenti virali (10)Distorsione cognitiva. Ovvero, una serie di errori cognitivi nell’ambito del ragionamento logico. Ciò consiste in una errata elaborazione della realtà, che viene filtrata attraverso una interpretazione negativa e distorta degli eventi. Giudizi e conclusioni vengono polarizzati secondo una rigida semplificazione manichea. la distorsione si alimenta di pensieri catastrofici e di iper-generalizzazioni, tramite la dicotomia di opposti inconciliabili.

agenti virali (11)Sindrome di persecuzione. Ovvero, un disturbo paranoide alimentato dalla convinzione di essere costantemente spiati, al centro di attacchi ingiustificati, complotti e manipolazioni ai propri danni, dietro l’ombra incombente del tradimento.

agenti virali (3)Paranoia. Ovvero, l’insieme di convinzioni e fisime ossessive, che possono degenerare in un disturbo delirante.
I deliri sono pensieri illogici sostenuti con insolita convinzione, la cui assurdità e implausibilità sono evidenti alle altre persone che non ne riescono a condividere il contenuto.

agenti virali (4)Delirio bizzarro. Ovvero, l’adesione ad un sistema di credenze bizzarre o assolutamente inverosimili. Dalle scie chimiche al signoraggio, nel MoVimento il complottismo è un must certificato, un marchio di fabbrica che ne contraddistingue l’identità saliente di moltissimi tra gli “attivisti” (e non solo).

agenti virali (8)Disturbo istrionico. Ovvero, l’irrefrenabile desiderio di essere sempre al centro dell’attenzione, privileggiando rapporti superficiali che non comportano troppe implicazioni emotive, ma che l’istrionico tende comunque a sopravvalutare (facebook ed internet). L’istrione è un abile manipolatore; ama la teatralità, il gusto per l’iperbole ed il linguaggio colorito, drammatizza gli eventi; è superficiale nel ragionamento e predilige le suggestioni delle quali spesso è esso stesso vittima.

agenti virali (9)Disturbo narcisistico. Ovvero, senso grandioso del Sé, con una percezione esagerata della propria importanza fino all’auto-esaltazione. Il disturbo narcisistico di personalità implicherebbe:
1) Senso grandioso del sé ovvero senso esagerato della propria importanza
2) Fantasie di successo illimitato, di potere, effetto sugli altri, bellezza, o di amore ideale
3) Convinzione di essere “speciale” e unico; di poter essere capito solo da persone speciali; o si è eccessivamente preoccupati dal ricercare vicinanza/essere associato a persone di status (in qualche ambito) molto alto.
4) Desiderio o richiesta di un’ammirazione eccessiva rispetto al normale o al suo reale valore
5) Pretesa irrealistica che altri individui/situazioni debbano soddisfare le sue aspettative
6) Approfittare degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso
7) Carenza di empatia
8) Gelosia, nutrita dalla convinzione che gli altri provino invidia per lui/lei.
9) Modalità affettiva di tipo predatorio (rapporti di forza sbilanciati, con scarso impegno personale, desidera ricevere più di quello che dà, che altri siano affettivamente coinvolti più di quanto lui/lei lo sia).

agenti virali (5)Ipotesi del mondo giusto. Ovvero, la credenza che il mondo sia regolato in modo tale che alle persone accada solo ciò che in qualche modo si sono guadagnate, secondo i propri meriti ed azioni. E dunque in un modo perfetto, dove tutto è bianco o è nero, i “buoni” ricevono la loro giusta ricompensa mentre i “cattivi” vengono impietosamente puniti.

agenti virali (6)Dipendenza affettiva. Ovvero, rapporto morboso di fortissima dipendenza col proprio leader, in contrapposizione col resto del mondo. Instaurazione di una tensione permanente, scarsa capacità propositiva del gruppo, aggressività e sospetto tra i membri,
Secondo Eric Fromm, la coesione simbiotica del gruppo attorno al capo comporterebbe “la distorsione della capacità di giudizio, l’assenza di contatti relazionali con l’esterno e la reazione violenta alle critiche”. Gli estranei, i ‘nemici’ non vengono percepiti come “pienamenti umani” (tutt’al più sono zombies).

agenti virali (7)Condizionamento e controllo psicologico degli adepti, attraverso una sistematica supervisione e indirizzamento dell’azione con censure e scomuniche, pressioni psicologiche e marginalizzazione del dissenso interno.

PazziLe tipologie in oggetto sono diffuse un po’ per tutto l’arco istituzionale, ma difficilmente raggiungono un livello di concentrazione tale come nel noto movimento…
Naturalmente scherziamo! Il nostro è un mero divertissement dalle pochissime pretese. È ovvio che si tratti di una forzatura, senza alcun valore clinico o scientifico, nell’estrema semplificazione dei generi. Pertanto, sarà il caso di lasciare la parola ai diretti interessati, onde dimostrare la pretestuosa infondatezza di simili accostamenti:

Alessandro Di Battista “Io prevedo attacchi sempre più mirati, magari a qualcuno di noi un po’ più in vista. Il sistema fa questo. Pezzi di Stato deviati fanno questo. Ti mandano qualche ragazza consenziente che poi ti denuncia per stupro, ti nascondono una dose di cocaina nella giacca che hai lasciato incustodita in una birreria, tirano fuori una storia del tuo passato che nemmeno tu ricordi più. Questo succederà se continuiamo ad andare così bene, perché andiamo bene, perché se non andassimo bene saremmo già tornati alle urne

 Alessandro Di Battista
 (28/09/2013)

I timori del Dibba sembrano più che altro una proiezione dei suoi desideri più o meno inconsci: la “cocaina”… la “ragazza consenziente”…
Excusatio non petita accusatio manifesta.

Batman - Arkham Asylum

Tuttavia, i nostri preferiti restano quei prodotti ruspanti della provincia meridionale, miracolati in Parlamento:

Manlio Di Stafano “Quante volte mi sono chiesto perchè lo faccio, per chi lo faccio? Sto usando molto del mio tempo, quante serate, quanti sabati o domeniche, spesi per cosa? Comandano sempre loro e anche se venissi eletto dovrei sacrificare la mia carriera lavorativa, dovrei sacrificare il mio tempo libero per che cosa? Come fai a continuare a farlo quando poi la gente per strada ti incrocia e ti dice che è colpa tua se Berlusconi è al governo? Quando ti dicono che siamo tutti uguali e che noi non siamo diversi dagli altri? Quando ti dicono “sì hai ragione però sai io ho sempre votato Pd”? Come fai ad andare avanti? Allora avevano ragione, gli italiani non capiscono niente e non capiranno niente, le cose non cambieranno mai e se le cose sono così qualche motivo c’è. Alla fine preferisco darla vinta a loro, rinuncio e mi riprendo la mia vita, forse emigrerò, visto che per il mio stesso lavoro in Germania prenderei 2 volte tanto e in Svizzera 4 volte tanto. Potrei anche andare in California, lì sarei ricercatissimo e guadagnerei 100 mila dollari l’anno. A voi la vostra Bella Italia, è tutta un’illusione.”

 Manlio Di Stefano
 (20/10/2013)

Manlio perché lo fai?!? Forse perché i 14.000 euro netti di stipendio mensile da deputato, più diarie e rimborsi spese, sono un buon incentivo rinunce a parte. Ma certo un simile talento all’Estero sarebbe retribuito molto di più. Stanno tutti aspettando te, Manlio.

Sempre meglio!

Perciò, vista la scelta, comunque vada sarà un disastro..!

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86 Risposte to “Kill’em All!”

  1. sei sempre stimolante ogni volta che ti leggo.

    su Monti lo sai che non condivido: è stato fatto dalal coalizione dei mediocri e degli incapaci: stanno vivendo di rendita su quello che ha fatto lui fino a che non finiranno di disfarlo e continuando a sputare nel piatto dove mangiano.

    è stato nolto più facile ridicolazzarlo che contrastarlo con qualche ipotesi all’altezza.

    ma per fortuna il tuo post non parla solo di questo ma di tanto altro, sul quale ci ritroviamo più facilmente… 🙂

    • Per come la vedo, Mario Monti ha fatto il “lavoro sporco” per conto terzi, nella furbesca illusione di delegare a Lui (e lui soltanto) l’impopolarità di provvedimenti drastici e draconiani. Che non stanno funzionando.
      Sostanzialmente, si tratta di una applicazione pratica del pensiero unico macroeconomico, di ferrea ortodossia monetarista, che costituisce il credo dominante della UE, in ossequio alle esigenze del “mercato”. Che poi è prevalenza della Finanza, rispetto all’economia reale e a discapito del tessuto produttivo: l’unico che può generare ricchezza diffusa e reddito condiviso.
      Ovviamente, nessuna delle Lor Signorie aveva i mezzi e finanche la preparazione economica per contrastare il neo-mercantilismo ultraliberista, con proposte ed ipotesi alternative all’altezza della sfida.
      Ed è questo il nostro dramma, che poi è un dramma che riguarda tutta la politica europea non risolvibile senza una sinergia comune.

      • non so perché si continua a chiamarlo pensiero unico.

        in Italia ci sono almeno altre due scuole di pensiero in campo economico (e nel mondo una sola, perché la seconda è solo folklore da paese sottosviluppato).

        la prima, quella seria, è quella del cosiddetto neo-keynesismo: in realtà un totale stravolgimento del pensiero keynesiano, che proponeva allo stato una politica di investimenti strutturali, anche in deficit, per sostenere la domanda in fase di dpressione: scelta sensata, perché l’indebitamento era provvisorio, dato che si pensava che gli investimenti potessero rientrare grazie agli effetti positivi globali.

        il cosiddetto neo-keynesismo attuale è invece un sostegno sociale alla domanda attraverso l’indebitamento dello stato: era la forma assunta dal dominio della finanza globalizzata in una prima fase, quando i profitti si realizzavano principalmente attraverso li attività pro duttive ed era necessario al grande capitale gonfiare il mercato a proprio vantaggio.

        l’indebitamento senza rientro seguitone per gli stati ha permesso di lanciare la seconda fase, quella attuale, del dominio della finanza: quella in cui i profitti sono oramai realizzati dalle attivitá finanziarie, principlamente, e l’attivitá prduttiva ha un ruolo decrescente e può essere parzialmente smantellata senza che cessi il processo di concentrazione della ricchezza che attualmente passa attraverso la lotta al ceto medio; quella in cui si sta attaccando direttamente la ricchezza della classe media per espropriarla progressivamente a favoere delle élites.

        (una terza fase, prossima, sarà quella in cui si passerà alla eleimnazione diretta della popolazione inutile economicamente e sovrabbondante).

        il noe-keynesismo sociale non coglie nulla di queste dinamiche e semplicemente propone alla finanza di restare alla prima fase: non si rende conto che l’ulteriore indebitamento degli stati, oramai ridotti a longa manus della finanza mondiale, aumenta via via la potenza di controllo sugli stati per la finanza globalizzata.

        la seconda variante locale nel pensiero economico è quella grottesca dei vari Barnard e Bagnai, del recupero del “controllo nazionale” sulla propria moneta e della stampa di carta moneta per sostenere la domanda: è così risibile che non vale neppure la pena parlarne.

        in sostanza è solo una versione nazionalistica e di destra del neo-keynesimo sociale: con minore sensibilità sociale, ma senza novità sostanziali.

        manca nel mondo di oggi una terza vera alternativa, proponibile soltanto a livello europeo complessivo (almeno…), e cioè la lotta frontale alla finanza mondiale con la rinegoziazione globale del credito, attraverso la tosatura fiscale dei super-ricchi.

        questo a parere mio…

        quanto a Monti, dentro il quadro dato, che NESSUNO, neppure SEL, sta mettendo in discussione in Italia, ha fatto tecnicamente un ottimo lavoro.

        questo lavoro ha impedito il crollo dell’Italia dentro il sistema dato; certamente non ha migliorato la condizione strutturale dell’economia perché questo non è possibile restando dentro questo sistema economico. non è neppure auspicabile né realistico neppure uscendone e chiaramente non era assolutamente un obiettivo né di Monti né di nessun altro, per cui le crtiiche che circolano mi paiono tutte piuttosto sprovvedute.

        molti dei provvedimenti di questi mesi di galleggiamento insulso stanno smantellando il buono (relativo) che Monti aveva costruito e ponendo le premesse di un nuovo crollo a breve: tutti lo sanno negli ambienti finanziari, ma nessuno si espone a dirlo per pavidità.

        a breve ci sarà bisogno di un Monti di nuovo…

        • “..a breve ci sarà bisogno di un Monti di nuovo…”

          Mi auguro proprio di no!

          L’analisi non fa una piega.
          Ad eccezione del fatto, che la politica economica del Governo Letta mi sembra in sostanziale continuità con quella di Monti (e Tremonti prima di lui).
          Ad ogni buon conto, rifinanziare il debito ad oltranza attraverso l’emissione ad libitum di titoli di stato, senza intaccare i livelli di spesa e razionalizzare le entrate tramite nuove forme di recupero fiscale, alla lunga, è una non-soluzione insostenibile.
          Personalmente, detto in modo molto semplice, propendo per una rinegoziazione ragionata del debito, con piani di rientro spalmati su periodi maggiormente dilatati nel tempo, che tengano conto di ulteriori variabili che non siano solo i rigidissimi parametri monetaristi derivati dal Trattato di Maastricht.
          Variabili che tengano conto dei cicli recessivi, delle dinamiche del PIL sulla crescita e tenuta del reddito. Al contempo, sarebbe stata necessaria una regolarizzazione sistemica della finanza derivata e strutturata… qualcosa di simile ad un Glass-Steagall Act (che il “progressista” Clinton si sbrigò ad abolire) aggiornato alla situazione attuale.

          A maggior ragione che l’adozione della moneta unica in ambito europeo, con l’inevitabile perdita della sovranità monetaria e una politica fiscale sempre più vincolata alle direttive UE (per giunta con una BCE che non può fare il lavoro tipico di tutte le banche centrali), presupponeva secondo le intenzioni originarie dei teorici dell’euro la realizzazione di un’area valutaria ottimale come conditio sine qua non dell’unione monetaria, tramite una perfetta integrazione economica. Cosa che con ogni evidenza è quanto mai lungi dall’essere applicata.
          Ed il riferimento è ad un tizio come Robert Mundell, che certamente non è un keynesiano!

          Quando parlo di pensiero unico intendo il neo-Monetarismo derivato da Milton Friedman e dalla Scuola di Chicago, che nell’Europa egemonizzata dalla destre conservatrici è assurta da teoria macroeconomica a verità di Fede.

          • neppure io me lo auguro naturalmente, ma non dipende dai nostri desideri.

            ho appena letto sul Corriere una critica che condivido in una intervista gestita da Friedman (Alan, non Milton) al carattere troppo blando della legge di stabilità lettiana; l’intervitato è Gutgeld, presentato dal Corriere come consigliere economico di Renzi, ed ecco il ritornello del taglio della spesa pubblica, mi piacerebbe capire ancora dove sia possibile, a parte consulenze e cose varie, disgustose, ma pur sempre capaci di muovere bricioline…

            di quale stabilità poi stiamo parlando non lo so neppure: certo, non di quella poltica, nemmeno.

            sui “rigidissimi parametri monetaristi derivati dal Trattato di Maastricht” vorrei che approfnissimo il discorso, perché ripeto che mi pare la soluzione più corretta fino a che si accetta lo stapotere della finanza mondiale, e capisco che non vi sia un leader mondiale che abbia il coraggio di sfidarlo, fino a che non ci sará proprio costretti col fucile puntato alla gola, considerando che razza di dissesti ne potrebbero derivare…

            la rinegoziazione del debito sarebbe ragionevole, ma io temo che gli ambineti della finanza non siano per nulla ragionevoli; del rsto tengono in ostaggio centinaia di migliaia di dipendenti delle loro istituzioni bancarie o finanziarie.

            eppure dovremo deciderci ad espropriare loro prima che loro finiscano di espropriare noi: non c’è alternativa.

            non condivido affatto il mantra della perdita di sovranotà finanziaria legata alla moneta unica europea: mi pare uno slogan fuorviante, legato ad una propaganda di destra e mi pare il caso di dirlo con chiarezza: se non fosse ntrata nell’euro l’Italia sarebbe già fallita 20 volte, come ha fatto l’argentina una volta, ed è il debito pubblico predispoto dalla DC e poi espolso con Craxi e Berlusconi (e la sinistra paraberlusconiana) la causa dei nostri mali, non l’euro che anzi ci difende.

            però è inevitabile questa confusione di analisi che ci attraversa tutti, dove si è perso il buon senso economico elementare dietro a tanti soloni che cercano di convincerci che non possiamo capire niente e che l’economia è ricercata all’élite, che è come dire che la democrazia è finita.

            il vero problema è il carattere incompiuto politicamente dell’Europa, la mancanza di un vero governo e l’impossibilità di usare la Banca Centrale Europea come una vera banca centrale: su questo invece sono d’accordo con te.

            però dobbiamo sapere alla fine se vogliamo più Europa p meno Europa, e su questo la distinzione fra sinistra europeita e destra nazionalista o peggio localista, è ancora quella storica, secondo me.

            al di fuori di una prospettiva neo-conflittuale con la finanza, la proposta politica della sinistra moderata non è assolutamente credibile, a mio parere.

  2. @ Bortocal

    🙂 La perdita di sovranità monetaria, nel momento in cui si aderisce ad una valuta comunitaria con corso legale a livello transnazionale, è un fatto. E non potrebbe essere diversamente.
    Il che non implica da parte mia una polemica anti-euro, con un uso (e una interpretazione) strumentale di un dato oggettivo. Si alludeva più che altro a strumenti progressivi di compensazione, tra i quali per l’appunto la c.d. AVO poteva essere una delle risposte possibili; non certo la soluzione di un problema complesso. Tra l’altro rientrava nel progetto originale della moneta unica.
    Tutte le baggianate sull’uscita unilaterale dall’euro tali sono e nemmeno le prendo in considerazione. Ciò non toglie che l’euro per molti aspetti è stata una moneta concepita male e nata peggio. Ed è grave visto che è un’unità monetaria “da laboratorio”, costruita a tavolino e con una lunga incubazione.

    Del resto, a parte qualche piccolo ‘dettaglio’, la nostra è una prospettiva d’insieme in massima parte comune.

    • sono convinto anche io di una consonanza complessiva non comune nelle nostre analisi generali, che le divergenze di dettaglio arricchiscono, come tra amici che si confrontano costruttivamente.

      proprio per questo eviterei di usare l’espressione “perdita di sovranità monetaria” a proposito dell’euro, perché, fin dalla parola “perdita” suggerisce anche senza volerlo una analisi reazionaria del problema.

      parlerei di trasformazione della sovranità monetaria verso nuove forme trans-nazionali.

      quando le colonie americane ribelli crearono la Confederazione americana, non “persero” affatto l’indipendenza.

      riserverei invece e userei con forza l’espressione “perdita di sovranità monetaria” ogni volta che parliamo del rapporto sempre più perdente degli stati con la finanza globalizzata.

      scusa se approfitto della tua ospitalità per rinviarti al mio post di ieri, che è poi nato in stretta relazione con questa discussione e ne rappresenta quasi uno sviluppo: http://bortocal.wordpress.com/2013/10/29/530-il-grande-collasso-non-ha-lasciato-tracce-la-nuova-alleanza-tra-anca-dinghilterra-e-finanza/

  3. Il Ribelle Says:

    Complimenti a tutti e due, un dibattito ad alto livello. Difficile trovare altre lidi dove si dibatta in modo civile e autorevole, senza incorrere in qualche Grillino della Domenica che spara cazzate a ripetizione.

    Mi sbilancio giusto su un punto da voi dibattuto. Non servirà un altro Monti in Italia e l’Italia non rischia attacchi speculativi e Default a breve.

    Ma, purtroppo, andremo sicuramente verso un modello di stampo Anglosassone molto più liberista che socialdemocratico.

    • 🙂 Se ci si sforza di mantenere uno standard di un certo livello, gli effetti sulla qualità degli interventi e dei contributi si notano eccome. E’ il miglior deterrente per tenere alla larga ensiferi ed altri insetti.

  4. Il Ribelle Says:

    I punti che ho trovato veramente interessanti:

    “non si rende conto che l’ulteriore indebitamento degli stati, oramai ridotti a longa manus della finanza mondiale, aumenta via via la potenza di controllo sugli stati per la finanza globalizzata.”

    Assolutamente Vero!!! ma questo sono in pochi a capirlo.

    “la seconda variante locale nel pensiero economico è quella grottesca dei vari Barnard e Bagnai”

    Immondizia pura.

    “manca nel mondo di oggi una terza vera alternativa, proponibile soltanto a livello europeo complessivo (almeno…), e cioè la lotta frontale alla finanza mondiale”

    Penso che hai colto nel segno. Per quello sogno (e forse rimarrà tale) un’Europa veramente unita e federale che possa fronteggiare questa sfida secolare.

    • ti ringrazio degli apprezzamenti e, registrando una approvazione che mi è molto raro ricevere (per non dire unico), benvenuto nel club, allora! 🙂

      tu dici che “l’Italia non rischia attacchi speculativi e default a breve”.

      secondo me hai ragione in un certo senso, ma soltanto in parte.

      è vero che dopo Monti e nonostante Letta l’Italia è uscita dal mirino della speculazione internazionale che riteneva inaffidabile la gestione Berlusconi, e lo dimostra lo spread più che dimezzato.

      tuttavia la situazione del paese rimane catastrofica.

      e non solo: il problema del default non è più circoscritto all’Italia, ma all’insieme delle banche europee e agli Stati Uniti.

      il complesso dei debiti bancari europei sfiora i 1.000 miliardi, dei quali è urgente trovare un ri-finanziamento: ma da dove?

      il debito pubblico americano è di 13.000 miliardi di dollari e abbiamo visto come la finanza mondiale è tentata dall’idea di fare completamente fallire lo stato stesso per cancellare ogni forma di spesa sociale.

      insomma, a me la situazione pare drammatica, anche se vi è una congiura generale del silenzio per tenerla sotto traccia, e solo qualche dato sfugge qua e là dalle maglie del controllo dell’informazione…

    • @il ribelle
      La finanza mondiale su chi si regge?

      • Paradossalmente, la “finanza mondiale” ha una struttura pervasiva, tendenzialmente ‘orizzontale’: è una poliarchia decentrata in strutture interconnesse, e contraddistinte da una “personalità giuridica”, che le rende ancor più evanescenti.
        Forse la domanda esatta da porsi non è tanto “su chi si regge”, ma su “cosa”…
        Sostanzialmente, si regge sul debito e sul suo costante rifinanziamento, con l’emissione di garanzie collaterali e prodotti speculativi ad alto rendimento ed altissimo rischio, da piazzare ad investitori e soprattutto debitori in cambio dell’accensione di nuove linee di credito o dilazione pagamenti.
        E’ un mondo che rifugge da qualsiasi controllo e si nutre di acronimi: CDO; CDS; IRS; FRA; OTC… ed altri arcani come currency swap, private equity, hedge funds, “finanza strutturata su derivati”, opzioni su azioni, short selling

        Ad oggi, sono i veri divoratori di mondi.

        • Non ho usato il termine errato, non fare percorsi mentali conosciuti , a cose nuove devi pensare in modo nuovo….

          • Perché vogliono limitare ulteriormente l’uso di denaro contante?

          • 🙂 Tu vuoi sapere i nomi e ad essi attribuire un volto…
            magari sperando che ci sia un vertice ed una testa, mozzata la quale tutto il castello crolla. Se così fosse, temo di doverti deludere. Pensa alla figura mitologica dell’IDRA e avrai qualcosa di simile al sistema finanziario…
            Ad ogni modo, tornando al CHI determina cosa, eccoti qualche “nome” tra i gruppi più noti e potenti:

            – Società finanziarie di investment banking e private equity
            BLACKSTONE Group
            BLACKROCK
            BRIDGEWATER
            SILVER LAKE
            CARLYLE Group
            Cerberus Capital Management

            – Banche d’affari (merchant banking) –
            JP Morgan
            Morgan Stanley
            Goldman Sachs
            Citigroup
            Chase Manhattan Bank
            Barclays

            e le europee..
            Deutsche Bank
            HSBC
            Bank of Scotland
            BNP Paribas
            Credite Agricòle

            ..e, a modo loro, pure le italiane MPS, Banca Intesa e Unicredit

            – Le Agenzie di Rating e di investment grade
            Standard & Poor’s
            Moody’s
            Fitch

            🙂 Qualche nome degli speculatori più spregiudicati e gettonati sulla piazza?
            Ovvero i cosiddetti corporate raider:
            Il temutissimo BRUNO Michel IKSIL, soprannominato anche “Lo Squalo”.. la “Balena” (pare per la sua stazza)… “Voldemort”… è una leggenda vivente: di lui si sa pochissimo; circolano pochissime foto col suo volto; ed è incerta pure la nazionalità (britannica o francese).
            Poi ci sono Carl ICAHN.. James H. SIMONS.. Paul Tudor Jones.. Richard Dennis.. ma anche George Soros e Warren Buffet se per questo.
            Un elenco dei traders più famosi lo trovi QUI e anche QUI.

            Niente di misterioso. Niente di segreto. Tutto alla luce del giorno. Queste sono le principali persone (e le società) sulle quali si regge la finanza mondiale.
            Ma è pur sempre un problema di metodo e contromisure, non di persone.

      • Il Ribelle Says:

        E’ l’entità stessa del capitalismo. Senza capitalismo non esiste finanza.

        • Pensavo che la finanza si fonda sul denaro, e il denaro confluisce, …obbligatoriamente tutto in banca ( quello dei polli da spennare) utilizzandolo poi in investimenti a dir poco azzardati.
          Molti hanno fidi bancari enormi ed essendo impossibilitati a rientrare la banca che fa? Gli presta altri soldi…
          A me non sembra molto normale, non so a te.

          I soldi che continuano a prestare a degli inetti sono sempre quelli depositati dai cittadini che non portano capitali all’estero.
          Il castello si regge come sempre su “Pantalone”.
          Io sarei pronta a scommettere che crollerebbe se chiudessimo tutti i conti . E tu?

          • Sarebbe la peggiore delle opzioni possibili…
            Provocheresti una serie di bancherotte a catena, con l’esplosione del cosiddetto “panico finanziario” e la corsa generale agli sportelli bancari.
            Le banche lavorano a credito, quindi sono esposte per molti più milioni rispetto a quelli effettivamente depositati nelle loro casseforti.
            Questo vuol dire, che il grosso dei risparmiatori, col fallimento delle banche, non beccherebbe un quattrino.
            In gergo si chiama “bank run” e non ha mai portato niente di buono.

          • Gli schiavi felici sono i nemici più agguerriti della libertà.

            Marie von Ebner-Eschenbach

          • Sii padrone della tua volontà e schiavo della tua coscienza

          • La libertà è impagabile, non c’è abbastanza denaro sulla terra perché qualcuno possa comprarla;
            la peggiore delle opzioni possibili è regalarla in cambio di “sicurezza”, ed è quello che stiamo facendo….

          • Il Ribelle Says:

            “Io sarei pronta a scommettere che crollerebbe se chiudessimo tutti i conti . E tu?”

            Amica mia, il male non sono i conti in banca, ma è l’avidità.
            Ma le tue considerazioni mi sembrano più filosofiche…quindi ognuno è libero di pensarla come vuole.

  5. […] ancora in corso qui, a casa sua, col blogger Sendivogius, altamente raccomandabile, sempre, e col […]

  6. […] ancora in corso qui, a casa sua, col blogger Sendivogius, altamente raccomandabile, sempre, e col suo commentatore Il […]

  7. Ho una sola domanda, ovunque si sente parlare di debito, a sentire i bene informati l’Europa è in debito, l’America è in debito, il Giappone è in debito, l’Africa è in debito, il sud America è in debito, la Russia è in debito, la Cina è in debito.
    Sono in debito verso chi?

    • Il Ribelle Says:

      E’ il capitalismo che funziona così. Ti faccio un esempio.

      A ha un debito con B.
      B ha un debito con C.
      C ha un debito con A.

      Chi è in debito con chi?

      Questa è una semplificazione per spiegare che il capitalismo è fatto di soldi che girano, dove la moneta viene sempre stampata “a debito”. Cioè quando una banca centrale stampa denaro e lo da alla SUA nazione lo fa a debito (questo sarebbe il caso di prestatore di ultima istanza che non viene utilizzato dalla BCE, ma dal giappone si per esempio) . Cioè la Nazione si indebita per prendere il denaro. Questo come garanzia che il denaro abbia valore, altrimenti sarebbe carta straccia che non vuole nessuno. E la Germania pre-Hitler ne sa qualcosa…..

    • io direi che gli stati sono indebitati in vario modo.

      il primo è fra loro, e in questo caso la Cina non è affatto in debito, ma è il grande creditore mondiale, ad esempio rispetto agli USA.

      ma ancor di più gli stati sono indebitati con i privati: che possono essere semplici cittadini che investono i loro risparmi in titoli (titoli di debito) dello stato.

      questo tipo di debito dello stato verso i propri cittadini non è molto importante alla fine, dato che si tratta pur sempre di soldi che restano all’interno dello stato: da questo punto di vista infatti il Giappone è il paese in assoluto pù indebitato in percentuale, ma siccome il suo debito è quasi completamente con i propri cittadini, se ne sente parlare pochissimo.

      il vero debito pericoloso degli stati non è il primo, perché nessuno stato ha interesse a far fallire il proprio debitore rimettendoci il credito, e neppure il secondo, ma il terzo tipo di debito, quello più ampio e diffuso, oramai: quello che lo stato ha verso le grandi istituzioni finanziarie internazionali.

      questo tipo di debito in realtà dovrebbe essere equiparato al secondo, cioè essere considerato un debito che lo stato ha al proprio interno, ma queste istituzioni hanno assunto una fisionomia internazionale, controllano gli stati ed impediscono loro quindi di esercitare i tradizionali poteri sul debito.

      in realtà è evidente che basterebbe che lo stato cancellasse o anche soltanto riducesse questo debito – come propone anche sendivogius -, magari con un’azione internazionale concordata, per far pagare la crisi a chi l’ha creata, anziché ridurre alla fame e alla disperazione le popolazioni.

      ma i grandi signori della finanza controllano anche i media e l’informazione, hanno agganci nelle università e così via; e dunque domina un clima omertoso e gli si lascia fare quello che vogliono, in attesa che smantellino del tutto Costituzioni e Stati, che dal loro punto di vista sono soltanto un impiccio.

      • Il Ribelle Says:

        “in realtà è evidente che basterebbe che lo stato cancellasse o anche soltanto riducesse questo debito – come propone anche sendivogius -, magari con un’azione internazionale concordata, per far pagare la crisi a chi l’ha creata, anziché ridurre alla fame e alla disperazione le popolazioni.”

        Amici, riflettiamo un attimo: non è così semplice. Un precedente del genere crea delle conseguenze irreversibili per anni e anni. E poi come fai a sapere a chi non restituirai i soldi? metteresti nello stesso calderone: mafiosi, banche, piccoli risparmiatori, cooperative sane, aziende sane, speculatori, ricchi finanzieri. Non hai modo per discriminare. E a quel punto nessuno avrebbe più fiducia, per 40 anni almeno, ad investire nel tuo paese.

        I precedenti della storia parlano chiaro.

        ” il Giappone è il paese in assoluto pù indebitato in percentuale, ma siccome il suo debito è quasi completamente con i propri cittadini, se ne sente parlare pochissimo.”

        Il giappone rappresenta una bomba ad orologeria. La situazione non è così lineare come sembra.

        • credo che tu abbia ragione ad evidenziare tutte le difficoltà della proposta: ne ho accenato anche ieri in un post analizzando la situazione inglese e il ruolo della City nell’economia del paese.

          la nostra ostilità alla cancellazione del debito è soprattutto culturale: ricordo che nel mondo ebraico antico quiesta era addirittura prevista ogni cinquant’anni come fatto religioso, e che era un comportamento abituale da parte dei sovrani medievali nei riguardi dei banchieri.

          in un mondo dominato da pestilenze e carestie periodiche la cancellazione ogni tanto del dare ed avere era un cataclisma minore, e aveva una precisa funzione economica per rianimare l’economia facendo tabila rasa di tutti i vincoli che potevano soffocarla.

          è ovvio che nel mondo globalizzato l’operazione ha un senso soltanto se compiuta da più paesi significativi in modo coordinato.

          non dico che sia semplice, però noto che il pensiero accademico si guarda bene dall’approfondire anche soltanto a livello teorico una prospettiva simile…

          è ovvio che gli strumenti per realizzare l’obiettivo risparmiando i piccoli risparmiatori (perdonami il bisticcio) ci sono e sono anche abbastanza semplici.

          è altrettanto chiaro che questa prospettiva potrà imporsi solamente come extrema ratio e che in questo momento non ci scommetteri su nemmeno io.

      • 🙂 A proposito di intese ideali e consonanze di pensiero, mi sento in dovere di sottoscrivere le tue riflessioni che non posso fare a meno di condividere ed apprezzare.
        Ad integrazione della discussione, se mi si perdona il “citazionismo”, le tue osservazioni insieme a quelle del nostro amico Ribelle, circa l’etica della finanza, l’economia giapponese, e le grandi istituzioni finanziarie (con la loro ideologia mercantilista) erano per l’appunto stati l’oggetto di una mia piccola disamina [QUI], tramite quei voli pindarici ad intreccio multiplo che personalmente mi divertono molto…

        • Complimenti per il post Society
          L’apparenza dice al nostro cervello che i comportamenti umani cambiano.
          I comportamenti umani sono sempre gli stessi: chi fa e costruisce, chi distrugge e arraffa
          Qualcuno addirittura sostiene che le crisi sono funzionali e necessarie per la cessione di parti di sovranità….

          • 🙂 In merito a quel “qualcuno”, tanto per rimanere nell’ambito del tema originario, in un dimenticato convegno (“Finanza: comportamenti, regole istituzioni”) del 22/02/2011, organizzato dall’Università LUISS Guido Carli (ateneo privato di Confindustria), dichiarò pubblicamente:

            «Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia BISOGNO DI CRISI e di gravi crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata

            Il nome del lungimirante autore è: MARIO MONTI.

            D’altra parte, a proposito del sopraccitato Robert Mundell, c’è chi sostiene che le apparenti debolezze dell’Euro siano in realtà il frutto concordato di una precisa strategia politica ed economica…
            A riguardo, allego un divertente articolo del britannico Guardian nella sua traduzione in italiano: QUI.

  8. Il Ribelle Says:

    @bortocal

    “tuttavia la situazione del paese rimane catastrofica.”

    Quando Beppe Grillo diceva che l’Italia sarebbe fallita ad Ottobre, sapevo che erano solo i latrati di un vecchio ciarlatano e imbroglione, finalizzati al terrorismo di massa. Da un lato ridevo per le cazzate che sparava, dall’altro mi irritava perchè sapevo che qualche brava persona, non troppo preparata, si sarebbe terrorizzata, pensando al futuro proprio e della propria famiglia.

    Quindi direi che Beppe Grillo oltre ad essere un omicida è anche un terrorista.

    Tuttavia, quando gli allarmi partono da persone razionali preparate e in buona fede come te, mi impongono analisi ancora più dettagliate dei dati, e una revisione generale in chiave ancora più critica delle mie considerazioni. Ed in chiave personale è sicuramente uno stimolo, di cui ti ringrazio.

    “il complesso dei debiti bancari europei sfiora i 1.000 miliardi, dei quali è urgente trovare un ri-finanziamento: ma da dove?”

    Una quota parte di quel debito (difficile stabilire con esattezza l’entità) deriva dal long term refinancing operation (LTRO) una operazione fortemente voluta da Mario Draghi contro la massicica opposizione della Germania e di quasi tutti i pasesi centro-nord europei.
    In sostanza la BCE ha stampato una vagonata di soldi e li ha prestati a tassi di interesse bassissimi (quindi IN PARTE le BCE si comporta a tutti gli effetti come banca centrale, ha “pompato carburante” nel sistema). Chi ha preso i soldi in prestito ha fornito degli asset a garanzia (quindi prestiti “coperti”). Quindi io non mi preoccuperei del valore in senso assoluto del debito, ma dove sono stati investiti i soldi

    presi in prestito. Gran parte del denaro derivante dal LTRO è stato investito in titoli di stato Italiani francesi o spagnoli e una piccola parte (per la

    verità crescente negli ultimi tempi) è stata riversata nell’economia (prestiti ad imprese ect…). Questo perchè ultimamente non conviene più prendere titoli

    di Stato italiani dai rendimenti bassi. Mentre in precedenza le banche prendevano soldi in prestito dalle BCE all’1% e ci compravano titoli al 6% (come

    quello Italiano di qualche tempo fa). Le cossiddette Rendite Finanziarie (ora tassate GIUSTAMENTE al 20%).

    “anche se vi è una congiura generale del silenzio per tenerla sotto traccia, e solo qualche dato sfugge qua e là dalle maglie del controllo

    dell’informazione…”

    Su questo dissento. In Italia è difficilissimo tenere segreti del genere, ci vorrebbe un complotto incredibile a livello di tutti gli organismi di

    informazione, e a questo sinceramente non credo. Se si studiano i dati e si da ascolto alle persone giuste (e competenti) il quadro generale può risultare

    non così oscuro. Questo per quanto riguarda i dati prevedibili. Poi ci sono tante cose che non lo sa neppure il padre eterno come evolveranno, ma non si

    tratta di complotti solamente di problemi di una complessità così tanto elevata che qualsiasi previsione ha una accuratezza ed attendibilità estremamente

    bassa.

    • ringrazio te (assieme a sendivogius) di una risposta così articolata, che è solo massaggio rigeneratore per la mente.

      parto dal fondo e dal tuo dissenso: credo che siamo sostanzialmente d’accordo, io parlo della informazione di massa, tu della informazione professionale specialistica della quale hai evidentemente un’ottima competenza.

      è certamente vero che, cercando nei post adatti, si trova: ma la gente comune, tra la quale su questi problemi devo mettere anche me stesso, non ha le competenze per farlo; la funzione della stampa non dovrebbe essere quella di fornire dei percorsi e di aiutare a capire?

      è quello che qui avete fatto spledidamente sendivogius e tu, ma trovami qualcosa di simile nella stampa qualificata, che non stia annidato in qualche rubrica troppo appartata: in compenso quotidiani anche autorevoli fanno la grancassa a Bagnai e alla sua divulgazione apparente.

      dalla prima parte del tuo commento ho solo da imparare, ma vorrei sottolineare un passaggio che trovo inquietante:

      “Gran parte del denaro derivante dal LTRO è stato investito in titoli di stato Italiani francesi o spagnoli e una piccola parte (per la verità crescente negli ultimi tempi) è stata riversata nell’economia (prestiti ad imprese ect…).
      Questo perchè ultimamente non conviene più prendere titoli di Stato italiani dai rendimenti bassi”.

      scusa la domanda da profano, ma non è questa gestione puramente finanziaria del problema del debito la premessa certa di una più grave crisi futura?

      crisi che magari assumerà le forme di un’inflazione…

      • Il Ribelle Says:

        “scusa la domanda da profano, ma non è questa gestione puramente finanziaria del problema del debito la premessa certa di una più grave crisi futura?”

        Direi di no, le banche, al contrario, si sono parate il culo agendo in quel modo: acquistando titoli che sapevano benissimo non meritavano rendimenti così elevati… E’ più che altro un problema di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese. In questo particolare frangente direi che la BCE ha fatto il suo dovere, le banche del circuito bancario (Intesa, unicredit,ect…) NO.

        “crisi che magari assumerà le forme di un’inflazione…”

        Questo pericolo c’è in Giappone Cina e Stati Uniti, in Europa è quasi trascurabile. E questo, bisogna riconoscerlo per onesta intellettuale, grazie alla gestione di altissimo livello e assolutamente competente della BCE, da parte di Mario Draghi.

        Avessimo avuto gli inetti della Repubblica di Weimar alla gestione della BCE, ora avremmo Beppe Grillo capo dello Stato e presidente del consiglio.

  9. @ sendivogius

    citazioni ed artciolo estremamente affascinanti…

    • 🙂 Grazie! Così ci vizi con simili complimenti!!

      Naturalmente, ho letto con molto interesse i tuoi nuovi interventi… compreso l’accenno religioso (e politico) alla remissione dei debiti: dal giubileo ebraico, a Filippo IV detto il Bello.
      Se il principio era giusto, l’applicazione concreta lasciava molto a desiderare. Tanto per dire, alla fine del XIII secolo i Re di Francia (subito imitati da monarchi spagnoli e inglesi), perennemente a corto di quattrini, avevano trovato il sistema perfetto per finanziare se stessi e le loro guerre feudali: l’espulsione e, in alternativa, l’eliminazione dei loro principali creditori, con la cacciata dei banchieri “lombardi che precedette di poco il rogo dei Templari.
      Pratica quantomeno discutibile, che sempre si accompagnava a violente persecuzioni anti-ebraiche.

      Il Debito nell’antichità era sinonimo di USURA; quasi sempre il prestito ad interessi si riduceva nella perdita della libertà personale e riduzione in schiavitù del debitore. Tant’è che nella Respublica romana la cancellazione dei debiti era parte integrante delle battaglie politiche dei “populares“, a partire dai Gracchi.
      Peccato che l’abolizione del debito, partita sotto i migliori e più nobili auspici, finì spesso col diventare il tratto distintivo di cinici demagoghi senza scrupoli, da Catilina a Clodio.

      scusa la domanda da profano, ma non è questa gestione puramente finanziaria del problema del debito la premessa certa di una più grave crisi futura?

      Da persona ancor più profana in materia, mi permetto di rispondere al tuo quesito con una ulteriore considerazione…
      Non credo che il problema sia la creazione di nuovi fenomeni inflazionistici: l’Inflazione è l’ossessione dei Monetaristi e la bestia nera degli economisti neo-classici, ma per l’appunto è uno spauracchio, una specie di bau-bau ideologico. Di inflazione si sopravvive; di stagnazione NO.
      Si parva licet componere magnis, l’Impero Romano convisse con una inflazione spaventosa, accompagnata da costanti deprezzamenti della moneta, per oltre 400 anni della sua lunga esistenza. Ma non fu l’inflazione a schiantare l’Impero.

      Chiusa la breve ed ennesima digressione, ad ogni modo, il vero problema implicito nella politica monetaria di Draghi non è l’inflazione, ma il costante rischio di cadere nella cosiddetta “Trappola della liquidità”, che da ignorante quale sono credo che Draghi stia cercando di evitare con una sorta di variante europea al fortunato “quantitative easing” della FED, aggirando i veti rigoristi della Germania, e ulteriormente incoraggiato dai (presunti) segnali di ripresa del mercato.
      In caso dovessero insorgere fenomeni inflazionisitici, è lecito pensare che Draghi ricorrerà alla c.d. “Equazione di Fisher”.

      Ma io ho una formazione prevalentemente umanistica e quindi le mie supposizioni lasciano davvero il tempo che trovano.

      • non preoccuparti dei complimenti: sono facile agli entusiasmi e anche alle delusioni; qui però si prosegue a passo ben sostenuto e per ora la discussione resta di mio pieno gradimento.

        mi delude soltanto 🙂 un po’ la tua formazione umanistica, che mi riconduce al pascolo dal quale provengo anche io; tuttavia, considerando la spaventosa cultura specifica che dimostri comunque in campo non solo storico, ma anche economico, mi pare di potere superare lo shock… 🙂

        non dubito che le crude cancellazioni dei debiti passati fossero condotte con la stessa nettezza di decisione con cui si massacravano i contadini nelle guerre pressoché quotidiane o con cui, per restare in tema, si gestivano i debiti stessi, con riduzione in schiavitù di chi non riusciva a pagarli, e che il mondo abbia fatto qualche passo in avanti teorico verso i diritti umani e il politically correct; quel che mi interessava sottolineare è che l’intangibilità del debito (molto più apparente che reale, del resto, considerando la facilità con cui oggi qualcuno fallisce e ricomincia a indebitarsi da capo) è solo un tabù culturale, e anche senza spessore storico.

        giustamente – mi hai letteralmente rubato le parole di bocca – fa parte di questo scenario nell’occidente europeo l’antisemitismo: il debito, ammesso nel mondo antico come fatto normale, è stato colpevolizzato col cristianesimo e trasformato in usura passiva; il creditore è stato espulso dalla società normale e ridotto ad enclave razziale e religiosa: l’ebreo.

        questo facilitava di molto la “remissione del debito”, così importante da essere perfino parte della principale preghiera cristiana.

        bastava lanciare un progrom contro gli ebrei per cancellare i debiti.

        be’, non avevo mai fatto caso a questo rapporto particolare tra nascita del cristianesimo e trasformazione della teoria e della pratica economica: grazie di avere acceso questa intuizione.

        ed ora sull’inflazione…

        ci sono due tipi di inflazione, a mio parere: quella puramente monetaria, dove è la moneta che si svaluta, ma la disponibilità delle merci rimane invariata; in questo caso l’inflazione agisce soprattutto come fattore di redistribuzione del reddito fra classi sociali diverse, ma – a parte le sofferenze di alcuni – non altera in maniera sostanziale il livello generale della vita sociale.

        ma esiste anche l’inflazione determinata da una carenza di merci: quella ad esempio che sta devastando i poveri dell’India o di altri paesi ora detti emergenti e non più Terzo Mondo, per la corsa al rialzo dei costi dei prodotti agricoli, cioè del cibo – rialzo di valore reale, non monetario, e dovuto non ad una carenza vera di produzione agricola, ma allo spostamento di una parte di questa verso i carburanti oscenamente definiti “biologici”, ma sarebbe meglio che li chiamassimo bio-illogici.

        quale di questa inflazione ha davanti il nostro mondo?

        io credo la seconda più che la prima, e quindi sono assai più preoccupato di te.

        la mia interpretazione generale della situazione attuale è che essa ha delle radici strutturali, non semplicemente monetarie, come si dice di solito.

        qui mi fermo, per non superare la decenza nelle dimensioni del commento; tuttavia è da questa domanda che occorre partire: perchjè allora, se la crisi è prima economica e poi finanziaria, allora è evidente che le politiche monetarie riescono a gestire e ad attutire qua e là gli effetti della crisi, ma non a risolverla.

        come mi pare che stia in effetti avvenendo.

        senza considerare poi che neppure Keynes riuscì a dare davvero una risposta alla crisi degli anni Trenta e servì la seconda guerra mondiale a rimettere in moto il meccanismo.

        il che ci riporta al tema iniziale: occorre una grande distruzione di ricchezza per uscire davvero da una grande crisi e rimettere in moto un meccanismo inceppato.

        o lo facciamo senza spargimento di sangue, appunto con la cancellazione dei debiti, anche se le conseguenze aranno comunque socialmente molto pesanti, oppure la guerra resterà l’unica prospettiva, se la crisi dovesse aggravarsi ancora un po’.

        già, la guerra risolutiva, perch’e riduce la popolazione e ristruttura radicalmente la domanda.

        sperando, ovviamente, di sbagliarmi.

        • 🙂 E’ molto “rassicurante” sapere che la nostra attuale depressione economica non è determinata dall’esplosione dell’inflazione, né da una carenza di merci, ma da una sovrapproduzione cartacea di titoli al portatore e movimentazione di denaro fittizie, tramite l’impacchettamento obbligazionario di crediti allo scoperto (CDO) e la contro-emissione di titoli di garanzia sul debito (CDS)…!

          • è proprio di questo che non sono convinto, però forse potrai illuminarmi.

            l’ho argomentato più ampiamente nel commento qui sotto al nostro interlocutore Ribelle; ti cito soltanto un passaggio:

            “rimane dunque da valutare la correlazione del tutto sottovalutata, per non dire nascosta dal pensiero economico ufficiale, fra i fenomeni monetari e i fenomeni strutturali; personalmente ritengo che non sarebbe esplosa nessuna crisi monetaria se gli ambienti finanziari avessero potuto continuare a contare su una espansione facile della produzione.

            la coincidenza tra picco della produzione del petrolio e apertura della grande crisi non è affatto casuale, penso io, che in questo mi sento ancora un poco paleo-marxista”.

            naturalmente, dato che si tiene un blog nella migliore delle ipotesi anche per imparare, e in qualche raro caso ci si riesce, mi interessa la tua opinione su questa mia convinzione eterodossa.

            credo tuttavia che il pensiero economico ufficiale sia tal ente condizionato dalla deriva finanziaria del capitalismo da non avere neppure più gli strumenti mentali per guardare al mondo della produzione come base di tutto, come insegnava il vecchio Marx.

  10. Il Ribelle Says:

    @ Alice: “Perché vogliono limitare ulteriormente l’uso di denaro contante?”

    Il contante è utile solo ad evasori fiscali, rapinatori, mafiosi, riciclatori di denaro sporco e spacciatori di droga. Chi vuole ridurre l’uso di contante, lo propone per contrastare le entità sopraelencate, chi non, per difenderle.

    L’equazione è abbastanza semplice. Fai tu.

    Non so come mai ho sempre trovato una difesa spasmodica del contante da parte dei fascisti e qualche tempo fa, da parte di Beppe Grillo.

    Ora bisogna solo decidere in quale categoria, tra quelle da me sopra elencate, si vuole mettere Beppe Grillo e i Fascisti.

    A voi l’ardua sentenza.

    • 😀 Io uso SOLO contante, per una naturale idiosincrasia nei confronti delle banche e perché (che diamine!) già faccio fatica ad attribuire un qualche valore ad un pezzo di carta colorato, figuriamoci a qualcosa di totalmente impalpabile.
      Fosse per me, apprezzerei molto i dobloni d’oro, che farebbero anche la mia gioia di inguaribile collezionista.
      Però non spaccio, non rubo e non evado. In quanto al Grullo e fascisti… be’ tu sai come la penso..;)

      • Il Ribelle Says:

        “Però non spaccio, non rubo e non evado…”

        Ci mancherebbe, mi scuso se ho fatto intendere una cosa del genere. Ma il concetto non era “CHI USA” ma “A CHI SERVE”.

        Ci mancherebbe che possa mai pensare che chi usa i contanti appartiene a quelle categorie.

        ma a “CHI SERVE” il contante, per mantenere il proprio tenore, e/o mantenere le proprie attività, allora è un altro paio di maniche.

        E sono certo che tu, come tante altre persone oneste, se uscisse mai una legge che impone la tracciabilità ( e quindi non il contante) sopra i 50 Euro saresti il primo a rispettarla.

        E magari, dopo questa nostra “chiacchierata” potresti prendere in considerazione l’uso dei pagamenti elettronici……..esistono anche le prepagate!! 🙂 🙂 🙂 🙂

        • Per carità! Dopo cinque anni, devo ancora attivare il bancomat rimasto sigillato nella slot plastificata. Prima o poi dovrò decidermi a farmi annullare il “servizio” dalla banca. Figuriamoci il resto…!

          P.S. L’Undiemi l’è tanto belìn-a, non pensavo ti suscitasse simili reazioni cutanee..:D

          • Il Ribelle Says:

            Questa cosa mi sta troppo a cuore….e mi permetto di aggiungere questo.

            Provate a da andare dal ristoratore o dal gommista fascista che non dà ricevuta neanche se crepi….

            Alla cassa quando vi ha detto il prezzo, tirate fuori il bancomat o un prepagato a quel cazzo che vi pare di elettronico.
            A questo punto possono succedere 3 cose:

            1 – Vi spara e non pagate.

            2 – Vi prende a cazzotti e dopo aver detto: “W IL DUCE” (mi fa schifo solo a scriverlo) vi invita a tirare fuori il contante.

            3 – vi permette di usare il bancomat e come per magia…tira fuori lo scontrino, o la ricevuta…da solo senza che gliela chiediate….

            Se va come al punto 3 avrete contribuito al benessere di tutti perchè sul quel vostro pagamento CI DOVRA’ PER FORZA PAGARE LE TASSE.

            Conclusioni: se accade il punto 3 il ristoratore o il gommista non erano fascisti…

            A parte gli scherzi spero di aver cominicato il messaggio in modo chiaro. Se non sono stato chiaro fatemi sapere.

          • Un tempo ero più “fiscale” nella richiesta di scontrini e ricevute… ma dinanzi alle evasioni milionarie di note aziende multinazionali, dalle truffe carosello ai rimborsi dei falsi crediti IVA, diciamo che la mia soglia di tolleranza si è alzata.
            Premetto, che (sarà un’eccezione straordinaria) di solito non devo chiedere ricevute e scontrini: me li fanno direttamente senza solleciti.

            🙂 In quanto ai ristoranti… mangio sempre a casa (di più e meglio a 1/3 dei costi).
            Col gommista la faccenda è un po’ diversa: solitamente le ruote (e altri pezzi di carrozzeria) li rimedio allo sfascio.
            Il gommista (che in realtà sarebbe un tecnico informatico) è un amico che mi procura i pneumatici a prezzo di fabbrica senza ricarico IVA. Sinceramente, date le circostanze, posso transigere sulla fattura.
            Specialmente se ho un evasore conclamato al Senato ed un ministro della Giustizia che solidarizza con una famiglia di bancarottieri e truffatori.

  11. Il Ribelle Says:

    “ci sono due tipi di inflazione, a mio parere: quella puramente monetaria, dove è la moneta che si svaluta, ma la disponibilità delle merci rimane invariata; in questo caso l’inflazione agisce soprattutto come fattore di redistribuzione del reddito fra classi sociali diverse…”

    Non vorrei apparire nei tuoi confronti pignolo e antipatico (anche perché mi ispiri una certa simpatia) ma NON è così.

    La svalutazione è una cosa l’inflazione è un’altra. Sono legate, il più delle volte in modo proporzionale e monotono, ma MAI in modo lineare.

    Tanto per fare chiarezza, la svalutazione della moneta è direttamente proporzionale all’impoverimento della nazione tutta e non ha niente a che vedere con la redistribuzione.

    I paesi a valute deboli sono spesso preda di imprenditori in cerca di manodopera a basso costo, più la valuta è debole più il paese è povero più ci guadagna l’imprenditore a spese del lavoratore.

    A volte la svalutazione nei paesi industrializzati è necessaria per far ripartire economie stagnanti ma è un parametro difficile da controllare che può dar luogo a fenomeni di controreazione positiva dell’inflazione (iperinflazione) e fortissima instabilità economica.

    L’inflazione impoverisce le classi più deboli a reddito fisso (operai e impiegati) e viene gestita, la maggior parte delle volte (quando non c’è iperinflazione), senza troppi problemi da imprenditori e commercianti.

    Per fare ulteriore chiarezza, l’Italia non ha mai fatto svalutazioni competitive, ma ha SEMPRE subito le svalutazioni di una Liretta molte volte troppo instabile e debole nel contesto internazionale. E questo anche durante periodi di discreta produttività industriale.

    Una inflazione contenuta e controllata è necessaria, per come è strutturata l’economia, ma una perdita di controllo da parte della stessa crea delle conseguenze a volte irreversibili.

    • Mi sa che ti toccherà spiegarlo soprattutto ai fans di Bagnai e della Undiemi…

      • Il Ribelle Says:

        No…la Undiemi no…ti prego…non me la dovevi nominare…ora che lo hai fatto, passerò tutta la notte in cerca di siti, blog e post dove sputtanarla!!!!! 🙂

    • non per fare il contro-pignolo (parte che mi riesce benissimo, di solito), dato che mi ispiri una certa simpatia anche tu, se non altro per il nome, dato che non conosco altro di te…

      non mi hai affatto messo in crisi con le tue osservazioni, anzi: hai addirittura dato due nomi diversi ai due fenomeni economici che mi pare che la vulgata confonda sotto l’unica definizione di inflazione e che stavo cercando di distinguere anche io.

      quindi ti seguo volentieri sulla tua strada, anche perché conduce a dimostrare l’inconsistenza delle tesi di Bagnai (ma ci tornerò), che fa venire i brividi pensare che insegna in una università italiana…; quanto alla Undiemi, confesso che non ne ho mai sentito parlare, ma mi informerò, quando mi sentirò lo stomaco abbastanza forte per farlo – viste le vostre reazioni al solo sentirla nominare…. :).

      ma torniamo a noi due: tu parli di “svalutazione della moneta”, direttamente proporzionale all’impoverimento della nazione tutta” e la contrapponi all’inflazione; è quella che io definivo “l’inflazione determinata da una carenza di merci”, dato che credo che l’impoverimento reale, oggettivo si misuri soprattutto dalla minore disponibilità oggettiva di merci.

      e questa può avere due cause: una è quella di cui parli tu, una “svalutazione nazionale”, cioè un impoverimento relativo di quella nazione rispetto ad altre; ed è un meccanismo che hai illustrato benissimo; diciamo di più è il meccanismo chiave con il quale nei decenni passati sono state tenute sotto controllo economico le ex-colonie, definite Terzo Mondo, da parte delle ex potenze colonizzatrici o comunque dall’Occidente imperiale.

      in base alla legge della domanda e dell’offerta di merci, la maggiore domanda dei prodotti industriali e tecnologici di cui l’Occidente aveva l’esclusiva, determinava una parallela svalutazione, come merci, delle materie prime prodotte dalle ex-colonie e consentiva la prosecuzione del colonialismo sotto altre forme.

      (per inciso è questa situazione che ormai è cambiata nel rapporto fra Occidente e resto del mondo, salvo che per paesi molto piccoli e fragili, e facili da continuare a tenere sotto controllo, come quelli del mondo arabo, ad esempio; e la fine del neo-colonialismo economico è certamente un fattore importante della crisi attuale del mondo occidentale).

      ma un secondo impoverimento oggettivo può essere mondiale e relativo a determinati prodotti – fatto inedito e dunque non molto presente alla teoria economica.

      ad esempio, se si è raggiunto il picco della produzione del petrolio e si riesce a far fronte alle esigenze del mercato solo con lo sfruttamento più costoso degli scisti bituminosi, questo determina un impoverimento generale di tutte le valute mondiali. primariamente rispetto ad un bene che tende potenzialmente a rarefarsi, ma poi a cascata per tutte le merci che indirettamente lo usano, anche solo per circolare ed essere vendute.

      se l’incremento quasi generale e incontrollato della popolazione aumenta le esigenze di cibo, mentre la produzione agricola si sposta verso i combustibili bio-(il)logici, per fare fronte in qualche modo alla crisi petrolifera che si profila, questo determina una crisi alimentare che produce una svalutazione tendenziale di tutte le monete del mondo.

      se la disponibilità di fosfati, fondamentali per la produzione di concimi e dunque per sostenere i livelli attuali di produzione agricola, appare limitata a un paio di decenni ai ritmi di produzione attuale, e questo delinea una carestia alimentare drammatica a non lontanissima scadenza, tutto questo è “svalutazione della moneta” o anche “svalutazione delle monete” nel loro insieme.

      dal punto di vista del consumatore l’aumento dei prezzi si presenta come “inflazione” ed è difficile distinguerlo dalla “inflazione a cause puramente monetarie”, che dipende invece dalle condizioni strutturali della moneta in uso in quanto tale; tuttavia il fenomeno di base è completamente diverso, come stiamo dicendo entrambi.

      nel secondo caso l’inflazione dipende da un eccesso relativo di stampa di carta moneta da parte dell’autorità che la emette, nel secondo caso i prezzi crescono anche se la moneta circolante si mantiene stabile.

      questo significa che l’inflazione, in parte fisiologica necessaria nella struttura economica attuale, si regola e controlla con strumenti monetari, ma la svalutazione no: la politica monetaria può regolarne e attutirne gli effetti, ma non risolvere le cause.

      dato che sono strutturali e si risolvono, semmai, se è possibile, nel mondo della produzione, non nel mondo della moneta, nel reale e non nel virtuale.

      rimane dunque da valutare la correlazione del tutto sottovalutata, per non dire nascosta dal pensiero economico ufficiale, fra i fenomeni monetari e i fenomeni strutturali; personalmente ritengo che non sarebbe esplosa nessuna crisi monetaria se gli ambienti finanziari avessero potuto continuare a contare su una espansione facile della produzione.

      la coincidenza tra picco della produzione del petrolio e apertura della grande crisi non è affatto casuale, penso io, che in questo mi sento ancora un poco paleo-marxista.

      ma se questa analisi è vera (e chissà se lo è), questo allora significa che la crisi attuale non è affatto passeggera, ma strutturale, irreversibile, anzi destinata a continuare e ad aggravarsi, e che rappresenta il nuovo quadro concettuale al quale il pensiero economico dovrà adeguarsi, sostituendo l’economia dello sviluppo illimitato che lo ha finora caratterizzato ingenuamente, con l’economia del declino necessario.

      poi ci sta l’inflazione vera e propria, quella che si svolge rigorosamente all’interno di un’area monetaria e che agisce come elemento interno di ri-distribuzione del reddito tra le classi sociali; ma ne hai già parlato bene tu e non ho altro da aggiungere a quello che hai detto.

      • Premetto che il problema attuale e concreto che il sistema economico (e soprattutto l’economia europea) si trova a dover affrontare in questo momento NON è affatto l’insorgere dell’inflazione (ai suoi limiti storici) bensì il suo esatto contrario: la DEFLAZIONE; ovvero una diminuzione incontrollata e crescente dei prezzi dei beni al consumo, legata ad una progressiva perdita di acquisto dei salari. Perdita legata a due ragioni principali: contrazione delle retribuzioni e alti livelli di disoccupazione.
        Sostanzialmente, è una risposta alle classiche leggi della domanda e dell’offerta: ad una offerta costante (o addirittura crescente) di merci non corrisponde una domanda proporzionata dei potenziali acquirenti. Ergo, i prezzi decrescono sempre di più; si genera quello che è (anche marxianamente) conosciuto come surplus di merci. Quindi, le industrie sul lungo periodo non hanno più interesse né convenienza a produrre merci che rimangono invendute; bloccano o riducono la produzione (quindi maggiori licenziamenti e stipendi sempre più bassi per limitare le perdite); abbassano i prezzi degli stock accomulati, per poter smaltire le scorte in eccesso. Ma la gente con sempre meno denaro a disposizione (e con la paura di perdere il lavoro) diminuisce ancor di più i consumi, ridotti all’essenziale. Insomma è il classico serpente che si morde la coda.
        Solitamente, per compensare il problema e rilanciare l’economia, si tende in questi casi a puntare tutto o quasi sull’Export onde mantenere livelli occupazionali e produttivi, ponendo un argine alla possibile stagnazione interna.
        Ma nel caso della UE sorge un problema devastante…
        Serve una moneta competitiva che favorisca le esportazioni. O in alternativa rilanciare i consumi interni, aumentando gli investimenti (pubblici) ed i salari (in pratica generando “debito” e “inflazione”, che nella UE rigorista a trazione tedesca è considerato tabù!).
        Un euro assolutamente sovrapprezzato che si scambia a quasi 1,40 sul dollaro, NON è assolutamente competitivo e sul lunga andare strozza le esportazioni, contribuendo contemporaneamente a deprimere i consumi interni.
        Risultato concreto è per l’appunto: la STAGNAZIONE del sistema economico con una depressione strutturale, che si traduce in disoccupazione endemica e ripercussioni nefaste sulla c.d. bilancia dei pagamenti.
        Se a questo si aggiunge un fortissimo debito interno ai Paesi interessati, la situazione rischia di diventare catastrofica. A maggior ragione se si pensa di risolvere la crisi con un rigore fiscale estremo, all’insegna di una politica di “austerity” che per sua natura comporta già conseguenze recessive sul tessuto economico.

        E’ bene precisare che l’attuale crisi economica (che per molti aspetti è persino peggiore alla Grande Depressione del 1929) non nasce da un surplus produttivo, da una carenza di materie prime, o da una crisi dell’industria manifatturiera, o una contrazione del sistema produttivo (che si sta invece verificando ora a causa del c.d. credit crunch)…
        La sua origine è prettamente “finanziaria” e nasce Oltreoceano con l’ormai nota crisi dei mutui subprime: l’esplosione della bolla speculativa, che ha scoperchiato la fogna della finanza allegra dei derivati e del “credito facile”.

        Detto in maniera molto semplicistica, durante gli anni economicamente felici del clintonismo, a torto o a ragione, si è pensato che l’economia reale non avrebbe potuto espandersi all’infinito. La grande trovata fu di investire risorse e capitali (virtuali) nell’espansione a dismisura del capitalismo finanziario, nella pretesa illusoria che questo avrebbe provocato ricadute a pioggia anche sull’economia reale, con un accesso al credito tendenzialmente illimitato ed una crescita esponenziale del PIL.
        Per questo ci fu innanzitutto la cancellazione degli accordi di Bretton Woods, che nella pratica comportarono due effetti all’origine della crisi finanziaria attuale:
        1) l’eliminazione di un solido standard di riferimento al quale agganciare il valore del denaro, con un sistema di cambi fissi (e regolati) delle valute;
        2) la libera circolazione di capitali, che nel caso della finanza strutturata corrisponde ad un flusso illimitato di denaro, senza reali corrispettivi in moneta (effettivamente stampata) legata all’economia reale e misurabili in prodotti concreti (beni fisici).
        La speculazione sulle materie prime (commodities trading), globalizzazione selvaggia e sfruttamento neo-coloniale sono una conseguenza e non la causa.

        Altro provvedimento di punta, fu l’abrogazione (sempre sotto la presidenza di Bill Clinton) del Glass-Steagall Act, che poneva una netta separazione tra banche commerciali e banche d’affari, con la conseguenza di provocare un’esplosione degli strumenti della finanza derivata, per giunta piazzati come prodotti finanziari e (finte) “obbligazioni” a milioni di ignari piccoli risparmiatori, che pensavano di investire i propri soldini in titoli sicuri a rendimento concertato.

        Faccio notare che tanto il Glass-Steagall quanto gli accordi di Bretton Woods (che non era il migliore dei trattati possibili, a partire dalla dollaro-dipendenza dei cambi) rientravano tra i principali provvedimenti, messi in piedi proprio perché non si verificassero MAI più le condizioni per una nuova Depressione come quella del ’29.
        E infatti, una volta rimossi, le cose sono andate (quasi) esattamente come 80 anni fa!

        • scusa, ma l’abbandono degli accordi di Brettom Woods non precede di gran lunga l’epoca Clinton e perfino quella di Reagan, risalendo addirittura a Nixon e al 1971?

          o forse ti riferisci a qualcos’altro che non sono riuscito a capire?

          totalmente d’accordo invece sul ruolo centrale nel preparare la crisi dell’abrogazione da part di Bill Clinton del Glass-Steagall Act: sappiamo chi dobbiamo ringraziare dell’esplosione incontrollata della spculazione finanziaria, contro la quale, del resto, non è stato fatto nulla di sostanziale tuttora.

          a questo punto richiamerei la tua attenzione sul teorema di Stiglitz, http://bortocal.wordpress.com/2013/06/01/231-il-teorema-di-stiglitz-super-ricchi-arricchitevi-ancora-bloccherete-lo-sviluppo/, che stabilisce una correlazione molto stretta, del resto anche intuitiva, tra aumento della diseguaglianza sociale e blocco dello sviluppo.

          è evidente infatti che, per rilanciare la domanda, occorre aumentare i redditi di tutti coloro che sono in fondo alla piramide sociale e che non possono fare a meno di spendere quel che ricevono, mentre concentrare la ricchezza ulteriormente nelle mani dei privilegiati significa incrementare ancora la speculazione finanziaria sottraendo risorse al consumo.

          al di là di una discussione analitica della tua lettura della crisi, a me pare che il nocciolo fondamentale è questo; per dirla in immagine, se pago un Marchionne 50 milioni di euro l’anno, non posso aspettarmi che li spenda tutti quell’anno in consumi, ma che li destini in gran parte alla sepculazione funaziaria; se invece la stessa somma la uso per aumentare lo stipendio di 5.000 operai di 100 euro al mese una buona parte di questa somma finirà effettivamente in consumi.

          il vero problema, però, come dici tu, e come dicevo anche io, è che è diminuita la fiducia nei capitalisti di riuscire a realizzare profitti attraverso le attivitá produttive, e dunque si è pienamente realizzata la centralità distruttiva ed aliena della finanza speculativa come produttrice di profitti.

          sottolineo ancora che la deflazione di cui giustamente parli combacia tuttavia con una moderata inflazione monetaria, che comprime a sua volta i consumi.

          credo che in parte questa sia la “cattiva inflazione” di cui parlavo io, e che tu hai meglio definito svalutazione.

          insomma su questo scenario agiscono anche pesantemente i “limiti oggettivi dello sviluppo”, che sono il vero convitato di pietra della crisi, del quale sembra vietato parlare…

          • scusa, ma l’abbandono degli accordi di Brettom Woods non precede di gran lunga l’epoca Clinton e perfino quella di Reagan, risalendo addirittura a Nixon e al 1971?
            O forse ti riferisci a qualcos’altro che non sono riuscito a capire?

            🙂 No, fermo restando l’opinione su Bretton Woods, sono io che scrivendo di getto ho omesso di trascrivere un aspetto basilare legato alla Clinton’s Economy, e che avrebbe dovuto essere il passaggio successivo del ragionamento: l’istituzione del WTO (World Trade Organization) all’origine della moderna “globalizzazione”.

            Tornando alle tue osservazioni, nessun investimento o attività produttiva, legata all’economia reale, potrà mai lontanamente rendere tanto ed in così poco tempo, come una speculazione ben riuscita sul mercato finanziario.
            La cosa non è necessariamente vincolata alla disponibilità di denaro contante.
            Anzi! Come investment trader organizzato, non c’è nemmeno bisogno di avere la liquidità monetaria per partecipare a quello che in pratica è un “gioco d’azzardo”, basato su ogni tipo di scommessa: dal tasso di cambio alle probabilità di incassare il premio di una polizza assicurativa.
            Una delle pratiche più diffuse nell’ambito della finanza strutturata sono le “vendite allo scoperto” (short selling)… In pratica, si ‘affitta’ a giornata (senza doverlo comprare) un pacchetto titoli da una banca o una società di private equity; quindi si scommette sul loro rendimento (a rialzo o ribasso) fissando una cifra di base. Si incassa (o si perde) la differenza, senza dover disporre di un solo titolo, e senza sborsare un quattrino, ma pagando una provvigione minima alla banca d’affari interessata dalla triangolazione.
            Questo “giochino”, che ho spiegato in maniera molto maccheronica, lo puoi fare con miliardi di euro, ovvero con 1.000 euro dal pc di casa. E guadagnare anche 200 volte tanto. Ma nella realtà, di tuo, rischi poco o nulla, senza mettere un solo quattrino sul tavolo. Sono come le banconote del monopoli.
            Tuttavia, se vuoi, se punti come ribassista, ci puoi mandare a gambe all’aria anche la più florida delle industrie quotate in borsa. A prescindere dalla qualità e dalla tenuta di mercato dei suoi prodotti.

            Per quanto riguarda la deflazione, è l’esatto contrario dell’inflazione.
            Dove c’è l’una, non sussiste l’altra.
            Le oscillazioni al ribasso del tasso di inflazione rientrano invece in ciò che comunemente viene detta disinflazione, che però è un fenomeno positivo ed una condizione economica ottimale.

        • Il Ribelle Says:

          “Per questo ci fu innanzitutto la cancellazione degli accordi di Bretton Woods, che nella pratica comportarono due effetti all’origine della crisi finanziaria attuale:”

          Amico mio, mi sento di dissentire in toto. Quegli accordi furono alla base del liberismo post-bellico moderno. Per non parlare del FMI, il mostro a 188 teste creato per strozzare paesi poveri od in difficoltà.

          “che nel caso della finanza strutturata corrisponde ad un flusso illimitato di denaro, senza reali corrispettivi in moneta (effettivamente stampata)”

          Attenzione!! Attenzione non è così… il sistema progettato a Bretton Woods era un gold exchange standard, ovvero tutto il denaro stampato doveva avere il corrispettivo in oro. Oggi tutto il denaro in circolazione e quindi stampato, corrisponde a titoli di debito garantititi dagli stati. Ha perso quindi la corrispondenza biunivoca con l’oro.

          “….fu l’abrogazione…. del Glass-Steagall Act”

          Questa è stata la vera porcheria che farebbe rigirare nella tomba Roosevelt (il Glass-Steagall Act fu decretato sotto la sua presidenza….sempre a Rossevelt andiamo a finire eh??).

          E questo, ha una grossa responsabilità di tutto quello che è avvenuto.

          • 😉 A scanso di eventuali equivoci, sarà bene precisare che non rimpiango il Trattato di Bretton Woods (che sostanzialmente sanciva l’egemonia USA dopo la II Guerra mondiale).
            Tuttavia, gli accordi di B.W. nel bene, e soprattutto nel male, sancivano comunque un sistema di regole condivise ed una regolarizzazione dei flussi di scambio.
            Ed è proprio l’attuale assenza di regole sulla circolazione finanziaria dei capitali che io lamento, priva di qualsiasi parametro di riferimento. Probabilmente, il Golden Standard non era certo la migliore delle misure possibili, ma ancorava comunque la circolazione della moneta ad un valore tangibile. E da ciò scaturisce la mia affermazione da te contestata, che è legata alla scomparsa del Trattato e non alla sua applicazione: il “flusso illimitato di denaro”, garantito dall’emissione incontrollata di titoli è appunto una conseguenza della scomparsa del trattato.
            A me pare che le amministrazioni USA abbiano usato la scomparsa di B.W. sostanzialmente per esportare la propria inflazione, con una emissione incontrollata di moneta (disancorata da un corrispettivo in riserve auree), utilizzando il nuovo regime di cambi flessibili come una sorta di leva finanziaria e lasciando esplodere il Debito.

            Con l’abrogazione di B.W. venivano eliminate quel minimo di regole, ma altresì sono stati lasciati intonsi proprio quei mostri come il FMI e la Banca Mondiale.
            Il Trattato di Bretton Woods andava sicuramente revisionato e aggiornato ai tempi, ma non cancellato.

      • Il Ribelle Says:

        “in base alla legge della domanda e dell’offerta di merci, la maggiore domanda dei prodotti industriali e tecnologici di cui l’Occidente aveva l’esclusiva, determinava una parallela svalutazione, come merci, delle materie prime prodotte dalle ex-colonie e consentiva la prosecuzione del colonialismo sotto altre forme.”

        Assolutamente vero.

        “questo determina un impoverimento generale di tutte le valute mondiali……che produce una svalutazione tendenziale di tutte le monete del mondo”

        Questo non è possibile. La svalutazione è sempre relativa. Di solito si relaziona agli USD.

        “questo significa che l’inflazione, in parte fisiologica necessaria nella struttura economica attuale, si regola e controlla con strumenti monetari, ma la svalutazione no: la politica monetaria può regolarne e attutirne gli effetti, ma non risolvere le cause.”

        Perfetto, qui abbiamo una sintonia al 100%.

        “questo allora significa che la crisi attuale non è affatto passeggera, ma strutturale, irreversibile, anzi destinata a continuare e ad aggravarsi, e che rappresenta il nuovo quadro concettuale al quale il pensiero economico dovrà adeguarsi”

        Non la sa neanche il padre eterno. Quello che dici tu è teoricamente possibile e forse avverrà. A mio avviso i dati a disposizione, i modelli matematici e le teorie a supporto, non riescono a fornire dati sufficientemente attendibili ed accurati, per giungere ad una simile conclusione.

        “sostituendo l’economia dello sviluppo illimitato che lo ha finora caratterizzato ingenuamente, con l’economia del declino necessario.”

        Qui ci allontaniamo nuovamente come pensieri ed idee.
        Facciamo chiarezza su altro punto. Quando sento i cazzari Grillini o altri che parlano che asseriscono che “Il PIL non può crescere all’infinito” stanno sparando una cazzata colossale. L’aumento del PIL non è necessariamente legato ad un aumento di ricchezza e produzione.

        Qui, di nuovo, interviene l’inflazione buona, quella necessaria a mandare avanti la baracca. Facciamo un esempio. Se nel nuovo anno rispetto al precedente abbiamo un tasso di inflazione al 3%, seguito ad un adeguamento contrattuale dei soggetti a reddito fisso ed un indice di produttività industriale e commerciale esattamente uguale a quella dell’anno precedente (trascuriamo per un istante la bilancia commerciale), avremo un aumento del PIL del 3%. Siamo più ricchi? NO!, siamo più poveri? NO! Stiamo sfruttando di più il pianeta? NO! Eppure il PIL è cresciuto. L’aumento di prosperità e ricchezza del paese di misura AL NETTO DELL’INFAZIONE. Per esempio la Cina ed il Brasile si stanno arricchendo di anno in anno.

        Concludendo:
        Il PIL può crescere all’infinito? SI
        Vuol dire che si ha sviluppo illimitato? NO

        Così funzionano le nostre economie moderne.

        • mi concentro ovviamente sui punti di dissenso :), contento per le altre consonanze:

          1. “questo determina un impoverimento generale di tutte le valute mondiali……che produce una svalutazione tendenziale di tutte le monete del mondo”. Questo non è possibile. La svalutazione è sempre relativa. Di solito si relaziona agli USD.

          questa affermazione mi sembra un poco dogmatica: l’osservazione empirica di una riduzione del potere di acquisto di qualunque moneta è molto facile.

          se mia nonna un secolo fa poteva comperare un paio di scarpe con una lira per la quale oggi occorrono 50 euro, cioè l’equivalente circa di 100.000 lire, questo non significa forse che, RISPETTO ALLE SCARPE, cioè alla merce acquistabile, il valore di quella moneta si è svalutato 100.000 volte?

          e questo non è soltanto un fatto italiano locale, ma anche con un dollaro di oggi non puoi acquistare l’equivalente di quel che potevi un secolo fa: ne occorrono molti di più.

          la perdita generale del valore di tutte le monete (sia pure in misura a volte diversa) rispetto alle merci è un fatto osservabile, del quale si potrebbe anche dare qualche spiegazione economica.

          lo stratagemma di fissare una moneta di rifermento serve a depurare la inflazione generale dalla quota parte che vi ha la “svalutazione” della moneta e delle monete di cui parlava sendivogius.

          ma probabilmente sbaglio: niente paura, correggimi pire di nuovo…

          2. “questo allora significa che la crisi attuale non è affatto passeggera, ma strutturale, irreversibile, anzi destinata a continuare e ad aggravarsi, e che rappresenta il nuovo quadro concettuale al quale il pensiero economico dovrà adeguarsi”

          Non la sa neanche il padre eterno. Quello che dici tu è teoricamente possibile e forse avverrà. A mio avviso i dati a disposizione, i modelli matematici e le teorie a supporto, non riescono a fornire dati sufficientemente attendibili ed accurati, per giungere ad una simile conclusione.

          – hai ragione tu, ma forse non ho torto io.

          la teoria economica in effetti, per come è andata definendosi accademicamente e come dici tu, non è in grado di fare queste previsioni; questo significa soltanto che non è più molto in grado di occuparsi della realtà e di prevederla a livello macro-enomico, e bisogna guardarsi attorno.

          p. es.: bozze esaminate con attenzione (in Germania) del prossimo rapporto dell’IPCC: siamo dentro una forbice fra diminuzione progressiva delle risorse alimentari determinato dal riscaldamento globale e aumento della popolazione mondiale.
          http://www.spiegel.de/wissenschaft/natur/uno-entwurf-klimawandel-sorgt-fuer-weltweite-nahrungsnot-a-931390.html

          i prezzi dei prodotti alimentari sono quindi destinati ad aumentare rapidamente, in particolare quello della carne – del resto uno dei modi di sfuggire a questo problema sarà l’ampia diffusione di diete vegetariane…

          un caso tipico di “svalutazione” globale delle monete, direi, tornando al punto precedente.

          3. su questo punto mi pare che tu abbia dimostrato soltanto che può crescere all’infinito l’espressione monetaria del PIL, ma non il PIL in se stesso.

          stiamo girando in vario modo attorno alla stessa questione.

          se la produzione agricola reale cala e i prezzi dei prodotti agricoli aumentano più del calo della produzione perché la domanda cresce, possiamo dire che allora la produzione agricola è aumentata solo perchè è apparentemente aumentata in termini monetari ?

  12. […]  qui, a casa sua, il dibattito col blogger Sendivogius e col commentatore Il Ribelle, iniziato nel […]

  13. Il Ribelle Says:

    “Questo “giochino”, che ho spiegato in maniera molto maccheronica, lo puoi fare con miliardi di euro, ovvero con 1.000 euro dal pc di casa. E guadagnare anche 200 volte tanto. Ma nella realtà, di tuo, rischi poco o nulla, senza mettere un solo quattrino sul tavolo. Sono come le banconote del monopoli.

    mmmm…..mmmm…amico mio…un po’ di fantaeconomia….quando vuoi fare quei giochini i soldi sul piatto li devi mettere eccome….ed il tasso di rischio è esiste ed è rilevante. Se non hai capitali da giocare, se hai mille euro, te li puoi giocare al Casinò ma in borsa non ci fai nulla….

    “Tuttavia, se vuoi, se punti come ribassista, ci puoi mandare a gambe all’aria anche la più florida delle industrie quotate in borsa. A prescindere dalla qualità e dalla tenuta di mercato dei suoi prodotti.”

    Questo lo possono teoricamente fare grossi gruppi bancari (tipo JP Morgan), ma rischierebbero anche loro e devono avere un motivo finanziariamente valido per farlo.

    Un attacco di questo tipo è stato fatto ai danni dell’Italia nel novembre del 2009 e speculando sulla nostra pelle ci hanno guadagnato eccome…

    • Il Ribelle Says:

      “Un attacco di questo tipo è stato fatto ai danni dell’Italia nel novembre del 2009 e speculando sulla nostra pelle ci hanno guadagnato eccome…”

      Errata Corrige:

      Novembre 2011.

  14. @ sendivogius

    a me pare che nella speculazione finanziaria moderna o meglio post-moderna si sia riusciti benissimo a creare due società parallele caratterizzate da una sostanziale diseguaglianza di posizioni.

    il cittadino comune per speculare deve essere in possesso di denaro reale.

    alle istituzioni finanziarie è invece consentire di usare denaro virtuale e di guadagnare vero anche usando denaro inesistente. 😦

  15. Il Ribelle Says:

    @ Bortocal:

    “questa affermazione mi sembra un poco dogmatica:

    l’osservazione empirica di una riduzione del potere di acquisto di qualunque moneta è molto facile.se mia nonna un secolo fa poteva comperare un paio di scarpe con una lira

    per la quale oggi occorrono 50 euro, cioè l’equivalente circa di 100.000 lire, questo non significa forse che, RISPETTO ALLE SCARPE, cioè alla merce acquistabile, il valore di quella moneta si è svalutato 100.000 volte?”

    Aspetta un attimo….Attento!! Stai mischiando Inflazione e Svalutazione. Quello di cui tu
    parli è l’INFLAZIONE. Come abbiamo detto i due concetti si intersecano ma sono sostanzialmente diversi.

    Non è dogmatico: La svalutazione, si riferisce SEMPRE rispetto a valute di riferimento, l’inflazione rispetto al costo e al prezzo dei prodotti.

    “la perdita generale del valore di tutte le monete (sia pure in misura a volte diversa) rispetto alle merci è un fatto osservabile, del quale si potrebbe anche dare qualche spiegazione economica.”

    Sempre di Inflazione si parla….

    “se la produzione agricola reale cala e i prezzi dei prodotti agricoli aumentano più del calo della produzione perché la domanda cresce,

    possiamo dire che allora la produzione agricola è aumentata solo perchè è

    apparentemente aumentata in termini monetari?”

    Gli indici di produttività si normalizzano rispetto alla moneta ed al prezzo, per cui riesci in effetti a valutare realmente la produttività.

    Altrimenti uscirebbe fuori che le merci esportate dalla Cina sono scarse…ma sappiamo che non è così. Quindi gli strumenti per misurare e valutare ci sono e funzionano bene.

    • è probabile che io abbia frainteso la tua prima spiegazione sulla differenza tra “svalutazione” di una moneta e “inflazione”.

      vediamo se adesso ho capito bene: tu dici che la svalutazione si riferisce strettamente ai rapporti di cambio fra monete diverse e che invece l’inflazione è il fenomeno generale di perdita di valore delle monete in generale.

      è così?

      i due fenomeni, ovviamente, non sono rigidamente separabili l’uno dall’altro, dato che la svalutazione o rivalutazione di una moneta rispetto alle altre produce effetti ovvi anche sul processo di inflazione nel paese che la usa.

      tu insomma dici che un processo di inflazione, cioè di perdita progressiva di valore delle monete in generale è necessaria per fare funzionare bene l’economia.+

      ma perché? forse per impedire che il capitale accumulato ristagni improduttivamente e costringere tutti a metterlo in circolo per paura della perdita del suo valore?

  16. Il Ribelle Says:

    @Bortocal:

    “vediamo se adesso ho capito bene: tu dici che la svalutazione si riferisce strettamente ai rapporti di cambio fra monete diverse e che invece l’inflazione è il fenomeno generale di perdita di valore delle monete in generale.

    è così?

    i due fenomeni, ovviamente, non sono rigidamente separabili l’uno dall’altro, dato che la svalutazione o rivalutazione di una moneta rispetto alle altre produce effetti ovvi anche sul processo di inflazione nel paese che la usa.”

    Perfetto.

    “tu insomma dici che un processo di inflazione, cioè di perdita progressiva di valore delle monete in generale è necessaria per fare funzionare bene l’economia”

    Deve essere perdita sempre contenuta e controllata. Le nostre economie funzionano così, se bene o no non lo so. Per bloccare questo processo non dovresti più stampare moneta.

    “ma perché? forse per impedire che il capitale accumulato ristagni improduttivamente e costringere tutti a metterlo in circolo per paura della perdita del suo valore?”

    A questo non ho mai pensato. Ma forse sì…costringe chi ha un sacco di soldi…a farli circolare in qualche modo e non tenerseli al caldo…quindi pagherà tasse e quant’altro e contribuirà alla redistribuzione.

    Comunque considera che questo processo, quando presente crescita del PIL fa diminuire il debito pubblico (sempre come rapporto Debito/PIL)

    Fra 10 anni se l’Italia tornerà a crecere e terrà sotto controllo i conti, il debito di 2000 miliardi di Euro sembrerà contenuto.

    Magia? No. E’ la funzione dell’inflazione buona…un pò come il colesterolo buono e quello cattivo…

    • bene, adesso ci siamo chiariti, pare.

      da un lato c’è l’inflazione, di per se stessa buona, se moderata, che rappresenta una specie di “freccia del tempo monetaria” che indebolisce il peso del passato (svaluta il valore reale dei debiti, ad esempio) e valorizza il futuro, costringendo a movimentare i capitali per non lasciarli svalutare, e dunque agisce come stimolo all’attivitá economica.

      è l’inflazione che del resto colpisce anche i redditi fissi e valorizza i redditi che nascono dall’attività economica diretta…

      dall’altro ci stanno le svalutazioni delle monete nei loro rapporti fra loro, che però – e qui non vorrei sbagliare di nuovo – in fondo non fanno altro che misurare l’andamento relativo dell’inflazione nei diversi paesi, penalizzando con una svalutazione relativa della loro moneta quelli dove l’inflazione è troppo forte.

      ma se è così, la svalutazione è soltanto la faccia particolare e locale che l’inflazione assume in una particolare area monetaria, non è un fenomeno propriamente distinto.

      l’inflazione è peraltro anche in relazione al gioco della domanda e dell’offerta dei beni.

      una carenza di offerta di beni indispensabili produce un aumento dei loro prezzi e dunque contribuisce all’inflazione.

      tu dici che non è possibile vedere così lontano, ma non sono convinto che l’Italia riprenderà a crescere se conq uesto intendiamo ulteriore sviluppo quantitativo della produzione.

      siamo entrati da qualche tempo bell’era della stabilizzazione mondiale: la popolazione tenderà a stabilizzarsi attorno alla cifra di 9 miliardi di persone e anche i consumi, dal punto di vista quantitativo, tenderanno a raggiungere un livello globale standard di consumo di risorse.

      a questo punto l’incremento del PIL dovrà necessariamente spostarsi sulla qualità dei prodotti,e qui la crescita è legata soprattutto al fattore della qualità dell’istruzione di un paese, a mio parere…

      quindi, al momento, per l’Italia la vedo dura…

      • Il Ribelle Says:

        “dall’altro ci stanno le svalutazioni delle monete nei loro rapporti fra loro, che però – e qui non vorrei sbagliare di nuovo – in fondo non fanno altro che misurare l’andamento relativo dell’inflazione nei diversi paesi, penalizzando con una svalutazione relativa della loro moneta quelli dove l’inflazione è troppo forte.

        ma se è così, la svalutazione è soltanto la faccia particolare e locale che l’inflazione assume in una particolare area monetaria, non è un fenomeno propriamente distinto.”

        In parte quello che srivi p vero in parte no.

        “tu dici che non è possibile vedere così lontano, ma non sono convinto che l’Italia riprenderà a crescere se conq uesto intendiamo ulteriore sviluppo quantitativo della produzione.

        siamo entrati da qualche tempo bell’era della stabilizzazione mondiale: la popolazione tenderà a stabilizzarsi attorno alla cifra di 9 miliardi di persone e anche i consumi, dal punto di vista quantitativo, tenderanno a raggiungere un livello globale standard di consumo di risorse.

        a questo punto l’incremento del PIL dovrà necessariamente spostarsi sulla qualità dei prodotti,e qui la crescita è legata soprattutto al fattore della qualità dell’istruzione di un paese, a mio parere…

        quindi, al momento, per l’Italia la vedo dura…”

        Se al potere torneranno degli inetti e incompetenti come Tremonti & Co. o se andranno al potere e faranno quello che dicono i cazzari Grillini, beh… allra divento più pessimista di te….e a quel punto non ci salverà più nessuno….

        • “In parte quello che scrivi è vero in parte no”.

          mi spiegherai meglio il tuo punto di vista, se e quando vorrai.

          sulle altre considerazioni, sono al momento molto colpito dall’ascolto dell’intervento di Di Battista, deputato 5Stelle, sulle missioni militari e in particolare quella in Afghanistan.

          sono d’accordo con quel che dice su questo tema al 100%.

          ora il problema è questo: Grillo è un demagogo confuso e disonesto, il suo movimento proprietà personale è invotabile per definizione, lì dentro mancano i presupposti stessi della democrazia.

          però com’è che da lì nascono le proposte giuste che la sinistra non sostiene?

          come non rendersi conto che la strada a Grillo la sta spianando l’incosistenza del Partito Democratico?

          con queste domande sto uscendo dal seminato, ma mi sembrano vitale capire come si possa fare in modo che un partito di sinistra tagli l’erba sotto i piedi di Grillo e recuperi chi si è rivolto a lui per disperazione.

          grazie per l’attenzione… 🙂

          • Il Ribelle Says:

            “sulle altre considerazioni, sono al momento molto colpito dall’ascolto dell’intervento di Di Battista, deputato 5Stelle, sulle missioni militari e in particolare quella in Afghanistan.”

            Hai preso il mio preferito: Alessandro Di Battista è il classico esempio di come un cittadino scadente ignorante e arrogante possa finire in parlamento grazie ai Grullini. Poi tra 1000 cazzate 1 cosa giusta la potrebbe anche dire.

            “però com’è che da lì nascono le proposte giuste che la sinistra non sostiene?”

            Ma quali? Da quello che io ho sentito..e ne ho sentite…sparano solo cazzate prive di senso logico e raziocinio buone solo a saziare qualche imbecille che crede di capirci di politica….

          • @ il ribelle

            be’, questa dev’essere la volta che ha detto la cosa giusta…

            sempre che io non sia anche io a mia volta un “imbecille che crede di capirci di politica….” assieme a qualche altro milione di italiani, che dovrebbe sentirsi scoraggiato da commenti come questo… 🙂

      • Il Ribelle Says:

        Mi comunicano, sull’altro post, che hai Bannato Deadwarhols, è vero o si è trattato di un errore tecnico? (Banning Automatico, Blacklist Automatica, ect…)

        In attesa di un tuo gentile riscontro.

        • quale post, scusa te lo segnala? vorrei vedere anche io di persona e chiarire anche lì, se occorre…

          in otto anni di vita da blogger ricordo di avere bannato dal mio blog soltanto un fascista schizzato che mi perseguitava con insulti e minacce.

          però, fammi controllare, non si sa mai che ci possa essere stata qualche svista.

          boh, sembra tutto in ordine: come posso avere bannato un blog al quale sono tuttora iscritto? http://artobjects.wordpress.com/

          lui mi ha commentato non più tardi dell’altroieri, i suoi commenti sono sempre interessanti e l’ho ringraziato poco tempo fa; gli ho risposto esprimendo un civile dissenso da qualche sua affermazione; ma mi spiacerebbe molto se smettesse di commentare in disaccordo da me.

          vediamo ancora se per caso qualche suo commento è finito nello spam per decisione automatica della piattaforma…

          esatto: ho trovato nello spam un suo commento inviato due volte, evidentemente perchè la prima volta non lo ha visto pubblicato: ora lo sblocco e gli rispondo.

          comunque non sono stato certo io a metterlo lì dentro.

          grazie dell’informazione che elimina un equivoco veramente fastidioso; era da tempo che non mi capitava una cosa del genere (un commento amico – anche se duramente critico in questo caso – buttato nello spam dalla piattaforma).

          e, per questo, una volta la settimana mi sobbarco un riesame di tutto lo spam, anche se da un paio di mesi l’esame è nullo: il commento quindi probabilmente sarebbe stato ripescato, ma non così presto.

          ora, tra l’altro, vado a rispondergli; ciao.

  17. Il Ribelle Says:

    @ Sendivogius

    “:) In quanto ai ristoranti… mangio sempre a casa (di più e meglio a 1/3 dei costi).”

    Non lo volevo dire….ma anche io non vado MAI a mangiare fuori!Eppure è una cosa che agli italiani piace tanto

    “Specialmente se ho un evasore conclamato al Senato ed un ministro della Giustizia che solidarizza con una famiglia di bancarottieri e truffatori.”

    Non ci dimentichiamo però che l’80% dei 180 miliardi di evasione fiscale ANNUI (lo riscrivo ANNUI!!!!!, e forse sono anche di più) deriva dalla piccola e media impresa…quindi dai bottegari fascisti che non ne vogliono sapere di contribuire…e poi vanno in giro col SUV!

    • La consumazione dei pasti costituisce da sempre un’occasione conviviale… Quindi (a maggior ragione che a me cucinare piace) se proprio devo organizzare cene in compagnia, meglio nel culto domestico della propria casa.

      P.S. In un paese di ricchezze acquisite su base parassitaria, come l’Italia (un’oclocrazia fondata sul familismo applicato al clientelismo) l’evasione fiscale è destinata ad essere fisiologica prima ancora che strutturale. Nessuno ha davvero interesse a debellarla: l’evasione genera consenso sociale. Fenomeni di successo come il berlusconismo ed il grillismo stanno lì a confermarlo.

      • Il Ribelle Says:

        “La consumazione dei pasti costituisce da sempre un’occasione conviviale… Quindi (a maggior ragione che a me cucinare piace) se proprio devo organizzare cene in compagnia, meglio nel culto domestico della propria casa.”

        Amico mio….abbiamo più cose in comune di quante pensassi…le cene a casa in buona compagnia sono il mio sport preferito!

        “P.S. In un paese di ricchezze acquisite su base parassitaria, come l’Italia (un’oclocrazia fondata sul familismo applicato al clientelismo) l’evasione fiscale è destinata ad essere fisiologica prima ancora che strutturale. Nessuno ha davvero interesse a debellarla: l’evasione genera consenso sociale. Fenomeni di successo come il berlusconismo ed il grillismo stanno lì a confermarlo.”

        E qui, condivido al 100%…

  18. dov’è finito il mio commento precedente? non lo vedo.

  19. Il Ribelle Says:

    Lo riporto io, per non far credere a qualche imbecille grillino che l’amico sendivogius banna i commenti, come fanno il 90% degli invasati settari grillini con i loro Blog, che come scrivi qualcosa di “scomodo” ti fanno sparire….

    “@ il ribelle

    be’, questa dev’essere la volta che ha detto la cosa giusta…

    sempre che io non sia anche io a mia volta un “imbecille che crede di capirci di politica….” assieme a qualche altro milione di italiani, che dovrebbe sentirsi scoraggiato da commenti come questo… :)”

    • mai avuto questo dubbio, scherzi? sendivogius è un amico.

      pensavo soltanto che potevo avere fatto qualche errore nell’inviarlo.

      quanto alla censura sul blog di Brillo ho già portato un paio di volte sul mio blog la testimonianza diretta di miei commenti critici cancellati…

  20. la scienza e la marijuana

    Kill’em All! | Liberthalia

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